Fetiales
Tẖạ̉r
ثار
Scena Prima
Perché... «...چون...»
...Perché... «...چون...»
...Perché... «...چون...»
...Perché... «...چون...»
...Perché... «...چون...»
...Perché... «...چون...»
Ma nessuna risposta raggiunse il mio animo devastato.
Ero scivolato in un sonno senza sogni. Un bene per chi mi era stato accanto in quelle ultime travagliate ore, sopportando un dolore che non competeva loro. Non so quando era accaduto, se per sfinimento o perché avevo perduto i sensi. L'aura demoniaca, che si era riversata come una marea inarrestabile, aveva sfibrato il mio fisico. La notizia della sua morte aveva innescato una regressione al mio stato corrotto, perdendo le sembianze umane. Non riuscivo più ad esprimermi in un linguaggio che Mariha e Sullivanyus potessero comprendere. Dalla mia voce proveniva un'unica parola nella lingua antica, modulata in un'intensità sempre più crescente. Una cantilena che non aveva una fine, una disperata richiesta del perché Zaide fosse morta.
Era stato estenuante, una difficile lotta contro me stesso per non sprofondare nel baratro, cercando di mantenere la lucidità nonostante la profonda sofferenza che mi trafiggeva il cuore. Non volevo che la mia famiglia rischiasse di essere ferita per colpa mia, non volevo tornare ad essere uno strumento di distruzione. Ma era difficile non assecondare la natura con cui avevo convissuto per tempi immemori. Volevo, desideravo ardentemente una vittima, un responsabile su cui sfogare la mia ira, il dolore di non essere riuscito a salvarla.
L'ultima cosa che ricordo fu un delicato abbraccio, un calore che si faceva strada verso il mio animo devastato, un affetto che mi avvolse ed io...
...io mi lasciai cullare...
...come un bambino in cerca di conforto...
I raggi di un sole pigro, celato dalle nuvole, mi destarono. Il volto era bagnato dalle lacrime che avevo versato, lacrime miste alle gocce di pioggia filtrate dalle travi sconnesse del soffitto, troppo malandato per essere riparato con strumenti di fortuna.
Sollevai il braccio lasciando che il dorso della mano sfiorasse la fronte, come a voler proteggere i miei occhi stanchi da quell'improvviso lucore. Ero disteso sul letto con ancora indosso i vestiti del giorno prima, le ali che avvolgevano il mio corpo come una coperta di piume.
Mi misi lentamente a sedere sul bordo, osservando i segni della devastazione. Il muro era sbrecciato in alcuni punti, riportando i segni dei continui pugni che avevo inferto fino a quando il sangue non aveva macchiato il pavimento. Le mani erano state bendante e se chiudevo le dita potevo avvertire fitte di dolore. Nulla in confronto a quello che attanagliava il mio cuore, ma se Mariha non mi avesse fermato, fino a dove mi sarei spinto?
Il mio sguardo vagò per la stanza soffermandosi dapprima sulla tavola ancora apparecchiata, il mio piatto coperto da una tovaglietta a quadri.
Non avvertivo alcuna presenza. Mariha e il cucciolo non erano in casa. E come potevo dar loro torto?
Feci leva con le mani per alzarmi in piedi, incurante del dolore, avvicinandomi alla porta. Toccai con i polpastrelli della mano destra le scanalature che avevo creato, conficcando le mie piume nel legno, come fosse diventato il bersaglio del mio insensato sfogo.
Le stesse ali si stavano ancora rimarginando per ripristinare le piume che avevo perduto.
Inspirai profondamente, poggiando la fronte contro la porta.
Non sarei mai stato libero dalla mia eredità demoniaca. Non fino a quando si sarebbe nutrita di quei sentimenti che non ero riuscito a confessare neanche a me stesso, del rimpianto di non aver mai avuto il coraggio di parlare a cuore sincero di cosa provassi per Lei. Un sentimento che non era condizionato da quell'aura di timore e di attrazione che la circondava in ogni istante della sua vita. Era pericolosa, letale, eppure io non riuscivo a vedere la Strega di Taanach, ma semplicemente la donna di nome Zaide.
Kirin, veniamo con te!Mariha sembrava intenzionata a non cedere, fissandomi con uno sguardo serio. Le escoriazioni sulle mani si erano rimarginate in fretta grazie ai bendaggi con misture a base di erbe medicinali. Non le avevo chiesto come se li fosse procurate, sospettavo fosse riuscita a convincere una delle guaritrici del Tempio ad aiutarla.
Ero tornato me stesso, l'umano che desideravo essere, ma portavo ancora nell'animo le cicatrici prodotte da quel dolore che non riuscivo a soffocare.
«Vi assicuro che non farò nulla di avventato. Voglio solo sapere come è morta. Non crederete che ce lo debbano? Le abbiamo affidato Zaide nella speranza che guarisse e loro non si sono degnate neanche di farci assistere al suo funerale. Cosa dovrei pensare? Come credete che mi senta?»Incrociai lo sguardo della ragazzina.
Per questo veniamo con te. Sappiamo quanto tu stia soffrendo. Non pensare che non comprendiamo il tuo dolore, ma... Kirin... trasformarti in demone, non risolverà nulla, non placherà la tua coscienza. Hai lottato contro te stesso per diventare una persona diversa, combattendo una natura che non comprende l'altruismo, la bontà. Se lasci che il dolore ghermisca il tuo cuore, perderai ogni cosa. E non penso che Zaide l'avrebbe voluto. Non lo credi anche tu?Annuii. Aveva ragione. Quella bambina riusciva a dire ogni volta la cosa giusta, forse non quella che avrei voluto ascoltare, ma quella che mi avrebbe fatto tornare me stesso. Mariha e Sullivanyus erano le mie ancore di salvezza: la loro presenza mi avrebbe sempre ricordato quanto fosse importante per me essere “
umano”.
«E sia! Hai vinto... Avete vinto.»Il Tempio delle Vestali era presidiato da una guarnigione, probabilmente inviata da qualcuno di potente in città. Facendoci strada tra la folla, tenendo per mano Mariha per evitare che venisse separata da me e dal cucciolo che mi si era aggrappato sulle spalle, mi resi conto di quanto sarebbe stato complicato cercare di ottenere informazioni. La notizia della morte della “Strega di Taanach” si era sparsa in maniera incontrollata, attirando una massa di curiosi che sembrava voler approfittare dell'occasione per fomentare tumulti. Alle mie orecchie giunsero imprecazioni sulle Vestali in un linguaggio un po' troppo colorito, non propriamente adatte ad una bambina. Chi le accusava di aver nascosto la strega, chi trovava solo il pretesto di gettare fango sulla loro reputazione. Qualcuno le accusò di essere adoratrici dei demoni, donne di dubbia morale e altri epiteti che avrei preferito non ricordare. Forse era stato un bene che mariha fosse riuscita a bloccarmi a casa. Probabilmente non mi sarei limitato a dei semplici insulti. Questa consapevolezza mi faceva stare male. Perché quando si trattava di Zaide, il mio autocontrollo veniva meno?
Arrivati davanti le guardie, cercai di attirare l'attenzione di una di loro.
«Mi chiamo Kirin, sono la persona che ha portato Lady Zaide al Tempio. Vi chiedo di permetterci di entrare per conferire con una delle guaritrici. Vorremmo sap...» Qualcuno mi diede una spinta e mi ritrovai quasi in braccio ad uno dei soldati.
Ragazzino, vattene! Mi intimò l'uomo, sulla trentina, che mi sovrastava sia in altezza che in corporatura, respingendomi indietro senza troppe premure con l'impugnatura della lancia corta.
Non mi importa chi tu sia o cosa tu abbia fatto. Abbiamo l'ordine di non fare entrare nessuno, soprattutto i compagni della Strega.Rimasi allibito dal tono sprezzante con cui aveva pronunciato l'ultima parola, un misto di timore e di disgusto. Per quanto fossi sicuro che mi avesse riconosciuto, forse dalla descrizione fornita da una delle Vestali, non mosse un dito per permetterci l'accesso.
Mi sentii stringere la mano con tutta la forza che la bambina poteva disporre.
Kirin... torniamo indietro... mormorò.
Aveva ragione, ma restati ancora per alcuni istanti davanti il soldato, fissandolo con uno sguardo non propriamente pacifico.
Poi lentamente indietreggiai, cercando una via d'uscita che ci evitasse di essere sballottati dalla folla.
Sbucammo in una via laterale che costeggiava l'edificio, riprendendo entrambi fiato, mentre il cucciolo planava tra le braccia della bambina.
Perdonami Kirin, ma se fossimo restai lì... le accarezzai gentilmente la testa.
«Non devi scusarti... Hai fatto bene.»Guardai la massa di gente alle nostre spalle con un'espressione di sconforto.
Ragazzi, da questa parte... Ci voltammo in direzione della voce. Da una porticina, nascosta da dei rampicanti, aveva fatto capolino una giovane.
Presto, prima che si accorgano di questo ingresso! Esclamò, facendoci segno di entrare.
Scivolammo di corsa oltre la porta, senza farcelo ripetere una seconda volta.
Kirin, giusto? La osservai sorpreso.
E tu piccola sei...Mariha... e lui è Sullivanyus... rispose la bambina, precedendomi, come se sentisse di potersi fidare di quella misteriosa ragazza.
Non stupirti. Il tuo nome è noto. Non è da tutti presentarsi al Tempio con in braccio la Strega di Taanach. Non l'aveva chiamata con il suo nome, ma non avvertii nessuna inflessione dispregiativa nel pronunciare il suo titolo.
Sono Leeda, una delle novizie. Presto, allontaniamoci da qui, prima che qualcuno noti la vostra presenza.Seguimmo la fanciulla fino a quando non indicò ai miei compagni un posto sicuro dove poterci attendere, offrendo loro dei dolcetti appena sfornati.
Non sono discorsi per dei bambini. Osservò, mentre mi conduceva in disparte.
Qui dovrebbe andare bene. Considerò, dopo essersi guardata intorno.
Siamo nella zona riservata a noi novizie. Arrossii.
Non preoccuparti, cercheremo di non attirare l'attenzione. Non sarebbe saggio farti trovare qui, per nessuno dei due. S'incamminò verso un'aiuola in cui erano stati piantati fiori dai petali candidi come la neve.
Suppongo tu desideri conoscere le cause della sua morte. Ti racconterò quello che so.Ascoltai senza replicare, incredulo su quanto era successo.
Non era possibile, non riuscivo da ammettere che fosse defunta, quando sembrava che le sue condizioni stessero migliorando.
La novizia non aveva assistito, lasciando la Reverenda Madre Chrysotemis da sola, unica testimone degli ultimi istanti di vita di Zaide, del suo lascito.
Tẖạ̉r! Vendetta!Un brivido gelido mi percorse la schiena.
Era una parola in lingua demoniaca, una variante, probabilmente, più moderna.
Leeda mi aveva spiegato il significato, ma non riuscivo a crederci.
Stavo per replicare, quando una presenza interruppe il nostro dialogo. Vidi la ragazza impallidire, quasi sul punto di fuggire da qualcuno che sembrava intimorirla. Mi voltai, trovandomi davanti una donna il cui volto era celato da una maschera dalle forme di una creatura leggendaria, forse una fenice. Il timore che avvertivo proveniva da l'oggetto che indossava. Non ne ero immune, il mio stesso corpo sembrava non rispondermi. Indietreggiai istintivamente di un passo.
Vidi Leeda allontanarsi, dopo essere stata congedata con un semplice gesto... della Reverenda Madre Chrysotemis.
Il silenzio ci avvolse, mentre cercavo di recuperare tutta la determinazione che mi aveva portato fin lì, sforzandomi di trovare le parole giuste.
Mi inchinai un po' troppo goffamente, ancora in balia di quel timore reverenziale che l'ammantava.
«Vi chiedo perdono per essere entrato senza permesso. Sono conscio che non dovrei trovarmi qui e sono pronto a subire la giusta punizione per il mio comportamento avventato. Vi prego di non incolpare Leeda delle mie mancanze. Lei ha avuto pietà del mio dolore. Ai vostri occhi potrò sembrare un ragazzino capriccioso, che non sa stare al suo posto, che cerca una verità in grado di donare la pace al suo animo devastato. Sarebbe tutto così semplice se fossi così... Ma... per me... Zaide era una persona che stimavo, che avevo molto a cuore... una cara... amica... Avevo promesso a sua figlia Helaayne, che ci sarei sempre stato per loro... e invece... la bambina è stata rapita e chissà dove si trova al momento... e non sono riuscito a salvare neanche Lei... Non sono riuscito a proteggerle... Avrei fatto di tutto per poter impedire questo fato avverso... Ho cercato il vostro aiuto pur essendo consapevole di quanto fosse rischioso per Zaide. Ora sono qui chiedendovi umilmente di conoscere la verità, le sue ultime parole se le ha pronunciate, di poter onorare degnamente la sua morte. Per favore...» Per quanto mi fossi sforzato di non cedere alla disperazione, non riuscii ad impedire alla voce di incrinarsi.
Rimasi stupito dal suo scatto improvviso, quando pronunciai il nome di Helaayne. Per un istante ebbi la spiacevole sensazione che fosse stata sul punto di colpirmi, forse per zittirmi, ma per quale motivo?
Attesi che si ricomponesse, mentre il mio sguardo si soffermava su quella maschera che mi impediva di vedere la sua espressione.
Quasi non mi resi conto di quel “
Grazie” pronunciato come un roco sussurro. Non credevo di meritarmelo.
Io possedevo un cuore puro... Era davvero così?
Come potevo compiacermi di quelle parole, quando avevo permesso che l'oscurità inghiottisse Zaide? Quando la disperazione per la sua morte mi aveva fatto tornare demone senza che lo volessi? Anche se per poco tempo, quella purezza era stata contaminata.
- Io andrò a compiere il suo ultimo volere. Tẖạ̉r. -E come per un ripensamento, aggiunse.
- Non seguirmi. E' ciò che vorrebbe Zaide. -Potevo sul serio accettare una simile richiesta, lasciare che soltanto la Madre si facesse carico di una tale responsabilità? Onorare l'ultimo desiderio di una persona morente... Non spettava a chi le era legato? A chi le voleva bene?
Tẖạ̉r .. Vendetta... come le aveva spiegato Leeda.
«انتقام... Tẖạ̉r ... In quale lingua si pronunci “Vendetta” è stata la Sua ultima parola. Reverenda Madre, non potete chiedermi di restare a guardare, neanche se fosse in gioco la mia esistenza. E' Vero, Zaide si sarebbe opposta, non avrebbe voluto che rischiassi la mia vita per Lei, ma ha sempre saputo che non l'avrei mai abbandonata. Lei era una cara amica e non mancherò al mio giuramento solo perché è morta. Se lo facessi... che razza di persona sarei? Reverenda Madre, permettetemi di seguirvi. Lasciate che ricada anche sulla mia persona la responsabilità di portare a compimento la Sua volontà.»Scosse la testa, come se la mia testardaggine in qualche modo l'avesse convinta.
- Non servirà a nulla morire per lei, ragazzo. -No, non era vero... Morire per qualcuno non era futile! Anche se quel qualcuno era morto.
- Partirò domani a mezzanotte, al vecchio tempio della Luna. -«Vi ringrazio.» Mi inchinai ancora una volta.
Ero profondamente turbato dalle sue parole, ma mi sforzai di non darlo a vedere.
E così sei intenzionato ad andare. Mariha era seduta sul mio letto, fissandomi tristemente. Non pensi a noi? Che faremo se tu non farai ritorno?
L'abbracciai, stringendo in quell'abbraccio anche il cucciolo di drago.
«So che vi sto chiedendo tanto. So che la mia umanità verrà messa a dura prova, ma non posso restare. Non sarei mai in pace con me stesso, se non onorassi la sua memoria.»Perché? Perché non vuoi lasciarla andare? E' morta... Non sarebbe più giusto cercare “Speranza”? Potrebbe vivere con noi a Qashra. Abbiamo una bella casa. Tu hai un lavoro. Non ci manca nulla. E mi farebbe piacere avere una sorellina. Non credi che Zaide sarebbe felice di saperla al sicuro assieme a noi? Sei ancora in tempo per rifiutare questa follia. Pensa ai vivi, per favore... La sentii singhiozzare.
Già, sarebbe stato tutto più semplice, ma non mi sentivo ancora pronto per lasciare andare il suo ricordo, per riprendere la mia vita con la consapevolezza che non avrei più rivisto Zaide.
Li strinsi a me un'ultima volta.
«Mi spiace.» Mi sentivo male. Non avrei mai voluto farli soffrire, ma avevo fatto la mia scelta.
Mi voltai senza aggiungere altro.
Non potevo promettere loro che sarei tornato. Non volevo illuderli, non volevo illudere me stesso con false speranze. Quella era una missione, che difficilmente avrebbe avuto una via di ritorno.
Raggiunsi il Tempio alla periferia di Taanach all'ora stabilita.
Rivolsi un inchino alla Reverenda Madre, per poi soffermarmi sui presenti.
Non conoscevo nessuno a parte... Non poteva essere... Che assurda coincidenza...
«Ged? Sei proprio tu?» Osservai stupito.
Kirin Rashelo
CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'Incubus»
Energia: 100%
Danni Fisici: Illeso
Stato Emotivo: Profondamente addolorato
Equipaggiamento
Flintlock: 3/3 [non estratta]
Schiavona [nel fodero]
Ali Oscure 20/20 [piume da lancio, solo in forma di demone]
Amuleto Lunare
Pietra Lunare della Percezione [Amuleto dell'auspex]
Erba ricostituente 1/1
Mutaforma I [Gemma della Trasformazione]
Passive
Arcanista I
Kirin è in grado di a manipolare la magia per creare delle pallottole di puro potere arcano.
In termini tecnici questi attacchi a distanza possono essere utilizzati liberamente,
ma rappresentano comunque dei semplici colpi non tecnica.
Arcanista II
Le abilità magiche possedute da Kirin saranno così elevate da superare qualsiasi processo che intercorre fra intenzione e azione,
permettendogli di utilizzare tutte le proprie tecniche di natura magica in tempi di concentrazione pressoché nulli,
generandole istantaneamente e in qualsiasi condizione psicologica.
Arcanista III
Affinando l'intelletto con l'aiuto della “Gemma della Sapienza”, Kirin ha raggiunto lo stadio ultimo dei suoi studi: la “Visione della Magia”.
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca.
Telecinesi
Taanach: quel giorno segnò la fine di quasi tutte le mie abilità "Esper".
L'unica capacità, che è sopravvissuta, consiste nel riuscire a muovere il mio equipaggiamento con la sola forza del pensiero,
senza alcun dispendio energetico, ma a distanze limitate rispetto alla mia posizione.
Mutaforma II
Personalizzazione dell'abilità razziale "Forma demoniaca" della Progenie dei demoni
Tattiche di combattimento
Sostentamento Arcano
Volo Telecinetico
Note:
I dialoghi con la Reverenda Madre sono stati concordati in “Confronto”.
Ho inserito Leeda su permesso di Zaide.
Ho utilizzato per la lingua antica dei demoni il persiano. Spero di non aver offeso gli antenati di nessuno!^^'' Ho cercato di fare dei raffronti tra il traduttore online e il dizionario tascabile, ma non sono esattamente esperta di quel linguaggio.
E' stato un post intenso per me, perché Kirin ha provato sulla sua pelle il dolore per la morte di una persona a lui molto cara. L'unica persona per cui sarebbe sceso negli Inferi. L'unica persona per cui tornerebbe ad essere un demone per onorare le sue volontà!
Spero sia di vostro gradimento.