Passò meno di un istante da quando le lacrime del ragazzo bagnarono il giovane volto della vestale ferita, al momento in cui la stessa riaprì gli occhi posandoli su quelli del salvatore. Lo sfiorò con un gesto carico di calore, simile allo stesso portato da Selene qualche attimo prima, ma talmente puro e ricco di sincero affetto e gratitudine da infondere in lui nuova forza che parve farlo risplendere di luce propria, di emanare un'aura di rinnovata sicurezza talmente decisa che il vecchio maestro non poté non restarne colpito. Si chinò sulla ragazza, pronto a sincerarsi delle sue condizioni, tuttavia non ne ebbe il tempo poiché tutto ciò che li aveva circondati fino a quel momento iniziò a distorgersi, a sgretolarsi ed infrangersi, sino a spirare del tutto; al suo posto un rosso cielo illuminava innaturalmente una landa deserta che affacciava su di un ciclopico gorgo infernale.
'' La Seconda.. ''
Roderith rimase esterrefatto. Un potere tangibile, pesante e soffocante permeava l'aria attorno a loro mentre quell'infinito gorgo produceva suoni innaturali nel suo moto perpetuo. In quell'istante capì che se le leggende dell'ordine fossero veritiere -e non aveva dubbi sulla loro attendibilità- non poteva biasimare il fondatore per aver fallito nel chiudere la porta al regno inferiore, non avrebbe potuto incolpare nessuno per tale fallimento. La seconda grande porta di Theras disponeva di un potere troppo grande, sia per il fondatore, sia per lui e forse -temette il custode- per qualsiasi futuro maestro dell'ordine. Tornò all'urgenza del presente e li vide, vide tutti coloro dai quali il suo gruppo si separò poche ore addietro: dama Raven, Kirin, Robert tutti a pochi passi da lui, come se non si fossero mai divisi. Infine il suo sguardo si posò sull'unica cosa sulla quale qualsiasi sguardo non appartenente ad un custode avrebbe dovuto posarsi fin dal principio.
<< Ben arrivati, finalmente. >>
In tal modo esordì quella moltitudine di voci proveninte dall'innaturale scena che si presentò dinnanzi ai pellegrini. Roderith non seppe cosa pensare nel vedere il corpo nudo della veneranda madre, poiché mai avrebbe trovato appropriato il termine ''venerando'' -che tanto spesso si associa all'idea di vecchiaia- con il giovane fisico della donna, tristemente martoriato. In gioventù, e in un differente contesto, sarebbe potuto arrossire ad una tale vista, ma non ora, non avendo vissuto così a lungo e non dinnanzi alle orbite fiammeggianti che la sovrastavano.
<< Ho gradito il vostro gentile dono...Non tutti gli avventurieri mi concedono una fanciulla tanto graziosa in pegno. >>
La voce e la risata che ne seguì provenirono dalle piccole bocche di due fanciulle, una bambina ed una ragazza, distorte dalla corruzione. Sulla più grande delle due posò lo stanco sguardo quando questa si propose in un poco decoroso inchino verso uno dei due ragazzi non molto distanti, quello che portava il nome di Robert.
'' Non può essere.. '' Pensò il monaco stringendo i pugni e serrando i denti per l'impotenza ed il senso di fallimento che lo invasero. Poté sentire Selene sussurrare inconsapevolemente quel nome.. La ragazza doveva essere sconvolta, aveva stretto un bel legame con la giovane e la sorella.
'' Amarantha! ''
Il custode volse rapido il proprio sguardo verso la giovane vestale e rimase sorpreso di come nei suoi occhi non si leggesse alcuna paura. Certo, vi si poteva scorgere un'infinita tristezza, ma la naturale disperazione di una tale scoperta era sostituita da una tutt'altro che naturale determinazione e risolutezza. Qualcosa doveva essersi spezzato nella giovane, la quale pareva essere già consapevole del fato della sorella come di molte altre cose, e ciò sembrava avergli donato una strana forza di spirito.
<< E ora che siete tutti qui, e avete conosciuto le mie... creature... Ditemi, che cosa siete venuti a fare fin qui? >> << Cosa vogliamo, ci chiedi? La nostra Madre, prima di tutto. Cosa le stai facendo? >>
I sospetti del custode parvero fondati, Amarantha prese la parola rivolgendosi al mezzo tramite il quale l'Ahriman parlava -il demone che fu sua sorella- e né la sua voce né il suo sguardo parevano incrinati dal timore.
<< La sto tenendo in vita, sciocca ragazza. Una vita molto migliore di quella che potrebbe avere in quell'insulso...tempio. E lei tiene in vita me. Tanto potere...Tanto magnifico potere... >> << Con o senza di lei, noi siamo qui per sua volontà. Una sola parola: Tẖạ̉r! >>
Una risata talmente potente ed insistente da far duolere le orecchie si sollevò dalla bambina, dalla ragazza e dagli occhi di brace.
<< Tẖạ̉r? Tu, piccola strega di città, proprio tu osi pronunciare l’arcana parola nella lingua della prole oscura? >>
Roderith ammirò la durezza con la quale Amarantha sostenne la provocazione, seppur non potendo fare a meno di pensare che tale spavalderia derivasse dalla mancata prudenza, tipica della gioventù, verso un potere più grande di se.
<< E così sia. Ma è casa mia, e mie sono le regole. Risolvete l’enigma, e avrete la vostra vendetta. Fallite nel tentativo, e la vostra preziosa Madre rimarrà a farmi compagnia per un po’. Accettate? >>
Così infine decretò il demone. Vi fu un istante di silenzio che venne rotto improvvisamente da Robert, nel cui tono si poté scorgere una marcata e gelida nota d'indifferenza.
<< Cosa vuoi che faccia? >>
Roderith in cuor suo aveva capito, l'inchino di Jaahya era stato sufficentemente eloquente senza bisogno di essere supportato da quella frase, tuttavia, quasi in un automatismo, il maestro non poté fare a meno di rivolgersi al giovane con sguardo severo.
<< Ragazzo, spiegami che significa quel gesto. >> << Sei sordo, vecchio? Non hai sentito la parte della concessione della graziosa fanciulla? >> << Vecchio.. >>
La risposta fu così oltremodo disinvolta da far crescere nel monaco un impeto di rabbia, frenato al suo culmine dall'intervento dell'altro giovane, Kirin. Ad ogni modo sarebbero state inutili le morali, concluse il maestro; era davvero invecchiato.
<< Mastro Roderith, lui era perduto sin dal principio. Semplicemente non abbiamo avuto la saggezza di cogliere i segnali lungo il cammino. >>
La voce del ragazzo era distaccata, assente, come se tutto ciò che stesse accadendo fosse di una naturalezza talemente monotona da privarlo di ogni emozione. Roderith lo fissò a lungo, provava una strana sensazione verso quel giovane, alla quale non sapeva attribuire né definizione né motivazione. Lo stette semplicemente ad ascoltare quando si rivolse al demone.
<< Tẖạ̉r... la vendetta di Zaide o la tua vendetta? Non cerco l'inganno, ma la verità che si nasconde nell'ultima volontà della Strega di Taanach. Tu conosci la mia reale essenza, non è vero? Quali siano le mie priorità, le hai lette nel cuore di Helaayne. Il solo destino della Reverenda Madre non è un'equa scommessa. Parli di casa? Perfetto! Seguendo la tua logica anche io gioco in casa, per cui vorrei fare una piccola aggiunta alla tua proposta. Helaayne e Jaahya torneranno con noi, senza inganni, non soltanto la Reverenda Madre. Non sono giocattoli. Essere un demone non significa perdere il libero arbitrio, la propria umanità. Che ne pensi? >>
'' Essere un demone.. '' Roderith non poté negare di essere colpito da tale rivelazione, tuttavia non ci mise molto a convincersi che non era quella la fonte del turbamento verso i suoi confronti. Calò un profondo silenzio e l'irrequietezza di Roderith aumentò, sta volta non era verso Kirin. No, non si trattava di paura, quanto più di un'inquietudine alla quale, di nuovo, non ebbe il tempo di attribuire spiegazione, poiché l'Ahriman riprese a proferir parola.
<< La Madre... la bambina... e la mia nuova giovane adepta? Che carattere, il ragazzo! >>
Una nuova fragorosa risata scoppiò dal nulla ma non durò a lungo ed al termine della stessa, colei che fu Jaahya mosse dei lenti passi verso la sorella. Non riuscì ad udire le parole che rivolse ad Amarantha, tuttavia la beffarda espressione era scomparsa dal suo volto; il custode era certo fosse la giovane fanciulla a parlare, non il demone. Poco dopo, l'essere tornò accanto alla bambina ed alla madre, ed una nuova ondata d'ira colpì il monaco. Cos'era successo a quelle ragazze, alla madre, a Jaahya ed alla piccola sconosciuta, che maleficio aveva operato quel demone su di loro? In quel momento si ricordò anche della foresta, delle urla e di sua figlia.
<< Risolvete il mio enigma, sciocchi, e potrete riprendervi ciò che chiedete. >>
Lo sguardo del fu-cavaliere si fece severo e fissò senza timore gli occhi fiammeggianti che li sovrastavano.
<< Dunque devo ringraziare te per il simpatico scherzo di poco fa. >> Disse sfoggiando un'espressione difficilmente interpretabile. << Tieni fuori le ragazze, quanto a me... fai del tuo peggio bestia, sono pronto. >>
Il ricordo delle urla della sua bambina, il ricordo dell'impotenza provata in quella foresta, il febbricitante bisogno di ergersi a salvatore della figlia essendone allo stesso tempo impossibilitato, fece scordare al vecchio monaco ogni nozione di prudenza. Non voleva intimorire il demone, non vi sarebbe comunque riuscito, ma voleva comunque spingerlo a manifestarsi per fargli del male, in questo modo avrebbe a sua volta potuto colpire e sfogare la propria rabbia su qualcosa di più di un paio d'occhi evanescenti. Nulla si manifestò, tuttavia parve che la frase del monaco fosse il segnale che l'Ahriman aspettava tanto voracemente; fu allora che Ged prese parola.
<< La mia vita per la tua libertà. Se indoviniamo, tornerai nella tua tana, e ci rimarrai per sempre. In caso contrario, avrai me. Potrai torturarmi, uccidermi, e fare tutto ciò che vuoi... ma lascerai andare gli altri. >>
Queste parole rimasero impresse a Roderith; queste, assieme al supporto verso il giovane che immediatamente provenne da Kirin. Nel frattempo, quell'indecifrabile sensazione non abbandonava il monaco ed anzi, cresceva.
<< Molto...nobile, da parte vostra. Ma il mio guadagno con la vostra vita sarebbe misero...Se voi poteste assaporare il potere della vostra cara Madre sareste d'accordo con me. Non getterò la vostra offerta, stranieri. Ma il patto è questo: sciogliete l'enigma, e riavrete la vostra sacerdotessa e la bambina sane e salve. Fallite, e non vedrete sorgere la prossima alba. Ma che io ritorni sottoterra...No, straniero. Non senti la forza della corruzione morderti il cuore? La senti, non è così? Ebbene, è una forza che si è liberata molto tempo fa, e che ora è impossibile richiamare. Ma avrete il vostro premio: la mia piccola shabaha, che tanto fedelmente mi ha servito in questi anni, tornerà alla vita con voi. Prendere o lasciare. >> << Ma ora parliamo di cose serie! Se loro vincono, la vecchia e la piccola sono salve... Per quel che mi riguarda puoi divertirti fino alla noia con loro, ma ciò che davvero mi interessa è...cosa ci guadagno io? >>
La voce di Robert si fece presente prima che quella parentesi potesse chiudersi e l'Ahriman non parve trovarlo di suo gradimento poiché, in risposta, scagliò sul giovane una miriade di creature d'ombra delle quali gli attacchi il giovane parve accettarne a capo chino lo strazio. Per un singolo istante Roderith provò l'impulso di soccorrerlo, ma svanì in fretta. Non riusciva a decifrare quel ragazzo che sin dal principio parve starsene ai margini del quadro che si stava creando, ma che da quegli stessi margini influenzava malsanamente l'opera, distorcendone le forme. Si chiese a cosa la sua presenza in quel luogo avrebbe portato nell'immediato futuro. Nemmeno gli altri membri della spedizione mossero un dito per lui; dovettero essere giunti alle stesse conclusioni del custode. Fu proprio nel mentre che tali pensieri affluirono copiosi nella testa del vecchio guerriero che Ged, il giovane sacerdote, caddé a terra sulle proprie gionocchia, farfugliante. Roderith non poté muovere neppure un muscolo che un ronzio assordante gli penetrò la mente e, da un vortice di parole sconnesse, prese forma una strofa di una qualche malata composizione.
Un boccio di rosa è perfetto quando nient’altro ne offusca la bellezza. Solitario, algido e magnifico. Morte al verme che ne ha corroso il cuore.
Si premette le mani sulle tempie, come a voler arginare tale persistente dolore e, dopo un'istante che al monaco parve esser durato ore, tutto cessò. Selene era al suo fianco, tentando di reggere l'immensa reliquia d'ossidiana sfuggita al custode in preda al dolore ed al tempo stesso di assistere il padre come meglio poteva, con aria preoccupata. Il volto sudato di Roderith posò lo stanco sguardo dapprima sulla figlia, per rassicurarla ed infine sul ragazzo, ora rialzatosi; egli non era l'unico. Sentì Kirin parlare al giovane ed in seguito all'Ahriman, tuttavia il custode riuscì solamente a captare il termine del dialogo, il quale, parve avere come soggetto il giovane uomo di nome Robert.
<< ...appartiene ancora al nostro gruppo, sebbene i suoi obiettivi differiscano dai nostri. Ridurlo in fin di vita è solo un divertimento momentaneo. Se crolla, se muore, ti rimarranno delle ceneri prive di valore. La sua anima è oscura, ma non ti appartiene, non ancora. Ha assaporato una parte del tuo dono, ora deve meritarselo. Le regole che hai stabilito parlando di una sfida, di risolvere un enigma. E' il nostro vincolo, il tuo vincolo. >>
<<strappare l’edera dalla rosa, ecco la via per spezzare l’ultimo legame della malia. >>
Ged fece in modo che tutti potessero udirlo. Roderith lo seguì, chiuse gli occhi e recitò quelle stesse parole che poco prima lo costrinsero al dolore.
'' Morte al verme che ne ha corroso il cuore.. '' Ripensò intensamente a quella frase, posando dapprima i propri occhi cinerei sulla povera Jaahya, vittima della spietatezza di un giovane e dell'impotenza di un vecchio, ed infine su Robert. Era conscio del fatto che la sua poteva risultare una deduzione troppo semplicistica, tuttavia non poté non rifletterci, così come non poté evitare di rivolgere al meritatamente torturato quella frase:
<< Lo farei con piacere, un piacere da tempo dimenticato.. ma non ti darò questa soddisfazione >> Scandì il termine rivolgendosi agli occhi di brace dell'Ahriman. << Fatti pure sotto, vecchio! Ho affrontato di peggio in vita mia...>>
Questa fu la risposta del giovane, accompagnata da uno sputo di sangue nella sua direzione. L'espressione del monaco si fece, se possibile, ancor più severa, divenendo al pari di quella di una fiera intenta ad osservare un cagnolino inveirle contro.
<< Non ti ritengo degno nemmeno di essere preso a schiaffi ragazzino ma non tentarmi. Ho notato di essere estremamente volubile in queste ore. >>
Si limitò ad ignorare lo sguardo ricolmo d'odio che ricevette in risposta, soffermandosi con maggior interesse su quello del ragazzo-demone, Kirin. Sin dal principio il monaco aveva notato come negli occhi del giovane si accendesse una fin troppo grande nota di dolore quando questi si posavano sulla piccola creatura poco distante da loro.
<< Chi è quella piccola, ragazzo? Non ho potuto fare a meno di notare il modo in cui l'hai guardata poc'anzi.. Cosa puoi dirmi di lei? >>
<< L’amore crea catene, vincoli marci e putridi. Spezzatele, distruggetele. Uccidete chi ha teso il laccio intrappolando la rosa dell’inferno nella sua inconsapevole morte eterna. >>
Questa la sua risposta, mormorata con un filo di voce, quasi un sussurro. Diventò innaturalmente pallido, come in preda ad un incubo. Roderith ebbe l'impressione che il giovane non lo avesse nemmeno udito, ma prima che potesse sincerarsene questi parve destarsi e, dopo aver posato lo sguardo sulla creatura oggetto della domanda a lui rivolta, prese parola.
<< Helaayne, Mastro Roderith, è la figlia di Zaide. >> Esordì con un tono di voce meno distaccato. << Durante un periodo di crisi a Taanach me l'affidò affinché la portassi al sicuro. Alla bambina le disse di considerarmi come un fratello. A quel tempo non aveva un nome e la chiamai “Speranza”, perché era come un raggio di luce nella vita di Zaide. Quando ci separammo promisi a Helaayne che ci sarei sempre stato per loro. Purtroppo per sua madre non ho potuto fare nulla. Sono stato io a portare la Strega di Taanach al tempio delle vestali nella speranza che potessero salvarla. L'avevo trovata che versava in condizioni critiche e prima di perdere la lucidità mi rivelò che sua figlia era stata rapita. Ho imposto la mia presenza alla Reverenda Madre perché non condividesse da sola il gravoso fardello di onorare le ultime volontà di Zaide, ma non mi sono reso conto che sin dall'inizio, probabilmente, c'era qualcosa di profondamente sbagliato in questa missione. O forse non l'ho voluto vedere. Alla fine a me andava bene così. Avevo un motivo per andare avanti, per scacciare dalla mia mente il senso di colpa nei loro confronti. Quando il nostro gruppo si è diviso, ho incontrato la bambina nella foresta. Ho udito la sua voce e non ho visto nient'altro. Desideravo che almeno lei potesse vivere lontano da tutto questo. Restare umana... Ho sbagliato nel tentare di proteggerla mettendo a rischio la vita di Dama Raven. Non volevo aprire gli occhi sulla reale natura di Helaayne, perché è la mia stessa natura, un legame, forse, più forte del sangue. Ora conoscete tutti la verità. >>
I suoi occhi poi si posarono su Eliphas. Le iridi s'infiammarono di un rosso cremisi, con una naturalezza disarmante e con un'ira che mai avrebbe sospettato appartenere a quel composto ragazzo.
<< Ti assicuro che se fossi la creatura di un tempo avrei reclamato la tua anima per me. Avrei aggiunto la tua vita al patto suggellato con lui. Sei così accecato dal potere da non vedere oltre il tuo egoismo. Mi hai sottovaluto, non è vero? Pensando fossi un debole ragazzino che sarebbe stato dilaniato dai demoni che ci avevano circondato. Ho scelto io di non combattere mia sorella, ho scelto io di prendermi le ferite di Dama Raven per evitare che soccombesse a questo posto. Il potere dei demoni rende schiavi. Baratti la tua anima per cosa? Per un effimero sogno che svanirà non appena dovrai saldare il tuo debito? La corruzione non crea, la corruzione distrugge. Se sei disposto a diventare il suo giocattolo, prego, non sarò di certo io a fermarti. L'occasione per tornare con noi l'hai avuta, ma sembra che tu abbia deciso di non far parte del nostro gruppo. >>
Roderith ascoltò con grande attenzione il racconto ed il suo volto parve addolcirsi, non si aspettò una tale minuziosa confessione. Sapeva fin troppo bene cosa provava il ragazzo, quell'impotenza, quella costretta rassegnazione verso qualcosa impossibile da cambiare, qualcosa che non dipende dal proprio arbitrio né dalle proprie gesta. Gli si avvicinò e gli posò una delle possenti mani sulla spalla, trasmettendogli calore e sostegno.
<< Grazie ragazzo. >> In quel semplice gesto volle fargli capire di non essere solo, di non essere l'unico abitante di un mondo estraneo alle sue emozioni. Roderith perse la propria amata, Kirin perse Zaide. Kirin stava perdendo la sorellina, Roderith era quasi impazzito al pensiero di perdere la figlia. Probabilmente le similitudini non avevano il diritto di essere poste sullo stesso piano ma Roderith sapeva, sapeva e capiva. Infine, quando Kirin finì di rivolgersi all'interlocutore, Roderith aggiunse pacatamente:
<< Sei fortunato giovane, nonostante tutto trovi dinnanzi a te qualcuno che tenta di metterti in guardia dal sentiero che hai deciso di intraprendere, di fornirti le armi per difenderti da te stesso. >>
Il suo sguardo tornò severo. << Gioisci ed approfitta di ciò, poiché dopo quello che hai fatto.. >> s'interruppe per evitare che l'ira fino ad allora tanto faticosamente controllata fuoriuscisse. Tornò su Kirin, a voce sommessa.
<< Non sarò io ad ergermi a giudice.. ancora. Tuttavia ragazzo, sta in guardia, quella bestia potrebbe essere folle abbastanza da concedere lui ciò che tanto agogna.. con ciò che ne conseguirebbe, per il semplice diletto di vederci massacrare gli uni gli altri. >>
Passò lo sguardo su tutti i presenti, da Ged a Selene, da Amarantha a Raven, da Robert a.. Helaayne. Su quest'ultima fermò il proprio pensiero. Ripeté a memoria le tre strofe, quella di Ged, la sua ed infine quella di Kirin.
<< Ragazzo. >> disse a Kirin senza distogliere lo sguardo dalla bambina. << La rosa.. >>
Fissò gli occhi di brace dell'Ahriman con espressione minacciosa, colma d'ira trattenuta a fatica da una volontà ferrea.
<< Spero non sia ciò che penso maledetta bestia.. >> la voce era cavernosa, ricolma di tensione, come di una lupa pronta alla carica. Il monaco non ottenne risposta, ma fortunatamente non ebbe il tempo di dare sfogo alla propria frustrazione. Ascoltò Ged stilare le proprie congetture sulla soluzione dell'enigma e, successivamente, non poté non soffermarsi sulla dolce Amarantha, pallida in volto.
<< Dunque io...o Jaahya...siamo le vittime sacrificali? >> Ancora quella sensazione, sempre quella sensazione.
L'ira montò nuovamente nell'animo del monaco. Instillare un simile terrore nel cuore di una fanciulla, il timore della morte, la consapevolezza di essere una marionetta all'interno di un gioco malato di un altrettanto malato essere.. No, inaccettabile.
<< Nessuno sarà la vittima sacrificale di nessuno bambina. >>
L'espressione voleva essere rassicurante, ma gli occhi grigi risplendevano dei fuochi dell'ira e su pari occhi di brace portò il suo sguardo.
<< Questo gioco malato consiste nel risolvere un enigma, non di esserne artefici, né di soddisfare le ambizioni di un essere troppo codardo per poter presentarsi di persona di fronte a noi. >>
Lo sguardo divenne apertamente ostile.
<< Non è forse così demone? Il patto era una risposta ad un enigma, null'altro. >>
Gli occhi dell'Ahriman si infiammarono udendo tali parole.
<< Quando imparerai a conoscermi, vecchio, saprai che le mie richieste non sono mai seguite da "null'altro". Non siete qui per negoziare. Brancolate ancora nel buio come topi ciechi, e avete solo due alternative: trovare l'uscita da soli e tornare a brulicare da dove siete venuti o venire sbranati dalle creature che dimorano nell'oscurità. >>
Vi fu una breve pausa, dopo la quale aggiunse: << O forse dovrei iniziare a... motivarvi, per indurvi a giocare con me? >>
Fu allora che successe. Un urlo, la sua Selene stava urlando, urlava di dolore; non come nella foresta, non stava accadendo nella sua mente, lo percepiva con il proprio udito. Si volse e vide la figlia contorcersi ed urlare per l'agonia, i suoi splendidi capelli in fiamme le provocavano una pena indicibile, come se ad ardere fosse la sua stessa anima e non solo le carni. Roderith sgranò gli occhi e scattò in preda al terrore verso la protetta ma non appena la tenne tra le braccia, pronto a prestarle soccorso, tutto tornò alla normalità. Un illusione, solo un'altra illusione. Selene, stretta nella morsa protettiva del padre si stringeva forte il capo, ansimante, terrorizzata, tentando di riprendersi da quel dolore talmente reale da renderle impossibile credere fosse il contrario, uno scherzo della propria mente. Pallido in volto, la fronte sudata e lo sguardo febbricitante, Roderith si voltò iracondo verso l'Ahriman ed urlò con voce talemnte roboante, cavernosa e gruttale da sembrare inumana.
<< Maledetto! Presentati nella tua putrida carne bestia infernale, lascia fuori mia figlia! Non me ne importa nulla se credi stia mettendo a nudo una mia debolezza, presentati dinnanzi a me! >>
Selene, destatasi improvvisamente dal proprio stato, lo osservò intimorita e preoccupata, mai prima d'allora ebbe assistito ad una reazione simile del padre. Roderith lo notò e cercò di riprende a fatica il controllo. Del sangue colava dalle grandi mani, rovinando a terra e lungo l'asta d'ossidiana, laddove le unghie, presse in una morsa di ferro, incisero la carne. Si voltò verso la figlia ed Amarantha, parlando lentamente, non volendo cadere nuovamente in preda all'ira.
<< Perdonami Selene.. >> Il tono possedeva una marcata nota di tristezza che il custode tentò di mascherare come meglio poté. Passò quindi ad Amarantha, questa volta ritrovando la compostezza per apparire come figura rassicurante.
<< Lo ribadisco, nessuno ti toccherà bambina. >>
Sì voltò lentamente verso Ged: << Saggezza è anche cedere il passo quando le proprie decisioni possano rivelarsi corrotte da sentimenti nefasti.. Mi rimetto al tuo giudizio giovane poiché ti sei guadagnato la mia fiducia. Ti chiedo di fare le mie veci con quella creatura fino a quando non avrò riacquistato la lucidità perduta >>
Si rivolse infine a Kirin. << Credo tu mi sia più simile di quanto appaia giovane, o per lo meno, ad una parte di me. Non muoverò un dito contro quella bambina, ne contro nessun altrA. >> Scandì in particolar modo il genere femminile del termine guardando con la coda dell'occhio prima Robert, quindi l'Ahriman.
<< Non conoscevo la tua Zaide così come non conosco quella piccola creatura, tu solo conosci ciò che entrambe realmente rappresentano. >> Vi fu una breve pausa. << Ma la vendetta di una donna, sia anche il suo ultimo volere, non vale il sangue di una bambina, nemmeno se corrotto. C'è un solo sangue nero che desidero al momento.. >> Chiuse gli occhi ed afferrò con entrambe le mani la grande reliquia d'ossidiana che portava con se, ponendo la dinnanzi a lui. Fece dei respiri sommessi mentre dal turibolo della reliquia si sprigionò una nuvola d'incenso.
"Mi chiedo quale sia il senso di tutto questo."
Attorno a sé, voci e suoni, rumori privi di significato, distanti echi di un altrettanto distante mondo. Spesso il Maestro custode ricorreva alla meditazione per calmare il proprio animo irrequieto e mai come in quel frangente necessitò di tale pratica. Tutto attorno a lui era immerso nell'oscurità, solo l'odore d'incenso permeava i suoi pensieri ma finì presto per svanire. Ora era solo, non esistevano più demoni, vendette, corruttori e corrotti; poteva pensare lucidamente.
'' Quella sensazione.. Selene. È la mia Selene. Per la prima volta in diciassette lunghi anni sono stato io a metterla in pericolo ed ogni mio errore può esserle fatale. No, non centrano né l'ordine, né Theras, né tantomeno le volontà di una donna.. solo la mia bambina, mia figlia. Prudenza, ira, calma ed irrequietezza, questo non sono io, questo non è Roderith, non è il cavaliere d'acciaio né il Maestro dei custodi: questo è un padre, vulnerabile alla stessa motivazione che ne determina l'esistenza.. sua figlia, solo sua figlia. L'Ahriman lo sa, lui lo sa.. e su ciò farà leva per spezzare il mio spirito, se non vi è già riuscito. Selene.. tutto questo tempo, per tutto il viaggio pare essere stata un elemento marginale, sostituita nel suo ruolo dal folle desiderio di un uomo, di un vecchio, di portare pace alla memoria dell'amata, senza rendersi conto di come la sua vita, nonché quella di tutti coloro che lo circondano, dipende interamente dalla sua incolumità. Vi sono anche la giovane Amarantha, Jaahya e la Madre.. Perdonami Kirin, perdonami Zaide.. perdonami Dyana. ''
Fu la voce di Amarantha a destarlo dalla propria pace. Aprì gli occhi e la visone della realtà lo travolse come un fiume in piena: la luce lo accecò, i suoni da distanti tornarono a farsi presenti e l'odore di zolfo si sotituì all'incenso. Le tempie pulsarono brevemente dal dolore. La giovane vestale si scagliò su Robert in preda alla disperazione, lo implorava in un gesto d'isteria di rivelare la sua parte dell'enigma, di aiutarli, di salvarli. Udì l'inconfondibile suono di una lama estratta dal proprio fodero, suono che gli divenne fin troppo comune negli anni di servizio sotto gli Standguard. Istintivamente scattò in direzione della ragazza, afferrandola in tempo per separarla dal potenziale aggressore; qualche istante dopo, le schegge di un pugnale in frantumi volarono dalle mani del ragazzo.
<< Amarantha, sfogare la tua ira contro di lui non servirà a nulla. Tua sorella è stata corrotta, ma non condannata! C'è sempre una possibilità di scelta, anche per un demone. Per Jaahya c'è ancora speranza. Posso insegnarle ad accettare entrambe le sue nature e vivere fuori da questa prigione. >>
Era la voce di Kirin. << Sospesi nel tempo, nel cuore delle possibilità future. Dovremmo, forse, scegliere la via che la Rosa dovrà seguire? Donarle una natura unica, distruggendo ogni legame con il passato? >>
<< ORA BASTA! >> le urla di Ged li investì con la stessa potenza del suo campo di stasi, lo stesso che utilizzò poco prima all'interno della foresta, durante il dialogo con Estariol. << Tu... è il potere che vuoi, giusto? >> Disse rivolto a Robert. << Pensi davvero che il demone ti terrà con te? Sei proprio uno stupido. Quando avrà finito con noi, l'Ahriman divorerà la tua carne senza pensarci due volte. >>
Roderith stette in silenzio, Amarantha tra le braccia, ed ascoltò. Era tornato il Maestro dell'ordine dei custodi.
<< Dicci cosa hai visto, subito. Una volta fuori di qui, sarai libero di venderti a tutti i demoni che vuoi. >> << Tutto questo...è una perdita di tempo. Non ho intenzione di aiutarvi, soprattutto dato che non cambierà le cose. Voi non sarete in grado di fare ciò che lui vuole! >>
'' Una perdita di tempo..'' Per una volta il monaco si trovò d'accordo con quello sciagurato ragazzo.
<< Tu presumi troppo. Come fai ad essere certo che non saremo in grado di fare quello che lui si aspetta da noi? Inoltre, se davvero non cambierà nulla, perchè non rivelare la tua visione? O preferisci portare nella tomba il tuo segreto? >>
'' Tutto ciò non porterà a nulla.. ''
<< Ironico che anche tu voglia risolvere l'enigma! >> Fece un cenno al trio di donne possedute. << Tra aiutare voi o aiutare lui... beh la mia scelta è evidente! Ammetto che non è un alleato molto affidabile o leale ma...ci posso stare. >> << Io... potrei... provare. >>
La voce di Amarantha fu come un sussurro nel mezzo di quell'inutile baraonda. Debole, pallida e visibilmente tremante, la giovane veggente prese parola nel mezzo del coro maschile.
<< Ho un dono... o almeno questo è quanto mi è parso di capire in questo lungo viaggio. Potrei provare... a Vedere... a leggere nel cuore di... costui. >> Accennò a Robert con aperto disprezzo mentre sul volto di dama Raven si dipinse un espressione corruciata. << Nemmeno tu, ragazza, puoi comandare la Vista a tuo piacimento. Vestali ben più istruite di te impiegano anni per padroneggiare tale arte, e tu credi di poterci riuscire così, su due piedi! >> << Io... no, in verità. >> La fanciulla parve stringersi più forte alle vesti del custode che la cingeva. << Ho letto... Conosco un modo... Certo, non è proprio ortodosso ma... Credo possa essere la nostra unica soluzione. >> << Non vorrai dire... Non avrai letto il Codice Proibito, bambina... >> Raven era inorridita, Amarantha annuì.
'' Ho ascoltato, ora è tempo di fare la mia parte ''
<< No bambina mia, non lascerò che possa finire corrotta pure tu accedendo ai recessi di un tale animo. Piuttosto.. >>
Sì alzò lentamente, quasi privo di qualsiasi espressione e si diresse verso il giovane stregone.
<< Piuttosto sarò io a farmi carico di un tale fardello.>>
Chinò l'enorme postura sul ragazzo quindi, con un filo di voce, sussurrò. << Poco fa mi sono ripromesso di stare calmo e farmi da parte, ma la cosa si sta protraendo più del dovuto e, detto da un vecchio e paziente monaco, ciò assume un tono ancor più veritiero. >> Fece una breve pausa ed accennò a lanciare uno sguardo alle proprie spalle, verso Amarantha e Selene. << Ascoltami ragazzo, ascoltami bene. So che non mi ritieni degno del tuo timore, così come so che non darai peso alla mia minaccia, ma sappi che il vecchio e paziente monaco potrebbe a breve cedere il passo ad un uomo che mai godette delle stesse virtù. Ti pongo dinnanzi ad una scelta Robert, se questo è il tuo nome. Collabora, aiutaci a risolvere questo enigma e lasciaci andare per la nostra strada, tu sarai libero di restare e disporre come preferisci della tua vita e del demone del quale agogni il potere. Il tuo acume nel risolvere il suo gioco potrebbe addirittura impressionarlo, poco importa. Nel caso contrario.. credo sappiamo entrambi come, nelle tue attuali condizioni, io possa disporre di te a mio piacere. No, non ti ucciderò, ma ti farò male ragazzo. Ti spezzerò le braccia, le gambe ed il dorso, ti renderò incapace di disporre del tuo corpo alla più semplice delle azioni, diverrai un verme, un vegetale incapace di apprendere quanto di applicare il sapere che tanto ricerca ed allora dubito i demoni da te tanto ammirati ti vedranno come un discepolo piuttosto che come un banale pasto. Sappiamo entrambi che il tuo narcisismo ti renderà incapace di vivere privato delle tue virtù ed i tuoi doni, ma se non collabori, ti renderò incapace perfino di porre fine alla tua miserabile esistenza, sarai condannato a vivere in un limbo, un orrido incubo dal quale ti sarà impossibile risvegliarti. >> Breve pausa, l'espressione non variò di un millimetro, rimase gelida, la voce divenne un sussurro cavernoso. << Ti parlo con la tremenda lucidità di un uomo che ha spezzato più vite di quante lune tu abbia visto nella tua vita. Non ti chiedo di temermi, ma di credermi. Fai la tua scelta ragazzo. >>
Se ciò era necessario, ciò andava fatto.
<< Eliphas. Questo è il mio nome; non lo dimenticare, vecchio, e accetta invece il mio consiglio: prendi la tua graziosa figliola e vattene...o ti assicuro che ti terrò in vita abbastanza a lungo per vedere i miei amici divorare la sua carne! >>
Roderith sorrise, di un sorriso beffardo.
<< Sai, non dovrei averne motivo, tuttavia mi dona una strana soddisfazione l'osservare come le mie supposizioni fossero corrette. >>
Parve quasi la sua espressione si fosse addolcita quando fissò negli occhi il giovane dall'espressione ostile.
<< Immagino tu fossi a conoscenza delle conseguenze che sarebbero seguite al menzionare mia figlia vero? >>
In cuor suo, seppe fin dal principio che sarebbe finita in tal modo. Sì voltò verso gli altri membri del gruppo.
<< Ged, Kirin, ragazzi miei. Perdonatemi, non è la dimostrazione di saggezza avrei voluto vi rimanesse impressa di me. Amarantha, Selene, dama Raven.. non guardatemi mentre lo faccio, ve lo chiedo per favore. >>
Tornò a rivolgersi ad Eliphas, questo il suo nome.
<< La verità è che non voglio nemmeno immaginare l'esito di ciò che sta per accadere, non sono conscio del tuo potenziale giovane, ne se qualcuno possa giungere in tuo aiuto. Ma credo che tu capisca come, al pari della tua arroganza, questo scontro sia qualcosa al quale non possa sottrarmi. Non lascerò che la tua superbia, che la tua ostinazione finisca per essere causa del male di uno di quei ragazzi, né permetterò che le allusioni su mia figlia.. >>
Un istante di pausa.
<< Bene Eliphas, credo tu abbia avuto modo di prepararti, in guardia. >>
Roderith tese i nervi ed il suo volto assunse di colpo un espressione che fu un misto di calma, ostilità e determinazione. Con il vigore delle proprie gambe taurine sferrò due possenti calci rotanti, mirando alle ginocchia del giovane, visibilmente indebolite, che vennero repentinamente bloccate da un'oscura massa di energia eretta dall'avvarsario, il quale tuttavia, non riuscì a sottrarsi ai colpi seguenti: il primo gli fece volare di mano il bastone al quale tanto disperatamente si aggrappava ed il secondo -un colpo a palmo mirato allo sterno- lo fece definitivamente rovinare a terra.
'' Fa che tutta questa recita non sia vana ragazzo, te ne prego. ''
Un gemito di dolore uscì dal giovane quando colpì il suolo. Lo sguardo dello stregone fissò gli occhi vitrei del custode con ira e odio e, da tali stessi sentimenti, due creature parvero prendere forma, due neri mastini, infernali cani bradi dalle zanne accuminate come rasoi. Le bestie partirono all'attacco ma subito si rivoltarono verso il loro padrone che riuscì a malapena a difendersi prima di richiamarle.
<< Bray?! >> Urlò costernato lo stregone all'Ahriman ridente. Roderith non conosceva la lingua oscura, tuttavia il significato di quel vocabolo risultò difficilmente fraintendibile.
<< Eliphas, prima che sia troppo tardi, raccontaci della tua visione. Sul serio vuoi continuare a stare dalla sua parte? Non vedi che per lui non siamo altro che un divertente gioco? Un gioco, però, di cui prima o poi si stuferà. Se combattiamo tra di noi, facciamo solo i suoi interessi. Collabora con noi. E' la tua ultima possibilità per evitare un destino peggiore della morte. >> Nessuna minaccia nel tono di Kirin.
'' Avanti.. cedi.. non costringermi a continuare.. ''
<< Ascoltalo, giovane. >> fece tentando di simulare la frenesia del combattimento. << è meglio per tutti, per ora. >>
<< Vi proteggerò, anche a costo della mia vita. >>
La voce di Ged giunse come un fulmine a ciel sereno, sul suo volto, un sorriso.
<< Vi prego, non correte verso di me. Se le cose non dovessero andare bene... fuggite. >>
Fu un movimento rapido e, allo stesso tempo, sinuoso ed elegante. Ged sferzò l'aria con la propria lancia, dalla quale un fulmine si scaraventò in direzione della Madre, in direzione della sua mascera.
<< ...è finita, DEMONE! >>
'' Dannazione! ''
Roderith strinse Amarantha e scattò ad afferrare Selene, poco distante, con il braccio che reggeva la staffa d'ossidiana. Una volta che entrambe le giovani furono salde sul suo corpo, compì un balzo all'indietro dando la schiena all'Ahriman, fungendo da scudo per le due coetanee, contro qualsiasi cosa sarebbe successa.
<< NOOOOOOOOO!!! >>
Il grido di Amarantha squarciò l’aria mentre il corpo della madre venne divorato per un istante da una fiamma innaturale e scaraventato nella loro direzione.
<< Pazzo! Che tu sia maledetto! >> Selene osservò l'ormai amica divincolarsi dalla stretta del padre e correre in lacrime verso la Madre inerte per poi trascinarla verso di loro. Tutto stava accadendo troppo in fretta.
'' Cosa ci faccio qui? Perché mi sento così inadatta a qualunque cosa? Perché tutti hanno avuto un proprio ruolo, sia anche nella sventura, mentre io, la ''futura Maestra'' sono incapace di fare qualsiasi cosa, anche la più banale? Amy ha visto la propria sorella cadere vittima della corruzione ed ha affrontato il responsabile. Ha appena visto aggredire quella che può essere considerata a tutti gli effetti come una madre e, anziché cadere vittima del terrore, ha trovato la forza di aver ragione della presa di mio padre e correre a soccorrerla.. Io non ho armi in confronto, sono solo stata capace di giocare la parte della vittima, della fanciulla in pericolo riscossa dal suo eroe.. ''
Diede una piccola pacca sul braccio di Roderith, gli occhi fissi su Amarantha. << Lasciami padre. >>
Roderith fu stupito ed esaudì la richiesta quasi in un automatismo. Mai prima d'ora vide nella sua bellissima figlia un'espressione del genere, né mai prima d'allora udì un tono tanto calmo e risoluto. La sua Selene, la sua gioiosa e scherzosa Selene parve crescere in un istante; non seppe cosa provare.
'' Ora tocca a me. Madre mia, donami la capacità di agir.. ''
<< NON VOLETE...GIOCARE...CON ME??!! >>
La giovane custode osservò nere nubi addensarsi all'orizzonte, divorando la rossa luce del buco del diavolo. Lo strillio del demone si fece più insistente, sempre di più, sino a penetrare la sua mente ed insediandovisi con la stessa violenza di un maglio incandescente che batte l'incudine. La terra cominciò a tremare, sino a rompersi, a sgretolarsi ed a esplodere. Il picco roccioso dinnanzi a loro prese la forma di un infante orribilmente corrotto mentre quella bambina, la ''Speranza'' di Kirin, mutava con esso, crescendo a dismisura. Il dolore delle urla demoniache la costrinse in ginocchio, dolorante, e tutto ciò che riuscì ad udire fu un urlo scomposto, seguito da una cupola di luce che si infranse contro le zolle di roccia impazzite.
'' No.. non di nuovo.. non di nuovo! ''
Selene si costrinse a sollevare lo sguardo ma non riuscì a smettere di premersi la testa tra le mani. Vide le nere nubi addensarsi sino al loro culmine ed il primo fulmine colpì a pochi metri da lei, sollevando nugoli di polvere e stordendola con il suo impatto.
'' Padre.. io.. ''
Una lacrima solcò il volto della giovane mentre, in lontananza, la voce di Eliphas recitava:
<< Figlia del vuoto, figlia dell’inferno. Una sola doveva amarla, una sola doveva perderla. L’inferno non ha posto per gli intrusi. >>
'' Perdonami padre, sono stata solo un peso per tutti voi.. Ormai è troppo tardi.. '' << Non lo è. >>
La calda voce del custode fu seguita da un lampo di luce che illuminò la nera notte formatasi attorno a loro. Selene fissò incredula la scheggia di luce che roteava vorticosamente attorno al turibolo dell'asta di ossidiana stretta dal padre; mai prima d'ora il Maestro dell'ordine ebbe richiamato una tale fonte di potere dalla chiave, era meraviglioso. Alzò lo sguardo sopra di lei, una cascata di fulmini azzurri stava per raggiungere tutti loro. Chiuse gli occhi, un sorriso sul volto, ed attese.
<< CLAVIS!!!! >>
La voce roboante del custode invase il chaos, le urla e le fiamme, dai suoi occhi e dalla sua bocca si sprigionarono le luci di mille soli. Migliaia di sigilli si formarono tutt'attorno a loro nel tempo di un sospiro e poi.. il nulla.
'' La rosa.. L'amore.. La morte.. ''
Nel vuoto del sigillo a dodici punte, nel gelo senza spazio né tempo, nella dimensione parallela nel quale il Maestro dell'ordine gli ebbe immersi, ogni cosa, ogni concetto persero di significato: luce, suoni, colori, calore, dolore.. solo i pensieri erano liberi di vagare nella loro forma più pura.
'' La rosa.. L'amore.. La morte.. Avete ragione padre, non è finita, posso ancora tentare. ''
La realtà tornò ad invadere ogni centimetro del loro essere tanto velocemente quanto se n'era andata, quando il potere della chiave fu richiamato dal suo custode, ora in ginocchio, stremato dallo sforzo. Una miriade di demoni di fuoco dalle tonalità più disparate compivano una macabra danza attorno a loro. Guardò la madre, vide del sangue colare da sotto la sua terribile maschera, vide dama Raven e Amarantha chine su di lei. Infine vide suo padre, le braccia tremanti non riuscirono a sostenere il suo enorme peso, rovinò a terra e decine di menoni danzanti si stettero per abbattere su di lui. Selene si fece forza, tentò di mantenere gli occhi aperti, sfidando le fiamme azzurre attorno a lei.
<< BASTA! >>
Urlò con quanto più fiato ebbe in corpo.
<< Helaayne! Helaayne è la soluzione! >>
Cercò Kirin con lo sguardo, attraverso l'inferno. Una lacrima le solcò il dolce viso.
<< Helaayne e Kirin.. >>
'' Madre, dimmi che ho agito bene.. ''
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