Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; Thàr

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 12/10/2014, 21:12
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,427
Location:
Palermo

Status:


SURGUN-ZEMAT,
Akeran

Nonostante lo sguardo minaccioso di Ged, Estariol rimase immobile e silenzioso. Chino su sé stesso, l’uomo era sia un vecchio ingiustamente ferito che un maestro a torto rinnegato, vittima delle circostanze e meritevole di misericordia; eppure, nonostante continuasse a perdere sangue, nonostante le mani callose e ossute imbrattate di rosso, la figura raccolta dava l’impressione di una forza temibile in silente attesa, pronta a risollevarsi e scatenarsi all’improvviso.
Ma infine la reazione di Estariol fu equilibrata e serena. Come risorto da una ferita mortale, l’uomo si risollevò in piedi lentamente, e con eleganza: in quei movimenti rilassati si spiegava la vibrante tensione che appesantiva l’aria. Lo sguardo luminoso del vecchio si posò su quello di Ged, poi apprezzò alcuni istanti quello di Amarantha... prima di soffermarsi finalmente su Selene.

Ma stavolta non disse nulla. Con la bocca serrata da una rabbia segreta ed inesprimibile, Estariol mosse soltanto le mani, agitandole come un direttore d’orchestra; dai due arti si sprigionarono due lame di vento, immense e dotate di uno splendido bagliore dorato. Vibrando e roteando come le lame di due enormi falci, esse si diressero voraci verso Amarantha e Selene, contemporaneamente. Se Ged aveva fatto la sua scelta, allora avrebbe dovuto confermarla fino in fondo, fino all’ultimo istante, salvando la sua adorata vestale. Il monaco era troppo lontano per riuscire a salvare Selene. E avrebbe rimpianto di aver abbandonato ciò che gli era più caro.

Il monaco era troppo lontano per riuscire a salvare Selene. Questo era quello che la foresta voleva fargli credere. Secchi rami si allungavano come dita sottili di demone sopra di lui, sempre più minacciose e spaventevoli. Era la foresta a dirgli che Estariol si era ripreso, e che lei era in pericolo; ma la foresta stessa gli impediva di raggiungerlo, perché per quanto si avvicinava, tanto non era mai abbastanza. Alla fine quel presentimento divenne una certezza. Le grida di Selene giunsero al suo orecchio, urlandogli il pericolo che stava correndo. Selene gridava di terrore, di dolore, gridava aiuto, e un solo urlo conteneva tutte quelle sfumature senza poterle distinguere. Forse gridava perché Roderith venisse ad aiutarla prima che fosse troppo tardi, o forse gridava perché era troppo tardi e non c'era più nulla da fare. Qualunque fosse la verità, a Roderith non era permesso saperlo. Le urla venivano da tutte le parti; ovunque lui si girasse, una Selene gridava. E più la bambina chiedeva aiuto, più l'uomo era impossibilitato ad aiutarla.

Estariol non aveva bisogno di vedere altro. Ancora prima che i suoi attacchi colpissero i suoi bersagli, le tenebre lo inghiottirono. E di lui non ci fu più traccia, se non alcune piccole gocce di sangue scuro rimaste al suolo.


CITAZIONE
Per questo turno avete tempo per rispondere fino a Venerdì 17; Wolfo dovrà postare necessariamente prima di Roderith, perciò regolatevi di conseguenza. Dovete fronteggiare gli attacchi descritti nel post come se fosse un normale duello; Selene e Ged/Amarantha (li nomino insieme perché sono nello stesso punto) sono bersagli di una tecnica ad area di potenza Alta, mentre Roderith, a breve distanza, è vittima di un attacco psionico che gli fa sentire alcune grida illusorie di Selene provenire da ogni parte, procurandogli una confusione di entità Media se non difesa opportunamente. Le grida sono di terrore e dolore, ma Roderith può sentire anche richieste d'aiuto... insomma, non sono valide per capire cosa stia succedendo, tuttavia bastano per suscitare una grande preoccupazione. :asd:
A voi le penne^^

 
Top
Wolfo
view post Posted on 15/10/2014, 19:22





Fetiales
Thàr


Z18bS


Ged era furioso.
Ogni lembo del suo corpo era ricolmo di rabbia; ossa, nervi e muscoli vibravano costantemente, trattenuti da una volontà di ferro. Non poteva abbandonarsi all'istinto; la vita di Selene e Amarantha gravava sulle sue spalle. La sua mente era così accecata dall'ira che Ged nemmeno si accorse dell'ironia della situazione: Estariol, il suo più grande amico e maestro, voleva combatterlo e - dall'altra parte - il sacerdote avrebbe sacrificato la sua stessa vita per salvare quella di una Vestale.
Era davvero così alto il prezzo della vita di un'eretica? No, non era quello. Ged non vedeva in lei un'adoratrice del diavolo, tutt'altro. Il pastore vedeva in lei una ragazza coraggiosa e leale, capace di sacrificarsi per l'amata sorella. Forse Estariol - il vero Estariol - aveva scelto Ged per quell'impresa solamente per insegnargli qualcosa. Per fargli capire che esiste della luce anche nei cuori più neri. Persino nelle Vestali.

Quel fiume di pensieri fu interrotto bruscamente.

Estariol mosse soltanto le mani, disegnando nell'aria numerose forme, tanto da far credere a Ged che il suo maestro stesse manipolando l'intero spazio attorno a lui.
Una coppia di radiose lame eteree nacquero dalle paffute dita del maestro; esse tremavano e si muovevano come se avessero vita propria. Rapide, si separarono per andare a colpire due bersagli distinti: Selene e Amarantha. Il sacerdote non riuscì a nascondere il suo stupore; nonostante fosse consapevole dell'identità del demone, rimase comunque impietrito da quella orribile scelta. Fu un gesto infido e meschino e, per un istante, il pastore riuscì persino a cogliere una nota di soddisfazione e divertimento dallo sguardo della bestia.

Come quella volta nello Zar, il sacerdote reagì di istinto, e diede fondo a tutte le sue energie per richiamare a sé il potere degli antichi draghi di Theras, al fine di proteggere i suoi compagni. - custōdia... - sussurrò nella vera favella, e i palmi delle sue mani si ricoprirono di una sottile e luminosa patina dorata. In pochi istanti, tutto il suo potere gli esplose letteralmente dal corpo, inondando l'intera area di una luce candida e accogliente.
Una gigantesca cupola d'oro rinchiuse Ged e i suoi compagni, abbracciandoli con il suo potere. I colpi di Estariol impattarono contro la superficie dello scudo, disintegrandosi e provocando un'immane esplosione di luce. Ogni cosa si dipinse di bianco; in quella bolgia, Ged non riuscì nemmeno a riconoscere la foresta, né a vedere le sue stesse mani. Fu in quell'istante che Estariol svanì nell'unica macchia di tenebra rimasta.

Quanto riaprì gli occhi, incrociò il viso di Amarantha, ancora priva di sensi. Tentò di svegliarla, provando a urlare il suo nome. - Amarantha, Amarantha! - ripeteva, mentre il respiro diventava sempre più affannato. Prese una piccola pausa, voltandosi verso Selene, per controllare se avesse subito ferite: - ...stai bene? - chiese preoccupato.
La situazione gli era sfuggita di mano. Era rimasto solo; non sarebbe riuscito a proteggere i suoi compagni per sempre, e aveva il terrore di poter rivedere quel demone da un momento all'altro. Non conosceva la strada per tornare indietro, né aveva abbastanza forza per proseguire; specie con Amarantha in quelle condizioni.

Volse lo sguardo verso la giovane, incapace di trattenere un silenzioso pianto.
Repentine, le sue lacrime bagnarono le labbra della Vestale.

Aveva paura. Paura di non farcela.


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

Stato fisico: indenne;
Stato psicologico: indenne;
Energia: 50%;

CS: 3 (1 istinto / 2 astuzia);

Equipaggiamento: Lancia, armatura naturale;

Note: Difendo Selene e Amarantha con una difesa ad area di costo alto e potenza alta (per via della passiva).
Per il resto, Ged è consapevole di essere l'unico - al momento - responsabile delle due donzelle. E' quindi terrorizzato, poiché non sarebbe in grado di sostenere un nuovo scontro con il falso Estariol.

- - - - - - - - - -


Passive:

- Ged ha ereditato dalla prestigiosa razza dei draghi un intelletto sorprendentemente acuto, che gli permette di ricordare anche i più infimi dettagli del suo passato.

- Nel caso in cui Ged si dovesse trovare innanzi ad una illusione, indipendentemente dalla natura di quest'ultima, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola. Non si lascerà ingannare dalle più banali illusioni, riuscendo a distinguerle sempre per ciò che sono.

- Il sacerdote vanta di una normale difesa psionica passiva.

- Qualsiasi difesa ad area richiamata da Ged - che sia magica, psionica o fisica - vanterà di un potere difensivo pari al consumo speso.


Attive:

[...] Allo stesso modo, il sacerdote potrà usare questo potere per generare una difesa ad area, creando una barriera attorno sé (e ai suoi alleati) al fine di contrastare un’offensiva nemica. Questa tecnica, come la precedente, è di natura magica e prevede un consumo di energia variabile. La difesa eretta avrà le sembianze di una semplice e abbagliante cupola (dal diametro di circa dieci metri), e proteggerà - per una sola azione - tutti quelli che staranno all'interno di essa. [ 1x difesa alta ]

 
Top
view post Posted on 17/10/2014, 00:12
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,189

Status:


Le gambe finirono per cedere alla stanchezza. Dopo aver corso per chissà quanto in quell'immensa foresta il suo corpo necessitava di un minuto di riposo. Ansimando per il dolore e la fatica si appoggiò ad un tronco mentre gli occhi saettavano qua e là fendendo per quanto possibile quell'oscura radura.
Si concesse un sospiro appena fu certo che la piccola bastarda assai poco collaborativa non l'avesse seguito. Evidentemente aveva preferito un'altra preda...
Un sottile ghigno si formò pensando al rosso e alla Vestale. Kirin forse poteva sopravvivere a quella creatura delle tenebre ma la vecchia eretica...beh, era tutta un'altra storia! In un modo o nell'altro quella patetica coppia si sarebbe indebolita e il Buco del Diavolo l'avrebbe annientata; altrimenti sarebbe stato lui stesso a completare l'opera.
Con un gesto stizzito si staccò dall'albero. Bah, al diavolo quei due! Se ne sarebbe occupato, se li avesse rincontrati. Ora doveva solo pensare al suo obiettivo. Baathos.
Non doveva essere poi così lontano.
Un frusciò nelle foglie attirò la sua attenzione. Era qualcosa di vicino, e si muoveva velocemente. La mano corse sotto la manica.
Se non si fosse preparato a quell'improvvisa entrata in scena, probabilmente, la Vestale gli sarebbe finita addosso. Represse istintivamente un insulto e mantenne una maschera neutra fissando attentamente la ragazza. Era una delle due gemelle, questo era certo; quale delle due fosse, un po meno certo. Ma del resto non gliene importava poi così tanto.

"Robert! Sir Robert!"

Era piuttosto nervosa, straparlava, balbettava. Incessantemente. Sì, era piuttosto irritante.

"Che bello vedervi! Non...non avete idea...E io...Ma non c'è tempo da perdere, correte presto, dovete aiutare mia sorella! E’ successo qualcosa di strano da noi, un uomo che conosceva Ged è arrivato all'improvviso ma poi qualcosa è andato storto…"

Dalle poche parole sensate che aveva detto, capì più o meno la situazione. Entrambi i gruppi erano incappati in pericolosi ostacoli, trappole. Ma chi le aveva piazzate ? La foresta stessa...o qualcos'altro ?

"Ma voi...Siete solo? Dove sono Raven e Kirin?"

Ah, giusto, il fantomatico duo! Chissà come avrebbe reagito se le avesse detto che ormai erano cibo per demoni...
Certo era che con il giusto tono poteva rigirare la disavventura di prima a suo favore. Sul volto dello stregone si dipinse l'espressione più desolata che potesse sperare di ottenere e fece per parlare. Non ne ebbe il tempo tuttavia.
Un improvviso boato riecheggiò nella radura, subito accompagnato dal terrorizzato grido della ragazza. La terra si era aperta sotto i loro piedi ed Eliphas riuscì a spostarsi all'ultimo momento evitando di finire nel baratro con la Vestale. Per sfortuna Tzeentch volle che quella riuscì ad aggrapparsi ad un radice fuoriuscita dal terreno. Ed ora era lì, con quella voce irritante che continuava a chiamare il suo nome. Mosse un passo avanti con un sottile ghigno.
Ma il balzo all'indietro che fu costretto a fare lo dissuase dal suo intento. Qualcosa di ruvido e secco gli si attorciglio attorno alla gola proprio come un vecchio e grosso serpente. Non fece in tempo a realizzare cosa accadde; i suoi piedi si staccarono da terra e fu scagliato a diversi metri dalla fenditura. Dalla bocca uscì un lamento strozzato mentre, dolorante e con la schiena a terra, fissava il tentacolo legnoso che l'aveva afferrato tornare tra le fronde. La poca lucidità che l'atterraggio gli aveva concesso e le tenebre glielo fece perdere di vista, ma al momento questo era il minore dei suoi problemi a giudicare dalle grida della ragazza.
Piegando stancamente la testa di lato li vide: grossi scorpioni neri che fuoriuscivano dal terreno, speranzosi che i loro pungiglioni assaggiassero la carne umana. In altre occasioni si sarebbe precipitato sul baratro per poter assistere alla vista della Vestale alla mercé di quelle creature. Ma quelli non parevano essere poi così interessati alla carne di eretica quanto alla sua. Sputando il grumo di saliva che lo strangolamento gli aveva fatto formare, si rimise in piedi puntando una mano verso quella piccola orda nera. Una barriera protettiva si formò davanti a quell'esercito in miniatura e gli scorpioni, non riuscendo a scavalcarla, furono costretti a cambiare direzione.
Un fruscio alla sua destra. Un movimento di polso, e il ramo, grosso quanto una mazza, andò a sbattere contro un'altra barriera nera piuttosto che contro le ossa dello stregone.
Fissò freddamente il ramo che, come un predatore ferito, si ritirava tra le fronde per non farvi più ritorno. Prima che qualche altro simpatico essere della foresta avesse la bella idea di fare la sua apparizione, estrasse il suo bastone e si guardò in giro cercando di non dare mai le spalle troppo a lungo ad una sola posizione. Faticava a credere che fossero gli alberi stessi ad averlo attaccato; per quanto la corruzione demoniaca avesse preso piede in quel luogo, doveva esserci qualcuno dietro ad un attacco così ben pianificato.
C'era qualcuno e li stava osservando. E la cosa non gli piaceva.

"Jostoju..."

Tossì, maledendosi per quella dimostrazione di debolezza. La stretta alla gola di prima aveva lasciato più danni del previsto.

"Jostoju tvân az Baathos.
Va na hast deraxtân beh mândan!"




Eliphas


- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

CS: Intelligenza/2 - Determinazione/1

Fisico: Medio da taglio alla nuca, Alto da contusione al torso, Basso da taglio al braccio destro, Medio da strangolamento al collo

Mente: Illeso

Energia: 75%-10%-20%= 45%


Passive:
- Non sviene sotto il 10% di energia
- Evoca istantaneamente
- 1 CS alla Forza a tutte le sue evocazioni
- Le evocazioni possono usare le sue tecniche attingendo alla sua energia

Attive:

Il Potere nelle Mie Mani
Estremamente ardui sono gli allenamenti di chi si appresta a diventare uno degli stregoni di Tzeentch. Molti di coloro che intraprendono quest'oscura via finiscono per impazzire quando vengono messi di fronte alla complessa realtà della magia di Baathos oppure i loro corpi non sopportano questo enorme potere finendo per implodere su sé stessi o peggio...
Eppure i vantaggi di chi, come Eliphas, riesce a completare l'arcano percorso sono inimmaginabili: la stessa realtà si piega tra le sue dita permettendogli di afferrare e plasmare energia pura, la concretizzazione stessa della magia. Ciò che di solito scorre nell'etere con la violenza di un fiume in piena ora serpeggia docile tra mani mortali per assumere svariate forme e scopi, sia che si tratti di difendere, tramite la proiezione di scudi o barriere, o di attaccare, attraverso la creazione di piccoli sfere o enormi rilasci di energia pura.
Essa potrà addirittura una parvenza di intelligenza propria ritardando l'attacco che dovrebbe condurre per cogliere il nemico contropiede; che sia lei o lo stesso Tzeentch a volerlo è un mistero.

Cristallo del Talento - Pergamena Vuota - Abilità personale 1: Formazione di barriere o scudi che proteggono il caster; Variabile Difensiva ; Natura Magica; Elemento Energia di Baathos; Potenza pari a Consumo - Pergamena Iniziale Negromante "Proiettili Neri": Consumo Medio; Danno Medio; Potenza Alta contro Draghi, Bassa contro Demoni - Abilità personale 3: Rilascio di energia dal caster verso il nemico; Consumo Alto; Danno Alto sotto forma di bruciatura; Natura Magica - Pergamena Iniziale Negromante "Costellazione": Consumo Medio; Danno Medio il turno seguente al suo utilizzo; Potenza Alta contro Draghi, Bassa contro Demoni


Note:

Preferisco non attaccare sia perché se non mi difendevo ne uscivo ridotto molto male sia perché credo che gli alberi e gli scorpioni siano solo strumenti di qualcuno che stia osservando Eliphas e la Vestale; e sempre pensando che ci sia questo qualcuno, il mio pg si rivolge alla foresta attorno a lui. Quindi mi difendo con la variabile dall'Alto ad area e dal secondo attacco degli alberi. Scusate il ritardo :sisi:

Traduzione Lingua Demoni Antica:
-Jostoju tvân az Baathos. Va na hast deraxtân beh mândan! =Cercò il potere di Baathos. E non saranno degli alberi a fermarmi!

 
Top
Roderith
view post Posted on 18/10/2014, 12:23




-- Thàr --






Non era trascorso molto tempo da quando s’inoltrò nel fitto della foresta ad inseguire la ragazza, una manciata di minuti al più ma in quel luogo nefasto anche il tempo pareva essere distorto. Quelli che dovettero essere brevi lassi di tempo si tramutarono in ore agli occhi del vecchio custode, il quale sembrò perdere e privarsi di qualsiasi orientamento tra quel mutevole dedalo oscuro. L’aveva vista, quando smise di inseguire la vestale si voltò e vide la via dalla quale era giunto fino a quel luogo ma, per qualche ignota ragione, tale sentiero gli era precluso. Più camminava tra quelle secche sterpaglie più pareva dovesse camminare per raggiungere la sua meta. Volle fidarsi di quel giovane, confidare che sarebbe stato in grado di proteggere le due ragazze ma, tra di esse vi era sua figlia, e mai qualcuno avrebbe beneficiato della fiducia del custode a tal punto da poter badare alla sua incolumità per troppo tempo, alla salute della sua Selene. Selene.. Per l’ennesima volta il monaco rimuginò sull’errore commesso a portarla con sé, a trascinarla in quel pericolo “solamente” per donare pace al suo spirito e all’anima della sua Dyana, l’amata fanciulla della quale non poté sentire né esaudire le ultime volontà. Perché in ciò consisteva quel viaggio, quella folle crociata; l’espiazione dei sensi di colpa di un vecchio guerriero, accecato a tal punto da non essersi reso conto che per onorare il ricordo della donna amata stava rischiando di perdere qualcosa di, se possibile, più prezioso. Doveva raggiungerla.

<< Aspettami Seli, sto arrivando. >>

Un rumore bianco pervase la sua mente, inondandola come un fiume in piena. Si portò una mano alla fronte, l'espressione distorta da un dolore talmente naturale ed inspiegabile da non poter essere contrastato, solo accettato. Mosse a fatica qualche passo dinnanzi a sé mentre quel rumore e quel dolore aumentavano d'intensità.

Padre..

Il monaco si voltò di scatto, scrutando febbricitante nell'oscurità attorno a lui.

Padre.. Aiuto!

<< Selene! >> la voce proveniva ancora una volta dalle sue spalle.
<< Seli, dove sei!? >>

Un urlo, un pianto..

Ahhhhhhh!! Padre dove siete? Perché mi avete abbandonato!?

La voce della ragazza era soffocata dalle lacrime, Roderith si voltò freneticamente alla ricerca della sua figura ma ogni volta, la voce della figlia si ripresentava alle proprie spalle, come in un incubo dal quale era impossibile svegliarsi. La follia dell'impotenza si stava impadronendo di lui mentre il sudore scavava solchi sul suo viso.

<< Sono qui Seli, sto arrivando! Resisti te ne prego! >>

Il silenzio, prima che giungesse un'ultima volta..

Addio padre..

<< No! >>

La voce roboante del monaco pervase l'aria in un urlo di rabbia incontrollata. Sferrò un pugno al suolo talmente potente da scavarvi un solco profondo una tesa mentre i suoi occhi si serrarono all'improvviso e tutt'attorno a lui, il mondo si fece nero.

<< Tu.. Chiunque tu sia, voglio che tu sappia che a te va il merito per aver riacceso l'odio in un uomo che da quasi vent'anni vi aveva rinunciato.. Io ti troverò. >>

La voce era quasi un sussurro, ma talmente ricolmo d'ira che il fù-cavaliere non dubitò nemmeno un istante che chiunque fosse stato a fargli questo lo stesse sentendo. Riaprì gli occhi, dai quali un'innaturale luce bianco-azzurra si sprigionava, andando ad affievolirsi fino a spirare. Si rimise lentamente eretto e si pulì la terra ed i sassi rimasti sulla mano che ebbe colpito il terreno. Riprese il controllo del proprio respiro e del proprio temperamento mentre tutt'attorno a lui, la foresta tornava in possesso della propria "naturalezza" e dei propri colori. La strada dalla quale era venuto si trovava di fronte a lui, come se non si fosse mossa di un solo passo in tutto quel tempo passato alla sua ricerca. Ne vedeva la fine.






<< Amy! >>, così aveva imparato a chiamarla in quei giorni trascorsi assieme e, con quello stesso nome, ora la implorava di non abbandonarla.
<< Amy, svegliati! >> ma la ragazza non si svegliò.

Cercò di sollevarla, di trascinarla dietro lo stesso albero sul quale era stata scaraventata pochi istanti prima da quel mostro, dal quale ora doveva proteggerla, metterla al sicuro. Non ne ebbe il tempo. Estariol, dopo un ghigno sinistro scaraventò su di loro delle lame di luce talmente veloci da non consentire alla giovane monaca di accorgersi di null'altro che non fosse l'enorme cupola dorata che le protesse con il suo abbraccio. Sentì come un suono di vetro infranto quando le due tecniche si scontrarono e, per un istante, uno splendente bagliore di luce ricoprì ogni cosa, dopo del quale, in nulla. Estariol scomparve così come giunse, dal nulla e nel nulla; davanti a loro, solamente la figura di Ged si ergeva. Il giovane sacerdote si voltò e le raggiunse di fretta, una strana espressione ne decorava il volto, come di tristezza. Si chinò su Amarantha ed urlò il suo nome, infine si rivolse alla giovane monaca. La voce era incerta, insicura, tuttavia la preoccupazione era sincera.

<< ...Stai bene? >>

Il volto di Selene si addolcì all'improvviso in un bellissimo -seppur stanco- sorriso.

<< Sì, sto bene. Vi ringrazio Ged. >>

Si stupì nel vedere una lacrima cadere sul pallido volto della vestale, ma nel suo cuore poté intuirne il motivo. Portò la candida mano su quella del sacerdote, come a volerlo rassicurare, trasmettendogli calore. Una seconda mano, molto più grande e forte si posò sulla spalla del giovane.

<< Staranno tutte bene, grazie a te. Ti sei comportato bene ragazzo, ti sono debitore. >>

Selene sorrise dolcemente all'imponente figura paterna, tornata infine da lei e la cui aura di calore poteva ora trasmettersi anche al giovane pastore. Roderith si chinò sulla vestale e ne accarezzò la fronte, scostandone i capelli corvini sfuggiti dalla treccia.

<< Ged, Selene, aiutatemi a medicarla. Preparate un giaciglio e scaldate quella poca acqua che riuscirete a trovare. Non possiamo farla proseguire in queste condizioni. >>






Eccoci qui! Non ho molte note da fare, semplicemente Roderith si protegge dalla tecnica psionica con la propria difesa mentale descritta nello specchietto =)

Tecniche UtilizzateStatistiche
Audacia
Tipologia: Passiva - Raziale Umana;
Descrizione: Il personaggio non sverrà una volta raggiunto il 10% delle energie. Si stancherà comunque dopo aver raggiunto il 20% e morirà una volta raggiunto lo 0%.

Avanguardia Bianca PAS
Tipologia: Passiva - Talento (Avanguardia);
Descrizione: Il possessore di questo talento potrà utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

Dominio della Mente: Chiaro Pensiero
Tipologia: Difesa Psionica - Aura d'Incorruttibilità (Pergamena Campione);
Descrizione: La tecnica costituisce una difesa psionica di potenza Media, e protegge Roderith da qualsiasi tentativo di illusione, ammaliamento, possessione e simili. È possibile castarla nei primi attimi in cui si subisce l'offensiva psionica, per prevenirne gli effetti senza subirne i danni. È possibile inoltre castare la difesa ad area, diminuendo il suo potenziale a Basso ma estendendo la sua portata a tutti i presenti considerati alleati;
Consumo di energia: Medio.
Capacità Straordinarie
1 (Potenza Fisica), 1 (Saggezza).
Energia [70%]
●●●●●●●●●●●●●●●●
Salute Fisica [95%]
●●●●●●●●●●●●●●●
Salute Mentale [100%]
●●●●●●●●●●●●●●●●
 
Top
view post Posted on 19/10/2014, 05:16
Avatar

Suzushikei
·····

Group:
Member
Posts:
1,581
Location:
Dalle nebbie del passato...

Status:



Fetiales

Tẖạ̉r
ثار
Scena Terza



Ci sono momenti in cui vorresti destarti e credere che si sia trattato soltanto di un sogno.
Desiderare di poter vivere un'esistenza lontana dalla sofferenza del cuore, accanto a coloro che sono diventati le ancore della tua personale realtà.
Sacrificare ogni cosa per dar loro un futuro di Speranza...

… ma da questo mio incubo non esisteva risveglio...

… Era giunto il momento di infrangere la mia promessa e di lasciarla andare...
Lei aveva fatto la sua scelta, come sua madre del resto...
Non potevo proteggerla da se stessa...

… lei aveva deciso che essere...
Helaayne aveva rinnegato la sua umanità...

Il mio animo era combattuto, ma sapevo che molto presto avrei dovuto scegliere a mia volta...
… tra la luce e la corruzione che albergavano in me.


«Parlato (Umano)» «Parlato (Avatar)» Pensato Narrato
- Helaayne - - Raven - "Robert/Eliphas"



Sarebbe stato tutto più semplice se avessi creduto a quell'illusione.
Sentirmi chiamare “fratello” mi aveva riportato a quel giorno a Taanach, seppure nella mia mente echeggiava una diversa verità.
Quella pagina del passato era perduta per sempre, nulla avrebbe potuto riportarci indietro quando ancora avevamo una possibilità di libero arbitrio.
I suoi pensieri li vedevo riflessi in quelle iridi rosse come la fiamma che ardeva trasformando ogni cosa in cenere.
In quel tono distaccato potevo percepire la sfumatura di sofferenza insita nelle sue parole, nel rievocare un doloroso ricordo da cui la bambina voleva distaccarsi definitivamente.

Zaide era morta...
L'unico legame che le restava da recidere...

Quando vedere qualcuno ammanta il tuo cuore di dolore, Kirin?

...era il mio...

Quando decido di trasformare quell'incontro in un addio...

E tra i demoni esisteva un unico modo...
un unico esito:

uccidere o morire nel tentativo.



- Non ho più paura. Ora ho capito quello che sono, e posso imparare ad accettarlo. Ma non se… - Per un istante sembrò che la sua determinazione vacillasse. - Non se tu ti ostini a volermi proteggere, Kirin. Non se tu rimani qui.
Non mi sorpresi nel vedere quell'esserino d'ombra trasformarsi in una creatura da incubo obbedendo alla volontà di Helaayne.
«Accettare la corruzione, il tuo retaggio demoniaco. Non ti sto negando di scegliere chi essere. Ti sto offrendo la possibilità di non chiudere il cuore a quei sentimenti che credi siano una debolezza...»
Non ero sicuro che mi stesse ascoltando.
- Kirin...Scusami.
E forse non desideravo più sforzarmi di convincerla che poteva essere un demone senza perdere la propria umanità.
Il tempo sembrò rallentare fino a fermarsi.
Mi sentivo come se il cuore fosse gonfio di una profonda angoscia. Provavo nostalgia per quell'illusione cui mi ero aggrappato con tutte le forze.
Avevo lottato contro la mia stessa natura e l'arroganza mi aveva fatto credere di poter cambiare quella bambina nata dalla corruzione, quando la stessa madre non ci era riuscita.
Non avevo voluto vedere la verità insita in quell'incontro, scegliendo di accogliere tra le mie braccia la sperduta sorellina, la piccola Speranza.
Avevo ferito con le mie scelte una delle vestali che era mio compito proteggere ed ora... mi sembrava che ogni mia azione avesse perso la sua ragione di esistere...

Avevi ragione tu, Zaide, quando mi avvertisti di allontanarmi da te prima che fosse troppo tardi... Prima di imparare ad amarti... di un amore slegato dalle malie che ti circondavano... pur sapendo che mai sarebbe stato ricambiato...
...prima di affezionarmi ad una bambina con cui non avevo legami di sangue....
Un demone non potrà mai amare, nessuna storia per lui avrà mai un lieto fine.

L'avevo ammesso alla fine, ma non c'era sollievo, solo una profonda tristezza.
La foresta aveva perso anche quel flebile lucore corrotto, il mondo sembrava essere sprofondato nelle tenebre più insidiose.
Mi sentivo svuotato, incapace di continuare a percorrere quella eterna agonia che gli umani chiamavano “vita”.
Forse era giunto per me il momento di riposare, abbandonando quella sciocca infantile idea di voler essere una persona migliore, di dare una possibilità a chi non era ancora perduto.
In fondo ero tornato a casa, potevo sentirne il richiamo.
Se avessi chiuso gli occhi non mi sarei dovuto più preoccupare di nulla.
Helaayne era viva, questo era importante. Mariha e Sullivanyus sarebbero cresciuti a Qashra lontani dagli orrori di questo mondo malato.
Andava bene così...
Presto il mostro avrebbe reclamato la mia esistenza ed avrei smesso di soffrire...

Inizialmente fu una fievole luce ad attirare la mia attenzione, poi quella minuscola fiammella crebbe di dimensioni fino ad ingrandirsi per mostrare ai miei occhi ciò per cui avevo lottato.
Il pennello intriso del mio sangue con cui avevo vergato la parola “Libertà”. La bussola spirituale che avevo scelto di sacrificare per proteggere Zaide, lasciandola libera di decidere del suo destino. Il sorriso di Mariha... L'affetto di quella famiglia che mi aveva dato il coraggio di spezzare le catene della Maledizione. Fanie, quella giovane elfa dal sangue di driade, che mi aveva insegnato cosa significasse vivere per gli altri. E tutti coloro che avevo conosciuto, preziosi ricordi che la mia memoria avrebbe custodito. E infine... Helaayne... quel suo cuore oscuro in cui ancora brillava una scintilla di speranza...

Non era ancora giunto il tempo della resa!

Il mondo riprese a pulsare in sincronia con i battiti del mio cuore.
L'improvviso dolore che provai, mi destò dalla prigione mentale.
Percepii gli artigli del mostro farsi strada tra le piume delle mie ali cercando le spalle, per conficcarsi in profondità nella carne.
Rivoli di sangue nero scaturirono dalle ferite scivolando sul mio petto, dono di una magia corrotta, di un incanto che non ero riuscito a contrastare. Lasciai andare Raven per la sua sicurezza, stringendo i denti per sopportare il bruciore della carne lacerata. Gli artigli affilati mantenevano la presa mentre il servitore d'ombra tentava di librarsi in aria, probabilmente intenzionato a farmi precipitare al suolo da un'altezza fatale.

La barriera si levò a mia protezione un istante prima che il pipistrello decidesse di cancellare ogni tentativo di liberarmi dalla sua prigionia. I raggi oscuri che scaturirono dai suoi occhi si dissolsero senza arrecarmi danno.
Questa volta avevo reagito in tempo, ma la mia difesa sarebbe stata vana se non avessi trovato un modo di sfuggire alla creatura.
Avevo imparato a prezzo di enormi sacrifici a concentrami incurante dell'entità del dolore che ero costretto a sopportare.
L'idea che mi era venuta in mente non era delle più sagge, ma non vedevo altra soluzione.
L'unica mia possibilità era di scaraventare lontano da me l'essere con una spinta di pura forza telecinetica. Il distacco, in caso di successo, non sarebbe stato privo di conseguenze, con un alto rischio di peggiorare la gravità delle ferite inferte dagli artigli.
Stavo per richiamare a me l'energia magica necessaria per dare vita all'incanto, quando la pressione sul mio corpo cessò improvvisamente.
Ebbi la prontezza di spirito di planare sul terreno per evitare un doloroso schianto, mentre osservavo stupito la creatura volare in direzione della bambina.
Helaayne mi voltava le spalle.
Potevo considerarlo un gesto legato al suo ultimo barlume di umanità?
Una domanda cui non avrei avuto risposta. Non fino a quando le nostre strade non si sarebbero incrociate ancora una volta.
Rimasi per alcuni istanti a fissare il vuoto, il punto in cui la bambina e il suo servitore erano svaniti senza lasciare traccia.
Stranamente il mio cuore era privo di emozioni. Non provavo nostalgia, né dolore per quel distacco.

Uccidere o essere uccisi...
Erano queste le leggi del nostro mondo...
Le leggi di qualunque mondo corrotto...


Ripresi la mia forma umana, incurante delle mie ferite, del sangue vermiglio che aveva macchiato le vesti, inginocchiandomi accanto alla vestale.
Non provavo rimorso, né pentimento per averla messa in pericolo.

Io e la piccola Helaayne aveva fatto la nostra scelta.
Una scelta che aveva arrecato sofferenza non soltanto a noi stessi.
Sarebbe stato ipocrita da parte mia perdonare quelle azioni, chiedere a Raven il perdono per una decisione che non avrei mai cambiato, neanche se il passato si fosse trasformato in presente più e più volte concedendomi nuove opportunità.


La figlia di Zaide era tornata a casa.
Helaayne sarebbe stata per sempre la mia preziosa sorellina demoniaca, ma nel nostro futuro poteva esserci solo un finale...

...La morte di uno di noi due o di entrambi...

Kirinscenatre_zps4db20dbb



D7g4Hgy
Kirin Rashelo

CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'Incubus»


Energia: 35% = [70 - 5 - 10,Volontà di Ferro, - 20, Muro di Forza]%
Danni Fisici: Alto, sparso sul corpo; Alto, lacerazioni sulle spalle.
Stato Emotivo: Distaccato.

Equipaggiamento

Flintlock: 3/3 [non estratta]
Schiavona [nel fodero]
Ali Oscure 20/20 [piume da lancio]

Erba ricostituente 1/1
Mutaforma I 1/1 [Gemma della Trasformazione]

Amuleto Lunare, Gemma della Sapienza [Cristallo del Talento], Pietra Lunare della Percezione [Amuleto dell'auspex]

Passive

Mutaforma II
Personalizzazione dell'abilità razziale "Forma demoniaca" della Progenie dei demoni

Arcanista I
Kirin è in grado di a manipolare la magia per creare delle pallottole di puro potere arcano.
In termini tecnici questi attacchi a distanza possono essere utilizzati liberamente,
ma rappresentano comunque dei semplici colpi non tecnica.


Arcanista II
Le abilità magiche possedute da Kirin saranno così elevate da superare qualsiasi processo che intercorre fra intenzione e azione,
permettendogli di utilizzare tutte le proprie tecniche di natura magica in tempi di concentrazione pressoché nulli,
generandole istantaneamente e in qualsiasi condizione psicologica.


Arcanista III
Affinando l'intelletto con l'aiuto della “Gemma della Sapienza”, Kirin ha raggiunto lo stadio ultimo dei suoi studi: la “Visione della Magia”.
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca.


Telecinesi
Taanach: quel giorno segnò la fine di quasi tutte le mie abilità "Esper".
L'unica capacità, che è sopravvissuta, consiste nel riuscire a muovere il mio equipaggiamento con la sola forza del pensiero,
senza alcun dispendio energetico, ma a distanze limitate rispetto alla mia posizione.


Tattiche di combattimento
Kirin potrà riuscire ad elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. La tecnica conferisce la capacità passiva di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In uno scontro ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro da parte di Kirin.

Sostentamento Arcano
Kirin è in grado di cancellare le limitazioni fisiche che conseguono dalle ferite inflittegli. Il dolore sarà sempre presente e lui morirà comunque una volta accumulata una serie di danni pari a Mortale. Eventuali mutilazioni parziali possono però essere ignorate nel loro handicap pratico (ferite alle gambe che non impediscono di muoversi, mano ferita che continua ad impugnare la spada, occhio accecato che non impedisce di prendere la mira con l'altro sono solo alcuni esempi). Personalizzazione: Fiamme azzurre eteree che ricoprono le parti lese.

Volo Telecinetico
Ai fini tecnici la passiva donerà a Kirin la capacità di volare, ma si muoverà alla stessa velocità che avrebbe sul terreno.

Attive

Volontà di Ferro
Kirin è in grado di schermare la sua mente rendendola immune agli attacchi di natura psionica di potenza pari o inferiore a Medio.
Riducendone l'efficacia a Basso, sarà in grado di estendere tale protezione a tutti i suoi alleati.
Note Tecniche: la tecnica è una difesa psionica
Consumo di energia: Medio.
Attivata ad area.


Muro di Forza
Attraverso la manipolazione della arti arcane sono in grado di elevare a mia protezione una barriera di forza invisibile.
Note Tecniche: L'incantesimo è difensivo, singolo bersaglio.
Tecnica di natura magica.
Consumo di energia: Variabile Alto


Attive del demone

Velo necrotico
Luce demoniaca

Riassunto:
L'addio sofferto tra Helaayne e Kirin. Il giovane demone sprofonda in un abisso di disperazione dovuto alla malia psionica di cui è vittima inconsapevole. All'ultimo istante i ricordi presenti nella sua memoria gli danno la forza di riemergere e di tornare a lottare [Volontà di Ferro]. Ancora scosso dall'esperienza appena vissuta, non riesce a contrastare l'attacco del pipistrello [Velo necrotico, tecnica di natura magica che ammanta gli artigli di un'aura sacrilega in grado di infliggere un danno Alto alla vittima, in aggiunta a quello puramente fisico]. Il servitore d'ombra riesce ad afferrare Kirin e a sollevarlo in aria. Il successivo attacco [Luce demoniaca, tecnica magica, elemento fuoco. Due raggi incandescenti fuoriescono dagli occhi della creatura, infliggendo un danno complessivo pari ad Alto alla vittima] viene parato da una barriera di pura forza magica [Muro di Forza], sollevata tempestivamente dal ragazzo. Prima che Kirin tenti un'azione disperata per liberarsi dalla presa, Helaayne richiama il suo servo, per poi sparire nel nulla. Il giovane atterra senza aggravare ulteriormente le sue ferite [Volo telecinetico], consapevole che il loro prossimo incontro non potrà avere un lieto fine.

Commenti
La scelta di non attaccare è dovuta al desiderio di rendere questo addio molto d'impatto per Kirin, rendendolo estremamente vulnerabile alle sue emozioni.
Ho voluto personalizzare il primo attacco “Velo Necrotico” come una magia sacrilega. Essendo Kirin un demone il danno inflitto sarebbe solo Medio. In realtà questa diminuzione viene compensata da un danno fisico Medio dovuto alla ferita inferta dagli artigli, tornando ad un Alto complessivo. Spero non sia un problema.


Note
Mi dispiace per il ritardo, ma la salute mi ha giocato l'ennesimo scherzo. ç_ç


 
Contacts  Top
view post Posted on 19/10/2014, 09:29

Esperto
······

Group:
Member
Posts:
4,537
Location:
Oltre la Barriera.

Status:


Sürgün-Zemat, nella foresta. Eliphas e Jaahya


Alla fine l’Oscurità aveva prevalso.
Il cuore del negromante aveva seguito la sua strada e l’odio cieco nei confronti di coloro che si erano poste a guida e luce di quello sparuto gruppo di avventurieri, le vestali, aveva guidato le sue ultime azioni. Aveva abbandonato Jaahya alla brama mortale degli scorpioni infernali, barattato la vita di una ragazzina per la propria incolumità. Se l’Ahriman aveva una coscienza capace di estendersi per la foresta come il fitto intrico di rami e radici che circondavano gli sventurati, doveva certo gongolare di quell’inaspettata svolta degli eventi: un insperato alleato era molto più di quanto osasse sognare.
Quando l’ultimo scorpione tornò strisciando nell’antro da cui era arrivato, un innaturale silenzio avvolse la foresta. Poi un breve rantolo seguito da un lungo sospiro.
E una risata.
Venefica e agghiacciante, rotolò per la foresta echeggiando tra le crepe del terreno, moltiplicandosi e rimbalzando di albero in albero, testimone dell’esultanza della stirpe infernale: un nuovo demone era nato.

Jaahya strisciò fuori dal baratro, cercando con lo sguardo il suo vecchio amico.

La sua pelle era bluastra e lucente, e gli occhi mandavano bagliori di fuoco di natura inequivocabile. Sorrise, nel vedere ciò che restava del poco prode avventuriero che tanto l’aveva affascinata.
Con lentezza studiata si parò dinanzi a lui. Era splendida in modo inquietante. Con le sue lunghissime dita artigliate si strappò di dosso la veste lacera, rimanendo completamente nuda; sul petto, sul collo, sulle gambe erano ben visibili tagli, graffi, piccoli morsi e segni indelebili che nella strana luce di cui era circonfusa parevano scintillare come pietre preziose.
Degnò appena di uno sguardo le boccette e i fasci arrotolati di erbe che erano rotolati fuori dalle tasche della veste, ma fu lesta a ghermirli prima che Eliphas potesse afferrarli.

- Spiacente, caro amico. - sibilò con voce stridula. - Mi piacevi, sai? Mi piacevi moltissimo...Ma forse io non piacevo a te. Non è così? - domandò con un largo sorriso. - Eppure dovresti sapere che l’amore corrisposto fa male, sir Robert...O forse dovrei dire...Eliphas?

Rise, mentre una fiamma nera scaturiva dal suo palmo aperto distruggendo le preziose pozioni curative che Freya, una vita prima, aveva preparato con grande cura e donato alle gemelle per accompagnarle sane e salve in quel viaggio senza ritorno per l’inferno.

Sürgün-Zemat, il Buco del Diavolo. Un attimo cristallizzato nel tempo; cielo rosso.


Il Buco del Diavolo era molto diverso da come i libri lo descrivevano.
Raven scrutò la landa desolata con uno sguardo ardente e feroce: quella era la terra di tutti i mali, quella era l’origine della morte e del dolore. Quel luogo non meritava di esistere, eppure T’al nel suo infinito mistero aveva concesso ai demoni di brulicare in quelle terre come vermi portatori di oscurità. Il bene e il male sono due facce della stessa medaglia, rammentò a se stessa. Ma era così difficile, in quell’inferno, ricordarsi che da qualche parte nel mondo esistesse ancora la luce.
Aveva cantato per Kirin, per lenire le ferite visibili e quelle, ben più profonde, celate nel suo cuore. Aveva sciolto il sacro voto per riportare alla vita un ragazzo distrutto e dilaniato nel profondo del proprio essere, nella speranza che la sua umanità ritrovasse la strada di casa.

Non oggi. Non domani. Forse un giorno.

E cantando, la foresta si era sgretolata come un muro di gesso, rivelando il vero luogo in cui tutti loro, coscienti o meno, si trovavano in verità: quello era Sürgün-Zemat, l’antro dei demoni, la regione della follia e della menzogna, il buco del diavolo.
Il regno dell’Ahriman.
Amarantha si ergeva accanto a lei: era molto cambiata nel corso di quel tenebroso viaggio, probabilmente come ognuno di loro. Non si sentiva più la ragazzina ligia al dovere e un po’ paurosa che aveva salutato il Tempio con il cuore gonfio di paura e nostalgia; da quando il legame con la sua gemella si era spezzato, un’energia potente e sconosciuta fluiva nelle sue vene donandole una volontà e una forza che non avrebbe mai sospettato di possedere. Aveva interpretato la frattura che le aveva dilaniato il cuore come la morte della sua amata Jaahya, ma la grottesca realtà che ora le si apriva davanti agli occhi andava oltre qualunque orrore avesse mai potuto immaginare.

Una piccola famiglia, ecco come si sarebbe potuta descrivere la scena davanti a loro.

La bambina, la giovane donna, la madre. E lo sguardo di una presenza impalpabile e minacciosa che incombeva sopra alle tre figure femminili.
Jaahya, o ciò che la vergine sembrava essere diventata, teneva per mano Helaayne. Le loro mani si stringevano saldamente e i loro sguardi si incrociavano saldi e complici; dell’umanità della bambina non era rimasto molto: solo la vivacità dello sguardo, seppur demoniaco nei tratti, e l’espressione di stupore impresso come un marchio sul suo viso. Per il resto la sua pelle somigliava a quella di Jaahya, solo di una tonalità più chiara, cangiante e luminosa come l’acqua di un torrente. Sembrava felice.

E dietro di loro, cristallizzata in un’immobilità innaturale, stava Chrysotemis.

Sottili ombre di luce nera percorrevano il suo corpo nudo, accarezzandole la pelle e scivolando sulla maschera come perle d’acqua pura. L’Ahriman - o più probabilmente i suoi schiavi - le avevano strappato la veste, ma non erano riusciti a distruggere la maschera.
Una magia antica e potente era stata intessuta in quel prezioso manufatto che si tramandavano le Madri ogni volta che una di esse moriva e una nuova ne prendeva il posto. Non dovevano esisterne più di tre o quattro esemplari, rifletté Amarantha affascinata suo malgrado alla vista della sua superiora in catene invisibili, imprigionata in un bozzolo di ombre e lingue di fuoco.
Non avrebbe saputo dare un nome ai suoi sentimenti.
Aveva iniziato quel viaggio all’insegna della fedeltà che la sua gemella riponeva nella Madre, e ora che Jaahya non c’era più - o almeno, non nel senso umano del termine - era come se tale incrollabile fiducia si fosse risvegliata in lei per accompagnarla nelle scelte che da quel momento in poi avrebbe dovuto prendere da sola.

Era pronta, ormai. Non era più una Vergine, e avrebbe seguito e difeso Chrysotemis in qualunque circostanza.

Era sorpresa, però. La chiamavano “la vecchia”, là al Tempio; certo, era solo il modo irriverente delle novizie e di Freya di irridere le potenti Madri, ma in qualche modo si era figurata che davvero madre Chrysotemis fosse una donna anziana. La sua grande saggezza, la sua autorità...Non si sarebbe stupita di trovarsi di fronte a un corpo rugoso e fragile. Invece sotto la maschera la pelle della donna sembrava abbastanza giovane, nonostante fosse solcata da numerose ferite e cicatrici. Il suo cuore perse un colpo nell’accorgersi che la pelle di Chrysotemis portava strani segni, come bruciature: erano dunque vere le voci che si narravano circa i rituali di passaggio nel percorso di una Vestale? O forse l’Ahriman si era dunque divertito a torturarla, quando l’aveva catturata?

- Ben arrivati, finalmente.

La voce colse tutti loro di sorpresa. Una voce che conteneva tutte le voci del mondo: bambini, donne e uomini che parlavano per bocca di Helaayn e Jaahya. La voce dell’Ahriman.

- Ho gradito il vostro gentile dono...Non tutti gli avventurieri mi concedono una fanciulla tanto graziosa in pegno. - una rauca e innaturale risata scosse bambina e fanciulla mentre Jaahya faceva un irrispettoso inchino verso Eliphas. I loro corpi traslucidi fremevano in netto contrasto con l’immobilità di Chrysotemis dietro di loro.

- E ora che siete tutti qui, e avete conosciuto le mie...creature...Ditemi, che cosa siete venuti a fare fin qui?

Amarantha e Raven si scambiarono una breve occhiata, cercando di immaginare i pensieri degli altri loro compagni. Sembravano passati secoli da quando si erano messi in cammino inseguendo il nobile intento di una sacerdotessa; ma tutto quanto adesso sembrava vano ed effimero. Cosa diamine ci facevano lì? Ora che la loro guida e signora era stata catturata e che un pezzo delle loro vite - o almeno della vita di Amarantha - era stato corrotto dal potere infernale, tutto il viaggio sembrava esplodere in una gigantesca bolla di sapone. Ognuno aveva seguito il proprio personale demone per giungere fino a lì, ma ora che le strade si erano divise e riunite di nuovo con alcuni cocci in frantumi, la debolezza di quello scarno gruppo era palese.

Kirin Rashelo, l’eterno ragazzo dilaniato tra un cuore d’oro e una natura malefica: un triste connubio che rischiava di spezzare se stesso e i suoi compagni nel momento in cui si fosse approssimato il momento della scelta.
Maestro Roderith, tanto saggio quanto vulnerabile: la sua intera esistenza, e quella dei suoi compagni, dipendeva dall’incolumità della sua amata figlia Selene. Non c’è niente di più facile da distruggere di un genitore, il perfetto anello debole di una catena già corrosa dall’interno.
E poi Robert, il traditore e il bugiardo. Da quando Amarantha aveva raggiunto il suo nuovo livello di consapevolezza aveva iniziato a intravedere la doppia faccia di quell’individuo scaltro e schivo. Non aveva mai socializzato, non si era mai fidato. E anche se non ne aveva la certezza, provava la fastidiosa sensazione che la metamorfosi di Jaahya c’entrasse qualcosa con la sua doppiezza.

La giovane Vestale tirò un profondo sospiro.

- Cosa vogliamo, ci chiedi? - gridò rivolgendosi al mostro che era stata Jaahya, cercando di non vedere il volto della sorella sotto quella maschera demoniaca. - La nostra Madre, prima di tutto. Cosa le stai facendo?

Non sapeva dove guardare. Voleva gridare, minacciare, aggredire qualcuno...Ma chi? La piccola amica di Kirin? La sua sorella gemella? Erano creature corrotte, lo sapeva, ma le tracce della loro vita umana erano ancora lì, sotto gli occhi di tutti. Sopra di loro un bagliore sinistro mostrava a tratti due occhi enormi, sanguigni e dorati: che fosse un segno della presenza dell'Ahriman in quel luogo? Ma come raggiungerlo?

- La sto tenendo in vita, sciocca ragazza. Una vita molto migliore di quella che potrebbe avere in quell'insulso...tempio. E lei tiene in vita me. Tanto potere...Tanto magnifico potere...

Amarantha avvertì un brivido gelato percorrerle la schiena. Avrebbe tanto voluto che Chrysotemis si svegliasse, che le dicesse cosa fare, che annullasse tutto con un potente incantesimo e li riportasse tutti sani e salvi a casa. Quasi tutti. Ricacciò indietro le lacrime: ora non doveva, non poteva mostrare alcuna debolezza.

- Con o senza di lei, noi siamo qui per sua volontà. Una sola parola: Tạ̉r!

- Tạ̉r? - la risata dell’Ahriman proruppe fragorosa dalle bocche di Helaayne e Jaahya. - Tu, piccola strega di città, proprio tu osi pronunciare l’arcana parola nella lingua della prole oscura?

Amarantha non replicò, fissando con durezza un punto di fronte a sé.

- E così sia. - decretò infine la voce. - Ma è casa mia, e mie sono le regole. Risolvete l’enigma, e avrete la vostra vendetta. Fallite nel tentativo, e la vostra preziosa Madre rimarrà a farmi compagnia per un po’. Accettate?




Eccoci ad un punto cruciale. Per ragioni di tempo e spazio non ho voluto descrivere nel dettaglio ogni singola scena; per quanto riguarda Wolfo e Roderith vi basti sapere che quando Amarantha si riprende - appena le lacrime di Ged la sfiorano - capite subito che in lei qualcosa è cambiato. Un velo di dolore sul suo volto forse, un sussulto nell’attimo in cui la sua coscienza registra la metamorfosi della gemella vi fanno capire che qualcosa di terribile è accaduto. Ma vedete anche chiaramente una nuova luce nel suo volto, una grande fiducia che immediatamente scalda i vostri cuori. Amarantha sfiora Ged mentre è ancora chinato su di lei, e lui avverte un grande calore passargli nel corpo e un profondo senso di calma e sicurezza in se stesso. Conta come una passiva di fiducia per Ged che sarà valida fino al termine della giocata; di riflesso, tutti i compagni tranne Eliphas lo vedranno come un punto di riferimento, una sorta di leader e protettore.
Per quanto riguarda Kirin, quando tutto è finito Raven inizia a cantare per te una melodia roca e misteriosa; l’effetto è un vero e proprio balsamo per le tue ferite, capace di guarirti immediatamente di metà delle ferite subite. Anche gli altri sentono il canto: a metà della melodia, il mondo che vi circonda sembra incrinarsi; immaginate un vecchio vaso di coccio che si sgretola a poco a poco fino a rompersi del tutto: la foresta svanisce in questo modo, e la realtà vi si prospetta davanti: il Buco del Diavolo è lì, davanti a voi. Una piana arida e brulla, spaccature nel terreno, picchi rocciosi, un cielo rosso sangue. Davanti a voi la scena descritta nel post.
Per Numar, solo un'occhiataccia dato che la parte a lui dedicata è ampiamente descritta nel post. Il mio png preferito immolato così!!!!!!
Ora in Confronto dovete dirmi le vostre reazioni: potete tentare un dialogo (con i png o con l’Ahriman), accettare la sfida o qualunque altra cosa. Riceverete ulteriori istruzioni non appena definirete la vostra posizione.
 
Top
view post Posted on 5/11/2014, 23:25

Esperto
······

Group:
Member
Posts:
4,537
Location:
Oltre la Barriera.

Status:


Taanach, Biblioteca della Chimera.


Le massicce porte di legno si sono appena chiuse alla mie spalle, e io non ho idea di come sia riuscita a rimanere lì senza darmela a gambe nel tragitto dai cancelli alla biblioteca. Non ne ho idea. Un pesce fuor d’acqua boccheggia meno di me in questo momento, poco ma sicuro.

- Ragazza, cerca quello che devi in fretta. - il tono della guardia che mi accompagna è seccato. Evidentemente scortare una tizia malvestita per le sale del palazzo come un qualunque lacché non dev’essere particolarmente gratifcante. - E poi sparisci.

Non posso fare a meno di lanciare un’occhiata ansiosa al fodero della scimitarra che gli pende al fianco, e di notare che solo la spada dev’essere lunga quanto metà me. Deglutisco, cercando di mettere a fuoco gli scaffali e di ricordare perché ho organizzato questa messinscena assurda.
Che idea del cavolo, intrufolarsi nella leggendaria Biblioteca della Chimera con un permesso falso! O meglio, il permesso è autentico, ma la ragione per cui sono qui un po’ meno. Stropiccio tra le mani la pergamena sudaticcia che mi autorizza a copiare le pagine di alcuni antichi trattati di erboristeria e mi affretto verso l’imponente libreria che introduce al vero e proprio labirinto di libri che si snoda sotto la cupola centrale della torre.
Il mio secondino - lo so, sono melodrammatica - mi guarda con viso arcigno, ma con mio grande sollievo si volta ben presto a parlottare con un anziano studioso, senza più degnarmi di attenzione.

Devo muovermi.

Lancio un’occhiata curiosa al reparto di erboristeria, annotando mentalmente di riciclare quel permesso falso per tornare a dare una bella occhiata a quei tesori, e mi affretto a cercare i libri che mi servono. Da questa parte credo...Storia...Studi locali...Miti e leggende...Eccoli. Arti arcane. Mi tremano le mani mentre sfilo un paio di pesanti tomi anneriti dal tempo e inizio a sfogliarli con cura. Spero ardentemente di trovare qualcosa...una traccia...qualsiasi cosa.

Sono già passate due lune da quando Jaahya è partita con quella vecchia pazza per la sua missione. Due lune. Dove diavolo sono finiti tutti? E Amarantha, così ingenua e delicata...Raven le terrà al sicuro entrambe, ne sono certa, ma non mi piace non avere loro notizie da tanto tempo.

Ecco un capitolo interessante. Baathos. Mi vengono i brividi solo a leggere il nome di quel luogo infernale. Maledico Chrysotemis per quella sua insensata ricerca, non poteva starsene qui a Taanach a fare la saggia come tutte le altre Madri? Dannazione.
Ma qui non c’è nulla che già non sappia.
L’esistenza dell’Ahriman è una leggenda, ma ormai credo sia chiaro a tutti che un fondo di verità su quell’essere millenario ci debba essere. Ma qui dice solo che non si sa che aspetto abbia, e che è la fonte e la somma di tutti i mali. Grazie tante, mi verrebbe voglia di scrivergli a margine.
Afferro un secondo librone incartapecorito e trovo subito un’immagine raccapricciante. E questo sarebbe l’Ahriman? Un grosso bestione mezzo rettile e mezzo polipo, veramente? Poi leggo la didascalia, e capisco che il disegnatore ha solo ipotizzato il suo aspetto in base ai racconti discordanti dei pochi sopravvissuti che sostengono di averlo visto.
Pazzi, chiaramente.
Impreco a bassa voce. E’ evidente che nessuno sano di mente si sia mai avvicinato abbastanza al Buco del Diavolo per sostenere una conversazione civile con l’Ahriman per poi tornare a casa bello tranquillo a raccontare la sua avvenura.

Che perdita di tempo, non troverò mai nulla di utile qui.

Scartabello un paio di altri libri, leggiucchiando informazioni generiche sulle presenze demoniache del Sürgun-Zemat - secondo questo tizio i demoni si divertono a contaminare gli esseri umani nei modi più disparati, facendoli mordere da creature oscure come pipistrelli o scorpioni, o insinuandosi dentro di loro come serpenti striscianti espandendo la corruzione fino a renderli demoni a tutti gli effetti. Follia.
Ma non posso reprimere un brivido alla sola idea che una piccola parte di quelle leggende possa essere vera.
Sto per andarmene, quando lo sguardo mi cade su un libbriccino lurido e consunto. Carmina noctis. Sto per rimetterlo al suo posto, dato che se la memoria non mi inganna quel titolo è scritto in una lingua morta, forse maegon, ma poi vedo che all'interno si alterna un miscuglio di lingue abbastanza riconoscibili. Che strano. Si tratta di poesie, ma quello che attrae la mia attenzione sono le centinaia di miniature raffiguranti occhi che istoriano le pagine. Dev’essere un libro molto antico e prezioso. Ipnotizzata, sfoglio le pagine finché una miniatura raffigurante un paio di occhi rosso rubino mi ghiaccia il sangue. E’ solo un disegno, ma sembra uscire dalle pagine tanto è ben fatto. E quello sguardo è indescrivibile.
Chiudo il libro di scatto non appena i miei occhi associano l’immagine alle lettere scritte in caratteri a rilievo poco sotto: Ahriman.
Mi insulto per la mia vigliaccheria, e riapro il libro alla pagina incriminata, cercando di decifrare la lunga e complessa poesia scritta a caratteri fitti.
Non ci capisco molto, ma quei versi strambi sembrano contenere tracce di una verità nascosta riguardante il Buco del Diavolo.
Stando al misterioso poeta, l’Ahriman non è un essere immortale. Ahriman è il nome dato al tenebroso potere che permea Baathos e si riversa nel mondo tramite il Buco del Diavolo, un potere che vive di vita propria e che cerca le sue incarnazioni negli esseri più potenti e malvagi su cui riesce a mettere le sue grinfie. Una forza capace di garantire al suo detentore un potere inimmaginabile e la conoscenza per perpetrare un’esistenza lunghissima, ma non immortale. Sempre secondo il poeta ignoto, attualmente regna su Baathos il terzo Ahriman. Ma quanto sarà vecchio questo libro?
Cerco febbrilmente nelle pagine successive qualche altro indizio, ma non trovo che una parola ripetuta ossessivamente, qualcosa come “ykrr” o giù di lì. Frugo disperatamente nella memoria in cerca delle nozioni linguistiche studiate a scuola, e da qualche parte nel mio cervello questa parola è associata a “ciclo”, anche se dubito che c’entri qualcosa con l’Ahriman, a meno che l’Ahriman sia una donna e che soffra la luna...Mi viene da piangere per la bassezza dei miei pensieri e mi chiedo se dopotutto quel poeta strambo sia affidabile.
Qui parla anche di enigmi, del fatto che l’Ahriman sia talmente certo della sua invincibilità da stuzzicare talvolta le sue vittime sottoponendole a torture psicologiche e costringendole a giocare con lui a un gioco perverso di indovinelli; a quanto pare è stata la salvezza del poeta pazzo, che risolvendo l’enigma dell’Ahriman è riuscito a fuggire dal Buco del Diavolo e scrivere quei versi criptici.
Sbuffo scocciata. Se davvero è così, poteva anche scrivere in modo più chiaro.
Nessuno dà retta a un poeta picchiatello, penso infilando il libo di malagrazia nello scaffale.

- Ehi tu! Sgualdrinella! Cosa credevi di fare, eh?

Merda.

dividersemplicecopia_zps2324af6a


- NOOOOOOOOO!!!

Il grido di Amarantha squarciò l’aria mentre la lancia di Ged colpiva il viso di Chrysotemis. Una potente esplosione lo scaraventò all’indietro, mentre una fiamma bluastra parve avvolgere la Madre ancora immobile da capo a piedi.

- Pazzo! Che tu sia maledetto! - la vestale era sconvolta dall’insensato attacco di colui che credeva un alleato verso non già la fonte delle loro sciagure, l’Ahriman, ma verso la donna che li aveva guidati e che avrebbe dovuto proteggerli, prigioniera di un maleficio più grande di tutti loro.

Osservò con sgomento Chrysotemis brillare per un istante di quella strana luce blu e poi cadere a terra di schianto. La maschera era intatta. Dunque era vero ciò che si narrava di quei potenti manufatti: niente e nessuno, se non la morte stessa, poteva strapparli dal volto di coloro che li portavano. Amarantha rabbrividì.
Quale sofferta decisione, quale misterioso senso del dovere portava le vestali più stimate a negare per sempre il proprio viso, la propria identità nel nome di un sacro vincolo che le avrebbe accompagnate tutta la vita? Aveva sempre pensato che diventare Madre fosse un onore, ma ora iniziava a vedere il terribile peso che le grandi sacerdotesse portavano con sé.

Chrysotemis giaceva al suolo come priva di sensi, chi poteva dire se per il colpo inferto da Ged o per la lunga prigionia nel bozzolo dell’Ahriman. Ma sicuramente l’imprevedibile attacco del sacerdote aveva sortito l’effetto di distruggere l’impenetrabile barriera che li divideva dalla Madre. Amarantha svincolandosi dalla stretta protettiva di Roderith si precipitò verso di lei, sfidando la paura di una simile vicinanza alle presenze demoniache, che però la lasciarono fare. Sembrava che l’attacco di Ged fosse stato tanto folle e dissennato quanto inaspettato e scioccante tanto per i suoi compagni quanto per i demoni: Helaayne e Jaahya osservarono Amarantha con una certa curiosità, mentre la ragazza trrascinava il corpo esanime di Chrysotemis lontano dalla sinistra triade composta da bambina, fanciulla e Ahriman.
La adagiò sulla terra brulla e tamponò le sue ferite con delle gocce contenute in una boccetta che aveva con sé, e la Madre riprese a respirare, seppur ancora priva di sensi. La vergine sospirò di sollievo: doveva ricordarsi di ringraziare Freya per quella pozione, una volta tornati a casa.
Casa...Per la prima volta quel pensierò tornò a sfiorarle la mente come un balsamo luminoso, una piccola fiammella di speranza che bastò a scaldarle il cuore.
Ma quella parentesi di calma durò solo un istante.
La voce dell’Ahriman echeggiò nelle teste di tutti loro con il fragore di un tuono.

- Non...volete...giocare...CON ME?!

Un boato scosse la terra, mentre nere nubi si addensavano all’orizzonte. La visibilità si abbassò nettamente, come durante una sera tempestosa.

- NON VOLETE...GIOCARE...CON ME??!!

Il picco di roccia iniziò a crollare e a sgretolarsi come in preda a un terremoto che crebbe d’intensità fino a diventare insostenibile. Jaahya cadde a terra, mentre Helaayne riuscì a mantenersi salda in piedi solo grazie al fatto che la sua pelle sembrava essersi trasformata anch’essa in indistruttibile roccia.

- Allora giocherete con le mie bambine! - gridò l’Ahriman, la cui voce si era mutata in un piagnucolio lagnoso ben diverso dal tono roboante di prima. Amarantha vide con orrore la trasformazione del picco di roccia in qualcosa di completamente diverso, in qualcosa di grottescamente umano...Braccia, gambe, e una testa orribilmente sproporzionata che troneggiava su quella che inequivocabilmente era la figura di un gigantesco bambino dall’aria furibonda. I suoi strilli, così inquietantemente simili alle innocue grida di un neonato, erano tanto acuti da perforare il cervello a chiunque; Amarantha gemette di dolore tappandosi le orecchie, ma non servì a nulla. Non poteva scappare da quell’orribile suono che le bruciava il cervello e le intorpidiva le membra. Si chinò sul corpo esanime di Chrysotemis, e iniziò a pregare in lacrime.

Se quella era la fine voleva prepararsi di fronte a T’al.

A pochi metri da lei, la trasformazione di Helaayne era impressionante.
In quei pochi minuti sembrava cresciuta di statura di qualche spanna buona, e il suo aspetto era solo in apparenza umanoide: i suoi occhi rosso rubino risplendevano come stelle sulla sua pelle, che già all’apparenza coriacea, era diventata nera e marcescente.
La creatura gridò qualcosa che poteva lontanamente suonare come “Non voglio!”, ma che molto più probabilmente era un ringhio feroce, quasi completamente disumano.
Contemporaneamente al suo grido, qualcosa accadde.
Ormai era buio pesto, e fu davvero difficile vederli arrivare: una violentissima scarica di fulmini di energia oscura si abbatté su tutti i presenti, incendiando la terra brulla di fiamme nere.
L’Ahriman bambino rideva come un forsennato, aumentando se possibile l’effetto raccapricciante della scena; come se non bastasse, quello che sembrava inequivocabilmente sangue prese a colare da sotto la maschera di Chrysotemis, gocciolando sulla terra riarsa e tingendo di rosso la sua pella già ferita..
Ma non c'era tempo per lei: dopo alcuni istanti le fiamme presero vita modellandosi in corpi sinuosi di demoni tentatori, donne e uomini nudi che si avvinghiavano ai malcapitati sussurrando loro orribili ricordi, rievocando incubi e mostrando loro terribili immagini di amici e familiari devastati dalle sevizie più orrende, immagini che sembravano così reali e veritiere...ma erano solo illusioni, premonizioni oppure quell’orrore era già in atto nelle vite dei loro cari mentre loro perdevano le loro stesse vite in quell’inferno?


Mio Dio, se ardeva! ...Ma le forme immense
che si levaron nella luce folle
ci han segnato la vita col terrore.






Eccoci alla battaglia campale della quest; nel vostro lungo turno in confronto avete scelto di giocare di forza piuttosto che d'astuzia e spero che questo non vi si ritorca contro, date le esigue forze che avete ancora a disposizione. Ma non tutto è perduto, coraggio!
Eccovi un riepilogo degli attacchi che l'Ahriman vi muove contro:
1) il terremoto è un attacco fisico ad area di potenza alta.
2) le strilla del bambino contano come un critico psionico ad area
3) i fulmini neri, opera apparentemente di Helaayne, contano come critico ad area
4) le allucinazioni provocate dai demoni contano come una malia psionica alta, che però non fa danno - solo effetto.

Amarantha ha trascinato Chrysotemis un po' lontano rispetto a dove stava prima, più vicino a voi; inizialmente solo Roderith nota il sangue che le cola da sotto la maschera (vedi fine post). La botta che Ged ha dato alla Madre non l'ha ferita, solo stordita, oltre ad avere l'effetto di distruggere il bozzolo nel quale era rinchiusa.

La prima parte del post è una scena gdr con Freya protagonista (vedi primo post della quest) in cerca di informazioni sulle sorti delle sue amiche. Qua e là compaiono piccoli dettagli che dovrebbero aiutarvi ad avere un quadro più ampio sulla storia dell'Ahriman.

So che è un momento critico ragazzi, per qualunque domanda ci vediamo in Confronto! Avete tempo fino a lunedì 10 per postare.
 
Top
view post Posted on 6/11/2014, 22:38
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,427
Location:
Palermo

Status:


SURGUN-ZEMAT,
Akeran

Pazzo! Che tu sia maledetto!
tuonò Amarantha, con una voce che non aveva mai sperato di sentir udire dalla ragazza. Mai come allora Raven avvertì il fardello del dono di T’al pesare su di lei. La sua vista non era altro che un puzzle di suoni che la sua mente doveva ricostruire, ottenendo così un’immagine che era già diversa da quella che gli altri potevano vedere: appena tutto le fu chiaro, la donna già udì il tonfo secco del corpo di Crysothemis, che raggiungeva il suolo inerte. Era troppo tardi. Mai come in quel giorno rimpianse l’immediatezza della vista, rispetto alla vacuità della sua lungimiranza.

A quel terribile rumore seguirono i passi della giovane vestale. Ma Raven non aveva la forza d’animo di Amarantha, tipica della sua giovane età; la disperazione la pervase lentamente, come un veleno, per la gioia dell’Ahriman. L’anziana vestale iniziava a pensare che dopotutto né lei né il dono di T’al potevano impedire che le cose precipitassero verso il peggio: fin dall’inizio lei, Chrysothemis, Jaahya e Amarantha erano state incluse in quel terribile ed inevitabile disegno, ed era un tipo di condanna da cui non esisteva fuga. Ed era per Jaahya, Amarantha e Crysothemis che le dispiaceva, non tanto per sé stessa; avrebbe voluto dar loro la consapevolezza che aveva lei, che solo in un primo momento aveva sperato che le cose potessero andare diversamente… e non fino alla fine. Tuttavia guardare inerme il male dell’Ahriman emergere in superficie era forse più terribile di vedere tutte le proprie speranze infrante dalla forza di quello stesso male.

E così Raven attese, silente, che la furia del mostruoso demone si scatenasse su di loro. Debolmente la sua mano ossuta e rugosa cercò Amarantha, cercando di regalarle un ultimo conforto; ma prima che riuscisse a trovarla la voce dell’Ahriman si levò a frustarli tutti, seguita da un terribile boato, e poi la terra si infranse come vetro. Il cuore della donna iniziò a battere sempre più forte dentro il suo vecchio involucro, e infine le insopportabili strilla dell’Ahriman, simili al lamentoso pianto di un bambino, invasero la sua mente. Dalle sue labbra emersero deformi lamenti di dolore, ma in quell’assordante frastuono la donna riusciva ancora a sentire, impercettibili, la voce di Amarantha e il silenzio di Chrysothemis.

Nella disperazione confessò a T’al che avrebbe voluto tanto riavere la vista, solo per quel momento, per poter condividere con Amarantha il trauma delle immagini che la bambina stava vedendo… per poter sopportare insieme a lei il peso della fine che le stava schiacciando. Istintivamente le sue mani raggiunsero le cavità oculari; forse, scavando, avrebbe trovato nuovi occhi con cui vedere. Ma era solo un’illusione. Allora Raven si chinò al suolo freddo e iniziò a pregare con decisione.

Se quella era la fine doveva prepararsi di fronte a T’al.

--

 
Top
Wolfo
view post Posted on 11/11/2014, 00:52





Fetiales
Thàr


Z18bS


Fu terribile.

- Non...volete...giocare...CON ME?! -

La terra iniziò a tremare, scossa da un boato assordante. Ged non riuscì a trattenere le lacrime, consapevole di essere il responsabile dell'inferno che rapidamente andava a crearsi. Il picco di roccia si sgretolò rapidamente, mentre la giovane Amarantha - furente - portava in salvo l'anziana Madre.

- NON VOLETE...GIOCARE...CON ME??!! -

La voce dell'Ahriman, ricolma di odio, travolse la mente del sacerdote, facendo vacillare la sua fermezza. Le lacrime scesero copiose sul suo viso, affannato e preoccupato.
- No... - sussurrò a se stesso, mentre il terremoto diventata sempre più forte. La paura divampava sui suoi compagni, afferrandoli nella sua terribile morsa. Ged aveva commesso l'errore di sottovalutare la bestia, mettendo in pericolo le persone a cui voleva bene; in quei giorni si era affezionato alle due giovani Vestali, e al carattere indomito e coraggioso del suo gruppo. Non poteva permettere che morissero per colpa sua; si sarebbe sacrificato per proteggerli.

Chrysotemis era libera, ma a quale prezzo?

- Perdonami Amarantha... ti ho deluso. - la terra sotto ai suoi piedi iniziava a sgretolarsi e, prima dell'inevitabile, il sacerdote fu costretto a chinarsi, poggiando entrambe le mani a terra.
- Perdonami! - urlò abbassando il capo in segno di umiltà, mentre una gigantesca cupola dorata nasceva dal suo corpo esausto. Non riusciva a smettere di piangere; lo scudo riuscì a difendere i suoi compagni, ma la furia dell'Ahriman era terribile, non si sarebbe fermato a un misero attacco. Il sacerdote corse verso la giovane Vestale, con lo scopo di concedersi per un bene più grande. Raggiunse Amarantha con affanno e, prima dell'ira della bestia, disse: - Se conosci un modo... usalo. Anche a costo della mia vita. -

Se la Vestale era a conoscenza di qualche incantesimo, Ged ne avrebbe pagato il prezzo.
Era colpa sua, e di nessun altro.

Negli istanti successivi il picco di roccia mutò, andando formare l'orribile corpo di un bambino, che iniziò a urlare incessantemente. Fu un suono assordante, che fecero impazzire Ged, il qualche fu costretto a tapparsi le orecchie con entrambe le mani. - Basta, BASTA! - gridava, mentre avrebbe voluto strapparsi i timpani e non udire più nulla. Era l’Ahriman, che bruciava le loro menti con la propria voce.

L'inferno aveva raggiunto il suo apice.

Una pioggia di fulmini cadde in tutta la zona, incendiando il terreno con feroci fiamme nere. Ged era terrorizzato, non riusciva a capire cosa stava accadendo, e aveva difficoltà ad aprire gli occhi. Temeva ciò che avrebbe visto; temeva di vedere i cadaveri dei suoi compagni, sovrastati dalle risate del demone.
Le stesse fiamme che decoravano il campo di battaglia mutarono, dando vita a immagini orrende e familiari. Il sacerdote giurò di vedere il proprio maestro, Estariol, mentre veniva divorato da decine di demoni famelici. Gli sembrò di vedere il suo maestro che, incapace di resistere al dolore, tentava disperatamente di uccidersi...
...e urlava. Urlava il nome di Ged, maledicendolo.


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

Stato fisico: indenne;
Stato psicologico: danni alti in seguito alle urla del bambino;
Energia: 10%;

CS: 3 (1 istinto / 2 astuzia);

Equipaggiamento: Lancia, armatura naturale;

Note: Tecnica media ad area per proteggere tutti dal terremoto (che fa danno medio a testa); Ged ora è allo stremo delle forze, dubito che riuscirà a resistere ad altre offensive ^^"
PS, Ged si offre volontario per qualche rito strano della Vestale (sempre se conosce qualche incantesimo utile per l'occasione), ed è disposto a pagarne il prezzo per salvare la vita di tutti.
Ho segnato solo il danno psionica delle urla, dato che il buon Rod ci difenderà dai fulmini :asd:

- - - - - - - - - -


Passive:

- Ged ha ereditato dalla prestigiosa razza dei draghi un intelletto sorprendentemente acuto, che gli permette di ricordare anche i più infimi dettagli del suo passato.

- Nel caso in cui Ged si dovesse trovare innanzi ad una illusione, indipendentemente dalla natura di quest'ultima, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola. Non si lascerà ingannare dalle più banali illusioni, riuscendo a distinguerle sempre per ciò che sono.

- Il sacerdote vanta di una normale difesa psionica passiva.

- Qualsiasi difesa ad area richiamata da Ged - che sia magica, psionica o fisica - vanterà di un potere difensivo pari al consumo speso.

- Passiva di fiducia per Ged che sarà valida fino al termine della giocata; di riflesso, tutti i compagni tranne Eliphas lo vedranno come un punto di riferimento, una sorta di leader e protettore.


Attive:

[...] Allo stesso modo, il sacerdote potrà usare questo potere per generare una difesa ad area, creando una barriera attorno sé (e ai suoi alleati) al fine di contrastare un’offensiva nemica. Questa tecnica, come la precedente, è di natura magica e prevede un consumo di energia variabile. La difesa eretta avrà le sembianze di una semplice e abbagliante cupola (dal diametro di circa dieci metri), e proteggerà - per una sola azione - tutti quelli che staranno all'interno di essa. [ 1x difesa media ]

 
Top
Roderith
view post Posted on 11/11/2014, 03:10




-- Thàr --





n0kcrd
Passò meno di un istante da quando le lacrime del ragazzo bagnarono il giovane volto della vestale ferita, al momento in cui la stessa riaprì gli occhi posandoli su quelli del salvatore. Lo sfiorò con un gesto carico di calore, simile allo stesso portato da Selene qualche attimo prima, ma talmente puro e ricco di sincero affetto e gratitudine da infondere in lui nuova forza che parve farlo risplendere di luce propria, di emanare un'aura di rinnovata sicurezza talmente decisa che il vecchio maestro non poté non restarne colpito. Si chinò sulla ragazza, pronto a sincerarsi delle sue condizioni, tuttavia non ne ebbe il tempo poiché tutto ciò che li aveva circondati fino a quel momento iniziò a distorgersi, a sgretolarsi ed infrangersi, sino a spirare del tutto; al suo posto un rosso cielo illuminava innaturalmente una landa deserta che affacciava su di un ciclopico gorgo infernale.

'' La Seconda.. ''

Roderith rimase esterrefatto. Un potere tangibile, pesante e soffocante permeava l'aria attorno a loro mentre quell'infinito gorgo produceva suoni innaturali nel suo moto perpetuo. In quell'istante capì che se le leggende dell'ordine fossero veritiere -e non aveva dubbi sulla loro attendibilità- non poteva biasimare il fondatore per aver fallito nel chiudere la porta al regno inferiore, non avrebbe potuto incolpare nessuno per tale fallimento. La seconda grande porta di Theras disponeva di un potere troppo grande, sia per il fondatore, sia per lui e forse -temette il custode- per qualsiasi futuro maestro dell'ordine. Tornò all'urgenza del presente e li vide, vide tutti coloro dai quali il suo gruppo si separò poche ore addietro: dama Raven, Kirin, Robert tutti a pochi passi da lui, come se non si fossero mai divisi. Infine il suo sguardo si posò sull'unica cosa sulla quale qualsiasi sguardo non appartenente ad un custode avrebbe dovuto posarsi fin dal principio.

<< Ben arrivati, finalmente. >>

In tal modo esordì quella moltitudine di voci proveninte dall'innaturale scena che si presentò dinnanzi ai pellegrini. Roderith non seppe cosa pensare nel vedere il corpo nudo della veneranda madre, poiché mai avrebbe trovato appropriato il termine ''venerando'' -che tanto spesso si associa all'idea di vecchiaia- con il giovane fisico della donna, tristemente martoriato. In gioventù, e in un differente contesto, sarebbe potuto arrossire ad una tale vista, ma non ora, non avendo vissuto così a lungo e non dinnanzi alle orbite fiammeggianti che la sovrastavano.

<< Ho gradito il vostro gentile dono...Non tutti gli avventurieri mi concedono una fanciulla tanto graziosa in pegno. >>

La voce e la risata che ne seguì provenirono dalle piccole bocche di due fanciulle, una bambina ed una ragazza, distorte dalla corruzione. Sulla più grande delle due posò lo stanco sguardo quando questa si propose in un poco decoroso inchino verso uno dei due ragazzi non molto distanti, quello che portava il nome di Robert.

'' Non può essere.. '' Pensò il monaco stringendo i pugni e serrando i denti per l'impotenza ed il senso di fallimento che lo invasero. Poté sentire Selene sussurrare inconsapevolemente quel nome.. La ragazza doveva essere sconvolta, aveva stretto un bel legame con la giovane e la sorella.

'' Amarantha! ''

Il custode volse rapido il proprio sguardo verso la giovane vestale e rimase sorpreso di come nei suoi occhi non si leggesse alcuna paura. Certo, vi si poteva scorgere un'infinita tristezza, ma la naturale disperazione di una tale scoperta era sostituita da una tutt'altro che naturale determinazione e risolutezza. Qualcosa doveva essersi spezzato nella giovane, la quale pareva essere già consapevole del fato della sorella come di molte altre cose, e ciò sembrava avergli donato una strana forza di spirito.

<< E ora che siete tutti qui, e avete conosciuto le mie... creature... Ditemi, che cosa siete venuti a fare fin qui? >>
<< Cosa vogliamo, ci chiedi? La nostra Madre, prima di tutto. Cosa le stai facendo? >>

I sospetti del custode parvero fondati, Amarantha prese la parola rivolgendosi al mezzo tramite il quale l'Ahriman parlava -il demone che fu sua sorella- e né la sua voce né il suo sguardo parevano incrinati dal timore.

<< La sto tenendo in vita, sciocca ragazza. Una vita molto migliore di quella che potrebbe avere in quell'insulso...tempio. E lei tiene in vita me. Tanto potere...Tanto magnifico potere... >>
<< Con o senza di lei, noi siamo qui per sua volontà. Una sola parola: Tẖạ̉r! >>

Una risata talmente potente ed insistente da far duolere le orecchie si sollevò dalla bambina, dalla ragazza e dagli occhi di brace.

<< Tẖạ̉r? Tu, piccola strega di città, proprio tu osi pronunciare l’arcana parola nella lingua della prole oscura? >>

Roderith ammirò la durezza con la quale Amarantha sostenne la provocazione, seppur non potendo fare a meno di pensare che tale
spavalderia derivasse dalla mancata prudenza, tipica della gioventù, verso un potere più grande di se.

<< E così sia. Ma è casa mia, e mie sono le regole. Risolvete l’enigma, e avrete la vostra vendetta. Fallite nel tentativo, e la vostra preziosa Madre rimarrà a farmi compagnia per un po’. Accettate? >>

Così infine decretò il demone. Vi fu un istante di silenzio che venne rotto improvvisamente da Robert, nel cui tono si poté scorgere una marcata e gelida nota d'indifferenza.

<< Cosa vuoi che faccia? >>

Roderith in cuor suo aveva capito, l'inchino di Jaahya era stato sufficentemente eloquente senza bisogno di essere supportato da quella frase, tuttavia, quasi in un automatismo, il maestro non poté fare a meno di rivolgersi al giovane con sguardo severo.

<< Ragazzo, spiegami che significa quel gesto. >>
<< Sei sordo, vecchio? Non hai sentito la parte della concessione della graziosa fanciulla? >>
<< Vecchio.. >>

La risposta fu così oltremodo disinvolta da far crescere nel monaco un impeto di rabbia, frenato al suo culmine dall'intervento dell'altro giovane, Kirin. Ad ogni modo sarebbero state inutili le morali, concluse il maestro; era davvero invecchiato.

<< Mastro Roderith, lui era perduto sin dal principio. Semplicemente non abbiamo avuto la saggezza di cogliere i segnali lungo il cammino. >>

La voce del ragazzo era distaccata, assente, come se tutto ciò che stesse accadendo fosse di una naturalezza talemente monotona da privarlo di ogni emozione. Roderith lo fissò a lungo, provava una strana sensazione verso quel giovane, alla quale non sapeva attribuire né definizione né motivazione. Lo stette semplicemente ad ascoltare quando si rivolse al demone.

<< Tẖạ̉r... la vendetta di Zaide o la tua vendetta? Non cerco l'inganno, ma la verità che si nasconde nell'ultima volontà della Strega di Taanach. Tu conosci la mia reale essenza, non è vero? Quali siano le mie priorità, le hai lette nel cuore di Helaayne. Il solo destino della Reverenda Madre non è un'equa scommessa. Parli di casa? Perfetto! Seguendo la tua logica anche io gioco in casa, per cui vorrei fare una piccola aggiunta alla tua proposta. Helaayne e Jaahya torneranno con noi, senza inganni, non soltanto la Reverenda Madre. Non sono giocattoli. Essere un demone non significa perdere il libero arbitrio, la propria umanità. Che ne pensi? >>

'' Essere un demone.. '' Roderith non poté negare di essere colpito da tale rivelazione, tuttavia non ci mise molto a convincersi che non era quella la fonte del turbamento verso i suoi confronti. Calò un profondo silenzio e l'irrequietezza di Roderith aumentò, sta volta non era verso Kirin. No, non si trattava di paura, quanto più di un'inquietudine alla quale, di nuovo, non ebbe il tempo di attribuire spiegazione, poiché l'Ahriman riprese a proferir parola.

<< La Madre... la bambina... e la mia nuova giovane adepta? Che carattere, il ragazzo! >>

Una nuova fragorosa risata scoppiò dal nulla ma non durò a lungo ed al termine della stessa, colei che fu Jaahya mosse dei lenti passi verso la sorella. Non riuscì ad udire le parole che rivolse ad Amarantha, tuttavia la beffarda espressione era scomparsa dal suo volto; il custode era certo fosse la giovane fanciulla a parlare, non il demone. Poco dopo, l'essere tornò accanto alla bambina ed alla madre, ed una nuova ondata d'ira colpì il monaco. Cos'era successo a quelle ragazze, alla madre, a Jaahya ed alla piccola sconosciuta, che maleficio aveva operato quel demone su di loro? In quel momento si ricordò anche della foresta, delle urla e di sua figlia.

<< Risolvete il mio enigma, sciocchi, e potrete riprendervi ciò che chiedete. >>

Lo sguardo del fu-cavaliere si fece severo e fissò senza timore gli occhi fiammeggianti che li sovrastavano.

<< Dunque devo ringraziare te per il simpatico scherzo di poco fa. >> Disse sfoggiando un'espressione difficilmente interpretabile.
<< Tieni fuori le ragazze, quanto a me... fai del tuo peggio bestia, sono pronto. >>

Il ricordo delle urla della sua bambina, il ricordo dell'impotenza provata in quella foresta, il febbricitante bisogno di ergersi a salvatore della figlia essendone allo stesso tempo impossibilitato, fece scordare al vecchio monaco ogni nozione di prudenza. Non voleva intimorire il demone, non vi sarebbe comunque riuscito, ma voleva comunque spingerlo a manifestarsi per fargli del male, in questo modo avrebbe a sua volta potuto colpire e sfogare la propria rabbia su qualcosa di più di un paio d'occhi evanescenti. Nulla si manifestò, tuttavia parve che la frase del monaco fosse il segnale che l'Ahriman aspettava tanto voracemente; fu allora che Ged prese parola.

<< La mia vita per la tua libertà. Se indoviniamo, tornerai nella tua tana, e ci rimarrai per sempre. In caso contrario, avrai me. Potrai torturarmi, uccidermi, e fare tutto ciò che vuoi... ma lascerai andare gli altri. >>

Queste parole rimasero impresse a Roderith; queste, assieme al supporto verso il giovane che immediatamente provenne da Kirin. Nel frattempo, quell'indecifrabile sensazione non abbandonava il monaco ed anzi, cresceva.

<< Molto...nobile, da parte vostra. Ma il mio guadagno con la vostra vita sarebbe misero...Se voi poteste assaporare il potere della vostra cara Madre sareste d'accordo con me. Non getterò la vostra offerta, stranieri. Ma il patto è questo: sciogliete l'enigma, e riavrete la vostra sacerdotessa e la bambina sane e salve. Fallite, e non vedrete sorgere la prossima alba. Ma che io ritorni sottoterra...No, straniero. Non senti la forza della corruzione morderti il cuore? La senti, non è così? Ebbene, è una forza che si è liberata molto tempo fa, e che ora è impossibile richiamare. Ma avrete il vostro premio: la mia piccola shabaha, che tanto fedelmente mi ha servito in questi anni, tornerà alla vita con voi. Prendere o lasciare. >>
<< Ma ora parliamo di cose serie! Se loro vincono, la vecchia e la piccola sono salve... Per quel che mi riguarda puoi divertirti fino alla noia con loro, ma ciò che davvero mi interessa è...cosa ci guadagno io? >>

La voce di Robert si fece presente prima che quella parentesi potesse chiudersi e l'Ahriman non parve trovarlo di suo gradimento poiché, in risposta, scagliò sul giovane una miriade di creature d'ombra delle quali gli attacchi il giovane parve accettarne a capo chino lo strazio. Per un singolo istante Roderith provò l'impulso di soccorrerlo, ma svanì in fretta. Non riusciva a decifrare quel ragazzo che sin dal principio parve starsene ai margini del quadro che si stava creando, ma che da quegli stessi margini influenzava malsanamente l'opera, distorcendone le forme. Si chiese a cosa la sua presenza in quel luogo avrebbe portato nell'immediato futuro. Nemmeno gli altri membri della spedizione mossero un dito per lui; dovettero essere giunti alle stesse conclusioni del custode. Fu proprio nel mentre che tali pensieri affluirono copiosi nella testa del vecchio guerriero che Ged, il giovane sacerdote, caddé a terra sulle proprie gionocchia, farfugliante. Roderith non poté muovere neppure un muscolo che un ronzio assordante gli penetrò la mente e, da un vortice di parole sconnesse, prese forma una strofa di una qualche malata composizione.

Un boccio di rosa è perfetto
quando nient’altro
ne offusca la bellezza.
Solitario, algido e magnifico.
Morte al verme che ne ha corroso il cuore.


Si premette le mani sulle tempie, come a voler arginare tale persistente dolore e, dopo un'istante che al monaco parve esser durato ore, tutto cessò. Selene era al suo fianco, tentando di reggere l'immensa reliquia d'ossidiana sfuggita al custode in preda al dolore ed al tempo stesso di assistere il padre come meglio poteva, con aria preoccupata. Il volto sudato di Roderith posò lo stanco sguardo dapprima sulla figlia, per rassicurarla ed infine sul ragazzo, ora rialzatosi; egli non era l'unico. Sentì Kirin parlare al giovane ed in seguito all'Ahriman, tuttavia il custode riuscì solamente a captare il termine del dialogo, il quale, parve avere come soggetto il giovane uomo di nome Robert.

<< ...appartiene ancora al nostro gruppo, sebbene i suoi obiettivi differiscano dai nostri. Ridurlo in fin di vita è solo un divertimento momentaneo. Se crolla, se muore, ti rimarranno delle ceneri prive di valore. La sua anima è oscura, ma non ti appartiene, non ancora. Ha assaporato una parte del tuo dono, ora deve meritarselo. Le regole che hai stabilito parlando di una sfida, di risolvere un enigma. E' il nostro vincolo, il tuo vincolo. >>

<<strappare l’edera dalla rosa,
ecco la via
per spezzare l’ultimo legame
della malia. >>


Ged fece in modo che tutti potessero udirlo. Roderith lo seguì, chiuse gli occhi e recitò quelle stesse parole che poco prima lo costrinsero al dolore.

'' Morte al verme che ne ha corroso il cuore.. ''
Ripensò intensamente a quella frase, posando dapprima i propri occhi cinerei sulla povera Jaahya, vittima della spietatezza di un giovane e dell'impotenza di un vecchio, ed infine su Robert. Era conscio del fatto che la sua poteva risultare una deduzione troppo semplicistica, tuttavia non poté non rifletterci, così come non poté evitare di rivolgere al meritatamente torturato quella frase:

<< Lo farei con piacere, un piacere da tempo dimenticato.. ma non ti darò questa soddisfazione >> Scandì il termine rivolgendosi agli occhi di brace dell'Ahriman.
<< Fatti pure sotto, vecchio! Ho affrontato di peggio in vita mia...>>

Questa fu la risposta del giovane, accompagnata da uno sputo di sangue nella sua direzione. L'espressione del monaco si fece, se possibile, ancor più severa, divenendo al pari di quella di una fiera intenta ad osservare un cagnolino inveirle contro.

<< Non ti ritengo degno nemmeno di essere preso a schiaffi ragazzino ma non tentarmi. Ho notato di essere estremamente volubile in queste ore. >>

Si limitò ad ignorare lo sguardo ricolmo d'odio che ricevette in risposta, soffermandosi con maggior interesse su quello del ragazzo-demone, Kirin. Sin dal principio il monaco aveva notato come negli occhi del giovane si accendesse una fin troppo grande nota di dolore quando questi si posavano sulla piccola creatura poco distante da loro.

<< Chi è quella piccola, ragazzo? Non ho potuto fare a meno di notare il modo in cui l'hai guardata poc'anzi.. Cosa puoi dirmi di lei? >>

<< L’amore crea catene,
vincoli marci e putridi.
Spezzatele, distruggetele.
Uccidete chi ha teso il laccio
intrappolando la rosa dell’inferno
nella sua inconsapevole morte eterna. >>


Questa la sua risposta, mormorata con un filo di voce, quasi un sussurro. Diventò innaturalmente pallido, come in preda ad un incubo. Roderith ebbe l'impressione che il giovane non lo avesse nemmeno udito, ma prima che potesse sincerarsene questi parve destarsi e, dopo aver posato lo sguardo sulla creatura oggetto della domanda a lui rivolta, prese parola.

<< Helaayne, Mastro Roderith, è la figlia di Zaide. >> Esordì con un tono di voce meno distaccato. << Durante un periodo di crisi a Taanach me l'affidò affinché la portassi al sicuro. Alla bambina le disse di considerarmi come un fratello. A quel tempo non aveva un nome e la chiamai “Speranza”, perché era come un raggio di luce nella vita di Zaide. Quando ci separammo promisi a Helaayne che ci sarei sempre stato per loro. Purtroppo per sua madre non ho potuto fare nulla. Sono stato io a portare la Strega di Taanach al tempio delle vestali nella speranza che potessero salvarla. L'avevo trovata che versava in condizioni critiche e prima di perdere la lucidità mi rivelò che sua figlia era stata rapita. Ho imposto la mia presenza alla Reverenda Madre perché non condividesse da sola il gravoso fardello di onorare le ultime volontà di Zaide, ma non mi sono reso conto che sin dall'inizio, probabilmente, c'era qualcosa di profondamente sbagliato in questa missione. O forse non l'ho voluto vedere. Alla fine a me andava bene così. Avevo un motivo per andare avanti, per scacciare dalla mia mente il senso di colpa nei loro confronti. Quando il nostro gruppo si è diviso, ho incontrato la bambina nella foresta. Ho udito la sua voce e non ho visto nient'altro. Desideravo che almeno lei potesse vivere lontano da tutto questo. Restare umana... Ho sbagliato nel tentare di proteggerla mettendo a rischio la vita di Dama Raven. Non volevo aprire gli occhi sulla reale natura di Helaayne, perché è la mia stessa natura, un legame, forse, più forte del sangue. Ora conoscete tutti la verità. >>

I suoi occhi poi si posarono su Eliphas. Le iridi s'infiammarono di un rosso cremisi, con una naturalezza disarmante e con un'ira che mai avrebbe sospettato appartenere a quel composto ragazzo.

<< Ti assicuro che se fossi la creatura di un tempo avrei reclamato la tua anima per me. Avrei aggiunto la tua vita al patto suggellato con lui. Sei così accecato dal potere da non vedere oltre il tuo egoismo. Mi hai sottovaluto, non è vero? Pensando fossi un debole ragazzino che sarebbe stato dilaniato dai demoni che ci avevano circondato. Ho scelto io di non combattere mia sorella, ho scelto io di prendermi le ferite di Dama Raven per evitare che soccombesse a questo posto. Il potere dei demoni rende schiavi. Baratti la tua anima per cosa? Per un effimero sogno che svanirà non appena dovrai saldare il tuo debito? La corruzione non crea, la corruzione distrugge. Se sei disposto a diventare il suo giocattolo, prego, non sarò di certo io a fermarti. L'occasione per tornare con noi l'hai avuta, ma sembra che tu abbia deciso di non far parte del nostro gruppo. >>

Roderith ascoltò con grande attenzione il racconto ed il suo volto parve addolcirsi, non si aspettò una tale minuziosa confessione. Sapeva fin
troppo bene cosa provava il ragazzo, quell'impotenza, quella costretta rassegnazione verso qualcosa impossibile da cambiare, qualcosa che non dipende dal proprio arbitrio né dalle proprie gesta. Gli si avvicinò e gli posò una delle possenti mani sulla spalla, trasmettendogli calore e sostegno.

<< Grazie ragazzo. >>
In quel semplice gesto volle fargli capire di non essere solo, di non essere l'unico abitante di un mondo estraneo alle sue emozioni. Roderith perse la propria amata, Kirin perse Zaide. Kirin stava perdendo la sorellina, Roderith era quasi impazzito al pensiero di perdere la figlia. Probabilmente le similitudini non avevano il diritto di essere poste sullo stesso piano ma Roderith sapeva, sapeva e capiva. Infine, quando Kirin finì di rivolgersi all'interlocutore, Roderith aggiunse pacatamente:

<< Sei fortunato giovane, nonostante tutto trovi dinnanzi a te qualcuno che tenta di metterti in guardia dal sentiero che hai deciso di intraprendere, di fornirti le armi per difenderti da te stesso. >>

Il suo sguardo tornò severo.
<< Gioisci ed approfitta di ciò, poiché dopo quello che hai fatto.. >> s'interruppe per evitare che l'ira fino ad allora tanto faticosamente controllata fuoriuscisse. Tornò su Kirin, a voce sommessa.

<< Non sarò io ad ergermi a giudice.. ancora. Tuttavia ragazzo, sta in guardia, quella bestia potrebbe essere folle abbastanza da concedere lui ciò che tanto agogna.. con ciò che ne conseguirebbe, per il semplice diletto di vederci massacrare gli uni gli altri. >>

Passò lo sguardo su tutti i presenti, da Ged a Selene, da Amarantha a Raven, da Robert a.. Helaayne. Su quest'ultima fermò il proprio pensiero. Ripeté a memoria le tre strofe, quella di Ged, la sua ed infine quella di Kirin.

<< Ragazzo. >> disse a Kirin senza distogliere lo sguardo dalla bambina. << La rosa.. >>

Fissò gli occhi di brace dell'Ahriman con espressione minacciosa, colma d'ira trattenuta a fatica da una volontà ferrea.

<< Spero non sia ciò che penso maledetta bestia.. >> la voce era cavernosa, ricolma di tensione, come di una lupa pronta alla carica. Il monaco non ottenne risposta, ma fortunatamente non ebbe il tempo di dare sfogo alla propria frustrazione. Ascoltò Ged stilare le proprie congetture sulla soluzione dell'enigma e, successivamente, non poté non soffermarsi sulla dolce Amarantha, pallida in volto.

<< Dunque io...o Jaahya...siamo le vittime sacrificali? >>
Ancora quella sensazione, sempre quella sensazione.

L'ira montò nuovamente nell'animo del monaco. Instillare un simile terrore nel cuore di una fanciulla, il timore della morte, la consapevolezza di essere una marionetta all'interno di un gioco malato di un altrettanto malato essere.. No, inaccettabile.

<< Nessuno sarà la vittima sacrificale di nessuno bambina. >>

L'espressione voleva essere rassicurante, ma gli occhi grigi risplendevano dei fuochi dell'ira e su pari occhi di brace portò il suo sguardo.

<< Questo gioco malato consiste nel risolvere un enigma, non di esserne artefici, né di soddisfare le ambizioni di un essere troppo codardo per poter presentarsi di persona di fronte a noi. >>

Lo sguardo divenne apertamente ostile.

<< Non è forse così demone? Il patto era una risposta ad un enigma, null'altro. >>

Gli occhi dell'Ahriman si infiammarono udendo tali parole.

<< Quando imparerai a conoscermi, vecchio, saprai che le mie richieste non sono mai seguite da "null'altro". Non siete qui per negoziare. Brancolate ancora nel buio come topi ciechi, e avete solo due alternative: trovare l'uscita da soli e tornare a brulicare da dove siete venuti o venire sbranati dalle creature che dimorano nell'oscurità. >>

Vi fu una breve pausa, dopo la quale aggiunse:
<< O forse dovrei iniziare a... motivarvi, per indurvi a giocare con me? >>

Fu allora che successe. Un urlo, la sua Selene stava urlando, urlava di dolore; non come nella foresta, non stava accadendo nella sua mente, lo percepiva con il proprio udito. Si volse e vide la figlia contorcersi ed urlare per l'agonia, i suoi splendidi capelli in fiamme le provocavano una pena indicibile, come se ad ardere fosse la sua stessa anima e non solo le carni. Roderith sgranò gli occhi e scattò in preda al terrore verso la protetta ma non appena la tenne tra le braccia, pronto a prestarle soccorso, tutto tornò alla normalità. Un illusione, solo un'altra illusione. Selene, stretta nella morsa protettiva del padre si stringeva forte il capo, ansimante, terrorizzata, tentando di riprendersi da quel dolore talmente reale da renderle impossibile credere fosse il contrario, uno scherzo della propria mente. Pallido in volto, la fronte sudata e lo sguardo febbricitante, Roderith si voltò iracondo verso l'Ahriman ed urlò con voce talemnte roboante, cavernosa e gruttale da sembrare inumana.

<< Maledetto! Presentati nella tua putrida carne bestia infernale, lascia fuori mia figlia! Non me ne importa nulla se credi stia mettendo a nudo una mia debolezza, presentati dinnanzi a me! >>

Selene, destatasi improvvisamente dal proprio stato, lo osservò intimorita e preoccupata, mai prima d'allora ebbe assistito ad una reazione simile del padre. Roderith lo notò e cercò di riprende a fatica il controllo. Del sangue colava dalle grandi mani, rovinando a terra e lungo l'asta d'ossidiana, laddove le unghie, presse in una morsa di ferro, incisero la carne.
Si voltò verso la figlia ed Amarantha, parlando lentamente, non volendo cadere nuovamente in preda all'ira.

<< Perdonami Selene.. >>
Il tono possedeva una marcata nota di tristezza che il custode tentò di mascherare come meglio poté. Passò quindi ad Amarantha, questa volta ritrovando la compostezza per apparire come figura rassicurante.

<< Lo ribadisco, nessuno ti toccherà bambina. >>

Sì voltò lentamente verso Ged:
<< Saggezza è anche cedere il passo quando le proprie decisioni possano rivelarsi corrotte da sentimenti nefasti.. Mi rimetto al tuo giudizio giovane poiché ti sei guadagnato la mia fiducia. Ti chiedo di fare le mie veci con quella creatura fino a quando non avrò riacquistato la lucidità perduta >>

Si rivolse infine a Kirin.
<< Credo tu mi sia più simile di quanto appaia giovane, o per lo meno, ad una parte di me. Non muoverò un dito contro quella bambina, ne contro nessun altrA. >> Scandì in particolar modo il genere femminile del termine guardando con la coda dell'occhio prima Robert, quindi l'Ahriman.

<< Non conoscevo la tua Zaide così come non conosco quella piccola creatura, tu solo conosci ciò che entrambe realmente rappresentano. >>
Vi fu una breve pausa.
<< Ma la vendetta di una donna, sia anche il suo ultimo volere, non vale il sangue di una bambina, nemmeno se corrotto. C'è un solo sangue nero che desidero al momento.. >> Chiuse gli occhi ed afferrò con entrambe le mani la grande reliquia d'ossidiana che portava con se, ponendo la dinnanzi a lui. Fece dei respiri sommessi mentre dal turibolo della reliquia si sprigionò una nuvola d'incenso.

"Mi chiedo quale sia il senso di tutto questo."

Attorno a sé, voci e suoni, rumori privi di significato, distanti echi di un altrettanto distante mondo. Spesso il Maestro custode ricorreva alla meditazione per calmare il proprio animo irrequieto e mai come in quel frangente necessitò di tale pratica. Tutto attorno a lui era immerso nell'oscurità, solo l'odore d'incenso permeava i suoi pensieri ma finì presto per svanire. Ora era solo, non esistevano più demoni, vendette, corruttori e corrotti; poteva pensare lucidamente.

'' Quella sensazione.. Selene. È la mia Selene. Per la prima volta in diciassette lunghi anni sono stato io a metterla in pericolo ed ogni mio errore può esserle fatale. No, non centrano né l'ordine, né Theras, né tantomeno le volontà di una donna.. solo la mia bambina, mia figlia. Prudenza, ira, calma ed irrequietezza, questo non sono io, questo non è Roderith, non è il cavaliere d'acciaio né il Maestro dei custodi: questo è un padre, vulnerabile alla stessa motivazione che ne determina l'esistenza.. sua figlia, solo sua figlia. L'Ahriman lo sa, lui lo sa.. e su ciò farà leva per spezzare il mio spirito, se non vi è già riuscito. Selene.. tutto questo tempo, per tutto il viaggio pare essere stata un elemento marginale, sostituita nel suo ruolo dal folle desiderio di un uomo, di un vecchio, di portare pace alla memoria dell'amata, senza rendersi conto di come la sua vita, nonché quella di tutti coloro che lo circondano, dipende interamente dalla sua incolumità. Vi sono anche la giovane Amarantha, Jaahya e la Madre.. Perdonami Kirin, perdonami Zaide.. perdonami Dyana. ''

Fu la voce di Amarantha a destarlo dalla propria pace. Aprì gli occhi e la visone della realtà lo travolse come un fiume in piena: la luce lo accecò, i suoni da distanti tornarono a farsi presenti e l'odore di zolfo si sotituì all'incenso. Le tempie pulsarono brevemente dal dolore. La giovane vestale si scagliò su Robert in preda alla disperazione, lo implorava in un gesto d'isteria di rivelare la sua parte dell'enigma, di aiutarli, di salvarli. Udì l'inconfondibile suono di una lama estratta dal proprio fodero, suono che gli divenne fin troppo comune negli anni di servizio sotto gli Standguard. Istintivamente scattò in direzione della ragazza, afferrandola in tempo per separarla dal potenziale aggressore; qualche istante dopo, le schegge di un pugnale in frantumi volarono dalle mani del ragazzo.

<< Amarantha, sfogare la tua ira contro di lui non servirà a nulla. Tua sorella è stata corrotta, ma non condannata! C'è sempre una possibilità di scelta, anche per un demone. Per Jaahya c'è ancora speranza. Posso insegnarle ad accettare entrambe le sue nature e vivere fuori da questa prigione. >>

Era la voce di Kirin.
<< Sospesi nel tempo, nel cuore delle possibilità future. Dovremmo, forse, scegliere la via che la Rosa dovrà seguire? Donarle una natura unica, distruggendo ogni legame con il passato? >>

<< ORA BASTA! >> le urla di Ged li investì con la stessa potenza del suo campo di stasi, lo stesso che utilizzò poco prima all'interno della foresta, durante il dialogo con Estariol.
<< Tu... è il potere che vuoi, giusto? >> Disse rivolto a Robert.
<< Pensi davvero che il demone ti terrà con te? Sei proprio uno stupido. Quando avrà finito con noi, l'Ahriman divorerà la tua carne senza pensarci due volte. >>

Roderith stette in silenzio, Amarantha tra le braccia, ed ascoltò. Era tornato il Maestro dell'ordine dei custodi.

<< Dicci cosa hai visto, subito. Una volta fuori di qui, sarai libero di venderti a tutti i demoni che vuoi. >>
<< Tutto questo...è una perdita di tempo. Non ho intenzione di aiutarvi, soprattutto dato che non cambierà le cose. Voi non sarete in grado di fare ciò che lui vuole! >>

'' Una perdita di tempo..'' Per una volta il monaco si trovò d'accordo con quello sciagurato ragazzo.

<< Tu presumi troppo. Come fai ad essere certo che non saremo in grado di fare quello che lui si aspetta da noi? Inoltre, se davvero non cambierà nulla, perchè non rivelare la tua visione? O preferisci portare nella tomba il tuo segreto? >>

'' Tutto ciò non porterà a nulla.. ''

<< Ironico che anche tu voglia risolvere l'enigma! >> Fece un cenno al trio di donne possedute.
<< Tra aiutare voi o aiutare lui... beh la mia scelta è evidente! Ammetto che non è un alleato molto affidabile o leale ma...ci posso stare. >>
<< Io... potrei... provare. >>

La voce di Amarantha fu come un sussurro nel mezzo di quell'inutile baraonda. Debole, pallida e visibilmente tremante, la giovane veggente prese parola nel mezzo del coro maschile.

<< Ho un dono... o almeno questo è quanto mi è parso di capire in questo lungo viaggio. Potrei provare... a Vedere... a leggere nel cuore di... costui. >> Accennò a Robert con aperto disprezzo mentre sul volto di dama Raven si dipinse un espressione corruciata.
<< Nemmeno tu, ragazza, puoi comandare la Vista a tuo piacimento. Vestali ben più istruite di te impiegano anni per padroneggiare tale arte, e tu credi di poterci riuscire così, su due piedi! >>
<< Io... no, in verità. >> La fanciulla parve stringersi più forte alle vesti del custode che la cingeva.
<< Ho letto... Conosco un modo... Certo, non è proprio ortodosso ma... Credo possa essere la nostra unica soluzione. >>
<< Non vorrai dire... Non avrai letto il Codice Proibito, bambina... >>
Raven era inorridita, Amarantha annuì.

'' Ho ascoltato, ora è tempo di fare la mia parte ''

<< No bambina mia, non lascerò che possa finire corrotta pure tu accedendo ai recessi di un tale animo. Piuttosto.. >>

Sì alzò lentamente, quasi privo di qualsiasi espressione e si diresse verso il giovane stregone.

<< Piuttosto sarò io a farmi carico di un tale fardello.>>

Chinò l'enorme postura sul ragazzo quindi, con un filo di voce, sussurrò.
<< Poco fa mi sono ripromesso di stare calmo e farmi da parte, ma la cosa si sta protraendo più del dovuto e, detto da un vecchio e paziente monaco, ciò assume un tono ancor più veritiero. >> Fece una breve pausa ed accennò a lanciare uno sguardo alle proprie spalle, verso Amarantha e Selene.
<< Ascoltami ragazzo, ascoltami bene. So che non mi ritieni degno del tuo timore, così come so che non darai peso alla mia minaccia, ma sappi che il vecchio e paziente monaco potrebbe a breve cedere il passo ad un uomo che mai godette delle stesse virtù. Ti pongo dinnanzi ad una scelta Robert, se questo è il tuo nome. Collabora, aiutaci a risolvere questo enigma e lasciaci andare per la nostra strada, tu sarai libero di restare e disporre come preferisci della tua vita e del demone del quale agogni il potere. Il tuo acume nel risolvere il suo gioco potrebbe addirittura impressionarlo, poco importa. Nel caso contrario.. credo sappiamo entrambi come, nelle tue attuali condizioni, io possa disporre di te a mio piacere. No, non ti ucciderò, ma ti farò male ragazzo. Ti spezzerò le braccia, le gambe ed il dorso, ti renderò incapace di disporre del tuo corpo alla più semplice delle azioni, diverrai un verme, un vegetale incapace di apprendere quanto di applicare il sapere che tanto ricerca ed allora dubito i demoni da te tanto ammirati ti vedranno come un discepolo piuttosto che come un banale pasto. Sappiamo entrambi che il tuo narcisismo ti renderà incapace di vivere privato delle tue virtù ed i tuoi doni, ma se non collabori, ti renderò incapace perfino di porre fine alla tua miserabile esistenza, sarai condannato a vivere in un limbo, un orrido incubo dal quale ti sarà impossibile risvegliarti. >>
Breve pausa, l'espressione non variò di un millimetro, rimase gelida, la voce divenne un sussurro cavernoso.
<< Ti parlo con la tremenda lucidità di un uomo che ha spezzato più vite di quante lune tu abbia visto nella tua vita. Non ti chiedo di temermi, ma di credermi. Fai la tua scelta ragazzo. >>

Se ciò era necessario, ciò andava fatto.

<< Eliphas. Questo è il mio nome; non lo dimenticare, vecchio, e accetta invece il mio consiglio: prendi la tua graziosa figliola e vattene...o ti assicuro che ti terrò in vita abbastanza a lungo per vedere i miei amici divorare la sua carne! >>

Roderith sorrise, di un sorriso beffardo.

<< Sai, non dovrei averne motivo, tuttavia mi dona una strana soddisfazione l'osservare come le mie supposizioni fossero corrette. >>

Parve quasi la sua espressione si fosse addolcita quando fissò negli occhi il giovane dall'espressione ostile.

<< Immagino tu fossi a conoscenza delle conseguenze che sarebbero seguite al menzionare mia figlia vero? >>

In cuor suo, seppe fin dal principio che sarebbe finita in tal modo. Sì voltò verso gli altri membri del gruppo.

<< Ged, Kirin, ragazzi miei. Perdonatemi, non è la dimostrazione di saggezza avrei voluto vi rimanesse impressa di me. Amarantha, Selene, dama Raven.. non guardatemi mentre lo faccio, ve lo chiedo per favore. >>

Tornò a rivolgersi ad Eliphas, questo il suo nome.

<< La verità è che non voglio nemmeno immaginare l'esito di ciò che sta per accadere, non sono conscio del tuo potenziale giovane, ne se qualcuno possa giungere in tuo aiuto. Ma credo che tu capisca come, al pari della tua arroganza, questo scontro sia qualcosa al quale non possa sottrarmi. Non lascerò che la tua superbia, che la tua ostinazione finisca per essere causa del male di uno di quei ragazzi, né permetterò che le allusioni su mia figlia.. >>

Un istante di pausa.

<< Bene Eliphas, credo tu abbia avuto modo di prepararti, in guardia. >>

Roderith tese i nervi ed il suo volto assunse di colpo un espressione che fu un misto di calma, ostilità e determinazione. Con il vigore delle proprie gambe taurine sferrò due possenti calci rotanti, mirando alle ginocchia del giovane, visibilmente indebolite, che vennero repentinamente bloccate da un'oscura massa di energia eretta dall'avvarsario, il quale tuttavia, non riuscì a sottrarsi ai colpi seguenti: il primo gli fece volare di mano il bastone al quale tanto disperatamente si aggrappava ed il secondo -un colpo a palmo mirato allo sterno- lo fece definitivamente rovinare a terra.

'' Fa che tutta questa recita non sia vana ragazzo, te ne prego. ''

Un gemito di dolore uscì dal giovane quando colpì il suolo. Lo sguardo dello stregone fissò gli occhi vitrei del custode con ira e odio e, da tali stessi sentimenti, due creature parvero prendere forma, due neri mastini, infernali cani bradi dalle zanne accuminate come rasoi. Le bestie partirono all'attacco ma subito si rivoltarono verso il loro padrone che riuscì a malapena a difendersi prima di richiamarle.

<< Bray?! >>
Urlò costernato lo stregone all'Ahriman ridente. Roderith non conosceva la lingua oscura, tuttavia il significato di quel vocabolo risultò difficilmente fraintendibile.

<< Eliphas, prima che sia troppo tardi, raccontaci della tua visione. Sul serio vuoi continuare a stare dalla sua parte? Non vedi che per lui non siamo altro che un divertente gioco? Un gioco, però, di cui prima o poi si stuferà. Se combattiamo tra di noi, facciamo solo i suoi interessi. Collabora con noi. E' la tua ultima possibilità per evitare un destino peggiore della morte. >>
Nessuna minaccia nel tono di Kirin.

'' Avanti.. cedi.. non costringermi a continuare.. ''

<< Ascoltalo, giovane. >> fece tentando di simulare la frenesia del combattimento. << è meglio per tutti, per ora. >>

<< Vi proteggerò, anche a costo della mia vita. >>

La voce di Ged giunse come un fulmine a ciel sereno, sul suo volto, un sorriso.

<< Vi prego, non correte verso di me. Se le cose non dovessero andare bene... fuggite. >>

Fu un movimento rapido e, allo stesso tempo, sinuoso ed elegante. Ged sferzò l'aria con la propria lancia, dalla quale un fulmine si scaraventò in direzione della Madre, in direzione della sua mascera.

<< ...è finita, DEMONE! >>

'' Dannazione! ''

Roderith strinse Amarantha e scattò ad afferrare Selene, poco distante, con il braccio che reggeva la staffa d'ossidiana. Una volta che entrambe le giovani furono salde sul suo corpo, compì un balzo all'indietro dando la schiena all'Ahriman, fungendo da scudo per le due coetanee, contro qualsiasi cosa sarebbe successa.








eyAVZ3
<< NOOOOOOOOO!!! >>

Il grido di Amarantha squarciò l’aria mentre il corpo della madre venne divorato per un istante da una fiamma innaturale e scaraventato nella loro direzione.

<< Pazzo! Che tu sia maledetto! >>
Selene osservò l'ormai amica divincolarsi dalla stretta del padre e correre in lacrime verso la Madre inerte per poi trascinarla verso di loro. Tutto stava accadendo troppo in fretta.

'' Cosa ci faccio qui? Perché mi sento così inadatta a qualunque cosa? Perché tutti hanno avuto un proprio ruolo, sia anche nella sventura, mentre io, la ''futura Maestra'' sono incapace di fare qualsiasi cosa, anche la più banale? Amy ha visto la propria sorella cadere vittima della corruzione ed ha affrontato il responsabile. Ha appena visto aggredire quella che può essere considerata a tutti gli effetti come una madre e, anziché cadere vittima del terrore, ha trovato la forza di aver ragione della presa di mio padre e correre a soccorrerla.. Io non ho armi in confronto, sono solo stata capace di giocare la parte della vittima, della fanciulla in pericolo riscossa dal suo eroe.. ''

Diede una piccola pacca sul braccio di Roderith, gli occhi fissi su Amarantha.
<< Lasciami padre. >>

Roderith fu stupito ed esaudì la richiesta quasi in un automatismo. Mai prima d'ora vide nella sua bellissima figlia un'espressione del genere, né mai prima d'allora udì un tono tanto calmo e risoluto. La sua Selene, la sua gioiosa e scherzosa Selene parve crescere in un istante; non seppe cosa provare.

'' Ora tocca a me. Madre mia, donami la capacità di agir.. ''

<< NON VOLETE...GIOCARE...CON ME??!! >>

La giovane custode osservò nere nubi addensarsi all'orizzonte, divorando la rossa luce del buco del diavolo. Lo strillio del demone si fece più insistente, sempre di più, sino a penetrare la sua mente ed insediandovisi con la stessa violenza di un maglio incandescente che batte l'incudine. La terra cominciò a tremare, sino a rompersi, a sgretolarsi ed a esplodere. Il picco roccioso dinnanzi a loro prese la forma di un infante orribilmente corrotto mentre quella bambina, la ''Speranza'' di Kirin, mutava con esso, crescendo a dismisura. Il dolore delle urla demoniache la costrinse in ginocchio, dolorante, e tutto ciò che riuscì ad udire fu un urlo scomposto, seguito da una cupola di luce che si infranse contro le zolle di roccia impazzite.

'' No.. non di nuovo.. non di nuovo! ''

Selene si costrinse a sollevare lo sguardo ma non riuscì a smettere di premersi la testa tra le mani. Vide le nere nubi addensarsi sino al loro culmine ed il primo fulmine colpì a pochi metri da lei, sollevando nugoli di polvere e stordendola con il suo impatto.

'' Padre.. io.. ''

Una lacrima solcò il volto della giovane mentre, in lontananza, la voce di Eliphas recitava:

<< Figlia del vuoto,
figlia dell’inferno.
Una sola doveva amarla,
una sola doveva perderla.
L’inferno non ha posto
per gli intrusi. >>


'' Perdonami padre, sono stata solo un peso per tutti voi.. Ormai è troppo tardi.. ''
<< Non lo è. >>

La calda voce del custode fu seguita da un lampo di luce che illuminò la nera notte formatasi attorno a loro. Selene fissò incredula la scheggia di luce che roteava vorticosamente attorno al turibolo dell'asta di ossidiana stretta dal padre; mai prima d'ora il Maestro dell'ordine ebbe richiamato una tale fonte di potere dalla chiave, era meraviglioso. Alzò lo sguardo sopra di lei, una cascata di fulmini azzurri stava per raggiungere tutti loro. Chiuse gli occhi, un sorriso sul volto, ed attese.

<< CLAVIS!!!! >>

La voce roboante del custode invase il chaos, le urla e le fiamme, dai suoi occhi e dalla sua bocca si sprigionarono le luci di mille soli. Migliaia di sigilli si formarono tutt'attorno a loro nel tempo di un sospiro e poi.. il nulla.

'' La rosa.. L'amore.. La morte.. ''

Nel vuoto del sigillo a dodici punte, nel gelo senza spazio né tempo, nella dimensione parallela nel quale il Maestro dell'ordine gli ebbe immersi, ogni cosa, ogni concetto persero di significato: luce, suoni, colori, calore, dolore.. solo i pensieri erano liberi di vagare nella loro forma più pura.

'' La rosa.. L'amore.. La morte.. Avete ragione padre, non è finita, posso ancora tentare. ''

La realtà tornò ad invadere ogni centimetro del loro essere tanto velocemente quanto se n'era andata, quando il potere della chiave fu richiamato dal suo custode, ora in ginocchio, stremato dallo sforzo. Una miriade di demoni di fuoco dalle tonalità più disparate compivano una macabra danza attorno a loro. Guardò la madre, vide del sangue colare da sotto la sua terribile maschera, vide dama Raven e Amarantha chine su di lei. Infine vide suo padre, le braccia tremanti non riuscirono a sostenere il suo enorme peso, rovinò a terra e decine di menoni danzanti si stettero per abbattere su di lui. Selene si fece forza, tentò di mantenere gli occhi aperti, sfidando le fiamme azzurre attorno a lei.

<< BASTA! >>

Urlò con quanto più fiato ebbe in corpo.

<< Helaayne! Helaayne è la soluzione! >>

Cercò Kirin con lo sguardo, attraverso l'inferno. Una lacrima le solcò il dolce viso.

<< Helaayne e Kirin.. >>

'' Madre, dimmi che ho agito bene.. ''






Ragazzi, scusate il ritardo ma mi vedo costretto a pubblicare a spezzoni (Ero arrivato a modificare l'ultima riga con colore ecc che chrome è crashato T.T per evitare di perdere tutto di nuovo modifico per bene un po' alla volta.)

Permettetemi di aggiungere domani mattina lo specchietto delle energie e delle tecniche utilizzate ma davvero, con la scusa che Chrome è crashato son qui che scrivo alle 4 della mattina e sono esausto xD

Ad ogni mod: Sì, un post bello lungo (e sicuramente pieno di errori ortografici da correggere :P faccio domani). So che non era necessario riassumere tutto ma ho detto ''crepi la malizia'' e l'ho fatto, così avrò-avremo una solida base con tutto ciò che è successo per i post seguenti :) Spero non sia troppo noioso da leggere, ma il piu l'ho scritto con una tirata unica, quindi non garantisco xD

Buona notte :)

Tecniche UtilizzateStatistiche
Audacia
Tipologia: Passiva - Raziale Umana;
Descrizione: Il personaggio non sverrà una volta raggiunto il 10% delle energie. Si stancherà comunque dopo aver raggiunto il 20% e morirà una volta raggiunto lo 0%.

Avanguardia Bianca PAS
Tipologia: Passiva - Talento (Avanguardia);
Descrizione: Il possessore di questo talento potrà utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

Avanguardia Bianca ATT
Tipologia: PowerUp di Natura Fisica - Talento (Avanguardia);
Descrizione: Spendendo un consumo di energie Medio, il possessore di questo talento godrà di un potenziamento, del valore di 4 CS alla Forza, durante solamente il turno di attivazione.

Infrangere
Tipologia: Attiva - Infrangere (Pergamena Campione);
Descrizione: La tecnica ha natura fisica. Spendendo un consumo pari a BASSO, Roderith sferrerà colpi talmente mirati e potenti da infrangere la più resistente delle corazze e la più pregiata delle armi. A livello tecnico ciò è espresso da un danno BASSO all'equipaggiamento che, se non riparato, sarà inutilizzabile fino al termine della giocata.

Chiave del Sigillo Dodecangolare
Tipologia: Difesa Magica - Personale;
Descrizione: La tecnica ha natura magica e consiste in una difesa ad area avente Roderith come epicentro e che da lui si propaga, di potenza di un livello inferiore al consumo speso, in grado di intercettare attacchi e tecniche di natura fisica e magica ma non psionica.
Consumo di energia: Variabile (CRITICO).
Capacità Straordinarie
1 (Potenza Fisica), 1 (Saggezza).
Energia [15%]
●●●●●●●●●●●●●●●●
Salute Fisica [95%]
●●●●●●●●●●●●●●●
Salute Mentale [80%]
●●●●●●●●●●●●●●●●


Edited by Roderith - 11/11/2014, 11:53
 
Top
view post Posted on 11/11/2014, 05:27
Avatar

Studioso
····

Group:
Member
Posts:
1,189

Status:


Solo il silenzio rispose alle sue parole di sfida.
Con il bastone stretto tra le mani continuava a voltarsi, cercando di non dare le spalle a qualsiasi cosa quel bosco nascondesse. Il "burattinaio" di quel mondo corrotto di certo non avrebbe tardato a rispondere alla sua sfida.
Poi un rantolo, e una roca risata. Di scatto si girò verso il cratere dove la Vestale aveva trovato la sua fine e la sorpresa riempì il suo volto quando vide ciò che ne uscì: con la pelle scura come la notte e gli occhi simili al fuoco stesso, l'eretica gli sorrideva, conscia del suo nuovo aspetto.
Quando si strappò di dosso le vesti lacere con i suoi poderosi artigli, Eliphas non pote fare a meno di posare i suoi occhi su quelle curve armoniose, coperte qua e là da diverse cicatrici. Dinnanzi a quella stupefacente trasmutazione lo stregone non seppe cosa dire, specie contando che aveva lasciato morire quella donna poco prima. Fortunatamente fu lei a rompere quell'imbarazzato silenzio.

"Spiacente, caro amico. Mi piacevi, sai? Mi piacevi moltissimo...Ma forse io non piacevo a te. Non è così?
Eppure dovresti sapere che l’amore corrisposto fa male, sir Robert...O forse dovrei dire...Eliphas?"


Mentre parlava, aveva lestamente afferrato qualcosa su cui il giovane non aveva mai posato gli occhi prima. Parevano boccette e qualche erba...medicine! Il suo corpo era ormai allo stremo, le prove che il Buco del Diavolo gli aveva riservato erano state assai più ardue di quanto avesse potuto immaginare, e quegli unguenti gli avrebbero fatto comodo.
Era stato un idiota a non accorgersene prima.
9vgNB
Sì, un vero idiota.
Steso com'era, a terra, in quel momento quelle maledette medicine gli avrebbero fatto più che comodo. Le ferite che martoriavano il suo corpo erano molte ed erano gravi; lo avevano reso indifeso dinnanzi all'attacco di un miserabile vecchio, lo rendevano un facile bersaglio in mezzo ad un gruppo di persone che lo odiavano e a poco a poco lo avrebbero condotto ad un'insensata morte. Poteva essere davvero questo il volere di Tzeentch? Poteva essere davvero nei suoi piani la morte di colui che più tutti cercava ciò che Lui voleva, faceva ciò che Lui lodava?!
Immobile, sia per obbligo che per scelta, vide quell'idiota di un sacerdote lanciarsi contro la Madre Vestale. Ormai di tutto ciò non gli importava più nulla, tutto ciò che desiderava era salvarsi da quel volubile demone. E restare fermo mentre gli altri si mobilitavano contro l'Ahriman.

"Non...volete...giocare...CON ME?!"

Serrò i pugni appena sentì la sua voce, il tono non prometteva nulla di buono. Come a confermare le sue preoccupazione nubi nere si addensarono in cielo mentre la terra tremava.

"NON VOLETE...GIOCARE...CON ME??!!"

Il picco dietro alla Vestale e alla mocciosa cominciò a sgretolarsi. Eliphas pote sentire con la propria mano la forza del terremoto avvicinarsi e seppe che era finita; non avrebbe retto. Con un lamento serrò gli occhi e spero con tutto sé stesso che morire non fosse doloroso. E poi niente.
Nessun colpo, nessun dolore. Nessun riposo eterno. Lentamente si azzardò a riaprire gli occhi e ciò che vide lo fece sospirare di sollievo. Una cupola d'oro, il cui fulcro era il sacerdote, avvolgeva il gruppo mentre al di fuori di essa la terra tremava. L'ammasso roccioso ora aveva assunto una forma strana, a cui neppure seppe dare un significato: quella di un bambino.

"Allora giocherete con le mie bambine!"

E mentre la sua bambina più piccola assumeva sembianze sempre più mostruose, il gigantesco poppante cominciò a piangere. Già di per sé Eliphas detestava i bambini: pulci fastidiose che non sapevano far altro che piangere. Ma quel piagnucolio era diverso. Talmente forte, talmente penetrante che lo stregone serrò i denti cercando di sfuggire con le proprie mani a quell'insopportabile suono; ma poggiarsele sulle orecchie non bastava, quello continuava e continuava...

"Dannazione giovane, è l'ultima occasione. Parla!"

Lo sentì a malapena eppure capì subito ciò a cui il vecchio si riferiva. Quel folle pensava davvero che risolvere l'enigma avrebbe ammansito l'Ahriman? Ormai lo avevano fatto irritare e quel piccolo intrattenimento doveva aver perso qualsiasi valore ai suoi occhi. Esitò comunque; aveva mantenuto quel segreto per mostrare al demone la sua fedeltà eppure quello se ne era infischiato, arrivando quasi ad ucciderlo. Forse rivelarlo lo avrebbe condotto a compiere definitivamente l'opera...
Imprecò tra sé e sé. Quel maledetto l'avrebbe ucciso comunque!

""Figlia del vuoto,
figlia dell’inferno.
Una sola doveva amarla,
una sola doveva perderla.
L’inferno non ha posto
per gli intrusi."


Cercò di parlare a voce alta per far capire anche agli altri che sarebbe stato più utile da vivo che da morto. Ormai quei tipi erano la sua unica speranza di andarsene.
Parve funzionare: il vecchio difese da fulmini di energia oscura l'intero gruppo, lui compreso. Si limitò a tirare un sospiro di sollievo mentre la figlia di Roderith urlava la risposta più ovvia al demone.
Era inutile ma in fondo al suo cuore sperò che quella pagliacciata funzionasse, che l'Ahriman si calmasse...
Perché aveva visto un forma fin troppo simile alla morte tra le fiamme.



Eliphas


- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

CS: Intelligenza/2 - Determinazione/1

Fisico: Medio da taglio alla nuca, Alto da contusione al torso, Basso da taglio al braccio destro, Medio da strangolamento al collo, Basso da contusione al petto, Alto da corruzione al corpo

Mente: Danno Alto da urla

Energia: 25%


Passive:
- Non sviene sotto il 10% di energia
- Evoca istantaneamente
- 1 CS alla Forza a tutte le sue evocazioni
- Le evocazioni possono usare le sue tecniche attingendo alla sua energia

Attive:

Il Potere nelle Mie Mani
Estremamente ardui sono gli allenamenti di chi si appresta a diventare uno degli stregoni di Tzeentch. Molti di coloro che intraprendono quest'oscura via finiscono per impazzire quando vengono messi di fronte alla complessa realtà della magia di Baathos oppure i loro corpi non sopportano questo enorme potere finendo per implodere su sé stessi o peggio...
Eppure i vantaggi di chi, come Eliphas, riesce a completare l'arcano percorso sono inimmaginabili: la stessa realtà si piega tra le sue dita permettendogli di afferrare e plasmare energia pura, la concretizzazione stessa della magia. Ciò che di solito scorre nell'etere con la violenza di un fiume in piena ora serpeggia docile tra mani mortali per assumere svariate forme e scopi, sia che si tratti di difendere, tramite la proiezione di scudi o barriere, o di attaccare, attraverso la creazione di piccoli sfere o enormi rilasci di energia pura.
Essa potrà addirittura una parvenza di intelligenza propria ritardando l'attacco che dovrebbe condurre per cogliere il nemico contropiede; che sia lei o lo stesso Tzeentch a volerlo è un mistero.

Cristallo del Talento - Pergamena Vuota - Abilità personale 1: Formazione di barriere o scudi che proteggono il caster; Variabile Difensiva ; Natura Magica; Elemento Energia di Baathos; Potenza pari a Consumo - Pergamena Iniziale Negromante "Proiettili Neri": Consumo Medio; Danno Medio; Potenza Alta contro Draghi, Bassa contro Demoni - Abilità personale 3: Rilascio di energia dal caster verso il nemico; Consumo Alto; Danno Alto sotto forma di bruciatura; Natura Magica - Pergamena Iniziale Negromante "Costellazione": Consumo Medio; Danno Medio il turno seguente al suo utilizzo; Potenza Alta contro Draghi, Bassa contro Demoni


I Discepoli Originali
Nelle profondità di Baathos il Sommo Stregone possiede un vero e proprio esercito di creature infernali per aumentare la sua influenza sul mondo dei mortali o, più spesso, per guerreggiare con gli Demoni Maggiori in un continuo mutare di vittorie e sconfitte, definito il Grande Piano. Al suo servizio si trovano creature mostruose, orrendi ibridi di magia e carne che neppure la mente umana più malata potrebbe concepire; essi sono in modo diretto o indiretto i primi allievi di Tzeentch, i primi ad usare la nera magia del Baathos.
Dopo aver passato anni a studiare la sottile arte dell'evocazione ed aver imparato il linguaggio di quegli abomini, Eliphas è ora un maestro di questo ramo della magia essendo ora capace di richiamarli dal ventre del mondo con la rapidità e l'esperienza necessarie per fargli combattere le sue battaglie e mostrare ai mortali il potere del Sommo Stregone.
I più semplici da convocare sono senz'altro gli Orrori. Non sono grandi conoscitori della magia come i loro cugini più evoluti ma è propria essa a dar loro la vita: essi non sono che ammassi di carne a cui il respiro di Tzeentch ha dato la capacità di muoversi e la consapevolezza di poterlo fare. Possiedono un corpo tozzo dotato di quattro lunghe braccia e tre dita artigliate per ciascuna sulle quali si appoggiano per muoversi. I loro occhi sono pozzi scuri posti ai lati di una bocca zannuta ed allungata dalla cui base partono viscidi tentacoli che una persona non molto sana definirebbe "capelli".
Man mano che gli Orrori si avvicinano sempre di più al proprio signore, la potente magia che lo circonda intacca il loro metabolismo causando diverse mutazioni e rendendo quegli abomini ancora più orridi e potenti. I tentacoli vengono assorbiti dalla carne, i quattro arti si uniscono formando due enormi braccia e numerose bocche appaiono lungo tutto il corpo, persino sui palmi delle mani; i mostri ottengono quindi un postura eretta e una discreta conoscenza della magia, la quale permette loro di vomitare dalle bocche presenti sulle mani un fuoco nero, paragonabile a quello dei draghi, assumendo così la nomea di Pirodemoni.
Vi è infine lo scarto, ciò che di più basso e sgradevole esiste in questo mondo: le Furie. Esse sono piccoli diavoletti alati creati dalle anime dei mortali, fulcro dei poteri del Caos, che in vita hanno proclamato la loro fedeltà a più di una della Forza del Caos in base all'evenienza. Ora le Furie vagano senza meta per le profondità di Baathos come punizione per le loro azioni mortali venendo "ospitate"di tanto in tanto da Tzeentch in persona presso il quale svolgono il ruolo di cavie di nuovi incantesimi. A causa della loro necessità nei suoi infiniti esperimenti, il Sommo Stregone non concede veramente quei piccoli parassiti ai suoi campioni bensì delle semplice apparizioni, utili per ferire il nemico ma incapaci di stare nel mondo materiale più di qualche istante.

Amuleto del poliglotta- 1°e 2°passiva di Talento: evocazione istantanee; 1 CS alla Forza in più a tutte le evocazioni - 1°attiva di Talento: Consumo Medio; Evocazione di Potenza Bassa per due turni; 2 CS a Maestria nel Combattimento - 2°attiva di Talento: Consumo Alto; Evocazione di Potenza Media per due turni; 4 CS a Maestria nel Combattimento - Pergamena Iniziale Negromante "Servitori Infernali": Consumo Basso; Danno Basso al fisico; Natura Psionica - Abilità Personale 4: Passiva; Le evocazioni possono utilizzare le tecniche del caster attingendo dalla sua energia

Note:

Come illusione tra le fiamme ho messo la morte poiché Eliphas non ha persone care, la cui morte lo rattristerebbe.


 
Top
view post Posted on 11/11/2014, 06:59
Avatar

Suzushikei
·····

Group:
Member
Posts:
1,581
Location:
Dalle nebbie del passato...

Status:



Fetiales

Tẖạ̉r
ثار
Scena Quarta



Cosa si prova quando tutto sembra perduto, quando la Speranza si trasforma nel tuo peggiore Incubo?
Quante esistenze avrei dovuto vivere per espiare il male che avevo causato in passato? La Maledizione mi aveva graziato per un tempo che a fatica ricordavo, ma ora... Ora le memorie apparivano una ad una... bolle che galleggiavano nel nulla, inizialmente sfocate, ma con il trascorrere degli attimi, acquisivano una loro dimensione, portando alla mente immagini che credevo perdute...
… Rivivere la propria vita istante per istante... E' questo quello che si prova ad un soffio dalla morte?


«Parlato (Umano)» «Parlato (Avatar)» Pensato Narrato
- Helaayne - - Raven - "Robert/Eliphas"



Avrei voluto ancora una volta abbracciare Helaayne, rassicurarla che nulla era ancora perduto, che dagli Inferi si poteva ritornare...
Avrei voluto svegliarmi a Qashra e credere in quella illusione chiamata sogno. Rivivere più e più volte una vita che non si sarebbe mai avverata.
Avrei voluto vedere il sorriso schiudersi sulla labbra di Zaide, mentre si prendeva cura della sua bambina.
Avrei voluto socchiudere la porta della camera di Mariha e vederla addormentata abbracciata a Speranza, con il cucciolo di drago acciambellato sui cuscini poggiati accanto al letto.
Avrei voluto vivere come un umano, dimenticando il mio sangue reietto.
Avrei voluto evitare a due sorelle di vivere nella sofferenza eterna.
Avrei voluto risparmiare ai miei compagni quel gioco crudele, che aveva logorato ogni fibra del nostro essere.
Avrei dovuto impedire questa follia. Vedere oltre le parole della Reverenda Madre, per comprendere cosa si celasse realmente in quel viaggio senza ritorno.
Le parole dell'enigma si stavano schiudendo come petali di una rosa tardiva, ancora intorpidita da un inverno che non voleva ritrarsi. La diplomazia stava cedendo inesorabilmente il passo alla volontà di sacrificarsi per gli altri, di spezzare a qualunque costo la situazione di stallo in cui ci eravamo venuti, nostro malgrado, a trovare.
Sapevo quanto fosse sbagliato replicare con la forza alla violenza, ma non riuscii a fermare il suo impeto, non gli negai la mia fiducia nel momento in cui mi sarei dovuto parare dinnanzi a lui. Ged risplendeva come una fiamma, una luce bianca, pura, ...come lo era stato tempo prima il cuore di Fanie. Loro erano i vessilli che smuovevano gli oceani, donavano il coraggio di combattere per un ideale, ma la loro vita era destinata al sacrificio. Eroi solitari, anche quando erano circondati dai loro compagni. Il loro animo non era fatto per sopravvivere al rimorso, alla colpa di non aver agito per salvare gli altri da una sorte infausta.
L'avevo lasciato andare, libero di percorrere il suo destino, mentre Roderith si occupava di proteggere la figlia e la fanciulla vestale. Avevo perso di vista Raven, concentrato sul mio impulsivo e altruista compagno e sul “Maestro dei Giochi”.

Il tempo impazzì all'improvviso, scivolando fuori dal flusso della realtà. Istanti della durata di un battito d'ali si mescolarono ad interminabili momenti in cui il mondo aveva perduto ogni riferimento razionale.
Osservai l'attacco di Ged con un misto di delusione e senso di colpa. Avevo davvero sperato che nel corpo della Reverenda Madre albergasse l'anima di Zaide? Avevo sul serio creduto che, se la maschera si fosse spezzata, avrei rivisto il volto della donna che amavo? Le parole che Chrysotemis aveva pronunciato al Tempio, così simili a quelle della Strega, mi avevano imprigionato in quella sofferta illusione, facendomi credere in una follia. Una follia alimentata dal crudele gioco del nostro padrone di casa.
Una creatura che all'improvviso regredì in una forma primordiale, ingrandendosi a vista d'occhio per assumere le sembianze grottesche di un infante.
La terra vibrava scossa dalle grida di quel demone che sembrava essere caduto vittima dei capricci tipici di un bambino.
Il suolo gemeva per il dolore delle ferite inferte da quel demone regredito a puro istinto, un bimbo cui avevano tolto il suo giocattolo preferito...
I miei occhi osservavano la scena, le azioni dei miei compagni, ma la mente si era improvvisamente estraniata da quanto stava accadendo attorno a me.
Le lacerazioni di una terra straziata da un potere corrotto si arrestarono contro una cupola dorata scaturita dalle ultime gocce vitali di Ged. Il calore di una fiamma pura che all'improvviso si tramutò in tenebra. Persi il contatto con la realtà quando le grida modellarono i miei timori più profondi, donando consistenza, rendendoli vivi. Realtà e illusione mescolate come un'unica trama.
Mariha e Sullivanyus straziati da torture inimmaginabili, morti più volte per essere statoi sacrificati agli orrori che avevano macchiato Taanach e l'Akeran, colpevoli di aver incrociato il mio cammino. Io li avevo salvati, ma avevo condannato la loro anima: il mio sangue corrotto li aveva maledetti... Fiamme azzurre avvolsero i corpi dei miei genitori, imprigionati da catene oscure in un abisso oscuro, bruciando il corpo e condannato l'anima ad una sofferenza eterna. Avrei voluto gridare, cancellare quelle immagini che mi stavano stritolando il cuore in un dolore insopportabile, ma qualcosa me lo impedì. L'Incubus si fece strada per tagliare di netto quelle emozioni che non ero in grado di gestire, donandomi la forza di reagire. Mi sollevai da terra, senza ricordare quando fossi caduto in ginocchio, rivolgendo un fugace sguardo a quei frammenti di sole che ci avevano protetti dalle saette di tenebra. Un caldo abbraccio paterno come solo Roderith sapeva fare.
Verità e finzione... Ora comprendevo... Capivo cosa il mio sangue mi avesse appena sussurrato.

«...Arahanel... E' questo il mio vero nome...» dissi, senza rivolgermi a nessuno in particolare. «Kirin è solo l'involucro umano che racchiude la mia dualità...» Mi mossi di qualche passo per avvicinarmi a Ged e alla fanciulla vestale. «Non intendo permetterti di sacrificarti. Non è questa la via per espiare quelle che credi siano le tue colpe. Tu sei il faro che deve riportare a casa tutti loro. Se bruci ora, che ne sarà del tuo desiderio di tenerci al sicuro? Devi vivere per avere la tua seconda possibilità... per imparare a perdonarti e a lasciare che lei possa perdonarti. Proteggila, non lasciare che anche lei si corrompa. Lui ha avuto la sua risposta, tardiva forse, ma l'imprevedibilità rende il gioco meno noioso.» Volsi lo sguardo verso Roderith «Abbi cura di loro. E impara ad amare sia i figli obbedienti che quelli che cercano la via più facile... e quelli che si sono smarriti. I figli hanno bisogno della saggezza paterna, anche quando non esistono legami di sangue.» Avanzai ancora di qualche passo per cercare lo sguardo di Helaayne. «Hai la tua verità... Puoi lasciarli andare, per continuare a giocare... Se tornano nel mondo, avrai nuovi giocattoli, perché l'eco dei tuoi enigmi si diffonderà distorto, alimentando la paura, il desiderio, la brama di potere... e nuova linfa alimenterà la tua casa. Se vivono, tu vinci. Se muoiono, ci sarà solo un effimero ricordo destinato a sparire. Ti propongo un nuovo gioco. Una scommessa... Il finale certo della morte o l'imprevidibilità di restituire la libertà a Jaahya e Helaayne, lasciandole tornare indietro a quel mondo che offre così tante possibilità. Permetti alla Reverenda Madre di espiare nel suo Tempio le sue scelte. Non è lei che cerchi... E' qualcuno con cui hai giocato, donandole una figlia che l'avrebbe destinata alla dannazione... Per quanto riguarda me... Tutti gli orrori che stai scatenando nella mia mente, così tangibili da sembrare reali, il dolore della perdita... li sto già vivendo da quando lei è morta, da quando hai trasformato la Speranza in un Incubo. Non ho più nulla da perdere...Helaayne e Zaide erano le uniche due persone per cui sarei tornato a essere demone se fosse servito a riportarle indietro, a proteggerle...
E' vero, sono solo un intruso che ha voluto bene a chi non doveva provare un reale affetto... Un intruso che si è trasformato in un fratello per una delle tue bambine. Helaayne è Speranza, conosce l'amore che non desidera nulla in cambio, sa che c'è sempre una scelta anche per creature corrotte come noi. Questa consapevolezza non potrai cambiarla neanche prendendo la nostra vita, né recidendo la mia anima.»



D7g4Hgy
Kirin Rashelo

CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'Incubus»


Energia: 25% = [35 - 10,Volontà di Ferro]%
Danni Fisici: Alto, sparso sul corpo
Danni Mentali: Alto da urla
Stato Emotivo: Distaccato.

Equipaggiamento

Flintlock: 3/3 [estratta]
Schiavona [sguainata]
Ali Oscure 20/20 [piume da lancio]

Erba ricostituente 0/1
Mutaforma I 1/1 [Gemma della Trasformazione]

Amuleto Lunare, Gemma della Sapienza [Cristallo del Talento], Pietra Lunare della Percezione [Amuleto dell'auspex]

Passive

Mutaforma II
Personalizzazione dell'abilità razziale "Forma demoniaca" della Progenie dei demoni

Arcanista I
Kirin è in grado di a manipolare la magia per creare delle pallottole di puro potere arcano.
In termini tecnici questi attacchi a distanza possono essere utilizzati liberamente,
ma rappresentano comunque dei semplici colpi non tecnica.


Arcanista II
Le abilità magiche possedute da Kirin saranno così elevate da superare qualsiasi processo che intercorre fra intenzione e azione,
permettendogli di utilizzare tutte le proprie tecniche di natura magica in tempi di concentrazione pressoché nulli,
generandole istantaneamente e in qualsiasi condizione psicologica.


Arcanista III
Affinando l'intelletto con l'aiuto della “Gemma della Sapienza”, Kirin ha raggiunto lo stadio ultimo dei suoi studi: la “Visione della Magia”.
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca.


Telecinesi
Taanach: quel giorno segnò la fine di quasi tutte le mie abilità "Esper".
L'unica capacità, che è sopravvissuta, consiste nel riuscire a muovere il mio equipaggiamento con la sola forza del pensiero,
senza alcun dispendio energetico, ma a distanze limitate rispetto alla mia posizione.


Tattiche di combattimento
Kirin potrà riuscire ad elaborare strategie e tattiche che sfruttino a suo favore il terreno circostante. La tecnica conferisce la capacità passiva di trarre vantaggio del terreno e delle circostanze in qualsiasi situazione di battaglia: strategie, tattiche, intuizioni. In uno scontro ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro da parte di Kirin.

Sostentamento Arcano
Kirin è in grado di cancellare le limitazioni fisiche che conseguono dalle ferite inflittegli. Il dolore sarà sempre presente e lui morirà comunque una volta accumulata una serie di danni pari a Mortale. Eventuali mutilazioni parziali possono però essere ignorate nel loro handicap pratico (ferite alle gambe che non impediscono di muoversi, mano ferita che continua ad impugnare la spada, occhio accecato che non impedisce di prendere la mira con l'altro sono solo alcuni esempi). Personalizzazione: Fiamme azzurre eteree che ricoprono le parti lese.

Volo Telecinetico
Ai fini tecnici la passiva donerà a Kirin la capacità di volare, ma si muoverà alla stessa velocità che avrebbe sul terreno.

Attive

Volontà di Ferro
Kirin è in grado di schermare la sua mente rendendola immune agli attacchi di natura psionica di potenza pari o inferiore a Medio.
Riducendone l'efficacia a Basso, sarà in grado di estendere tale protezione a tutti i suoi alleati.
Note Tecniche: la tecnica è una difesa psionica
Consumo di energia: Medio.
Attivata solo su se stesso.


Riassunto:
Kirin viene protetto dagli attacchi "fisici" grazie agli incanti di Ged e di Roderith. Subisce l'attacco ad area, ma il successivo attacco mentale lo contrasta parzialmente grazie alla sua eredità materna [Volontà di Ferro] Recuperando la freddezza necessaria, decide di provare un'ultima volta a parlare con l'Ahriman, per cercare di evitare la morte ai suoi compagni.

Commenti
Il pg ha preso vita propria. u_u
Ho messo nello schema i consumi finali. Lo schema intermedio è in Confronto.



 
Contacts  Top
view post Posted on 17/11/2014, 18:54

Esperto
······

Group:
Member
Posts:
4,537
Location:
Oltre la Barriera.

Status:


Segue da qui.
Taanach, Tempio di T'al.


Nella stanza regnava il buio più totale.
Dov’ero? Cosa era accaduto?
Con fatica radunai le poche forze che mi rimanevano e i brandelli di ricordi. Il primo pensiero che mi tornò alla mente fu una battaglia. Un uomo ambiguo, sì, quel maledetto Cartomante e il deserto dei See...Aggrottai la fronte. Ma quello doveva essere stato tanto tempo prima. Con mia sorpresa, mi accorsi che la ferita al costato non mi doleva più atrocemente come al solito quando respiravo, evidentemente le cure della Madre erano più efficaci di quanto osassi sperare.

La Madre!

Ma certo, il Tempio, il Tempio di Taanach, e la Madre era qui, e assieme a lei una consorella, una ragazza. E poco prima avevo…avevo...
Trattenni il fiato.
La memoria di ciò che avevo fatto mi tornò con prepotenza alla mente, facendomi battere forte il cuore. Avevo forzato la Vista di una Madre spingendola a Vedere ciò che nessuno vorrebbe mai conoscere, a rivelarmi ciò che nessuno dovrebbe nemmeno immaginare, a condividere con me la grandezza del suo potere.
Mi sentivo scombussolata, ma stranamente rigenerata nel corpo e nello spirito.

- Madre? - chiamai, sommessa. - Madre Chrysotemis?

Ma solo il lontano lamento di un gufo mi rispose nel silenzio della notte.
Mi azzardai a scostare le coperte del letto per muovere qualche passo; di nuovo mi stupii dell’efficacia delle cure che mi erano state somministrate: mi sentivo debole, ma ero di nuovo padrona del mio corpo.

Soffocai un grido, quando per poco non inciampai in qualcosa di morbido che ingombrava il pavimento.
Madre Chrysotemis giaceva riversa a terra, un braccio allungato verso il mio letto e l’altra mano a coprirsi gli occhi. Con un brivido, la memoria della corsa disperata delle nostre due coscienze nel buio della mia mente verso la luce, inseguite dalle strida demoniache e dal richiamo assassino dell’Ahriman, tornò a riaffiorare.

Thar.
Vendetta.


Accarezzai i capelli grigi di Chrysotemis, e mi accorsi che la leggendaria maschera che indossava, simbolo del suo potere e del suo status, era staccata dal volto.
La Madre era morta.
Mi aveva riportata indietro, al sicuro nella mia mente; ma lei non aveva retto all’immenso tributo che l’Ahriman reclamava. Si era sacrificata per rendermi la luce.

Mormorai una breve preghiera per lei.

Tutti gli dei sono un unico dio e tutte le dee sono un’unica dea, recitava la mia elementare istruzione religiosa; e mi augurai che T’al accogliesse la preghiera di una creatura maledetta quale io ero e la accompagnasse nel suo cammino nell’Oltre.
Poi, come se ogni gesto della mia vita fosse destinato a condurmi a quel punto, presi una decisione improvvisa. Aveva il sapore di un gesto dimbolico, ma ero pienamente consapevole di quanto sacrificio la cosa comportasse. Conoscevo la storia del Tempio e delle sue Madri.
Esitai un momento solo, ma poi scorsi il mio volto riflesso nello specchio d'argento vicino al letto. Mi rispose lo sguardo vuoto di una donna che ha perduto molto più di quanto sia normalmente richiesto agli esseri umani; un volto brutto e stanco, segnato da cicatrici e ustioni inguaribili. Quasi nessuna traccia della chioma ramata che tutti avevano imparato ad associare alla bella e terribile Strega di Taanach.
Così accostai la maschera al mio volto, e diedi l’addio alla mia identità. Per sempre.

Trasfigurai il volto raggrinzito di Chrisotemis dandogli un aspetto vagamente più giovane, dicendomi che nessuno avrebbe comunque potuto riconoscere nemmeno le mie sembianze, e mi preparai ad accompagnare non già la Madre, ma la vittima dell'Ahriman al suo funerale. Per tutti non sarebbero state altro che le esequie della sventurata sconosciuta.

Completerò la vendetta, Madre. Tu sei l’ultima vittima dell’Ahriman, te lo prometto.

E fu con questa convinzione che iniziai a forgiare la mia nuova vita: mi sentivo a mio agio in mezzo alle novizie e alle altre sacerdotesse, e capii che la perdita della mia identità non era un prezzo troppo alto da pagare per quella nuova vita.
Tenni la testa alta mentre il feretro della donna sfilava davanti ai miei occhi, cullato dalla nenia triste delle donne senz’ombra, le cantatrici arcane del tempio.

- Addio, Zaide di Taanach - mormorai nell’aria fredda della notte.

dividersemplicecopia_zps2324af6a

Sürgün-Zemat, Il Buco del Diavolo. cielo rosso, senza tempo


Quando la donna riaprì gli occhi comprese che il danno era irrimediabile.

Era tardi, troppo tardi per cercare di arginare la catastrofe in un sacrificio meno grave di quello che invece le si parò davanti agli occhi.
Si sentiva ancora vagamente stordita per via del forte colpo di lancia che aveva spezzato la maledizione lasciandola tramortita al suolo, ma lentamente iniziò a recuperare le idee. Aveva raggiunto con facilità il Buco del Diavolo una volta allontanatasi dai suoi accompagnatori: ma una volta al cospetto dell’Ahriman non era riuscita a controllare la propria ira per quello che il mostro le aveva fatto, per tutto il dolore che aveva causato: aveva creato una perfetta macchina da guerra, nient’altro che un segugio destinato a stanarla e condurla da lui indebolita e distrutta nel cuore e nel corpo. Helaayne. Inconsapevole pedina di un disegno tanto malvagio da poter essere compreso a fatica dalla mente umana.
La donna aveva riversato contro l’Ahriman tutto il suo odio, e l’Ahriman lo aveva preso e cristallizzato attorno a lei costringendola all’immobilità forzata.
Ma la strega - o la madre, o chiunque ella fosse diventata in quel viaggio verso l’inferno - vedeva e sentiva. Rimase impotente a guardare mentre i suoi compagni cadevano sotto la pressione dell’enigma dell’Ahriman, mentre venivano traditi e abbandonati da uno di loro, mentre dimostravano il loro folle, eroico e inutile coraggio.

Ricordava di aver sentito il cuore stringersi di paura e rabbia nel vedere la mostruosità in cui la bambina si era trasformata, e un dolore inconcepibile attraversarle la mente e le viscere fino a farla sanguinare. Erano dunque ancora legate da un sottile filo invisibile? Helaayne doveva aver attinto dalla forza vitale di sua madre per sferrare quell’attacco. Non dall’Ahriman. Ma da lei, la Strega.

Un brandello di speranza tanto flebile quanto tenace.
Che ora non aveva più importanza.

Aveva visto l’Ahriman concludere la sua opera portando con sé le sue creature, cingendole nel suo abbraccio di pietra e sprofondando di nuovo nella roccia con Helaayne e Jaahya.
Sospirò.
Stava cercando di rifugiarsi nella sua memoria per non aprire gli occhi e vedere ciò che era accaduto nei minuti precedenti: si strinse le ginocchia al petto e rimase per un istante accoccolata sulla nuda terra, cercando con i sensi un qualunque segno di essersi sbagliata, di aver sognato tutto.

Ma nulla venne in suo conforto, e la solitudine la avvolse come un sudario.

Con un profondo respiro, si fece forza e aprì gli occhi.



Erano tutti morti.






Raggelata, si avvicinò alla fanciulla, un pallido giglio strappato e gettato a terra. Era la figlia di Roderith, un bocciolo delicato che non avrebbe dovuto nemmeno sospettare l’esistenza di un mondo tanto crudele. Stringeva ancora la mano di suo padre, chino su di lei in un inutile, patetico abbraccio protettivo.
Le si riempirono gli occhi di lacrime brucianti, e una rabbia sorda prese a pulsarle nelle tempie.

Poi si voltò verso Ged, l’eroe. Sciocco, inutile eroe! - pensò la donna stringendo i pugni. Cosa pensavi, cosa credevi di fare? Ecco la fine dei coraggiosi dall’animo puro. Il cuore in mano e la spada in pugno, come se essere dalla parte della ragione fosse un baluardo sufficiente a proteggere dall’orrore della realtà.
Gli chiuse gli occhi e gli mise la lancia tra le mani, di traverso sul suo petto. Meritava che anche la morte lo guardasse con rispetto.

E poi c’era lui. Il verme, il traditore.
Zaide lo avrebbe fatto rotolare nella terra con un piede, ma Chrysotemis era superiore al disprezzo terreno. Aveva pagato cara la sua presunzione, trascinando con sé nella tomba i suoi ingenui compagni.
Non lo degnò di una seconda occhiata, accostandosi invece alla vecchia Raven; era composta e solenne nella morte come in vita.
Si sarebbe potuto pensare che fosse semplicemente addormentata, se non fosse stato per il gelo innaturale che la circondava. Un’anima superiore, una di quelle presenze che si incontrano una sola volta nella vita, e che non si scordano più. Amarantha doveva essere riuscita a fuggire prima che iniziasse la carneficina, perché di lei non v’era traccia.

Rimase per un istante immobile, rifiutandosi di raggiungere l’ultimo cadavere.
La tentazione di voltarsi e iniziare a correre per allontanarsi da quel cimitero di morte era fortissima. La donna poteva reggere ogni critica, ogni accusa, ogni insulto.
Ma non lo sguardo vuoto e perduto di Kirin.

Trascorsero alcuni minuti di silenzio immobile. Il cielo era ancora rosso: quanto tempo era passato? Ore? Giorni? O forse in quella landa maledetta il tempo non scorreva come nel resto di Theras?
Alla fine si fece forza. Gli doveva almeno questo.

Il ragazzo giaceva in una posizione scomposta sulla terra riarsa. Il braccio formava un angolo strano, e gli occhi spalancati non dicevano più nulla. Cos’aveva provato, nel suo ultimo istante? Paura? Dolore? Rabbia?
Zaide - sì, Zaide: davanti a lui la donna non poteva mentire. Lui la conosceva per ciò che lei realmente era. Né la strega, né la Madre, ma solo Zaide - si inginocchiò accanto a lui, cercando di ricomporre gli arti rigidi in una posizione più naturale, ma senza riuscirci. Allora lo prese tra le braccia e lo cullò in un ultimo abbraccio, intonando una triste ninna nanna che aveva imparato tanto tempo prima per Helaayne.
E cantando, si sciolse in calde lacrime.
Solo ora comprendeva pienamente la portata di ciò che era accaduto.

Aveva perso tutto.

dividersemplicecopia_zps2324af6a



La notte calò infine anche sul Buco del Diavolo. La donna era ancora lì, come bloccata in un limbo di incertezza che non la risolveva ad andare avanti.
Un dubbio le arrovellava ancora i pensieri.
L’enigma dell’Ahriman era stato risolto, ma le cose non erano andate comunque come avrebbero dovuto. Kirin era morto, perché dunque Helaayne non le veniva restituita?

Figlia del vuoto, figlia dell’inferno. Una sola doveva amarla, una sola doveva perderla. L’inferno non ha posto per gli intrusi.

L’unica colpa di Kirin era stata quella di aver amato una bambina destinata solo ed unicamente a minare il gelo che rivestiva il cuore di Zaide. Aveva creato un legame indistruttibile che solo la morte avrebbe sciolto. O no?

Strappare l’edera dalla rosa...Uccidete chi ha teso il laccio intrappolando la rosa dell’inferno nella sua morte eterna...Tutti gli enigmi combaciavano alla perfezione. Kirin era il’intruso da estirpare, e giaceva sulla nuda terra ormai freddo e indifeso.

- Cosa vuoi da me?? - urlò Zaide alla notte. - Cos’altro vuoi da me?!

Ma niente rispose. Il vento portò l’eco di una risata, ma forse era solo una suggestione.

L’amore crea catene, vincoli marci e putridi. Spezzatele, distruggetele. Spezzatele, distruggetele.

L’amore crea catene, naturalmente. La Strega iniziò a respirare affannosamente quando iniziò a intravedere una parte della verità che fino a quel momento le era parsa inarrivabile. Le mancò il fiato. Non poteva esserci tanta perversione nel disegno dell’Ahriman.
La malvagità di un tale pensiero la soffocava.

La soluzione dell’indovinello era giusta, Selene aveva avuto ragione.
Bisognava uccidere Kirin. Ma era la mano di Zaide che avrebbe dovuto sferrare il colpo.
Solo così la catena sarebbe stata recisa per sempre.

La luna rossa sembrava sogghignare sopra la testa della donna. Aveva abbandonato i panni della Strega, ma Zaide doveva tornare per un’ultima volta a camminare nel mondo. O meglio, nell’Inferno.
Aveva giurato a se stessa che mai più sarebbe discesa nelle pieghe oscure dell’Oltre fino a raggiungere il Terzo Regno. Di tutti i regni il più terribile e oscuro, il più impenetrabile e ostile, il più arcano ed eterno.
Lì sarebbe comparsa come un angelo a trarre dall’oblio della morte le sei anime che l’Ahriman aveva reclamato come proprio sacrificio, facendo attraversare loro il ponte della vita fino a tornare a camminare nel mondo di coloro che possiedono un’ombra.

E come un’ombra si sarebbe poi dileguata nelle tenebre, attendendo il momento giusto.

Sarebbe toccato prima a Raven, che l’avrebbe riconosciuta come sua Madre e Sorella, rinsaldando un legame fatto di rituali e compromessi; poi Roderith e Selene. Loro l’avrebbero ringraziata, chiamata salvatrice forse. Poi a Ged. Lui avrebbe letto nei suoi occhi la derisione e il compatimento per il suo sciocco eroismo, ma forse anche qualcos’altro. Il rispetto. Per essere stato in grado di immolarsi per una causa che non era nemmeno la sua. Sacrificio, una parola che Zaide non era mai stata in grado di abbracciare fino in fondo, nemmeno nell’ora più oscura. E poi sarebbe toccato a Eliphas. Quel vile non meritava nemmeno la morte: il riposo eterno è per i giusti e per i valorosi, non per i traditori. Meritava di marcire nel peggiore dei mondi possibili, e per questo l’avrebbe salvato. E infine Kirin. L’enigma. La soluzione. L’inizio e la fine di tutto. Avrebbero pensato che Chrysotemis fosse una creatura compassionevole e potente, senza sospettare cosa celasse in realtà quell’immane gesto di altruismo.

La donna si sentiva tanto gelida da non avvertire quasi più il battito del suo cuore. E con quella pietra nel petto, discese un’ultima volta nell’Inferno.






Cari amici, la nostra quest si conclude qui.
Se lo state facendo, NON leggete questo spoiler prima di leggere il post!! E' un ordine!!

Mi è costato una grande fatica scrivere questo post, e anche adesso che ho finito ho il batticuore.
Una rapida spiegazione, qualora ce ne fosse necessità. La prima parte spiega finalmente cos'è accaduto al termine del viaggio mentale intrapreso da Chrysotemis e Zaide nel post presente al link iniziale: la mente della Madre non ha retto allo sforzo, e Zaide, forse consapevole delle conseguenze di una sua eventuale apparizione col cadavere della persona più rispettata del tempio, o forse per reale convinzione, decide di prenderne il posto. Grazie alle sue conoscenze magiche e al fatto che nessuno ricordava di aver mai visto prima il volto della vecchia, riesce con la magia a cambiarne i connotati quanto basta per farla passare per il cadavere della strega, e indossa la maschera di Chrysotemis pronta a prenderne il ruolo in tutto. Dunque la persona che vi ha accompagnato per tutta la quest non era la vera Madre, ma Zaide, come qualcuno di voi ha iniziato a intuire.
Nella seconda parte Zaide-Chrysotemis rinviene e scopre la realtà. Siete tutti morti. Come, lo racconterete voi nel vostro post conclusivo. Il sangue che avete visto colarle dagli occhi corrisponde a una ferita di livello critico infertale da Helaayne: una rivisitazione di un'abilità dell'artefatto "Il cuore di Bane" con la quale Helayne può scagliare un critico ad area infliggendo a Zaide una ferita di livello critico.
Nella terza parte, Zaide realizza un risvolto dell'enigma che non vi è stato rivelato per il semplice fatto che non avete "liberato" Zaide abbastanza in fretta da poterla rendere partecipe della fase degli indovinelli; e cioè il fatto che Kirin debba essere ucciso per mano di Zaide stessa, se vuole riavere indietro Helaayne. Al momento Zaide ha perduto tutto: sua figlia e il suo amico, oltre agli altri compagni. Se Kirin fosse vivo però una possibilità di riavere Helaayne ci sarebbe. Una soluzione paradossale e perversa come solo l'Ahriman poteva concepire.
Uno dei più grandi poteri acquisiti da Zaide nel suo apprendistato presso gli sciamani pelleverde consiste nel riportare in vita i morti. Un potere che ha usato la prima volta per riportare in vita la piccola Helaayne, sgozzata in precedenza da lei stessa, e che di conseguenza non ama utilizzare. Ma è l'unica soluzione. Con questo potere discende nel Terzo Regno, il regno dei morti, e vi riporta alla vita, anche se forse ci saranno conseguenze.

In questo ultimo vostro post, prettamente introspettivo, voglio che descriviate la vostra morte a la vostra rinascita; lasciatevi ispirare dagli attacchi che avete subito fin qui o createne di nuovi per decidere come siete morti, purché con coerenza. Potete anche utilizzare il post per inserire flash-back di quanto accaduto nel famoso turno degli indovinelli, se avete l'esigenza di riportare in questa sede quanto non ancora detto in merito. Unico vincolo: il post dovrà essere ambientato circa un mese dopo gli eventi raccontati qui. Potete raccontare anche la vostra vita in questo mese, se lo desiderate.
Vi riporto in quote l'abilità dell'artefatto con la quale tornate in vita, dato che contiene indicazioni importanti:
CITAZIONE
Vendetta
le tempeste dell'odio
Tale è l'ultimo dei Regni che compongono l'abisso, dei tre il più terribile, il più tormentoso. Qui l'animo non trova mai riparo, che una tempesta eterna graffia del paesaggio le membra, dei corpi la gelida pelle impedendo loro di gridare, di piangere e disperarsi giacché il vento soffia sempre imperioso, inarrestabile. Immensa distesa senza confini, Vendetta abbraccia lo sguardo e lo cattura, impedendo alla vista di vedere altro all'infuori di essa, così che quando gli spiriti per caso si incontrano, essi si sfiorano e si calpestano senza vedersi, ciechi a tutto fuorchè l'infuriare dell'agonia. Qui soggiornano le anime rabbiose, che dei vivi non hanno accettato la felice sorte e che, per dispetto o piacere, vorrebbero trascinare con loro nell'oscurità della morte.
Entrando in questo Regno, Zaide avrà come una fugace ed istantanea visione del medesimo, un riflesso che in un attimo svanirà nel nulla seguito dalla percezione di un vento gelido fra i capelli, dita fredde ad insinuarsi fin nelle ossa onde spirare in esse il sussurro di un inverno perenne, eterno. Risiedendovi, ella smetterà di avere ombra, faticherà a riconoscere i propri tratti fisici anche sfiorandoli con le dita, non riconoscerà il proprio nome e non sarà più in grado di riflettersi negli specchi. Passando dinnanzi a delle superfici riflettenti, infatti, ella risulterà del tutto invisibile ai suoi occhi (gli altri tuttavia la vedranno), una presenza del tutto svanita dal mondo reale. Al tatto, però, ella avvertirà la propria consistenza -non sarà cioè svanita per davvero-. A tratti le capiterà di vedere delle ombre aggirarsi furtive nel paesaggio che la circonda, visioni seguite poi da improvvise brezze e venti freddi.


Tempeste_Spendendo un consumo nullo (tecnica di Pk), Zaide sarà in grado di riportare in vita un individuo deceduto. [Nullo] Tale accadimento sarà però dominato dall'agonia e dalla sofferenza: prima di ritornare in vita, infatti, lo stesso si ritroverà nel mondo della Vendetta per un tempo che la sua mente faticherà a descrivere se non con l'appellativo di "infinito". Un eterno arrancare nella tormenta la cui fine equivarrà al cedere al furore dei venti e li, logorato dal gelo e dal dolore, perire in solitudine. Tale sarà la morte nel mondo dei morti, equivalente al risorgere in quello dei vivi [Effetto Gdr]

Credo che ora vi siano chiari alcuni degli errori che avete commesso fin qui; avreste dovuto riconoscere l'importanza di risolvere l'enigma prima di passare alle mani, o perlomeno di assicurarvi l'alleanza del png più potente di tutta la quest; è vero che non sapevate si trattasse di Zaide, ma qualche avvisaglia della sua importanza l'avevate avuta. Con lei accanto all'inizio del combattimento probabilmente non sareste morti, o almeno non in modo così scontato. Ho cercato di dare seguito alle vostre azioni nel modo più consequenziale possibile: avevo fatto in modo che alla loro separazione i due gruppi avessero con sé - senza saperlo - una fonte di guarigione in modo da farvi arrivare al combattimento finale al top della forma fisica, ma quando Eliphas ha sacrificato Jaahya, non ho potuto curare le sue ferite come avrei voluto dal momento che si era appena guadagnato l'odio dell'unica persona in grado di salvarlo. Così come l'inaspettato colpo di lancia di Ged ha rischiato di mandare a monte tutto quanto lasciandovi privi del png più potente proprio durante lo scontro finale. Infine, la maschera non ha alcun reale potere. La sua unica particolarità sta nell'impossibilità di essere staccata; tutte le altre passive che avete collegato ad essa sono passive di Zaide.

Avete 7 giorni per postare, fino al 24 novembre; dopodiché posterò le vostre ricompense. Buon finale a tutti!


Edited by Zaide - 17/11/2014, 20:55
 
Top
Wolfo
view post Posted on 20/11/2014, 10:38





Fetiales
Thàr


Z18bS


Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante.
Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro:

- Perché cercate tra i morti colui che è vivo? -


─ ─ ─


Si dice che tutta la vita ti passa davanti agli occhi prima di morire. Beh, per Ged non fu così.
In quell'istante riuscì a percepire solamente paura, tristezza e commiserazione per se stesso. La sua arroganza l'aveva portato alla morte, assieme ai suoi compagni che - stupidamente - si erano fidati di lui. Ripensandoci, forse Ged non morì per via delle ferite; non furono i fulmini a bruciare lentamente la sua carne, e le urla del demone non lo fecero impazzire.
La morte di Ged fu per il senso di colpa.

Una fine tremenda, straziante.
Uno ad uno, i suoi compagni morirono rapidamente. Un secondo prima di abbandonarsi alla fine, Ged rivide il volto delle sue vittime che, incessanti, continuavano a chiamarlo con rabbia e rancore.

- Ged! -
La dolce Amarantha, il cui unico desiderio era salvare la madre. Si era fidata del sacerdote fino alla fine, anche quando tutto sembrava perduto.
Jaahya, invece, non diceva nulla, limitandosi ad abbracciare la sorella.

- Ged! -
Eliphas non faceva altro che ridere, fiero delle proprie azioni. Rideva e canzonava il sacerdote, il quale non riusciva a provare nient'altro che compassione per quella vita spezzata.

- Ged! -
Roderith e Selene; fu una vista straziante. Il grigio saggio sbraitava contro il pastore, urlando il suo nome in un mare di lacrime. "Perchè, perchè?!" si chiedeva, mentre malediceva Ged tenendo tra le braccia il corpo esanime della figlia. Fu terribile.

- Ged! -
Kirin Rashelo, il ragazzo che aveva avuto il piacere di conoscere tempo addietro, fissava il sacerdote con rabbia. Il pastore avrebbe voluto urlare le proprie scuse, ma dalla sua bocca usciva soltanto un triste e soffocato lamento.


- G E D ! -

Aprì gli occhi e quello che vide fu incredibile e spaventoso allo stesso tempo.
Si trovava in una specie di limbo, sospeso in un vuoto candore. L'unica macchia nera al centro di un'immensa distesa bianca, priva di qualsiasi ombra e di qualsiasi luce. Neutra e indescrivibile.
Riconobbe la voce incessante che continuava a chiamarlo: Estariol. Gli occhi del maestro erano ricolmi di compassione, dovuta al gesto sciocco del suo allievo. Un eroismo stupido, motivato dalla fretta e dalla arroganza. - Dove... dove siamo? - sussurrò Ged, non riuscendo a udire la propria voce. Tuttavia, Estariol sembrava aver percepito ogni parola e, senza nemmeno muovere le labbra, si limitò ad abbozzare una lenta e melodiosa nenia, che si concluse con qualche breve parola: - ...tornerai. E dovrai portare questo fardello per sempre. Ti cambierà, e ti renderà più forte. -

- ...?! -
- Torna tra i vivi, senza dimenticare la morte. -

Buio.

─ ─ ─




Non riusciva a smettere di piangere.
Il suo viso, un tempo pallido e ricolmo di gioia, era martoriato dalle lacrime. Il suo dolore percorreva quelle gote arrossate e umide, per poi cadere nella terra brulla e inospitale della Tana del Diavolo. Ged si trovava ancora lì, dove tutto era iniziato. Non seppe dire quanto tempo era passato dal suo incontro con l'Ahriman; l'intera zona era deserta e, piegato dal dolore, il sacerdote non si rese nemmeno conto dell'assenza dei corpi dei suoi compagni.
Piangeva; piangeva in continuazione. - Sono stato io! - urlava - E' colpa mia! -. Furente, prese a colpire con forza il terreno, fino ad arrivare a ferirsi le mani. - Perchè?! Perchè sono vivo e loro no?! -

- G-Ged... - disse un uomo che, lentamente, si era palesato di fronte al sacerdote.
Estariol, il vero Estariol, troneggiava davanti al suo allievo, visibilmente preoccupato per le condizioni del pastore. - Sono settimane che ti sto cercando, cosa... cosa è successo? Parlami! -
All'improvviso, Ged volse lo sguardo verso il maestro: - E' colpa mia... - ripeteva - E' colpa mia... -
Lo diceva in continuazione, con lo sguardo assente.
Non sembrava più lui.

Estariol non disse nulla. Aiutò il suo allievo ad alzarsi, e lo portò via.
Si allontanò da quell'inferno.

- Andiamo. Ti porto a casa. -


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

Stato fisico: indenne;
Stato psicologico: danni alti in seguito alle urla del bambino;
Energia: 10%;

CS: 3 (1 istinto / 2 astuzia);

Equipaggiamento: Lancia, armatura naturale;

Note: Ecco a voi! ^^
Nella prima parte Ged "vede" tutti i suoi compagni (con cui ha legato di più, in un modo o nell'altro); ovviamente non è un azione autoconclusiva su quello che fate, bensì una visione che il sacerdote ha prima di morire. Diciamo la sua versione del "tutta la vita ti passa davanti agli occhi prima di morire".
Piccola precisazione, Ged vede in Zaide il suo maestro. ^^
Ho tenuto lo specchietto come nell'ultimo turno attivo, anche se - essendo passato un mese - immagino non sia più "valido".

- - - - - - - - - -


Passive:

- Ged ha ereditato dalla prestigiosa razza dei draghi un intelletto sorprendentemente acuto, che gli permette di ricordare anche i più infimi dettagli del suo passato.

- Nel caso in cui Ged si dovesse trovare innanzi ad una illusione, indipendentemente dalla natura di quest'ultima, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola. Non si lascerà ingannare dalle più banali illusioni, riuscendo a distinguerle sempre per ciò che sono.

- Il sacerdote vanta di una normale difesa psionica passiva.

- Qualsiasi difesa ad area richiamata da Ged - che sia magica, psionica o fisica - vanterà di un potere difensivo pari al consumo speso.

- Passiva di fiducia per Ged che sarà valida fino al termine della giocata; di riflesso, tutti i compagni tranne Eliphas lo vedranno come un punto di riferimento, una sorta di leader e protettore.


Attive:

-

 
Top
Roderith
view post Posted on 24/11/2014, 21:45




-- Thàr --





n0kcrd
Il dolore, tutto ciò cui era in grado di ricordare era il dolore.
Non sapeva come fosse giunto in quel luogo, un'arida terra ricoperta da roccia, sabbia e, di tanto in tanto, qualche sporadico ciuffo d'erba gialla e secca. Lui li aveva protetti tutti, aveva richiamato il sigillo con tanta forza come mai prima d'ora ed ebbe ragione delle malefiche lingue di fuoco scagliategli contro da quel malato essere. Sì, lui li aveva protetti.. Perché tutto quel dolore? Per Selene, ella non era con lui; al suo posto, stretto nella grande mano riversa a terra, uno dei piccoli anelli che la giovane era solita portare al dito. Dapprima vi fu la disperazione, poi venne la rabbia, l'ira, poi l'impotenza ed infine tornò la disperazione, oltre la quale, il nulla. Per giorni e notti intere il custode vagò senza meta in ogni direzione, rinunciando al sonno ed al sostentamento, nella speranza di trovare una traccia, un segno, una flebile speranza che lo tenesse in vita tanto a lungo da poter riabbracciare la figlia scoparsa; ma le sue preghiere non vennero esaudite, il febbricitante e disperato grido d'aiuto di un padre colpevole ed impotente non venne ascoltato. Al quarto giorno, tutta la forza e la fierezza del fu-cavaliere venne vinta dallo sforzo estremo al quale si costrinse, di lui nulla era rimasto se non l'enorme guscio vuoto di un uomo distrutto. Camminava a stento; nonostante la disidratazione non sentiva l'impulso di bere, nonostante la fatica non riusciva a fermarsi, avanzando lento e chino sotto il peso della marcia e di tutti gli anni vissuti, anni che fino a quel giorno mai percepì come un tale fardello. Retto e sostenuto solo grazie all'enorme reliquia dell'ordine cui si accompagnava, egli avanzava, facendo gravare sull'asta d'ossidiana un compito davvero ingrato per un tale cimelio. Ma non vi era più alcun monaco presente per giungere ad una tale constatazione, nessuno era più presente. Il sole si stagliava alto su quel luogo abbandonato da qualunque dio avesse mai potuto posarvi lo sguardo, ed il suo calore distorgeva le immagini che si presentavano dinnanzi al vecchio guerriero. Fu quando l'incandescente globo di fiamme iniziò a celarsi alla vista dell'uomo, tinteggiando d'arancio il paesaggio circostante, che lungo l'ignota via che stava percorrendo Roderith incontrò un'ombra distorta, in lontananza. Un lampo gli attraversò la mente, ed il corpo si mosse in autonomia, riducendo la distanza dall'ignota figura. Era Kirin, il ragazzo demone. Si fermò di fronte a lui, fissandolo negli occhi con il volto coperto di lacrime rapprese e sporcizia, ma tale sguardo era vuoto, privo di ogni emozione.
La sua mente fu permeata dal dolore del passato, dal dolore della morte e da quello della rinascita, disgregando la sua essenza ad ogni secondo trascorso in quello stato. A quell'agonia si aggiunse il volto di Selene, perduto in quel vorticare d'anime dannate.

<< Roderith.. >>

La voce del giovane raggiunse l'animo del custode come un eco che andava ad aumentare d'intensità ad ogni istante e che lo richiamava alla realtà. Stava per abbandonarsi al calore di quella voce familiare quando di nuovo la quiete gli fu preclusa. Dal turibolo dell'enorme reliquia d'ossidiana si sprigionò un'enorme nube d'incenso che investì i due uomini ricoprendoli completamente. Tutto ciò che traspariva dalla densa coltre era una scheggia di luce che iniziò a vorticare freneticamente su se stessa ed attorno all'asta, al quale bagliore si aggiunse quello che provenne dagli occhi socchiusi e dalle ferite del custode. Roderith si accasciò a terra mentre confuse ed insistenti immagini ne martellavano i pensieri. Vide un vortice di anime dannate urlare in preda al dolore, il terzo cerchio non aveva risparmiato le loro sofferenze nemmeno nella morte. Poi venne il vuoto, un bianco candore sospeso in un nulla cosmico nel quale il silenzio regnava sovrano. Infine l'avvertì, avvertì la propria stessa essenza venirn squarciata e richiusa un numero infinito di volte mentre il potere della Seconda Chiave, il potere di una dimensione sconosciuta perfino a se stessa si ancorava al suo spirito. Una seconda scheggia di luce prese a vorticare attorno alla reliquia.

<< Roderith... Roderith! >> La voce lo raggiunse come l'onda di un fiume in piena.
<< Sono Kirin, mi riconosci? >>

La luce ed il fumo cessarono all'improvviso, all'unisono; gli occhi del monaco riacquistarono la propria umanità mentre questi, provato come mai in vita sua, si acasciava al suolo, sostenuto a stento dall'appoggio sulla grande asta. Il volto era provato, smagrito, ricoperto da ciuffi di capelli che avevano perso tutto il loro candore, i segni della sofferenza si potevano intravvedere fin sotto l'ormai folta barba. Restò qualche secondo ansimante mentre la realtà si riformava tutt'attorno a lui.

<< Sì.. Perdonami ragazzo. >>

Tentò di rimettersi in piedi, aiutato dal caritatevole gesto del giovane. Guardò alle proprie spalle, nella direzione verso la quale Kirin pareva dirigersi, le parole uscirono di propria volontà dalle sue labbra.

<< Dove sei diretto? >>
<< Vorrei poter dire che stavo cercando voi nella speranza che fosse sopravvisuti.. o tornati.. dagli Inferi.. >> La foce parve cedere per un solo istante. << Invece.. stavo tornando a Tanaach per assicurarmi che la mia famiglia non demoniaca fosse al sicuro e.. per avvisare le vestali di quanto è accaduto. >>

Il monaco parve riflettere tra sé sulle parole del mezzo demone ma, in realtà, la sua mente era privata di ogni cosa, di ogni virtù e capacità di pensiero.
'' Tanaach.. ''
Le parole vagavano libere.
''Inferi..''

Non riusciva ad incrociare il suo sguardo, come se quel volto fosse irraggiungibile, come in un sogno. Era conscio che ci fosse, era conscio delle parole, ma non riusciva a dare una forma all'insieme.

<< Come ti conoscono in quella città? A che nome potrò cercarti, contattarti? >>
Non sapeva perché glielo avesse chiesto, ma lo fece.

Kirin pareva pensierono, come sorpreso da tale domanda.
<< A Tanaach dubito che qualcuno mi conosca. Sono sempre vissuto nella città bassa.. Però a Qashra.. io insegno all'università.. Puoi cercarmi lì con il nome di Kirin Rashelo.. >>
<< Rashelo.. bene.. >> un sospiro, << bene.. >>
Faticò tentando di assumere una posa completamente eretta
<< Addio Kirin Rashelo. >>
E con queste parole s'incamminò verso nord, oltrepassandolo.
<< No.. A presto. >>
Non sentì la risposta del giovane. Lungo i solchi sulla sabbia lasciati dalla lenta camminata, dei puntini scuri comparirono più o meno regolarmente. Erano lacrime.

'' Selene.. ''









eyAVZ3

'' Padre.. Dove sono? ''




Semplicemente, grazie a tutti, davvero. Questa quest mi ha profondamente emozionato.

Piccola precisazione: La parte in cui descrivo fumo e luci serve come prologo all'acquisizione della mia prossima tecnica, ad ogni modo è solo scenica ;)


Edited by Roderith - 25/11/2014, 14:46
 
Top
32 replies since 7/9/2014, 21:58   1014 views
  Share