Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Eterno Ritorno, Arrivo di Reela

« Older   Newer »
  Share  
Alb†raum
view post Posted on 8/9/2014, 10:14










Velta è morta.

Il Sorya è morto.

Ma, soprattutto, Eitinel è morta.

Nessuno vedrà mai il suo corpo. Nessuno la potrà seppellire. Nessuno la piangerà o pregherà per la sua anima o proverà dolore per lei.
Questo è il destino della più Grande fra i Grandi.



Xandra si abbracciò le gambe coperte dalla lunga seta dell' abito e vi poggiò contro la testa. Sospirò con nervosismo. Odiava apparire debole. Non aveva lacrime che le pizzicavano gli occhi o voglia di piangere, solo un gran senso di vuoto simile a un verme che le strisciava impazzito nelle viscere. Attorno a lei, fronde spoglie e contorte di alberi dai rami neri e secchi stormirono col rumore di ossa gettate una sull'altra in una pila disordinata; cespugli spinosi lasciarono cadere bacche che esplosero in cascate di linfa nera e appiccicosa e il muschio, filamentoso e pallido come una muffa, trasudò le proprie spore bluastre dell'odore dolciastro della decomposizione.
Aveva scelto quel luogo apposta per passare un po' di tempo a pensare. Lì non c'era altro che morte, morte sotto forma di carcasse di uccelli sventrati dagli orrori che lì vivevano, morte sotto forma del baratro vuoto sopra cui si ergeva la passerella (“anche Maelstrom è morta” registrò distrattamente, ma non senza una punta di malinconia), morte sotto forma delle rovine di quella che era stata un tempo la costruzione più maestosa di Theras. La Torre. Era difficile non pensarci, ed era tutto ciò che voleva in quell'istante, pensare alla fine e a ciò che ne segue. Cadaveri in decomposizione con liquidi rossastri che colavano dal naso e dalla bocca, la pelle divorata, cadente e molle come una gelatina, gli occhi ricoperti di mosche, le mani contorte con le unghie che sporgevano sulla pelle ritiratasi, vermi che fuoriuscivano dal ventre scavando nella carne. Eitinel non avrebbe mai subito quel disfacimento. Esserne in mezzo, a vederlo e senza subirlo (una dea fra i mortali), la faceva stare meglio.
“Sei morbosa” le sussurrò qualcosa nell'orecchio. Xandra ridacchiò. C'era qualcosa di male nell'esserlo? Gliel'avrebbero dovuto dire tanto, tanto tempo prima. La morbosità l'aveva tenuta in vita, sostentata, alimentata. Lei era la donna più bella, l'essere più aggraziato, la strega più potente. Aveva capelli e occhi magenta capaci di richiamare la vista del sangue, sia quello freddo che sgorga dalle ferite aperte da una lama, sia quello caldo dell'imene di una vergine. Coloro che la vedevano la ammiravano e la odiavano, disprezzo e amore, ossessione, odio e, ancora una volta, morte, corpi straziati dalle bende di tessuto tagliente nascoste nelle maniche, menti tormentate dagli incantesimi.

Ma il nocciolo della questione rimaneva che Xandra, senza lady, senza titoli, una volta Guardiana, adesso non era più nulla.

Distante, un qualche piede spezzò un ramo secco. Per la donna fu come risvegliarsi da un lungo sonno. Sbadigliò portandosi una mano di fronte alla bocca più per il timore che qualcuna di quelle disgustose spore le entrasse in gola piuttosto che per buona educazione. Un altro scricchiolio, meno distante. Poteva trattarsi di un'ombra? Lanciò uno sguardo nella direzione della torre distrutta, e ovviamente non incontrò altro che un intrico di rami sottili che soffocavano il cielo. Il portale poteva essersi aperto, in effetti, oppure poteva essere un qualche Anelito debole che tornava lì nella disperata ricerca di cibo. Eppure qualcosa (l'intuito? No, qualcosa di più simile alla follia, voci nella testa che bisbigliavano fra di loro e, di tanto in tanto, le facevano sapere distrattamente qualcosa) qualcosa le diceva che si trattava di una persona. Altri passi, altri cadaveri arborei violentati. Sì, erano stivali, o scarpe, o qualcosa del genere. Xandra immaginò che Lanhai avrebbe potuto dirle il sesso dell'individuo e i suoi natali se fosse stato lì a sentire, ma il Cacciatore era sparito assieme a tutto il resto, e sinceramente era l'unico che la donna sperava veramente morto. Ma non si riteneva tanto fortunata.

Si sollevò da terra con l'abito pieno di erba ingiallita e schegge conficcate nella seta. Se le scosse via con un gesto distratto, pensosa. Era venuta lì per rimanere da sola, avrebbe dovuto provare il desiderio di andarsene... ma non era così. Deformazione professionale? Probabile. Dopo così tanto tempo come Guardiana del Sorya era difficile abituarsi che le persone non giungevano più lì per entrare in quel folle, ambizioso clan, attirate dal canto ammaliatore di Velta. Al massimo, pensò con un ghigno, venivano per morire.
E non c'era niente di più delizioso al mondo dell'occhiata umida e disperata di chi si rendeva conto di starsene andando da questo mondo.

“Arrivo da te, bambino sperduto” le membra e gli abiti dell'ex-Guardiana si dissolsero in una nebbia perlacea, un bagliore indistinto che si gettò saettando fra gli alberi. Non emetteva rumore, nemmeno il sibilo dell'aria che attraversava. Era un trucco, uno nuovo, spesso non usato. A cosa serviva quando si doveva stare fermi su una passerella a impedire a uno smidollato di passare dall'altra parte? Il lavoro l'aveva impigrita, dannazione.
Accanto a lei sfrecciarono i rami secchi, piante dal pallore malsano, larve di mosca che fuoriuscivano con la testolina dal legno molle e scivolavano a terra. Saettò sulle rocce, sul muschio, accanto a felci dalle foglie nere e fiori dalle corolle simili a pelle e i pistilli che lacrimavano sangue. Una volpe dal pelo rado, divorata da zecche grosse come un'unghia e zanzare, sollevò lo sguardo verso di lei con fare monotono, rassegnato, poi si distese a terra per attendere che i parassiti finissero il loro pasto. Un lupo dal muso deforme, con i denti che erano arpioni d'osso fusi con la carne e le labbra, la addocchiò e si gettò al suo inseguimento per un centinaio di metri emettendo guaiti soffocati; presto non ce la fece più e si fermò a fissarla sparire fra gli alberi morenti.
E poi eccola, eccola capuccetto rosso. Le dava le spalle, ignara, camminando in mezzo alla foresta maledetta come avrebbe fatto in un qualsiasi altro bosco. Che non si fosse accorta che la morte permeava ogni cosa e che prima o poi avrebbe preso anche lei? Oppure semplicemente non gliene importava?
Xandra riprese forma dietro a un albero, ricomponendosi come un mazzo di carte mescolato da abili mani. Si scostò i capelli magenta dagli occhi. La ragazza indossava abiti scuri, attillati, che le lasciavano scoperte le braccia appena muscolose e facevano risaltare le gambe dall'aspetto allenato. Una spada riposava nella guaina appesa alla cintura della vita e ondeggiava a ogni passo della padrona sul sentiero inquinato.
Cosa ci faceva una ragazzina da sola nel Matkara? E poi era davvero una donna? Quella convinzione l'aveva presa dal primo istante in cui l'aveva vista, ma poteva essere un errore. Aveva conosciuto così tanti uomini effemminati che non si sarebbe stupita di vedere un volto maschile dietro quella chioma grigio-azzurra.
“No, è una donna” si disse con un risolino guardandole i larghi fianchi, forti e definiti ma non per questo senza femminilità.

E ora? Ora cosa avrebbe fatto? Le sarebbe apparsa davanti dicendole “mostrami quanto sarai forte e ti lascerò passare”? Avrebbe fatto leva sulla sua bruttezza? Non l'aveva ancora vista in volto, ma di certo non poteva essere più bella di lei. Da quando era morta Eitinel non esisteva nulla di più bello di lei.
No, i vecchi tempi erano... stavano passando. Non ancora terminati, ma morenti, colti dagli ultimi spasmi febbricitanti e da balbettii deliranti.

Allora? L'avrebbe lasciata andare così, per la propria strada, senza dirle nulla, senza raccontarle di come probabilmente in un paio di giorni si sarebbe ritrovata circondata da un esercito di creature affamate... di lei? Dimenticarsene. Lasciarla morire. Tutti gli esseri viventi muoiono, no?
Oppure... poteva divertirsi un po'.
A sue spese ovviamente.

«Dove vai, ragazzina? Cosa ci fai qui? Il Matkara è un luogo infestato.»

Fuoriuscì dagli alberi a pochi metri da lei, senza avvicinarsi troppo per non rischiare che decidesse di reagire avventatamente con la spada. Non che la preoccupasse più di tanto, ma non voleva far scorrere cattive acque fin da subito.

«Il mio nome è Xandra. Sono Guardiana di queste terre... o, almeno, una volta lo ero.»

Prese un lembo dell'abito, la preziosa tunica colorata di fattura orientale, e si esibì in un frettoloso inchino.

«Con chi ho il piacere di parlare?»




Salve e benvenuta al tuo arrivo. Io sono il gerarca incaricato della gestione e della valutazione finale della giocata, in cui potrò assegnarti l'energia gialla o quella verde se ti sarai dimostrato meritevole. Non badare alla lunghezza dei miei post e fa del tuo meglio: spesso potrei fare post molto brevi solo perché l'arrivo prosegua.

In ogni caso, la premessa è che Reela è giunta nel Matkara venendo a sapere di un grande potere che potrebbe servire. A te è data la libertà di scegliere come è giunta lì e in quale maniera è venuta a conoscenza di questo. Tieni comunque conto che la foresta del Matkara è "infetta" delle ombre e la normale flora e fauna è mutata per adattarsi alla maledizione.
In mezzo al bosco, Reela incontra Xandra, ex-Guardiana sorya, una donna dai capelli magenta che indossa un kimono colorato. Questa si mostra a Reela amichevolmente, presentandosi e chiedendole il nome.

Xandra possiede una passiva che la rende incredibilmente affascinante. Per il resto non usa altro.
A te la penna.


Edited by Alb†raum - 8/9/2014, 12:14
 
Top
Black Scarecrow
view post Posted on 11/9/2014, 18:25




"Un'assassino che non vuole uccidere, esiste forse qualcosa di più inutile?"



Per tutto il viaggio quelle parole avevano continuato a rimbalzarle in testa. Cariche del disprezzo e del disappunto con cui l'uomo le aveva caricate. Era un vecchio contatto del suo clan, qualcuno che aveva avuto più volte modo di beneficiare del suo operato e lo aveva incontrato per caso all'altro capo di Dortan sul confine con le terre dell'Edehl più a nord.
Quando l'aveva riconosciuta subito aveva cercato di proporle un incarico, uno dei soliti che le persone meschine come lui le avevano propinato più volte in passato. Doveva semplicemente togliere di mezzo il rivale in affari di quel farabutto, un lavoro semplice e ben pagato, ma non più un lavoro che lei potesse svolgere. Scoprirlo mandò l'uomo su tutte le furie, ma si limitò a sbraitare allontanandosi, timoroso di poter provocare l'ira di un'assassina seppur priva della voglia di uccidere.

Ma le parole che le aveva scagliato contro non la abbandonarono per tutto il viaggio.
Era davvero diventata inutile? Come poteva negarlo? Tutto ciò che le era stato insegnato riguardava l'omicidio, se ora si rifiutava di svolgere gli incarichi perché mossa da stupidi capricci personali e una sempre crescente e scomoda moralità, cos'altro le restava da fare in questo mondo?

Si era convinta che nell'Edhel avrebbe trovato qualcuno in grado di sollevarla dal proprio senso di colpa, qualcuno in grado di farsi carico della sua volontà, permettendole di tornare in quello stato privo di distrazioni e crucci in cui aveva sempre vissuto. Voleva tornare vuota, voleva tornare ad essere una spada fedele pronta a tagliare chiunque il suo signore le avesse indicato.
"Ma non è questo che il maestro avrebbe voluto".
Quando faceva quel pensiero, non poteva che domandarsi quanto davvero avesse conosciuto il proprio maestro. Come poteva avere la presunzione di sapere ciò che lui avrebbe o non avrebbe voluto. Inoltre era morto, ormai non aveva più importanza ciò che lui in vita aveva desiderato per lei. Non aveva più alcuna imortanza, ora importava solo trovare un signore da servire.
E nell'ultima locanda, che precedeva le terre inospitali del nord, delle voci di sconosciuti troppo incaute per moderare i propri toni le portarono all'orecchio tutto ciò di cui veva bisogno.

Mossa da quella che poteva essere nulla più di una leggenda, di una storia per mercenari o per truffare bifolchi, si era rimessa in cammino. Nell'Edehlpareva che persino la terra stessa cercase di uccidere i visitatori, come se le montagne stesse fossero la prima prova per decretare chi fosse o meno degno di visitarlo. A seguirle c'erano il freddo, l'oscurità e le creature più terribili, uscite direttamente dagli incubi.
Reela si limitò a tenersi lontana dai loro sguardi, sfruttando il proprio addestramento per restare celata nel silenzio e nell'ombra. Con tutti quei dubbi che ancora le gravavano non sarebbe riuscita a difendersi da un attacco portato per ucciderla, l'unica opzione era evitare di doversi battere.
Ma quando arrivò a destinazione, nel Matkara, si rese conto di non sapere cosa stava cercando. Più volte ci aveva riflettuto, aveva sentito parlare di un grande potere che dominava su quelle terre, ma non sapeva come questo si manifestasse.
Quel luogo era forse il pegiore in cui avesse messo piede dall'inizio del viaggio: la vegetazione spettrale pareva assorbire la poca luce rimasta, mentre insetti orrendi e putrescenti si aggrovigliavano sulle cortecce delle piante come organi rigonfi di infezioni. Il suolo era disseminato di cadaveri e di semplici parti umanoidi, così numerosi e mal ridotti da far pensare provenissero da un terribile cataclisma o conflitto.
Ma non la turbava la loro presenza, ciò che la rendeva inquieta era la consapevolezza che non avrebbe potuto continuare a nascondersi, non in quel luogo dove la sua ricerca doveva giungere ad una fine.
Se lei non sapeva cosa cercare, l'unico modo che aveva per trovare qualcosa o qualcuno era lasciare che quest'ultimo trovasse lei. Smise di attutire i propri passi e cominciò a calpestare rami secchi, ossa e insetti lasciando che questi schioccassero rompendo il silenzio. Le fece uno strano effetto provocare tutto quel rumore, l'addestramento l'aveva abituata a muoversi leggera e silenziosa, ora che stava facendo il contrario si sentiva migliaia di occhi puntati addosso.
Avrebbe potuto venire aggredita da qualsiasi direzione perciò avanzava guardinga, la mano poggiata sulla propria spada e le gambe tese, pronte a scattare alla minima avvisaglia di pericolo.
Sentiva un peso insostenibile sullo stomaco accompagnato da un'irrefrenabile voglia di fuggire a nascondersi. Non era certa se quella fosse la tanto temuta "paura", ma dal canto suo non seppe darle altro nome.
Tesa come una corda di violino si aspettava l'attacco delle più orride creature, quando sentì una voce interrogarla, la sua prima reazione fu estrarre la spada e balzare nella direzione opposta a quella da cui l'aveva sentita provenire.
Ma si ritrovò a puntare la propria lama ad una donna, una donna che non poteva essere definita in altro modo che "stupenda".
Reela stessa si sentì abbagliata dal suo splendore e per qualche istante si vergognò del proprio aspetto così semplice e modesto. La donna indossava uno splendido kimono dai colori sgargianti, del tutto contrastante con l'oscurità di quel luogo, ciò la faceva apparire come esterna e superiore alla corruzione che vigeva sovrana nella foresta.
Si rivolse a Reela con toni pacifici:
"Il mio nome è Xandra. Sono Guardiana di queste terre... o, almeno, una volta lo ero."
Lei rimase interdetta a fissarla, confusa da quell'incontro.
"Con chi ho il piacere di parlare?"
All'ennesima domanda Reela tentò di sbloccarsi, ripose la spada smettendo quindi di puntarla verso la donna e abbozzò una risposta.
"R...Reela"
Non seppe se aggiungere altro, le relazioni con gli altri le erano sempre state piuttosto complicate da capire.
Improvvisamente si accorse di aver tralasciato un dettaglio importante, quella donna aveva detto di essere stata una guardiana, forse era sulla strada giusta per trovare un valido padrone.

"Mi perdoni l'impudenza, è lecito chiedere di cosa fosse guardiana?".
Sperò che quelle parole bastassero a farla sbottonare almeno un po', non voleva rischiare di dire troppo sulle proprie intenzioni; qualcuno avrebbe potuto ingannarla ed approfittarsene. Tuttavia, forse per il contrasto con le tenebre maligne di quel luogo, la donna le ispirava una sincera fiducia.


Salute.
Serve che metto fin da subito uno specchietto riassuntivo? Non l'ho messo perchè non essendoci stato alcuno scontro l'ho trovato superfluo. Provvedo a mettere un link alla scheda nella firma al più presto.
Spero ti divertirai almeno un po' a gestirmi nell'arrivo e grazie per il tuo tempo.
 
Top
Alb†raum
view post Posted on 16/9/2014, 17:55










La lama della spada lunga luccicò nelle mani della ragazzina, estratta con la rapidità con cui un animale braccato mostra le zanne. Xandra si compiacque di quella paura, così come gli occhi densi e perduti che le vennero mostrati in quel gesto. Come Guardiana aveva visto quello sguardo migliaia di volte, ma mai se ne sarebbe realmente stancata. Era quello di coloro che hanno perduto ogni potere sul proprio futuro e vengono trascinati dalla corrente della vita in rapide sempre più forti e pericolose.
Persone per cui qualsiasi appiglio è buono, persino un ramo coperto di spine affilate.

«Un tempo in queste terre era presente un luogo chiamato Sorya, un clan guidato dall'elfa Eitinel perché le persone potessero unirsi ad agire per il bene di Theras.»

“Un bene molto relativo” si tenne per sé nascondendo queste parole in un dolce sorriso. Eppure Xandra aveva perseguito gli stessi scopi della padrona per tanto tempo anche dopo la sua morte. Lei aveva avuto un compito da lei, Velta le aveva detto di proseguirlo e la loro morte non era che un inconveniente. Non Alexandra, non Glacendrangh, non Venatrix né Berelen le avrebbero impedito di portarlo a termine. Eitinel poteva aver inseguito un sogno o una follia, ma di sicuro aveva tentato ciò che nessun altro prima di lei aveva osato.
Liberare il mondo, oh sì.
Così folle come idea, e forse era proprio per questo che la donna dai capelli magenta si era unita a lei. Era un tratto che le accomunava, assieme alla bellezza.

«Il mio compito era quello di assicurarmi che i nuovi adepti raggiungessero la nostra sede.»

Altra frase, altra bugia. “Solo se sarai degno potrai passare” era la frase chiave di ciascun Guardiano del Gorgo. Solo il meglio avrebbe potuto nutrire il Gorgo e Velta per alimentare la loro brama di potere.
Paradossalmente, questo era stato il principale motivo della loro disfatta, quando Alexandra aveva deciso di creare i Leoni alle spalle del Sorya stesso.
Si rese conto di aver inconsciamente stretto i pugni, a quel pensiero, contratti fino a far sbiancare le nocche e penetrare le unghie nella carne. Fortunatamente erano sotto le ampie maniche del kimono. La ragazza non poteva aver visto. Le rilassò, camuffando la smorfia di dolore in un sospiro di nostalgia.

«Purtroppo il Sorya è andato distrutto. Tutto ciò che ne rimangono sono rovine... ma se hai visto dalla distanza l'alta Torre in mezzo al bosco, posso dirti che un grande potere risiede ancora lì.»

Si avvicinò porgendole una mano (quella non ferita dalle unghie) in segno di amicizia.
L'avrebbe condotta fino a ciò che rimaneva di Velta.
Le avrebbe mostrato l'orrore che si nascondeva dove una volte vi era Eitinel.

Infine si sarebbe compiaciuta nel vederla implorare pietà.

«Il mio pellegrinaggio mi porta lì. Vuoi accompagnarmi?»




Xandra ti propone di venire con lei fino ai resti di Velta in pellegrinaggio, assicurandoti che vi sono i resti di un antico potere. Il giro continua nel topic aperto nella sezione degli arrivi, dove sei libero di dialogare con l'ex-Guardiana in maniera concisa.

Scusami tanto del ritardo ma l'inizio dell'università mi ha sballato gli orari, e scusami ancora di più per il post non al meglio delle mie capacità, ma non volevo farti aspettare oltre.
A te la penna.
 
Top
Black Scarecrow
view post Posted on 28/10/2014, 21:06




"S..Sorya".
Reela scandì quel nome quasi assaporandolo.
Forse la fortuna l'aveva premiata, apparentemente quella donna sarebbe stata in grado di portarla proprio nel luogo che stava cercando.
In segno di amicizia le porse la mano...sinistra?
Forse era un'usanza del luogo, o del clan di cui un tempo aveva fatto parte. Non si fece troppe domande a riguardo e le strinse la mano di rimando, l'unica cosa che le restava da fare era accettare l'offerta.

"Sarei felice di poter vedere quel luogo."
Manifestò il proprio entusiasmo con quella semplice frase, dal cui tono si poteva leggere solo una leggera nota di sollievo, dovuta all'approssimarsi del termine del suo viaggio, o almeno a quella che sarebbe potuta essere una svolta significativa.
Anche l’ex-guardiana si disse felice di non dover fare il tragitto in solitudine, naturale visto lo stato deprimente di quella terra.

"Oltre a voi non è rimasto nessun altro membro del clan?"
Lo chiese con un po' troppa leggerezza, senza rendersi subito conto che la domanda poteva suonare sgarbata e impertinente.
Ma la guardiana non apparve scocciata, piuttosto intristita, forse il prezzo di ripensare a memorie dolorose e malinconiche.

“Del Sorya rimangono solo ricordi. Chi una volta ne faceva parte ora vaga alla ricerca di qualcosa di nuovo a cui dedicare la propria esistenza o si appiglia ad antichi sogni sperando che siano d'aiuto.”
Reela rimase in silenzio, in attesa mentre la guardiana osservava il paesaggio, scorgendo qualcosa che lei in quanto estranea non avrebbe mai potuto vedere. Ma indugiò poco, in breve decisero che era meglio cominciare a dirigersi verso la meta.

Mentre camminavano una miriade di domande bussavano nella testa dell’assassina. Aveva necessità di comprendere quel luogo e gli eventi che lo avevano segnato, se era in cerca di un nuovo padrone doveva essere certa di comprendere il suo modo di pensare, di vivere e morire, azzardò una nuova domanda senza pensare se avrebbe indispettito la sua accompagnatrice.

"E cosa è successo al clan? Cosa ne ha decretato la fine?"

"Un uomo con una cappa blu e un mazzo di tarocchi."
Una risposta criptica, pronunciata con leggera malinconia fu la prima risposta che Reela ottenne, tuttavia non l’unica.
"Ma non è del tutto vero. Il Sorya era già diviso e spezzato all'interno da quando abbiamo perso la nostra guida. Lui è stato solo il colpo di grazia, la mano che ha abbassato il pugnale. I veri colpevoli sono altri."
Malgrado la sua voce fosse calma, Xandra sembrava trattenere una rabbia ben più grande di quanto Reela si aspettasse. Era forse quella rabbia che anche lei avrebbe dovuto provare verso coloro che avevano annientato il suo clan e ammazzato il suo maestro? Aveva ucciso diverse volte in vita sua, ma mai spinta dalle emozioni, tutto ciò che l’aveva sempre guidata era il codice ed esso non prevedeva sentimenti.
Forse la verità era proprio davanti a lei, come la guardiana aveva perso il proprio protetto, così lei aveva perso l’unica famiglia che avesse mai avuto, ma anche questo pensiero non riusciva a colmare il senso di vuoto che provava.

“Al momento nemmeno io sono sicura di cosa sia successo. Anche per questo mi sto recando alla Torre.”
Questa ultima frase la lasciò perplessa, aveva supposto fin dall’inizio che l’accaduto fosse ben chiaro all’ex-guardiana. Sapendo questo non le restava che attendere di vedere di persona la fonte di quel famigerato potere che andava cercando.
Tuttavia si chiese se anche Xandra, come molti nella sua posizione, non stesse bruciando per un desiderio represso di vendetta. Se non desiderasse abbandonare le terre della sua guardia per dare ai suoi nemici ciò che meritavano.

“Non cerchi vendetta per ciò che è accaduto? E' per non lasciare la torre incustodita che lasci i colpevoli della sua caduta impuniti?”
Il sorriso era ancora fermo sulla labbra della bellissima donna al suo fianco, ma tutte quelle domande avrebbero potuto incrinare il suo umore. In Reela mancava completamente l’empatia necessaria per rendersene conto e non badò a quanto le sue parole potessero risultare taglienti.
Per contro ricevette una risposta calma, le fece pensare che la donna avesse già riflettuto a lungo riguardo a quella faccenda e ancora stesse meditando su come agire.

“La vendetta... è qualcosa che va riflettuta bene, attentamente. Soprattutto in questi casi. Guarda.”
Avevano raggiunto una piccola radura in quel bosco decadente. Ma come il resto di quella terra anche la radura sembrava uscita da un sogno distante, distorto e alieno. Le piante che come un’avanguardia stanno riconquistando quel piccolo spiazzo sembrano combattere una guerra sanguinosa: steli che parevano spade si alzavano dal terreno come le armi di un piccolo esercito mentre le bacche che crescevano sugli intricati rovi tingevano di rosso la scena.
Al centro della battaglia vi era una passerella dall’aspetto vissuto, la roccia di cui era composta aveva visto giorni migliori, giorni in cui certamente non condivideva il proprio spazio con le piante che stavano avanzando dalla boscaglia.
La passerella dava su un cratere infinitamente profondo, un enorme calderone che faceva breccia nel terreno fino a raggiungere le viscere della terra, forse in attesa che qualche folle o suicida si gettasse.
Reela si sporse solo un poco, cercando di scorgere ciò che vi era sul fondo, ma solo nuda roccia si presentò allo sguardo.
Xandra richiamò a se l’attenzione, per poi proseguire con il suo racconto di quel luogo.

“Qui era l'accesso ai nostri rifugi sotterranei. Ora non è altro che una rovina in attesa di cogliere in fallo il piede di qualche temerario. Ora osserva.”
Con un gesto della mano che tinse di abbaglianti sfumature magenta l’aria circostante, l’ex-guardiana mutò il territorio, trasformando la decadente desolazione in qualcosa di ordinato e splendido. L’erba scacciò le piante voraci e il marmo della passerella tornò ad essere di un bianco intonso, mentre la voragine venne riempita da una scura marea vorticante come un infinito gorgo oscuro.
Reela osservava il nuovo dipinto che le si era parato davanti, meravigliata da quel potere così artistico.

“Così eravamo una volta. Molto, molto tempo prima questo luogo nemmeno esisteva. "Sorya" era un nome che evocava felicità, non malinconia, tristezza od orrore.”
Mentre il racconto proseguiva anche il territorio mutava per stare al passo.
La radura si espanse fino all’orizzonte e il gorgo venne rapidamente rimpiazzato, ora al centro dell’attenzione vi era una splendida torre, che forse per contrasto con la profondità che aveva sostituito pareva toccare il cielo stesso.
L’assassina rimaneva in silenzio, ascoltando e osservando quel racconto più strabiliante di ogni altro che avesse potuto udire.

“Poi arrivò Venatrix. Il drago conosciuto come "la Torre".”
E a queste parole un’ombra scura scosse l’aria, un enorme rettile dorato sorvolò l’area gettando bagliori rossi ad ogni occhiata. Il solo sguardo di quella creatura bastava per annunciare l’imminente distruzione, gli bastò spalancare le fauci perché il fuoco inondasse la radura portandosi via quello strano sogno bruciandone la tela di delicato dipinto.
Erano tornate nella putrida foresta e per un istante a Reela parve che Xandra fosse divertita.

“Il clan visse nel buio per anni. Dopo la guerra del crepuscolo risorse e in questi giorni è morto di nuovo, e questa volta per sempre. Vendetta... è una cosa affrettata. Devo prima comprendere bene chi siano i miei nemici.”
Tutto quel racconto stava facendo dimenticare all’assassina perché si trovasse in quel luogo, eppure anche se ad un passo dalla meta, non riusciva a capire se quel che aveva trovato facesse al caso suo.
Il racconto l’aveva lasciata con più domande irrisolte di quanto non le avesse dato risposte, inevitabilmente si domandò se davvero c’era spazio per lei in un luogo simile, se i suoi servigi non fossero altro che superflui.
Gettò ancora uno sguardo all’abisso scuro che si apriva nel terreno, in fondo al petto sentiva un vago desiderio di gettarsi, era certa che una volta al suolo non avrebbe avuto più nulla di cui preoccuparsi, ma anche se era proprio quella pace priva di emozioni che cercava, qualcosa la teneva ancora ancorata a questo mondo.
E’ questo ciò che voglio per te.
La voce del maestro le riecheggiò in mente, ma fu solo un istante.
Risollevò lo sguardo dal buio del gorgo e tornò a concentrarsi su Xandra.

“Il mio viaggio si concluderà quando avrò trovato un potere più alto e puro, al cui servizio mettere la mia spada.”
Perché stava facendo quel discorso ora non seppe dirlo, aveva deciso di lasciare celate le sue intenzioni fino a che non avesse avuto una prova concreta davanti ai suoi occhi, eppure si stava rivelando come una novellina.
Tuttavia dopo quel racconto fatto non solo di parole, ma anche di vivide immagini, sentiva che era nel luogo adatto per potersi lasciare andare, solo con il giusto percorso avrebbe trovato ciò che cercava e non conoscendo la via poteva solo lasciare che gli eventi la trasportassero a loro gusto.

“Ma se questo potere non è più qui, allora il mio viaggio deve proseguire.”
 
Top
view post Posted on 24/11/2014, 20:58
Avatar

Cardine
·······

Group:
Member
Posts:
7,349

Status:










«Qui non troverai niente, cara. Non di certo delle cause superiori da perseguire. Non più... Qui è rimasta soltanto una cosa...»

Xandra fece una lunga pausa, mentre pareva ripercorrere altri ricordi che aveva deciso di mantenere celati. Nostalgia e rimpianto si mischiavano, generando nel suo cuore una cosa sola: un freddo ed implacabile odio, ciò che ribolliva in lei dal giorno in cui il cartomante aveva posto la parola fine sull'oscuro dominio della Torre.
Guardò quindi la ragazzina, le sorrise e per un attimo sembrò allungare la mano per accarezzarle una guancia.

«La disperazione.»

Dichiarò poi, improvvisamente fredda. Si voltò di scatto.

«Ti trovi in un luogo che verrà ricordato nelle leggende, e che lentamente scomparirà dalle mappe.»

Xandra tornò sui suoi passi con ampie falcate, avvicinandosi al limitare della radura. Aveva già mostrato abbastanza di ciò che era stato, e quanto aveva voluto ripercorrere era ben diverso dalla realtà che ora abitava Matkara. Se la ragazza si fosse azzardata a scendere per la scalinata del fu-Gorgo, si sarebbe spinta in braccio agli orrori più tremendi dell'Edhel stesso. La città degli Aneliti.

«Anche il mio viaggio deve proseguire, andrò lontano da questo luogo denso per me di ricordi. Ormai qui non è rimasto più nulla, come ti ho detto. Forse anche tu troverai la tua strada.

O forse no.
»

La donna scomparve, inghiottita dalla vegetazione, proprio dicendo queste ultime, enigmatiche parole. In fondo aveva fatto il suo dovere, ancora una volta. Per l'ultima volta. Ma Reela non ebbe il tempo di fermarla, o domandarle qualcosa, poiché dalla voragine cominciarono a provenire tonfi rapidi e sordi, come il rumore di un gigante in corsa. E in effetti era così, se ne sarebbe accorta immediatamente: un grosso golem di pietra, terra e viticci, risalì il pendio e si issò sulla passerella di marmo ormai lurido. Pochi metri lo separavano dall'inizio della radure.
Fece schiantare le sue braccia pietrose una contro l'altra, ed il frastuono fu temibile; nel frattempo dell'edera giallognola crebbe prodigiosamente sulle irriconoscibili statue che ornavano l'inizio del pontile. Emanavano una flebile luce giallognola, la stessa che iniziò scorrere attraverso le strane vene del costrutto.
Esso, grande quanto due uomini, pareva privo di parti del corpo riconoscibili a parte gli arti, il busto e il torace. Il rampicante che lo ricopriva pareva essere in grado di insieme poiché, nonostante fosse marcio e sfibrato, pulsava di energia e vitalità. Le propaggini del vegetale si allungavano in ogni direzione, alcune tastando il terreno, altre restano immobili, in ascolto della minima vibrazione nell'aria. Si muovevano in ogni direzione, in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa di cui nutrirsi.
La creatura era infatti mossa dalla forma più pura di volontà, che aveva preso l'aspetto della natura corrotta del Gwathlaiss. Ma non solo. Il vegetale era un parassita che non aveva trovato un posto migliore, un Anelito pronto a perseguire il suo scopo: vivere, sopravvivere, e trovare un ospite nuovo, più adatto ad esaudire il suo incontrollabile desiderio di possesso.
La guardia di Matkara puntò la ragazzina, la quale aveva attraversato la foresta a fianco di Xandra, e non ne aveva ancora saggiato i crudeli pericoli. Stava per mostrarglieli.

Dopo pochi rapidi passi fu nella radura, e una volta sulla terra ferma piantò un braccio nel suolo, facendolo tremare. I viticci di cui era composto a quel punto avrebbero percorso la distanza che lo separava dalla ragazza in pochi istanti, e sarebbero fuoriusciti dal terreno cercando di ghermirla o lacerarla con le loro spine acuminate. L'altro braccio della bestia invece di distese all'indietro e, come un'atleta che scaglia un peso, quella lanciò uno dei massi di cui era composta. L'enorme proiettile era diretto verso la sua preda, e nonostante non fosse un colpo particolarmente preciso, era il vigore con cui esso veniva scagliato a renderlo davvero devastante.




Come forse ti sarai accorto, nonostante mi sia appropriato del layout del mio collega per mantenere una parvenza di continuità, io non sono Albtraum. Questo non è un problema, però: d'ora in avanti sarò io a gestire l'arrivo, in linea con quanto fatto fino ad adesso. Ti chiedo ancora scusa, personalmente e a nome della gerarchia, per il tempo trascorso, e non posso che elogiare la tua pazienza nell'attendere senza muovere lamentele.

Devi sapere che sono ben più cattivo del mio collega. Ho preferito passare direttamente all'azione ;D
Scherzi a parte, Reela viene attaccata all'improvviso. Beh, è probabile che questo fosse il fine di Xandra fin dall'inizio. Dalla roccia del suolo si solleva una forma solo vagamente antropomorfa. Si tratta di un insieme di terra e pietre anche grosse, tenute insieme da una pianta rampicante marcia, ma che pulsa di energia. Il costrutto - non saprei come altro definirlo - è un Parassita degli Aneliti di Turmarsh, Dopo che Xandra si dissolve, questi ti attacca. Sotto riporto un breve specchietto tecnico. Utilizza prima Spirito di quercia, qui riadattato come edera che cresce attorno a una rovinatissima statua di pietra. Poi utilizza i rovi incatenanti, e ti lancia un masso, che conta come un attacco fisico a 3 CS. A proposito: da questo turno in poi è necessario che anche tu inserisca lo specchietto!
Per le domande utilizzeremo il solito topic.

   Golem
Inumano, Sciamano, Guaritore (I).
F (illeso) M (illeso) E (70/100)
CS 3 (1 costituzione, 1 forza, 1 rapidità).
Capacità passive: possibilità di orientarsi senza la vista (passiva razziale), cure di livello uguale al consumo (passiva del talento I)
Tecniche attive: Spirito di quercia (iniziale sciamano), Rovi incatenanti (iniziale sciamano)

CITAZIONE
Spirito di quercia: Lo sciamano evoca un albero mistico, la cui sola presenza rende più vigoroso lui e i suoi compagni animali.
La tecnica è un Power Up di natura di evocazione. Dopo alcuni attimi di concentrazione, il caster evoca sul campo di battaglia - e nei propri pressi - un albero di quercia il cui tronco emana una luce gialla/arancione. Questo arbusto potenzierà il caster stesso, tutti i suoi alleati e finanche i compagni animali donando a tutti loro 1 CS singola ad una caratteristica a scelta (decisa liberamente al momento dell'inserimento della tecnica in scheda); non potrà né attaccare, né difendersi e si seccherà, scomparendo, al primo danno subito. Altrimenti rimarrà sul campo di battaglia per due turni di gioco. La tecnica è personalizzabile fornendo all'evocazione una qualsiasi forma che però mantenga caratteristiche di totale inoffensività. In ogni caso non sarà possibile essere autoconclusivi con l'evocazione. E' da considerarsi una evocazione di potenza inferiore a Bassa e la sua forza è pari ad 1 singolo CS.
Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
Rovi incatenanti: Lo sciamano posa una mano per terra e richiama dei rovi dal terreno per imprigionare e ferire l'avversario.
La tecnica ha natura magica. Il caster, poggiato il palmo di una mano a contatto col terreno, potrà generare dal suolo sotto al nemico un fitto groviglio di rovi che si arrampicheranno sul bersaglio col duplice scopo di immobilizzarlo e ferirlo. I viticci saranno infatti muniti di spine e cercheranno rapidamente di bloccare la vittima fino ai suoi polpacci, non oltre. Essi causeranno così danni da graffio e da lacerazione per un totale di potenza Media, e saranno di contro discretamente fragili, così che liberarsene non sia impresa troppo complicata: sarà sufficiente infatti un totale di tecniche pari a Medio per sconfiggerli. La tecnica è personalizzabile a piacere, purché le caratteristiche dei rovi non mutino. Se non distrutti altrimenti, svaniranno durante il turno dell'avversario.
Consumo di energia: Alto
 
Top
4 replies since 8/9/2014, 10:14   146 views
  Share