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Scusami, Fanie Elberim.

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Fanie Elberim
view post Posted on 14/9/2014, 05:44




Quanto segue è un post probabilmente pieno di imprecisioni, errori di sintassi, sbagli di ogni tipo, non ho avuto né la forza né il coraggio di rileggerlo, semplicemente non potevo. L'ho scritto per me stessa. Anzi, per Fanie. L'unico modo che avevo per parlarle era questo, scrivere intendo. Volevo chiederle scusa per tutto quanto. Grazie.



Scusami, Fanie Elberim


« Mi dispiace, Fanie. » lo disse con una voce rotta dalla commozione, infantile quasi, con le mani premute sulle guance per detergere inutilmente grosse ed importanti lacrime. « Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto, per tutto quello che ti ho costretto a sopportare, a vedere... » singhiozzò, cercando ancora ed ancora di ritrovare un respiro regolare tra una parola e l'altra. Era una ragazza dall'aspetto delicato, non bella e non brutta, dai capelli scuri con lievi riflessi bruni, le gote rosse e l'incarnato chiaro. Indossava abiti che non avevo mai visto prima sulla faccia dell'intero Theras. Era una donna, un essere umano di carne e di sangue, in piedi davanti a me nell'assoluta oscurità del sogno.
Non capivo, solo allora mi guardai attorno, dove fossi finita. Era un mondo nero, oscuro come la pece, senza uno spiraglio di luminoso diverso da una luce zenitale che avvolgeva me stessa e la donna davanti a me. Cercai la fonte della luce con gli occhi ma non v'era nulla, quasi come se fosse stata materializzata dal nulla e non creata con un artificio.
Tirò su col naso, molto forte, scoppiando di nuovo in un pianto ininterrotto di cui non riuscivo a capire il motivo. Un moto di compassione mi salì dal cuore involontariamente, obbligandomi a fare un passo nella sua direzione con una mano tesa. Volevo darle un contatto umano, una carezza sulla testa, volevo capire cosa potessi fare per lei a discapito persino del rendermi conto di dove ero finita.
« Chi sei e come conosci il mio nome?... e perché piangi, ragazza? Io non ti ho mai vista prima, non mi hai fatto nulla... »
Non capivo, seriamente, cosa cercasse di dirmi con quelle parole né quale potessero essere le sue colpe. Non era un sussurro, non era una guardia insonne e sicuramente non lavorava per il Beccaio. Eppure, guardandone i lineamenti ed ascoltandone la voce non potevo fare a meno di sentire quelle parole terribilmente reali nel profondo del mio cuore. Chiunque avessi davanti mi conosceva bene, maledettamente bene, ma io non avevo idea di chi fosse. Mi portai ancora più vicino ma lei si ritrasse quasi impaurita scuotendo la testa e sforzandosi d'interrompere il pianto.

« Non capisci? Sei nata così buona, così piena di speranze, di amore per ogni cazzo di cosa che io provo vergogna per me stessa quando ti guardo. Se solo fossi più cattiva, se solo potessi estrarre la spada che ti ha donato Raymond e trafiggermi il cuore... potresti liberarmi dal più grande dei pesi che abbia mai portato. »
« Come... come fai a sapere della spada?... » ero allibita da quello che stava dicendo. Alcune di quelle informazioni, alcuni di quei ragionamenti non poteva saperli nemmeno il primo sussurro in persona. Iniziai a temere di essere al cospetto di qualche entità incontrollabile dal potere immenso e ne rimasi molto, molto impaurita.
« GUARDA! GUARDA COSA TI HO FATTO! »
Urlò afferrando, letteralmente, l'oscurità che la circondava ed iniziando a strapparla quasi fosse un incarto fastidioso che nascondeva qualcosa d'importante. Oltre quello squarcio c'era un quadro, un fermo immagine di me che piangevo la morte di tutti i caduti del Leviatano Rosso.
Poi ne strappò un altro pezzo, rivelando una seconda immagine, e apparve una scena che mi fermò il cuore: era la camera da letto di Raymond, ancora ferito al costato dopo l'esperienza durante i combattimenti, che mi stringeva teneramente la mano poco prima dell'arrivo di Aang. Mi portai una mano alla bocca mentre una fiume di emozioni contrastanti mi velarono gli occhi di una lucentezza dolente.
Ed un terzo squarcio si aprì in quella barriera rivelando volti, scene, immagini di uomini e donne che avevo visto morire, uomini e donne che non avevo salvato. Floki Grimher, Maddox, Eruwayne. Avrei voluto urlargli di smetterla, che non volevo più vedere quelle scene, che non volevo più soffrire di quegli eventi. Avevo già seppellito i miei morti, avevo già pianto il mio dolore, eppure non riuscivo ad aprire bocca ma solo a piangere in silenzio tremando come una foglia.
Chiunque avessi davanti sapeva. Sapeva tutto.

« Capisci, adesso? » mi venne incontro. « Capisci cosa ti ho fatto? »
Mi afferrò per le spalle scuotendomi con forza, per quanto debole e misera fosse la sua reale presenza.
« Non dormo più la notte, ogni volta che penso a te sto male. Volevo darti tutto quello che io non sarei riuscita mai ad avere nella vita e credimi, maledizione, CREDIMI, ci ho provato ogni giorno per un anno. Ma non ho fatto che farti soffrire, cercavo di darti così tanto che alla fine non ti ho fatto avere niente. Sono una vergogna e se solo tu potessi ti chiederei di porre fine alla mia vita... ma so che non ne saresti capace. »
Rimasi in silenzio, piangendo così copiosamente da non riuscire nemmeno a vederle il volto.
« Ricordi quando hai sentito per la prima volta la frase "divisi cadiamo, uniti resistiamo?" »
Annuii debolmente.
« Perdonami, Dio... Dio ti prego Fanie perdonami. Quello che ho fatto, quello che ti ho fatto mi tormenta più di una vera tortura. »
« Tu... sei la causa di tutto il mio dolore? »
Le dissi tremando con la voce e con il corpo, incredula e sofferente.
« Si, Fanie. Volevo renderti la bella donna che io non mi sentivo, volevo renderti una paladina del bene e della giustizia, un'eroina senza macchia e senza paura che avrebbe preso a schiaffi chiunque le si fosse parato davanti! Volevo che uccidessi Viktor, volevo che mandassi a fare in culo tutti i Corvi e quella loro religione del cazzo, volevo che ti sposassi con Raymond ed avessi una vita meravigliosa e tanti figli. »
Si fermò un breve istante, quasi stesse ponderando quello che poteva e non poteva dirmi.
« Volevo che tu diventassi amica di Kuro, volevo che rimanessi per sempre a Basiledra, per quello non hai seguito l'uomo che amavi... la resistenza, guarda cosa è diventata adesso! E' colpa mia se tu non riesci più a combattere, se non riesci più ad essere te stessa, lo capisci? Io sono la tua coscienza, sono la tua forza, il tuo coraggio... ma tu sei la mia gioia, la mia felicità. Fanie tu sei la mia cazzo di vita ed io ti ho trattata come una bestia. »
Si afferrò i capelli, tirandoli con forza in uno scatto d'ira e di dolore incontrollabile. Ero paralizzata da quelle parole, semplicemente.
« Sii forte almeno tu, sii forte perché IO non lo sono stata. Se solo avessi ascoltato di più, se solo avessi avuto più coraggio e forza di volontà tu saresti ancora lì fuori con Ryellia, Malzhar, Vaairo, Kirin, Vahram, Caino, Ainwen, il povero Aang, Lomerin, Shimmen... DIO LI RICORDO TUTTI! Li ricordo tutti a memoria, sono indelebili! E tu li ricordi, vero? Lo senti quello che provo io, Fanie? Lo sento il mio dolore. »

Annuii lentamente, respiravo a stento tra i singhiozzi, e pur non capendo metà di ciò che stava dicendo ne condividevo il dolore. Era come se, in un certo qual modo, fossimo la stessa persona. L'abbracciai con forza, di scatto, stringendola contro il mio corpo in un abbraccio effimero. Stavo abbracciando un sogno una illusione, un qualcosa che non era reale... ero faccia a faccia con la mia coscienza. Questo credevo. Di vedere la mia coscienza spezzarsi e patire le pene dell'inferno.
« Io ti perdono. » le dissi sussurrando. « Dobbiamo trovare la pace in quest'agonia, Fanie. »
« Io... » « ...tu? » « ...grazie. »
Smise di singhiozzare, come se quelle tre parole "io ti perdono" le avessero tolto un peso dal cuore.
Rimase stretta a me e lentamente iniziò a scomparire, mentre i miei occhi si facevano pesanti, come se un profondo sonno mi chiamasse da una vita di stanchezza arretrata.
« Fanie... io... »
« Dimmi, sono qui. »
« Io mi chiamo Bianca. E adesso posso dormire in pace... ti prego di non dimenticare mai ciò che hai fatto, ciò che sei. Io potrò morire, potrò essere dimenticata, ma tu continuerai a vivere in queste storie, in questi ricordi. Ho sbagliato tante cose nella mia vita... ma con te non volevo sbagliare. Le scuse che ti ho fatto sono ben poca cosa e le lacrime che ho versato non abbastanza per colmare le mie colpe. Eppure tu mi hai perdonata. »
Mi carezzò il viso.
« Tornerò a prenderti, Fanie, tornerò a prenderti costasse la mia stessa cazzo di inutile vita. Ti farò diventare quello che meriti perché nessuno più di te merita quello che desidera. »
« Ma io non desiderio che la pace... che le persone stiano assieme. »
« Forse ho fatto troppi sogni ma ti prometto una cosa: Fanie Elberim non morirà mai. E forse Bianca lo farà, ma se lo farà e quando lo farà ti prometto che si ricorderanno tutti di te, del tuo amore e della tua umanità. Mi hai insegnato più di quanto io abbia insegnato a te. Ora riposati, domani è un altro giorno ed i tuoi amici alla resistenza verranno a salvarti. Loro ti vogliono bene, loro non si scorderanno mai di te. »

« Grazie per avermi perdonato, Fanie. Ora posso dormire felicemente. »
E sparì, così come era apparsa, lasciandomi solo la serenità nel cuore.

 
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