♦ Reminescenze di un sogno
Mangiare, spesso
non è solo gioire del palato,
ma necessità di vivere in modo migliore.
L'erymbaran era una di quelle regioni, al nord, che se non avesse avuto il brutto vizio di far spuntare qualche demonio di quando in quando, avrebbe realmente potuto definirsi un gioiello del mondo. Certo, era pur sempre nell'Edhel, dove quasi nulla è positivo, ma gli elfi che vi abitavano erano sempre stati gentili con la mia gente e, di conseguenza, mi ero quasi convinta che in quelle terre si potesse vivere anche senza un continuo lottare per la propria esistenza. §
Forse gli adoratori degli alberi vedevano in me e nelle altre aberrazioni di quel mondo, dei cuccioli da proteggere ed istruire, quasi come fossimo una sorta di enorme zoo all'aria aperta da poter studiare, comprendere e tutelare. Se mi sentivo offesa da questo modo di fare? No, assolutamente, finché scambiavano con noi beni di prima necessità e convivevano pacificamente lungo i confini delle lande ghiacciate, la cosa non mi turbava minimamente. Il vero problema erano gli esseri corrotti che, un tempo forse, erano stati elfi: quella genia non si stancava mai di dar fastidio durante la caccia, cercando di rendere preda il predatore, ma sovente venivano massacrati e sbranati da qualcuno dei nostri cacciatori particolarmente arrabbiato.
Il mio viaggio mi aveva portata a percorrere le terre Arshaid per un breve tratto, quello che bastava a seguire il corso dei fiumi ed evitare le aspre lande prima della Roesfalda. Il sole era alto nel cielo, difficile dire l'ora con precisione e non era nemmeno di mio interesse conoscerla, e la temperatura iniziava a mostrare i primi segni dell'incedere autunnale, non che mi facesse qualche effetto, abituata al gelo, però mi dispiaceva l'idea di perdere quel senso di calore avvolgente e rincuorante tipico del meridione.
Fenella, la mia compagna di caccia, gridò volteggiando un paio di volte sopra alti alberi: aveva avvistato qualcosa in lontananza, un piccolo fuoco che saliva stancamente verso il cielo, e desiderava andare a controllare.
« Sky-kya! » ribadì nella mia direzione, insistentemente, dopo essersi poggiata su un grosso ramo.
« Ma sarà un cacciatore accampatosi nelle foreste, Fenella... perchè vuoi disturbarlo? »
Mi guardò piuttosto male, inclinando la testa e socchiudendo i grandi occhi.
« Skreeek, skreeeeeek! »
« Va bene, va bene per pietà non c'è bisogno di irritarsi a questa maniera per ogni cosa! »
Fenella non era il classico animale da compagnia che tutti desideriamo avere, anzi, era una creatura altezzosa, arrogante ed estremamente autonoma. Certo, mi aveva a cuore e probabilmente avrebbe dato la vita per me, ma il seguire i miei comandi o il lasciarsi in qualche modo influenzare dalle mie aspettativa era un qualcosa di impensabile. Eravamo due entità ben distinte in cui quella dominante era, quasi sicuramente, lei. Se non altro perché non volevo che mi beccasse in faccia come punizione per averla eccessivamente contrariata.
« Dove è questo fuoco, dunque? »
Felice del risultato ottenuto, prese il volo indicandomi così la giusta direzione.
Il viaggio durò appena dieci minuti e, mano a mano che mi avvicinavo, un odore pungente e selvatico, di carne in cottura, arrivò alle mie narici. Da brava cacciatrice con immensi istinti felini e selvatici, un odore del genere non poteva far altro che causarmi un profondo languorino ed un irresistibile desiderio di raggiungere il cibo. Non che avessi fame, ma un pasto facile che non richieda di essere cacciato correndo per ore è pur sempre un qualcosa di irrinunciabile, tanto più dovendo fare ancora molte miglia di spazi brulli e disabitati prima degli insediamenti umani.
Ai miei occhi, tuttavia, non apparve un cacciatore solitario intento a scuoiare animali selvatici, oppure un gruppetto di elfi intenti a lavorare pelli, bensì un singolo uomo dall'aspetto imponente intento ad osservare un grosso animale, forse un particolare tipo di suino a giudicare dalle dimensioni, che rosolava in fase di cottura conclusiva al calore di un ricco fuoco. Non nego che la scena mi sorprese, non mi aspettava di vedere umani così a nord nel territorio degli elfi, anche se tra la sua stazza, e la possanza della sua preda, mi risultava difficile vedere quell'uomo in particolare ridotto alle strette dalle minacce della foresta. Supposi che si trattasse di un qualche selvaggio o fuggiasco in cerca di riparo dalla civiltà e dai problemi del mondo civilizzato - per così dire -.
Una cosa era chiara: non avevo mai visto un uomo di quelle dimensioni e, pure non superando certi membri della mia razza per prestanza, risultava comunque possedere una straordinaria fisicità ed uno stravagante colore dei capelli, molto difficilmente riscontrabile negli uomini "puri e semplici".
Fenella si posò su un ramo a debita distanza, fissando in silenzio la scena.
« Salve cacciatore. » esordii senza provare a nascondere il mio arrivo. « Perdonami se ti disturbo, ma è raro vedere uomini a queste latitudini, specie se abbandonati a loro stessi... anche se sembri sapere il fatto tuo. »
Mi avvicinai ancora, osservando l'enorme animale da più vicino, ma senza esagerare. Non volevo che avesse strane idee sul rubargli il cibo o qualcosa del genere, mi dava la brutta sensazione di poter spaccare gran parte delle mie ossa con un singolo pugno, il che mi avrebbe davvero indisposta nell'immediato futuro.
« Il mio nome è Selki, posso chiederti come hai catturato questa bestia da solo? »