| Quello stupore malamente nascosto fece sorridere vagamente il drago, che non poté fare a meno di chiedersi se non ci fosse un minimo di rammarico nella voce di quell’uomo che, a giudicare dal quel suo tono quasi disperato di quella mattina, l’aria malconcia, i vestiti sporchi, di delusioni e momenti bui doveva averne avuti a sufficienza: nessuno, a parte una donna – almeno all’apparenza –, si era fermato per domandargli di più, ed una donna, per quanto munita di buona volontà, non poteva nella maggior parte dei casi considerarsi una risorsa utile in battaglia. Tuttavia, non sempre tutto è necessariamente soltanto ciò che appare agli occhi, e chissà che quel giovane non la pensasse esattamente così: egli stesso non sembrava essere esclusivamente ciò che si palesava alla vista di tutti, in quel mercato, e fu proprio per questo che la creatura draconica, dopo aver reso noto il suo nome, sotto richiesta dell’uomo, lo incalzò con una domanda molto meno enigmatica di quanto non sembrasse in realtà: Toglietemi una curiosità, se vi compiace: oltre ad un profeta non troppo convincente, cosa siete esattamente? Una domanda posta forse troppo tardi, quando la porta che aveva oltrepassato alle spalle di chi diceva di chiamarsi Oleg, abbandonando l’affollata e sicura strada principale, avrebbe potuto essere sbarrata, impedendole l’uscita a meno d’un eclatante manifestazione dei suoi poteri, e ancor più tardi, a giudicare da ciò che avvenne di lì a poco, o meglio, da ciò che prese a palesarsi, nell'adeguare la vista ad una zona di diffusa penombra, di lì a poco sotto i suoi occhi: quella che ad un primo sguardo poteva sembrare una stanza, o più precisamente, facendo riferimento all'odore stantio, una stanza di raccoglimento, un magazzino qualunque, si rivelò essere, in realtà, un’armeria piuttosto modesta, ma fornita della maggior parte di tipi d’armi presenti in circolazione. La sezione delle spade era, tuttavia, quella che più sembrava interessare ad Oleg che, prendendo una delle armi bianche, la porse alla sua interlocutrice -che lo ringraziò-, rispondendo poi alla domanda da lei posta: quel'’uomo dall'aspetto alquanto trasandato era in realtà un guerriero, probabilmente, a giudicare da ciò che aggiunse dopo, uno spadaccino, ed anche piuttosto abile. Meraxes non si volle interrogare su ciò che aveva appena udito, limitandosi a prenderlo per vero; quando l’uomo le diede nuovamente le spalle fece per seguirlo: chiunque l’avesse osservata in quel momento avrebbe potuto giurare che stesse rigirando l’arma tra le mani per pura curiosità, ammirazione, ma, sotto quei gesti all'apparenza piuttosto svogliati, vi era un attento studio dell'arma, a verificare che fosse perfettamente integra, l'elsa maneggevole, il filo della lama tagliente. La spada non era stata affatto forgiata recentemente, ma il drago credeva fermamente a quel pensiero piuttosto diffuso che adduceva alle armi più vecchie una maggiore affidabilità: una spada piena di segni, dall'impugnatura consumata, dimostra visibilmente un'incredibile resistenza, una garanzia per chi si trova ad impugnarla. C’era, tuttavia, da considerare che la spada di Oleg, seppur non visibile -non ne aveva presa una per sé-, potesse essere richiamata con qualche sorta di magia – piuttosto diffusa nel mondo di Theras – o che avesse potuto accedervi al di là di quella porta oltre la quale la stava conducendo ed ella poteva sentire distintamente un gran numero di voci, voci di combattenti, stando a quel che diceva il presunto guerriero: il pensiero d’avere con sé Dragartiglio, avvolta dietro alle spalle in un panno che ne dissimulava le fattezze, bastò ad infonderle una certa dose di tranquillità. La creatura procedette nuovamente alle spalle del suo interlocutore e varcò con lui la soglia della seconda stanza, la spada ben salda nella mano sinistra. Ciò che le si spiegò dinanzi agli occhi fu un ambiente piuttosto spoglio seppur più ampio rispetto al primo e che accoglieva al suo interno quattro persone: due uomini, una donna ed un ragazzo particolarmente giovane. Il primo a colpire le sue iridi color del ghiaccio fu l’uomo assiso accanto all'unico umano di sesso femminile presente tra quelle quattro mura: piuttosto alto anche da seduto, spalle ampie e dritte, portamento ed abiti eleganti, grandi occhi chiari, le sorrise in maniera piuttosto maliziosa, seguito senza troppi indugi dalla compagna, intenta a pulire la propria arma, snella, i seni prosperosi, capelli neri come la pece, in netto contrasto con il biondo del guerriero al suo fianco, il volto esotico, gli occhi altrettanto scuri, profondi come due pozzi. L’altro uomo, dall'aspetto più comune, i capelli castani macchiati d'un leggero bianco nella zona delle tempie, si limitò a salutarla con un cenno della mano: sembra taciturno, sembra portare con sé un'aria d'eccessiva serietà, accentuata dai tratti squadrati, la mascella pronunciata. Un elemento della banda a salutarla piuttosto calorosamente, tuttavia, c’è: è il ragazzino, d’età apparentemente non superiore ai diciotto anni, alto, incredibilmente magro, i capelli lunghi, color dell’oro, alquanto in disordine. Il piacere è mio, Efim. Il mio nome è Athys, e sì, a quanto pare difenderemo insieme Theras. Asserì, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, preoccupandosi di non dare mai le spalle ad Oleg.
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