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I Primogeniti » I Ricordi dell'Ombra, Contest Settembre 2014 - Causa

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view post Posted on 27/9/2014, 12:48
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And...bla..Bla..BLA
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Neri giorni di Pioggia
Neri ricordi d'Oscurità

Ricordo ancora quel giorno, come spesso si dice "ci sono fatti della vita che non ricorderemo nemmeno essere accaduti; altri che non riusciremo mai e poi mai a dimenticare".
Ero ancora giovane, a quel tempo. Poco più che un ragazzotto tutto muscoli ed idee strampalate per la testa, rissoso e per la maggioranza delle volte, insopportabile perfino a me stesso. Non amavo particolarmente Neirusiens, sebbene vi fossi stato costretto a trasferirmi fin dalla tenera età, e come spesso accade, tale sdegno e insofferenza era appieno ricambiato: quella dannata città mi odiava. Ne ero mortalmente consapevole ogni stramaledetto giorno della mia vita, dal mattino appena sveglio a tarda notte, quando le torce ai fianchi delle strade già ardevano da un pezzo, rosse come occhi sanguinosi.
Difficile in realtà dire chi NON odiasse Neisuriens - e a sua volta ne venisse odiato-. Nera e umida, quella pozza di pece sembrava annerire l'animo di chiunque in essa dimorasse.
I vecchi lo dicevano.
"Brutti muri per una brutta città. Questa vecchia cagna non sarà sazia fino a che non ci avrà sbranati tutti, fino all'ultimo"
Fossi in voi non ne sarei così sicuro.
Pensava ogni volta.
Se mai vi sarà un giorno in cui queste tetre strade e solide mura prenderanno vita, non saranno di certo i Danzatori o la Bambina Ombra che verranno a cercare. Certo che no. Se mai una cosa del genere dovesse accadere, credo che perfino Neirusiens se ne starebbe ben lontana da entrambi, troppo spaventata dai suoi medesimi figli per volersi anche solo avvicinare.
E come aspirante Danzatore, Hevan sapeva bene di cosa parlava. E del perchè, fra tutti gli argomenti di conversazione che egli amava sfoderare -sia con il gentil sesso che con i suoi fratelli-, quello era di sicuro uno che era solito evitare.
Pochi anni prima si era arruolato fra le fila di quell'ordine per un misto di ammirazione e curiosità. Fra i giovani, in effetti, i misteriosi poteri dei Danzatori venivano decantati al pari di supereroi, figure mistiche ed inquietanti al contempo.
Ed Hevan, si, anche lui li amava e temeva al contempo. Spaventato ed affascinato. Indeciso fra il fuggire e l'avanzare anche quando, nella cerimonia di iniziazione, egli era stato chiamato a farsi avanti, ad inchinarsi, ed accettare infine i neri indumenti che lo avrebbero trasformato per sempre in un aspirante Danzatore.
Come già detto,
ricordava ancora quel giorno e con esso, quel memorabile ed irripetibile attimo in cui, già con le mani tese, qualcosa in lui lo aveva fermato, gelandolo, sussurrandogli ad un soffio dalla coscienza
Sai cosa stai per fare?
O per meglio dire
Hai davvero capito quali saranno le conoscenze della tua scelta compiuta qui, in questo momento ed ora?
Certo che non lo aveva capito. E come avrebbe potuto, del resto? Chiunque osi descrivere la gioventù come un distillato di ignaro buonsenso, meriterebbe davvero di subire ancora una volta la propria giovinezza così da comprenderne appieno l'inarrestabile tramestio di stupidità, avventatezza ed ignoranza che essa rappresenta. Così da intuire perchè, malgrado ne avessi tutto il diritto - se non il dovere - di rifiutare quell'amaro calice, quel giorno viceversa io chinai la testa, presi un grande respiro e solo per un attimo, alzando lo sguardo, ebbi la decenza di esitare mentre i miei occhi incontravano accidentalmente quelli di una fanciulla in piedi poco distante, lunghi capelli a circondarle il viso color panna.
Sesto senso? Infima traccia fisica di un presagio? Ad oggi, la risposta più credibile è semplicemente, inquietudine. Un'inquietudine abbastanza potente da lasciarlo di sasso, improvvisamente incerto sul senso di quelle mani protese ad afferrare una vita di cui -suo malgrado- sapeva di non aver compreso alcuna sfumatura.
O, per meglio dire, lei lo aveva lasciato di sasso. Lei, quella piccola creatura sottile come un giunco, tutta capelli ed occhi di giada. Nello sguardo una serenità tale da rasentare l'incoscienza. Nella postura, una rigidità tale da far pensare ad un dipinto su una tela di cui Hevan faticava a vedere i confini.


Malgrado la gioventù, era la creatura più bella su cui avesse mai osato poggiare lo sguardo, e malgrado ciò, faticava anche solo a sorvolare l'idea di sfiorarla con un dito. O di rimanere qualche istante solo in una stanza assieme a lei.
Sensazione, ironicamente parlando, molto simile a quella che potrebbe provare un coniglio a cui si chiedesse di dividere il proprio giaciglio con una volpe o un lupo.
O forse no. Forse stava esagerando.
Ma come giustificare allora quel gelo improvviso, quel vago brivido a scorrergli dalla base del collo giù, lungo tutta la schiena, fino alle gambe quale muto invito a scuotersi ed evadere immediatamente quella brutta sensazione di stallo?

"Perchè esiti, Hevan?"

la voce del maestro gli era giunta alle orecchie come il rintocco del tempo stesso. Un tuono tanto potente, in quel silenzio cerimonioso, da farlo sobbalzare in tutto il corpo e mozzargli il respiro.
"C'è forse qualcosa che ti turba?"
Qualcosa?
Aveva scosso la testa una, due volte, ciondolando il capo da una parte all'altra come una marionetta rotta.
Dica piuttosto, chi.
"O forse è la vastità dell'ignoto che si estende dinnanzi a te a turbarti?"
Anche.
Avrebbe voluto rispondere.
Ma non esattamente...
"Lascia dunque che i Danzatori ti mostrino qualche traccia in più del cammino che da ora in poi sarà tuo preciso compito seguire passo dopo passo.
Lascia che i Danzatori ti mostrino la forza della scelta che ora tu stai follemente mancando di fare"

Più tardi, malgrado i deliri e gli incubi, anche Hevan avrebbe capito la forza che si celava nelle parole del Maestro. Il loro significato ed il loro insegnamento. La loro causa, insomma.
E con il senno dell'esperienza, avrebbe finito per chiamarle "Lezione" o addirittura "Esempio".
In quell'attimo, però, l'unica cosa che Hevan fu in grado di vedere, fu il lieve passo in avanti di quella creatura dai capelli color del fuoco. Il suo abbassarsi appena, mentre in un agile gesto estraeva la spada al suo fianco. Il suo sbilanciarsi in avanti. E poi balzare in alto.
Ed infine, con semplice rapidità, piombare ad un passo da lui, la lama che di netto tranciava il suo volto da parte a parte.
Prima del dolore, Hevan vide la giovane ritirare l'arma, compiere un mezzo giro, e con l'elsa della stessa sfondare proprio nel centro il suo sterno, alzandolo di peso e schiantandolo molto metri indietro, schiena a terra.
Forse gridai.
Forse non ne ebbi la forza.
Nell'attimo in cui mi sentii toccare il suolo, lei fu su di me, il corpo sbilanciato in una posa ferina, curva e agghiacciante al contempo. Ed ella non era più ella, ma altra cosa. Lanciato a perdifiato verso la via della pazzia, mi ritrovai di certo a pensare a qualche demone infernale, nero ed oscuro nella propria impressionante postura omicida. E se non lo vidi per davvero, di sicuro fu l'incubo di una nera ombra a definire nella mia mente quell'orribile attimo, disfando da parte a parte ciò che rimaneva del mio corpo sanguinolento.
Prima di svenire definitivamente, ricordo ancora che le mie parole -oltre che di supplica e terrore- furono di adorazione, remissività e ardore per la Causa che tanto ingenuamente mi ero permesso di disdegnare. Per i Danzatori e la loro sublime forza, figlia del paradiso e concubina dell'inferno.

"Ora basta.
Sono certo che tutto ciò sia stato sufficiente ad illuminare il buio della sua ragione."


Ricordo ancora quel giorno, poiché fu da esso che nacque il mio dubbio. Ed il mio rammarico.
Oramai avevo un solo occhio sano. L'altro era snaturato di una cicatrice incurabile. Ed il mio cuore portava un indelebile impronta che mi valse la nomea di "Marchiato" fra commilitoni e superiori.
Dimenticai le mie febbri giovanili, gli ardori adolescenziali e l'insana abitudine di aprire bocca ogniqualvolta me ne si presentasse l'occasione.
Ma non lasciai che quella visione mi abbandonasse, allontanandomi anche solo di un poco dalla mia neonata consapevolezza, dal mio per sempre infantile presentimento del Perchè, in fondo, quel giorno io avessi esitato nella mia scelta proprio nell'attimo in cui i miei occhi avevano incontrato quelli della bambina Ombra.
Come non esitare, del resto, quando si assiste ad un manifesto della corruzione tanto evidente, tanto potente? All'impudente ostentazione di un trofeo di simil aspetto e fattezze?
Qualunque organizzazione capace di fare questo, avrebbe dovuto essere distrutta fin dalle fondamenta, non idolatrata. Non ammirata.
Chiunque avesse il potere di trasformare innocenza, candore e fanciullezza in strumenti di morte, non avrebbe potuto meritare altro se non la morte.
Edwin prima di tutti.

"Dategli le sue vesti"

E malgrado tutto, lo so, io abbracciai la Causa.
Indossai quei neri abiti.
E diventai un Danzatore, abbastanza forte da cambiare nome. Abbastanza potente da smarrire dubbi e incertezze e divenire, infine, il famoso lupo nella famosa stanza.
Malgrado tutto, nei miei incubi Lyzari restò sempre e comunque il mio personale demone persecutore, un cacciatore formidabile perchè ignaro tanto della mia esistenza quanto degli effetti che la sua riverberava sulla mia.
E quando, un nuovo giorno, ebbi l'onore di essere assegnato a lei, non fu con sorpresa che notai il suo rivolgermi quel medesimo sguardo ignaro, indolente, insensibile.
Non si ricordava di me.

"Perchè ti chiamano - Il Marchiato-?"
mi chiese invece con genuina curiosità.


CITAZIONE
Il Contest è ambientato nel periodo di addestramento di Leanne all'interno della fazione dei Danzatori D'Ombra. Il mio intendo era mostrare come la Causa che spinge ad agire, la medesima che ad un certo punto viene a mancare nel protagonista della vicenda, possa spesso essere sostituita da una Causa, cioè un ideale, un credo, un monito, quello che, in sostanza, muove Leanne ad agire.
 
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