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Vigilo Confido - Voice of the Brave, War - Sabotare, distruggere, attirare.

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Vermilion
view post Posted on 1/10/2014, 23:14




VIGILO CONFIDO
SABOTARE DISTRUGGERE ATTIRARE

Gli ordini erano stati chiari: alle luci dell'alba i quattro si sarebbero riuniti nella piana che precedeva Basiledra, quella che la memoria poteva ricordare come verdeggiante e piena di carri e persone che entravano e uscivano dalle bianche mura della capitale. Una passata di una spugna sporca, una macchia d'inchiostro su quelle pagine di quella che, almeno in superficie, era la più meravigliosa delle fiabe. Oggi, quello spiazzo era pezzato di aree dove nemmeno l'erba si degnava di crescere, dove il sole non riusciva più a far splendere di magia il paesaggio e quelle mura, beh, quelle mura erano divelte come un taglio sul ventre di un animale morto. Ma ancora un barlume del suo splendore si poteva vedere, la città com'era un tempo vista riflessa negli occhi di quei quattro folli che si ergevano davanti alla breccia, armi in mano e cuore colmo di speranza. Basiledra rinascerà.
□□□QM POINT
Piccolo trafiletto super partes per voi, visto che agirete in autonomia sia dal mio che dal pg di Kita. Iniziamo col dire che si, ho detto quattro nel post, ma Dra partirà da un altro punto. Potevo scrivere tre? si, certo, ma essendo una cosa completamente scollegata dal contesto, quattro faceva più figo e simbolico. Detto questo passiamo ai fatti:
Wrigel, Ramses e Joconno, voi partirete dalle mura, precisamente dalla breccia e vi andrete ad inserire a Borgo Basso.
Dra, tu partirai direttamente da Borgo Basso -rimesso a te il come e perché sei li- e potrai unirti agli altri riconoscendoli chiaramente come compagni che hanno combattuto a RoW e pronti a far casino.
Voi siete l'unico gruppo a partire con un turno attivo, nel quale dovrete alzare il livello di attenzione nella vostra zona, rispettando le meccaniche descritte in confronto. Ricordo che avete per tutta la durata della Free un Gettone Variabile a turno che potrete usare per creare eventi contestuali, ai quali daremo noi effetto. Esempio: Medio-> faccio scoppiare un barile di polvere nera ___ QM-> crolla una parete. Una meccanica semplcie e del tutto uguale a quella già vista in RoW, il destino del Re.

Finisco col dire che le scene sono si in topic differenti, ma NON perchè siano slegate, anzi. Separare i vari gruppi serve per permettervi meglio di seguire le azioni nel vostro PoV per organizzarvi e imbastire una strategia migliore e meno caotica. Questa giocata è molto incentrata sulla cooperazione, che riveste una parte fondamentale. Verrà spiegato bene in confronto come saranno le modalità di svolgimento, e vi ricordo che a termine di ogni turno verrà postato, sempre nel confronto ad-hoc un riassunto di tutto quello che hanno fatto i vari Team, così da darvi una risposta immediata di cosa sta succedendo e cosa inserire/fare nel post successivo.
Se avete domande, sapete dove porle. Avete tempo una settimana, buon lavoro! ^^
 
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view post Posted on 9/10/2014, 22:26
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Bigòl
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Vigilo Confido

SABOTARE, DISTRUGGERE, ATTIRARE.




‘ Sleale è colui che si accommiata quando la via si fa oscura ’

Era un vecchio detto piuttosto in voga tra i nani del Nord; uno di quelli che amano assopirsi tra le pieghe dei secoli, uno di quelli strappati al silenzio ed all’ oblio da qualche mente infarcita di proverbi dal sapore stantio.
Albrich, dal canto suo, non aveva mai dato molto peso alla saggezza popolare: per lui erano cocci di pensiero, nulla più che frasi fatte, create su misura per scoraggiare la gente ad usare la propria testa. Tuttavia, proprio in quel preciso istante quelle antiche parole riverberavano nella sua testa sgombra, sbocciando come bucaneve nel manto di ovatta che sembrava riempirgli la scatola cranica. Davanti a lui, ad ogni suo malfermo passo, l’ oscurità si dilatava sempre più. Il bosco sussurrava tutt’ attorno; le foglie, morbide e gialle, sembravano ghignare maligne al suo passaggio, le frasche garrivano, ondeggiando come lunghe dita nodose protese al firmamento in qualche bizzarra invocazione.
Albrich, ben avviluppato nel cencio maleodorante che in quei giorni era stato per lui cappa, manto e coperta, andava spesso a cercare con i tozzi polpastrelli la fredda impugnatura del Mjolnir che penzolava come addormentato da un piccolo lembo di cuoio alla destra della sua cintola. Quella mano che per giorni e giorni aveva impugnato solamente colli di bottiglie piene, che in pochi sorsi diventavano vuote, ora cercava sicurezza nel freddo volume dell’ unica cosa che in tutti quegli anni gli fosse rimasto fedele: il Frantumatore.
Perché era dovuto andare a cercarsi altri guai? Ormai gli Insonni avevano persino smesso di dargli la caccia, tanto la taglia sulla sua testa era misera. Perché gettarsi un’ altra volta tra i due fuochi? Era come un invitare i Cani Bradi a pranzare con le sue viscere crude. Le ampie creste degli abeti si facevano man mano più rade, permettendo agli occhi cristallini del nano di errare in cerca di un astro propizio nel cielo notturno. Qualche lieve pennellata di nebbia soffocava il freddo baluginio delle stelle in lontananza. Un cuore malato ed ansimante gli galoppava a fatica nel petto. Percepì il sudore scendere gelido dal collo e aprirsi la via tra le sue scapole. Aveva una voglia matta di fuggire, di mettersi a correre sino nel ventre nero della foresta, dove non sarebbe stato che un’ ombra tra le ombre, un misero frammento di oscurità.

“… qualche giorno di galera ti ha trasformato in un cacasotto, Albrich …”

Disse tra sé e sé. Badava bene a non far uscire dalle labbra più di un mugugno soffocato. Dare la minima prova di esitazione avrebbe dissolto quel poco il credito che gli era stato dato. Sapeva che non avrebbe guadagnato granché offrendosi di sua spontanea volontà per quell’ incarico, ma lui era abbastanza disperato da poter chiudere un occhio sul compenso e loro, a loro volta, erano abbastanza disperati da poterlo accettare come compagno in quella folle avventura. Perché di follia si trattava. Già, una grande, immensa giostra di follia che spingeva le persone ad estendere la propria fiducia oltre il limite concepito dalla ragione per avere qualche spalla in più su cui poter contare. Ammesso che la loro fiducia fosse ben riposta, ammise Albrich con un gran sorrido sardonico che si stampava sul suo volto scavato dalla fame.

“ Se nemmeno io riesco a fidarmi di me stesso, come diavolo fa questa gente a credere che io sarò un buon compagno?”

Lo chiese al bosco, agli alti pinnacoli neri degli alberi che segnavano il cammino; lo chiese alle radici, nodose e possenti che affondavano del grembo della terra madre; lo chiese agli esseri che respiravano nella notte, di cui poteva udire i sussurri e le risa. Ma nessuno di loro rispose e, di riflesso, nulla allentò la morsa che stringeva il suo stanco cuore.
Mentre i piccoli passi cadenzati con cui aveva cominciato il proprio cammino diventavano un caracollare disordinato, strozzato dalle grosse radici degli alberi a ridosso della via e dalle asperità del soffice terreno rivestito da un umido strato di fogliame. Il rado sottobosco della foresta inaridì di colpo egli alberi che parevano averlo seguito lungo tutta la durata del suo cammino sembrarono fermarsi impauriti al limite della proprio territorio, alle soglie della notte. Il mattino stava pian piano sbocciando nella campagna che circondava Basiledra.

“Finalmente …”

Albrich tirò il fiato; era piacevole sentire il suo cuore tornare al passo con il resto del corpo, ma il sollievo del riposo era stemperato da un velo di inquietudine che il nano non riusciva a scrollarsi di dosso.
Davanti a lui, il cielo sembrava soffocare sotto una rigida coltre di pietra bianca. Molto tempo addietro, lui era lassù in cima, a cavalcare quell’ enorme serpente dalle scaglie di roccia, a vedere un ragazzino perdersi nella nebbia che inumidiva il mattino e non tornare più indietro. Le mura di Basiledra rimanevano irte ed imponenti benché il sovrano che le governasse non fosse più il giovane Julien ma bensì la nuova voce della Guardia Insonne, capaci di fare sentire minuscolo ed inferiore anche il più fiero degli uomini, ma bastava spostare lo sguardo un po’ più a destra per vedere quella cinta concava di pietre tagliate dissolversi nella notte. Le mura giacevano morte laddove erano state trafitte per la prima e l’ ultima volta; nessuno aveva avuto il riguardo di appaltare dei lavori di ricostruzione: non ce ne sarebbe stato il tempo, e soprattutto gli Insonni non ne sentivano il minimo bisogno, dato che il terrore che il loro esercito incuteva e la delusione per la sottomissione di un popolo che desiderava essere liberato erano i migliori deterrenti per qualsiasi tentativo di reazione.
Ma a quanto pare, allo sciogliersi della notte, qualcosa sarebbe cambiato definitivamente, che Albrich si sentisse pronto o no. Doveva farsene una ragione: erano passati i bei tempi in cui poteva permettersi di gettarsi a bere in un qualsiasi maleodorante angolo di città! Ah, che nostalgia il liquore che ti scende ruvido giù per la trachea! E che belle serate passate a brindare alla luna, fino a non capire nemmeno più in che mondo si trovasse!
Albrich, sistemandosi il cinturone, pregò gli dei che i bei tempi non tornassero mai più.
Oltre la soglia dell’ oscurità, si muovevano palpabili ombre. Gli furono accanto presto; le loro vesti odoravano di spore, corteccia ed aghi di pino, l’ odore del bosco di cui avevano appena varcato la soglia. Tre voci si unirono in un unico, lieve sussurro, che si disperse nello stormire del vento. Dopo aver udito, dopo aver detto la sua, gli tornò quella tremenda voglia di tornarsene da dove era venuto, laggiù, nel fitto del bosco.

“ Sleale è colui che si accommiata quando la via si fa oscura.”

Si ripeté. La sua voce riverberò piatta e fredda nell’ aria d, piena di tensione, piena di speranze che forse sarebbero anch’ esse andate perse nel vento, che già si stava portando la notte lontano, là dove lo sguardo più non osa. Il mattino si levò placido dai campi. La città ancora dormiva.

[…]

Ogni vicolo di Basiledra era uguale al precedente, in tutto e per tutto: decadenti case popolari, dove le muffe fiorivano come primule in primavera e ampie macchie di umidità si espandevano sul legno imbarcato di ogni facciata. I suoi passi si muovevano veloci su un lastricato rotto e divelto in più punti; una patina di rugiada permeava il terreno, rendendolo pericolante e scivoloso. Tetti biechi, finestre sbarrate si susseguivano senza fine; non un lume a rischiarare la via, solo la pallida luce che saliva da oriente.
La consapevolezza di essere l’ unica anima che si aggirava per quelle vie lugubri faceva Albrich sentire come una sorta di fantasma, uno spettro destinato a vagare per tutta la dannatissima vita per i Bassifondi di Basiledra.
Già, perché a differenza degli altri esuli della Resistenza, Albrich non aveva mai lasciato la Capitale; i Cani Bradi non azzannavano un povero accattone ricoperto di stracci di fustagno, si limitavano ad alzare la zampa posteriore con delicatezza e a pisciarci sopra. Che facesse finta di essere ubriaco o che l’ alcool gli arrivasse sin sopra i capelli, la massima reazione che la sua innocua figura raggomitolata nei cenci aveva mai potuto suscitare era stato qualche calcio al ventre, ma nulla di più di una sonora umiliazione. Ad ogni angolo svoltato, ad ogni vicolo che scompariva nell’ ombra, Albrich vedeva sé stesso steso semi-cosciente sul terreno lurido, pieno di liquore, senza più la forza di reagire alla vita: così aveva passato i giorni e le notti dopo l’ evasione, gettato per la via come il cadavere di un appestato. Rivedeva i suoi occhi vuoti, privi di qualsiasi bagliore in ogni pozzanghera, in ogni vetro impolverato e sentiva il cuore gonfiarsi di collera. Ricordava il rumore sordo della punta dello stivale di una Guardia che gli si conficcava nell’ addome, il sapore ramato del sangue che cola, goccia a goccia, dal suo labbro spaccato labbro spaccato; ricordava il rancore ingurgitato, misto all’ alcool di cui aveva costantemente bagnata la gola e la consapevolezza di doversela prendere solo con sé stesso, per non aver saputo reagire, per non aver nemmeno sperato in una possibilità di rivalsa, di riscatto. Perché lui era solo un nano, insignificante, miserabile e tutto era tanto più grande di lui.
Nelle stradicciole vuote, piene di silenzio e allucinazioni, Albrich camminava con passo sicuro; le anonime vie dei bassifondi, che farebbero girare la testa anche all’ esploratore più esperto, nella sua testa avevano tutte un appellativo, una peculiarità, un senso. Giorni e giorni passati raggomitolato come un gatto al sole, ad aspettare che il torpore del liquore gli infiammasse le membra, avevano insegnato più ad Albrich della topografia di Basiledra che intere settimane passate nei polverosi archivi reali a spulciare mappe. Conosceva a memoria le vie più pattugliate, sapeva quali strade imboccare ed a quali crocevia svoltare per arrivare alla meta che gli si era stampata in mente.
I sobborghi, del resto, erano rimasti come erano sempre stati: pieni di degrado ed ignorati dal resto del mondo, pesino dalla mano di ferro degli uomini del Nord. Faceva poca eccezione laggiù che l’ argento e l’ oro che riempivano le casse dei bordelli recassero il simbolo del Leviatano o il fiero stendardo della Guardia Insonne.

“Eccoti qui …”

Albrich alzò lo sguardo sino a poter osservare il fondo del viottolo in cui si era tuffato con un ghigno sdentato sul volto; il fuoco del rancore covava nei suoi occhi. Il vicolo si chiudeva su sé stesso, come lo scuro torrione di una fortezza; la “Birreria” si stagliava sopra gli altri edifici compressi che si calpestavano i piedi l’ uno con l’ altro ai lati della strada. Difficile dire cosa fosse la “Birreria”: un tempo si diceva fosse stato un granaio, uno di quelli molto capienti dove vengono stipate le derrate di un intero anno, tra farina di mais, semi di soia e quant’ altro; era infatti un locale ampio, scuro e troneggiante, una vera reggia in confronto alle case annichilite che sembravano volerlo trascinare verso il suolo; una reggia di fascine di legno non troppo stabile, né troppo sicura. A quanto si dice, nei freddi inverni dell’ epoca, il tetto rovinò al suolo almeno un paio di volte a causa del peso della neve che vi si depositava come una candida e grave coperta, seppellendo sotto metri di macerie e ghiaccio le messi di una completa stagione. Si pensa fosse stato abbandonato per lungo tempo, permettendo ai topi ed alle blatte di ricavarsi un’ accogliente dimora tra le travi scoperte, prima che la malavita posasse il suo occhio e le sue mani proprio su quello stabile abbandonato, facendolo risorgere dalle proprie ceneri come un’ araba fenice. I signori locali avevano concepito di riconvertire il magazzino in una sorta di circolo privato; ma il circolo privato venne presto aperto al pubblico, che solo ed esclusivamente in quel luogo poteva godere del miglior liquore clandestino di tutta Basiledra. In origine, quel capanno dal tetto rammendato non aveva un nome e il popolino fu ben felice, esaltato della reputazione che il posto aveva, di affibbiargliene uno.
Nacque la Birreria, dove la guardie reali non osavano mettere piede se ancora si reggevano sulle proprie gambe.
Il liquore scorreva a fiumi sulle sue assi di legno marcescente, così come il denaro scorreva nelle tasche dei criminali da due soldi che gestivano il traffico di alcool di contrabbando. Presto vecchi pezzenti ubriaconi si trovarono con così tanti soldi da riempire sino all’ orlo qualsiasi materasso avessero mai posseduto; il denaro, si sa, chiama altro denaro. La malavita cominciò quindi a investire il ricavato della vendita di liquori nel peggior oppio che potesse essere recuperato nell’ intero Dortan. Albrich nutriva una repulsione sincera e viscerale verso quel posto, ma era l’ unico in cui sapeva con certezza che ci sarebbe stato sempre qualcuno disposto a fargli credito per un paio di bottiglie di liquore alla rapa. Si faceva sempre più schifo ogni singola volta che varcava la soglia della Birreria, ma sapeva di non poter fare a meno del liquore, se voleva mettere a tacere anche solo per un istante i demoni che gli ruggivano dentro. Molti altri, come lui, cercavano rifugio dalla quotidianità in quella grande illusione, brulicante di voci, fumo e vita. La gente di quel quartiere - un mare sterminato di casupole popolari nel cuore di Borgo Basso - aveva imparato a farsi gli affari propri già da molto tempo e di diffidare dell' aiuto delle autorità per le faccende che li riguardavano di persona. La via all' uscio, una porta dai cardini rugginosi con un imposta traballante, era sgombra e sicura; almeno questo Albrich presumeva, pur senza concedersi il lusso di stare calmo e tranquillo.

La porta della Birreria si aprì con uno schiocco sordo che echeggiò per l’ ambiente vuoto.Per un breve istante, Albrich fu colto dalla sgradevole sensazione che la vita pulsasse ancora tra quelle quattro mura, che il fumo acre e bluastro si levasse dai narghilè disposti senza soluzione di continuità tra tappeti e logori cuscini e che di nuovo i bicchieri tintinnassero nella profonda quiete del mattino.
Il panico si dissolse nel vuoto del salone, mentre un lungo brivido finiva la sua corsa lungo la sua schiena capace.

" Nient' altro che polvere ... sto diventando totalmente pazzo ..."

Un uniforme velo di polvere ricopriva le travi dai chiodi sporgenti che costituivano il pavimento. Albrich soffocò uno starnuto affondando il naso nella manica della propria sdrucita veste.
Se c’ era mai stato qualcosa di buono nel regno di Mathias Lorch, era stato mandare le sue truppe a chiudere per sempre i battenti di quel falò di anime perse. Pochi giorni dopo il suo insediamento a nuovo monarca della Capitale, le truppe della Guardia Insonne, vennero, videro, distrussero e sequestrarono. Albrich in fondo era grato al vecchio Mathias: ora poteva dire di essere un nano onesto, dato che non doveva più un centesimo a nessuno per tutto quello che si era tracannato.

*Gli Insonni si credono molto retti e molto furbi ...*

Pensava lentamente, quasi il suo pensiero potesse riverberare per l' alta volta lignea della Birreria e destare il vicinato.

* E per certi versi nessuno può negarlo ...*

I suoi pesanti stivali di cuoio scuro facevano scricchiolare il legno su cui poggiavano.

* Ma nessun invasore potrà mai conoscere i segreti ... *

Brace viva avvampava negli occhi spiritati del nano. Erano rivolti verso il basso, sul pavimento lercio di polvere e altro sudiciume non ben definibile; ogni suo senso era teso a quel pavimento di travi mal inchiodate: bramava quel suono, quella sensazione.

* Che questa fogna di città custodisce ... *

Sotto la punta del suo stivale, un' asse emise un gemito. A ben guardare, essa, come le assi contigue, risultava sporgere impercettibilmente dal livello del pavimento.

* Nelle sue viscere .*

Una grande mezzaluna si disegnò tra gli zigomi cadenti del nano. Si avventò sulle assi come una furia; le tolse dal terreno con estrema facilità malgrado le loro grandi dimensioni, poiché non erano inchiodate ma solamente adagiate e perfettamente combacianti con la trama del pavimento. Un' ondata di umidità, cavalcata da un penetrante odore di carboni e di oli rancidi, salì sibilando dal suolo. Albrich dovette trattenere un conato di vomito quando quel turbine di odori insidiò le sue narici.
Già alla seconda trave rimossa, una grossa botte di legno opaco fece capolino dallo scomparto segreto che si celava esattamente sotto i suoi piedi. Ve ne erano diverse, sulla dozzina, ma estremamente bombate e capienti: botti solide, dai grandi coperchi cosparsi di pece perché l' umidità della terra in cui erano stipate non ne compromettesse il contenuto. Tutti quelli che frequentavano la Birreria sapevano dove i gestori conservassero l' oppio destinato all' intero quartiere, ma nessuno osava provare ad impossessarsene; tuttavia, la Guardia Insonne si era preoccupata solo di fare "pulizia della clientela" e delle merci di contrabbando, non curandosi di fare un indagine più approfondita.
Il Frantumatore calò con un fragore asciutto sul coperchio di una delle enormi botti che spuntavano appena dalla loro alcova. I semi di papavero neri e lucidi come minuscoli opali, disseccati e perfettamente integri, piovvero sul pavimento della Birreria. I ricordi che Albrich aveva di quel posto erano sempre immersi nella nebbia di pochi narghilè che sfiatavano sino a permeare il salone quadrangolare di denso vapore azzurro. Il suo sorriso si fece ancora più grande e maligno, nel pensare a quanto fumo sarebbe potuto scaturire dodici intere botti interamente cosparse di morbida pece e colme di oppio disseccato e pronto all' uso.

* Non mi resta che scoprirlo *

La mano destra del nano ripose il Mjolnir e si insinuò nei meandri della sua cappa di iuta, sino a recuperare un corno ripieno di polvere da sparo e qualche zolfanello.

"Sto per fare la mia parte ..."

Sussurrò mentre cospargeva di polvere nera il barile incastonato nel bel mezzo dell' alcova. Nella semioscurità del mattino, nella polvere e nel vuoto di una catapecchia di legno fra altre catapecchie di legno si accese una luce. Albich stette così giusto il tempo di un respiro, con la fiamma che avrebbe deciso il suo futuro che covava lenta tra le sue tozzi mani. Avrebbe potuto calpestare quella flebile scintilla sotto i propri stivali d andarsene, fuori, via da tutto. Ma poteva gettarla sopra la botte, girare i tacchi prima che la combustione fosse completa, sparire nel primo vicolo che portasse altrove e scatenare le nebbie, simulare un incendio nel vicinato e richiamare su quello stabile tremendamente vicino agli affollati quartieri popolari l' attenzione delle milizie. Poteva fare l' una e l' altra cosa. Era una bella sensazione, poter finalmente rispondere delle proprie azioni, concluse con un lampo di acida allegria che gli attraversava gli occhi stanchi mentre la fiammella roteava nell' aria, vicino, sempre più vicino alla polvere.

"Ora voi fate la vostra ..."



Albrich


(IMG:http://i39.tinypic.com/ypa9e.jpg)



Classe: Guerriero
Razza: Nano
Talento: Avanguardia I
CS: 1 Forza 1 Costituzione

Stato Fisico: Illeso (100 %)
Stato Psicologico: Illeso(100%)
Stato Emotivo: Galvanizzato
Energia: 80%

Equipaggiamento:

Mjolnir(Mano destra) Varja (Mano sinistra) Martelli da guerra. [riposti]
Desperia, ascia bipenne [riposta]


Tecniche attive:

Big Smoke in the Sky(Gettone slot Variabile utilizzato a consumo Alto): la tecnica utilizzata consiste nel creare una fitta e gigantesca torre di fumo oppiaceo che fuoriesca dall' edificio e che lo porterà a sembrare avvolto dalle fiamme.


Tecniche passive:

CITAZIONE
Runa del Nerbo:
(Talento I: Avanguardia)
>> Passiva


Ciò che contraddistingue Albrich è chiaramente una straordinaria prestanza fisica. La muscolatura allenata oltre ogni dire di questo individuo gli permette infatti di brandire armi o scudi di dimensioni ragguardevoli, difficili da padroneggiare per qualsiasi altro. Ciò si traduce nella possibilità di utilizzare, ad esempio, due grosse asce - una per mano - senza risentire quasi del loro peso, oppure di portare senza fatica un grande scudo in battaglia. In termini tecnici, i possessori di questo talento potranno utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.


Runa dell’Acume
>>Passiva
(Pergamena “Tattiche di combattimento”: il guerriero acquisisce le conoscenze necessarie a sfruttare tatticamente l'ambiente circostante. In uno scontro ciò potrà anche tradursi nell'abilità di vincere scontri fisici a parità di CS, grazie alla superiore conoscenza del terreno di scontro da parte del guerriero.)

Non c’ è nulla di più importante per un guerriero che entrare in simbiosi con il campo di battaglia, analizzarlo, coglierne le impercettibili sfumature che ad un occhio meno esperto, ad un animo meno temprato, sfuggirebbero come l’ acqua serpeggia silenziosa tra i bianchi ciottoli di un torrente; Se tale coscienza è essenziale per un combattente, per un nano, un infimo, sottovalutato nano, è questione di vita o di morte. Se per un nano tale conoscenza è questione di vita o di morte, per Albrich, nello scorrere impetuoso degli anni, è diventata una questione d’ onore. Con quasi un secolo alle spalle,con troppe cicatrici ancora aperte ed il forte sapore della guerra sempre e costantemente sulle labbra, Albrich ha visto davvero un sacco di cose. I suoi piedi hanno calcato la nuda roccia, le fredde vallate del nord, sono affondati nella neve fresca. Il suo animo non ha vacillato dinnanzi alla natura crudele dell’ Akeran, né dinnanzi al cupo squallore dei bassifondi più torbidi. Ovunque si trovi, è stato di certo in un posto simile, sebbene peggiore, del quale conosce a mente punti deboli e punti di forza. Il campo di battaglia non ha più segreti, per l’ orgoglioso Albrich Durno Jovill Saemund Brisgamet Rotghaar.



Runa della Razza:
(Abilità Razziale)
>> Passiva


La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

Note: Non sapevo come considerare la Variabile di questo turno, se Offensiva o Illusoria quindi mi sono permesso di ometterlo dalle specifiche lasciando chiaramente al Qm la reazione dell' ambientazione alla tecnica.
 
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view post Posted on 9/10/2014, 22:48
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Aveva dimenticato l'imponenza di quelle mura.
Non tornava a Basiledra da tanto di quel tempo che sembrava fosse passato un secolo, e le immagini dell'assedio si ripresentarono più vivide che mai nella sua mente non appena arrivarono in vista della città.
Non fu facile raggiungere la capitale del regno di Lorch, ma per fortuna non ebbero incidenti. I tre membri della Resistenza si erano presentanti durante il viaggio, raccontandosi l'un l'altro le avventure che li avevano tenuti impegnati da quando i Quattro Regni erano caduti.
Voleva poterli rassicurare, informarli di ciò che i Sussurri avevano fatto, ma sapeva che per il bene del Regno meno persone ne erano a conoscenza, meglio era.
E in fondo, nonostante facessero parte anche loro della Resistenza, e marciavano con lui per liberare Fanie, non li conosceva che da qualche giorno, e non poteva di certo dire che si fidava di loro.
In ogni caso ora erano lì, Serhat si era unito a loro quella mattina, Rogozin l'aveva accolto nel gruppo, che si chiudeva con Albrich e il Demone stesso.
Si erano fermati davanti alle mura della città mentre il Sole sorgeva dietro i tetti frastagliati. Le guglie della Cattedrale si stagliavano fredde contro la luce che iniziava a risvegliare la città.
La nebbia sulla piana antistante lo squarcio, ancora presente nelle mura, rendeva l'aria gelida, ma era qualcosa che andava oltre la semplice temperatura. Basiledra sembrava aver perso la sua vita, il suo essere la Capitale dei Quattro Regni, simbolo del potere che resisteva da secoli.
Il trono che non trema. Eppure era caduto. Così come tutti coloro che lo difendevano.
Loro erano lì per costruire un futuro, avrebbero fatto sì che Mathias non fosse stato l'epilogo per quella città, ma solo un capitolo nei libri di storia.
Erano di fronte a quella spaccatura nella roccia delle mura, che sembrava una cicatrice sul volto della città, e dovevano decidere cosa fare.
Il loro compito era semplice: attirare l'attenzione della Guardia Insonne nel Borgo Basso, fare più casino possibile.
Il Sole nascente impediva a Montu di trasformarsi, altrimenti le case in legno del quartiere povero non sarebbero durate molto, lambite dalle sue fiamme.
Si sarebbero incontrati di nuovo nelle vie della città, separandosi avrebbero avuto più possibilità di dare nell'occhio, dividendo inoltre le forze del nemico. Rimaneva solo da decidere -cosa- combinare... avevano carta bianca, bastava che la Guardia Insonne si dimenticasse per un secondo dell'esecuzione di Fanie.
Si strinsero la mano, augurandosi buona fortuna, una volta dentro... Poi sparirono correndo nei vicoli, ancora scarsamente illuminati.
La vita ricominciava lenta, alcune finestre erano sfondate, le porte sprangate. Le botteghe aperte erano quelle dei mercanti che si erano piegati di fronte a Mathias, e al suo terrore. Uomini pronti a tradire il vicino, o gente onesta costretta a non alzare la testa per evitare di perderla? Il dubbio costrinse l'Eterno a diffidare delle occhiate che lo attraversavano mentre camminava avvolto nel suo mantello.
Non passava di certo inosservato, nonostante non fosse rimasto a lungo sulle vie principali si sentiva osservato, seguito.
Stupide paranoie, non era il momento di farsele venire.
Quando arrivò a metà dello strettissimo vicolo che stava percorrendo si voltò indietro: i muri delle case piegavano verso il centro della strada, sembrava potessero crollare da un momento all'altro, ma oltre quelle case sbilenche non c'era nessuno. Era solo, ed entrò in una porta scardinata.
La casa era abbandonata, i proprietari erano stati sicuramente uccisi, gli schizzi di sangue sulle pareti e sui mobili non lasciavano sperare che fossero fuggiti.
Sulla tavola c'erano i resti marci dell'ultimo pasto, e l'aria stantia e maleodorante era insopportabile. Le sedie erano gettate a terra, alle finestre erano appesi quadrati di stoffa pesante, che fungevano da tende.
Piatti rotti, vetri infranti, assi divelte... Tristezza e morte.
Si guardò intorno, aggrappandosi agli ultimi istanti di vita di quelle persone, e si convinse che distruggere quell'immagine sarebbe stato come distruggere il loro ultimo segno di passaggio su questa terra, ma forse se avessero saputo qual'era lo scopo ultimo, il sogno sopito dietro le loro gesta... forse sarebbero state d'accordo.
La cucina fungeva anche da sala da pranzo, e l'unica porta presente affacciava su alcuni giacigli stretti in una stanza più piccola di quella in cui si trovava.
Aprì i cassetti, le mensole, trovò alcuni mozziconi di candele, e gli ultimi fiammiferi dimenticati sul fondo di un cassettone.
Accese due candele, e si bloccò guardandosi intorno l'ultima volta...
Poi avvicinò la fiamma vibrante alla stoffa delle tende, della tovaglia, gettò infine le candele sui bassi materassi di paglia, e sulle coperte ammassate poco a lato.
Uscì di nuovo in strada, ancora vuota, e si allontanò come se niente fosse, sperando che le fiamme divampassero nella casa di legno, divorando anche le costruzioni circostanti.



Energia: 100 -20 =80%
Status Fisico: Illeso
Status Psicologico: Illeso
CS Forma Umana: +1 Intelligenza +1 Astuzia = 2CS

Armi:
Shokan: Riposta
Pistola: Risposta (5/5 colpi)

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione

Abilità Usate:
Gettone Variabile:
Consumo Alto (20%)
L'usura della stoffa, la pesantezza, la casa in legno e i numerosi materiali infiammabili rendono le candele usate dal Demone potenti al pari di una tecnica magica di fuoco. Le fiamme divampano nel suo animo, e non può che succedere altrettanto fuori dal suo corpo.

Note: Nulla da segnalare. Uso il Gettone per appiccare un incendio di potenza Alta in una casa, descritta nel post, sperando che divampi e si diffonda alle abitazioni vicine.
 
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dra31
view post Posted on 9/10/2014, 23:34




Voice of the Brave - I
Basiledra


Quella mattina, mentre il cielo all'orizzonte inizia a perdere il nero della notte, dall'uscio cigolante di una vecchia porta un uomo esce e assapora l'umidità dell'alba. Uno sbadiglio si affaccia sul volto dell'uomo, mentre si posa sulle spalle una consumata mantella e si incammina sulla strada sterrata difronte a sé; è un'orario insolito ma non molto: le ore a cavallo dell'alba sono il luogo dove le varie sfumature della città si mescolano così come la stanca notte si confonde con il vispo giorno. Dalle campagne si muovono i contadini con i loro carretti e le loro ceste, i facchini delle città portuali iniziano ad avvicinarsi alle grandi mura cittadine; dietro gli scuri delle finestre i bottegai accendono i forni e affilano i coltelli, ramazzano il pavimento e lavano le pietre dei banchi. Dall'altra parte, gli ultimi clienti delle bettole e delle taverne si trascinano verso le proprie dimore, le donne di facili costumi dismettono gli abiti succinti, le bische concludono in fretta gli ultimi loschi affari.

Sullo sfondo di questo mondo immerso nel chiaroscuro della vita e della natura, il suono cadenzato delle campane annuncia l'inizio di un nuovo giorno per Basiledra e per Serhat, che con la luce sul volto gli va incontro.

Quando il sole fa capolino sull'orizzonte e i suoi raggi illuminano la piana fino a infilarsi in quella breccia nella mura che pesa sulla città e sulla memoria come una ferita letale, tre figure dalle forme occultate sono in attesa sotto le mura, al riparo da sguardi pericoli e indiscreti. L'attesa non dura molto, una quarta figura attraversa cauta e silenziosa la breccia e raggiunge con passo sicuro il gruppo. Il nuovo arrivato riconosce tra essi l'uomo che ha incontrato in precedenza, si presentano e iniziano rapidamente ad elencare le direttive e analizzare le aspettative di quello che loro quattro dovranno fare a breve.

Nelle ore precedenti a quell'alba, uno o due giorni prima al massimo, il costruttore si era imbattuto in questo straniero che cercava informazioni e notizie su tanti piccoli aspetti della vita cittadina che ad una qualsiasi persona normale sarebbero sembrati il passatempo di qualche nobile rampollo annoiato. Quando il caso li fa incontrare e il forestiero gli pone domande su vie e piazze, il costruttore approfitta dell'occasione per sondare un pettegolezzo che gli era giunto alle orecchie. Voci incerte, più dicerie di ubriachi che urla di banditore, girano tra i disperati e i pochi che ancora credono in qualcosa che è andato perduto; se dai retta a quello che raccontano, tra una sbronza o un vaneggio, dei criminali si fanno chiamare la Resistenza o qualcosa di simile. Quando questa chiacchiera ha iniziato a diffondersi, le guardie hanno provato a rintracciare la fonte ma è stato un buco nell'acqua, l'origine della storiella si perdeva tra le castronerie di un vecchio demente. E in breve tempo l'argomento venne relegato a una banale illusione di un futuro senza Mathias Lorch sul trono.
Deve faticare molto a superare il sospetto dello sconosciuto ma alla fine riesce a farsi confermare che la diceria ha un fondo di verità. Allora gli offre il suo aiuto, giustifica l'offerta adducendo un credito da riscuotere e un debito da saldare, entrambi con la città e i suoi abitanti. Se farsi latore della fantasia di un vecchio pazzo bastava per riportare in equilibrio la bilancia della fiducia, Serhat non si sarebbe tirato indietro.
Lo straniero rimette la decisione finale ai suoi compagni e lo invita a rivederlo il giorno successivo nello stesso posto. Il giorno seguente la conferma arriva con una stretta di una mano e una promessa al giorno decisivo.

La discussione non si protae a lungo e quando il sole non è ancora sopra l'orizzonte, il gruppo si separa e si inoltra oltre le mura e dentro le vie del Borgo Basso.

Lontano dagli altri, il costruttore si infila tra i vicoli e le basse case, muovendosi con la calma di chi sa dove andare e la premura di chi è consapevole di agire in modo sconsiderato. Durante il tragitto ripercorre con la memoria quanto appena discusso: il loro compito è catalizzare l'attenzione delle forze armate in quei quartieri e mantenerle impegnate il maggior tempo possibile. Un'azione suicida e senza una certezza di riuscita, troppe variabili da tenere in considerazione e pochi errori ammessi; un progetto assurdo per un lavoro dal ricavo incerto. Non è la prima volta che si infila in gineprai simili, nella guerra al nord si era trasformato in minatore solo per superare l'inverno.
Quando l'ennesimo vicolo infilato nel cammino si apre su una piccola piazza adornata da un pozzo, un'idea balena nella mente del costruttore.
Tempo addietro, quando era ancora un apprendista, gli è capitato di collaborare alla realizzazione di una condotta idrica, un lavoro di ingegneria e attenzione. Ne ricorda ancora con accuratezza i vari e delicati passaggi per garantire la perfetta riuscita delle pendenze di scorrimento, la meticolosa precisione nel posizionare e costruire le grandi cisterne di accumulo e la raffinata attenzione nella formazione di pozzi e fontane. La sua partecipazione e quella del suo maestro si limitarono alla mera esecuzione materiale di uno stralcio della grande opera ma il fascino giovanile di quel lavoro ancora oggi vive nella sua memoria. E oggi, a malincuore, si sarebbe servito di quei ricordi per portare avanti un lavoro che molti suoi conoscenti gli rinfaccerebbero per tutta la vita.

Raggiunge il pozzo nella piazza deserta e cala il secchio fino a sentire il rumore dell'acqua. Ripete l'operazione più volte e nello stesso momento muove la corda in un determinato modo, fino ad ottenere quello che per lui è un risultato; utilizzando un metodo indiretto e non ortodosso ha appena dedotto approssimativamente la direzione del canale sotterraneo e la sua profondità. Osservando la piazza e i dintorni comprende che non è molto lontano da un vecchio mattatoio. Con decisa accortezza raggiunge l'edificio, un isolato fabbricato di legno e pietra che ha visto tempi migliori, e si fa strada verso il retro e quello che il fetore nell'aria indica come la discarica degli scarti di macellazione. Turandosi il naso e lo stomaco, maneggia tra le carcasse in putrefazione e ne ricava abbastanza materiale per quello che ha pensato. Raccolta una sgangherata carriola e caricata dei pezzi selezionati, si allontana dal mattatoio in direzione della via dove è certo passi l'acquedotto. Quando intravede sul lastricato della strada una pietra diversa dalle altre per forma e dimensioni, comprende di aver fatto centro e di aver trovato l'imboccatura della cisterna di accumulo di quella zona. Con un facile gioco di leva, apre la vasca e rapido scarica al suo interno il contenuto della carriola, per poi richiudere la pietra e allontanarsi di buon passo verso una nuova direzione.

Se il suo ragionamento era giusto e l'aquedotto rispettava le sue previsioni, nel giro di qualche ora buona parte dei pozzi della zona sarebbero diventati inutilizzabili, con grave disagio per la popolazione. Un'azione scellerata per un progetto sconsiderato e per un lavoro incerto. Meglio che Serhat continui a camminare senza voltarsi indietro, mettendo a tacere la coscienza e lo stomaco.

png

Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%
CS × 4 {Conoscenza 2 - Ingegno 1 - Determinazione 1}


- condizioni. Ottimali. {Fisico [0B+0M+0A+0C] + Psionico [0B+0M+0A+0C]}
- forma. Normale {80% = [0B+0M+1A+0C]}

+ ragionare. Ragionare, pensare, comprendere: il mestiere del costruttore è un lavoro intellettuale, prima che manuale. Alla base di una fondazione ci sono calcoli e analisi che ne determineranno la consistenza e la forma, tra le fughe ordinate delle pietre di un muro si mescolano conoscenze e esperienza così come le eleganti geometrie di una cupola poggiano su molteplici insegnamenti e formule.
Un incessante cigolio di ingranaggi ben oliati è il suono che accompagna da molto tempo l’attività di Serhat, un meccanismo collaudato e tenuto in ottime condizioni da un’esperienza e una formazione continua che si protrae da vent’anni a questa parte, cioè dal primo giorno che prese in mano un badile e fece la sua prima trincea di fondazione dietro le direttive del capomastro di turno, suo padre.
Ad oggi, dopo una vita trascorsa a comprendere segreti e regole di un mestiere complesso seguendo maestri e insegnanti di ogni specie, Serhat ha raggiunto un traguardo che anni addietro riteneva una prerogativa paterna, quella capacità che gli permette ora di compiere ragionamenti e formulare soluzioni in tempi infimi e capaci di confutare le tesi di colleghi ed estranei al mestiere.
{Passiva di solo discernimento di illusioni, difesa psionica passiva e immunità dal dolore psionico e negazione degli effetti delle tecniche psioniche, i danni si mantengono. [Stratega III] [Psionica] [Passiva]} + {Pergamena Tattiche di combattimento: capacità di vincere scontri fisici a parità di CS. [Guerriero] [Fisica] [Passiva]}
{difesa psionica variabile personale. [Stratega III] [Psionica] [Variabile da basso a alto] / difesa psionica variabile ad area. [Stratega III] [Psionica] [Variabile da medio a alto]}

+ lavorare. L’altra faccia della medaglia, lavorare. L’attività fisica che questo mestiere richiede è pari a quella di ogni altro lavoro essenzialmente manuale; caricare, scaricare e stoccare i materiali da costruzione, modellarne la forma a colpi di scalpello e accetta, trasportarli dove richiesto sul cantiere: il lavoro del manovale è alla base del mestiere del costruttore, così come un scudiero è il primo passo per diventare un cavaliere. Manovali si diventa da giovani e ci si rimane per tutta la vita, anche se il proprio ruolo in un cantiere è diverso. Un ruolo dove il fisico diventa l’arma in più per non cedere alla fatica, dove anni di pietre, terra e legname portati a spalla contribuiscono a formare una resistenza alla fatica, tale da impedire il collasso sotto lo sforzo a volte eccessivo, che fa sì che il manovale Serhat possa continuare a lavorare a cottimo e con un occhio di riguardo all'ernia.
{Audacia: non sviene con il 10% delle energie. [Umano] [Passiva]}
+ l'esperienza del Costruttore. Tre semplici compassi, che con l'ausilio di altri strumenti riescono a riprodurre ogni cosa su carta. Non esistono limiti alla creatività umana, eppure l'arte della costruzione ha raggiunto standard tanto elevati da riproporre ciclicamente gli stessi modelli. Ogni architetto che si rispetti può tracciare le basi per una costruzione, a partire dalla planimetria dell'edificio da erigere. E sebbene i costruttori non studino tanto quanto loro le basi della fisica che stanno dietro agli edifici, i più esperti riconoscono a memoria la matrice al quale un luogo è ispirato. Mediante i compassi e un semplice foglio di carta, il Costruttore esperto potrà tracciare la planimetria di un edificio solamente attraverso pochi dettagli, come una misura del perimetro esterno o la conta delle porte di un lungo corridoio. Perché per quanto sfarzoso ed elegante possa essere all'aspetto, i mattoni saranno sempre gli stessi.
{il costruttore potrà tracciare la planimetria di un edificio osservandone anche solo una piccola parte [Passiva]}

- ... ...
{...}

+ la strumentazione: attrezzi personali. Armi iniziali [Mazzetta x 1, Accetta x 1, Piombo x 1] per un peso variabile di kg 4~6 | Equipaggiamento GdR non offensivo [Borsa degli attrezzi x 3]
+ la strumentazione: strumenti di rilievo e misurazione. Armi acquistate [Corda a tredici nodi x 1]
+ la strumentazione: attrezzi di cantiere. Armi acquistate [Malepeggio x 1, Martellina x 1, Badile x 1, Sacchetti di gesso x 5]
+ la strumentazione: strumenti di disegno e misura. Oggetti GDR [Compassi x 3] incantati [vedi "Disegno e Scrittura"]
+ la strumentazione: pacchetto di medicazione. Bendaggi con soluzione cicatrizzante [Erba medicinale x 2 (cura bassa, istantaneo)] e Tonici [Corallo x 1 (+2 CS Forza Fisica, 2 turni) + Erba ricostituente x 1 (+5% energia)] + pezzi di ricambio {Pergamena Spirito del fabbro: ripara un equip danneggiato [Guerriero] [Fisica] [Medio]} e coltello.
+ cianfrusaglie. Oggetto personale [Quaderni di appunti]
+ doni. Cristallo del Talento + Pergamena vuota x 2

- note. Ai fini della Quest: le azioni di Serhat sono focalizzate a rendere inquinate e imbevibili le acque potabili. Da considerarsi come una tecnica fisica a consumo Alto.

Cos'è un ribelle? Un uomo che dice no.
Serhat Satu

 
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view post Posted on 12/10/2014, 12:28
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Le micce correvano veloci, nel bruciare il tempo e i secondi che le dividevano dall’esplosione. Correvano senza poter essere fermate, correvano come lui, impazzite verso il feral momento.
Lui che si chiedeva ancora adesso se fosse giusto martoriare ancora una città, fin troppo ferita, con una nuova guerriglia di cui le probabilità di vittoria erano poche.
Cosa potevano fare di fronte alla potenza di Lorch e della sua Guardia Insonne? Era giusto combattere per Fanie? Fanie era un simbolo o la redenzione di alcuni peccati per quel gruppo male assortito che, sotto il vessillo di Resistenza, cercava di riportare Basiledra a giorni più felici?
Felici…non doveva essere scordato che i giorni felici erano sotto il comando dei Corvi, e non era un caso che tutto questo era nato appunto per causa loro. O forse prima o poi sarebbe arrivato anche senza di loro: Lorch voleva Basiledra e voleva restaurare un antico potere. Corvi o senza Corvi questo giorno, prima o poi, sarebbe arrivato. Stupidi furono chi, nella loro beata ignoranza pasciuta di vino e carne, con donne suadenti a massaggiare le loro tempie stanche, non aveva fatto nulla o non aveva preso in esame questa opportunità.
E il pensiero andò a Fratello Martin e all’Ala Rubra…e se vi fossero loro un giorno a fare di nuovo questo? Se al posto di Lorch vi fosse lui? Rogozin?
Quanto era labile il confine di chi combatte per la libertà e di chi prima è liberatore e poi oppressore. Lorch viaggiava su questo concetto labile, stretto come il filo di un pugnale: poteva forse giudicarlo se anche lui, segretamente, lo ammirava? Ammirava quello che aveva fatto perché la Rosa, seppur con la sua forza e la sua mente, mai avrebbe potuto rovesciare Caino e le sue cornacchie.
Si lo ammirava….ma lo odiava anche allo stesso tempo per quello che stava facendo…ma lui come si sarebbe comportato nella stessa situazione? E la risposta che si diede non gli piacque affatto.


Passeggiare per le strade principali, trovare i punti, gli snodi di esse, e cercare di distruggerle. Ecco il suo piano: loro erano una minoranza, la Guardia Insonne erano troppi. Troppi da affrontare in campo aperto con troppe strade, dedali e viuzze di raccordo che potevano farli arrivare facilmente da un punto all’altro del Borgo.
Doveva toglierli questa possibilità, creare scompiglio e dividere le loro forze. Costringerli a fare starde alternative e fare lunghi giri per arrivare al punto designato…e colpire. Colpire in quell’attimo, quando le loro forze non erano riunite, quando erano divisi e il dubbio aveva preso il posto della sicurezza.
Dovevano combattere per strada, attaccare e fuggire: il loro numero era pericoloso quindi doveva cercare di diminuirlo: costringerli a passare per vie strette dove agguati e pugnali potevano fare, ottimamente, il loro lavoro. Affrontarli direttamente? Certo era un piano sicuro più allettante e vicino al suo modo di combattere…ma cento contro cinque?
Tra di loro non vi era nessun Ray…per cui era meglio mettere da parte orgoglio e onore ed essere più pratici.
E poi dovevano distogliere il loro sguardo e farli andare a vuoto: loro erano solo fiaccole, il classico specchietto per allodole che nascondeva il vero intento.
Erano maghi che catturavano l’attenzione del pubblico non facendoli capire il trucco.
Loro erano maghi, il trucco era tutto questo che avrebbe coperto la vera realtà delle cose.
Per questo camminava tra quelle strade, per capire quali potevano essere quelle più battute, quelle che collegavano rapidamente i vari punti nevralgici: taverne, mercati erano il suo regno e tutto poteva trovarsi se vi si facevano le domande giuste.
Ma era anche un termometro di quello che pensava la popolazione…e tra di loro forse vi poteva essere qualcun altro che li avrebbe aiutati.
Forse vi erano molti altri, maggioranza silenziosa che si nascondeva dalla Guardia Insonne in attesa di un evento scatenante.
E così fu: la Rosa ne trovò uno. Ci volle tempo, ci volle astuzia e intelligenza per domandare e riceve re risposte mentre le vere domande restavano celate.
Ci volle perizia e coraggio per fare quello che la Rosa fece: del resto Fanie era stata catturata – un altro specchietto per le allodole? – Lorch non era stupido e sapeva che qualcosa si sarebbe mosso.
Ecco perché avrebbe lasciato Fanie al suo destino e si ritrovò a guardarsi dentro e a trovarsi cambiato: duro, granitico, cinico.
Pensieri che non gli appartenevano eppure ecco che sorgevano dalle profondità del suo cuore, insieme ad altro. Si sentiva lacerato e a metà e con la mente divagò nel suo passato e quanto aveva fatto, quanta strada e quanto era cambiato.
Pensare che un tempo si sarebbe gettato per salvare Fanie o chicchessia, invece adesso ragionava come una macchina soppesando pro e contro che questa azione poteva portare.
Cercava di ragionare come Mathias Lorch e si fece schifo da solo. Eppure era così: forse il tempo con l’Ala Rubra lo aveva cambiato, forse quei sogni ricorrenti, le parole sussurrate, avevano intriso il suo cuore di veleno e cinismo…scacciò tutto questo.
Lui era solo Rogozin e nient’altro. Fanie o non Fanie era qui per salvare una città da una tirannia di dolore e rabbia; di terrore e sopraffazione.
Fanie aveva combattuto e aveva perso ma questo non significava che avesse perso la guerra.
Quella era appena cominciata e le micce avrebbero dato il via a tutto questo.
Il regno di Lorch forse sarebbe durato, nonostante tutti gli sforzi, ma almeno ci avrebbe provato: combattere e provarci…almeno se fosse morto non avrebbe perso tempo nel Limbo, o nel Rikudo Rinne e la sua anima avrebbe trovato pace.
Avrebbe combattuto perché solo chi si era battuto strenuamente per la libertà, solo chi aveva perso tutto per essa, solo chi aveva visto troppi Mathias Lorch poteva combattere con quell’ardore e quella cattiveria che nessun ideale utopico poteva dare.
Perché solo chi aveva toccato con mano un ideale diventato veleno poteva combattere senza pensare alla sua vita.
Un esempio e redenzione. Chissà forse l’uomo poteva davvero trovare la sua strada e la sua personale libertà.
Le micce erano pronte…il momento era giunto.





Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +2 Maestria armi, + 1 Istinto

Status fisico: Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 20%
Riserva energetica residua: 80%
Armi Crimson Thorn(frusta); Antares(wakizashi); Wrigel(wakizashi)
Armi In Uso

_ ___ _____ ___ _

Abilità Passive:
Memoria ancestrale:
Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Talento Lv I]
I possessori di questo talento vedranno ampliarsi le proprie capacità, interessando le stesse non solo la maestria nel brandire qualunque oggetto come arma, ma anche l'abilità nel farlo con estrema rapidità. Il possessore, infatti, guadagnerà la capacità di estrarre le proprie armi con tanta velocità da sembrar quasi un gesto istantaneo, rapido ed appena percettibile agli occhi. Tale circostanza si applicherà non solo all'estrazione dell'arma propria del possessore dal fodero ove è naturalmente riposta, ma anche all'eventualità che questo sia costretto ad impugnare un'arma secondario o un qualunque oggetto dell'ambiente circostante (in virtù della passiva di primo livello). Potrà così cambiare arma in un attimo, cambiando strategia e potenza offensiva. Intimando il proprio avversario ad una resa senza condizioni, o - più semplicemente - tappandogli la bocca. Per sempre.[Passiva Talento Lv II]


Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

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Abilità Attivate:



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Riassunto e Note:
Utilizzo il gettone per poter distruggere le vie principali e dividere le loro forze. In modo tale da costringerli a perdere tempo per le deviazioni e dare a noi la possibilità di muoverci più agilmente e, perché no, anche ingaggiare piccoli confronti.
Così, nel mio piano, sarebbe più facile scontrarci con loro e anche renderli difficili spostamenti, approvvigionamenti e quant’altro.
Un altro appunto: sono io che ingaggio il pg di Dra ma l’ho messo in questa maniera approssimativa appunto per non andare a cozzare con quello che aveva scritto lui.
Lo lasciato sul vago appunto per questo motivo. Mi scuso ancora con tutti per i miei ritardi ma sapete i miei mali di salute ^^
Buona giocata a tutti ^^

Ah mi scuso anche per il post di scasa qualità, ma finchè non mi passa la tendinite e tutto il resto questo sarà il massimo. Ma spero di dare molto di più anche con questo braccio fuori uso e mi impegnerò in tal senso. Scusate tutti ancora.

 
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Vermilion
view post Posted on 15/10/2014, 10:45




VIGILO CONFIDO
SABOTARE DISTRUGGERE ATTIRARE

Sbadigliò il soldato a vedere l'alba che sorgeva sulle immense macerie della ormai fu Bianca Città, l'ultimo di una infinita serie di assonnati sbadigli derivati dai monotoni turni di guardia. La lancia che più che un arma era diventata un bastone, e l'elmo slacciato inclinato sulla mezzavia degli occhi come a volersi schermare dalla luce della torcia ormai quasi spenta. Ma il sole iniziava a baciare la terra, e il suo turno era ormai finito. Doveva ricomporsi, riassumere quel decoro che aveva lasciato la notte prima per dimostrare a chi lo avrebbe sostituito la sua stoica e rigida perseveranza nel turno di guardia. Allacciò nuovamente l'elmo, si stirò i vestiti e impugnò l'arma in resta. Si fece violenza infine a sollevare il mento e tenere dritto il capo, ma quel che vide gli fece dimenticare all'istante tutta la fatica e il sonno. Due rivoli di fumo iniziavano a levarsi all'orizzonte, e poco dopo un trittico di esplosioni lo fece barcollare attaccato al muro. Le parole gli morirono in gola, iniziò a guardarsi attorno sconvolto dimenticandosi che lui era la guardia che il suo sguardo stava cercando. AL FUOCO! urlò spalancando la porta dei dormitori, trovando una trentina di soldati già svegliati dalle esplosioni in procinto di vestirsi. Dove?! Disse rude e secca la voce del più alto in grado ancora segnata dal risveglio. B...Borgo Basso Signore incespicò il soldato abbozzando un saluto. Signorine, vi voglio fuori di qua con un secchio in mano in meno di UN MINUTO! MUOVERSI! Il caos scoppiò in quel dormitorio, e pezzi di armatura e urla presero a volare per la fretta di vestirsi. Constatato che i suoi uomini si stavano dando una mossa, si rivolse nuovamente all'assonnato. Tu corri da un generale ad informarlo. Che non invii altre truppe, ho una trentina di uomini e per un paio di incendi a borgo basso sono più che sufficienti. Ora muoviti soldato! Un'altro saluto abbozzato, e poi il clangore del metallo che correva verso gli alloggi dei Generali a Borgo Alto.

Il piccolo plotone avanzava di corsa per le vie popolari, rallentata solo in parte da qualche maceria caduta sulle strade principali. Dividetevi! Usate tutti i pozzi che potete e correte a placare le fiamme! La voce del generale risuonò tra le strade deserte, e come un gruppo di formiche ben addestrate, i soldati si divisero in gruppetti da tre persone dirigendosi ognuno ad un pozzo differente per evitare di creare code e ottimizzare i tempi. Il comandante rimase però all'imboccatura di quell'arteria, guardando i detriti piovuti al centro della strada e saggiando con occhio clinico la situazione. Annusò l'aria, toccò le pietre e guardando le architetture circostanti notò come quelle macerie potevano essere crollate dagli edifici stessi. Mosse qualche passo indietro, guardando le colonne di fumo levarsi nel cielo a molte case di distanza. Si lisciò la barba bianca pensieroso, facendo terminare il gesto sull'elsa della spada. Il suo sesto senso gli diceva che c'era qualcuno, ma la sua compostezza gli impediva di urlare la domanda ai quattro venti. Gli anni che riempivano quell'armatura gli suggerivano che nulla di quello che era successo la mattina era stato fortuito. Qualcosa bolliva in pentola, e puzzava di bruciato.
□□QM POINT
Le vostre Azioni vanno tutte a buon fine, o quasi. Andiamo per ordine:
I due fuochi allertano una guardia che chiama un drappello di uomini (circa una trentina) con relativo Comandante. Arrivati sul posto si dividono in piccoli gruppetti da 3 andando ad attingere acqua a pozzi differenti per placare gli incendi. Ciò che ha fatto Wrigel solo in parte riesce, perchè rallenta si il flusso di soldati, ma non chiude totalmente le vie principali. Il Comandate poi si rende conto che i due eventi -fumo e esplosioni- non sono collegati tra loro, iniziando ad insospettirsi. Ma passiamo ai casi singoli.

Joconno e Ramses: Seppur in luoghi differenti, ciò che vedete è praticamente una situazione identica, ovvero gruppi da tre in tre che si alternano a cercare di placare le fiamme. Se volete affrontarli, ricordate che 3 Guardie sono in totale -fascia Bianca, Pericolosità D, con 1 CS l'uno. (3 totali) e combatteranno tutti assieme. -ai fini di gioco, è da considerare un unica creatura a 3CS-

Dra: Rimanendo nelle vicinanze del tuo pozzo puoi vedere tre guardie che si avvicinano ad esso per attingere acqua, e non è difficile intuire che possano scoprire il tuo tranello. Se vuoi attaccare le guardie, come sopra: 3 Guardie sono in totale -fascia Bianca, Pericolosità D, con 1 CS l'uno. (3 totali) e combatteranno tutti assieme. -ai fini di gioco, è da considerare un unica creatura a 3CS-

Wrigel: Se rimani nei dintorni della via principale che hai fatto crollare puoi vedere la scena dei soldati che si dividono, e infine rimane il Comandate che osserva le macerie e si guarda attorno. Senti come se sapesse che qualcuno lo osserva, ma non ti noterà a meno che tu non farai il primo passo. Se decidi di attaccarlo non essere autoconclusivo e trattalo come il primo turno attivo di un duello: ovvero 2 slot azione.
 
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dra31
view post Posted on 26/10/2014, 17:30




Voice of the Brave - II
Basiledra


Ha appena imboccato un vicolo laterale alla via che aveva preso dopo il suo atto vandalico, quando non molto lontano da lui una serie di esplosioni sconvolgono la quiete mattutina. Il rombo scuote l'aria e frotte di passeri e colombi si levano in aria spaventati, riempiendo il cielo sopra Serhat di piume al vento e frenetici battiti di ali. Poco dopo il frastuono, il forsennato rintocco di una campana e l'eco di voci agitate anticipano al costruttore la comparsa di alcune colonne di fumo oltre i tetti. Per un attimo rimane sorpreso e sconvolto, poi fa mente locale e immagina che sia opera dei suoi attuali compagni, della Resistenza.
Il rumore di passi affrettati lo riporta a prestare attenzione ai suoi dintorni, non era ancora nella condizione di sentirsi tranquillo. Si attacca alla parete dell'edificio alle sue spalle e cerca di diventare il meno visibile, mentre vede passare di gran carriera un drappello di guardie, dirette verso la piazzetta dove si trova il pozzo ispezionato poco prima. Non prova nemmeno a chiedersi il motivo per cui delle guardie cittadine si affrettino in direzione di un pozzo, gli eventi appena accaduti hanno ha attivato un meccanismo collaudato nelle ere e nelle generazioni, muovendo uomini di ogni ceto per arginare e dominare l'incendio prima che questi diventi incontrollabile. Organizzare una catena di secchi per approntare l'acqua è una delle prime assennate azioni da fare in caso d'incendio, per cui inviare delle guardie a gestire e controllare la situazione è qualcosa di assennato. Può essere solo questa la motivazione della presenza di quei tre soldati nella zona, è ancora presto perché gli effetti della sua azione si manifestano nelle strade.

Lascia passare alcuni secondi e quando valuta che il suono delle calzature sia abbastanza lontano esce dal nascondiglio, andando dietro ai militari. Non vuole accertarsi della riuscita del suo piano, non gli interessa e non ne sente il bisogno; vuole osservare i movimenti dei soldati e agire di concerto a loro, cavalcando quell'idea che da alcuni passi gli sta affiorando in mente.
Raggiunto un secondo vicolo, trasversale alla via d'ingresso alla piazza, e accucciatosi dietro una catasta di legname addossata sul retro di un basso edificio, una posizione favorevole per osservare la piazza senza essere notati, controlla i tre uomini. La distanza gli impedisce di ascoltarli ma la gestualità e le movenze dei tre gli suggerisce in qualche modo quel che stanno dicendo: l'acqua sembra non essere limpida e leggermente maleodorante e questo sembra preoccuparli ma devono sbrigarsi e accellerare l'attingimento dal pozzo.
Serhat rimane dietro il nascondiglio e da il via al piano ideato in quel momento, lasciando che la sua memoria inizi a pescare nelle immagini conservate nei ricordi, selezionando quelle più utili all'immaginazione del costruttore.
Davanti agli occhi dell'edile prende forma una nuova strada la dove si trovano ora delle case, una via uguale alle altre con le sue case e le sue botteghe ai lati. Intorno a lui, le pietre segnate dai carri svaniscono tra i mattoni e le tavole di dimore simili a quelle presenti, forse anche uguali. Lui stesso e la catasta lasciano il posto alle pietre di un muro, nascondensi dietro ad esse.

Quando il costruttore finisce di immaginare, la strada oltre al muro che lo cela ha appena cambiato direzione. Forse sarà del tutto inutile, forse servirà a poco oppure si rivelerà efficace come altre volte in passato; quale che sarà il risultato, i soldati perderanno quel poco di tempo che potrà essere necessario alla Resistenza.

png

Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%
CS × 4 {Conoscenza 2 - Ingegno 1 - Determinazione 1}


- condizioni. Ottimali. {Fisico [0B+0M+0A+0C] + Psionico [0B+0M+0A+0C]}
- forma. Normale {70% = [0B+1M+1A+0C]}

+ ragionare.
{Passiva di solo discernimento di illusioni, difesa psionica passiva e immunità dal dolore psionico e negazione degli effetti delle tecniche psioniche, i danni si mantengono. [Stratega III] [Psionica] [Passiva]} + {Pergamena Tattiche di combattimento: capacità di vincere scontri fisici a parità di CS. [Guerriero] [Fisica] [Passiva]}
{difesa psionica variabile personale. [Stratega III] [Psionica] [Variabile da basso a alto] / difesa psionica variabile ad area. [Stratega III] [Psionica] [Variabile da medio a alto]}

+ lavorare.
{Audacia: non sviene con il 10% delle energie. [Umano] [Passiva]}
+ l'esperienza del Costruttore.
{il costruttore potrà tracciare la planimetria di un edificio osservandone anche solo una piccola parte [Passiva]}

- progettare. Non basta ragionare per poter edificare, è necessario progettare e stabilire in modo chiaro e definitivo i vari ragionamenti che man mano si susseguono nello studio dell’opera da realizzare. E progettare non è solo elaborare su carta soluzioni e forme finali, progettare è anche immaginazione. Pur mantenendo un solido legame con la realtà, i castelli in aria non sono ancora riusciti a costruirli.
Serhat è sempre stato in grado di visualizzare con la mente l’evolversi delle idee che formula, ancor prima di fissarne su carta i contenuti, sviluppando nel contempo un’immaginazione piuttosto forte. Forte quanto basta per valicare i confini della mente e manifestarsi sulla realtà, sotto forma di illusioni ambientali. E tutto senza stravolgere le abitudini del costruttore.
Da sempre ha fatto uso di una gesticolazione precisa, tracciare nell’aria linee rette e curve con l’obiettivo di concretizzare l’immagine, e la usa ancora oggi che riesce a rendere materiali le idee; proprio seguendo le direzione dei gesti e le indicazioni dettagliate della mente, il progetto di Serhat prende corpo sviluppandosi su un’area abbastanza grande da poter rendere fattibile la progettazione completa di una abitazione signorile e della maggior parte delle costruzioni di tipo borghese e popolare.
{Illusione ambientale con durata di n. 2 turni. [Abilità Personale 1/10] [Magica] [Medio]}
- ... ...
{...}

+ la strumentazione: attrezzi personali. Armi iniziali [Mazzetta x 1, Accetta x 1, Piombo x 1] per un peso variabile di kg 4~6 | Equipaggiamento GdR non offensivo [Borsa degli attrezzi x 3]
+ la strumentazione: strumenti di rilievo e misurazione. Armi acquistate [Corda a tredici nodi x 1]
+ la strumentazione: attrezzi di cantiere. Armi acquistate [Malepeggio x 1, Martellina x 1, Badile x 1, Sacchetti di gesso x 5]
+ la strumentazione: strumenti di disegno e misura. Oggetti GDR [Compassi x 3] incantati [vedi "Disegno e Scrittura"]
+ la strumentazione: pacchetto di medicazione. Bendaggi con soluzione cicatrizzante [Erba medicinale x 2 (cura bassa, istantaneo)] e Tonici [Corallo x 1 (+2 CS Forza Fisica, 2 turni) + Erba ricostituente x 1 (+5% energia)] + pezzi di ricambio {Pergamena Spirito del fabbro: ripara un equip danneggiato [Guerriero] [Fisica] [Medio]} e coltello.
+ cianfrusaglie. Oggetto personale [Quaderni di appunti]
+ doni. Cristallo del Talento + Pergamena vuota x 2

- note. Ai fini della Quest: Serhat segue i soldati e attende che siano occupati ad attingere l'acqua per usare "Progettare" al fine di cambiare sensibilmente l'aspetto della circondario, spostando praticamente la strada in un'altra direzione. Anche lui è nascosto dall'illusione, oltre a non poter vedere cosa succede.

Cos'è un ribelle? Un uomo che dice no.
Serhat Satu

 
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view post Posted on 27/10/2014, 19:42
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Un esplosione; due esplosioni; tre…tutto era pazzia, fuoco, detriti, polvere e urla.
Urla dei carcerieri, dei prigionieri, degli innocenti come dei colpevoli. Tutto si mischiava come la polvere con l’aria, i detriti con le persone, scacciate brutalmente dalla loro quotidianità che, a stento o senza darci molto peso, tentavano di ritornare.
Ed ecco che di nuovo qualcosa veniva a turbare una quieta che, solo gli Dei lo sapevano, quanto avesse bisogno Basiledra.
Ma a volte urgono misure estreme: a mali estremi, estremi rimedi…ma bisogna sempre domandarsi com’era nato quel male che si era espanso fino a divenire un cancro mortale e se l’ estremo rimedio non fosse esso stesso un altro tipo di cancro. Non stava amando quello che faceva: colpirne trecento per uno solo…no non era nel suo stile eppure così doveva essere fatto: l’estremo rimedio.
Silente e rapido si mosse per osservare i movimenti delle guardie, per capire come dare ad altri il tempo di arrivare a Fanie e riuscire in un impresa che aveva il retrogusto dell’insuccesso e il sapore del suicidio, eppure non erano quelli i suoi pensieri. Misto alla gente, alla confusione, passava tra di loro come uno qualunque, frastornato e impaurito ma con occhi vigili e orecchie attente.
Sembrava un uomo qualunque eppure non lo era…non lo era mai stato qualunque e forse nemmeno uomo…

Dividetevi! Usate tutti i pozzi che potete e correte a placare le fiamme!

La voce di un uomo sovrastava quello delle galline. Un leone, un capo dava occhi, orecchie, comandi, braccia e gambe ad un corpo che non aveva né pensieri né autonomia: il generale.
Il suo piano aveva funzionato in parte e non ne fu contento affatto: si maledì per la sua incapacità, stupidità e poca accortezza: bastava essere più precisi, usare più esplosivo e adesso le strade principali sarebbero state impraticabili. Eppure non tutto era stato da biasimare: almeno non si sarebbero spostati in maniera rapida e non potevano usare le strade più larghe: dividere le forze e non garantire una via principale forte, sicura e agevole. Tutto sommato la Rosa non era stata inutile: la testa era uscita e quale occasione più ghiotta per reciderla del tutto e mandare ancora più nel panico i soldati? Questo avrebbe spostato di certo l’attenzione su di lui eppure…eppure poteva essere un buon piano: fare da unico specchietto per allodole quando altri avrebbero continuato la loro opera e renderli tutti ciechi.
Un diversivo nel vero senso della parola: nascondere, bluffare la propria mano e le carte che si avevano per indurre il proprio avversario a scoprirsi e fare un altro passo falso, per dare a chi di dovere ancora più tempo.
Le luci sarebbero state su di lui e i suoi compagni: il palcoscenico dell’assurdo sarebbe stato solo per loro… e per lui. A volte la libertà ha il sapore del sangue e il retrogusto dell’acciaio…

Controllava, osservava e ponderava e aveva la sensazione che anche quell’uomo aveva intuito qualcosa: quell’armatura nascondeva una forza di volontà e un braccio da non prendere alla leggera: non era un lattante o un prezzolato da caserma tutto codice, onore e manuali ma un veterano.
Il suo codice era la spada, il suo manuale i campi di battaglia e l’onore era avere mille cicatrici sul petto e nessuna sulla schiena…no non doveva sottovalutare l’esperienza.
Il movimento, la mano poggiata sull’elsa, fu eloquente di come andasse oltre e di come potesse essere pericoloso: non aveva perso la compostezza, l’ardire, la postura. Il proprio cuore era saldo e la sua mente agile e svelta…no non era la prima volta che aveva a che fare con questo genere di cose e quell’armatura era stata temprata dal fuoco di battaglie. nessun dubbio, nessuna esitazione: fermo e granitico nella sua posizione, con la cotta di maglia brillante alla luce del sole, quell’uomo rimaneva lì fermo e impassibile come uno scoglio che si erge tra i flutti.
Volontà d’acciaio come la sua armatura e armi, orgoglio e sicurezza eppure…eppure non provava nessun dubbio? Nulla che poteva crepare quell’armatura di volontà e granitiche convinzioni che lo avevano portato a comandare uomini?
Prevaricazione del proprio pensiero e personalità su quelle degli altri. I dubbi non erano per chi comandava eppure lui li provava ogni volta; li sentiva crescere dentro di lui chiedendosi quali conseguenze avessero le sue azioni su sé stesso ma soprattutto sugli altri.
Non era ancora guerriero ma rana dentro un pozzo che non sapeva nulla dell’oceano così amava chiamarlo il suo maestro.
Rana; una rana che cercava di affrontare quel mare in tempesta che era la vita con le sue scelte, le sue rotte e i suoi mari inesplorati.
Appunto. mari inesplorati. Quell’uomo era andato oltre? Si era domandato se quello che facevano era giusto o sbagliato? Quanto erano forti le sue convinzioni? Oppure erano tenute insieme da legacci di potere e sopraffazione da qualcuno che aveva una personalità schiacciante e un fuoco che avrebbe divorato intere foreste?
Mai il dubbio si era impadronito di lui? Oppure evitava di chiederselo?

“In guerra conta solo la spada”; “ chiunque incontriate abbattetelo…anche se fosse un Dio…” antiche parole di un passato che ritornava a far capolino e che sempre lo avrebbe fatto, ma a volte erano proprio i dubbi a far divenire più salda la mano.
Chi non teme nulla non può vivere libero, schiavo di sé stesso;avere dubbi era un modo di essere liberi e di pensare con la propria testa…chissà…avrebbe messo alla prova quell’uomo e le sue convinzioni.
Avrebbe desistito? O il dubbio si sarebbe impadronito di lui? Chissà e nel mentre le sue ali si aprirono: quell’uomo avrebbe visto una luce accecante invaderlo: avrebbe resistito? I suoi occhi sarebbero andati oltre?
E le spade leste si sarebbero mosse a trovar la difesa scoperta, a fare male, a far spruzzare sangue ovunque.
Rogozin avrebbe seguito i suoi movimenti, la sua difesa a quell’attacco improvviso e poi avrebbe colpito tra il collo e la scapola sinistra, affondando la lama e immediatamente dopo un fendente dall’alto in basso a colpire il gomito destro: menomare i suoi movimenti e rendere difficile il combattimento…ma il vero intento era solo mostrare la sua presenza.
Che lo inseguissero pure altri avrebbero continuato quell’opera: renderli tutti ciechi e fare da esca





[color=black]Rogozin
Energia: Gialla Pericolosità: E CS: +2 Maestria armi, + 1 Istinto

Status fisico: Status Psichico: // Consumi energetici in questo turno: 5%; 5%
Riserva energetica residua: 70%
Armi Crimson Thorn(frusta); Antares(wakizashi); Wrigel(wakizashi)
Armi In Uso Antares(wakizashi); Wrigel(wakizashi)

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Abilità Passive:
Memoria ancestrale:
Il personaggio avrà ereditato dalla progenie dei draghi la mitologica memoria di questi. Il personaggio potrà ricordare ogni minimo dettaglio degli eventi vissuti, cogliendo particolari insignificanti e remoti finanche dopo molto tempo. Questa capacità gli consentirà di rielaborare qualunque informazione derivante dalla propria memoria con estrema rapidità e perizia, consentendogli di ragionare su dettagli infinitesimali come fossero evidenti e recenti. [Passiva Razziale].

Duellante: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.[Passiva Talento Lv I]
I possessori di questo talento vedranno ampliarsi le proprie capacità, interessando le stesse non solo la maestria nel brandire qualunque oggetto come arma, ma anche l'abilità nel farlo con estrema rapidità. Il possessore, infatti, guadagnerà la capacità di estrarre le proprie armi con tanta velocità da sembrar quasi un gesto istantaneo, rapido ed appena percettibile agli occhi. Tale circostanza si applicherà non solo all'estrazione dell'arma propria del possessore dal fodero ove è naturalmente riposta, ma anche all'eventualità che questo sia costretto ad impugnare un'arma secondario o un qualunque oggetto dell'ambiente circostante (in virtù della passiva di primo livello). Potrà così cambiare arma in un attimo, cambiando strategia e potenza offensiva. Intimando il proprio avversario ad una resa senza condizioni, o - più semplicemente - tappandogli la bocca. Per sempre.[Passiva Talento Lv II]


Velenrancore Non è una casta vera e propria, si potrebbe dire - ma è solo parte dell'abominio generato dalla trasformazione della foresta nel Gwàthlaiss a causa dell'essenza del Gorgo scioltasi nel suolo - andando ad intaccare il profondo rapporto fra le fate e la natura. L'indole generalmente pacifica delle fate divenne distorta per alcuni in una paranoia, in altri per un desiderio impulsivo di uccidere coloro che minacciavano la propria tribù. Qualcosa che superava ben più la voglia di difendere i propri compagni che guidava i Frémalis, come se il rancore del Gorgo fosse divenuto insito all'anima delle Fate. Un furore che si manifesta nel loro stesso sudore, si dice, rendendo le loro lame portatrici di morte e pestilenza. Loro sono il cancro per curare il cancro.
[Ogni attacco fisico portato con le proprie armi può avvelenare l'avversario. Il veleno è quantificato come danno Basso al corpo, che sarà progressivamente debilitato da nausea e febbri ad ogni colpo andato a segno.][Passiva]

[Armatura naturale] I tatuaggi che ha sul corpo non solo delle rappresentazioni mistiche, simboli e percorsi di un viaggio lungo e ancora non concluso, non rappresentano la strada percorsa e quella che ha deciso di intraprendere, non sono solo legami con le forze naturali e la sua parte più selvaggia - il suo animale totem - quella Pantera che sente ruggire dentro di sé in un anelito di libertà ma sono molto di più. Fatti da un antico maestro tatuatore i suoi Irezumi raffigurano pantere insieme a peonie e fiori di ciliegio. Ma si uniscono anche a simboli più esoterici e insieme più particolari che sono i simboli della sua anima più selvaggia.
Tutto questo si traduce come una vera e propria armatura: simboli di un potere più arcano e ancestrale che ancora oggi non sa bene quale sia. Ma è indubbio che lo proteggono come se avesse una vera e propria armatura e forse nascondono molto altro.

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Abilità Attivate:
Battou Jutsu (Tecnica Di Estrazione Della Spada) Questa è una tecnica particolare di estrazione della spada. Rogozin si pone in guardia destra, con una mano sul fodero della katana e l'altra pronta a estrarre la spada. Facendo un passo avanti con il piede destro estrae rapidamente la spada, che scorrendo nel fodero acquista velocità dando alla spada un grande potere di penetrazione, ma anche non facendo intuire da dove possa colpire.
Rogozin è soprannominato Battōsai - così come il suo mentore - proprio per l'incredibile bravura nell'uso di questa tecnica.
Effetto passivo II lv Talento Estrazione rapidissima di qualsiasi arma

Pergamena Instillare il Dubbio Il mentalista genera, nella mente della vittima, la convinzione che nelle sue vicinanze appaia qualcosa a lui estremamente caro, per poi assistere alla sua inesorabile distruzione.
La tecnica ha natura psionica. Il caster induce la vittima a credere di trovarsi in presenza di un grande tesoro, di una persona amata, dello scopo del suo viaggio o comunque di un bene assai ambito. Dopo qualche secondo tuttavia questa visione inizierà a corrodersi, morire o comunque distruggersi senza che la vittima possa fare nulla per evitarlo. Lo shock provocato dalla distruzione della visione provocherà un danno psionico pari a Basso.
Consumo di energia: Basso


Ali spirituali: il campione genera sulla propria schiena un paio di splendide ali che lo ingraziano del dono del volo.
La tecnica ha natura magica. Adoperata per fini strategici, il campione genera sul dorso due ali eteree, materialmente intangibili, che gli concedono la capacità del volo per due turni di gioco compreso quello di attivazione. La velocità in cielo sarà la medesima che il caster ha sul terreno, non pregiudicando in alcun modo la normale regolamentazione sulle Capacità Straordinarie. È possibile personalizzare la manifestazione con la quale questo potere ha luogo; sarà infatti possibile cambiare l’aspetto delle ali nonché il movimento che potranno eseguire nel volo, adattandosi perfettamente sulla figura del personaggio.
Consumo di energia: Basso

Biglia Accecante La bomba accecante ha la forma di una biglia bianca del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un immenso flash in grado di accecare più avversari. Il flash svanirà nell'arco di un secondo.



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Riassunto e Note:
Decido per attaccare il generale e rendere manifesta la mia presenza. In modo tale da dirigere tutte le attenzioni su di me e far si che i miei compagni abbiano più libertà di movimento possibile.
Ingaggio con la pergamena Instillare il Dubbio in modo tale da destabilizzarlo e renderlo più vulnerabile al mio attacco a sorpresa.
Andando in combo con biglia accecante( che per motivi gdr on sono le mie ali che quando si aprono emettono una luce sfolgorante) e Ali Spirituali – appunto per andargli addosso dall’alto e rendere la difesa ancora più ardua - alcuni attimi prima tento due fendenti portati con le mie 3 Cs: il primo tra il collo e la scapola sinistra per causargli una ferita profonda e, spero, grave, il secondo miro al gomito destro per renderlo completamente inutilizzabile e permettermi in seguito di avere un grosso vantaggio se attacca.
Sfrutto anche la passiva del talento per sfoderare immediatamente le armi e attaccare tanto più repentinamente possibile per non dargli né respiro, né tantomeno il tempo per difendersi…spero.
Concludo svolazzando intorno a lui a qualche decina di metri - pronto a darmela a gambe( o ad ali ;) ) se la situazione si fa critica e sopratutto per non farmi colpire, e vediamo di non morire XD .

 
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view post Posted on 27/10/2014, 23:39
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Mentre accelerava il passo tre boati fecero tremare la terra, e quasi perse l'equilibrio.
Anche gli altri si stavano dando da fare, e le esplosioni avrebbero attirato l'attenzione insieme al fumo che iniziava ad alzarsi dalle case che aveva incendiato.
Uscì rapido dalla via, prima che qualcuno potesse vederlo, e salì una scalinata, per poi ritrovarsi su una specie di balconata in pietra che dava proprio su quelle case, dalle cui finestre si iniziavano ad intravedere le fiamme.
Una vampata più potente fece esplodere uno dei vetri, e il sottile rivolo di fumo che si alzava iniziava a trasformarsi in una vera e propria colonna.
Si appoggiò ai mattoni di pietra, correndo il rischio di essere scoperto. In fondo dovevano attirare l'attenzione, e se qualcuno avesse incolpato una misteriosa figura incappucciata di ciò che stava succedendo... tanto meglio!
I primi soldati della Guardia Insonne non tardarono ad arrivare. Di certo allertati dal fragore delle esplosioni avevano individuato le due case in fiamme seguendo il fumo, e ora, tre per volta, si affrettavano con secchi pieni d'acqua per cercare di estinguere le fiamme.
Correndo uno accanto all'altro come formiche operaie non facevano caso al Demone, che li osservava sorridendo ad una ventina di metri davanti a loro.
Sfruttando le ombre delle case durante le prime luci del giorno risaltavano solo quei due fiammeggianti occhi che lo contraddistinguevano, mentre li osservava sorridendo.
L'acqua che gettavano attraverso i vetri rotti non sembrava riuscire a ridurre la portata dell'incendio, che anzi iniziava a propagarsi nelle abitazioni accanto.
Ma i soldati aumentavano, e sempre in gruppi di tre -evidentemente ordini dai superiori- si adoperavano per riportare la situazione alla normalità.
Non poteva rischiare che ci riuscissero, e se proprio doveva riscaldare gli animi...
Infilò una mano in tasca, e lanciò la biglia sfruttando la potenza di tutto il corpo.
L'esplosivo si schiantò davanti ai piedi di uno dei tre soldati di turno, le fiamme avvolsero le sue gambe e l'onda d'urto lo scaraventò qualche metro più indietro.
Cadde battendo la testa sulle pietre della via, e rimase immobile, forse morto.
Gli altri due estrassero le spade, guardandosi intorno, e quando videro Montu, in piedi sul balconcino ad un paio di metri dalla via su cui stavano, rimasero a bocca aperta.
Nemmeno credevano possibile che qualcuno potesse ribellarsi al governo di Lorch proprio nel cuore di Basiledra.
-Ma chi...?-
-Chi sei tu?-
Montu doveva essere teatrale: una Manticora comparve sotto di lui, all'altezza dei soldati, uscendo dall'ombra di una via laterale, e iniziò a ringhiare verso i due uomini.
Questi indietreggiarono, passando lo sguardo attonito dal Demone alla Manticora.
L'Eterno sfoderò la katana, e tenendola alta verso i suoi avversari gridò:
-Io sono colui che libererà Basiledra dall'oppressione! Sono colui che reciderà la testa della Guardia Insonne e vi consegnerà al Caos!-
Una frase ad effetto, in cui non credeva più di tanto, avrebbe dato più solennità al tutto.
-LUNGA VITA A RE JULIEN!-
La Manticorà scattò verso i due soldati, e lui fuggì nella direzione opposta.



Energia: 80 -10 =70%
Status Fisico: Illeso
Status Psicologico: Illeso
CS Forma Umana: +1 Intelligenza +1 Astuzia = 2CS

Armi:
Shokan: Impugnata
Pistola: Risposta (5/5 colpi)

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione

Abilità Usate:
>>Effetto attivo: spendendo un consumo pari a Medio, il personaggio è in grado di sfruttare la propria capacità per richiamare una creatura di esigua potenza, che avrà la funzione di suo spirito guardiano personale. La creatura richiamata, quindi, si genererà attorno a se, o comunque ad una breve distanza. Il suo aspetto potrà essere il più vario, ma confacente alla specie, o alla razza, prescelta al momento dell’inserimento del dominio in scheda. Pertanto, essa potrà rispecchiare la tipologia di creature fantastiche come fate, o creature mostruose come arpie e draghetti, sino ad animali reali, o esseri umanoidi. L’importante è che rappresenti un’entità di bassa potenza della specie, tipo o razza prescelta. Il numero delle creature evocate contemporaneamente dipenderà direttamente dalle dimensioni del guardiano – più l’evocazione sarà grande, meno di essa sarà possibile richiamare con uno stesso consumo; viceversa, più sarà piccola, più se ne potranno richiamare. La forza della somma degli spiriti evocati è pari a 2 CS, e resteranno sul campo per un totale di due turni compreso quello d’evocazione, svanendo al termine del secondo, se non richiamati in precedenza. Non vanno trattati auto conclusivamente. La tecnica ha natura di evocazione.


Note: //
 
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Vermilion
view post Posted on 18/11/2014, 22:13




VIGILO CONFIDO
SABOTARE DISTRUGGERE ATTIRARE

PoV_Serhat

Cosa? chiese uno dei tre soldati guardando sconcertato il compagno. Fidati, quell'acqua ha qualcosa che non va! ribatte il secondo indicando col pollice basso dentro al pozzo. E a noi che ci importa? mica dobbiamo berla, dobbiamo spegnerci un incendio, idiota! L'espressione allibita del collega gli fece cadere il secchio di mano. Idiota io? parla quello che nemmeno sa da dove viene l'acqua che lui stesso beve! Se questa è contaminata, lo è quella di tutta la città! grida avvicinandosi con fare minaccioso, mentre il terzo tra loro, fuori dal discorso, guarda accigliato sotto l'elmo le strade circostanti. Ragazzi... CHE VUOI?! gli urlano in coro i due litiganti, volgendogli uno sguardo che fa indietreggiare il poveretto. le strade...sono diverse. Un silenzio cade sul trio, mentre tutti spaziano con lo sguardo a destra e a manca non riconoscendo più il luogo in cui si trovano.

PoV_Rogozin

La luce di un secondo sole esplose a mezz'aria, inondando le macerie e rendendo per un istante nuovamente Bianca Basiledra. Il corpo dell'uomo si mosse per esperienza, consolidando la posizione e stringendo oltre che gli occhi anche la destra sulla spada ancora infoderata. Doveva subire quel colpo, doveva incassare e non cedere alla presenza che dall'alto gli stava piombando contro. Una fitta tra il collo e la spalla lo costrinse ad una smorfia di dolore, mentre il clangore metallico del paragomito gli strappò un mezzo sorriso compiaciuto. Uno schizzo di sangue coprì ampiamente il metro di distanza una volta che la lama lasciò la carne, e l'uomo alato si ritirò lontano. Si piegò in avanti sofferente, tremando ad una prima occhiata, ma in realtà stava ridendo. Una risata cupa e sinistra che secondo dopo secondo si faceva più forte, trasformandosi infine in un raccapricciate spettacolo macabro. L'uomo rideva sguaiatamente guardando il cielo, braccia aperte a schernire tutto il creato mentre il sangue ancora colava. È tutto qui pivello? un piccolo pugnale dopo avermi abbagliato, e ora fuggi? Nonostante continuasse a tenere gli occhi chiusi, il suo volto ora era rivolto verso Rogozin, come se lo vedesse anche in quella condizione. Sorrise sadico, estraendo la lama e passandone la punta dentro al proprio sangue sparso a terra. Ora, se permetti, è il mio turno! e urlando le ultime parole, ignorando quasi la ferita appena infertagli, menò un ridoppio all'aria seguito da un fendente. Il tessuto stesso della realtà parve squarciarsi sotto i suoi colpi, creando due mezze lune rosso sangue dirette verso Rogozin, ma destinate a collidere tra loro prima di raggiungerlo. In un fragore, le due forme si schiantarono liberando dall'esplosione otto raggi che prendendo direzioni differenti si aprirono nel cielo per convergere in fine tutti sullo stesso obiettivo.
□□QM POINT
Ramses: Parto da te, perchè sei l'unico senza riferimenti nel post. Mi è dispiaciuto non scriverti nulla, ma non sapevo effettivamente cosa scriverti visto che le azioni della tua manticora sarebbero un autoconclusivo che non spetta a me svolgere, e il tuo personaggio non ha fatto altre azioni che comportano l'interazione con png. In questo post, quindi, ti lascio delle scelte, che comportano l'avvicinarsi a uno dei tuoi compagni. Le tre scelte sono: 1-Vai verso Serath, imbattendoti nei suoi 3 soldati smarriti 2-Vai verso Rogozin trovandolo a combattere con il capitano. MAndami pure un MP quando scegli che ti fornisco altri dettagli.

Dra:Il tuo piano riesce alla perfezione, i tre si guardano attorno smarriti e tentano più volte di trovare come orientarsi, fallendo miseramente. Se vuoi agire in altro modo, sei libero di farlo, altrimenti puoi anche tu andare verso Rogozin o scegliere un'altra meta. Sempre MP se vuoi maggiori dettagli.

Wrigel: Il tuo primo colpo ferisce il capitano, ma pare che nonostante senta il dolore ciò non gli impedisca i movimenti, infatti ti risponde con un attacco energetico di potenza Critica, suddiviso però in 8 raggi di potenza Bassa, che ti inseguiranno fino ad essere parati o subiti. A te la palla :D
 
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view post Posted on 6/1/2015, 19:04
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Bari

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Voci e suoni lontani.
Entro le mura fitte non filtrava altro che lamenti e buio, ridondanze lontane di qualcosa di diverso e nascosto. Le urla si ovattavano sulle pareti ruvide e sporche, frapposte tra le amenità del Borgo basso e le fondamenta delle lunghe mura. Le colonne affondavano nel marciume più losco, in quel frapposto angolo dimenticato che si suole nascondere alle bandiere ed alle sommità dei pennoni. Ove la luce si ferma tutto scompare e rimane rinchiuso in un pertugio di oblio, come la polvere sotto il tappeto.
Qui gli occhi dimenticavano e le orecchie pure. Finestre sprangate erano abituate a rimanere impassibili agli schizzi di sangue, ai lamenti ed alle morti. Ai turbamenti dei vicoli dimenticati, che si dissuadevano della propria calma ogni minuto di ogni giorno. Qui sprofondavano nel torbido le numerose giornate e - a suo modo - si era fatta la storia e la politica di tanti regnanti diversi, o dei loro sottoposti.
Qui il popolo viveva o moriva in dissacrante armonia col quieto vivere del resto della città.

Qui, un comandante delle guardie cercava di sferrare i propri fendenti con ardimento e coraggio, scoprendosi, però, totalmente indifeso dinanzi al proprio destino.
Quando l'ultimo fendente fu levato, il suo avversario lo parò abilmente e lo sguardo del capitano di dissolse in un lamento gravoso, spiaccicandosi sulla bocca come una smorfia mista di dolore e frustrazione. La spada sfuggì dalle mani, come un ultimo appiglio troppo lontano o troppo scivoloso; subito dopo, il braccio attaccato alla mano, ed il corpo suo tutto, ricadde all'indietro sotto il peso della fatica e del dolore, cozzando contro la nuda pietra sporca con un tonfo sordo.

« Aiuto--- » balbettava, fissando un punto vuoto sopra di se, col sangue che gli volava dalla fronte, coprendogli gli occhi e lambendogli le palpebre.
« Ribelli...! » disse ancora, richiamando l'attenzione degli altri soldati.

Eppure, era un richiamo vacuo. Attorno a lui, infatti, non c'era più nessuno ad ascoltarne gli ordini. Né soldato o guardia che potesse dar seguito a quell'intendimento.
Era rimasto solo col suo dolore, scosso tra una causa che non sentiva più sua ed una morte che non sentiva giusta. Morire per dovere, più che per orgoglio, è una morte fin troppo amara. Perfino per un ufficiale della guardia cittadina. Farlo poi nel vicolo più losco e logoro, è alquanto frustrante. Morire, senza che nessuno se ne accorga. Senza che nessuno pianga il cadavere.
Quindi si accasciò, senza dir altro. Una lacrima si mischiò al sangue e pianse se stesso con quanto più patema potesse fare. Avrebbe chiuso gli occhi al dolore e non avrebbe visto la sua stessa morto.
Nel sonno, quantomeno, sarebbe parso meno patetico.

Nel mentre, il vicolo ricadde nel silenzio più totale. Solo dopo poco, un suono lontano riprese a spadroneggiare entro di esso. Veniva dalla piazza centrale e sembrava richiamare a gran voce l'attenzione degli sguardi ancora nascosti tra le ombre. Non per niente, non v'era più una guardia o un soldato ad accorrere in aiuto del capitano morente. Nessuno che desse credito alla vicenda.
Probabilmente, qualcosa di più importante stava accadendo altrove.



Come scritto, questa quest - insieme alle altre tre - viene chiusa di ufficio dallo staff. Le quattro giocate di "Vigilo Confido" si concludono virtualmente in un nulla di fatto, venendo però ricompensate per il lavoro svolto fino a questo punto. La trama proseguirà in un'altra sede, di cui verrete avvertiti. La decisione in merito è ancora in corso, dovendosi valutare taluni elementi fondamentali. In questo specifico caso, nel vicolo piomba il silenzio dopo che il Comandante sviene per le troppe ferite e gli altri soldati si allontanano confusi e spaventati. In lontananza, sentite alcune voci che indicano un grande evento in corso nella piazza antistante il Cuore di Marmo; è li che - probabilmente - si stanno ammassando il grosso delle truppe. E dove anche voi potreste / dovreste dirigervi.

Wrigel, dra31, RamsesIII prendono 200 gold per la giocata. Joconno e Vermilion 100 gold.

 
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10 replies since 1/10/2014, 23:14   194 views
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