Vigilo Confido
Voice of the Brave
Freedom
Atto I
La vita può sembrare a volte un insieme di frasi fatte, di eventi predeterminati, di scelte insite nel proprio destino, eppure volevo credere che ognuno di noi fosse quel singolo battito di ali in grado di scatenare una tempesta, capace di accendere la scintilla nei cuori di chi aveva sperimentato sulla propria pelle la perdita di ogni speranza.
«Parlato (Umano)» «Parlato (Avatar)» Pensato Narrato
Quel giorno alla casa sull'albero la Resistenza era stata chiamata all'azione da coloro che avevano raccolto l'eredità di Fanie. Dubbi, sospetti, ogni sentimento negativo doveva essere lasciato indietro. Non potevamo permetterci di avere attriti tra le nostre fila.
Dopo la caduta di Basiledra sarebbe stato giustificabile provare odio, risentimento per coloro che avevano militato nelle fila della Guardia Insonne. Il sangue versato durante l'assedio aveva macchiato le loro divise, il loro animo, ma il tempo per espiare sarebbe venuto in seguito. Ognuno aveva fatto la sua scelta credendo in diversi ideali, facendo sventolare in alto il proprio vessillo, ma con la salita al potere di Mathais Lorch, nulla era stato più come prima. Trovavo difficile credere che le persone seguissero quel simbolo insanguinato per pura devozione; più accettabile era pensare che ne fossero terrorizzati. In fondo la vita aveva perso valore e potevamo biasimare chi cercava di preservarla?
Probabilmente no, ma per il bene supremo ci stavamo arrogando il diritto di essere i giudici e carnefici, se quelle persone si fossero trovati sulla nostra strada. Per loro non ci sarebbe stata alcuna pietà.
Ideali nobili, vessilli di libertà, uomini coraggiosi... Un giorno qualche menestrello avrebbe cantato di questa nostra impresa, nel bene o nel male, ma in quelle ore che precedevano l'alba non mi sentivo così valoroso come avrei dovuto apparire. Per riprenderci ciò che ci era stato strappato, per restituire ad un popolo la sua patria, altro sangue sarebbe stato versato e mi domandavo quanti sarebbero stati i martiri involontari da sacrificare al successo della missione.
Quattro erano gli obiettivi, quattro le squadre concatenate tra di loro.
Il tempismo, la freddezza, la nostra creatività, nulla doveva essere trascurato, niente affidato al caso per quanto possibile.
E su quell'albero, dove avevo trovato temporaneo rifugio, ripensavo alla mia conversazione con Dama Ryellia. Le avevo chiesto informazioni sulla Guardia Insonne, cercando di imprimere nella mia mente quante più nozioni possibili. In caso di necessità volevo giocare anche quella carta, pur sapendo che sarebbe stato rischioso impersonare uno di loro.
Ad un occhio esterno poteva sembrare strano che mi fidassi delle parole di chi era stato nostro nemico, ma erano tempi in cui un nemico poteva rivelarsi un prezioso alleato,… un amico...
«Mi fido del giudizio di Fanie, Milady, ma non è soltanto per questo che vi seguirò. Rispetto il vostro coraggio. Non deve essere stato facile per voi, per Messere Scorch, convocarci qui sapendo che lei non ci sarebbe stata. Non siete Fanie, è vero, ma questo non deve avere importanza per le nostre scelte. Non devono esistere paragoni. Dama Ryellia, siate voi stessa e lasciate che gli altri imparino a conoscervi. Siamo stati forgiati attraverso le esperienze vissute in passato, non possiamo cambiare ciò che è stato neanche volendo, ma questo è un nuovo inizio, una seconda occasione per tutti noi. Sarò al vostro fianco, al fianco dei nostri compagni per dare una possibilità a questo mondo corrotto dalle tenebre.»Probabilmente era stato un discorso un po' sconclusionato, scaturito dall'istinto più che dal raziocinio. Se fossi sopravvissuto alla missione, forse, mi sarei sotterrato dalla vergogna.
Ci mancò poco che non precipitai dal ramo su cui ero seduto, al solo ricordo.
In quelle parole vi era la fiducia verso qualcuno a cui stavo affondando la mia vita, i miei ideali, le mie speranze.
Il nauseabondo olezzo, che contaminava l'ambiente circostante, aveva intriso ogni fibra del mio essere.
Se da una parte ero grato alla sorte che le fogne non fossero andate distrutte durante l'assedio della città, non potevo essere altrettanto felice di respirare quegli effluvi che provenivano dal liquame in cui eravamo costretti nostro malgrado a muoverci. Cercai di non pensare alla melma che lambiva le mie ginocchia, concentrandomi sulla missione. Odorare di cadavere era preferibile al diventarlo. Non era una via sicura, ma era la meno rischiosa. Puntavamo sulle probabilità e dovevamo proprio avere sfortuna di imbatterci in una pattuglia lì sotto. Non che non fosse plausibile ordinare a qualche malcapitato di controllare le fogne, ma non era detto che ci avessero pensato.
Inoltre eravamo un gruppo piccolo che cercava di mantenere un basso profilo, seguendo Dama Ryellia in quei cunicoli maleodoranti.
Durante il tragitto le parole di Lhotar mi riportarono alla mente il mio conflitto interiore.
Il nano era felice di avere la possibilità di liberare Fanie e di combattere al mio fianco, ma io...
...io mi sentivo in colpa.
Lei era la mia preziosa amica, ma era davvero quello che avrebbe voluto da me, da tutti noi? Salvare il singolo perché a noi caro? Non era egoismo quello che stava muovendo le nostre azioni? Certo Fanie era un simbolo, un baluardo, una voce che accendeva gli animi, ma era anche la fanciulla che aveva sacrificato ogni cosa per gli altri.
«Ti ringrazio per le tue parole, Lhotar. Sai, non è stato facile prendere questa decisione. Fanie è una carissima amica, compagna di numerose battaglie, ma...» sospirai, assumendo un'espressione malinconica
«...so che avrebbe preferito che ci fossimo concentrati sul salvare Basiledra. Ha sempre anteposto il bene degli altri al suo.»Se ero lì, se avevo scelto di compiere quella missione era perché avrei fatto di tutto per salvarla, anche se me l'avesse rinfacciato per gli anni a venire. Noi stavamo cercando di evitare che venisse giustiziando, ma non potevamo liberarla da quella profonda sofferenza che le aveva lasciato ferite difficili da rimarginare.
Ascoltai le parole del nano, replicando a mia volta. Invidiavo il suo entusiasmo, quella sicurezza che guidava il suo cuore. Lui credeva che ce l'avremmo fatta, io ero più dubbioso al riguardo. C'erano troppi se e tante incognite. Non potevamo escludere di dovercela cavare da soli una volta dentro. Non riuscivo a dimenticare come anche il migliore dei piani, potesse fallire davanti l'imprevisto.
«Lhotar, rispetto la tua visione positiva di questa missione, ma non sottovalutarla. In teoria abbiamo le capacità per farcela, ma in pratica tante cose potrebbero andare storte. E in quel caso dovremo essere molto creativi. Soprattutto avere fiducia nei nostri compagni, in tutti loro, non solo nella nostra squadra.»Volevo credere in loro, dovevo credere in loro, ma avevo paura, anche se detestavo ammetterlo.
C'era così tanto in gioco...
Non potevamo permetterci di fallire.
La speranza doveva ardere con forza e non tramutarsi ancora una volta in un'effimera illusione.
Le fogne erano state la nostra via d'accesso, ma ora ci attendeva la parte più difficile: l'attesa.
Eravamo nascosti in una stanza anonima, immersi nelle nostre riflessioni fino a quando il nano non diede voce ai suoi pensieri.