Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il Canto dell'Albero, Arrivo di Kael'Thera

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view post Posted on 28/10/2014, 11:34
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Eternal Light
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Le foglie avevano ormai incominciato a cadere.
Solo qualche settimana prima il sottobosco aveva potuto disegnarsi di fianco ai tronchi più scuri e vestiti di verde smeraldo, ma ora, come per prepararsi a dormire, sembrava che si stessero lentamente spogliando. Il terreno era già punteggiato da foglie d’oro e di rame, di ruggine e, andando più a fondo nella foresta, anche di piombo. Queste ultime erano le più importanti, anche se cadevano tutto l’anno; le più preziose, anche se sempre visibili. A renderle tali era il loro potere magico.
Come una cascata che cadesse tutt’attorno all’Albero Padre formando una cupola, esse costituivano l’unico terreno sicuro da ombre e demoni, e pure da altre creature che girovagassero per quei boschi. Pochi, tuttavia, avrebbero osato calpestare quel manto scuro e protettivo, perché la protezione non comportava automaticamente sicurezza.

Avvicinandosi si sarebbero sentiti canti e voci dolci, cullanti e ripetuti, come il suono del vento tra le fronde del bosco lassù, a Nord, al confine con le terre più ghiacciate del continente; nessuno, però, era mai riuscito a vedere chi fosse a produrre quel melodioso mormorio. Si diceva che fosse il Shaogal Crann a cantare, che nascosto dalle sue foglie si celasse un enorme volto dalla cui bocca fuoriuscivano le note. Qualcuno pensava anche che fosse lo stesso canto ad allontanare l’oscurità, e non le foglie, con la sua maestosità rituale e il rispetto che incuteva a chiunque si avvicinasse, qualsiasi fosse la natura della creatura. Qualunque fosse la verità, nessuno era mai riuscito a nascondersi sotto le fronde di quel grande albero per poi riuscire a uscirne.
Certo, altri alberi dal tronco d’ossidiana e le foglie di piombo erano stati visti e osservati, ma pochi raggiungevano le dimensioni di questo, pochi erano celati nel mistero come questo.

Tuttavia, a stupire gli avventurieri che ultimamente si trovavano in quelle zone fluviali, i cui specchi d’acqua iniziavano lentamente a solidificarsi, quasi che il vetro si fosse opacizzato col tempo, era il silenzio che ultimamente si percepiva giusto al di fuori della barriera magica creata dal Shaogal Crann.
Sembrava che il canto fosse più lieve, che dall’incendio musicale che era stato un tempo si fosse ridotto a una semplice candela nonostante l’immutata maestosità della chioma e del tronco, visibili a perdita d’occhio sovrastare tutti gli alberi attorno, anche quelli più alti e antichi.
Sebbene non ci fossero altri indizi, sembrava che la forza dell’Albero Padre si fosse ridotta, che il suo potere non fosse più quello di un tempo. Soltanto avvicinandosi davvero si sarebbe sentita la melodia, incantevole come sempre, eppure non più così maestosa come quando riverberava fino alle piante più lontane.
Se qualcuno avesse voluto svelare il mistero dietro quel canto, dietro le sparizioni seguite all’entrata nella zona protetta, non avrebbe potuto aspettare occasione più propizia.


Ciao e benvenuto nell'Edhel.
Sarò io a metterti alla prova tramite una mini-quest nel quale valuterò tre campi (Scrittura, Strategia e Sporitività).
Ti prego di non badare alla lunghezza dei miei post o a eventuali miei errori, poiché cercherò di destreggiarmi tra i vari impegni per rendere abbastanza piacevole e rapida questa giocata. Tu cerca, però, di fare del tuo meglio, senza troppa fretta visto che non ce n'è bisogno.
In base alla tua prestazione, ti sarà data la Fascia Gialla o Verde, altrimenti rimarrai Bianca. Riceverai anche un compenso in gold a seconda del risultato.
Puoi iniziare descrivendo l'arrivo del tuo personaggio nella zona descritta, e decidendo cosa preferisci fare una volta giunto al limitare della barriera creata dalle foglie del Shaogal Crann - se addentrarti o meno, ad esempio, ma non cosa vedi una volta entrato se non nei limiti di ciò che ho detto.
Per qualsiasi domanda, ti invito a chiedere in "confronto" (leggasi "topic dove hai richiesto l'arrivo").
Ti auguro buona fortuna e buona giocata.
 
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view post Posted on 28/10/2014, 14:36
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~ Vae victis
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Le leggendarie rovine di Eldre'Thalas,retaggio d'un tempo ormai perduto,si stagliavano alte e maestose in quel luogo dimenticato della regione tristemente nota dell'Edhel,patria degli elfi un tempo fiorente e rigogliosa ora ridotta a un cumulo di neve e ghiaccio,non rimaneva che una pallida ombra di quello che ai primordi fu la regione più prospera del continente.Ma lì,tra le titaniche rovine di Eldre'Thalas,il tempo sembrò essersi fermato parecchi secoli fa,incurante nel seguire i mutamenti che il resto della regione stava subendo.A fare da tappeto a tutto quel marmo non vi era della sporca e compatta neve perenne,no,al contrario le mastodontiche colonne si poggiavano su un soffice manto erboso bagnato dalla rugiada le cui gocce risplendevano d'una graziosa luce purpurea nelle aree illuminate da una calda e soffusa luce bluastra,alberi dalle più svariate forme e dalle chiome variopinte e cangianti seminati nel terreno si intervallavano a ritmi regolari e costanti alle colonne scanalate in perfetta simmetria a disegnare figure geometriche perfette e regolari,animali incantati adornavano il paesaggio con le loro forme inusuali ed eleganti:Tra le fronde d'un albero si poteva notare una coppia di ''Faerie'',piccoli lucertole coloratissime dotate di ali farfallesche,impegnarsi nelle loro acrobazie aeree che facevano da preludio ai rituali d'amore,sgusciare tra i fili d'erba un banco di ''wyrms'' creature serpentiformi nate dalla magia che nuotano nell'aria come un pesce farebbe nell'acqua,Strani cervi candidi brucare nel sottobosco nella tranquillità più assoluta ed infine strani uccelli di cristallo sorvolare il firmamento rifrangendo come un prima la luce nel suo spettro.Tutto contribuiva a rendere le rovine di Eldre'thalas un luogo onirico immune alle leggi del tempo e fuori dallo spazio,chiunque avrebbe stentato a credere persino della sua esistenza,della sua gloriosa storia non rimaneva che un pallido ricordo cantato nelle antiche leggende dai bardi.Un tempo questo luogo fu la culla della civiltà elfica dei Quel'dorei,una madre protettiva che ha visto i propri figli allontanarsi da lei per poi tornare nel momento del bisogno,alla ricerca d'una protezione che solo una figura materna può fornire.Quando i ''nobili figli'' fondarono la nuova capitale,Zin-Azshari,fu un momento di enorme gaudio,quell'enorme metropoli riusciva a eclissare persino la bellezza della città che la precedette,i templi,le case,i luoghi pubblici,tutto era più grande e più maestoso,tutto era avvolto dalla soffice seta della lussuria,niente al mondo poteva competere con Zin'Azshari.I quel'dorei,forti dell'infinita magia fornita dal pozzo dell'eternità,non osavano toccare zappa o vanga,non vi era nulla che non potesse essere fornito loro dalla magia.Gli abitanti della capitale passavano le giornate a divertirsi nei giardini imperiali,a studiare le formule arcane o semplicemente a contemplare la maestosità della loro civiltà.Oh,e la sera poi si mettevano su enormi banchetti per tutta la città,gli elfi partecipavano al convivio con i loro abiti costosi e sfavillanti intrattenuti dalla musica,dalle danze e dal vino aspettando lo scoccare della mezzanotte quando il cielo scoppiava un tripudio di colori che durava per qualche ora prima di spegnersi ma questo non voleva dire che tutti sarebbero tornati nelle proprie case,almeno non gli adulti,che continuavano a banchettare e a bere vino sdraiati sui loro triclini,una risata,una battuta,qualche allusione e tutto finiva nel migliore modo immaginabile a ritmo della musica che si faceva sempre più incalzante,in quella società non vi erano pregiudizi di sorta,nessuno era pronto a giudicare l'altro,tutti convivevano nella dolce lussuria grazie al pozzo dell'eternità.Tutte le utopie però sono destinate a finire e Zin'Azshari non fu l'eccezione che conferma la regola,quando tra il popolo dei Quel'dorei e tra quello degli altri elfi si creò una divergenza incolmabile l'astio tra le due società aumentò a dismisura sfociando in una guerra che culminò nella distruzione del pozzo dell'eternità e conseguente inabissamento della capitale,in quel momento tragico e delicato la regina Azshara,il concilio e i pochi superstiti si ammassarono nelle rovine di Eldre'Thalas che nonostante non fossero esattamente Zin'azshari accolsero gli esuli nel miglior modo possibile contro qualsiasi aspettativa.Dalla situazione disastrata in cui i Quel'dorei riversavano all'arrivo nella città che diede i natali alla loro stirpe il tempo venne in soccorso,sanando le ferite dei loro corpi martoriati ma vi sono squarci che non possono essere sanati in alcun modo,sono quelli più crudeli che lacerano l'anima e danno vita a un senso dell'odio che non conosce limiti...
L'Athenaeum,l'enorme sala posta al centro delle rovine di Eldre'thalas,era gremita di gente,forse tutta la popolazione era presente,i loro occhi tutti puntati su una figura scultorea dalla chioma violacea raccolta in una coda di cavallo che soave scendeva lungo la sua schiena spezzando i colori accesi delle vesti e dei gioielli che adornavano il suo corpo,al contrario gli occhi di quell'elfo guardavano fissi la sommità della maestosa scalinata che gli si parava davanti,un lungo tappeto di seta cerulea adornato da meandri e simboli dorati smorzava i spigoli della scalinata facendola sembrare una cascata dalla quale sgorgava un tranquillo e limpido ruscello che continuava il suo corso fino all'ingresso della stanza segnato a due colonne affrescate che alle estremità superiori montavano due splendidi capitelli di incommensurabile fattura.Dalla ringhiera adiacente la scalinata,però,non si affacciò nessuno finché le guardie poste alla base della struttura richiamarono l'attenzione dei presenti ammutolendo tutti i bisbigli e i sospiri che sovrastavano il silenzio dell'aula,d'un tratto la banda reale incominciò a suonare e a intonare un inno tradizionale della cultura Quel'dorei,uno stuolo di ancelle fuoriuscì simmetricamente dalle due porte nascoste dai giochi di prospettiva poste ai lati del balcone interno confluendo in un unica fila appena raggiunto l'orlo della scalinata,per ultima uscì una figura bella come un angelo dalla pelle di seta rosata,dalla chioma preziosa come l'argento e dalle forme perfette,la regina Azshara si era finalmente rivelata. <<elune-Adore,Kael'thera.>> La regina si era rivolta alla figura al centro della sala che tutti stavano osservando,all'udire di quelle parole pronunciate con una voce così perfettamente armoniosa la folla si inchinò all'unisono e così fece l'elfo che era stato chiamato ''kael'thera'',ciò che poteva sembrare un atto di sottomissione non era altro amore incondizionato che si presentava alla sola vista di quella figura così bella e regale,la sua voce avrebbe potuto far piangere gli alberi.<<elune-Adore,luce delle luci.>> Replicò il giovane balbettando,dalla sua bocca non uscì altro che quelle flebili parole,il ragazzo non riusciva a dire altro accecato dalla luminosità della regina Azshara.Kael'thera,oggi avrà inizio la rivincita del nostro popolo,la dolce vendetta che abbiamo tanto atteso sta per diventare concreta...grazie a te.So che non hai mai visto il mondo lì fuori,potrai rimanere basito da quello che vedrai e me ne dispiace enormemente,al solo pensiero di mettere la tua vita in pericolo mi sussulta il cuore ma non vi è altra scelta,tutto il popolo dei Quel'dorei ti è estremamente grato da oggi... La regina fece ancora qualche passo portandosi davanti il volto del giovane Kael'thera,lo afferrò delicatamente ai lati per poi baciarlo sulla fronte come segno di benedizione e buon augurio per poi superare la figura del sottoposto e divenendo la testa del corteo che cominciò a confluire fuori dai palazzi,ai confini delle rovine di Eldre'Thalas dove si fermò nuovamente Superata la barriera magica sarai fuori dal nostro amato regno,sii forte. Kael'thas,inorgoglito dalle parole ammaliatrici della regina rispose fermamente Non la deluderò!Ishnu-alah. il giovane fece così un passo in avanti superando la barriera e sparendo dalla vista di tutti i presenti Ishnu-alah...Ande'thoras-ethil. Azshara,contemplando per un ultimo minuto la barriera arcana,si girò di scatto ordinando al popolo di tornare in città,tutto avvenne nel silenzio più tombale...
Non appena Kael'thera ebbe superato la barriera magica che accerchiava i domini di Eldre'thalas si rese conto subito del vero motivo per il quale era stata messa lì come ultimo baluardo dei Quel'Dorei.
No,la barriera non era soltanto un ostacolo fisico,era molto di più.Un confine impercettibile che divideva l'utopia dei quel'dorei dal pragmatismo del mondo esteriore.In origine quest'avanzata civiltà elfica non aveva bisogno d'alcuno schermo,essa si riuniva intorno le sponde del pozzo dell'eternità alla luce del sole,senza la paura di essere annientata e con il solo orgoglio di essere ammirata e invidiata.
Brividi,freddo,gelo,tutte sensazioni che Kael'thera non aveva mai provato si scagliarono sul suo corpo senza preavviso,un alito gelido di vento accapponò la pelle dell'elfo affusolato abituato a ben altro clima,il giovane cercò di riscaldarsi istintivamente cingendo le braccia attorno il petto ma il tentativo risultò vano.
Il vento continuava a soffiare sulla sua pelle senza sosta,Kael'thera imprecò rivolgendosi a chissà che cosa,guardò verso il cielo nel disperato tentativo di trovare una guida improbabile,dopotutto non sapeva assolutamente nulla di quello che avrebbe trovato in questo posto così inospitale.
D'un tratto il giovane Quel'dorei sussultò scrollandosi di dosso quel peso immaginario che lo teneva ancorato a due metri dalla sua civiltà,ripensò al desiderio di compiacere la sua regina,ciò gli fornì il calore necessario per proseguire la sua avventura verso l'ignoto.Allontanandosi progressivamente dalla barriera Kael'thera si rese conto del paesaggio circostante,non che al momento del suo arrivo nella regione fosse uguale a quello della sua patria,però solo in questo momento incominciò a rendersi conto dei colori e delle forme,prima era troppo preso dalla morsa infame del freddo.
Kael'thera si rese conto di trovarsi nel bel mezzo d'un paesaggio non così estraneo,a tratti molto simile a quello della sua patria,ma che si differenziava da esso per un motivo fondamentale...Stava morendo!
I fiumi apparivano immobili come fossero strade pavimentate di vetro che si ramificavano lungo una terra brulla,quasi spoglia se non per qualche arbusto vigoroso che si poteva ammirare di tanto in tanto,l'ultima resistenza che la vita opponeva all'intemperie.
Proseguendo il cammino lungo il letto del fiume Kael'Thera si ritrovò al principio d'una grande foresta antica,gli alberi che la componevano erano visibilmente stanchi,le poche foglie rimaste attaccate alle fronde sembravano volersi suicidare,al minimo soffio di vento si sarebbero lanciate verso il terreno per aggiungersi a quelle già cadute che componevano un tappeto dalle sfumature rossastre e dorate,un'ecatombe maliconica ma affascinante.
Assistendo a quello spettacolo non poterono non tornare alla mente del Quel'dorei i racconti degli anziani.A eldre'thalas,e così fu anche per Zin'Azshari,la magia del pozzo uniformava il clima durante tutto l'anno,clima che permetteva alla flora di prosperare senza remore e di sfoggiare sempre la chioma più folta e i fiori più belli.Invece nel resto del mondo la natura era sottoposta a un ciclo composto da quattro fasi denominate stagioni paragonabili ai momenti che compongono una giornata:La primavera e l'alba,L'estate e il dì,l'autunno e il crepuscono,l'inverno e la notte.
L'autunno per certi versi è più triste della desolazione invernale,guardare la natura morta è angosciante,guardarla morire poco dopo l'esplosione dei suoi colori lo è ancora di più.
Gli occhi dell'elfo,abituati a ben altro canone di bellezza,disgustarono il panorama,si restrinsero come feriti da quella vista orrenda.Kael'thera si avvicinò al sottobosco per mera curiosità,calpestò quel soffice tappeto di morte con i piedi producendo uno scricchiolio ovattato e sinistro,poggiò la mano sulla corteccia d'uno dei tanti alberi facendo scivolare le dita affusolate lungo la corteccia spaccata dal freddo,esse vennero a contatto con una sostanza appiccicosa e ambrata che sgorgava dalle vene del tronco,l'elfo ritirò la mano sfregando l'indice e il pollice tra di loro per far cadere la sostanza ormai cristallizzata tra le dita,in quest'inferno gli alberi sanguinano pensò.
Proseguendo il sopralluogo fine a se stesso il Quel'dorei si imbatté in una foglia color piombo trasportata dal vento,per qualche motivo oscuro gli parve interessante e diversa,la osservò per qualche minuto prima di lasciarla cadere al suolo per tornare sui suoi passi,aveva perso fin troppo tempo lì!
Ma nel momento in cui fece per uscire dalla foresta un brivido non dovuto dal freddo gli corse lungo la schiena,uno di quei brividi che fanno da preludio a qualcosa di eccitante e inaspettato.I quel'dorei hanno un'affinità con la magia tale da permettergli di avvertirne le vibrazioni nell'aria,di saggiarne l'eco,di essere attratti dalle fonti di essa come le falene sono attratte dalla luce del fuoco.Ebbene Kael'Thera si sentiva improvvisamente attratto da una fonte magica apparsa all'improvviso,i suoi occhi scandagliavano il sottobosco nei minimi particolari senza riuscire a trovare una traccia utile finché alle orecchie appuntite dell'elfo giunse,sconnessa,una melodia impercettibile,così lontana da venir sopraffatta dal minimo frusciare delle foglie.
Kael'thera,guidato da quell'istinto innato di attrazione alla magia,si addentrò nel bosco senza badare alle conseguenze.
Nel momento in cui la melodia incominciò a farsi più persistente l'elfo sbucò in una radura incantata rimanendo sbalordito alla vista d'un enorme albero che si stagliava maestoso al suo centro,la fonte magica avvertita improvvisamente nel sottobosco ora si trovava davanti gli occhi bramosi di Kael'thera,una voce gli diceva di stare all'erta ma,dall'altra parte,un coro gli gridava all'unisono di avvicinarsi...



Edited by Lyra ; Guilty - 28/10/2014, 18:22
 
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view post Posted on 30/10/2014, 10:29
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Ti prego, fa’ che non superi la barriera…
Se ne stava lassù, appostata sul ramo più esterno dello Shaogal Crann, dove nascosta tra le voglie era stata costruita una piccola capanna di legno con gli alberi attorno. Legata con funi al ramo sacro, fungeva da torretta di guardia per vedere che nessuno si avvicinasse.

Era da mesi, ormai, che nessuno tentava di entrare nell’area sacra, nella loro casa e tempio, nel luogo che più di tutti era per loro importante. Eyrel non poteva fare a meno di sospirare mentre si legava i lisci capelli corvini con un nastro nero come la pece, pronta al peggio. Se quell’uomo fosse entrato, avrebbe di nuovo dovuto colpire, uccidere se necessario. Mentre percepiva con gli occhi qualcosa nel terreno muoversi, le foglie brune scricchiolare sotto i passi dello straniero, il suo cuore aumentava il ritmo del proprio battito.
Con la mano di betulla alzò il lungo arco nero – segno distintivo della sua importanza all’interno del clan -, incoccando una freccia di legno comune, ma acuminata più di quelle normalmente utilizzate dagli umani.
Non poteva permettere che quello straniero interrompesse i canti; non poteva lasciare che calpestasse il terreno sacro con i suoi sudici piedi. Chi poteva provare ad andare così a Nord, fino a raggiungere il loro tempio?
L’Edhel era ormai pericoloso per chiunque non girasse con guardie del corpo, umano o qualunque altra razza fosse. Soltanto gli elfi sapevano come muoversi tra quelle foreste senza finire in pericoli spesso mortali, e persino loro preferivano stare al sicuro sotto le materne foglie dell’Albero Padre.

Tuttavia, se lui si rivelasse uno di quegli sporchi traditori…
Al solo pensiero, gli occhi neri come la notte più buia, privi di pupilla dell’esile donna, si ridussero a una linea furente, spaventosa su quel delicato volto pallido fino a essere bianco.
Ed eccolo, quello stolto superare il confine della loro città. Era ancora troppo lontano per poter scoprire cosa si nascondesse davvero tra le fronde più centrali: sebbene anche Eyrel fosse sullo Shaogal Crann, i rami più esterni come quello su cui lei era distavano almeno un chilometro dal tronco vero e proprio. Tale era la grandezza dell’Albero di Piombo, tale la sua potente maestosità.
Maestosità che quello straniero si apprestava a corrompere.
Non un altro passo, pensò tra sé e sé l’elfa, sperando futilmente che in qualche modo fosse lo stesso pensiero del viandante.
Non un altro passo, o…

La foglia nera scricchiolò sotto il piede dell’avventuriero e nello stesso istante una freccia andò a piantarsi avanti a esso, a mezzo centimetro di distanza dallo stesso.
Magari avrebbe colto l’avvertimento e avrebbe girato i tacchi, altrimenti la freccia successiva avrebbe fatto centro.


Non appena fai un passo entro la barriera di foglie, pestandone una nera, arriva una freccia dall'alto che ti manca l'alluce di pochissimo.
Se hai domande, chiedi sempre nel solito topic.


Edited by Desdinova - 30/10/2014, 14:01
 
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