Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La lunga marcia, Arrivo di Magellan

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view post Posted on 5/11/2014, 23:40
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Verità e sentieri

Il riverbero della neve scossa dal vento risuonava dall'orizzonte, filtrando tra i monti ed echeggiando con un richiamo fluente per tutta la valle sottostante.
Le distese di brughiere apparivano e scomparivano con ritmica cadenza, alternandosi a scoscesi sentieri, frammenti di nuda terra fredda e piccoli casolari sperduti, dimenticati dal tempo e dal freddo.
Quando il crepuscolo calava su quella vallata, la Ystfalda si ramificava in una tentacolare selva di paura, tensione, foreste e fuochi fatui. Brevi fiammelle, un poco azzurre, un poco rosse, che confondevano la visione degli avventori, perdendosi tra le mura spesse dei lontani manieri e le coscienze assopite dei tanti caduti che ivi riposavano.

Danzavano, come scosse da un immacolato vento di emozione, che le districava tra le fronde, mostrando loro i sentieri che un tempo avevano vissuto, calcato e sui quali avevano lasciato tutto: sangue, morte e figli. Così piangevano i caduti della Ystfalda, in un canto emozionale e drammatico che pochi potevano udire. Era un canto fatto di innocenti sospiri, dove miriadi di stelle vaganti viaggiavano in un languido e silente mormorio che solo loro potevano udire. Che parlava di imprese lontane, signori caduti e battaglie perdute.
Che parlavano di loro; e cantavano del loro passato.

Tra essi si sollevava una nuvola di fumo.
Era un fumo grigiastro, troppo spesso e denso per sembrar la metafora di un qualche spirito del passato.
Era il fumo di una grossa pipa di legno nero, smossa dalle sottili e scheletriche mani di un vecchio, che se ne stava seduto sulla sommità di una grossa roccia.
La barba grigia e folta si districava confusamente in tante direzioni diverse, disegnando le infinite sagome di chi non aveva mai avuto interesse a dar loro una forma ben definita.
I suoi occhi erano lacunosi, quasi vuoti - ma, al tempo stesso, commossi. Era come se quel canto silenzioso lo potesse udire; oppure leggere, nello spartito di beltà con cui i fuochi fatui riempivano il cielo. Ad ogni racconto dava una boccata di fumo, e sospirava energicamente. Non c'erano commenti, né giudizi a quelle storie di morte.
Soltanto il cordoglio strozzato di un vecchio mendicante che - per qualche ragione - non disdegnava di farsi i fattacci loro.
Per quella notte.

« Oh, sei sveglio - infine? »
Sbottò d'improvviso, scuotendosi dal rapimento che lo coglieva. Fu come interrompere un bel sogno, ma farlo senza troppo affanno.
Era li per un motivo, probabilmente, ed i racconti dei morti erano solo il piacevole svago con cui si accomodava nel frattempo. Gli bastò sentire il vento farsi più cupo e profumarsi di un'olezzo più atnico e nobile, per ricordarsi il vero motivo per cui era li.
« Come so di te, mi chiedi? » il vecchio si scosse, in un brivido che parve più uno starnuto, che una risata completa. Voleva ridere, ma non sembrava aver molta forza per farlo.
« Non ho molti amici da queste parti » aggiunse, levandosi a fatica dal freddo scranno che l'aveva accolto « ma i defunti mi hanno fatto dono delle loro preziose confidenze. »
« Ascolto il loro tempo, il loro spazio ed il loro viaggio » diede l'ennesima boccata alla pipa, guardandosi in giro un'ultima volta « e loro mi lasciano ascoltare, semplicemente. »
Poi gli si fece incontro. I suoi occhi anziani scrutavano il fondo come cercassero qualcosa di preciso. Era come se sapesse dove guardare; sapeva cosa gli avrebbe restituito l'attenzione quella notte e - allo stesso modo - sapeva che il suo ruolo sarebbe stato fondamentale.
Un'anima in pena è come un cucciolo di lupo intirizzito dal freddo; è nervoso, affamato - ma ha solo bisogno di qualcuno che lo guidi.
Verso la morte od il suo istinto selvaggio, non importa. L'importante è che abbia una guida.

« Dunque, il tuo nome... » disse ancora, carezzandosi la folta barba « Magellan, giusto? »
« Infiniti padroni, infiniti motivi per cui dare la vita o il proprio spirito » aggiunse, raccogliendo la pipa in un fagotto di foglie e ponendola da qualche parte nella sua lunga tunica violacea.
« Infinite storie da ricordare, che si perdono nella tua mente e si mischiano tra verità, leggende e mere bugie. »
« E nessuna che abbia risposto al tuo più grande dubbio. »

Poi lo fissò intensamente, fermo in un rigore quasi antipatico: « Chi sei realmente, Magellan? »
« E' la tua forma o il tuo ego che stai cercando, tanto da servire tanti signori quante sono le tue paure...? »

Poi sorrise ancora, paterno. Si disciolse in una cordialità amorevole e rinfrancante, restituendo un sorriso con pochi denti, ma molte speranze.
« Vieni con me, Magellan - camminiamo insieme » aggiunse, tendendogli la mano ossuta e pallida « ...percorriamo il sentiero verso i monti. »
« Dove porta, dici? » chiese, più a se stesso. « Non credi che la domanda sia ovvia...? »
« Porta al Bastione, dove tutto è cominciato » aggiunse « l'unico luogo che, forse, ti aiuterà a ricordare. »
« Ricordare chi sei veramente. »



CITAZIONE

Benvenuto al tuo arrivo, che gestirò personalmente - questa volta.
Non c'è bisogno che io ti spieghi cosa faremo, né quale sarà l'esito di questa giocata, perché lo sai perfettamente.
Ora, interpreta liberamente. Rispondi alle domande del tuo interlocutore e descrivi la tua storia come preferisci. Dove si sveglia Magellan? Cosa fa?
L'importante è contestualizzarla con quanto descritto qui sopra e quanto riferito dal misterioso avventore. Poi, incamminati con lui in un sentiero - se preferisci.
Puoi anche attaccarlo e, in generale, fare ogni cosa che tu ritenga giusto. L'importante è interpretare secondo il tuo personalissimo istinto.
Sonda l'introspezione del tuo personaggio e chiediti cosa vuole esso dal mondo in cui si è risvegliato.

 
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view post Posted on 6/11/2014, 23:23
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La Lunga e Fredda Notte



Dagli abitanti delle terre del Sud il freddo Nord riceve critiche di ogni sorta: il suo clima è spietato, i suoi abitanti sono dei barbari senza padrone, le lande sono infestate da spettri e mostruosità di ogni sorta. Tutte queste persone non hanno certo torto nel dire queste cose ma tutti loro cadono nell'ignoranza quando dicono ciò come una critica o un difetto mortale. Chi abita queste lande nevoso lo sa fin troppo bene. il clima è freddo ed ostile per chi non vi è familiare ma le genti del luogo hanno imparato a proteggersi dietro le possenti mura di antichi bastioni scavati nelle montagne. I suoi abitanti possono essere invero rozzi ma non errate nel giudicarli per questo, il freddo ha forgiato i loro corpi e i loro spirito per sopravvivergli e sono in pochi a poter dire di aver conosciuto veramente un uomo del nord. Ed invero gli spettri e i mostri che attraversavano quelle lande potevano scuotere nel profondo l'animo del Paladino più coraggioso, ma non tutti i mali vengono per nuocere e tra questi spettri vi sono spiriti benevoli capaci di offrire ai pochi fortunati svariati doni: illuminazione, redenzione, verità e... in alcuni casi... ricordi. Eppure per molti dei visitatori che si inoltravano coraggiosamente per quelle lande senza padrone quegli spiriti offrivano una sola cosa: morte.

Magellan sapeva che non v'era motivo di temere quegli spiriti, in parte per consapevolezza ed in parte perché semplicemente non sapeva per certo a quale mondo appartenesse. Egli era conscio della sua esistenza e nella sua forma fatta di carne, muscoli, tendini e ossa molti riconoscevano un essere vivente. Eppure quelle sensazioni ed emozioni ricche di calore, compianta pace e riposo ormai non facevano più parte di lui, il pungente freddo del nord era per lui solo una lieve brezza e nonostante il suo corpo non emanasse più calore egli non riusciva nemmeno a sentire l'aria gelata che fluiva e defluiva dai suoi polmoni. Però una forma di pace ancora gli apparteneva, una sinfonia silente che i viventi non potevano udire, la sola grazia che era stato in grado di trovare nella sua incessante sofferenza, il canto dei fuochi fatui. Azzardare anche solo a descriverlo sarebbe un insulto, non vi sono parole adeguate per definire qualcosa di così puro e perfetto, come descrivere una fiamma fredda. Nel vederla penseresti che essa ti ridurrà in cenere mentre al contrario di avvolgerà in un freddo pacifico e spesso eterno, il fuoco color cobalto dei defunti che accoglie ogni anima pia o corrotta senza differenza alcuna. Ed in una radura innevata situata al centro di un'antica foresta della Ystfalda una sagoma ammantata di nero con un lungo cappuccio coperto di neve sedeva contro una roccia. quella figura era Magellan che, cullato dall'amorevole sinfonia cantata dai fuochi fatui, aveva deciso di riposare non tanto il suo corpo quanto il suo spirito spezzato. La realtà era una triste dannazione ma almeno in sogno egli poteva assaporare ancora un minuscolo boccone di immeritata pace. Sogni pacifici o forse memorie di una vita passata, una terra non fredda e cupa ma colorata di una calda luce ambra come solo il crepuscolo sa offrire, non neve ma una soffice erba ricca di vita che si estendeva verso un'orizzonte privo di alberi o montagne. Se quello fosse il passato o solo un piacevole sogno non gli era dato saperlo, ma se non altro gli garantiva un momento di conforto. "Si potrebbe definire come un vizio, non una necessità. No forse non è corretto, l'abitudine potrebbe condividere parte della colpa nel mio dormire. Non ne ho più bisogno ormai, dopo aver affrontato il riposo eterno il "sonno dei giusti" diviene nulla più che una vuota formalità a cui nessuno si interessa. Eppure di tanto in tanto nel mio ramingo girovagare tra le fredde lande della Ystfalada mi concedo un po di sonno, non ristoratore, non pacifico ma se non altro rivelatorio. I sogni sistemano tutti i dettagli che non tornano, qualcuno mi ha detto queste esatte parole una volta, anche se non ho idea di chi fosse questa persona. Il sonno più di ogni altra cosa mi ha aiutato nel mio viaggio-... no, forse vagabondare sarebbe più appropriato. Non è passato nemmeno un mese dal mio "risveglio" e per qualche oscura ragione non riesco a trovare al volontà per allontanarmi dal freddo Nord, chiamatelo istinto se volete ma so che c'è qualcosa di molto importante qui, un compito a cui devo adempiere senza esitare. Vorrei solo sapere in cosa questo compito consista... " Di tutti i momenti della giornata il crepuscolo era quello che Magellan apprezzava più di tutti, il momento in cui i fuochi fatui vagavano nei boschi per cantare la loro macabra sinfonia ed il momento in cui lui in qualche modo riusciva a rispecchiarsi. Ne giorno ne notte, ne vivo ne morto, perso nel mezzo e senza una via da seguire. In quel lungo periodo nessuno lo aveva visto, nessuno lo aveva anche solo veduto per quanto si era inoltrato nella fitta foresta di aghiformi coperti di neve. Anche vedendolo, nessuno avrebbe osato avvicinarsi ad una figura tanto macabra ed insolita poggiata contro una roccia quasi fosse un cadavere privo di vita. Eppure con la notte ormai prossima a reclamare per se i boschi c'era una singola anima che aveva osato addentrarvisi con una tranquillità quasi allarmante, una figura gobba e smagrita che sedeva comodamente su una roccia ad appena un paio di metri di distanza da dove il Cavaliere aveva deciso di concedersi quel flebile istante di pace.

« Oh, sei sveglio - infine? » Una voce vispa ma al contempo affaticata raggiunge le orecchie del dannato che dal canto suo non sembra essere troppo sorpreso, egli semplicemente si scrolla di dosso la neve con un paio di colpi vigorosi sugli spallacci prima di alzarsi, volgendo il suo sguardo verso il vecchio intento a fumare la sua pipa legnosa. Il lungo cappuccio nasconde un sopracciglio inarcato in segno di sorpresa per la calma con cui il vecchio si confronta a lui, tanto che per un attimo egli addirittura si domanda se il suo interlocutore non fosse semplicemente cieco, possibilità improbabile ma non del tutto impossibile. "Non sono in molti ad essere a conoscenza di questo luogo, vecchio. Ed ancora meno quelli che oserebbero avvicinarsi ad un Abominio. Comunque, smettila di darmi del tu, non mi sembra ci siamo mai incontrati prima d'ora." Il Vecchio dal canto suo sembrava essere quasi divertito dalla risposta di Magellan, per nulla spaventato o intimorito dalla sua presenza. « Come so di te, mi chiedi? » dice l'anziana figura pacatamente "Una risposta sarebbe apprezzata." controbatte Magellan mantenendo le distanze da quel curioso vecchietto.
« Non ho molti amici da queste parti, ma i defunti mi hanno fatto dono delle loro preziose confidenze. » Magellan non sembra battere ciglio o reagire in alcun modo al discorso del vecchio, semplicemente ascolta quelle che alle sue orecchie sembravano nulla più che farneticazioni di un vecchio pazzo perso nelle boscaglie della Ystfalda. « Ascolto il loro tempo, il loro spazio ed il loro viaggio e loro mi lasciano ascoltare, semplicemente. » Nel concludere quella frase la sola risposta che il vecchio ricevette da Magellan fu una risata sarcastica, carica di diffidenza atta quasi a prendere in giro quello che ormai il cavaliere aveva identificato come nulla più che un folle. "Oh, certo, posso immaginare quante confidenze i morti possano aver condiviso con un vivente." disse Magellan mentre la sua risata scemò rapidamente in una smorfia tra l'annoiato e l'irritato "Sono certo che sapranno esserti di grande compagnia perché, se non ti dispiace, ho cose migliori da fare che stare a sentire le farneticazioni di un vecchio contadino." Con quelle dure parole prive di qualsiasi empatia o compassione Magellan diede rudemente le spalle al suo interlocutore, avviandosi per il sentiero che stava seguendo da quasi tre giorni ormai. In fondo perché restare li, cosa aveva quel vecchio che potesse carpire in qualche modo l'interesse del cavaliere? "Niente, solo un vecchio perso tra i boschi che in preda ai deliri della febbre e prossimo alla morte ha deciso di infastidirmi trovandomi per puro caso nella radura innevata."

« Dunque, il tuo nome... Magellan, giusto? » Un passo sordo e pesante sul ciottolato ghiacciato del sentiero segna l'improvviso arresto del Cavaliere il quale ,per pochi interminabili secondi, viene colto completamente alla sprovvista dalle parole di quel vecchio che da pazzo era diventato insolito, quasi preoccupante. Magellan pensava che fosse un caso fortuito, una mera coincidenza o magari un nome detto nel sonno ad alta voce con il quale quel vecchio voleva farsi gioco di lui. Le parole che seguirono, però, smontarono quella teoria come un colpo di catapulta rade al suolo una palizzata. In parte esterrefatto ed in parte infastidito dalle parole del vecchio, Magellan si volta guardando diritto nei suoi occhi mentre con passi lenti ed inesorabili scanditi dallo scricchiolare della neve farinosa sotto i suoi stivali si avvicina nuovamente al suo interlocutore. « Infiniti padroni, infiniti motivi per cui dare la vita o il proprio spirito » il Cavaliere fa per scostare con la mano sinistra il lungo mantello, rivelando l'elsa della sua spada bastarda « Infinite storie da ricordare, che si perdono nella tua mente e si mischiano tra verità, leggende e mere bugie. » lo sguardo sul volto di Magellan si fa sempre più collerico mentre afferra saldamente la lama e la estrae dal suo fodero, stringendola in pugno con un intento quantomeno evidente mentre come un tristo mietitore pronto a mietere un'altra vita si avvicina all'uomo che dal canto suo non mostra la ben che minima preoccupazione « E nessuna che abbia risposto al tuo più grande dubbio. » con la sola mano sinistra Magellan afferra l'anziana figura per la collottola e lo solleva bruscamente a mezz'aria, la spada bastarda puntata sotto il suo collo rugoso mentre i suoi occhi incrociano quelli spettrali del cavaliere. "Cosa pensi di sapere tu di me, vecchio?! Non so a quale trucco tu abbia ricorso per scavare tra i miei ricordi ma puoi stare certo che questo sarà il tuo ultimo errore della tua miserabile esistenza..." Ormai era questione di pochi attimi, la spada bastarda avrebbe trapassato il collo di quel vecchio senza nome la cui morte sarebbe stata ignota a tutti fuorché il suo carnefice, eppure quello scaltro vecchio volpone ferma la lama del cavaliere con quattro semplice parole. « Chi sei realmente, Magellan? » quasi avesse pronunciato una formula magica o una frase prestabilita il cavaliere d'un tratto si ferma, rimane perfettamente immobile senza proferire parola e come la neve che cade da un pino la sua rabbia sembra come scivolargli di dosso « E' la tua forma o il tuo ego che stai cercando, tanto da servire tanti signori quante sono le tue paure...? » "Come fa? Non è un ciarlatano da quattro soldi ne sembra possedere alcuna sorta di abilità-... e se stesse dicendo il vero? In fondo chi se non gli spiriti dei caduti possono sapere... che lui sappia più di quanto io stesso non abbia rimembrato? Possibile che questo vecchio sia la mia sola chance per trovare una nuova via? Voglio veramente affidare il mio futuro ad uno straniero senza nome?" Il cavaliere mise giù con grande cura il vecchio chiacchierone e rinfoderò la sua lama, voltandosi e mettendosi a sedere sulla roccia che fino a poco fa aveva fatto da appoggio per il suo riposo. Il vecchio dal canto suo non sembrava per nulla infastidito o infuriato dalla reazione di Magellan, anzi in un certo senso sembrava avere compassione per il non morto, forse egli comprendeva ciò che turbinava nella sua mente e la confusione che lo aveva flagellato in quei pochi mesi di libertà.

« Vieni con me, Magellan - camminiamo insieme... percorriamo il sentiero verso i monti.» » l'uomo fa per porgere una mano a Magellan ma egli si limita a guardarlo per un mero istante prima di alzarsi dalla roccia e seguire il sentiero come il vecchio aveva suggerito. Non che in fondo vi fosse un'altra strada da seguire ormai. "Sai almeno dove porta questo sentiero?" chiede Magellan mentre cammina con passo calmo e rassegnato verso la sua destinazione finale « Dove porta, dici? Non credi che la domanda sia ovvia...?» il cavaliere dal canto suo non rispose, il vecchio aveva ragione su tutta la linea « Porta al Bastione, dove tutto è cominciato, l'unico luogo che, forse, ti aiuterà a ricordare. » nell'udire queste parole il cavaliere volge una rapida occhiata verso il vecchio "E sentiamo, cosa dovrei ricordare secondo te?" ed il vecchio prontamente rispose « Ricordare chi sei veramente. »

Perché in fondo era sempre di questo che si era trattato, questo era tutto ciò che Magellan voleva sapere: chi era veramente? Ricordava il suo nome ma poteva essere sicuro che quello fosse veramente il suo nome? Ricordava una vita passata in un grande bastione di marmo nelle fredde lande della Ystfalda ma quei ricordi non erano altro che sagome confuse nelle fitte nebbie della sua mente. Quel tormento lo aveva perseguitato a lungo, lo aveva tenuto lontano da tutto e da tutti, ormai egli si chiedeva se forse tutto questo non fosse altro che frutto della sua mente. Forse egli era morto e quello che stava vivendo non era altro che una sorta di purgatorio, il vecchio nient'altro che il tristo mietitore che guidava un'altra anima verso il suo ultimo viaggio. "Eppure voglio osare e scegliere di sperare. Sperare che questo strano vecchio abbia veramente le risposte che cerco, sperare che qualunque cosa mi attenda alla fine di questo sentiero abbia quantomeno un frammento delle mie memorie racchiuso tra le sue antiche mura. Sperare che forse non tutto sia andato perso." Senza altra strada da seguire Magellan prosegue per il sentiero in rovina, i fuochi fatui come spettatori silenti sembrano seguire i due mentre danzano leggiadramente nell'oscurità delle fronde ghiacciate, al suo fianco un vecchio che da stranboide era divenuto la sua sola guida in quell'oscurità.

 
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view post Posted on 7/11/2014, 23:48
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Il sentiero si inerpicava lungo un'altura, superando l'orizzonte in un selciato sempre più divorato dalla natura.
Le brughiere intorno si facevano più soffocanti, replicandosi all'infinito in un ritmico ritorno di disordinata flora, abbandonata al freddo ed alle intemperie, e rovinosi resti delle antiche civiltà umane che abitavano la zona. Ormai non v'erano più tanti manieri, tante voci o tanti odori a riempire l'aria della dimenticata Ystfalda; soltanto ululati ferali, scintillii di luna e canti di guerra lontani.
Le battaglie erano l'oppio di terre distanti, fratture di empatia che la Ystfalda fissava con una certa sufficienza, come fossero coppe d'ambrosia troppo distanti e troppo precluse, per poter esser desiderate davvero.

« Non esser così diffidente » fece il vecchio, alternando un passo precario ma - al tempo stesso - sorprendentemente spedito « puoi fidarti di me. »
« Al di là delle apparenze, infatti, custodisco i segreti e parlo coi defunti per puro spirito di abnegazione. »
Fece qualche altro passo, scalando una piccola salita con destrezza e velocità, inerpicandosi in quelle vie come se le conoscesse fin troppo bene.
« Sono convinto che quelli come te abbisognino soltanto della giusta motivazione » aggiunse, agitando l'indice con tono da maestrina « come una risposta accurata, abbisogni solo della giusta domanda. »
« Non è la meta che qualifica il tuo animo Magellan » concluse, poi « ma è il viaggio che compi per raggiungerla. »

Mentre il vecchio parlava, il sentiero proseguiva al di là dell'altura, fino a ripiegare su se stesso e ridiscendere in un'altra vallata. Infine, lo sterrato si tramutava in una via lastricata, ma in rovina, che conduceva direttamente in quello che sembrava un villaggio abbandonato. Ovunque regnavano carcasse di legno marcio, diroccate dal vento e dalla pioggia; il paese era immerso in una folta boscaglia cresciuta in ordine sparso, che aveva inghiottito tutto, finanche la piccola chiesetta col campanile ai margini della strada e i pochi casolari ancora rimasti in piedi.
Di lato alla chiesetta, poi, dimorava un silente cimitero. Le tombe sembravano scolpite con cura, modellate in base ai piaceri e le virtù degli uomini ivi seppelliti. Un'arte antica, quella di intagliar le tombe, perduta nel tempo e nelle battaglie: ove la morte era stata elargita con troppa rapidità, finanche l'ultimo viaggio era diventato comune ed affatto speciale.
Un tempo si era ricchi, almeno nella morte. Un tempo.

« Eccoli » sbottò il vecchio, con tono divertito « vedi li, in lontananza? »
Il dito ossuto di distese per tutta la sua lunghezza, sporgendosi in direzione delle tombe. Due figure si muovevano tra esse, armate di pale e sbarre di ferro. Erano predatori, probabilmente, intenti a scoperchiare le tombe più grosse. Erano tanto indaffarati, che parvero non notare la loro presenza.
« Sciacalli, che si approfittano della morte » aggiunse il vecchio, con un tono di stizza.
« Ora dimmi, Magellan » disse poi, rivolgendosi nuovamente all'altro « che farai? »
« Non erano questi un tempo i luoghi che ti era stato ordinato di difendere...? »
Lo fissò intensamente, quasi studiandolo. Il vecchio aveva sottili palpebre tremule, sotto le quali si stagliavano occhi incavati di color verde acqua molto chiaro, quasi azzurro.
« Dunque, continuerai a difendere la polvere che ormai regna sovrana » chiese, quasi con tono di sfida « o deciderai che è tempo di andare oltre le servili catene che ti furono imposte ere addietro? »
« Che farai, Magellan? »



CITAZIONE

Dunque, il vecchio ti conduce per un sentiero nella radura, che porta fino ad un villaggio abbandonato.
Qui trovate due "tombaroli", ovvero sciacalli / banditi che rubano dalle tombe. Interpreta liberamente; puoi attaccarli o spaventarli. Cerca di non essere autoconclusivo con i due banditi; se vuoi fare qualcosa in particolare ed hai dubbi a riguardo, chiedimi pure nel topic della richiesta dell'arrivo. Se decidi di attaccarli, valgono le solite regole: due slot come un combattimento normale.

 
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view post Posted on 12/11/2014, 13:08
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La Lunga e Fredda Notte



Camminare fa bene alla saluta, una frase piuttosto comune da udire. Spesso però il significato è incompreso ai pi che immaginano nulla più del semplice benessere fisico. Una lunga camminata aiuta spesso a riflettere, a soppesare scelte e parole in egual misura, a comprendere errori o verità che prima non potevano essere comprese, forse per ingenuità o forse per semplice ignoranza. La natura si fa sempre più selvaggia e aggressiva intorno al sentiero in rovina, le fronde sempre più fitte ed oppressive mentre i colori dei fuochi fatui che prima danzavano tra le selve si fanno sempre più fievoli e scarni, fino a scomparire del tutto. Eppure Magellan non sembrava dare peso a ciò, il suo stesso camminare non era altro che un azione eseguita per abitudine mentre la sua mente vagava, creando sempre più domande a cui però non corrispondevano altrettante risposte. "Perché proprio qui? Quanti antichi bastioni e manieri consumati dal tempo e dalle intemperie ci sono in queste terre, quante antiche fortezze ormai abbandonate come cani troppo vecchi e malandati per svolgere il loro compito? Eppure ad ogni passo che compio i miei dubbi si dissipano poco a poco mentre la certezza mi conquista e mi dona nuovo vigore. L'apparizione di questa guida, di questo strano figuro capace di udire le parole dei defunti... una coincidenza? Mi è stato insegnato a non credere nelle coincidenze, nulla avviene per caso e se lui si trovava li al mio risveglio la ragione non può essere più lampante. Dei molti caduti che vagano in queste lande alcuni hanno un qualche interesse nei miei confronti, amici dimenticati? Compagni d'arme con cui ho condiviso innumerevoli campi di battaglia? Una madre o un'amante di cui non rammento nemmeno il volto? Oppure... vorrebbero fare di me il loro strumento? Spiriti vendicativi che vedono in me, un essere perso tra la morte e la vita, l'opportunità di portare giustizia ai torti subiti in vita? Cosa sono io veramente? Chi sono? Perché mi trovo qui? Sto andando incontro alla verità o alla rovina? Forse entrambe. Forse devo cadere completamente al suolo ed allora avrò la possibilità di ergermi nuovamente in piedi." Con il tacere della malinconica melodia dei fuochi fatui il silenzio si fa gioco della mente di Magellan, dapprima un urlo in lontananza, poi il clangore del metallo di due lame incrociate. Rumori familiari di una battaglia antica quasi quanto lui, sangue che gronda sul terreno e l'acre odore di metallo arrugginito, lo scalpitare di molti cavalli che galoppano vittoriosi lontani dalla brughiera e poi più nulla. Stava forse impazzendo? Gli ultimi frammenti di sanità mentale lo stavano finalmente abbandonando con quel briciolo di ricordi che era stato in grado di mettere insieme? Se così fosse chi era veramente quell'ingobbito eppure energico vegliardo? Era il suo Virgilio o il suo Caronte? Una guida o il traghettatore del suo ultimo viaggio?

« Non esser così diffidente, puoi fidarti di me. » fa il vecchio forse percependo la poca fiducia che Magellan sembra nutrire nei suoi confronti « Al di là delle apparenze, infatti, custodisco i segreti e parlo coi defunti per puro spirito di abnegazione. » Eppure quelle parole non sembravano aver raggiunto particolarmente Magellan che nonostante apprezzasse l'aiuto dell'altro non poteva non diffidare proprio per via dei suoi peculiari Talenti. "Invero i morti ti hanno fatto dono della loro lingua, dei loro segreti, dei loro sussurri. Se questo è vero allora saprai anche che molti di loro sono caduti per mano mia e del mio antico re-... no, tiranno. Eppure anche coloro che sono caduti per mia mano sono desiderosi di offrirmi una seconda occasione? Un opportunità di redenzione e verità? Sarebbe più sensato immaginare che questi vogliano che io condivida il loro tormento per sempre." Ed egli aveva tutti i suoi motivi per dubitare delle vere intenzioni dei defunti. Ormai parole come gentilezza e misericordia avevano perso di significato lasciando posto solo ad un profondo odio. Odio per il suo re, odio per il Kishin, odio per coloro che anche a distanza di decenni continuano a ripetere imperterriti i medesimi errori, a creare altri mostri come lui, campioni caduti dalla grazia tramite il tradimento e l'arroganza per poi essere messi da parte come una daga spuntata. Forse di quell'odio egli avrebbe potuto fare la sua energia, il suo motivo d'esistere, il suo grido di battaglia. Sul suo volto tipicamente spento e privo di emozioni si andava delineando un ghigno malevolo, macabro, di quelli che spesso non sembrano promettere nulla di buono. Un'espressione che non sembra sfuggire agli occhi attenti di quel vecchio Virgilio che prontamente scaccia quei neri pensieri con poche e semplici parole.
« Sono convinto che quelli come te abbisognino soltanto della giusta motivazione » dice il vecchio a Magellan, agitando il dito come un maestro gentile intento ad impartire una preziosa lezione ad un povero ignorante « come una risposta accurata, abbisogni solo della giusta domanda. »
"Se sono io la risposta allora a quale domanda misteriosa devo rispondere?" dice Magellan con tono criptico e leggermente scocciato, conscio del lungo tempo speso dall'inizio della loro camminata nelle selve "Hai parlato di risposte e di un bastione, eppure tutto ciò che vedo è solo un villaggio abbandonato da tempo ormai immemore."
« Non è la meta che qualifica il tuo animo Magellan, ma il viaggio che compi per raggiungerla. »

Il Vecchio continuava a parlare per indovinelli e modi di dire e a Magellan la cosa non andava esattamente a genio. Ma immaginava che, in fondo, se lo potesse permettere visti i suoi peculiari talenti. Nell'entrare al villaggio, o ciò che ne restava, Magellan non poté non notare la decadenza e lo stato di abbandono che regnavano sovrani all'interno di esso. Il legno di pareti e tetti era marcito forse meno di quanto uno potesse aspettarsi, ma per quello si doveva ringraziare solo il freddo delle montagne. Le strade ciottolate rovinate solo in parte dal lento sfracellare del tempo, si sa le cose di buona fattura sopravvivono ad innumerevoli prove. Le poche case ancora in piedi erano praticamente sostenute dalla natura che, come un conquistatore inarrestabile, aveva lentamente ma inesorabilmente reclamata tutto ciò che l'uomo le aveva sottratto un tempo. Eppure in quelle antiche macerie dimenticate dal mondo egli percepì una familiarità mai sentita prima, un'inconscia consapevolezza che cercava di riaffiorare e poi un pensiero che lo investì come una valanga. "Io... ricordo questo luogo, ne sono certo, non la mia casa... ma qualcosa di molto vicino ad essa. C'era qualcosa in questo villaggio-... qualcuno? Se solo potessi-... un frammento, qualunque cosa! Inutile..." Il Cavaliere fa per afferrarsi la fronte con la mano destra come se un emicrania lancinante gli stesse consumando il capo, stringendo gli occhi quasi a volerli far sparire mentre con la mano sinistra cerca sostegno sul muro muschiato di uno dei casolari. Per un attimo il mondo intorno a lui sembrò farsi meno concreto, quasi stesse sparendo, divorato da ombre che solo lui poteva vedere e udire. In quel buio poi apparve un bagliore, una fiamma blu come il ghiaccio perenne delle montagne, un fuoco fatuo che per qualche strana ragione si era avvicinato a lui, guidandolo fuori dalle ombre della sua mente e di novo nella realtà che lo circondava con il Vecchio che semplicemente attendeva come chi legge un libro conoscendone già il finale.

« Eccoli, vedi la, in lontananza? » La guida puntò il suo indice ossuto e rinsecchito verso il cimitero che affiancava la chiesa in rovina. All'apparenza sembrerebbe un cimitero come un altro se non fosse per un dettaglio infinitamente significativo, le lapidi. Non semplici pietre rettangolari con incisioni tristi e prevedibili ma opere d'arte diverse l'una dall'altra. Su una capeggiava la riproduzione di un fabbro intento a lavorare una lama, su un'altra uno scrittore gobbo su una scrivania a scrivere forse una poesia o forse un sonetto. Queste erano solo le più notabili ma quel cimitero presentava molte tombe fatte a quel modo, rievocazione della vita ormai passata e, involontariamente, preziosi indicatori per le due figure ammantate che, come dei fantasmi a cui era stato negato il riposo eterno, si aggiravano tra le lapidi in cerca però di beni ben più materiali.

« Sciacalli, che si approfittano della morte. Che farai? » il vecchio fa per rivolgersi a Magellan quasi quanto stava accadendo fosse una sua diretta responsabilità. « Non erano questi un tempo i luoghi che ti era stato ordinato di difendere...? »
"Forse, non ne sono sicuro, ho familiarità con questo luogo ma nulla più. Ed anche fosse così puoi guardarti intorno e beffarti del mio fallimento se ciò ti aggrada. Macerie e muschio, legno marcio e pietre levigata dal tempo e dalle intemperie. Ormai ciò che era non può essere cambiato, dubito che qualcuno disponga di una tale capacità e anche in caso contrario il passato deve accostarsi ai morti che si è lasciato dietro. Deve restare sepolto, osservato da lontano come una lezione, nulla più che questo."

« Dunque, continuerai a difendere la polvere che ormai regna sovrana... o deciderai che è tempo di andare oltre le servili catene che ti furono imposte ere addietro? » Lo sguardo del Vecchio sembro farsi più acceso, agguerrito, come di chi dopo aver visto una fiera letale sfida un folle per lanciarvisi contro in una scommessa senza ricompense ne senso alcuno. Una sfida che solo un folle od uno sciocco avrebbe accettato. « Che farai, Magellan? »
"Una domanda sciocca, vecchio eremita, non ve scortesia più grande nel chiedere consapevoli della risposta che si riceverà. Fossi stato vivo avrei scacciato quei due come un campione scaccerebbe un vile demone, credendo erroneamente che i morti abbiano interesse nei ninnoli che si sono lasciati dietro. Ma non è così, dovresti saperlo. Dopo il salto, dopo aver affrontato la nebbie nere seguendo quella sola luce guida un morto chiede solo per il riposo eterno, la pace senza fine. Forse agiscono per avarizia, forse per necessità e disperazione... non importa, i morti non sanno cosa farsene di gioielli e monete. Che prendano ciò che vogliono, che si sfamino vendendo quanto trovato, tali frivolezze appartengono ai viventi, non ai defunti."
Senza aggiungere una parola di più il Cavaliere volse il suo sguardo lontano da quell'antico cimitero e riprese per il sentiero che andava oltre il villaggio, quasi non curandosi più di quel Vecchio chiacchierone, intento invece a seguire quell'inusuale fuoco fatuo che solo e senza timore procedeva per il sentiero che, sapeva, conduceva al Bastione in cui egli era nato e cresciuto, il luogo dove tutto ha avuto inizio. Il luogo dove avrà le risposte che la sua mente frammentata non è in grado di dargli. Un luogo che si fa sempre più vicino ad ogni passo.



Edited by Lucious - 14/11/2014, 22:58
 
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« i morti non sanno cosa farsene di gioielli e monete »
Il vecchio sorrise, udendo quella frase. Col passo cadenzato e lento, sorpassò la via con rapidità, portandosi poco fuori al piccolo borgo.
Continuava a borbottare e sogghignare, mantenendo sempre un passo oltre Magellan. Per converso, sapeva perfettamente che lui l'avrebbe seguito: per quanto misterioso e scorbutico, l'antico cavaliere era avaro di risposte tanto quanto qualunque anima inquieta tornata a calcare quella terra.
« I morti, Magellan? » disse ancora, sfoderando un sorriso malevolo sotto il volto aggrinzito.
« I morti non hanno nemmeno emozioni » aggiunse lui, fissandolo intensamente « e non parlano, né camminano. »
« Ti comporti come se questo mondo non ti appartenesse più » aggiunse poi, riprendendo a camminare lungo la via « come se tu fossi ormai estraneo da esso. »
« Eppure sei qui che solchi la nuda via e rincorri quello che un tempo erano i sentieri del tuo dominio. »

Poi si fermò, fissando il cielo della notte.
Era oscuro, ricoperto da una sottile foschia che soltanto di rado lasciava intravedere qualche stella.
I raggi di luna filtravano raramente, imperversando - quando possibile - sulla foresta circostante e sulla rozza terra battuta, reclamata e divorata in più punti dall'erba selvaggia che la invadeva, tentando di riportare la terra ove ella riteneva appartenesse. Alla natura, anziché all'uomo.

« Io ritengo tu sia molto più vivo di quello che credi, Magellan. »
Il vecchio sentenziò per l'ennesima volta, battendo il passo sul terriccio fangoso ed arrestandosi qualche istante.
Tornò a guardarlo, ma con aria seria. Uno sguardo determinato di chi ha smesso di parlare per indovinelli.
« Io credo tu sia qui per un motivo preciso » disse ancora, sicuro « ed è mio compito far si che tu lo possa comprendere. »
Nel mentre, avevano calcato diverse miglia lontano dal borgo. Il terriccio fangoso aveva lasciato posto ad un nuovo stentato lastricato; la via doveva appartenere a qualche nobile contea, una volta, perché lasciava intravedere una certa perizia nei particolari. Il selciato, un tempo, doveva esser stato ben curato e solcato quotidianamente dai carri, i cui segni erano ancora visibili. Ora, però, sembrava abbandonato alla natura, al tempo ed alle intemperie.
Alla fine del selciato si ergeva un piccolo ponte di pietra, che superava uno stretto fiume. Il rumore dell'acqua gelida della Ystfalda si sollevava repentino, coprendo quasi il tenue rimbombo delle parole del vecchio.
Poco distante da loro, però, si ergeva qualcos'altro.
Ai margini del ponte, legata ad un pastone di legno, si reggeva una sorta di insegna. Un drappo rosso, con una testa di porco stilizzata sopra, a rappresentare una rozza araldica.
Il simbolo perverso di una qualche presunta casata nobiliare.

« Questo è quello che volevo mostrarti » disse il vecchio, indicando l'effige.
« Re Rainier è caduto da tempo, Magellan » aggiunse, sicuro « ed il Nord è diviso, spaccato; terra di predoni, reietti e falsi nobili. »
« Il sangue degli antichi condottieri si è diluito sui corpi delle puttane e degli sciacalli, divenendo nient'altro che una putrida poltiglia in confronto alla purezza di un tempo. »

Mentre il vecchio parlava, qualcosa si mosse ai margini del ponte.
Erano due uomini, armati con corazze di cuoio rattoppate e piccole alabarde che raggiungevano a stento il metro e venti.
Si guardarono a più riprese, abbandonandosi ad espressioni perplesse, attonite e - forse - anche spaventate.
Poi, uno dei due lanciò un lungo sospiro e si mosse. Fece pochi passi in direzione dei due, sicuro.
Quando giunse in prossimità del vecchio, però, lo superò quasi senza badare a lui.
Gli passò di fianco quasi non esistesse.

Giunto poco distante a Magellan, invece, abbaiò, rimbrottando nella voce tutta la propria frustrazione.
Gracchiò rabbia, quasi per sentirsi più sicuro. « Chi è là? »
« Fatevi riconoscere signore » aggiunse la guardia, impettita « questo è territorio di Lord Gaspard, che non gradisce intrusi. »

« Un lord senza effige e senza nome » aggiunse il vecchio, parlando quasi soltanto a Magellan « che si fregia di un volto da porco, qual'è. »
« Tu sei l'eredità di un antico lignaggio, Magellan » aggiunse poi, quasi sconfortato « dimmi che sei qui per uno scopo. »
« Dimmi che sei tornato per liberarmi di loro. »



CITAZIONE

Proseguiamo, dunque.
Comportati come preferisci; la guardia ti sfida apertamente, chiedendoti chi tu sia. E' evidentemente pronta ad attaccarti alla prima mossa falsa.
Non essere autoconclusivo in ogni caso; decidi cosa fare e se hai domande, chiedimi nel topic di richiesta.

 
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Magellan non sembrò prestarvi particolare attenzione ma la sua guida sembrò incredibilmente soddisfatta della risposta ricevuta, quasi questa fosse necessaria per una sorta di prova di cui solo lui era a conoscenza. Contento di quanto sentito il vecchio incredibilmente arzillo si diresse oltre il borgo verso la strada che anche Magellan stava imboccando, superandolo persino mentre avanzava con passo ritmico e costante verso chissà quale ignota destinazione. Egli non si voltò per assicurarsi che il Cavaliere lo seguisse, semplicemente ne era certo poichè egli era perfettamente consapevole che quell'inquieta figura in armatura era desideroso di risposte ben più approfondite di quanto i suoi indovinelli e proverbi non avessero concesso sino a quel momento. Eppure nel proseguire questi non si astenne certo da sfoderare la sua saccente parlantina per rimproverare il Cavaliere ancora una volta, come un maestro che si rivolge ad uno sciocco studente nella speranza che questi non debba ricevere una vera risposta ma, semplicemente, vi arrivi per conto proprio.

« I morti, Magellan? » sentenzia il vecchio con quel tipico sorrisetto maligno di chi è consapevole di sapere qualcosa che il suo interlocutore non può ancora comprendere « I morti non hanno nemmeno emozioni e non parlano, né camminano. » Ed egli non era certo nel torto, per tutto questo tempo Magellan non aveva fatto altro che considerarsi alla pari dei morti, un cadavere privo di emozioni e di un fine proprio dal renderlo vivo. Non era vivo invero, molto di ciò che apparteneva ai viventi come il calore dell'anima, un cuore che batte, il respiro caldo che abbandonando la bocca si condensa davanti ai suoi occhi semplicemente non erano più parte di lui. "Eppure non sono un Morto, anche se mi è stato concesso di morire in passato. Eppure dalla morte ho fatto ritorno, come servo invero ma mi è stato concesso qualcosa che in molti possono solo immaginare, una seconda occasione. Una grande onore ma... a quale scopo? Quale utilità può esservi in una seconda occasione data a chi non sa farne alcun uso?" Il volto ben celato sotto l'ombra del lungo cappuccio assunse per un attimo un ghigno sconsolato, abbattuto, di chi non desiderava altro che cessare di esistere da quello che pareva essere solo un lungo e freddo tormento che sferzava la sua anima con gelidi venti carichi di rimpianti e rimorsi.
« Ti comporti come se questo mondo non ti appartenesse più, come se tu fossi ormai estraneo da esso. » Ed aveva Magellan torto nel pensare ciò? Egli era una creatura persa nel mezzo di tutto: non era vivo ma non era morto, si considerava ancora un cavaliere ma non aveva fatto davvero nulla per meritare tale titolo, l'unica realtà che era rimasta invariata nel corso della sua esistenza era quella di seguire qualcuno. Per sempre un soldato, per sempre comandato e mai comandante. Nonostante questo però il vecchio eremita non sembrava darsi per vinto, più camminava insieme a lui e più era certo che egli vedesse in lui qualcosa di più di una semplice anima in pena, qualcosa di imperfetto che richiedeva un singolo tassello per essere completato. Egli più di ogni altra cosa necessitava di una ragione d'esistere, un obbiettivo, uno scopo, qualcosa che desse significato alla sua imperfetta esistenza.
« Eppure sei qui che solchi la nuda via e rincorri quello che un tempo erano i sentieri del tuo dominio. » nell'udire quella parole Magellan volse i suo sguardo al vecchio, in pare sorpreso e in parte consapevole "Già, il mio dominio..."
A quella parole il vecchio arrestò la sua camminata per rivolgere il suo sguardo al cielo notturno. Magellan dal canto suo era incuriosito dal suo gesto e volge a sua volta il suo sguardo in alto, con l'inverno imminente il firmamento era quasi perennemente oscurato da una tetra foschia che a malapena rendeva qualcosa visibile, eccezion fatta per la luna. Ed anche questa nel suo pallido plenilunio non riusciva certo a superare quella costante e opprimente foschia, solo pochi raggi riuscivano a raggiungere il suolo e ad illuminare la foresta circostante, mostrando quella che una volta era una strada molto trafficata ma che adesso era solo un altro ricordo che la natura e il tempo stavano lentamente cancellando, riportandolo a se. "Ormai persino i miei ricordi sembrano volermi abbandonare. Più ci avviciniamo al bastione e più questa sensazione di familiarità sembra farsi insistente. La domanda è... cosa mi aspetta oltre questo bosco? Antiche rovine? Una comunità che sopravvive in mezzo ad esse? Oppure, semplicemente, il nulla?"

« Io ritengo tu sia molto più vivo di quello che credi, Magellan. »
All'inizio quelle parole non sembravano avere alcun senso nella mente del cavaliere, pur riconoscendo la sua esistenza egli non poteva certo considerarsi vivo. Poi un pensiero gli attraversa la mente, una frase familiare, una lezione appresa molti anni fa, qualcosa che le genti del Nord sanno fin troppo bene. "Non si riconosce il valore di qualcosa fino al momento in cui non la si perde. Se questo è vero allora... nessun uomo ha mai compreso appieno il valore della vita, non è forse così? Quanti hanno ricevuto il privilegio di riaprire gli occhi dolo la loro dipartita? Quanti hanno potuto realizzare appieno il significato della vita e della morte? Pochi, ne sono certo. Questi uomini si sono però arresi? Ne dubito... forse perché il loro risveglio non ha richiesto lunghi e lunghi anni. Che farmene di tale conoscenza se non ho una ragione per farne uso?" Il dilemma sembrava rimanere sempre lo stesso. Egli aveva ricevuto una seconda occasione, ma non sapeva cosa farsene. Egli era morto e ritornato dalla morte, riuscendo a comprendere la vera importanza della vita, ma ancora non sapeva cosa farsene. Forse per fortuna o forse per mera casualità il suo interlocutore sembrava avere la sola risposta che in quel momento Magellan voleva udire. "Perché sono qui?"
« Io credo tu sia qui per un motivo preciso, ed è mio compito far si che tu lo possa comprendere. » Non v'era esitazione o menzogna nelle parole di quell'anziana figura, il suo sguardo era deciso come quello di un lupo pronto a dare battaglia alla sua preda. Magellan non se ne era reso conto preso dai ricordi che si accalcavano insistentemente nella sua mente come una folla di contadini inferociti che reclamano il proprio posto nella sua mente, ma il borgo era ormai lontano molte e molte miglia, tanta era la strada compiuta in un silenzio spezzata solo dalle fugaci conversazioni tra i due. Una differenza scandita dal suono più pesante e metallico degli scarponi che pigiavano non più terra battuta ma una strada lastricata minuziosamente con pietre dalla forma eguale e ben lavorata. Qualcosa di più di una semplice stradina, un lavoro minuzioso che era riuscito a sopravvivere quasi incolume al lento sfracellare del tempo, segno inconfutabile dell'avvicinarsi ad una contea della nobiltà. Una contea che sicuramente aveva visto tempi di gloria forse neanche troppo lontani, i profondi solchi tipici delle ruote di carri ricolmi di mercanzie potevano ancore essere osservati da un occhi esperto e ai lati della strada erano persino presenti delle vecchie ruote distrutte, forse danneggiate durante il tragitto e lasciate li ad essere reclamate dalla natura o per chiunque fosse desideroso di avere un po di legna da ardere. Ma, come una storia familiare già letta, anche quel percorso lastricato di bianche pietre stava lentamente cedendo il passo alla natura che minacciava di divorarlo completamente giorno dopo giorno. "Quando ero giovane ero solito venire sino a qui, dilettarmi nel combattimento con spade fatte di legno insieme a... qualcuno, non rimembro l'identità del mio compagno di giochi. C'era un vecchio carrettiere che aveva famiglia nel borgo che mi sono lasciato alle spalle, un boscaiolo se la memoria non mi inganna, era solito portare qui grandi carichi di legna per il Bastione in vista dell'inverno e noi non disdegnavamo mai di usufruire del suo lago carretto per ritornare comodamente a casa. Quindi ora dovrebbe esserci..."

Lo scrosciante e placido suono dell'acqua che scorreva davano conferma a Magellan della veridicità delle sue stesse memorie, appena al di fuori della boscaglia riescono a scorgere un piccolo ponte di pietra che il tempo non era riuscito a far suo, come una guardia che non smonta mai dalla torre di vedetta per facilitare l'attraversamento delle gelide acque del fiume sottostante. Bastano poi pochi altri passi verso quella meta ora così vicina per notare un dettaglio che sembra far storcere il naso tanto a Magellan quanto alla sua guida. Si trovava poco distante dal ponte, fissato malamente su un bastone di legno semi marcio conficcato nel terreno in maniera pigra ed approssimativa. Un pezzo di tela di un color rosso sangue strappato suo bordi e al centro da quella che poteva essere mancata manutenzione o l'utilizzo dello stesso come bersaglio per pratiche di arcieria. Sullo sfondo rosso stava malamente ricamata la testa di un maiale che quasi sembrava ghignare, come a farsi beffa di chiunque lo guardasse. Magellan era certo che quell'aborto artistico non era il simbolo della sua casata ne era un arazzo tessuto dalle mani di un sarto nobiliare. Più si avvicinava per osservarlo più riconosceva il lavoro malfatto di chi in vita sua non aveva tessuto altro che semplici vesti, costretto per chissà quale vicissitudine del fato a creare un tale obbrobrio. Il caso voleva che quel singolare oggetto avesse la piena attenzione del vecchio il quale nel vederlo non poté non mostrare un certo disprezzo in ciò che gli si parava davanti.

« Questo è quello che volevo mostrarti. » senza farsi troppi problemi il vecchio indica l'effige nobiliare come una persona qualunque indicherrebbe un uomo appestato e ricoperto di disgustose pustole infette. "Potrei anche lodare i tuoi talenti come guida, vecchio. Ma il tuo occhio in quanto artista lascia molto a desiderare. A meno che, certo, non abbiamo compiuto tutta questa strada per qualcosa di più di un vecchio e sudicio arazzo." Magellan si rivolge al vecchio quasi a volerlo canzonare per le sue azioni ma questi dal canto suo rispose a Magellan con una verità secca e crudele, come una secchiata d'acqua gelida in una calda giornata estiva.
« Re Rainier è caduto da tempo, Magellan » il vecchio dice senza mostrare esitazione, quasi volesse sfidare il cavaliere con quelle sole parole « ed il Nord è diviso, spaccato; terra di predoni, reietti e falsi nobili. »
Quella era un'innegabile realtà e forse l vero motivo per cui Magellan aveva scelto quell'esilio forzato, codardia. Mai aveva cercato al civiltà e aveva rifuggito il contatto con gli altri scegliendo la solitudine per quella sola ragione, codardia. Nonostante egli fosse consapevole del suo fallimento la realtà dei fatti era ben più grave di ogni suo peggior incubo. Il nord, il suo amato nord, era ormai nient'altro che una terra dimenticata dalla legge e dall'onore, una brulla distesa di rocce e neve i cui governanti esigevano il sangue del proprio popolo come lo si esige da uno schiavo. Egli aveva combattuto, egli era morto ed egli era stato dannato e condannato in una forma abominevole. Per cosa? Per assistere eternamente al fallimento della sua gente? l fallimento del suo Re? Alla disgrazia eterna che sembrava aver consumato la sua patria? « Il sangue degli antichi condottieri si è diluito sui corpi delle puttane e degli sciacalli, divenendo nient'altro che una putrida poltiglia in confronto alla purezza di un tempo. »
Magellan sembra essere sul punto di rispondere alle parole del vecchio quando il suo sguardo funereo ricade su qualcosa di ben più vivo di un arazzo mosso pigramente dalle freddi brezze delle montagne. Due uomini di stazza media che presentavano i tratti comuni tipici degli abitanti del freddo nord, capelli biondi maltenuti e una barba incolta lasciata crescere come una pianta rampicante che continua a farsi forte dell'incuria della mano dell'uomo. Questi se ne stavano ai margini del ponte e solo in quel momento si erano accorti della presenza di Magellan e della sua guida. Quel piccolo dettaglio da solo permise a Magellan di denotare la loro svogliatezza e incapacità nello svolgere il proprio compito, fosse giunto una persona dedita alle arti dell'inganno e del silenzio questa sarebbe riuscita a passare inosservata. I due fanno per parlare l'uno con l'altro, bisbigliano fra di loro come due bambini intenti a litigare su chi debba portare a termine un compito malvoluto e indesiderato. Magellan dal canto suo continua a camminare insieme al vecchio come se questi non esistessero finché, finalmente, uno dei due con fare quasi rassegnato abbandona il proprio posto e si dirige verso il vecchio. Almeno questo sembrava suggerire l'apparenza finché la guardia gli passo oltre, quasi non potesse vederlo. "Dunque questa è la realtà dei fatti, vecchio eremita? Tutta questa lunga camminata solcando la mia terra, tutte le tue parole incero non erano altro che un canto. Il canto disperato di un altro fuoco fatuo." Egli si rivolge al vecchio nonostante la consapevolezza che solo un morto potesse vederne un altro e che agli occhi di quella guardia egli stesse effettivamente conversando con un fantasma, forse del passato o forse della sua follia. Nel muovere via lo sguardo da quello spettro, Magellan osserva con maggiore attenzione l'uomo che adesso gli si parava arrogantemente dinanzi, guardia forse di nome ma difficilmente di fatto. La corazza che aveva indosso non era altro che una vecchia giubba di cuoio rattoppata in più e più punti, forse dalla stessa guardia in mancanza di un fabbro o un conciatore per compiere tale attività. La sua alabarda se così la si può definire sembrava più un ramo d'albero di lunghezza media con una testa d'ascia arrugginita incastrata su di esso in maniera fin troppo approssimativa.
« Chi è là? » gracchia la guardia rivolgendosi a Magellan nel vano tentativo di usare la sua arroganza come scudo contro il macabro aspetto del cavaliere che, dal canto suo, ghigna quasi divertito a quella guardia tanto incapace e tanto mal equipaggiata "Dovrei essere io a porre tale quesito, miliziano."
« Fatevi riconoscere signore, questo è territorio di Lord Gaspard, che non gradisce intrusi. » nel concludere quella frase la guardia ricevette un tenue risolino che come un incendio fece per crescere e divampare si trasforma rapidamente in una risata sguaiata e terrificante che per un attimo compre persino lo scrosciare dell'acqua sottostante il ponte. "Intruso, dici? Davvero un modo insolito per definirmi. Vedi, per quanto mi sforzi di ricordare non mi sembra di aver lasciato a nessun Gaspard il permesso di solcare il mio dominio o di farsi signore dello stesso." Nel rivolgergli queste parole Magellan si cala il lungo cappuccio lasciando che la lunga chioma di capelli bianchi come la neve discenda dietro di se, gli occhi dapprima quasi privi di luce ora radiavano di quella funesta colorazione azzurrina quasi volessero congelare quel piccolo miliziano sul posto, lo sguardo collerico ma al contempo pacato scolpito sul suo volto come quello di una scultura di grigia pietra. Persino le parole di quello spettro andavano ormai svanendo con quella realizzazione a lungo cercata e finalmente trovata. Un fuoco fatuo può ancora osservare il mondo che lo circonda e disperarsi nel vederlo andare in frantumi, poichè disperarsi è tutto ciò che può fare. Ma non lui, nella sua maledizione egli era vivo e aveva il diritto-... no, il dovere di fare sua quella terra senza re e senza leggi per riportarla nuovamente all'ordine che da fin troppo tempo l'aveva abbandonata. E nel canto di quel fuoco fatuo che andava pian piano disperdendosi nel vento, in quelle parole cariche di rammarico e sconforto Magellan trova finalmente la sua ragione d'essere, il suo scopo su quel mondo. "Portami dal tuo signore, piccolo ratto. Portami da lui e dalle serpi che farebbero di tutti voi carne da macello per il proprio intrattenimento. Fallo e potrai vedere cosa succede quando un maiale tenta di fare propria la tana di un lupo." Gli occhi di Magellan sono carichi di odio, non un odio furente come quello di una bestia, bensì' un odio freddo che per tutto quel tempo era rimasto cristallizzato nella sua anima solo per frantumarsi all'apice di quella che era la sua vera rinascita su quel freddo mondo. "Ratti che mangiucchiano avidamente i resti scartati da un Maiale, solo per venir poi divorati a loro volta da delle Serpi pronte a sfruttare le loro debolezze. Se questa è la realtà delle cose allora sarò il il Lupo che divorerà tutto quanto e ristabilirà l'ordine su queste terre dimenticate dagli dei. Ed almeno per una volta il canto disperato di un fuoco fatuo conoscerà la pace."

 
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view post Posted on 29/11/2014, 13:04
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La guardia vide le labbra di Magella vomitare impertinenza e ne rimase quasi perplessa.
Il suo sguardo tremava leggermente, richiamando quello del suo compagno al fianco, altrettanto stupito. Raramente, forse, avevano visto mercenari o semplici straccioni trascinarsi per un lungo cammino oltre le foreste, al di là della rupe e fino al ponte di pietra che conduce al bastione. Ancor più raro, poi, era vederli arrivare col pretesto di richiamare quella terra come propria e - in generale - cercar rogna.
« Eh..?! » esclamò la guardia, strabuzzando gli occhi.
Poi rivolse all'altro un sorrisino malevolo, d'intesa. Se era tanto raro vedere uno straccione pazzo, richiamato dal freddo del nord, pretendere giustizia, lo era ancor di più averlo a disposizione per un duello. Menar le mani - anzi, le armi - per scaldare quel poco di vino ingurgitato per tirar dritto per tutta la notte; insomma, un'occasione d'oro.

« Senti amico » sbottò la guardia, ancora « Lord Gaspard non gradisce intrusi sulla sua proprietà »
« ma questo mi sembra di avertelo già detto » aggiunse, con tono minaccioso.
Infine, strinse la mano sull'alabarda e la mosse con rapidità, agitando la punta in direzione di Magellan. La guardia scattò verso di lui, muovendo l'alabarda con una serie di gesti intimidatori.
Contemporaneamente, però, l'altra guardia, che ridacchiava, poco distante, con un movimento altrettanto veloce prese l'arco corto che portava legato dietro la schiena e scoccò una freccia in direzione del volto di Magellan, con grande precisione e maestria.

« Ti avevo detto di andartene straccione » aggiunse la guardia con l'alabarda, abbassandosi rapidamente ed eseguendo una spazzata in diagonale con l'asta dell'alabarda, diretta alle gambe di Magellan e con lo scopo di farlo cadere.
Infine, afferrò l'arma a due mani e tentò un affondo diretto al cuore.

Durante il combattimento, la voce del vecchio rimbombava nella testa dell'antico cavaliere. Non era più sicuro fossero semplici parole, ovvero frasi pronunciate da labbra di carne e distese nel vento con sonorità. Erano più un flusso di pensieri rapidi che scivolavano direttamente nella sua coscienza, come se il vecchio potesse parlare ove soltanto Magellan poteva udirlo.
« Guardali » diceva, con tono stizzito « si agitano in rapide convulsioni, pretendendo di comandare e spadroneggiare in un mondo che riempiono come vermi in una cloaca »
« non si meritano nulla Magellan » aggiunse, schifato « non si meritano la tua pietà. »



CITAZIONE

Anzitutto, perdonami per il ritardo, ma ho avuto una settimana intensa. Proseguiamo, comunque.
Vista la tua reazione, le guardie ti attaccano. La freccia scoccata dall'altra guardia è un semplice attacco fisico, portato dalla guardia con 2 CS; mentre i fendenti della prima guardia sono da considerarsi due tecniche.
La "spazzata" è una tecnica fisica di potenza bassa che causa un danno basso alle gambe e ti fa cadere, se va a segno. La seconda è un affondo di potenza media, diretto al cuore.
Puoi anche soltanto difenderti, se ritiene. In ogni caso valgono le regole del duello classico: 2 slot e nessuna autoconclusività.
Dubbi o domande, dove sai.

 
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view post Posted on 11/12/2014, 14:24
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Lupi e Ratti


Egli non si aspettava certo che tali patetiche creature potessero comprendere. Eppure in cuor suo aveva sperato che essi si sarebbero fatti da parte, che comprendessero il pericolo imposto dalla sua sola presenza. Non fu così, un ratto solitario forse rifugge un predatore ma quando questo è in gruppo può persino osare un attacco. Le parole del cavaliere non sembrano risvegliare altro che arroganza nei cuori di curi due miliziani che, come fetidi ratti appestati, si fanno forza l'un l'altro. I loro sorrisini malevoli tipici di meri ladruncoli parlano già per se su quanto sta per accadere e su ciò che Magellan dovrà fare per superare quel piccolo ponte di pietra. Lo sguardo tra il sorpreso e il perplesso, il secondo che si muove a quella che sembra essere una distanza prestabilita con un arco corto indossato sul torso. Quello che a tutti gli effetti sembrava essere uno schema d'attacco familiare ripetuto già più e più volte. Infine, come per seguire un copione, l'alabardiere ribadisce il medesimo concetto di proprietà con un tono più simile ad una minaccia che una richiesta. Poi quel gesto immediato l'alabarda che scatta verso Magellan con degli affondi a vuoto atti probabilmente a distrarlo mentre quel blando e monotono piano d'attacco fa per prendere forma. L'arciere mette rapidamente mano al suo arco, incocca la freccia e con un gesto forse non così fulmineo la scocca in direzione del volto di Magellan. Egli d'altro canto non aveva dato alcun peso alle azioni dell'Alabardiere, rimanendo immobile ed impassibile a quel vani gesti di minaccia posti sulla sua persona. Un ghigno macabro e arrogante si delinea sul volto statuario del Cavaliere che, con un gesto inaspettatamente fulmineo, antepone il dorso della sua mano destra sulla traiettoria della freccia. Questa semplicemente fa per rimbalzare sulla placca metallica della corazza, incapace di penetrare oltre la stessa e la marmorea cute che attendeva sotto di essa. Come un sasso questa rimbalza e cade al suolo, con un leggero rumore legnoso generato dal cozzare del corpo del proiettile con il selciato sottostante. L'Alabardiere non si fa però scoraggiare dalla rapidità del Cavaliere e procede con il suo attacco. Una rapida spazzata alla gamba del cavaliere con la probabile intenzione di destabilizzare il suo equilibrio e farlo cadere al suolo. Nell'attimo dell'impatto un distintivo CRAK si ode, quello che poteva far pensare ad un osso rotto. La verità dei fatti era ben diversa, il Cavaliere era infatti rimasto incolume dal colpo con una spessa lastra di ghiaccio che aveva ricoperto parte della gamba, frantumandosi all'impatto con l'arma. Così in un ultimo tentativo di offesa nei confronti di Magellan l'Alabardiere si muove veemente verso di lui e cerca di affondare la sua alabarda dritta nel cuore di Magellan, riuscendo nel tentativo. Nonostante la misera qualità della stessa l'arma riesce a cogliere un punto vuoto nella corazza e a perforare la dura pelle del non-morto, raggiungendo con ogni probabilità il suo cuore.

"Dovrei essere morto, già... questa ferita dovrebbe avermi ucciso. I miei sensi dovrebbero cominciare ad abbandonarmi da un momento all'altro: la vista si annebbierà, il freddo si farà sempre più assente per poi essere reclamato da un placido tepore mentre gli occhi faranno per chiudersi forzatamente. Ma tutto questo non accadrà. Tutto questo è già avvenuto molto tempo fa, non sono più vivo, ne morto. Il mio cuore non batte più, il mio respiro non è altro che un gesto dettato da una vita passata, troppo lontana per essere rimembrata del tutto. Nemmeno il dolore sembra in grado di toccarmi più. ormai. Il ferro e l'acciaio nient'altro che una noia, non più un pericolo concreto e reale. Nella mia esistenza maledetta mi sono stati concessi molti doni... doni che sino ad ora non ho saputo o voluto sfruttare. Non più, ora elargirò al mondo tutto il mio odio e la mia vendetta, cominciando da questo due insulsi omuncoli senza onore."

"Come ti ho detto, non ricordo di aver lasciato a nessuno il permesso di regnare sul dominio della mia casata."


Il Cavaliere dice ciò con naturalezza e calma, la ferita che lo aveva trafitto dritto al cuore non sembrava dargli alcun problema e il dolore non lo toccava minimamente. Quel sorrisino d'arroganza dapprima appena accennato si era ora tramutato in un profondo ghigno condito di rancore e sadismo mentre il Cavaliere pianifica rapidamente la sua prossima mossa. Con la mano destra ancora sollevata dal previo gesto difensivo e sopraelevata rispetto all'Alabardiere, Megellan compie un rapido gesto in avanti per andare a pestare pesantemente il piede destro della guarda col proprio stivale sinistro e poi procedere a schiantare la sua mano contro il volto dello stesso a palmo aperto. Una mossa fulminea e brutale con il quale il Cavaliere tenta poi di proiettare il miliziano al suolo con inaudita brutalità e forza, nella sua mente un'immagine che già faceva per prendere forma nella realtà. Il cranio dell'uomo che cozzava violentemente al suolo e si spappolava sotto la sua orrenda presa, il sussulto dell'Alabardiere e gli occhi pieni di terrore nel vedere quello sguardo innaturale e crudele che lo fissava pochi attimi prima di quel terribile colpo. d egli immaginava la realizzazione di quell'uomo che stupidamente aveva dato dello Stracciane a qualcuno che ormai non era nemmeno umano.

"Vi ho concesso una sola opportunità di farvi da parte, ma preferireste morire per il vostro grasso sire piuttosto che ambire a qualcosa di più di questa conscia schiavitù. Così sia allora! Vi garantirò la libertà più grande a cui un uomo possa ambire, la libertà dell'anima! Annichilirò le vostri prigioni di carne e vi renderà finalmente liberi. Così come libererò il Nord da dei deboli parassiti senza onore come voi."


Il canto dell'antico spirito che lo aveva condotto sino a li non era ormai altro che un mero sussurro perso nella sua mente, nelle memorie che sino a quel momento erano forse state incatenate nei profondi meandri della stessa per inconscia volontà di Magellan. Per mesi egli aveva vagato nei boschi innevati della Ystfalda credendosi un mostro, un essere estraneo a ciò che lo circondava con un esistenza che non gli apparteneva. Ma ora, consapevole di ciò che la sua terra natia e consapevole di quali disgustosi individui la comandavano senza pudore, egli aveva infine compreso che un mostro era esattamente ciò di cui quella terra necessitava. Qualcosa che non conosce il concetto di pietà o rimorso, qualcosa che non teme la morte o il dolore, qualcuno in grado di far cadere tutte le teste di qual cancro virulento che aveva e stava tutto ora consumando il Nord. Ed un nome di qualcuno, un'entità di cui aveva appreso l'esistenza non molto tempo fa, un dio che tramite la ferrea crudeltà imponeva l'obbedienza e l'ordine sul caos e la corruzione.

"Per Zoikar mi assicurerò che nessuno di voi parassiti sarà più in grado di mettere piede su queste terre senza cadere sotto i colpi della mia lama."






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Riassunto

CS {1 Costituzione; 1 Volontà}

Fisico {Danno Medio al Petto} ~ Mente {Sano} ~ Energie {75%}




Passive & Equipaggiamenti:
» Passiva Personale di Resistenza al Dolore Fisico
» Passiva Razziale Ostinazione
» Passiva Talento Guardiano Livello I
» Armatura Naturale

» Armatura di Piastre
» Spada Bastarda

Attive:

» Pergamena Campione Proiezione
» Attiva Talento Guardiano I







Magellan sfrutta la sua Passiva da Guardiano più il fatto di possedere una CS in Costituzione e ben due armature per annullare il danno della freccia che viene rapidamente deflessa con il dorso corazzato della mano. Poi annulla la spazzata dell'Alabardiere ergendo una difesa di potenza bassa con rapidità sempre grazie alla passiva da Guardiano ed incassa il colpo al cuore che grazie alla sua personale non lo scuote minimamente. A quel punto compie un attacco da CS cercando di schiacciare il piede destro dell'Alabardiere con il suo piede sinistro appesantito dalla corazza per poi usare l'abilità del campione Proiezione e cercare di schiantare la sua testa violentemente contro il suolo, mandandolo ovviamente a terra nel processo.


 
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view post Posted on 12/12/2014, 14:26
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Il fragoroso crepitio delle ossa risuono appena nell'aria gelida della sera, ovattato dai venti dei monti e dagli ululati dei lupi.
Eppure, nonostante ciò, il rumore sordo riverberò atavico come un connubio di orrore e distorsione nel silenzio ansiogeno della foresta appena oltre la fortezza. Una difformità evidente, una nota stonata in quella canzone artica, rimaneggiata a più riprese da uno spartito assai diverso da come le guardie di piantone se l'erano immaginato.

« AAAAAARGH! Figlio di puttana...! »
Il soldato vicino a Magellan urlò disperato, emettendo un grugnito acuto a metà tra il belato di una capra azzoppata ed il lascito lamentoso di un leone sconfitto. Il suo volto, infatti, si spiaccicò contro la pietra e la neve bianchiccia che contornava il pavimento un po' ovunque si dipinse di un rosso accesso, macchiato e sparso come gocce di livore sui mattoni di pietra levigati e dormienti.
L'uomo urlava a squarciagola, tenendosi il volto - o ciò che ne rimaneva - con le due mani, contenendo a stento gli zampilli di sangue che non accennavano a placarsi.
Si rotolava nella neve ormai sporca e, per ciò che poteva scorgersi tra le dita umide, oltre al volto deformato era rimasto ben poco del naso dell'uomo, i cui pezzi ormai dimoravano sul ponte di pietra, sparsi in circolo insieme a parte dell'elmo ed alle armi abbandonate dell'uomo.
« Mi ha distrutto il naso - » guaiva come una cagnolina spaurita « Carl, questo grandissimo stronzo mi ha rotto il naso...! »

L'altro prese a tremare distintamente, vibrando di paura ancor più di quanto già non facesse per il freddo.
Afferrò goffamente un quadrello dal fodero allacciato di fianco, ma questo mancò il binario della balestra e gli cadde. Sbarrò gli occhi, dunque, e mandò giù un grosso grumo di saliva.
« Morirai, bastardo » abbaiò, tentando di vincere le proprie più oscure turbe « ti daremo in pasto ai cani, stanotte. »
Dunque, rovistò nel sacco allacciato dall'altra parte della vita. Il voltò preoccupato si marchiò di un lascito di tenue soddisfazione quando la mano tozza parve stringersi attorno a qualcosa di grosso. Non un piccolo quadrello, non un bastoncino umidiccio e scivoloso, ma qualcosa di più paffuto, che potesse infondergli sicurezza.
Quando lo estrasse, lo accompagnò con un ghigno soddisfatto. Era una sfera di terracotta grossa come un pugno, avvolta in uno straccio logoro. Dalla sommità spuntava un piccolo spago, che si incurvava pendente verso sinistra, leggermente. L'uomo fissò l'oggetto con ghigno malevolo ed accompagnò la miccia alla torcia più vicina.
« Brucia, dannato...! »

E lo lanciò. La sfera fluttuò nell'aria quasi con avvenenza; un coriandolo di solennità che librò, confondendosi, per un attimo, tra i fiocchi di neve che presero a scendere. Poi, però, rovinò con turpe gravame: si inabissò nello spesso manto nevoso, frantumandosi in decine di frammenti. Infine, seguì una vaporosa fiammata, che colorò il cielo di rosso chiaro per un attimo, salvo poi trasformarsi in un rosso più scuro e spandersi in cerchio, mossa dal vento. Fiamme alte più di un metro, che presero a circondare Magellan, inebriate d'odio e desiderose di avvolgerlo tra le proprie spire.
Infine, la guardia prese coraggio dall'attacco: incoccò rapidamente due quadrelli e li lanciò verso il proprio nemico, mirando uno al volto ed uno al cuore.



CITAZIONE

Il tuo attacco va a segno, distruggendo il volto dell'uomo.
L'altro, terrorizzato, ti lancia una bomba incendiaria che si trasforma in un circolo di fuoco che ti avvolge a 360°. E' di potenza Alta.
Infine, ti spara due frecce, mirando al volto ed al cuore. Contano come un'unica tecnica di potenza Media (Basso + Basso). Decidi come reagire, valgono le stesse regole del turno precedente.
Una sola cosa: preferirei riportassi le tecniche per intero, così come i consumi. Lo scopo dello specchietto è rendere più immediata la comprensione all'avversario; se poi mi costringi comunque ad andare alla tua scheda, il suddetto scopo non viene raggiunto, ovviamente.
Dubbi o domande dove sai.

 
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view post Posted on 12/12/2014, 16:43
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La rabbia del Cavaliere si tramutò rapidamente in una macabra e distorta gioia nel vedere l'Alabardiere schiantato al suolo, il suo naso devastato e ridotto a brandelli così come il suo spirito. Egli impreca e maledice la figura in armatura mentre quello che sino ad un secondo prima era un mero dubbio diviene la tremenda realtà, Magellan li avrebbe uccisi entrambi e nel farlo non si sarebbe astenuto dall'imporre su di loro una sofferenza indicibile. Le urla del nemico sconfitto non lo toccano minimamente, egli invece volge il suo sguardo verso l'altro, il Balestriere. L'arroganza ormai sembrava averlo abbandonato del tutto, la visione del suo compagno spezzato e tormentato dal dolore che si rotolava disperatamente nella morbida neve risuonarono nella sua mente come un oscuro monito di morte. Egli sapeva di essere il prossimo, sapeva che il Lupo stava arrivando a reclamare la sua prossima preda e che le sue fauci lo avrebbero stritolato sino a spezzarlo completamente. d in tale visione di paura e sconforto Magellan non poté che trovare pace e contentezza. Nulla poteva rinfrancare il suo animo più del vedere il proprio nemico distrutto e terrorizzato. Nella sua sicurezza e concia accettazione della sua maledizione, il Cavaliere si rivolge al Balestriere con voce calma e altezzosa, un tono quasi di rimprovero.

"I peccati, vedi, rimangono con noi per sempre. Non si può sfuggire ai propri peccati, ci è permesso solo cercare la redenzione prima della fine. Eppure tu, come un caprone testardo e spaventato, continueresti volentieri a caricare a testa bassa pur sapendo che il tuo tempo è giunto alla fine. Più tenterai di resistermi e più soffrirai prima dir aggiungere la liberazione. La scelta è solamente tua, adesso."


Eppure la magnanima proposta del Cavaliere non viene accolta con gratitudine, bensì con odio ed imprecazioni. Minacce di morte e quello che agli occhi del cavaliere è come un cane randagio che abbaia ferocemente contro un predatore più grande, cercando disperatamente di spaventarlo prima che questo lo assalga. Quel quadretto di paura ed arroganza sembra divertire Magellan, che offre al soldato una vuota e distorta risata nel vederlo mentre con goffaggine si dimostra incapace di caricare persino un quadrello nella sua balestra. Ma egli non agisce e con arroganza incrocia le braccia sul petto, il suo sguardo funereo fisso sul Balestriere che in preda al terrore più nero infila una mano nella bisaccia di tessuto, cercando un oggetto specifico che infine trova. Una semplice sfera di terracotta che lo sguardo di Magellan facilmente identifica come un ordigno esplosivo.

"Oh, speri dunque che un po di polvere da sparo possa allontanarti dal giudizio? Davvero patetico..."

Il balestriere agisce con rapidità e usando una delle torce da alle fiamme la sfera di terracotta per poi scagliarla ai piedi di Magellan che ancora rimane immobile, quasi non curante del pericolo ormai prossimo. La sfera si infrange al suolo con un suono sordo, attutito dallo strato di neve e quasi annullato dall'onnipresente sibilo del vento. Poi la quiete notturna viene infranta dalle alte fiamme divampate dalla sfera di terracotta che seguendo il medesimo vento fanno per circondare interamente il Cavaliere un cerchio di fuoco da prima di un rosso acceso che poi scema rapidamente ad una colorazione più scura, tipica delle fiamme generate dalla pece. Ed in quel preciso istante Magellan agisce. Con un rapido gesto mette mano alla sua spada bastarda e la punta in direzione del Balestriere senza però dire nulla, forse un monito o forse una precisa indicazione di ciò che stava per avvenire. Le fiamme che lambivano le sue gambe bruciano la sua carne marmorea sotto l'armatura, ma questo non sembra disturbarlo minimamente. Ed egli si avventa velocemente verso il suo avversario, spada in pugno e con quello sguardo che nemmeno le nere fiamme sembravano poter toccare.

"Il dolore del fuoco non può più toccarmi, poichè la mia anima è già nera come la cenere vulcanica."

Il balestriere non ha certo intenzione di darsi per vinto e rapidamente mette mano al suo strumento di Morte. Carica un dardo e fa fuoco, il proiettile fischia nell'avvicinarsi alla ferita già aperta nel petto di Magellan solo per rimbalzare senza produrre alcun danno, uno sottile strato di ghiaccio ne nega ogni effetto. La carica del Cavaliere sembra invero essere inesorabile, ma il balestriere non si da ancora per vinto e prepara un altro dardo che si dirige rapidamente verso la testa di Magellan. Il risultato resta però invariato. Una sottile placca di ghiaccio si forma rapidamente sul volto del Cavaliere e deflette il secondo dardo che cade sul suolo nevoso. Con questo la consapevolezza di Magellan nel realizzare che il suo nemico era senza opzioni.

"Pensavi che i tuoi giocattoli protesero ferirmi, disgustoso omuncolo?
Pensi che basto questo a fermarmi?!"


Era tutto predisposto, non vi era ormai nulla che il Balestriere potesse fare. Il Cavaliere incombeva su di lui e la lentezza di ricarica della sua arma la rendevano inutilizzabile per sferrare un altro attacco. Ma Magellan non è un individuo irruente ed, anche nella certezza, non disdegna un'ulteriore precauzione per portare a termine l'attacco. Fino ad un paio di metri di distanza la lama anticipa quello che sembra essere un affondo, il braccio destro caricato indietro e la mano sinistra aperta e con il palmo rivolto verso il balestriere. Ma in quel paio di metri tutto cambia. Con uno dei passi il Cavaliere spinge la sua massa in aria con uno stacco di quasi mezzo metro, la mano sinistra ascende per afferrare l'elsa della lama insieme alla destra e prepara quello che da affondo si tramuta in un perfetto taglio verticale. Un colpo secco e pulito su cui egli applica tuta la sua massa fisica, un obiettivo tanto semplice quanto efficace, tagliare a metà quel disgustoso omuncolo e rimuovere la sua abbietta presenza dalle terre dei suoi avi.

"Nessuno di voi mi fermerà dal raggiungere mio obbiettivo. Per troppo tempo ormai ho attardato il mio compito su queste terre. Un compito che prevede la vostra eliminazione."

Ed egli dopo tanto tempo si sentì di nuovo vivo. All'inizio pensava si trattasse del semplice gesto impunito di combattere, dell'incrociare la lama con un altro guerriero e dare nuovamente inizio a quella danza così familiare. Ma non era così, il gesto da solo non aveva significato per lui. Ciò che aveva fatto nuovamente ardere il suo cuore era il nemico. La consapevolezza di stroncare le vite degli ingiusti, dei voltagabbana e dei traditori. Il solo pensiero di ciò che a breve avrebbe fatto a quel Gaspard lo faceva fremere di gioia, solo la sua fredda logica riusciva a mascherare quell'emozione dietro al freddo volto marmoreo. Per lungo tempo le sue emozioni, i suoi desideri e i suoi ricordi erano stati cristallizzato dal freddo ghiaccio della sua anima. Ma adesso, finalmente, quel giaccio si era sciolto e Magellan poteva finalmente intravedere il suo obbiettivo finale. Avrebbe finito quei due e si sarebbe diretto al bastione, per liberare la sua gente o, forse per giudicarla.





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Riassunto

CS {1 Costituzione; 1 Volontà}

Fisico {Danno Medio al Petto, Danno Medio su ogni Gamba} ~ Mente {Sano} ~ Energie {65%}




Passive & Equipaggiamenti:
» Passiva Personale di Resistenza al Dolore Fisico
» Passiva Razziale di Resistenza al Dolore Mentale
» Passiva Talento Guardiano Livello I - Difesa Rapida ed Immediata
» Armatura Naturale

» Armatura di Piastre
» Spada Bastarda

Attive:

» Attiva Talento Guardiano I - Difesa Fisica/Magica di Livello Basso x2







Magellan si crogiola nella sofferenza dell'Alabardiere per poi provocare arrogantemente il balestriere che procede con i suoi attacchi. La bomba incendiaria causa un danno medio da ustione su ogni gamba. orte della sua insensibilità al dolore Magellan carica contro il balestriere che trova entrambi i suoi dardi negati da un doppio utilizzo dell'attiva del talento Guardiano. Magellan giunge infine a raggio d'attacco e con una finta tramuta il suo affondo in un corto balzo con attacco a squarcio verticale mirando alla testa del balestriere. L'attacco è portato con sole CS.


 
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view post Posted on 15/12/2014, 17:17
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Gli occhi del balestriere sgranarono, spaventati.
Il suo sguardo si atterrì, scorgendo le gambe di Magellan, riarse al fuoco della bomba, cospargersi di fiamme e solcarne il calore con leggerezza e quasi disinteresse. Il passo del guerriero pareva inarrestabile; solcava l'amenità del suolo con facilità e leggerezza, quasi scostasse i rami secchi di una palude ormai morta. Quasi sventolasse il palmo contro i moscerini nel caldo deserto, facendosi largo attraverso nient'altro che fastidiosi contrattempi.
Fece pochi passi il balestriere, battendo poco i denti ed ingoiando l'ennesimo grumo di saliva.
La gola era ormai secca, preda dell'arsura nonostante fuori la brina della sera cominciasse a ghiacciarsi.

« Cosa vuoi » biascicò, in uno stentato balbettio « cosa cazzo vuoi..?! »
Vide la spada di Magellan levarsi al cielo ed abbattersi in sua direzione con rabbia ed ardimento. Fece un altro passo indietro e, in una mossa a metà tra fortuna ed abilità, scostò il volto di quel tanto sufficiente ad evitare che il guerriero gli tagliasse il viso a metà. Il filo della lama, infatti, strisciò contro le sue guance violacee, disegnando una tenue striscia di sangue porpora, che gli colorò il volto dalla tempia sinistra, fin quasi al collo.
Un tetro tatuaggio impresso nella carne e disegnato col sangue, ma sempre meglio che un cranio spaccato alla fine.

Perplesso e quasi rinfrancato dalla sua fortuna, il guerriero ruzzolò all'indietro, cadendo sulle sue stesse gambe e finendo prono dinanzi a Magellan.
La balestra, sua fida consigliera, era ancora stretta nella mano destra, col grilletto pronto a spare un altro dardo. Quella sera, probabilmente, le stelle gli avevano irriso più che al proprio compagno di ronda. Aveva evitato la morte ed ora, casualmente, aveva il nemico sotto tiro, con il quadrello incoccato e puntato diritto al cuore.
La fortuna aiuta gli audaci, si dice. Nonostante siano dei manigoldi della peggior specie, a quanto pare.

« Uther! »
Una voce riempì il piazzale antistante il forte, giusto un attimo prima che il balestriere scoccasse il dardo.
Non rispose, invero, al richiamo, ma lo percepì distintamente. Proveniva dalla balconata sopra le mura del forte, da un uomo in armatura di cuoio e la barba rossiccia che gridava a pieni polmoni diretti verso il piccolo gruppetto. Il balestriere si arrestò, a malincuore. « Lord Gaspard dice di lasciarli entrare...! »
« Non ha intenzione di perdere altri uomini per una cosa del genere » ribatté l'uomo con la barba rossa, dal balcone « quindi fallo entrare! »

Immediatamente dopo i cancelli del forte si aprirono con un sordo rumore metallico.
La grata risalì, fino a scomparire nel muro in alto e lasciando intravedere l'interno freddo e diroccato del cortile del castello.
« Accomodati pure, stronzo » disse solo il balestriere, continuando a tenere Magellan sotto tiro « a quanto pare oggi è il tuo giorno fortunato... »



CITAZIONE

L'offensiva danneggia solo parzialmente il balestriere che, però, prima di contrattaccare viene fermato da un uomo sul passatoio delle mura.
Decidi come reagire, se continuare ad attaccare o entrare nel forte. Nel primo caso, valgono sempre le regole del duello. Altrimenti, descrivi liberamente il forte e conduci il tuo pg fino alla "sala del trono", evidenziando tutti gli elementi che ritieni opportuno. Ove dovessi propendere per questa ipotesi, sappi che nella sala del trono rimarrete tu, l'uomo con la barba rossiccia che ti ho descritto (poco) in questo post e Lord Gaspard, che è un uomo dai capelli lunghi, grigi, la barba incolta, sulla sessantina d'anni. Ti lascio ampia libertà su come descrivere questa scena, benché tu non uccida autoconclusivamente nessuno.

 
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view post Posted on 13/1/2015, 02:13
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Solo adesso sto cominciando a realizzare pienamente come questo mio stato tra vita e morte abbia influito sul mio corpo. Ho mancato il colpo. Piccola cosa si potrebbe pensare, un cavaliere in una pesante corazza contro un piccolo uomo con una cotta di cuoio, comprensibile che il secondo sia più veloce del primo. Eppure troppi fattori volgevano a mio vantaggio in quella fredda nottata. Lo stesso gelo che rallentava il balestriere, rendeva i suoi movimenti impacciati. La paura di affrontare qualcosa di insolito ed inaspettato che sembra non risentire di qualsivoglia colpo vi sia diretto contro.
La semplice esperienza tra un mero miliziano e tra chi ha visto il cielo squarciarsi e vomitare ombre ed abomini pronte a seguire i comandi della folle Inquisitrice. Eppure ho mancato il mio colpo, lasciando al mio avversario solo un taglio profondo sul lato del volto come marchio indelebile di una morte scampata per miracolo. Ma un miracolo non è, affatto. Questo corpo è invero potente, robusto, ignorante al dolore ma... non è mio. Ho scansato tutto questo come fosse una semplice sensazione, ma sta di fatto che non si trattava solo della mia immaginazione. Mi sento scomodo, come ad indossare una corazza troppo larga e pesante al quale non sono abituato, i miei movimenti sono corretti ma lenti e ritardati. Ed al culmine della sua fortuna il balestriere fa appello al suo coraggio e si prepara a dirigere un altro dardo verso il mio freddo e nero cuore. Mi avrebbe colpito e si sarebbe stupito mentre avrei afferrato il suo fragile collo con la mia mano per stritolarlo sino a sentire quel familiare suono, come di un ramo spezzato, a decretare la fine di un'altra vita. Mi sarei crogiolato di nuovo nel tuo timore, nelle sue imprecazioni ed infine nel suo trapasso. Nulla di tutto ciò accade.

"Uther!"


Una voce baritonale e profonda, quasi fosse stato un gigante di montagna a parlare. Il balestriere ode quella voce e come colto da uno strano incantesimo si ferma, voltandosi in direzione dell'urlo esattamente come me. Ed un uomo attende sulla balconata in legno che sporgeva dalle mura di pietra, il suo sguardo fisso su una scena che forse era stata osservata senza che io me ne rendessi conto. Eppure non si era curato di chiamare rinforzi, di soccorrere i suoi uomini o di agire in qualsivoglia modo per fermarmi. Semplicemente aveva osservato, come un giudice silente pronto ad emettere il suo verdetto. La mia lama è pronta a colpire ma per qualche strano motivo esito, attendo, pondero e mi chiedo quale siano le intenzioni di quell'uomo dalla folta barba rossa come il fuoco.

"Lord Gaspard dice di lasciarlo entrare...!"


Persino io non posso non rimanere sorpreso nell'udire queste parole. Eppure i fatti sono incontestabili, l'espressione del balestriere a conferma che quanto avevo udito non era mero frutto della mia mente fratturata e tormentata. Questo Lord Gaspard ha voluto premiarmi per ciò che ho fatto ai suoi uomini, premiarmi per aver brutalmente massacrato uno dei suo fedeli soldati. O forse egli mi aveva considerato abbastanza pericoloso da attirarmi in un tranello, uccidermi con il favore dei numeri all'interno della sua fortezza. Allora perché sento questo inarrestabile desiderio di fidarmi di quell'uomo? Perché ho questa certezza priva di logica che mi spinge ad entrare in quelli che erano i domini della mia gente?

"Non ha intenzione di perdere altri uomini per una cosa del genere, quindi fallo entrare!"



Al concludersi di quelle parole una miriade di suoni familiari mi riempie la mente, quasi ad inebriarla. Legno che scricchiola, il metallico suono delle catene e degli ingranaggi mossi dai contrappesi di pietra mentre le porte del bastione si dischiudono dinanzi a me e la pesante grata metallica si innalza per venire divorata dalle stesse mura. L'ultima volta che ho udito questo suono stavamo marciando fuori dalla rocca, verso Basildera, verso ciò che credevamo fossero i grandi festeggiamenti per la vittoria di Re Chevalier. Troppo stolti e ciechi per riconoscere l'oscura realtà dei fatti. Mentre il balestriere impreca e abbaia io semplicemente avanzo, non curante di quell'inutile ostacolo ormai superato. Ora però devo affrontare un ostacolo ben peggiore, osservare quella che un tempo era la mia casa ridotta a nulla più che l'ombra di ciò che era. Forse non sono in molti a saperlo ma i Bastioni della Ystfalda sono invero piccole città autonome a se stanti, quasi tutto costruiti su una miniera o vicino ad essa per garantire un costante afflusso di pietra e metallo alla stessa. Questo non era certo uno dei bastioni più grandi o imponenti ma era comunque completo nella sua piccola perfezione. Con mia grande sorpresa e gioia l'interno della fortezza non sembra essere cambiato molto. Non mi concedo tempo per divagare nelle stradine del piccolo borgo antecedente al mastio ma anche nel cuore della notte si denotano suoni e immagini familiari. Primo fra tutti il fabbro con quel ritmico ed incessante martellio, mi basta udirlo per immaginare la lama arroventata che si piega sotto il suo martello, il calore della forgia immaginante che rinfranca il corpo e l'anima persino in quelle fredde nottate senza stelle. Seguono un paio di casupole e poi la vecchia taverna che anche a distanza di tutti questi anni porta lo stesso identico nome: Il Cane Imbranato. Non posso fare a meno di sorridere mentre tiro su il cappuccio, ripensando al giorno in cui il taverniere mir acconto la storia dietro a quel bizzarro nome. Del suo stupido cane Brado che, trovando un barile aperto, ne vuotò quasi completamente il contenuto alcolico per poi urinare sopra gli altri e stramazzare al suolo come un vecchio beone. Chissà... forse adesso sarà suo figlio Gerard a gestire l'attività. Però è sorprendente come a distanza di così tanto tempo il più della fortezza sembra essere rimasto intatto. Parte di questo può essere attribuito agli abili architetti che hanno progettato il borgo, ma indubbiamente tutti si sono impegnati anima e corpo a mantenere intatta la loro dimora. La domanda è... questo è avvenuto per volontà di Gaspard o per volontà del popolo che si è ingegnato contro l'inettitudine del suo Lord? Vorrei poter chiedere ma ogni suono tace silente, solo il gelido vento e il metallico rimbombo proveniente dalla forgia colorano l'oscurità di queste fredde tenebre. Solo Gaspard può darmi le risposte che cerco. Non attendo oltre, non mi soffermo un secondo di più, semplicemente procedo verso il mastio interno per incontrare quella che con ogni probabilità sarebbe stata la mia nemesi in questo mio strano ritorno a casa. I miei passi risuonano sulla scalinata antecedente alla sala del trono come i rintocchi di una campana, scandendo con precisione il tempo che mi separava dal concludere quella strana nottata.

"Nemmeno una guardia a proteggere l'ingresso, dimostrazione d'audacia o di stupidità?"



Parole rivolte al vento che mi risponde solo con un altro freddo sibilo mentre con un movimento brusco ed improvviso schianto i miei palmi contro le ante del portone d'ingresso. Un forte scricchiolio e poi il suono fragoroso dell'impatto tra legno e pietra, il portone che si abbatte sulle colonne situate ai suoi lati. Le fiamme delle fiaccole situate ai lati si piegano sotto il vento che rapidamente segue i miei passi come un esercito invincibile, infondendomi coraggio e determinazione in egual misura. La stanza non sembra aver subito grosse modifiche da quando me ne sono andato. Un lungo tappeto rosso con bordi dorati si srotola dal trono sino a metà della stanza. Sui lati lunghi tavoli ben levigati in legno ove un tempo si tenevano sontuosi banchetti per celebrare vittorie, matrimoni, nascite ed altri lieti eventi. Appeso al soffitto capeggiava un enorme candelabro forgiato interamente in ferro, dal design semplice ma elegante che era in grado da solo di illuminare buona parte della stanza. La struttura composta totalmente in metallo lo rendeva talmente pesante dal farlo rimanere impassibile persino al vento che ululava alle mie spalle come una bestia feroce. Faccio pochi passi e mi fermo, l'uomo dalla barba rossiccia e gli occhi verdi mi fissa con fare sospettoso, mi studia come farebbe con una bestia da cacciare, ma non agisce. Finalmente posso posare il mio sguardo su Lord Gaspard. Un uomo che ha sicuramente superato la sua mezz'età di svariati anni, una barba crespa e lunga quanto i suoi capelli. Indosso aveva una mantellina grigiastra a e consumata dal tempo con una corazza di cuoio dall'aspetto vecchio e malandato anche se regale e ben lavorata. Il volto era scavato da varie rune e i suoi occhi azzurri avevano uno sguardo spento, quasi assente, di chi si era arreso ormai da tanto e tanto tempo. Possibile che questo sia veramente il Lord Arrogante e egoista che mi attendeva alla fine del mio tragitto? Con un movimento fluido della mia mano calo ancora una volta il mio cappuccio e lascio che il mio sguardo incroci quello di Gaspard. Egli ha le risposte che cerco, i pezzi che mancano per completare la mia memoria.

"Dunque tu sei Lord Gaspard, mi aspettavo qualcosa di... diverso invero.
Sono venuto fin qui nella mia terra natia aspettandomi di incrociare la mia lama con quella di uno spietato tiranno, un usurpatore senza scrupoli o risentimento.
Eppure tu non sembri nulla di tutto ciò, il borgo e il mastio sembrano essere ancora in ottimo stato nonostante tutto ciò che è avvenuto e le guerre che hanno scosso queste terre.
Nonostante ciò non ho memoria di te.
Chi sei tu, dunque, Gaspard?
Un Tiranno? un Usurpatore? Un Parassita?
Oppure sei solo un uomo che ha cercato di tenere insieme i pezzi della sua terra quando i suoi padroni sono stati consumati dalla follia di Chevalier?
Chi sei tu che ti siedi sul trono ove un tempo sedevano i miei avi?
"





¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS {1 Costituzione; 1 Volontà}

Fisico {Danno Medio al Petto, Danno Medio su ogni Gamba} ~ Mente {Sano} ~ Energie {65%}




Passive & Equipaggiamenti:
» Passiva Personale di Resistenza al Dolore Fisico
» Passiva Razziale di Resistenza al Dolore Mentale
» Passiva Talento Guardiano Livello I - Difesa Rapida ed Immediata
» Armatura Naturale
» Armatura di Piastre
» Spada Bastarda


Attive:







Nulla di importante da segnalare a questo giro. Magellan entra nel suo vecchio dominio e lo trova sorprendentemente intatto, scrutando nel buio della notte pr cogliere i pochi dettagli che gli passano sott'occhio nel borgo prima di salire le scalinate che portano al mastio e alla sala del trono in cui incontra finalmente Gaspard insieme a quello che immagina sia il capitano delle guardie.


 
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view post Posted on 13/1/2015, 16:34
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Maestro
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Lo sguardo tremulo si divampò di rabbia nell'udire le parole dell'altro.
Lord Gaspard era un uomo debole, apparentemente. Il peso dell'età e del corpo l'avevano reso stanco e fragile, al punto che finanche alzarsi dal suo seggio sembrava un'impresa ardua. Spinse sulle braccia sul trono di legno lavorato, tendendo i muscoli con quanta più forza gli fosse possibile. Avanzò con la grassa coscia sinistra, portandola in posizione eretta; poi fece leva con l'altro braccio, ergendosi anche sull'altra gamba. Lo sforzo gli rese il volto paonazzo: la barba incolta tradiva l'aspetto trasandato e sporco, di chi ha passato troppe notti insonni o ne ha passate troppo poche.
Lo sguardo, però, rivelava la propria frustrazione. Le pupille spalancate seguitavano a fissare il suo interlocutore, come intenzionate a ribattere con vigore a qualunque bestemmia avesse pronunciato.
La guardia poco distante colse la premura del suo Lord e fece un passo in avanti. Gaspard, però, gli fece cenno di fermarsi.
L'orgoglio ed il rancore, probabilmente, erano più forti di qualunque potere.

« Non so da quanto tempo tu non metti piede da queste parti » rispose, con voce roca ed affaticata « ma sembri parlare di un tempo che non esiste più. »
« Ho rilevato questo castello quando era ormai abbandonato alle intemperie » aggiunse, facendo un passo avanti « ed ignoro chi l'abbia occupato prima di me. »
« Questa terra ha subito lo stesso destino della regione che la circonda: la guerra civile, la caduta del Regno del Re che non perde mai l'ha condannata all'oblio totale. »
« E' stata dimenticata, così come la sua gente ed i valori secolari che si portava dietro »
I suoi occhi si riempirono di lacrime, divenendo rossi come quelli di un infante che biascica il proprio piagnisteo dinanzi all'arcigna madre.
« L'ho abitato nuovamente ed ho colmato il bisogno che c'era di una qualche forma di giustizia ed ordine » si lasciò andare, ancora
« ...benché io non possegga né la forza, né le risorse per garantirla come vorrei. »

Infine, raggiunse un bastone di legno marcio appoggiato ad un tavolo poco distante. Con esso, tamburellò il pavimento e si trascinò lentamente verso il cavaliere.
Gli arrivava a stento al collo ed emetteva un forte odore di muffa e di sporco; eppure, sembrava profondere in quelle parole strazianti tutta la propria volontà ed il proprio passato vigore.
« Non c'è rimasto più nulla di civile in queste terre » aggiunse ancora, fiacco « né per me, né per nessuno. »
Poi lo squadrò meglio, soffermandosi sulla pesante lama e sull'armatura portata indosso. « Eppure, se tu affermi di aver premura per questa terra... aiutami »
« Poniti al mio servigio come cavaliere ed insieme ripuliremo questa regione dai ladri e dai malfattori...! »
Concluse fissandolo con sguardo speranzoso.

Poco distante, però, avanzò il vecchio. Era rimasto sempre al fianco del cavaliere, sottolineando con uno sbuffo annoiato ogni frase dell'anziano Lord.
« E' questo che vuoi... » disse, ironico « ...credere ad un mentecatto come questo? »
Le sue parole echeggiarono nella sala, ma nessuno sembrava udirle a parte il guerriero. Nel mentre, il suo fisico rivelò un pallore quasi spettrale e la sua pelle traslucida lasciava intravedere le fiamme delle candele attraverso di essa. I suoi occhi divennero rossi, illuminandosi al risuonar di ogni tono di rabbia.
« Sei tornato per ripulire il Regno dagli impostori come lui » aggiunse, con tono stridente « non per allearti a loro! »

Attese un istante, portandosi alle spalle del Lord.
« Uccidilo » disse poi, freddo « uccidilo come Kjed ti comanda! »



CITAZIONE

Siamo alla conclusione.
Scrivi tu l'ultimo post; sei libero di fare quello che vuoi. Scrivimi un epilogo di questa storia. Non potrai essere autoconclusivo con il vecchio che ti ha accompagnato, però: anche se volessi, per qualche motivo lui ti risulta intangibile totalmente. Per il resto, sei libero di decidere come comportarti e come concludere questo spaccato della tua storia. Ti viene di fatto posto un bivio: collaborare col Lord o ucciderlo. Decidi liberamente. Domande o dubbi, dove sai.

 
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view post Posted on 14/1/2015, 15:36
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Un individuo davvero curioso ed insolito questo Gaspard. Ormai il tempo ha flagellato il suo corpo riducendolo ad una mera ombra di ciò che era, questo però non sembra aver dilaniato il suo animo. Le mie sole parola sono sufficienti dall'ignorare gli dei solo sanno quale terribile malanno lo affliggesse. Egli si innalza dal suo trono facendo appello ad ogni stilla di forza ancora presente in esso, il suo sguardo dapprima stanco ora tramutato in un misto di rabbia e rancore, come un vecchio lupo pronto a mostrare le sue zanne un'ultima volta. Solo un'ultima volta prima della fine. Ammiro il senso del dovere della guardia e la sua sincera preoccupazione nei confronti del suo signore, un atteggiamento encomiabile se non altro. Gaspard però rifugge il suo aiuto, fa di tutto per dimostrarsi forte ai miei occhi, fallendo miseramente. Sopportare il dolore, sfidare il proprio fallace corpo nel tentativo di ergersi e dimostrarsi superiore. Cosa ti spinge veramente, Gaspard? L'arroganza dettata dalla tua posizione o il timore che la morte sia infine giunta a graziarti della pace eterna?

"Non so da quanto tempo tu non metti piede da queste parti, ma sembri parlare di un tempo che non esiste più."

"Sono perfettamente consapevole della rovinosa fine del mio tempo, Gaspard.
Non sprecare il tuo fiato dicendomi quanto ho potuto osservare con i miei occhi.
La mia domanda non ha ancora trovato una risposta, cosa ci fai nella dimora dei miei avi?
"

"Ho rilevato questo castello quando era ormai abbandonato alle intemperie ed ignoro chi l'abbia occupato prima di me.
Questa terra ha subito lo stesso destino della regione che la circonda: la guerra civile, la caduta del Regno del Re che non perde mai l'ha condannata all'oblio totale.
E' stata dimenticata, così come la sua gente ed i valori secolari che si portava dietro
"

"Nonostante ciò tu adesso ti trovi qui, in una terra che persino la maggioranza del suo stesso popolo sembra aver abbandonato e lasciato a marcire come una bestia moribonda.
Cosa ti ha spinto a fare ciò, allora? Cosa ti ha portato a rimanere qui mentre tutti gli altri rifuggivano verso Basildera, chinando il capo a questo bastardo che ha modellato e manipolato le menti del mio popolo come fossero marionette d'argilla?
"

"L'ho abitato nuovamente ed ho colmato il bisogno che c'era di una qualche forma di giustizia ed ordine ... benché io non possegga né la forza, né le risorse per garantirla come vorrei."

"Questo non mi è stato difficile constatarlo.
Ciononostante non dovresti sminuire i tuoi sforzi, se questo bastione ha una parvenza di civiltà in fondo è solo grazie a te.
Certo il tuo momento di gloria è passato ormai da tempo ma i risultati dei tuoi sforzi, seppur considerevolmente semplice, non sono certo da buttar via.
"



Sol ora noto che i suoi occhi avevano cominciato a lacrimare, anzi no egli stava piangendo. Le sue parole non nascondevano menzogna alcuna, i suoi sforzi benché insufficienti per raggiungere il suo obbiettivo erano sinceri e rivolti incondizionatamente al benessere del suo popolo e della sua terra. I suoi sentimenti ed i suoi desideri erano puri, ma il suo corpo e i suoi sensi erano ormai consumati e privi di qualsivoglia utilità. Era un uomo al crepuscolo la cui intera vita non era stata sufficiente a coronare il suo solo desiderio di vedere la sua terra rinascere e fiorire come aveva fatto un tempo. I ostri desideri coincidevano perfettamente. Ma solo uno di noi possiede la forza per far avverare questa visione, solo uno di noi può far risorgere questa terra dalla lapide di ghiaccio e tenebra che l'hanno ammantata tutta. Solo io posso spazzare via questa miseria e riportare questa dura e giusta terra al suo vero stato. Il vecchio deve cedere il passo al nuovo, questo è inevitabile.

"Non c'è rimasto più nulla di civile in queste terre... né per me, né per nessuno.
Eppure, se tu affermi di aver premura per questa terra... aiutami.
Poniti al mio servigio come cavaliere ed insieme ripuliremo questa regione dai ladri e dai malfattori...!
"



"Ti sbagli, vecchio Lord. Tutto quello di cui queste terre necessitino è un pastore in grado di ricondurre il suo gregge smarrito verso verdi pascoli.
Tu non sei quel pastore, non più almeno.
Molto tempo fa ho servito un uomo che come te aveva grandi propositi, che aveva reso questa terra grande e magnifica.
Eppure anche quello che si dimostrò il migliore tra di noi finì col cadere vittima del suo stesso potere.
La forza concessa e mal usata è peggiore di qualunque debolezza.
Ma...
<mi volto verso il portone aperto, dando le spalle al Vecchio Lord e camminando sino a pormi sotto il portico di pietra> ...questo non sarà più un tuo problema."


Per lunghi ed interminabili attimi la sala del trono cade nel silenzio più assoluto. Le fiaccole continuano a danzare sotto la forza del freddo vento invernale ed il cielo nero e nuvoloso decide infine di graziare la terra con le sue fredde e soffici lacrime. Poi la odo di nuovo, la voce di quel vecchio spettro che mi aveva condotto sin qui dalle sconfinate e bianche foreste della Ystfalda. Il desiderio di eliminare gli ostacoli che impediscono alla mia terra di risorgere, di prosperare, di ascendere nuovamente alla forza e bellezza di un tempo. Poi un nome che riporta alla mia mente mille ricordi, Kjed. La dea della notte e della tormenta, la signora giusta e tremenda che da tempo immemore abita e protegge il freddo Nord, spazzando via i deboli e gli inetti così che solo i forti possano prosperare e continuare a solcare il suo freddo dominio. Ed era lei la dea che la mia Casata venerava, era lei che veniva ringraziata per il dono di poter controllare le freddi correnti del Nord come un mero gesto delle nostre mani. Ed in tutti questi anni ella ha solo potuto osservare mentre la sua gente veniva flagellata dalla guerra, dalla fame, dalla rovina più totale. Estendo la mia mano destra dinnanzi a me, il palmo rivolto verso il cielo mentre un perfetto fiocco di neve vi si poggia aggraziatamente. Lo ammiro nella sua perfezione, nelle sue piccola sfaccettature e nella sua purezza prima che più e più fiocchi fluiscano nel mio palmo. Ed in un piccolo turbine di neve una lunga e magnifica freccia di ghiaccio prende forma, fluttuando sospesa a pochi centimetri dal mio palmo, rivolta anch'essa verso il cielo.

"Vi sono estremamente grato per come avete accudito questa terra in mia assenza, Lord Gaspard.
Ragion per cui ho intenzione di seguire appieno il vostro ideale che, di fatto, è anche il mio.
Ripulirò questa terra dai ladri, dai malfattori e...
"



Mi volto con un rapido scatto mentre la mia mano indica veementemente Lord Gaspard, la freccia che sino ad un momento fa era rimasta a volteggiare nella mia mano ora diretta verso di lui. Ed in un impeto di forza questa scatta verso il suo bersaglio, un sibilo più simile al suono tagliente di un freddo vento invernale riempie la stanza per pochi attimi per poi svanire con la stessa velocità con cui era apparso. Gaspard stesso non realizzo appieno quanto era avvenuto finché uno strano fastidio non gli colmo la gola, costringendolo a tossire e riversare il proprio sangue sul freddo pavimento. I suoi occhi ancora una volta si colmarono di lacrime mentre il suo sguardo sconcertato e affranto mi fissava, chiedendomi perché. Perché mi hai ucciso, Cavaliere? Perché hai deciso di porre fine alla mia vita pur condividendo i miei medesimi ideali? Cosa ho fatto per meritare un simile destino? Ma la vera domanda che dovrebbe porsi egli è cosa non ha fatto.

...dai deboli.



Egli cade sulle sue ginocchia, i suoi occhi si socchiudono guardando al cielo mentre la sua triste e sofferente esistenza giunge infine a termine. Ed in quel preciso istante una folata di vento quasi innaturale spazza l'intera stanza come a voler dimostrare la sua potenza, forse un segno di Kjed o forse una mera e curiosa coincidenza. Le fiaccole vengono spazzate e private del loro fuoco e l'imponente candelabro traballa pericolosamente sotto tale forza, ciononostante le grosse candele situate sullo stesso mantengono ancora intatta la loro luce. Ed io volgo il mio sguardo alla sua guardia di cui tuttora ignoro il nome, i suoi occhi carichi di odio e rabbia mentre la sua mano si avvolge intorno all'elsa della sua lama. Eppure egli non merita di morire, non un uomo leale e giusto come questo. Non ho intenzione di spargere più sangue del necessario. Prima che egli estragga la lama proverò a fargli comprendere appieno la realtà dei fatti. Una realtà che invero egli potrebbe già comprendere ma, semplicemente, preferisce ignorare.

"Puoi attaccarmi, se vuoi.
Non saresti in errore nel farlo.
Ma prima che tu prosegua nel tuo intento, permettimi di farti comprendere il motivo del mio gesto.
Il tuo Lord ha permesso a questo piccolo lembo di terra di rinascere ed io glie ne sono grato, come ho già detto.
Eppure questo è stato molto tempo fa, quando il suo corpo ed il suo animo non erano ancora stati erosi dalla malattia e dalla rassegnazione.
Io non l'ho ucciso per rabbia, ne per piacere di farlo, ne per alcuna futile ragione.
Io l'ho ucciso perché egli era già morto, perché in tutto questo tempo tu hai servito un cadavere nella speranza che egli ritornasse l'uomo di un tempo.
Io provavo pietà per lui e per il sogno che egli non è riuscito a portare a compimento.
Quindi ti chiedo di non odiarmi per ciò che ho fatto, di comprendere che il suo tempo era finito da molto prima della sua morte.
Adesso io chiedo a te, fiero uomo del freddo nord, di aiutarmi a realizzare il sogno per cui Gaspard ha gettato le fondamenta.
Attaccami, vattene o aiutami.
Attaccarmi significa morte.
Non ti odierò ne ti giudicherò se te ne vorrai andare.
Se rimarrai qui ad aiutarmi, però, sappi che sarai in grado di vedere quel sogno divenire realtà.
Adesso, fai la tua scelta.
"







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Riassunto

CS {1 Costituzione; 1 Volontà}

Fisico {Danno Medio al Petto, Danno Medio su ogni Gamba} ~ Mente {Sano} ~ Energie {45%}




Passive & Equipaggiamenti:
» Passiva Personale di Resistenza al Dolore Fisico
» Passiva Razziale di Resistenza al Dolore Mentale
» Passiva Talento Guardiano Livello I - Difesa Rapida ed Immediata
» Armatura Naturale
» Armatura di Piastre
» Spada Bastarda


Attive:

» Pergamena Schegge Spirituali - Danno Magico Alto






Dopo aver ponderato tutte le possibilità Magellan decide di porre fine alla vita di Gaspard in un atto di compassione e realizzando che egli sarebbe stato solo un ostacolo per il suo obbiettivo. L'uccisione avviene con la tecnica Schegge Spirituali che viene concentrata in una singola freccia di ghiaccio che viene scagliata al suo cuore. Conclude cercando di far comprendere all'uomo dalla barba rossa i motivi del suo gesto, cercando di spingerlo dalla sua parte in quell'impresa che Gaspard aveva iniziato.


 
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view post Posted on 17/1/2015, 11:44
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Gli occhi rossi pieni di lacrime, disegnavano un volto distorto dalla sofferenza.
Un guerriero grosso e vissuto, che si disperava per una vita che volava via. Che scemava nel vento gelido del nord, per divenire parte del tutto ancora una volta. Si pose le mani al volto, emettendo sordi gemiti; tentava a stento di strozzarli entro la gola, ma lo stridio dei denti produceva un sibilo gracchiante, non dissimile dalla stridula litania di una bestia ferita. Quanto un guerriero potesse soffrire per la morte del proprio capo, spesso non era dato saperlo. Ma in quello sguardo affranto e scosso non v'era rabbia o risentimento, per un vile gesto che meritava di esser condannato.
C'era l'atavica consapevolezza che la verità già nota da tempo, trovava conferma nel modo peggiore: per mano di uno sconosciuto.
Che Gaspard fosse debole e vecchio era noto a tutti; perfino al suo fedele servitore dalla barba rossiccia. Che, però, meritasse di riposare in pace, tra le fronde innevate degli alberi della Ystfalda, nessuno era pronto a comprenderlo.
Nemmeno lui.

Gli si avvicinò lentamente, quasi strisciando verso il suo corpo vecchio bagnato in una pozza del suo sangue.
Si piegò sopra di lui, incrementando il tono del pianto e balbettando parole sconnesse. Lo baciò sulla guancia pallida, sdraiata sul pavimento sporco ed inerme, sotto il cielo scuro della notte del nord.
Stette qualche minuto a contemplarne la placida tranquillità, di un'anima stanca che ha raggiunto la sua dimensione eterna in un mondo più giusto.
« Era vecchio e stanco » disse poi, con la voce rotta dal pianto « ma ha dato tanto a tutti noi. »
Poi si levò, riguadagnando un poco di quell'onore perduto in un attimo di compassione. Si passò la manica sugli occhi, asciugandosi le lacrime.
« Ti servirò, guerriero » aggiunse, fermo « perché questo luogo ha bisogno di un comandante forte che sappia ordinare il caos che ci circonda »
« ma non dimenticare mai il tuo dovere » disse, inoltre « perché non esiterò un attimo a farti pagare le tue colpe qualora dimenticherai il patto di sangue che ti ha reso ciò che sei. »
« Sarò sempre qui per controllarti. »

Nel mentre, il vecchio con la barba bianca sorrise di una risata stridula. Il suo corpo assunse tratti spiritici, divenendo opaco e traslucido.
Passò attraverso il guerriero dalla barba rossa, fino ad ergersi sopra il cadavere di Lord Gaspard. Come sempre nessuno, a parte lui, sembrava vederlo.
« Perfetto, Magellan » disse, sorridendo ancora « la nostra signora sarà compiaciuta di ciò che hai fatto. »
« Ora il velo della sua mano fredda potrà stendersi su tutta la valle ed assopire nel gelo tutte le anime impure che hanno osato mancarle di rispetto. »
Pian piano, la sua figura scompariva, lasciando intravedere solo gli occhi spalancati, rosso fuoco, che seguitavano a fissarlo intensamente.
« Non dimenticare mai il patto che hai stretto con lei: comanda queste terre con la tua mano implacabile »
« E non esitare mai a strozzare nel sangue le anime impure di coloro che si ribellano alla sua autorità »
Gli occhi scomparvero, lasciando soltanto i toni acuti delle parole rimbombare nella grande sala.
« Non dimenticare mai il tuo patto con lei o subirai lo stesso destino di Lord Gaspard »
Concluse, lasciando che una risata sinistra riempisse gli spazi vuoti di quella fredda notte d'inverno.



CITAZIONE

Scena conclusa. Interpreta come preferisci gli eventi conclusivi; di fatto sei signore di questa terra, ma la circostanza è meramente interpretativa del tuo background, non garantendoti alcun vantaggio in game che non sia un maggiore spunto per le tue avventure. Ove tu voglia fare un altro turno, fai pure. Per quanto mi riguarda io ho finito.
Di seguito il giudizio.



Scrittura. L'inizio è altalenante quanto a correttezza dello scritto, alternando spesso saltuari errori di punteggiatura a periodi mal costruiti o troppo lunghi. In generale, hai una buona capacità scrittoria. I concetti sono bene espressi e non risparmi dettagli sulle emozioni del tuo personaggio o sul contesto che ti circonda, nonostante si possa sicuramente fare molto meglio. Di fatto - e perlomeno fino agli ultimi post - l'arrivo scorre in maniera "classica", lasciando quasi un sentore di già visto, per un personaggio non eccessivamente originale e che descrivi abbastanza bene, ma non con la profondità che sarebbe necessaria per renderlo originale o - quantomeno - per dare al lettore quell'impressione di "appartenenza" propria dei personaggi protagonisti della propria storia. Com'è ovvio, la situazione cambia con la prima persona: scelta saggia che ti regala sicuramente qualche emozione in più, ma che hai da costruire con attenzione. Qui, invero, si sfocia nel gusto personale - in quanto non tutti apprezzano questo tipo di scrittura - ma io ritengo che la prima persona sia un buon modo per costruirsi un bagaglio di esperienza abbastanza grosso, almeno fino a quando non sarai capace di trasfondere quelle emozioni anche nella terza persona. Non disdegnare, infatti, di descrivere gli altri e gli ambienti che ti circondano, vero punto debole di una scrittura in prima persona senza troppa esperienza. Stai attento alle ripetizioni ed agli errori di battitura, poiché ne ho trovati abbastanza nel testo (te ne cito alcuni "Chi abita queste lande nevoso", "nei cuori di curi due miliziani" ed altri). Adoperati meglio alla correzione dei periodi, saltuariamente mal costruiti, ed all'evitare ripetizioni che possano stonare nella lettura del testo. Occhio anche all'uso dei tempi, perché talvolta sei passato dal passato al presente senza accorgertene. Ultima nota sul layout dell'ultimo post: evita lo sfondo nero col testo scuro perché, oltre ad essere di brutto impatto, rende difficilissima la lettura. Questa circostanza l'hai presentata anche in scheda, ma qui usi colori un poco più brillanti per lo scritto, che risalta di più (non sarebbe male farlo proprio bianco, però). Nell'ultimo post, invece, hai lasciato il testo del colore classico del forum, che con quello sfondo quasi scompare. Ho avuto molte difficoltà a leggere, quindi evitalo la prossima volta. Stesso dicasi per gli specchietti.

Strategia. L'approccio all'arrivo è stato in generale molto poco intraprendente da parte tua. Nel complesso hai deciso di lasciarti guidare dagli eventi con estrema docilità, fatta salva per la decisione finale in cui - però - ti ho praticamente spinto. Mi sarei aspettato più iniziativa o un margine di costruzione della storia più estroverso da parte tua, che non si limitasse semplicemente a seguire il vecchio ed a rispondere a tono a tutte le sue provocazioni o battute. Per quanto concerne il combattimento. Primo turno sufficiente: pari la tecnica bassa ed incassi la media (sarebbe stato meglio fare il contrario, ma in mancanza di mezzi avevi poca scelta) e contrattacchi adeguatamente. Il secondo turno un pò meno: incassi bombe ed utilizzi entrambi gli slot per proteggerti dai dardi; sarebbe stato pi logico parare le bombe in qualche modo (avevi le schegge spirituali di potenza alta, potevi infrangere le bombe mentre ti colpivano, sarebbe stato un uso difensivo della tecnica, non un'auto conclusività) incassando il danno medio dei dardi e contrattaccando con una tecnica. Invece così contrattacchi con le sole CS base, peraltro non troppo alte che il nemico potrebbe evitare tranquillamente. Poco male, comunque nel complesso.

Sportività. Piccoli errori. Mancano nello specchietto i testi per intero delle tecniche, che devi citare per evitare al correttore il fastidio di doversi cercare le pergamene in scheda o nel saggio. Inoltre, in scheda mancano i consumi delle tecniche, circostanza molto grave che mi ha di fatto costretto ad aprire le pergamene del Campione. In ultimo, cito un piccolo errore che vorrei correggessi. Durante tutto il duello non hai fatto altro che rispondere, anzi ribattere ad ogni singola battuta del discorso dei tuoi avversari. Per dire, quando passo il mio turno a dirti una serie di frasi, si suppone che il tuo pg le ascolti tutte e poi risponda nel suo: non è molto normale, invece, vederlo rispondere ad ogni singola battuta anche all'interno del discorso avversario. In questo modo, compi una specie di "autoconclusività verbale" di fatto interrompendo il discorso dell'altro con tue osservazioni, cui l'altro - però - non può ribattere. Sei io ti scrivo "Sei brutto" ed aggiungo "Vai via di qui", tu dovresti rispondermi alla fine di questo dialogo. Diversamente se ribatti già al "Sei brutto", rispondendo "Vai a morire mangiato dai cani!", è plausibile che l'altro non ti dica più "Vai via di qui", ma ribatta a sua volta con un insulto. Eppure, essendo il suo turno concluso, non può farlo. Ora, in questo caso essendo un arrivo la circostanza ha avuto poca rilevanza. In quest o in duello, però, può essere molto fastidioso. Mi raccomando di correggere questo problema, perché in altre occasioni potrebbe essere determinante per un brutto voto in sportività.

Giudizio

Un buon personaggio che devi costruire meglio. In generale, ci sono tanti piccole sbavature che ti ho elencato e che vorrei tu correggessi perché, nel complesso, hai le potenzialità per andare anche molto in alto. Sarò onesto e ti dirò che gli errori compiuti mi hanno spesso fatto dubitare circa quale fascia assegnarti, ma sono sufficientemente convinto che, benché tu non sia sicuramente una Verde, non sei nemmeno una Bianca. In virtù di tutto questo, ti ho assegnato la fascia Gialla e 500 gold come da regolamento. Fai attenzione a quanto detto, però, perché alcuni di questi errori se non corretti possono anche comportarti voti molto negativi in futuro. Mi raccomando. A me, invece, vanno 400 gold per la gestione. Per ogni dubbio, ci sentiamo privatamente.

 
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