Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Happy Reaper, Arrivo di Friedrich Velariez

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view post Posted on 11/11/2014, 23:19

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Io non voglio morire…

Albert “Saat” non era stato un brav’uomo in vita, sicuramente nemmeno uno dei più coraggiosi. In realtà non era stato un cazzo di nulla, se non un fottuto ratto, di quelli che spifferano, che fanno la spia, di quelli che s’aggirano nell’ombra di Taanach fingendo di avere potere. Ma lui era un sempliciotto, un piccolo malavitoso che si aggirava fra le strade di Taanach udendo segreti e raccontandoli a chi il potere lo possedeva davvero. Girava per le strade vestito con abiti sgangherati e sporchi, un tempo forse grigi e solo in seguito diventati neri e lordi. Tuttavia era fiero possessore di un orologio da taschino, uno di quei aggeggi a forma di cipolla che, tramite l’ausilio di una sola lancetta, segnavano con scarsa precisione le ore della giornata. Saat, chiamato così proprio per l’orologio che si portava sempre dietro, aveva la malsana abitudine di tirarlo sempre fuori dalle tasche, un po’ per vanto un po’ per abitudine quel coso finiva sempre nelle sue mani quando intorno c’era una bella ragazza o semplicemente un gruppo di persone. Chiariamoci, Albert era un uomo brutto, che in dote non aveva ricevuto altro che un corpo slanciato e fin troppo magro e un viso ricoperto di numerosi brufoli. Il naso era a forma di becco di rapace; mentre gli occhi, piccoli, neri e lattiginosi, si perdevano in una chioma spettinata e corvina appiccicata alla fronte come se fosse sommersa da litri e litri di olio. Quel giorno, il giorno in cui Albert Saat morì, non fu di certo il giorno più fortunato che lui avesse avuto. Albert era in una stanza sparatana e povera, arredata con mobili vecchi e di legno scadente e ormai marcio. Il letto prolificava di blatte ed era ricoperto di grosse chiazze gialle e marroni. Una piccola candela adagiata su di una scrivania illuminava fioca l'atmosfera. L’uomo era riverso in un misto di sangue e vomito, dalla bocca spirava quelle ultime parole, forse le più coraggiose che lui avesse mai detto nella sua corta e codarda vita.

Non voglio morire.

Già, perché vivere è per coraggiosi, avrebbe detto qualche filosofo o saggio dell’epoca, vivere è difficile e duro, morire, quello si che è facile. Facile è la cessazione di ogni dolore, facile è liberarsi dalle costrizioni terrene, facile è abbandonare quella schifosa vita che Albert Saat viveva ogni giorno, ogni fottutissimo giorno da ventisette lunghi anni. Fu coraggioso Albert, peccato che nessuno fosse lì per udirlo.
Per udire il suo ultimo e strozzato grido di coraggiosa speranza.



CITAZIONE
Benvenuto a te e buon arrivo nell'Akeran!

In questa scena o miniquest riceverai una valutazione sulla base delle tre S ovvero: Scrittura, Strategia e Sportività. In caso di una buona prova, potrai essere promosso alla Fascia Gialla o Verde, altrimenti rimarrai Bianca. Riceverai inoltre una ricompensa in Gold a seconda del tuo risultato, mentre a me andrà una ricompensa fissa di 400 Gold al termine del mese. Non badare ai miei post che potranno essere scarni e di bassa qualità, ma pensa a dare sempre il massimo. Per dubbi, domande e quant'altro, il thread della tua richiesta sarà quella dove confrontarci.

Note: La scena che ti trovi davanti è questa descritta: Albert agonizzante a terra, lascio a te ampia libertà sulle descrizioni del caso (arrivo nella stanza, motivazioni ecc.). Prenditi il tempo che ti serve e good luck! ^^
Ps: Saat significa appunto orologio in turco.
 
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Ramat~
view post Posted on 16/11/2014, 15:43




eiKBbtV



« Oh, sono veramente poche le persone che lo vogliono. »
Friedrich era spuntato dal nulla in mezzo alla stanza e sembrava impossibile distinguere quale fra i due puzzasse più di morto.
Quel giorno aveva deciso di assumere le sembianze di una graziosa ragazza ma, come suo solito, i gusti erano alquanto discutibili. Era piccola e magra, con i capelli neri arruffati in una chioma indomabile e gli occhi grigi come l'acciaio vecchio. Aveva il colorito della morte e portava al collo una lugubre collana con una piccola clessidra penzolante che si accordava ad un completo di pelle nero come la pece.
« Albert... giusto? »
Fried gettò una rapida tutt'intorno alla stanza in cerca di una sedia per mettersi comodo.
Ne adocchiò subito una vicino il letto, decrepita e marcita come un vecchio morente e non perse neanche l'occasione di gustarsi una delle blatte che il letto sembrava partorire senza sosta.
L'insetto scivolò dentro il suo scheletro in un sol boccone e la fioca luce dell'unica candela che illuminava la stanza rivelava il vero aspetto del Mietitore, un cumulo d'ossa senz'anima. Come attraverso una vetrina di cattivo gusto, era possibile osservare l'insetto dibattersi attraverso il suo stomaco prima di dissolversi in polvere.
Delizioso.
Si mise comodo sulla sedia e si accese una sigaretta.
« Hai trovato proprio un bel posticino accogliente, eh Albert? Posso darti del tu, no? »
Inspirò profondamente facendo uscire del fumo dalle cavità degli occhi, solo in apparenza quelle di una giovane ragazza.
« Dunque, Albert, caro Albert, so che non ci crederai ma questo è il tuo giorno fortunato. Sto per offrirti un viaggio che ti piacerà da morire. »

- segue un'inquietante occhiolino -


« Tuttavia il mio lavoro non puoi iniziare finchè tu... non concludi il tuo. Intendo tutta questa faccenda del pensare a tutta la tua vita passata, rantolare, agonizzare...vivere insomma. Tranquillo, nessuna fretta,
ho tutto il tempo del mondo. Nessun rancore spero, solo una questione burocratica, sai com'è, non posso mica farti fare il grande salto mentre hai ancora la pelle attaccata alle ossa.
»

- seguono attimi di imbarazzante silenzio -

« OH! Che sbadato, quasi dimenticavo. Sono Friedrich. Disponibile per qualsiasi ultima domanda. »
Concluse con un sorriso a 36 denti marci che Albert non avrebbe dimenticato neanche da morto.



CITAZIONE

energia: 100%, Nessun Danno
E loro guardarono dall'alto e urlarono "METAGAAAAME!" (teletrasporto nella stanza, conoscenza del nome di Albert). Ok, scherzi a parte, ho scelto di iniziare in medias res ( prendendomi certe libertà, me ne prendo le responsabilità ), post secco, poche riflessioni, Fried teletrasportato la e si lavora.
Non credo di sia da specificare altro, buona continuazione!
p.s: la frase "Oh, sono veramente poche le persone che lo vogliono." è riferito al "non voglio morire" di Albert
 
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view post Posted on 23/11/2014, 23:53

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Albert guardò la donna, consunta e logora, un ammasso di ossa che s’aggirava per la stanza. La guardò con lo morte negli occhi, ben conscio che quell’essere sarebbe stato l’ultima cosa che avrebbe visto. Rantolò ancora una volta, mentre osservava, con il capo poggiato in terra di traverso, quell’essere con sguardo tremante, un misto fra paura e dolore.

« No…non ho un do…domanda. »

Disse Albert balbettando, con un filo di voce rotta da dolore. Dentro di lui sentiva le energie venir meno lentamente, le forze affievolirsi, la mente farsi più leggera, il dolore meno pressante, e il freddo più pungente, come se perforasse le sue ossa.

« Non ho dir…diritto a un ultimo desiderio? »

O stronzate del genere – avrebbe voluto aggiungere se non fosse troppo stanco, troppo moribondo per sprecare fiato. D’altronde Albert, dal canto suo, era stato ucciso ingiustamente e, sempre secondo il suo inutile e modesto parere, se lo meritava un fottuto cazzo ultimo desiderio di merda, lo potevano avere anche i condannati a morte (o così credeva) perché lui no? Non aveva mai avuto niente in quella vita, nulla di cui si potesse vantare effettivamente. Se non dell’orologio.

Già, l’orologio.

L’assenza del suo ticchettare era l’emblema di quanto fosse stata merdosa quella giornata e, di quanto, la sua morte fosse più vicina. Come se lo scorrere di quelle lancette, vicino al taschino della sua giacca, alimentasse il battito del suo cuore. Era strano pensare, in letto di morte, una cazzata del genere eppure, Albert, non poteva far a meno di pensare allo stronzo che lo aveva ucciso e che, come beffa finale, gli aveva rubato l’orologio. Come un cimelio, un premio per l’omicidio da custodire in mezzo ad altre ciofeche di poco conto. Dieci minuti d’applausi e un sonoro vaffanculo. Ecco che si meritava. Con le mani Albert si manteneva l’intestino che fuoriusciva dall’addome, mentre una pozza di sangue s’allargava da esso. Ironicamente si trovò a pensare come il suo intestino sembrasse una salsiccia di 7 metri. Per l’ennesima volta maledì il suo cervello, neanche in punto di morte riusciva ad affrontare qualcosa con serietà. Disgrazia e rovina della sua esistenza. Oltre al fatto che era brutto, e povero, e incapace. Ovviamente.

« V…voglio solo ve…vendetta. »

Dammela e spirerò il mio ultimo respiro, anche subito. - Pensò fra sé e sé - se c’è la fai anche quel coso, sai ci ero affezionato.
Il freddo lo cinse in un abbraccio mortale, ma in fondo al tunnel non v’era nessuna luce.
Solo quella stanza di merda, lorda del suo stesso sangue.



CITAZIONE

Note:Perdona il ritardo, possiamo continuare. Albert non è ancora morto, ma quasi. Ti chiede tuttavia un ultimo desiderio.
 
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Ramat~
view post Posted on 30/11/2014, 11:04




Friedrich sbuffò con aria rassegnata facendo uscire dalla punta della sigaretta una nuvola di fumo a forma di teschio.
Sempre la stessa domanda ogni volta e non riusciva mai a capire cosa ci fosse di cosi bello nel voler rimanere ancora ancorati nel mondo dei vivi...ci si divertiva di più dall'altro lato!
Del resto lui ricordava di essere sempre stato un Mietitore, ed il colorato mondo dei morti lo aveva accolto senza problemi dal suo primo giorno di lavoro.
Ma torniamo al nostro Albert.
Fried stette qualche attimo a squadrare l'uomo dalle sue pupille inanimate. Curiosità forse? Semplice pietà?
Semplicemente non si poteva. Erano le regole, lo sarebbero state sino alla fine dei tempi.
Nessun desidero, solo un rapido giudizio e poi si era liberi. Per sempre.
Cercò di mantenere le distanze per non farsi coinvolgersi troppo.
Era dura ogni volta, anche dopo averne visti veramente tanti morire.
« No Albert. Sono disponibile per qualsiasi domanda... ma non posso accettare richieste purtroppo. E' il mio lavoro e ho delle regole da rispettare; spero che tu capisca...»



CITAZIONE
energia: 100%, nessun danno
Note: Scusa per l'attesa, ho avuto problemi tecnici. Continuiamo!
 
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view post Posted on 5/12/2014, 01:09

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Albert spirò l’ultimo respiro. Così si concluse la vita di un reietto, di una spia e di un ladro di bassa lega. La sua vita si spense sul pavimento marcio di una squallida camera, nel quartiere più malfamato di Taanach. Il volto parzialmente immerso nel suo stesso vomito e il sangue che lo circondava come una pozza d’acqua nelle uggiose giornate di pioggia. Il suo spirito si staccò dal corpo, ora una copia di Albert era in perfetta salute sospesa a un metro da terra. Con gli occhi increduli e lattiginosi che osservavano il cadavere in terra. La consapevolezza della morte, che in fin dei conti non era stata poi così tremenda, giunse presto nella mente dell’uomo. Era morto e ora?

« Ah… »

Riuscì a pronunciare solo quella sillaba, quell’unica osservazione che, per quanto banale e semplice, racchiudeva tutto il suo stato d’animo, i suoi pensieri e le sue emozioni.
Albert, per la prima volta in quella sua vita, era rimasto senza alcuna parola da pronunciare.
Si girò verso il mietitore, guardandolo con uno sguardo tra l’orrido e il sorpreso, tra la paura e il dubbio.
Lo guardò e basta, col suo sguardo da ebete e suoi occhi piccoli e neri; pareva un corvo. Se non fosse che il cadavere sotto i suoi piedi era il suo… Provò a ridere ma non ci riuscì, era troppo scosso persino per trovare divertenti le battute che il suo cervello gli suggeriva – ma ho ancora un cervello?
E altre domande si affollarono nella sua testa: il senso della vita, cosa faranno i suoi cari, come sarà la vita da morto, l’oltretomba, Dio, se Marylou avesse le piattole o se Jack “terza gamba” fosse veramente così dotato come si diceva. Insomma, domande serie, domande da farsi da morto. Eppure, nonostante tutte quelle domande gli affollavano la testa (sempre se l’avesse), si sentiva leggero, si sentiva libero.
O meglio, liberato.
Come se si fosse tolto un peso, un enorme macigno dallo stomaco, e via di luoghi comuni e via di pensieri frivoli da filosofo qualunquista e da quattro soldi. La vita è bella ma la morte è meglio. La vera liberazione è la morte, la vita è la vera punizione. Bla bla bla

Lui era lì, a guardare un cazzo di mietitore sopra il suo cadavere, ma stava bene; dannatamente bene.

« Allora, che cazzo si fa? »

Disse ritrovando la parola, schietto.

« Io ho fame! »

Disse con lo stomaco che gli brontolava, sebbene non avesse uno stomaco. O FORSE SI?!?!






CITAZIONE
Andiamo avanti su questa falsa riga, pian piano entriamo nel vivo dell'azione, ma prima voglio farti usare il tuo pg in circostanze a te adeguate.
Note: Cerca di "allungare il brodo" o meglio, sviluppa bene la psiche del tuo pg, aumenta le descrizioni cerca, in linea di massima di immaginarti ogni azione fotogramma dopo fotogramma e di raccontarlo tutto. Dettagli, dettagli.
 
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