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1L 50GN0 3R3T1C0 ········ - Group:
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| Albert guardò la donna, consunta e logora, un ammasso di ossa che s’aggirava per la stanza. La guardò con lo morte negli occhi, ben conscio che quell’essere sarebbe stato l’ultima cosa che avrebbe visto. Rantolò ancora una volta, mentre osservava, con il capo poggiato in terra di traverso, quell’essere con sguardo tremante, un misto fra paura e dolore.
« No…non ho un do…domanda. »
Disse Albert balbettando, con un filo di voce rotta da dolore. Dentro di lui sentiva le energie venir meno lentamente, le forze affievolirsi, la mente farsi più leggera, il dolore meno pressante, e il freddo più pungente, come se perforasse le sue ossa.
« Non ho dir…diritto a un ultimo desiderio? »
O stronzate del genere – avrebbe voluto aggiungere se non fosse troppo stanco, troppo moribondo per sprecare fiato. D’altronde Albert, dal canto suo, era stato ucciso ingiustamente e, sempre secondo il suo inutile e modesto parere, se lo meritava un fottuto cazzo ultimo desiderio di merda, lo potevano avere anche i condannati a morte (o così credeva) perché lui no? Non aveva mai avuto niente in quella vita, nulla di cui si potesse vantare effettivamente. Se non dell’orologio.
Già, l’orologio.
L’assenza del suo ticchettare era l’emblema di quanto fosse stata merdosa quella giornata e, di quanto, la sua morte fosse più vicina. Come se lo scorrere di quelle lancette, vicino al taschino della sua giacca, alimentasse il battito del suo cuore. Era strano pensare, in letto di morte, una cazzata del genere eppure, Albert, non poteva far a meno di pensare allo stronzo che lo aveva ucciso e che, come beffa finale, gli aveva rubato l’orologio. Come un cimelio, un premio per l’omicidio da custodire in mezzo ad altre ciofeche di poco conto. Dieci minuti d’applausi e un sonoro vaffanculo. Ecco che si meritava. Con le mani Albert si manteneva l’intestino che fuoriusciva dall’addome, mentre una pozza di sangue s’allargava da esso. Ironicamente si trovò a pensare come il suo intestino sembrasse una salsiccia di 7 metri. Per l’ennesima volta maledì il suo cervello, neanche in punto di morte riusciva ad affrontare qualcosa con serietà. Disgrazia e rovina della sua esistenza. Oltre al fatto che era brutto, e povero, e incapace. Ovviamente.
« V…voglio solo ve…vendetta. »
Dammela e spirerò il mio ultimo respiro, anche subito. - Pensò fra sé e sé - se c’è la fai anche quel coso, sai ci ero affezionato. Il freddo lo cinse in un abbraccio mortale, ma in fondo al tunnel non v’era nessuna luce. Solo quella stanza di merda, lorda del suo stesso sangue.
CITAZIONE Note:Perdona il ritardo, possiamo continuare. Albert non è ancora morto, ma quasi. Ti chiede tuttavia un ultimo desiderio.
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