Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

From the Dead's Eyes, Arrivo di Viktor Stavrògin

« Older   Newer »
  Share  
Vermilion
view post Posted on 25/11/2014, 22:59




From the Dead's Eyes

Stavo immobile ormai da giorni in quella posizione, meditabondo davanti alla cattedrale, il vestito da corvo mosso dal vento che di tanto in tanto soffiava leggero su quella città ormai distrutta dalla guerra. Gli occhi fissi a guardare il nulla, uno sguardo vuoto a dire il vero si nascondeva dietro la maschera che era al contempo segno di rispetto e timore. La gente passava, mi rivolgeva sguardi prima incuriositi, poi una volta capito cos'ero si allontanavano con espressione contrita in mugugnii del tutto scortesi. Ma a me cosa importava, erano solamente persone in fin dei conti e sebbene la prima volta mi venne da storcere il naso, dopo oramai qualche giorno nemmeno ci facevo più caso. Il sole sorgeva la mattina, e si inabissava la sera: le guardie e i pochi superstiti sfilavano come in un triste quadro e mai nulla fino ad ora aveva osato turbare quel monotono ripetersi di eventi. Un giovane alto e magro, carnagione chiara come i capelli e occhi dorati. Avrei azzardato a dire fosse parte di una qualche razza di elfi che talvolta si trovava citata in libri mitologici, elfi costretti a vivere nelle profondità di Theras e che mai avevano visto la luce del sole. Purtroppo non avrei mai scoperto chi o cosa fosse quel ragazzo, e sebbene sarebbe ironico da dire, stavo letteralmente morendo dalla curiosità...di nuovo.


Benvenuto!
Mi prenderò carico del tuo arrivo nel corso del quale verrai valutato per capacità narrative, scelte fatte e risoluzione di eventuali problematiche in-game. Al termine di questa giocata ti verrà assegnata una delle tre fasce: Bianca, Gialla o Verde e potrai ufficialmente iniziare a ruolare! Questo è il primo passo del tuo personaggio, e molto spesso è il più importante quindi prenditi tutto il tempo necessario e dai il massimo!
Per chiarimenti, c'è il bando del tuo arrivo e non esitare a chiedere qualunque cosa: non sono qua solo per giudicarti, ma per aiutarti a cominciare questa nuova esperienza al meglio!
Buon Gioco! ^^
 
Top
Humean
view post Posted on 26/11/2014, 13:18




"In verità nulla sappiamo, ché la verità è nell'abisso."


Basiledra. l'inespugnabile sede del trono che non trema. Il cuore pulsante del mondo conosciuto. Nell'avvicinarsi alla Capitale, tutto ciò che credevo di sapere aveva cominciato vigorosamente a vacillare; ma solo in quel momento, di fronte allo scempio di ciò che una volta era stato un Corvo, era definitivamente e solennemente crollato. Nel mio lungo ultimo viaggio avevo raccolto auspici funesti, le evidentissime tracce che i venti di guerra, spazzando furiosamente i quattro regni, avevano lasciato. I villaggi anneriti dalle fiamme, il caos nelle strade, l'impunità dei briganti che si moltiplicavano come topi nelle fogne. La fame sui volti scarni dei contadini.Ma, devo essere sincero, mai avevo pensato che la tempesta di sangue e acciaio si sarebbe abbattuta fin dentro la Cittadella, e persino in quel momento stentavo a credere che perfino i custodi del Culto, anzi specialmente quelli, fossero stati toccati dal suo passaggio. Eppure, contro tutti i miei pronostici, si ergeva quella carogna senza volto che, credetti, mi fissava beffardamente, elevandosi sul suo ultimo altare. Una volta quello spaventapasseri era stato solo un uomo: con tutta la sua carne, tutto il suo sangue, le sue passioni, le sue paure. Ora era stato promosso; il Sovrano o chi per lui, nella sua infinita magnanimità, lo aveva reso un simbolo.Per molti, in città, il simbolo del violento cambio di regime, e della scia di distruzione che stava portando. Per me, più prosaicamente, rappresentava insulse ambizioni che finivano per sempre in frantumi.
La Fame mi aveva torturato lungo buona parte del viaggio; ora che aveva nello Scoramento un valido alleato, decise di lanciare l'ennesimo assalto al tempio del mio corpo. Perdendo per qualche istante l'equilibrio mi accasciai lentamente sulla scalinata, debole come un pulcino; il sole stava morendo, e avevo bisogno di decidere in fretta la mia prossima mossa. La nuova vita che potevo attendermi a Basiledra era peggiore della vecchia, che avevo sdegnosamente rifiutato. Ma non era possibile tornare indietro; e in ogni caso il mio orgoglio me lo avrebbe impedito. Meglio morire in città, ignoto a tutti, che non cercare di nuovo il nord con la coda tra le gambe. “Eppure” mi dicevo “in mezzo alla mutevolezza imprevedibile del mondo degli uomini, posso riconoscere alcune costanti immutabili, poche e fragili verità che costituiscono ora la mia unica traccia” e io sapevo benissimo ad esempio, che se l'Ordine che conoscevo era stato colpito a morte e gettato per sempre (o per ora) nella polvere, un altro Ordine immediatamente doveva essere sorto a sostituirlo, così come l'aria o l'acqua anelano al vuoto per riempirlo; perché dove vivono gli uomini, vive anche il Potere di alcuni su altri. E io per l'appunto ero giunto fin lì per abbeverarmi alla fonte del Potere.
Facendomi forza per l'ultimo, disperato passo del mio incessante peregrinare, mi alzai in piedi e superai la carcassa del Corvo senza degnarla di ulteriori attenzioni. Non avevo nessuna idea di cosa avrei trovato nella Cattedrale, e mi sembrava prematuro cercare di indovinarlo. Forse era vuota, abbandonata e saccheggiata. Forse era diventata la casa dei vincitori. Quello che credevo (speravo) era che i nuovi padroni della città, ansiosi di tendere i loro nuovi lacci di dominio, e perciò bisognosi di braccia e di cervelli, mi avrebbero accolto nelle loro fila. Era la mia ultima carta.

Il buio dell'austero edificio mi inghiottì, mentre fuori il mondo piombava nell'oscurità della notte, la più grande e la più antica.

 
Top
Vermilion
view post Posted on 27/11/2014, 16:43




From the Dead's Eyes

E così, nuovamente la sera calava sulle mie spoglie e con essa anche il giovane che per qualche istante si era seduto al mio fianco riprese il suo cammino muovendo lenti passi verso l'antica cattedrale. L'avrei avvisato, se avessi avuto ancora voce, gli avrei detto che al suo interno non avrebbe trovato nulla se non la morte, se non il triste destino che io stesso mi ero cercato rifugiandomi all'ombra delle sue navate e sotto gli occhi silenziosi delle statue. Un tempo quello era il luogo più sicuro della città: Zeno si aggirava silenzioso per i labirintici antri e le numerose cappelle, il clangore della spada di Medoro che si scagliava in un costante allenamento al chiosco centrale, gli occhi di Belphagor che silenziosi scrutavano tutti dalle ombre. Un tempo la cattedrale era simbolo di timore e potere, ma oggi era solo l'ombra di se stessa, un luogo vuoto e dissacrato dalle false religioni. Due soldati sempre al suo interno avrebbero quasi certamente accolto il ragazzo in cerca di asilo, si sarebbero sollevate dal loro poltrire estraendo la spada e chiedendo senza rispetto chi fosse e che intenzioni avesse, e se la risposta non sarebbe stata gradita presto l'avrei avuto nuovamente al mio fianco.


Succede esattamente quello che il morto ha detto: entrando nella chiesa la trovi in chiaro stato di decadenza e due guardie ti si avvicinano pigramente spada in mano dal fondo della navata chiedendoti chi sei e che intenzioni hai.
A te la palla, libero di descrivere la cattedrale se ti aggrada (gotica) e libero anche di agire come preferisci. Se decidi di attaccare trattalo come un combattimento NON autoconclusivo, quindi 2 slot a tua disposizione senza essere AUTOCONCLUSIVO con le guardie, che le gestirò io.
Buon Post, per chiarimenti, solito topic ^^
 
Top
Humean
view post Posted on 28/11/2014, 11:18




-

“Un astronomo, uscendo ogni volta di sera, aveva l'abitudine di osservare gli astri. E una volta appunto aggirandosi verso la periferia e avendo la mente tutta verso il cielo cadde senza accorgersi in un pozzo. E siccome egli si lamentava e gridava,un tale che passava quando sentì i lamenti, avvicinatosi e informatosi dell'accaduto disse a lui: ehi, tu cercando di guardare le cose che stanno in cielo non vedi le cose che stanno sulla terra?”




I miei tacchi risuonavano seccamente sui marmi che pavimentavano l'enorme tempio, scandendo il ritmo del mio cuore.

...tac
...tac
...tac
...tac

Forse era il buio pesto in cui ero piombato, forse l'odore stantio di umidità e polvere, forse un qualcosa di più impalpabile: una sensazione di abbandono, una generale trasandatezza dell'antico edificio. Fatto sta che mi accorsi subito di essere capitato decisamente nel posto sbagliato. O forse nel momento sbagliato. Non mi restava che sperare di non aver sbagliato entrambi.

...tac
...tac
...tac
...tac

Il mio sguardo era inevitabilmente rapito dalle altissime volte della Cattedrale, che nell'oscurità sembravano raggiungere elevazioni ancora più vertiginose. A causa della distanza e della cattiva illuminazione io riuscivo a malapena a scorgerle, e si sarebbe potuto facilmente credere che nient'altro che un cielo nerissimo si stendesse sopra la mia testa. Continuai a camminare lungo la grande navata senza staccare gli occhi dai soffitti irraggiungibili, dalle statue severe, dagli arazzi stracciati. Con l'aiuto della sola scarsa luce che filtrava dalle vetrate, contemplavo la maestosità di ciò che ora era la Cattedrale: una grossa e fredda carcassa di pietra, svuotata delle migliaia di anime che non molto tempo prima brulicavano nel suo ventre. Un gigantesco fossile ormai fuori dalla grazia degli Dei e degli uomini.

...tac
...tac
...tac
TUMP

Inciampai, urtando un gradino smussato dal tempo. Per fortuna riuscii a mantenere l'equilibrio, solo perché in verità stavo procedendo piuttosto lentamente; ma non riuscii a mantenere il velo di dignitoso silenzio che aleggiava nella costruzione. Solo allora mi resi conto che, immerso nelle mie inquietudini, avevo percorso la navata in tutta la sua lunghezza, ed ero giunto presso la scalinata che conduceva all'abside. Proprio quella scala mi aveva tradito in quell'occasione. Prima che avessi il tempo di raccogliermi, mi resi conto di aver attirato, con la mia goffaggine, attenzioni indesiderate... da dietro l'altare, sentii una voce roca imprecare, poi stanche membra trascinarsi sulla pietra.
Il rumore del metallo che fuggiva dai foderi di cuoio.
Domande dirette, per non dire decisamente sgarbate, che sembravano fin troppo impazienti di trovare la loro risposta.
Quando i miei occhi me lo permisero, vidi a poca distanza dal mio naso due brutti musi, arrossati dall'inazione e forse dal troppo bere, armi in pugno.
-Non cerco guai- mi affrettai a precisare -Ma un modo per rendermi utile.-
Osservai una breve pausa retorica, per dar tempo a quelle teste vuote di elaborare le mie parole. In quel momento interpretavo il ruolo piuttosto scomodo di equilibrista: dimostrarmi troppo ossequioso mi avrebbe fatto passare per una nullità, e non avrei mai ottenuto da loro ciò che cercavo; in compenso troppa superbia mi avrebbe sicuramente rimediato una lama nelle budella. Piantai il mio sguardo in quello della guardia più vicina, e continuai, ostentando sicurezza.
-Tutto quello che desidero è un impiego. Siate così gentili da condurmi da un vostro superiore.-
Mentre l'eco delle mie parole si spandeva, mi resi improvvisamente conto di quanto queste suonassero ridicole. Ma almeno ce l'avevano, questi uomini, un superiore? La città era stata decapitata, e cominciavo a temere che una nuova testa non sarebbe spuntata tanto presto. Tutto quello che restava sulla terra, hic et nunc, eravamo io e loro.
E decisamente sembravano il posto e il momento sbagliato per un tipo come me.

 
Top
Vermilion
view post Posted on 29/11/2014, 12:24




From the Dead's Eyes

La fronte corrucciata di uno dei due lasciava trasparire quanto si stesse sforzando per seguire il discorso del giovane. Compless? al contrario, ma quello non era altro che un animale addestrato a menare la spada e sperare di uccidere qualcosa. Superiore? aggiunse infine quasi stupito di quello che gli stesse chiedendo. E tu chi cazzo sei per venire qui e chiedere del nostro superiore! Levò l'arma a puntare verso il gracilino, lasciando che la luce la colpisse di taglio evidenziandone ogni imperfezione. Tu che ne dici Tok...la mia spada avrebbe bisogno di una sistemata...gli diamo questo compito al nostro amico "cerco di rendermi utile"? canzonò le utlime parole, esplodendo poi in una risata che scosse l'intera cattedrale. Alle sue spalle l'altro uomo si sedette su di una panca una volta riservata ai fedeli, appoggiando al proprio fianco l'arma e mettendosi comodo a braccia conserte. Fatti il primo giro tu, questa volta... sorrise. Un ghigno porcino ricambiò il collega, tornando poi a guardare il ragazzo fermo alla fine della lama. Lavala con la lingua, nullità, o la laverò col tuo sangue.

Passiamo alla parte divertente visto che a parole non te la cavi male. La situazione è appunto questa: una delle due guardie si siede mentre l'altra ti minaccia. A te il primo turno attivo, sempre che tu non abbia voglia di leccare tutta la spada. :v:
 
Top
Humean
view post Posted on 29/11/2014, 18:07




"E come un nulla senza possibilità, come un nulla morto dopo l'estinguersi del sole, come un silenzio eterno senz'avvenire e senza speranza, risuona interiormente il nero."




Superiore? E tu chi cazzo sei per venire qui e chiedere del nostro superiore!

Trattenni un sospiro sonsolato di frustrazione... ormai era evidente che il primo atto della mia nuova vita aveva imboccato una strada a senso unico. Del resto, era da tempo che raccoglievo infausti auspici; solo la sfrontata ostinazione mi aveva condotto al compimento del mio destino, malgrado i segni della fame, la guerra, l'anarchia, la morte che mi imploravano di tornare indietro. Non restava ora che contare le battute oltraggiose e le provocazioni che ci separavano dall'inevitabile spargimento di sangue. Con discrezione, feci scivolare la mano destra tra i lembi della manica, a sfiorare il freddo metallo della mia arma. Presto sarebbe diventato incandescente.

Tu che ne dici Tok...la mia spada avrebbe bisogno di una sistemata...gli diamo questo compito al nostro amico "cerco di rendermi utile"?

Non ho mai pensato di essere un uomo buono. Tutt'altro. Eppure, quelle "persone" facevano crescere in me un'innaturale sete di giustizia: non per le loro azioni in sé(io stesso ne avevo combinate di simili) ma per l'assoluta gratuità delle loro azioni. Per loro, io non costituivo una minaccia, né un'occasione: ero a loro del tutto indifferente. Eppure avevano sentito l'insensato bisogno di manifestare la loro presunta superiorità. Che in fondo non era altro che la stoltezza del non saper riconoscere quando e con chi è opportuno lottare. La mia mano occultata rinsaldò la presa sulla piccola pistola, mentre facevo scivolare sulle labbra, come una preghiera familiare, il sussurro che sanciva la maledizione. Tenevo i miei occhi fissi sui suoi, per captare ogni possibile segno di sospetto da quella faccia orrenda. Ma lo sgherro continuava a ciarlare.

Lavala con la lingua, nullità, o la laverò col tuo sangue.

Eccolo lì, lo zenit di del toccante e profondo monologo di cui ero stato spettatore. Se fossimo stati attori su un palcoscenico, quello sarebbe stato il momento dell'azione che doveva risolvere la scena. Io, devo dire, ho sempre avuto un certo senso della teatralità. Abbassai lo sguardo, simulando una paura che non provavo, mentre mi avvicinavo ancora di qualche passo. Dovevo essere sicuro di non mancare il bersaglio. Tuttavia, ancora una questione andava sistemata: non potevo tollerare spettatori per il numero che sarebbe andato in scena; in questa tragedia, se vuoi assistere, devi prendere parte alla danza. Lanciai un'occhiata fugace all'omone che, abbandonato sul suo scranno, già pregustava lo spettacolo ghignando e scoprendo i denti.
Vieni, fratello della notte.
In quel preciso istante, nell'oscurità della Cattedrale, spuntarono come astri nel cielo due occhi gialli e due paia di zanne candide. Un ringhiare sommesso, che sembrava provenire dal ventre stesso della terra, le accompagnava. Un momento dopo Mantas, il Lupo Nero, si scagliava come una saetta alla gola di Tok, la guardia placidamente seduta tra i banchi. Quanto a me, approfittai della sorpresa che quella nuova comparsa avrebbe generato per puntare l'arma al torace del mio interlocutore irrispettoso.
Due colpi, in rapida successione, infransero il sacro silenzio dell'antico tempio, mentre una nube di zolfo mi riempiva le narici.



Energia residua: 100-10-10=80%

Stato fisico: Illeso

Stato psicologico: Lucido

Passive del PG: Presenza Demoniaca(Passiva razziale), Passiva del talento (Evocatore), Sangue freddo (Passiva personale)

Attive utilizzate: Proprietà Velenose, Attiva del talento (Evocatore)

In Breve: Il mio PG si avvicina con cautela all'avversario, mentre incanta la sua pistola cercando di non farsi notare attraverso "Proprietà Velenose". Nel frattempo evoca il suo famiglio Mantas dentro la Cattedrale(istantaneamente e semplicemente col pensiero, grazie alla passiva del talento), che subito si scaglia contro la seconda guardia. Approfittando della diversione, cerca di colpire la guardia n°1 con due proiettili avvelenati della sua arma.
 
Top
Vermilion
view post Posted on 1/12/2014, 14:16




From the Dead's Eyes

Mi credi un coglione, bamboccio? disse con sorriso sadico in volto un secondo prima che i due colpi squarciassero il silenzio della cattedrale. Accennò con lo sguardo al proprio addome, quasi a voler invitare il giovane a guardare la fine che avevano fatto i proiettili. Una lastra di roccia si era formata a coprire parte del ventre, salendo come un rampicante su per la gamba germogliato da una crepa nel pavimento di marmo. Attese qualche istante, voleva godersi quel momento, godersi il volto del ragazzino prima di sfigurarlo per sempre. La roccia si mosse serpentina e rapida, avvolgendosi in spire lungo il resto del tronco e subito verso il braccio sinistro culminando in una mano chiusa a pugno e disseminata di spuntoni. Parla ancora, recita le tue stregonerie ora! ringhiò mentre arretrava il braccio per sferrare un gancio tanto potente da frantumare la pietra stessa che ricopriva l'arto.

Tok venne invece colto impreparato, il lupo si manifestò dal nulla uscendo dalle tenebre con già le zanne a nudo e lanciato verso la gola della guardia. Il terrore si disegnò sul volto dell'uomo, che colto alla sprovvista tentò di recuperare la spada ottenendo nella fretta solo di farla cadere a terra in un clangore che si sovrappose agli spari. Cadde sulla schiena, riuscendo a piazzare tra la propria giugulare e il morso della creatura il braccio sinistro, mentre a tentoni sondava terra nella speranza di percepire l'acciaio. Grugniva, chiamava invano il compagno che non aveva orecchie per lui e stringendo i denti cercava di ingoiare il dolore della carne macellata dal morso.


Ho notato che quest'ultimo post è stato meno attento dei precedenti, e non vorrei che ti fossi rilassato dopo che ti ha detto che non te la cavavi male. Questo è un arrivo, e come tale è sede di giudizio in ogni suo post. Presta attenzione, rileggi, usa un correttore come quello di Word e cura al massimo questi post perché sono il momento più importante della tua carriera da giocatore in quanto unico momento in cui ottenere una Fascia senza accumulare PP. Prenditi tempo, non avere fretta e fammi vedere che è stato un caso visto che mi piacerebbe darti il massimo che meriti e giocarsi punti per una disattenzione è brutto. Tornando al post, il tuo avversario appronta una difesa istantanea parandosi da entrambi i colpi, e successivamente contrattacca con un gancio sinistro a consumo Alto. Le azioni del tuo lupo invece colgono alla sprovvista la guardia, che cade e cerca di raggiungere la spada mentre lotta col lupo. Per domande, solito topic ^^
 
Top
Humean
view post Posted on 9/12/2014, 16:31




La notte è più buia subito prima dell'alba. E io vi garantisco che l'alba sta per sorgere.




Di quello che successe negli istanti immediatamente successivi agli spari, ricordo poco o nulla. La scena del mio nemico che, ridendo bestialmente, si sbilanciava all'indietro per caricare come una molla il suo enorme braccio granitico, quella sì, mi rimarrà impressa per molto tempo. Dovetti sforzarmi non poco per vincere la sorpresa di vederlo ancora in piedi, trionfante, e pensare immediatamente ad un modo per schermarmi dal bolide impazzito che filava dritto contro la mia faccia. In verità, non riuscii ad escogitare un granché, se non a schermarmi il volto con il braccio, ruotando il busto verso destra. L'urto mi colse così, mentre mi rannicchiavo, rovistando nel mio cervello alla ricerca un modo qualsiasi per uscire da quella spiacevole situazione. Mi sentii scaraventare in aria, e poi ricadere nella polvere con un tonfo sordo. Ora, descrivere la mia condizione nel momento in cui mi ritrovai a fissare il suolo a distanza ravvicinata è piuttosto difficile, perché per alcuni interminabili istanti i miei cinque sensi furono completamente azzerati dal trauma: non ricordo cosa vedevano i miei occhi, perché una folla di macchie scure e luminose mi danzavano caoticamente nelle retine; non ricordo cosa udissero le mie orecchie, perché un fischio acutissimo sembrava perforarmi i timpani. Credetti di perdere conoscenza, ma poi il mio cuore saturo di adrenalina cominciò a galoppare, pompando furiosamente il sangue al cervello e a tutti i tessuti ancora sani. Riuscii a rialzarmi in piedi, forte dell'ancestrale istinto di autoconservazione, che mi imponeva di non starmene lì disteso ad aspettare il colpo di grazia. Ero tornato improvvisamente alla vita, per il momento.

Insieme alle mie facoltà fisiche e mentali, comparve anche un ospite indesiderato, cioè il lancinante dolore alla spalla destra. La sentivo pulsare, calda e umida, e sentivo il sangue denso colare lentamente lungo il braccio inerte. Una delle punte mi aveva lasciato una lacerazione piuttosto profonda, ma l'entità del dolore mi faceva facilmente immaginare che il colpo doveva aver rotto delle ossa; la funzionalità dell'arto sembrava compromessa, per il momento. Ero finito ad un paio di metri dalla guardia, che sembrava soddisfatta del suo lavoro. Ne aveva motivo. Evidentemente, ero io ad aver sottovalutato lui; non sembrava un tagliagole comune, aveva di certo imparato qualche cosa dalla vita e sapeva come sfruttare i suoi talenti. Avrei provato paura, se ne avessi avuto il tempo. Ma non ne avevo, dovevo agire immediatamente: lottare o fuggire. La mia situazione si era fatta all'improvviso più difficile, avevo perso del tutto le potenzialità di un attacco a sorpresa, e dovevo cambiare strategia: non mi restava che cercare di riequilibrare lo scontro attraverso la superiorità numerica...

Rilassai i muscoli del mio corpo, d'istinto, come avevo fatto decine di volte in situazioni analoghe, respirando profondamente per raccogliere la concentrazione necessaria all'incantesimo; la mia ferita tentava disperatamente di richiamare l'attenzione su di sé, ma riuscii a non distrarmi. Sentii la carne che cominciava a perdere fisicità, come se sublimasse. Come una densa colonna di fumo nero, che si disperde man mano che si innalza verso il cielo, così il mio corpo si fondeva con le tenebre.
E le tenebre mi soccorsero. Un fitto frullare d'ali attorno alla mia figura slanciata annunciò la comparsa dei suoi figli, ansiosi di bagnarsi del sangue del mio nemico: dieci grossi corvi si erano materializzati in un baleno, e danzavano freneticamente in tondo, attendendo il segnale. Stesi il braccio sinistro, e all'istante la nube di piume nere prese forma e si scagliò contro il soldato, cercando di perforarne la carne, di asportarne gli occhi e la lingua con i becchi adunchi. Io stesso lo caricai, mentre nella mancina facevo balenare una lama tra le dita. Se fossi riuscito ad avvicinarlo, avrei potuto piantare quella lama nel suo collo flaccido, e chiudere la partita una volta per tutte. Ma dovevo cercare di confonderlo. Passo dopo passo, accelerando nella corsa, perdevo un pezzo della mia forma, che diventava sempre meno nitida; una macchia scura che all'improvviso si condensa nella figura di un tetro volatile. E così alla fine, nel momento in cui vibrai il colpo, la sagoma umana non mi apparteneva più.

-

Poco distante, tra i banchi di legno, un'altra lotta si stava consumando. Non si sentivano i clangori del metallo, piuttosto i rantoli strozzati della sentinella e il latrato cupo della belva. Niente spade che cozzavano sulle armature; diverse e più antiche erano le armi dei duellanti: unghie, pugni, zanne, artigli. Il Lupo Nero teneva saldamente nelle fauci l'avambraccio dell'uomo terrorizzato, e scuoteva la testa per aggravare l'entità della ferita e dominarlo attraverso il dolore. Tuttavia, l'impeto della carica si era esaurito e l'avversario non era ancora stato neutralizzato... però, con un braccio fuori uso, e l'altro proteso altrove, non poteva difendersi facilmente. Mantas rinsaldò la presa del morso, appoggiandosi sull'uomo con le zampe anteriori; e subito prese a spingere, grattare, dilaniare, cercando di affondare le lunghe grinfie acuminate nel suo tenero ventre indifeso. Poche lesioni sono così' incredibilmente dolorose e mortali come uno stomaco lacerato.



Energia residua: 80-10-10=60%

Stato fisico: Integrità:80%, ferito alla spalla destra

Stato psicologico: Lucido

Passive del PG: Presenza Demoniaca(Passiva razziale), Passiva del talento (Evocatore), Sangue freddo (Passiva personale)

Attive utilizzate: Corpo d'Ombra, Servitori oscuri

In Breve: Il mio PG non è preparato alla reazione dell'avversario, e riesce solo ad incassare la tecnica sul braccio destro, volando a terra. Quindi si rialza e riprova a colpire: Gli manda contro le sue creature, e lui stesso si scaglia contro la guardia cercando di attaccare la gola con il suo coltello. Inoltre sfrutta le capacità metamorfiche di Corpo d'Ombra per confondersi nella mischia di corvi neri e poter quindi colpire senza essere distinto dal nemico. Nel frattempo Mantas cerca di approfittare del fatto che Tok è del tutto scoperto per squarciargli il ventre con gli artigli.


Perdona il mio incredibile ritardo ma ho avuto qualche problema IRL... ho cercato di fare meglio che ho potuto :)
 
Top
Vermilion
view post Posted on 10/12/2014, 22:35




From the Dead's Eyes

Grugnì soddisfatto nel vedere frammenti della roccia che aveva chiamato a se disintegrarsi nell'aria assieme al proprio avversario, scaraventato in una parabola diretta al suolo. Si guardò compiaciuto l'arto armato mentre muovendo le dita si liberava di quel guanto marmoreo del quale si era rivestito grazie a poteri strappati a qualche druido anni prima. Lo guardò soffrire, rotolare lentamente sulla schiena mentre il suo volto lasciava trasparire tutto il dolore che quel colpo gli aveva portato: il rosso macchiò il pavimento un tempo sacro della cattedrale e quella bestia d'uomo iniziò a ridere sonoramente. Dammi una mano! gridò col poco fiato che riusciva a conservare tra una ripresa e l'altra dell'animale il povero Tok, ancora intrappolato nel morso letale della bestia famelica che l'aveva senza mezzi termini privato di un arto. Gli rivolse uno sguardo sardonico l'uomo di roccia, ghignando quasi nel godersi lo spettacolino.Tira fuori le palle, prima che ti mangi anche quelle. L'ultima battuta sarcastica prima di tornare al proprio avversario che parve seguire alla lettera le parole appena pronunciate dell'energumeno. Sbiancò leggermente l'immensa montagna nel vedere un turbinio di corvi prendere forma dalle tenebre, gracchiare fino a riempire l'aria della cattedrale quasi a monito dell'antica religione e della vendetta che questa si sarebbe presa su quei due impuri esseri. Biascicò parole mute, indietreggiando e sfoderando dal fianco un coltello mentre i pennuti prendevano ad assalirlo. Gridò terrorizzato, forse più per un fattore psicologico che per altro menando a destra e a manca l'arma. Come un'ombra, da quella moltitudine nera una lama si levò fino a catturare un raggio di luce, e ferma per un istante nel punto più alto del proprio cammino, si scagliò verso la gola dell'uomo facendo piombare d'improvviso il silenzio più totale. Sull'altare della chiesa di Basiledra, i corvi avevano elargito un altro tributo di sangue tra gli infedeli muovendo dalle tenebre la mano di quel ragazzino.

Cadde in un tonfo il pesante corpo senza vita del guerriero lasciando alla vista del necromante la figura del secondo, ingobbito dal peso della fatica e del braccio a peno morto. Ansimava, lercio di sangue nero e sangue rosso mentre stringeva nella mano buona una daga del tutto simile a quella del defunto compagno. Ai suoi piedi, l'evocazione del lupo nero veniva lentamente richiamata dalle tenebre che avrebbero posto rimedio alla sua prematura dipartita. L'occhio destro del soldato tremava, la follia aveva preso possesso della sua mente e le labbra tentarono di sussurrare qualche parole ma nulla di logico e articolato riuscì a prendere forma. Tra i bisbiglii, però, due parole risuonarono più volte e stranamente chiare: Ti...Ammazzo.
Come mosso da una scarica elettrica, l'uomo inarcò in dietro la testa scagliando un urlo al cielo e iniziando a richiamare verso il braccio ferito la roccia. Spuntoni dilaniarono i muscoli, sassi affiorarono al posto delle articolazioni e nel giro di qualche istante, pietra dopo pietra, la carne esplose in un tripudio di sangue lasciando un lembo di pelle a pendere dall'ascella dell'uomo come un guanto vuoto. Tutto il braccio sinistro era stato rimpiazzato con un immensa protesi di nera ossidiana, visibilmente sproporzionata tanto da sola risultava grande quasi come l'intero corpo dell'uomo. MUORI! Gridò a squarciagola e guidato dalla sola furia spazzò l'aria a palmo aperto creando una corrente tale da far volare via due panche di legno. Il corpo della prima guardia venne travolto in pieno finendo per aprirsi il cranio in due contro l'angolo di marmo di una colonna. La furia era ormai padrona del corpo dell'uomo e subito dopo il primo colpo spiccò un balzo con una forza che trascendeva l'umano cercando di schiacciare l'avversario come si fa con una formica.


La tua tattica ha successo e il tuo avversario cade. Lo stesso non si può dire dell'altro versante del duello: il lupo viene sconfitto, ma Tok ne esce impazzito -forse per l'atteggiamento del compagno, forse per lo scontro- e in preda alla follia sacrifica il proprio braccio per creare un arto artificiale di roccia grande letteralmente quanto il suo intero corpo, che usa nel finale prima per scagliare un onda d'urto magica (potenza Media che causa perdita di equilibrio) e poi per menarti un colpo fisico (sempre con la manona) da considerarsi portato con 8CS allo scopo di schiacciarti.
Non preoccuparti del tempo, e continua così! ;D
 
Top
Humean
view post Posted on 16/12/2014, 17:20




Il lupo perde il pelo...




-È finita- pensai quando il corpo morto della guardia senza nome si accasciò al suolo. Il frastuono della battaglia si era dissipato, ed ora potevo sentire solo il pulsare del mio cuore ebbro di vita, affannoso, inarrestabile. I corvi, appollaiati trionfalmente sul cadavere del mio nemico, scuotevano le ali lucide e flessuose, evidentemente soddisfatti della loro opera macabra. Il guaire sommesso di Mantas però mi riportò subito alla realtà della cattedrale e dei suoi sfortunati ultimi abitanti. La sagoma scura di Tok, incurvato dalla fatica e abbrutito dal terrore, si stagliava sul fondale ancor più scuro dell'edificio, biascicando insensatezze: ai suoi piedi scorsi con sgomento il Lupo Nero,agonizzante, trascinarsi via e sparire nell'oscurità. Strinsi il pugnale insanguinato nella mano, fino a sbiancarmi le nocche.
Dalla parte più profonda, più segreta della mia anima, sorse un moto d'ira dirompente, impetuoso, travolgente. Un torrente fino ad allora rimasto sotterraneo, che dopo lunghi anni di quiete all'improvviso si gonfiava, ruggiva, affiorava alla luce della coscienza; un fiume in piena che ruppe in pochi secondi i rigidi argini della mia mente. La corrente di quel fiume trascinava con sé un unico penetrante pensiero, netto, chiaro come il sole di mezzogiorno. Un pensiero che condividevo con la mia controparte.



Ti...Ammazzo

Ti Ammazzo.



Sulla scena aberrante che seguì, non voglio spendere parole inutili: uno spettacolo penoso, di quelli che non meritano di essere visti. Men che meno narrati. Del resto, mentre Tok sacrificava il poco che restava del suo corpo e della sua psiche a chissà quali degenerati spiriti della Terra, io stesso ero assorbito piuttosto dalle mie macchinazioni su come rendere quella miserabile vita il più breve possibile. A poco a poco, il flusso dei pensieri tornò a scorrere calmo ed ordinato in me, mentre la furia cieca si trasformava in fredda e lucida determinazione ad uccidere. A metamorfosi compiuta, ebbi il discutibile privilegio di ammirare uno dei più folli scherzi che la natura, così fantasiosa, avesse potuto mai concepire: un gargoyle deforme, sproporzionato, metà carne e sangue, metà fredda e dura roccia.
Ad un tratto, colpiti da un infausto presagio, i corvi spiccarono il volo simultaneamente, liberando la distanza che separava me e il mostro; solo un istante dopo l'onda d'urto emessa dal suo abnorme palmo mi investì in pieno, senza che avessi il tempo di escogitare qualcosa. Mi trovai al suolo, frastornato, inerme, mentre il gigantesco arto si stagliava su di me, pronto a colpire... lo vidi abbattersi contro la mia testa, mentre Tok esplodeva in una catena di risate isteriche che si accavallavano l'un l'altra, echeggiando nell'oscurità.

-

Quando finalmente il pazzo si calmò, il silenzio tornò di nuovo sovrano del grande tempio e, qualcuno avrebbe giurato, per l'ultima volta. Fuori di sé dalla gioia, Tok trascinò via il suo braccio di roccia dal punto dell'impatto, intenzionato ad ammirare lo scempio del mio corpo. Che sorpresa, quando tra le macerie del selciato, non riuscì a scorgere nemmeno l'ombra del suo nemico! Il suo folle ghigno di trionfo si tramutò all'istante in un'espressione attonita e incredula, di una comicissima stupidità, che rendeva la sua figura gargantuesca ancora più ridicola. Prese a girare convulsamente la testa a destra e a sinistra, nel tentativo di individuare il ragazzino... ma scorse qualcosa di diverso nel buio, proprio davanti a lui. Una figura che conosceva fin troppo bene, la figura della bestia che lo aveva mutilato per sempre. Come un incubo che ritorna a tormentare la sua vittima rinnovandosi notte dopo notte, e lasciandole solo il tempo necessario per illudersi di averla scampata: così si stagliava nel buio, con quel ringhio basso e continuo, la sagoma slanciata del Lupo Nero. Con gli occhi dorati iniettati di sangue e le zanne scoperte, il famiglio teneva fisso lo sguardo sul suo bersaglio, mentre avanzava con passo lento e costante verso di esso. Nel frattempo, una bizzarra e lugubre armonia riempiva l'aria di vibrazioni. In un continuo crescendo, il ruggito della belva veniva a mano a mano affiancato da altri rumori: lo stormire di infinite ali, al quale si aggiungeva poco a poco un gracchiare senza sosta di invisibili cantori inumani. Quando il Lupo fu prossimo al suo antagonista, e il frastuono era semplicemente intollerabile, il ruggito sommesso si trasformò in un latrato furioso: solo a quel punto emersero dall'oscurità, tutti insieme, diverse decine di nerissimi volatili, che con sorprendente velocità e precisione diedero l'assalto al mostro di pietra, per travolgerlo come una nube temporalesca di penne nere.
Il Lupo rimase fermo per qualche secondo, a fissare la scena, come se rimirasse compiaciuto lo spettacolo, prima di scagliarsi egli stesso nel nero caos, alla gola della sventurata sentinella. Ad una attenta osservazione, in effetti, si sarebbe potuto dire che quel lupo sembrava insolitamente umano, troppo umano...



Per ragioni stilistiche, volendo mantenere la spettacolarità della scena così come si presenterebbe agli occhi di un ignaro avversario, non l'ho scritto in maniera esplicita ON GDR, però ci tengo a sottolineare che il Lupo di questo post altro non è se non il mio PG in altra forma. Spero sia chiara la dinamica dell'azione :)

Energia residua: 60-10-10=40%

Stato fisico: Integrità:70%

Stato psicologico: Lucido, ma adirato

Passive del PG: Presenza Demoniaca(Passiva razziale), Passiva del talento (Evocatore), Sangue freddo (Passiva personale)

Attive utilizzate: Corpo d'Ombra(dal turno precedente), Servitori oscuri(dal turno precedente) x2Servitori oscuri (questo turno)

In Breve: Il mio PG viene colto impreparato dall'onda d'urto e viene quindi scagliato a terra, assorbendo un danno Medio. Tuttavia, grazie alla pergamena Corpo d'Ombra ancora attiva riesce a scampare il devastante attacco fisico, e approfitta della confusione per tramutarsi nel suo stesso lupo: con questa tattica spera di gettare il suo squilibrato avversario nella confusione e nel panico più totale, poiché il vero Lupo dovrebbe essere fuori gioco. Quindi, mentre in quella forma avanza verso il nemico, evoca una grande quantità di creature, che vanno ad aggiungersi a quelle evocate nel turno precedente: in totale ora sono in gioco 40-50 uccelli per un totale di 6 CS, che attaccano simultaneamente il nemico da ogni parte. Quindi lo stesso Viktor nella forma di lupo si getta nella mischia per sferrare il colpo di grazia col suo coltello alla gola del suo avversario.
 
Top
Vermilion
view post Posted on 19/12/2014, 12:02




From the Dead's Eyes

Strisciò la mano sul pavimento portandosi dietro le rovine di quel luogo, una gigantesca impronta solcava ora il centro dell'altare della cattedrale, un segno che in un futuro lontano sarebbe potuto passare per una antica leggenda su giganti e mostruosità demoniache. Ma quello era il presente, e un ghigno ferino tagliava da guancia a guancia il soldato ormai perso nella propria follia. Sollevò il palmo, imbronciando le sopracciglia e non capendo dove fosse finito il suo piccolo giocattolo di carne. Un frullio d'ali nere accompagnò l'agognata ricerca, ad ogni minimo rumore la testa guizzava a controllare ma del ragazzino nemmeno l'ombra; o forse solo quella. Dai luoghi non raggiunti dalle ampie finestre, dove le tenebre regnavano sovrane, ancora una volta un lupo coi canini snudati ringhiava tutto il proprio odio, e dal pelo irto e scuro presero vita innumerevoli altri corvi che in una sinfonia di morte e ali coprirono la loro preda ancora viva. Il deforme era lento, la sua massa troppo imponente per ferire i piccoli uccelli e urlando più per rabbia che per dolore cadde infine sotto l'assalto dell'ombra.



E....mi ritengo soddisfatto. Giudizi Time!

Scrittura: Nulla di serio da rimproverarti, ma solo una grande raccomandazione: prenditi tempo per scrivere. I tuoi post son tutti stati ad un buon livello eccetto uno, che palesemente era sottotono, e come tale lo riterrò un momento buio del tuo arrivo forse dovuto alla tensione, forse alla voglia di rispondere in poco tempo, forse a...boh. Cancelliamo quel brutto evento, ma mi raccomando di prenderti sempre il tempo necessario a scrivere: questo tipo di GDR si basa appunto su quello che riesci a comunicare con le parole, e se queste son state scritte frettolosamente o con poca attenzione fidati che passa come messaggio. Tornando a temi più concreti mi piace come hai interpretato il personaggio, anche se per ora è ancora un po privo di personalità. Ovviamente è la sua prima giocata, non si chiede assolutamente di partire con un personaggio già completo e profondo, ma in futuro, man mano che vai avanti, ti consiglierei di arricchire il post con un po di personalizzazione, di introspezione e magari approfondire la tematica della "parte oscura" che è il tipico modo per articolare pensieri e ragionamenti in ogni tipo di situazione. LE azioni sono ben descritte e chiare nel complesso, quindi nulla da dire nemmeno su questo punto.

Strategia: Per avere poche abilità, direi che te la sei cavata egregiamente. La scelta di una passiva come personale al posto della tradizionale Variabile ti ha limitato molto in quanto varietà di tattica e colpi costringendoti a solo le tre pergamene iniziali di cui una di difesa fisica. Sarò schietto nel dirti che ti sei scavato un po la fossa da solo, ma essendo la tua prima volta sul forum non te ne si fa una colpa. Prima di dirti la mia, però, aggiungo che in quello che era il tuo potenziale, hai fatto un ottimo lavoro. La parte di giudizio è assolutamente positiva in questo campo perché ovviamente non ti si può criticare in base a cosa avresti o meno dovuto avere in scheda, not at all. Alla fine la scelta di andare in overload di corvi è stata scenica e teatrale al punto giusto, sfruttando anche il fatto di giocartela sulla velocità di tanti animali rispetto che sulla potenza di pochi colpi.

Sportività: Non hai fatto errori, ma come in ogni altra cosa ti manca l'esperienza di quello che è questo parametro sul forum. Consiglio di riportare i danni subiti di post in post classificandoli con i consumi (Basso alla spalla, Medio al torace ecc.) e di abbandonare le percentuali in quel campo a favore di un contatore in sedicesimi se proprio vuoi tener di conto della "vita" (1Mortale=16Bassi, che come minimo è presa ad unità) Fai attenzione solo a non sbilanciarti nel descrivere troppo nel dettaglio le azioni dei tuoi avversari quando non sei in ambito di Autoconclusivi, alcuni utenti potrebbero non apprezzare. (mi riferisco allo stupore finale del nemico che hai descritto). Non te ne terrò di conto, è stato a scopo puramente scenico e in finale di battuta, ma sappi che qualcuno potrebbe aversene a male. Ultima cosa, interpreta magari più i danni subiti sul lungo termine, e non solo nell'immediato. Le ferite perdurano per tutto il duello se non curate, e un riferimento ad esse una volta in più non fa mai male.

Concludendo: ti assegno la fascia Verde, 1000G, e un paio di consigli che ti mando via MP per non riempire lo spoiler ^^ Benvenuto su Asgradel! =D
 
Top
Humean
view post Posted on 20/12/2014, 13:55




Tardi ti ho amato, Bellezza così antica e tanto nuova, tardi ti ho amato.Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori: lì ti cercavo.Deforme, mi gettavo sulle belle sembianze delle tue creature. Eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature,inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, respirai ed ora anelo verso di te; ti gustai ed ora ho fame e sete di te; mi toccasti, e arsi dal desiderio della tua pace.




Le urla insane dello sventurato Tok risuonarono per lunghi istanti lungo tutto lo spazio della Cattedrale prima di spegnersi, mentre il suo sangue scuro si spandeva copiosamente al suolo, coprendo gli antichi motivi incisi sul pavimento. Respiravo con affanno, gli occhi lucidi e la gola asciutta, sopraffatto dalla gloriosa estasi della vittoria, sopraffatto dalla travolgente sensazione di essere ancora vivo. Il sentimento che avevo per molto tempo rifuggito, ignorato, sminuito, ora aveva preso completamente il controllo di me: l'incontenibile piacere di sopravvivere ad un'altra persona. La mia anima, ora senza peso, del tutto libera dalle catene della paura, della rabbia, del dolore, si sarebbe potuta librare oltre i graniti dell'edificio, attraverso le nubi e più lontano delle stelle, fino all'ultimo dei cieli. Invece il mio corpo esausto mi trascinò verso terra: le poche energie che conservavo non mi sorressero abbastanza prontamente, e mi accasciai in ginocchio, fissando attonito davanti a me.
E proprio in quel momento accadde. Ancora oggi, il ricordo di come in un solo istante furono sollevati i veli dell'illusione e della menzogna dai miei occhi mi riempie l'anima di gratitudine. Nella mia prostrazione, all'improvviso, scorsi attraverso il grande rosone della Cattedrale il cerchio perfetto del plenilunio, sorto nel corso della lotta furiosa. Un grande, bellissimo corvo, perfettamente proporzionato e dal manto lucido, si appollaiò sotto la vetrata, e mi piantò i suoi nerissimi occhi nel cuore. La vista di quell'astro, così puro, così luminoso, dal moto eterno e immutabile, rappresentava esattamente la mia perfetta letizia. E il Corvo col suo sguardo sembrava interrogarmi, sentii il suo pensiero rintoccare nella mia anima:

"Capisci, ora?"

Dentro di me, fuori di me, il cosmo stesso in ogni sua parte cercava di rivelarmi passato e futuro, suggerirmi la mia origine e insieme il mio destino; per la prima volta mi sentii parte integrante del Creato e figlio diletto del suo Creatore.
Tutto era come prima, ma tutto era cambiato. La mia inclinazione al Male, il mio piacere nell'infliggere sofferenza e nel dare la morte, tutto ciò che ero: nella mia infanzia l'avevo dapprima temuto, rifiutato, ed il mondo aveva temuto e rifiutato me.
Poi, negli anni del mio precoce apprendistato, l'avevo accettato passivamente e con indifferenza, come la realtà aleatoria di un Universo caotico. Così il mondo mi aveva trascinato con sé nel suo vortice di non senso: un'altra futile, fragile vita senza significato, tra milioni di altre.
Non più. Non da allora. Ci dev'essere un motivo profondo se, proprio nel momento più buio del Culto, quando la Capitale è caduta e profanata, la Provvidenza mi conduce nel primo dei Templi del Sovrano, e guida la mia mano contro i saccheggiatori senzadio. Forse la mia condizione non è una condanna, ma un dono? Questi pensieri mi rapirono quella notte, nella Cattedrale, e ad oggi non mi hanno mai abbandonato. La mia passione per la violenza è, a un tempo, lo strumento infallibile del riscatto della vera Fede e l'eterna beatitudine della mia anima. Non ero in errore, non ero un errore. Ero un vettore della volontà di Dio. Completamente svuotato dalla mia Illuminazione, persi conoscenza sul selciato insanguinato.

-

Il mattino dopo, alle prime luci dell'alba, uscii silenziosamente dal ventre di pietra che mi aveva rimesso al mondo. Via dalla città dannata, via dal centro del potere mondano a cui avevo a lungo e vanamente anelato.
Non c'è Verità e non c'è Potere fuori dalla grazia del Sovrano.

 
Top
11 replies since 25/11/2014, 22:59   157 views
  Share