I'm Back ········ - Group:
- Member
- Posts:
- 10,682
- Status:
| |
| . .Il canto della Sirena ¬ Super Smash Pirates! « Sì, però io non bevo mica... »
Fu questione di un attimo. Un secondo prima un popputo Torquemada mi forza la mano su un bicchiere da whisky contenente più alcol di quanto non ne avessi mai assunto in tutta la mia vita, quello dopo ecco invece irrompere nella stanza la peggior caricatura di un pirata dai tempi di Spongebob e il suo "Sì, signor capitano!". Paradossalmente, mi sentii piuttosto sollevato dalla cosa. Benché stessi infatti ancora traendo un profondo sospiro di sollievo per l'evitato coito con milf, non mancai di notare la scenetta alla "Beautiful dei pontili" che stava consumandomisi innanzi: storie di tesori, violenze, tradimenti...avventura! Che finalmente le cose stessero iniziando ad assumere la piega epica che speravo, senza ulteriormente indugiare su quella inquietantemente erotica? Era giunta l'ora di essere eroi. Mi misi comodo sulla poltrona, assumendo una posa che ostentava spavalderia e sicurezza, mentre ancora Lemon sfiatava etanolo sul viso della povera padrona di casa. Poggiato al bracciolo, ruotavo il polso a mo' di sommelier e sfoggiavo un gran ghigno...che probabilmente sarebbe svanito in fretta se mi fossi accorto per tempo di come le gocce spillate qua e là facessero sfrigolare il legno del pavimento. Attesi qualche istante, il tempo necessario perché i pirati si rivolgessero a me. Poi attesi qualche secondo, quel tanto di cui avevano bisogno per superare l'attimo di distrazione che non permise loro di notarmi. Quindi ancora un minutino...prima di scaraventare il bicchiere contro la parete vicina a quelle sbadate facce di merluzzo e teste di calamaro! Come si fa ad ignorare totalmente il protagonista della storia?! Forse fu l'infrangersi dei vetri a pochi centrimetri dal suo viso o forse il buco che il torcibudella corrosivo stava lasciando al posto della parete, ma infine Jack Lemon decise di degnarmi della dovuta attenzione. Si volse nella mia direzione e, senza tanti complimenti, sentenziò:
« Vedo che i tuoi standard si sono abbassati parecchio, Sybilla. Ora servi solo i folli con tendenze suicide o ti occupi anche dei loro strani pappagalli? » | |
ChibiRay non parve particolarmente colpito dall'ennesimo epiteto erroneamente attribuitogli, così come non lo fui io da quanto il corsaro aggiunse subito dopo.
« Pare che questo ratto di cambusa abbia bisogno di una bella lezione di bot ton, ragazzi. Ti dispiacerebbe occupartene, Ziggy? » | |
Gli bastò aggiungere un cenno del capo a quanto detto perché uno dei bestioni si facesse largo tra i compagni e si dirigesse verso di me. La corporatura muscolosa e la statura notevole stonavano incredibilmente con l'espressione bambinesca dipinta sul volto, composta da un largo sorriso ebete a due denti (lo scorbuto non perdona!), un paio di occhi piuttosto piccoli ed orecchie tonde e a sventola. Il tutto era incorniciato da una zazzera bionda aperta a V sulla fronte. Il lezzo di murena imputridita che si portava addosso mi raggiunse ben prima di lui, ma sopportai il tanfo fino a che non mi si fece vicino quanto mi bastava per mettere in atto la mia mossa. Il ratto era pronto a dar battaglia.
| « Pika pika, madafaka. » | Vai: usa Fulmine, Metachu! Una scarica fragorosa illuminò per un istante la stanza, costringendo gli astanti a distogliere lo sguardo per non restarne abbagliati. Fu poi un tonfo sordo a far tornare gli occhi nella mia direzione, laddove giaceva rigido il corpo del pirata ancora fumante. Mi alzai con compostezza e scavalcai Ziggy con nonchalance per raggiungere il capitano, qualche metro più in là. Mi fermai innanzi a lui, abbastanza perché potesse sentire chiaramente la domanda che intendevo porgli.
| « Dimmi Jack Lemon: temi tu la morte? » |
...............................................................« ... » | |
Il pirata digrignò i denti guardandomi storto, indeciso sul da farsi. Non gli fu concesso tuttavia tempo sufficiente a ponderare una decisione, poiché sorprendentemente fu Sybilla a fare gli onori di casa prendendo l'iniziativa. Approfittò infatti del momento di stallo generale per scambiare cenni d'intesa con alcune sue protette e mettere mano allo stiletto che, memore degli anni trascorsi per mare, teneva attaccato alla giarrettiera. Senza indugi, come l'indomita guerriera che un tempo era stata, si scaglio verso la coppia di pirati rimasti vicino l'entrata seguita a ruota dalle altre ragazze.
« Istud, tu tieni a bada quello stocaffisso! Io penso agli altri due e... » si voltò di scatto verso Lanila « ...a te, cagna. A cuccia! » | | L'attempata emule di Kagome Higurashi colse di sorpresa la traditrice evocando un cerchio luminoso ai suoi piedi. Un istante dopo che questo si accese, Lanila crollò per terra e vi rimase in evidente stato catatonico: Sybilla la oltrepassò senza infierire ulteriormente, forse per pareggiare i conti con lei a cose fatte o forse per dare priorità alla minaccia più urgente rappresentata dagli energumeni alla porta, sentitisi chiamare in causa. Io, dal canto mio, non fui da meno: a differenza dell'avversario, non mi feci distrarre dalla scoperta della natura belligerante della donna e, al contrario, approfittai dell'attimo di distrazione per sferrare il miglior gancio destro che avessi mai tirato.
| « Falcooon Puuunch! » |
Forse perché, checché lascino intendere gli anime, urlare prima di mettere a segno un colpo non è il massimo della discrezione, forse perché non avevo mai effetivamente tirato un pugno in vita mia; qualunque fosse la ragione, Jack Lemon non si dimostrò affatto impressionato dalle mie doti marziali, bloccando con gesto felino e mano ferma il colpo sferratogli. Mi scrutò dentro l'anima col suo unico occhio per qualche secondo, ridendo di me sotto i baffi, quindi fui investito dal suo fiato da pellicano con l'alitosi. « Quando attacchi un guercio fallo dal suo punto cieco, pivello. È tutto qui quello che sai fare? Credi forse che questo sia un dannato gioco? » | |
Sì, lo credevo. Quanto sbagliassi lo capii con la stessa velocità della ginocchiata che sconquassò le mie virilità. « Regola numero uno: sempre approfittare delle debolezze del nemico! » | | Mi piegai, i muscoli ventrali contratti in uno spasmo intenso. Ricaddi leggermente in avanti, impossibilitato a fare altrimenti dalla morsa che la sua mancina esercitava ancora sulla mia destra. Due grossi lacrimoni mi appannarono la vista immediatamente, ma giurerei di aver scorto la sagoma frontale di un treno che si dirigeva a tutta velocità verso di me. O forse fu il suo diretto destro a fare ciuff ciuff sul mio naso. « Regola numero due: sorprendere e stordire. » | | Mi ritrovai sul pavimento di schiena, finalmente libero dalla presa del pirata ma con le mani al viso e incapace di riaprire gli occhi: non avevo mai ricevuto un pugno, men che meno uno ben assestato! Fitte intermittenti si alternavano a vampate di calore, costringendomi a inspirare ed espirare forte per lenire il dolore. Col senno di poi, tenendo in considerazione anche la prematura dipartita dei gioielli di famiglia e l'urletto femmineo che ChibiRay sostiene di aver sentito quel giorno, sarebbe stato ragionevole nutrire il sospetto che stessi per partorire dalla faccia. Fui lucido a sufficienza solo per distinguere il ticchettio regolare del legno che batte contro il legno dal caratteristico "click" metallico di un cane appena armato. « Regola numero tre: chi lotta straparlando recita il proprio epitaffio... » | | Scostai le mani dal volto - allarmato dall'intuizione avuta - appena in tempo per vedermi la bocca da fuoco puntata contro e reagirvi. Il rumore dello sparo fu forte ma sordo, quasi ovattato. Questo poiché lo udii dall'interno del bozzolo sabbioso che avevo evocato per difendermi. Mi ritrovai al buio ma al sicuro, perciò decisi di concedermi un secondo per rifiatare e fare mente locale. Tentai di farlo, perlomeno, ma non vi riuscii: il dolore al viso non accennava ad alleviarsi, così come il panico da "È questo il dolore? Non è divertente!". Come facevano tutti gli altri a prendere botte su botte e comunque tirare avanti a combattere mantenendo la propria compostezza, quando io dopo soli due colpi già mi pentivo di non essermi nascosto dietro il divano ad aspettare che tutto finisse...? Poi, come se non avessi già i nervi a fior di pelle per il tipaccio che mi aspettava fuori dalla corazza per farmi fare la fine dell'anatra in Duck Hunt, quasi il cuore mi saltò via dal petto al risuonare imprevisto di una voce nella totale oscurità di quel mio guscio protettivo.
« Incassi due tecniche senza muovere un dito e poi ne usi una Media per difenderti da un attacco base? Non mi aspetterei un gran voto in Strategia... » | | ChibiRay. Quella sottospecie di Sonic candeggiato era stato abbastanza rapido da riuscire a sgusciare dentro la mia temporanea Fortezza della Solitudine, ma non abbastanza da accorrere in mio soccorso quando l'Achab delle sogliole albine era lì lì per impallinarmi...!
| « Tu! Dammi una mano! Cioè, metaforicamente parlando...mordi le chiappe a quello psicopatico o chessò io! » |
« Nope. Spiacente, non hai la passiva apposita...fortunatamente per me, vista la piega che stanno prendendo le cose. » | |
| « ...mi prendi il giro?! Qui rischio di lasciarci le penne sul serio, lo capisci? Non intendi fare un bel niente a questo proposito? » |
« Certo che sì. Sto carezzando l'idea di unirmi a loro e solcare i sette mari con lo pseudonimo di "Capitan Scagliacerulea"... » | |
| « ... » |
.................................................« ... » | |
.................................................« ... » | |
.................................................« ... » | |
...............................................« Bazinga. » | |
| « ...esilarante. Senti, mi godrei cotanta goliardia rettile per tutto il giorno se potessi, ma vorrei farti notare che qui fuori c'è uno stra-cacchio di maniaco omicida che non vede l'ora di mandarmi a dormire con i pesci. Potremmo rimandare le battute a dopo? » |
« Farti una risata una volta ogni tanto non ti farebbe male, sai? » ma da quale pulpito, poi?! « D'accordo: ti darò dei consigli. È il massimo che possa fare. Ma di' alla tua controparte scribacchina di tagliare sullo spiegone, 'ché ha già annoiato la gente a sufficienza. » | |
Col senno di poi, quell'ultima frase assume finalmente un significato...ma ehy! Cafona d'una lucertolaccia...torniamo a noi, è meglio.
Jack Lemon picchiettò con la gamba di legno la montagnola di sabbia un paio di volte, osservandola di sbieco e con sospetto. D'altronde erano ormai già passati parecchi secondi da quando mi ero rintanato al suo interno ed egli iniziava a prendere in seria considerazione l'idea di farmi fare la fine della ragazza nel cesto indiano. Stava infatti già portando la destra al fianco per estrarre la sciabola quando, con sua sorpresa, fu investito da una raffica di terra che lo costrinse a portare il braccio al volto per evitare di esserne accecato. La prima parte della strategia di ChibiRay, che prevedeva la limitazione della visuale dell'avversario ed un suo leggero arretramento, aveva funzionato alla perfezione; era stato sufficiente calciare con forza la parte superiore della barriera di sabbia appena un istante dopo averla dismessa per ottenere l'effetto "valanga di rena da Super Tele in spiaggia"…ma senza la vecchietta di turno che minaccia di bucarti il pallone! Mi rimisi in piedi in fretta, dolorante ma incoraggiato, e tesi il braccio sinistro verso il pirata col palmo aperto e rivolto verso di lui. Egli compì lo stesso movimento con la mano armata puntandomi addosso il suo cannone portatile, ma non riuscì ad essere altrettanto veloce per merito dell'effetto sorpresa. Mi concentrai come solo con uno spara-morte che ti bracca ci si può concentrare e, una volta fatto, serrai di scatto le dita in un pugno. La pistola del bucaniere, a quel gesto, venne avvolta da uno sciame vorticante di cristalli scuri - minuscoli ma numerosissimi - che la inghiottirono e convinsero il proprietario a mollare la presa prima che che si portassero via anche la mano. D'altronde quello è un compito riservato al coccodrillo. L'informe ma viva massa nero-bluastra stava divorando l'arma sotto gli occhi attoniti del suo ormai ex-detentore quando, con la destra, generai il fratello solitario ma formato gigante dei diamantini fagocitanti. Lo scagliai in tutta fretta, prendendo la mira solo approssimativamente per non perdere il vantaggio strategico ottenuto. Non che avendo più tempo a disposizione, s'intenda, il risultato sarebbe potuto essere poi così differente: non per vantarmi, ma sono campione casalingo di "spacca-suppellettili-con-freccetta". Pur non senza fortuna, tuttavia, quella volta il tiro risultò preciso e, rapido, si diresse verso il suo destinatario. E quest'ultimo, ancor più rapido, l'evase senza batter ciglio e lasciandomi di sasso. « Le CS! Ricordati la differenza di CS...!» mi ammonì ChibiRay, in un raro slancio altruistico « Jack Lemon...è un pre-patch. » | |
Pre-patch. Dicesi "pre-patch" un personaggio, sia esso giocante o non giocante, le cui caratteristiche non sono state delineate seguendo la nuova versione del regolamento, già in vigore ma non retroattiva, bensì sulla falsariga di norme ormai desuete ed antiquate relative alla precedente. Tradotto alla spiccia: residuati pre-bellici di cui mi devo ancora occupare perché sono un lentone incurabile! Sarebbe stato un problema solo relativamente, comunque: non potevo sapere quanto più pericoloso o più abile di me fosse l'avversario che mi trovavo ad affrontare. Avrei dovuto allora fare affidamento solo sulle mie capacità e, sorte permettendo, sulla buona disposizione d'animo di colui che ci guarda dall'alto, che giudica ma perdona, che mostra la via e che tutto può: il Quest Master. « Se hai finito con le ruffianerie, qui avremmo una battaglia da concludere. » | |
| « Come? » |
«Niente. Parlavo tra me e me... » | |
Ok, questo...è stato strano. Scossi il capo: non avevo tempo per badare all'ennesima bizzarria dello spiritello squamato. Avevo davanti un avversario che non sapevo come sconfiggere e di cui mi sarei dovuto occupare da solo. Sybilla e le altre, infatti, erano ancora alle prese con i due scagnozzi del pirata e, benché sembrassero star avendo la meglio, ne avrebbero di certo avuto ancora per un bel po'. Io, piuttosto, dovevo decidere al più presto sul da farsi: il capitano Lemon mi stava concedendo qualche secondo di tregua, anche lui evidentemente indeciso sulla tattica da adottare contro un avversario insolito come il sottoscritto, ma non sarebbe durata molto a lungo. Alla fine, convintomi del fatto che non avrei avuto alcuna possibilità di uscire vincitore da uno scontro diretto contro un tagliagole professionista - e che nemmeno sarei riuscito a prolungare la battaglia tanto a lungo da poter sperare nell'arrivo dei rinforzi in gonnella - capii che avrei dovuto giocarmela d'astuzia. | « Signore, io la sfido a singolar tenzone! » |
Estrassi il fioretto dicendolo e glielo puntai contro sfoggiando l'espressione più minacciosa che avessi in repertorio. Quello, non prima di aver esalato uno sbuffo canzonatorio in virtù dell'infelice scelta di sfidarlo nel campo in cui meglio riusciva, sguainò uno sciabolone lungo poco meno del mio stocco ma con la lama spessa almeno il doppio. Inspiegabilmente, quando si esibì nella tamarrissima ma classica leccata del filo tagliente, non provai un comprensibile senso di disgusto né una plausibile ma improbabile preoccupazione riguardo le politiche piratesche sulla vaccinazione antitetanica, no. Provai timore. Un terrore disarmante, una morsa gelida capace di paralizzarmi. Lui se ne accorse, o lo sapeva già, e senza alcuna vergogna ne approfittò per gettarsi alla carica e menare il primo fendente: una sciabolata diagonale mirata alla mia spalla sinistra, che non ebbi la prontezza di deviare opportunamente. Morale della favola? La spietatezza del pirata, complice anche la mia incapacità di compiere una parata di quinta decente, mi fruttò una ferita all'altezza del pettorale sinistro, profonda ma non letale. Comunque la peggiore che avesse mai sofferto uno che, nella vita, al peggio si era tagliato le dita con la carta. Il me di allora, ancora avvezzo alla comoda bambagia che è la vita moderna, non avrebbe retto a quello shock. Avrebbe realizzato di non avere speranze, con conseguente breakdown psicologico. Avrebbe pregato che gli fosse fatta salva la vita, finanche supplicato. Sarebbe crollato e, sì, sarebbe morto. Eppure non accadde nulla di tutto questo. Strinsi i denti e, con più determinazione di quanta non sospettassi di avere, sussurrai tra me e me:
| « Beh, c'è di buono che il naso ora sembra non far più poi così male...! » | Quindi passai al contrattacco. Passo indietro rapido, messa in guardia, affondo. Lui para facilmente spazzando con forza. « Solo una volta conobbi un tale altrettanto incapace! » | |
| « Ti avrà insegnato tutto quello che sai! » |
.............................................................« ... » | | Finta al fianco, cavazione e punta al cuore. Ma Lemon non si scopre e para ancora. Il piano era quello di distrarlo, di innervosirlo se possibile, quindi approfittarne e fare breccia nelle sue difese. Non avevo altre speranze se non questa. « Ho incontrato scimmie più coordinate di te! » | |
| « Sono contento tu sia potuto andare alla riunione di famiglia, vecchio mio! » |
.............................................................« ... » | | Touché. Ma è appena una ferita superficiale quella inferta al suo braccio armato, che usa infatti subito per contrattaccare. Parai l'ennesima sciabolata con lo scudo, non senza difficoltà. Ma, prima volta in tutto lo scontro, avevo letto una sua mossa. Non essendo ovviamente potuto migliorare dopo appena due scambi d'affondo, la causa poteva essere una soltanto: Jack Lemon stava diventando più prevedibile. « Ogni parola che dici è stupida! » | |
| « Volevo essere sicuro ti trovassi a tuo agio con me! » |
.............................................................« ... » | | Le lame si incrociano. Si entra in stallo, una coccia contro l'altra nel tentativo di avere la meglio sul proprio avversario. Fisicamente mi era superiore, molto più di quanto la slanciata impostazione fisica lasciasse intendere. Eppure riuscivo a tenergli testa, poiché non faceva leva laddove avrebbe potuto per avvantaggiarsi. Ragionava sempre meno sulle proprie mosse. « Non hai speranza: ho sconfitto piovre giganti con queste braccia! » | |
| « Oh, sono certo che tutte le creature senza spina dorsale ti temano...! » |
.....................................................................« ... » | | Risponde rabbioso alla provocazione con una mezzaluna secca di rovescio, come a decapitarmi. È troppo potente per essere parata con un esile fioretto. Mi abbasso giusto in tempo perché una potenziale ghigliottina risulti in una semplice spuntatina al ciuffo. L'ultimo attacco lo lasciò completamente scoperto ma non fui abbastanza veloce per approfittarne. La rabbia, tuttavia, lo stava portando a commettere errori sempre più grossolani. Andava tutto come previsto. « Poco da ridere, moccioso: questi avambracci sono stati scambiati per tronchi d'albero! » | |
| « Tranquillo: una crema esfoliante dovrebbe risolvere il problema! » |
..................................................................« ... » | | Invito, filo e cavazione. Colpo a segno. Finalmente ci ero riuscito: un affondo dritto al fianco, lo avevo trafitto! O almeno così credevo. Raggelai nel constatare che la mia lama aveva trapassato da parte a parte soltanto la sua vaporosa camicia, portando via con sé un brandello di pelle appena. Ancor più si acuì quella brutta sensazione quando Lemon mi afferrò il polso con la mancina e lo strattonò con forza per costringermi a mollare l'impugnatura dell'arma, piegandolo in una dolorosa presa di sottomissione. Il fracasso metallico del fioretto che cadeva per terra quasi coprì le parole che pronunciò subito dopo, sibilate con brama di soddisfazione. « È un tremito d'agonia quello che vedo danzare sulle tue labbra? » | |
| « Mph...ngh...ah! Ahah! » sbottai, dissimulando malamente il dolore lancinante dovuto al polso, ancora innaturalmente flesso nella morsa del pirata « Mi scappa da ridere: è la tua presa molliccia! » |
..........................................« Adesso basta! » | | Mi lasciò andare la mano e ne fui immensamente sollevato. Poi fui sollevato anche dal devastante calcio che mi assestò allo stomaco, ma ovviamente in ben altro senso. Ancora oggi, ripensandomi sbalzato all'indietro dalla palla di cannone che evidentemente Jack Lemon teneva nello stivale, rivivo la nausea acutissima che mi provocò...mista ad un singolare senso di compassione per i messaggeri persiani. Sapevo di avere già visto quella barba posticcia da qualche parte... Mi ritrovai allora nuovamente a terra, privato dell'arma e di quel po' di coraggio che mi aveva sostenuto fino a poco prima. Strisciai all'indietro, ricadendo un paio di volte sulla schiena per il forte tremore: un po' era la ferita, un po' la fifa. Quello, dal canto suo, incedeva invece risoluto e furibondo. Sciabola alla mano, era deciso a chiudere definitivamente i conti col sottoscritto, che invece non aveva più alcun asso nella manica da giocare. Fu il panico a parlare. | « Guarda, dietro di te! Una scimmia a tre teste! » | Lemon diede tregua al povero pavimento, che scricchiolava dolente ad ogni suo passo, bloccandosi e squadrandomi con fare interrogativo e al contempo deluso: forse si aspettava qualcosa di più dalle ultime parole di un condannato a morte dimostratosi prima tanto arguto. Qundi il suo sguardo mi superò, posandosi poco oltre le mie spalle. Strinse i dentacci in uno dei più perversi ghigni ch'io possa ricordare, soffiando poi tra essi un grugnito roco di soddisfazione. « Ti piace fare il conto delle teste, eh? Perché non guardi tu dietro di te...? » | | Dei mugulii acuti ma soffocati mi convinsero che il pirata non stesse tentando di rivoltarmi contro la mia stessa banalissima trappola, perciò mi girai quanto più la posizione supina mi permettesse. Non fui contento di ciò che vidi. Ziggy - il tirapiedi che poco prima era andato giù a suon di kilovolt - si era infine rimesso in piedi e, nel tumulto concitato della lotta, era riuscito a ghermire e rendere inoffensiva una delle ragazze di Sybilla. La poverina, minuta e dai tratti fanciulleschi, tentava di liberarsi dalla presa del gorilla scalciando e dimenandosi; quest'ultimo l'ammutoliva e contemporaneamente bloccava imponendole una mano su quasi tutto il viso, tale era la disparità di proporzioni tra i due. Con l'altra impugnava invece una spada, la cui lama carezzava perversamente il collo di lei; ora verso la giugulare, pulsante all'impazzata, ora verso il petto, che si espandeva freneticamente in preda all'iperventilazione. Jack Lemon non era un gentiluomo, nè uno sprovveduto. E cos'altro avrebbe potuto fare uno come lui cogliendo il proprio avversario sguarnito - vistosi voltate le spalle nel bel mezzo della battaglia! - se non levare la lama come si issa il Jolly Roger sul pennone per vibrare il colpo decisivo sul capo di un tale idiota? Purtroppo per lui, però, ero un idiota piuttosto fortunato. L'offensiva del pirata fu infatti interrotta ancor prima che scattasse dalla carica di un donnone biondo colossale, la favorita tra clienti più audaci ed intrepidi; il placcaggio della donzella andò a buon fine, risultando nell'atterramento di entrambi e nella temporanea inibizione del filibustiere. Armina, questo il nome della ragazza, mi scongiurò disperata di correre in soccorso all'amica, di salvarla. L'avvento provvidenziale dei rinforzi ridestò quel po' di spirito combattivo rimasto in me: ce la potevamo fare, potevamo ancora uscirne tutti vivi! Invece fu l'inenarrabile. Non feci in tempo nemmeno a rimettermi in piedi che ogni illusione finì in frantumi, insieme alla mia ingenuità. I cattivi non aspettano che tu faccia la tua mossa, non ti danno l'occasione di sventare i loro piani perdendosi in futili chiacchiere. Ti guardano dritti negli occhi, godendo piuttosto della tua impotenza, sorridendo sadici o inebetiti. Fanno scorrere la lama con mano ferma, senza esitazione, assaporando l'attimo in cui stilla la goccia che preannuncia il primo rivolo. Poi si fanno più risoluti, affondando e lacerando. I tagliagole esperti poi conoscono la pressione necessaria a incidere ogni strato senza danneggiare il successivo: pelle, fasci muscolari, adipe, cartilagine, arterie. Sanno dove e come usare pugnali e bisturi per dare una morte rapida e indolore, per infliggere sofferenze evitando danni permanenti, per tenere la vittima cosciente il più possibile mentre si rende conto di star annegando nel suo stesso sangue. Ma Ziggy era un macellaio, niente di più. Così recise la gola della poveretta a casaccio, con rozza brutalità, mancando la carotide ed ottenendo come unico risultato uno spasmo violento della propria vittima, che iniziò a strillare e dimenarsi in preda a convulsioni frenetiche. Scontento della reazione, l'aguzzino volle trovare una posizione più comoda per portare a termine l'opera: colpì da dietro le rotule della giovane, costringendola in ginocchio, quindi l'afferrò per i capelli con la mano che prima le impediva gridare a pieni polmoni. Non lo avesse mai fatto. Le urla, strazianti e disperate, riecheggiarono per tutta la sala; tuttavia, per fortuna e per disgrazia, furono terribili ma brevi. Lanciò l'ultimo angosciante acuto alla vista della lama che ripiombava crudele verso di lei, brandita a mo' di machete dall'orrido carnefice. D'un tratto gli strepiti si arrestarono, ma non valse altrettanto per il pianto ed i tremori: la sciabola, pur piantata in gola con una certa forza, aveva reciso infatti giugulare e trachea ma nemmeno intaccato la colonna vertebrale. Così la già agghiacciante esecuzione si trasformò in una bestiale mattanza: gli zampilli e gli sfiati affannosi provenienti dalla ferita della giovane testimoniavano il suo penoso stato di residua coscienza. Preda di un boia incompetente, non poteva fare altro che pregare in silenzio che quella tortura avesse fine. Ma ben poche preghiere vengono esaudite. Troppo impegnato a rimettere l'anima sul tavolato della Sirena, non assistetti agli svariati e vani tentativi dell'energumeno di separare la testa dal resto del corpo: ora tentando di segarla via con la sua spada, ora di strapparla di netto strattonandola dai capelli. Riuscì poi nel suo macabro intento e la sofferenza della poveretta ebbe finalmente termine nell'istante in cui il suo corpo martoriato ricadde prono sul pavimento; il pirata sghignazzava grugnendo soddisfatto, così come un bambino fa assistendo al successo di una qualche marachella. Quando trovai la forza di alzare lo sguardo lo vidi insozzarsi di sangue sventolando per aria il suo raccapricciante trofeo. Quasi cedetti ad un secondo conato, ma mi trattenni. Ciò che non trattenni fu invece l'Urlo.
| « FUS...RO DAH! » | Fu liberatorio, tonante e parecchio doloroso. Ma quantomeno lo fu per entrambi. Io mi ritrovai piegato sulle ginocchia, boccheggiando per l'improvviso ed imprevisto svuotamento dei polmoni, lui appeso alla parete: scaraventato all'indietro dalla potente raffica, infatti, era rimasto impalato sul rostro di un blue marlin, la cui testa era esposta come trofeo sopra al caminetto. Così il pesce decapitato vendicò la sirena ch'ebbe in sorte lo stesso destino. ..........................................« Scrollati di dosso, lurida baldracca! » | |
Nonostante la ragguardevole stazza di Armina, fu sorprendentemente più rumoroso il pugno che le assestò Lemon per sbarazzarsene che l'impatto di lei col suolo dopo il volo di un paio di metri in cui la spedì. L'uomo era forzuto, ne ero stato testimone in prima persona, ma certo non così tanto da poter scaraventare al suolo una donna dal peso di un bue una sola spazzata di bicipiti! Più lo guardavo e più mi rendevo conto che qualcosa in lui era cambiato: dovevo stare all'erta. Notai il suo unico occhio iniettato di sangue saettare freneticamente per la stanza: da una parte Sybilla, inferocita più che mai, dava il colpo di grazia all'ultimo dei due scagnozzi con cui era stata alle prese, uscendone vincitrice seppur visibilmente provata; dall'altra io, madido di sudore, stavo in piedi per miracolo in una pozza di vomito, malmesso abbastanza da essere scelto come primo bersaglio da eliminare. Senza nemmeno raccogliere l'arma, si avviò minaccioso nella mia direzione. Indietreggiai d'istinto, nel tentativo di guadagnare tempo utile ad elaborare una strategia che mi permettesse di salvare la pelle. Lo sguardo saettò in direzione di Sybilla, trovandola china sull'ultima ragazza rimasta con lei a combattere, forse intenta a fornirle un primo soccorso per le ferite subite; non mi sarei potuto aspettare aiuto da lei. Né clemenza da un pirata: Jack Lemon non perdona una distrazione per ben due volte. M'investì improvvisa una tempesta di pugni, tanti che avrei giurato di star affrontando il figlio illegittimo della dea Kālī e Rocky Balboa. Presi tante di quelle botte in testa da non riuscire oggi a ricordare quante, ma rammento perfettamente cosa feci per reagire. Pensai che l'unica possibilità rimastami fosse quella di fingere un pugno di rimando ed usare la lama celata al momento giusto per coglierlo di sorpresa. Se non avesse funzionato, non sarei riuscito a vedere l'alba di un nuovo giorno. Così raccolsi le poche forze che ancora non mi aveva fatto sputare a suon di cazzotti e parai l'ennesimo gancio destro, facendo guardia con lo scudo. Senza aspettare che quello si riprendesse, sferrai il mio mancino: lui si scansò, come previsto, ma non prima che facessi scattare il meccanismo della lama! E invece no. Peccai d'inesperienza e premetti il pulsante troppo tardi: il meccanismo scattò, ma con un tale ritardo che Jack Lemon, ormai fuori portata, ne uscì con un semplice graffio sulla guancia. Era finita. Come colto da una frenesia omicida, il pirata mi afferrò e mi scaraventò contro la parete più vicina. In un attimo ebbi una mano alla gola e l'altra al polso sinistro, quello con la lama sfoderata. « E per evitare che tu faccia scherzi... » | | Ripresi fiato a pieni polmoni quando mi liberò dalla stretta che mi cingeva la gola, solo per vedermi costretto subito dopo ad usarlo tutto per gridare dal dolore. Il bastardo, infatti, pensò bene di colpirmi la spalla destra con una forza tale da dislocarmela e rendere inoffensivo il relativo braccio, così da non doversene preoccupare tornando a strozzarmi. Fatto ciò, prese ad analizzare tutto affascinato la mia lama celata. « Bell'aggeggino abbiamo qui, mh? Credo proprio che lo salverò dagli abissi, a differenza del tuo lurido cadavere... » | | Regola numero tre: chi lotta straparlando recita il proprio epitaffio. È vero: non riuscivo più a sentire o muovere il braccio. Ma questo non significava affatto che non potessi incanalarvi il mio potere. « Mi è venuta una bella idea: prenderò questo bel coltellino e lo proverò su di te, squarciandoti il ventre quel tanto che basta perché fuoriescano le budella ma tu non muoia dissanguato. Poi ti legherò ad una fune e farai mezzo giro di chiglia, cosicchè i miei ragazzi possano divertirsi a scommettere se tirerai prima le cuoia annegando o venendo sbranato dai pescecani! Cosa te ne pare? » | | Regola numero due: sorprendere e stordire. Il dolore mi impedì di concentrarmi velocemente quanto speravo e mi sembrava di sentire sempre meno ossigeno arrivarmi al cervello. Ero ormai paonazzo in viso quando finalmente ebbi l'incantesimo pronto, ma ce l'avevo fatta: sul mio palmo si era materializzato un cristallo di Realtà. Non potendo indirizzarlo contro il nemico a causa dell'immobilità del braccio, esso sarebbe risultato del tutto inutile come arma. Così lasciai che semplicemente cadesse per terra, frantumandosi rumorosamente. Inutile come arma, sì. Ma non come diversivo. ...........................................« Uh? » | | Regola numero uno: sempre approfittare delle debolezze del nemico. Il cristallo andò in pezzi alla sinistra del pirata, inducendolo a voltarsi. Quello fu l'istante in cui entrambi, io e la mia arma, ci ritrovammo nel suo punto cieco, con quest'ultima ancora puntata verso di lui da quando si era messo ad ammirarla. Certo, non possedevo la forza necessaria per liberarmi dalla presa e approfittarne, ma andava bene così. Sarebbe accaduto tutto da sé. Dovetti solo prendere un profondo respiro. | « Fus... » |
Credi forse che questo sia un dannato gioco? Il capo di Lemon, violentemente attratto verso di me dal potere della voce, trovò sulla sua strada la lama a noi interposta; ed essa, trapassata la benda e l'occhio già morto, gli si conficcò dritta nel cervello. Mi ritrovai così a pochi centimetri dal volto di un uomo morente: quello vibrò, gorgogliò un rantolio…e poi più nulla. Perso il sostegno delle gambe, si accasciò molle su di me: io non riuscii a sostenerne il peso, così ricademmo entrambi rovinosamente sul pavimento. Urtai la spalla slogata per terra e non trattenni l'ennesimo strepito, che questa volta rimbombò a lungo nel surreale silenzio della stanza. Lasciai che mi assordasse per qualche istante: mi aiutava a resistere al dolore e a non pensare. Non azzardai più un movimento, benché fossi ancora riverso accanto al pirata con l'arma conficcata nella sua orbita. Così decisi che non mi sarei più rialzato. Avrei trascorso su un pavimento che puzzava di vomito e sangue tutto il tempo necessario affinché l'incubo in cui mi trovavo giungesse alla sua naturale conclusione. Era stato divertente all'inizio - coi poteri e tutto - ma poi? Soltanto orrore, paura e sofferenza. No, non mi sarei prestato: il gioco non valeva la candela. Così come la spalla dislocata mi dava un po' tregua solo se non smossa, così se non avessi interferito con quel mondo tanto assurdo lui forse non si sarebbe accorto di me, evitando di mandarmi contro altre sfide impossibili come quella appena affrontata. Sì, avrebbe funzionato: sarei rimasto totalmente immobile e lui, perso interesse in me e nella mia storia, magari mi avrebbe anche lasciato andare... Infine il silenzio parve dissolversi poco a poco: sentii dapprima la pioggia tintinnare sui vetri, poi un tuono crepitare in lontananza. Quindi un mesto singhiozzare, un pianto stretto trai denti perché nessuno potesse udirlo. Forse era Sybilla, con la sua ultima pupilla da poco spiratale in grembo. Sospirai arreso. Feci perno sulle gambe per muovermi, tentando di ruotare il corpo senza spostare troppo il braccio, ma era inevitabile: ogni centimetro guadagnato equivaleva a mille aghi piantati sottopelle. Alla fine, pur dovendo appellarmi a più di un santo in termini tutt'altro che devoti, riuscii a mettermi seduto; qualche secondo e molte parolacce dopo mi ritrovai persino in piedi. Lasciai che la lama venisse via dall'orbita del pirata da sé, per poi tentare di capire come ritrarla senza dover necessariamente entrare in contatto con i viscidi liquami cerebrali di cui ancora grondava. Perché, nonostante tutto, quel giorno mi rialzai? In buona parte fu dovuto al puzzo insostenibile del pavimento: una bella passata generale di Sputa e Spazza non avrebbe certo guastato...! Poi, benché in maniera meno rilevante, influì anche il resto: la pioggia, i singhiozzi, il dolore. Si badi: sapevo bene di star vivendo dentro un'opera di pura fantasia, immerso in un mondo fatto di parole impresse su codice e disperse chissà dove per la rete. Ma questo lo rendeva meno reale? Nel giro di pochissimo quel mondo aveva saputo farmi ridere, emozionare, soffrire...e anche rimettere, giusto per non dimenticarlo! L'aveva fatto al pari di qualunque altra cosa "più vera" capitatami nel mio, di mondo.
Credi forse che questo sia un dannato gioco? Sì, signor capitano. Lo credo. Un gioco che può anche cambiarti la vita.
Asgradel. | Edited by Ner'Zhul - 10/3/2015, 02:25
|