Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il canto della Sirena, Arrivo di Metagamer

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view post Posted on 3/12/2014, 09:45

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Sybilla scrutò il cielo grigio denso di presagi e tempesta che incombeva su Dorhamat, sbuffando scocciata: né abbastanza minaccioso da trasformare la “Sirena” in un accogliente focolare per i marinai bloccati a terra né abbastanza buono da promettere sbarchi freschi di giornata.
Gli affari languivano a Sahal, ed era tutta colpa di quella lurida baldracca di Jenufa che aveva pensato bene di aprire il suo locale vicino al porto grande, portandosi via i migliori clienti e buona parte degli incassi della stagione.

Si allontanò dalla finestra drappeggiandosi lo scialle trapunto di coralli e pietruzze attorno alle spalle nude, studiando con occhio critico la sua figura riflessa nel grande specchio d’argento sulla parete. Non aveva più vent’anni, certo, ma più di un marinaio di bocca buona la trovava ancora attraente: “E l’esperienza”, pensò compiaciuta, “come la mettiamo con l’esperienza? Quelle sciacquette della bettola di Jenufa devono mangiarne di minestra, per essere al mio livello!”.
Scoccò un’occhiataccia in direzione di due delle sue ragazze che confabulavano sul grande divano di seta smangiucchiata che adornava il salone. - Voi due! Sfaccendate che non siete altro! Andate a vestirvi come si deve, e tu, sciocca sgualdrinella, togliti di dosso quella puzza di pesce marcio! Stai appestando tutta la “Sirena”! Che figura ci facciamo, se arriva un cliente?

La ragazza apostrofata dalla padrona si alzò di scatto, scappando nella stanza attigua.

- Lanila, cosa devo fare con te? - sospirò Sybilla avvicinandosi alla fanciulla rimasta a occhi bassi sul divano. - Così graziosa...E’ uno spreco tenerti qui a fare da soprammobile. Potremmo diventare ricche a palate io e te...Ma qui…
- Madama…- azzardò timidamente Lanila. - Madama, Ethel mi ha detto di aver visto proprio oggi uno straniero gironzolare qui a Sahal. Parlavamo di lui proprio ora…
- Cosa?! Uno straniero? Qui?!
- Sì madama. Non si parla d’altro giù al mercato del pesce...E’ proprio uno nuovo, non l’ha mai visto nessuno.
Sybilla boccheggiava dall’impazienza. - E dimmi...Cos’altro si dice di lui? E’ un pirata? Un mercante? Cosa porta con sé?
Lanila scosse la bella chioma bionda. - Non saprei, madama. Dicono solo che… - esitò un istante, incerta - ...che sia uno un po’ strambo, ecco.
- Deve venire da molto lontano - concluse Sybilla, gli occhi lucenti di aspettativa. - Forza, che aspetti? Mettiti qualcosa di decente addosso e fila a cercarlo! Non può essere andato molto lontano: lo voglio qui prima di sera!

Lanila sorrise.
Andare a caccia era la sua specialità.





QMpoint


Benvenuto alla tua quest di arrivo nei territori dell’Akeran! La giocata è volta a introdurre il tuo pg nell’ambientazione e a saggiare il tuo comportamento in differenti situazioni e modalità di gioco. Al termine della giocata riceverai una conferma della fascia bianca o un’eventuale promozione in fascia gialla o verde più un adeguato compenso in gold.
Per ogni domanda o azioni gdr da concordare usa il topic in Confronto.

Note: Sei giunto nei pressi di Dorhamat, per la precisione nel quartiere malfamato di Sahal. E’ pomeriggio inoltrato, nell’aria si respira una tempesta in arrivo e la gente attorno a te è indaffarata in varie attività più o meno legali. In questo primo post, puramente narrativo, dovrai cercare di contestualizzare il tuo pg nell’ambientazione proposta dando libero sfogo alla tua fantasia; sei libero di descrivere anche l’incontro con Lanila senza tuttavia essere autoconclusivo con lei - se vuoi parlarle possiamo concordare i dialoghi nel topic di Confronto. Lei ti troverà facilmente e si avvicinerà a te con un sorriso affabile; indossa una semplice e corta tunica di lino grezzo che le lascia scoperte le gambe, ma niente in lei ti fa supporre che possa essere una prostituta. Lucenti capelli biondi raccolti in una crocchia le incorniciano il viso minuto, occhi verdi da cerbiatta e un visetto pulito da ragazza della porta accanto.
Buon divertimento!



 
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view post Posted on 2/2/2015, 13:39
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Il canto della Sirena ¬
Therasian Pie


« Ma quanto cavolo ci ho messo a scrivere il primo post?! »


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Più andavo avanti leggendo, più aggrottavo le sopracciglia.
Avere la possibilità di connettersi ad Internet è sempre una benedizione in caso di lunghi viaggi. E visto che l'ignoto demiurgo che aveva messo in moto la mia stramba vicenda non si era curato né di spawnarmi nelle vicinanze della mia meta - Dorhamat, per inciso - né di affidarmi un partner che fosse di qualsivoglia compagnia, dovetti impegnare la mente in maniera alternativa. Anche se, forse, pretendevo troppo da un'iguana decapitata fluttuante.
Fu questo il motivo, in concomitanza all'assenza di fast travel (bello per voi lettori percorrere miglia e miglia semplicemente saltando da un rigo all'altro, eh?), che mi portò a surfare per la rete alla ricerca di svago e, perché no, di spiegazioni. Com'è logico pensare, la prima pagina che visitai fu quella ospitante il nostro bel gdr: Asgradel. A dirla tutta, in realtà, la primissima fu un pop-up che reclamizzava, senza lesinare sugli equivoci effetti sonori, un "metodo infallibile di allungamento del pene in 15 giorni che sta facendo imbestialire tutti i chirurghi d'Europa!"; ma se i gemiti della signorina che testimoniava questo miracolo della tecnica lasciarono ChibiRay totalmente indifferente, nonostante avessero la stessa intensità della sirena di un transatlantico in fase d'attracco, probabilmente la cosa non interesserà neanche a voi.
Tornando al punto, consultando vari topic sul forum ebbi dapprima la sensazione che non ci fosse nulla al di fuori dell'ordinario: saluti insipidi e/o ultra-iperbolici per i nuovi arrivati, numerose e varie ruolate tra gli utenti, qualche romance tsundere in corso in "Flood is the way"...tutto nella norma, insomma! Ciò fu vero finché non aprii il topic del mio arrivo. Era proprio quest'ultimo il testo a cui accennavo inizialmente, quello capace di suscitare in me un senso di confusione tale mutare la mia espressione facciale in quella di un attore di teatro kabuki.
Qualcuno stava svolgendo il mio arrivo.
Certo, portava un ritardo che neanche il ciclo di una teenager vogliosa ma imprudente, però stava rispondendo. La domanda dunque sorse spontanea: chi stava scrivendo per conto mio?
 « Tu. Sei tu che stai scrivendo. » descrizione_immagine

Finalmente aveva parlato. Quel...coso. Quel mostriciattolo che, dopo essersi auto-proclamato mia guida, non aveva più spiccicato mezza sillaba. Ed ora che, finalmente, qualcosa l'aveva detta...non aveva alcun senso! Si prospettava un luuungo viaggio.
 descrizione_immagine « Scusa? Io non sto scrivendo un bel niente! Mano a mano che parlo o faccio qualcosa, questa appare qui! Nel post! »

Feci per mostrargli la pagina olografica che stavo consultando, ma quello nemmeno si volse nella mia direzione e continuò per la sua strada, precedendomi. Avrei detto "dandomi le spalle", ma nel suo caso sarebbe stata una perifrasi un tantino impropria.
 descrizione_immagine 

« Oh, ho capito: tu saresti il tipico personaggio-spalla silenzioso e un po' musone che tanto piace alle signore, eh? Non vorrei deluderti, ma per fare il bello e dannato serve l'altezza... »


E l'avvenenza. E un corpo. E una buona crema esfoliante per le scaglie, magari?
Con mio grande disappunto, non rispose alla provocazione. Impassibile, tirò dritto per la via senza nemmeno degnarmi di un'occhiataccia, di un "tsk" di disapprovazione. Ma, se me lo chiedeste, giurerei di averlo visto correggere l'altitudine a cui svolazzava di dieci centimetri buoni.
Ridacchiai tra me e me, portandomi le mani dietro la nuca: anche i draghi sanno essere vanitosi!
A questo iniziale scambio di battute, che mi fece temporaneamente dimenticare lo sgomento per il paradosso spazio-temporale, seguì un lungo silenzio. La marcia era noiosa ed il paesaggio, per quanto incantevole fosse l'ambientazione pseudo-amazzonica, iniziava a diventare ripetitivo: palma, palma, palma, scimmia bonobo che si accoppia, palma, muschio, palma, raganella allucinogena, palma, palma, caimano, palm-...caimano?!
 descrizione_immagine 

« Woah! Giriamo al largo da quello! Sembra pericoloso oltre che piuttosto viscido... » tentennai un secondo, titubante « ...senza offesa...? Senti, a proposito, non ho ancora ben chiaro tu che cosa saresti...di preciso. Hai un nome? »


Questa volta, a differenza di poco prima, il draghetto si fermò. Ruotò su se stesso quanto bastava per mostrarmi il profilo, mi squadrò interrogativo e sospirò arreso. Quindi riprese la marcia. Prolungò il silenzio ancora per qualche secondo, giusto il tempo necessario a farmi dubitare che avesse capito la mia domanda, quindi lo infranse con un'unica frase:
 « Il mio nome è Ray. » descrizione_immagine

Ray. Mi ricordava qualcosa. Mi ricordava qualcuno. Ma chi? Certo, non è il più comune dei nomi, ma sapevo di averlo già sentito prima. Ray Charles? No, camminava dritto abbastanza per capire che ci vedeva benissimo. Ray Wise? Nah, era antipatico ma non diabolico! Ray Parker Jr? Nope: è pur vero che fosse una sorta di fantasma, ma probabilmente non cantava granché bene.
Poi d'improvviso la scintilla nell'oscurità: ricordai tutto. Nove anni prima, il Devil's Fruit, la ciurma, Brizius, Sanzo, Hakkai, MethodMan, Marik, Bahamut, Anubi e...ed un nuovo arrivato che voleva ruolare un personaggio in parte uomo ed in parte drago, il cui aspetto era ispirato a quello di Let da Rave Master. Quel ragazzo era...
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« Ray! Tu sei Ray?! Quel Ray? Ma non è possibile...tu non hai il pizzetto! »

La gag!
Idiozie da insta-ban a parte, la mia reazione di sorpresa fu sincera. Possibile che in quel viaggio delirante ci fosse un senso? Che la buffa testolina fosse in realtà il mio filo di Arianna in quel labirinto di avvenimenti, volti e luoghi che sarebbe stata la mia futura esperienza a Theras? Che tutto sarebbe diventato chiaro come una limpida notte di plenilunio?
 

« Io mi chiamo Ray. Ma non sono colui a cui ti riferisci. Per quanto mi dolga ammetterlo, sono piuttosto una proiezione di te stesso in questo mondo. »

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E fu eclissi e furono nuvole nella mia notte.
Oh Selene crudele, perché non mi permetti di essere il tuo Endimione? O, detto un po' più terra terra: perché ero condannato a non capirci un culo di niente sin dal principio? Prima è una guida, poi è un comasco, quindi una mia emanazione...? E quel "per quanto mi dolga ammetterlo" era un insulto?!

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E ChibiRay sia!




Dorhamat.
Ogni scrittore capace sa che, al cambio d'ambientazione, sarebbe d'uopo descrivere le nuove locazioni con perizia di dettagli ed estro critico, così da far cogliere al lettore sia l'aspetto generale che uno o due particolari significativi del luogo che sta per "visitare". Ma io non sono uno scrittore capace, purtroppo, e con me dovrai accontentarti di intraprendere un viaggio. Non ti andrebbe di fare un giro con me? Su, afferra la mia mano.
Ti fidi di me?

E così puff! In un attimo ci ritroviamo a Sahal, uno dei quartieri più disagiati della città. La via che ci accoglie, per quanto stretta ed affollata, non ci riserva altro che un mesto brusio: la fame non stringe solo la bocca dello stomaco, e l'affamato tace per risparmiare le energie. E così, indugiando sui primi passi, ci avviamo nell'assordante quiete di quella strada. Incrociamo varie facce e varie storie: la madre col viso solcato dal dolore di non poter sfamare la propria sventurata prole...il mendicante umiliato dalla vita e dal terrore di affrancarsene...il ladruncolo con gli occhi sbarrati, le mani ancora sporche del sangue della prima vittima che abbia mai reagito alle sue minacce ed il cuore colmo di rammarico. E' facile leggere il risentimento sul suo volto, deturpato da una lunga e profonda cicatrice.
Seguiamolo, ti va? No, non ti voltare, non è necessario. Non voglio ripercorrere la sua via, ma la sua vita.

Un piccolo balzo temporale ed eccoci già giunti. Lo stesso vicolo, solo molti anni prima. Non pare sia cambiato nulla: i liquami fermentano sulla strada emanando il medesimo fetore di poc'anzi, così come la stessa massa informe di corpi si trascina faticosamente lungo di essa.
E mentre ancora storci il naso, forse per le esalazioni aspre o forse per il goffo espediente narrativo, quasi t'investe la scheggia che ci taglia la strada, in uno slalom disperato tra la folla di cadaveri che camminano. Non mi è riuscito di distinguere altro che un'ombra alta circa un metro...tu cos'hai visto? Niente? Ma come?! Vuol dire che non ti stai concentrando a dovere: ti aiuterò io.
E così si ferma il tempo.
Per tutti gli altri, non per noi. Né per lui. Ora puoi vederlo? Laggiù, dietro l'ennesima sagoma ammantata di cenci e congelata in questo interminabile istante, c'è un bambino. E' chinato su qualcosa...avviciniamoci, vuoi? Non ti curare del resto della gente, non più: le molte mani e i molti fianchi che ci spingevano e strattonavano fino a poco prima stanno man mano sbiadendo, inghiottiti dalla volontà dello scrittore. Ancora: non te ne curare. Abbi occhi solo per lui: il Piccolo. Ora che siamo rimasti solo noi, lo vedi? Certo che lo vedi: andava proprio veloce per essere così gracile, lo scricciolo. Con quel gran cespuglio di nodi e polvere al posto dei capelli, poi, sembra ancora più minuto. Molto più di quanto non dovrebbe essere alla sua età.
Lascia perdere la lettura, ti va? Io non ho niente da dirti che non sia già nella tua mente: fermati un attimo. Guarda una parete, per terra o nel vuoto - dove ti pare! - e pensa al bambino più bello ma più sciupato che tu riesca ad immaginare. A quello più innocente e più malnutrito. Con gli occhi più grandi e più spenti.
Al tuo nobile Principe della Polvere.
Adesso lo riconosci?
Aveva raggiunto in fretta l'angolo più buio di tutto il vicolo e si era inginocchiato, estraendo qualcosa dalla tunica logora: sotto lo spesso strato di sporco e muffa che ora tiene in mano c'è ciò che rimane di un tozzo di pane raffermo. Ma questo lo sappiamo solo noi e lui.
Era stato forse conservato in una buca nel terreno, ingenuamente, per i momenti più difficili. Si china e lo avvicina ad un fagotto di stracci infangati abbandonato in disparte: uno strillo acutissimo squarcia il silenzio dell'illusione che finora ti ho offerto. Perdonalo, se ti ha spaventato: non intendeva. D'altronde è ancora soltanto un neonato.
Il Piccolo non si cura dei suoi lamenti: gli poggia ciò che un tempo fu cibo sulle labbra, spinge. Non lo mangerà, questo è ovvio. Ma lui non demorde.
Dov'è quella degenerata della madre?! Dovrebbe fermarlo, farà male al fratellino! Poi noti una donna riversa accanto ad esso. E scopri che l'odore di putrefazione pizzica.
Lui, nel frattempo, insiste. Ed insiste. Ed insiste. Certo, non servirà. Ma questo lo sappiamo solo noi.

Poi la città riprende vita: la fiumana di corpi scorre, disordinata. Mormora, ciancia, strilla. Dopo il silenzio assoluto, tutto quel caos fa quasi male.
Eppure ciò non urta che i tuoi sensi. Di essere impalpabile te ne rendi conto solo quando il primo di molti ti attraversa: è un ragazzino, appena adolescente, che corre a scavezzacollo stringendo tra le mani un bottino non meglio identificato. Quella destrezza nell'evitare le collisioni, quella chioma indomabile, piena di nodi e sporco...ti ricordano nessuno? Di certo erano tratti familiari ai brutti ceffi che, sbraitando ogni ingiuria mai concepita, stavano inseguendolo già da un po', sciabola alla mano.
Ma l'agilità lo tradisce nel momento sbagliato e, d'improvviso, la sua gimkana si conclude con un gran capitombolo. Per proteggersi dall'impatto con il suolo molla la presa sul fagotto che teneva stretto a sé, lasciandolo cadere e rivelandone il contenuto: coppe, piatti e chincaglieria varia in rame. Non so se tu perdoneresti o meno un furto per fame, ma certo gli inseguitori del giovane non sono intenzionati a farlo e lo dimostrano sbraitando e maledicendolo ancor più fragorosamente di prima, a quella vista. Lui è ancora troppo inesperto e incauto: prima di riprendere la fuga, allunga una mano per provare a raccogliere parte della refurtiva, con l'unico risultato di offrire l'occasione al più svelto dei bruti che aveva alle calcagna di afferrarlo per un braccio. Senza alcun indugio, quest'ultimo alza la lama al cielo, pronto a tranciare di netto l'arto del ladro per punirlo del suo crimine. Tuttavia, in un disperato tentativo di divincolarsi dalla presa, il ragazzo morde la mano del suo boia con quanta più forza le sue mandibole, disavvezze alla consistenza della carne, gli concedano. Quello, colto alla sprovvista, molla la presa sul ragazzo, non prima però di aver menato un fendente alla cieca: non gli amputa alcunché, ma in compenso gli infligge un profondo taglio al volto. Ferito ma lucido grazie all'adrenalina in corpo, il giovane infine si divincola e riesce a darsi alla macchia.

E...stop. Sipario, cambio scena: ultimo atto.
Il mondo si offusca nuovamente, diventando dapprima sbiadito, poi sempre più opaco e confuso. Tutto ti gira intorno vorticosamente, quindi d'improvviso rallenta. I tuoi occhi possono mettere di nuovo a fuoco, eppure hai difficoltà a capire dove ti trovi. Te lo dirò io: il luogo è lo stesso, ma il tempo è ancora una volta cambiato. Sono trascorsi altri anni in questo mio schiocco di dita, ed è notte. La vista non si è ancora abituata all'insufficiente poiché fioca luce della Luna, ma ti basta l'udito per capire che qualcosa non quadra: avverti come un affannoso rantolio, talora più sommesso, talora rotto da tossiti rochi ed intermittenti. Proviene dall'alto.
La cecità è però solo temporanea e, alla fine, riacquisti la capacità di distinguere le forme dalle ombre. Alzi lo sguardo, lo riconosci: stessi capelli arruffati, stessa cicatrice, stessi occhi stanchi. Ma inchiodato ad una croce.
Lo hanno agganciato e lasciato lì a morire, concedendogli la sola clemenza di avere spezzate entrambe le gambe a colpi di martello: senza poter far più perno su esse, infatti, il condannato rimane appeso dalle sole braccia e muore per soffocamento, causato dalla compressione del costato. La morte, per quanto comunque tremenda, giunge così più rapida.
E' così che Dorhamat tratta i suoi figli: li genera, li educa e li punisce quando mettono in atto i suoi insegnamenti. Non importa se sia giusto, alla fine si finisce per essere solo dei minuscoli tasselli in un mosaico enorme e senza trama.
Siamo tutti così Piccoli.
E così, mentre lo osservi lasciare la vita goccia a goccia, quello pare fissarti. In silenzio. Non gridando con voce forte "Eloì, Eloì, lema sabactàni?", né ponderando sulla filosofia della giustizia. No, lui è soltanto un uomo. Solo un Piccolo uomo. Uno che spira tacendo, poiché non ha mai avuto una voce. Nemmeno prima che lo privassero anche del fiato per usarla.

Inattesa, arriva la pioggia. Una goccia a te ed una a me, sulle rispettive guance. Significa che è tempo di tornare. Ma non temere: non è ancora finita. Dohramat ha ancora tanto da raccontarci, dei suoi figli e dei suoi mali.
Ma questo lo sa solo lui.

 « Eccoci arrivati: Dorhamat, la Città delle Lacrime. Si dice la chiamino così per le piogge frequenti ed improvvise. » descrizione_immagine
Portai la destra al viso e avvertii l'umido della prima goccia. Era insolitamente calda.

« Ma non mi dire... »

Fu solo allora che incominciò a piovere davvero.



ChibiRay aveva ragione: com'era arrivato in fretta, l'acquazzone estivo se n'era presto anche andato. Ma ero ben più che lungi dal farglielo notare: dare ragione ad un sapientino come lui è una buona idea quanto lo sarebbe regalare dei lassativi ad un bulimico.
Nonostante avesse smesso di piovere, comunque, il cielo non accennava affatto a schiarirsi e la cappa di caldo umido a dissiparsi. Non era però l'intensa sudorazione dovuta a ciò a farmi spiccare tra la folla come nemmeno l'ultimo numero di "Stantuffami" lo farebbe tra le panche di una chiesa, bensì l'abbigliamento. In mezzo ad improbabili mantelli, incredibili turbanti e tunichette da uomo nel migliore stile nazareno, ciò che attirava l'attenzione era davvero l'abbinamento camicia+jeans?! Va bene che "blu e marrone fa cafone", ma andiamo...!
Poi, dico io, fissare la gente è proprio da maleducati. Mi sarebbe piaciuto rimproverarlo ai molti che, al mio passaggio, non riuscivano proprio a fare a meno di voltarsi e bisbigliare. E mentre auguravo loro che la testa gli si svitasse a furia di ruotarla, notai in fondo al vicolo una ragazza che si distingueva dalla gente comune quasi quanto lo facevo io, ma per motivi ben diversi: era infatti bella, bionda e slanciata, in barba all'abitante-media della città. Ma letteralmente "in barba". Nel senso che molte nane, la cui razza costituiva la maggioranza della pur eterogenea popolazione di Dorhamat, vantavano baffi e basette così folti da fare invidia alle setole di un pennello Cinghiale (quello grande della pubblicità, peraltro). Con questa concorrenza, era facile distinguersi.
Eppure i conti non mi tornavano. C'era una qualche ragione, oltre l'estrema avvenenza vantata da un egocentrico megalomane e disilluso quale moi, per cui quella ragazza avrebbe dovuto riservarmi sguardi tanto languidi? Insomma, un sacco di altra gente mi stava fissando in quel momento, ma con gli occhi di chi guarda un lama col cappello.
E mentre mi perdevo nelle elucubrazioni più mirabolanti, eccola abbandonare la sua posizione da stalker e farmisi incontro sorridente. Fu proprio in quell'istante che realizzai: le mancava solo il punto esclamativo giallo sulla testa...!
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« Questgiver! Non sai da quanto tempo ti stavo cercando...emh...milady? So perché sei qui, non è necessario che tu dica nulla: ti seguirò ovunque desidererai condurmi. Magari laddove potrò finalmente estinguere i miei impellenti bisogni carnali... »


Quella, con lo sguardo un po' deluso di chi non si aspettava certo rose e ristorante francese ma che almeno un panino da McDonald's l'avrebbe prima gradito, sospirò neanche troppo velatamente e mi fece cenno di seguirla.
Dopo una breve passeggiata tra i vicoli di Sahal, che pareva ospitassero per l'occasione la "Fiera del Formaggio Stagionato nei Calzini di Mio Nonno", giungemmo infine alla nostra meta: la Sirena. E fu solo guardando l'insegna fuori dal locale, raffigurante l'omonima creatura mitologica in pose così esplicite da farti capire all'istante come Re Tritone avesse concepito Ariel, che mi sorse il dubbio di essermi cacciato in una situazione piuttosto ambigua. Non ebbi tuttavia il tempo di elaborare la cosa, poiché la porta si spalancò rumorosamente, attirando la mia attenzione.
 

« Benvenuto! Benvenuto nella mia umile locanda. Ogni tuo desiderio è un ordine, messere...? »

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La donna, che avrei giurato aver già visto da qualche parte, mi accolse con gran zelo e voce squillante. Forse più per farsi pubblicità col vicinato che per buon cuore, ma questo non potevo ancora saperlo. Tuttavia, in fede al detto "quando si è in ballo bisogna ballare", abbandonai ogni indugio ed accettai l'invito della padrona di casa ad entrare. Forse avrei dovuto pensarci un po' meglio, considerando che ballo con la scioltezza di un orso zoppo ubriaco, ma tant'è.
Sybilla, questo il nome con cui ella si presentò, mi fece accomodare in un salottino su una poltrona le cui macchie di nonvogliomaisaperecosa popolano ancora oggi i miei peggiori incubi. L'ambiente, fatta eccezione per l'odore pungente, non era poi così sgradevole: le luci soffuse donavano alla stanza, decorata con motivi floreali alle pareti e raso su tutto il resto, una parvenza di eleganza.
Sedutasi di fronte a me, la donna mi fissò senza parlare per una manciata di secondi che mi parve interminabile. Imbarazzato dallo stallo, supposi fosse dovuto alla bizzarria alla mia mise, alla presenza di un drago decapitato levitante o, semplicemente, ai primi segni della senilità galoppante. Poi però, dopo un colpo di tosse di circostanza, quella mi guardò con un'espressione strana, che col senno di poi potrei interpretare come un "Allora, fessacchiotto, ti ho fatto una domanda: mi rispondi?"
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« Oh! Il nome! Il mio nome, certo...ehm... »

Ebbi un attimo di titubanza, naturale per uno che ha più difficoltà a scegliere un nickname in un videogioco di quanta ne avrà per il nome del suo primogenito. Tuttavia, fatta mente locale, ebbi un'idea che fu come un fulmine a ciel sereno: schiarendomi la voce, serrai gli occhi e preparai la migliore imitazione di Michael J. Fox che potessi improvvisare.
Avevo sempre desiderato avere l'occasione di dirlo.
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« Eastwood. Clint Eastwood. » mi volsi verso ChibiRay, che fluttuava accanto a me, poi di nuovo a Sybilla « E lui...è Luna P. »


Non mi girai di nuovo verso di lui, temendo di non riuscire a trattenermi dal ridergli in faccia, ma a giudicare dall'intenso intento omicida che avrei giurato di poter percepire, direi che la cosa lo infastidì un tantino. E questo, pur infantilmente, mi divertì parecchio.
Superato così il momento di tensione iniziale, mi dedicai a rispondere alle domande che la padrona di casa mi riversò addosso come un torrente in piena. Risposi un po' a tutte senza entrare nello specifico, per non cadere in fallo e rendere troppo evidenti le mie origini da "esterno". La conversazione però si rivelò più lunga e tediosa del previsto, tanto che, pur di tenermi impegnato mentre la donna tesseva una melliflua trama di lodi e manfrine, mi incantai ad osservarne, come ipnotizzato, il ritmico contrarsi delle rughe sul viso. Così, tra il corrugarsi di una grinza e l'altro, notai che la mia avventrice di tanto in tanto gettava uno sguardo furtivo verso qualcosa alle mie spalle, per poi tornare a me con gli occhi e col sorriso, rinnovato e più ampio di prima. Intuii che qualcosa non quadrava, ma non ebbi l'occasione di confermare i miei sospetti, poiché...
 

« Oh, ma gradirete senz'altro qualcosa da bere dopo tutte queste chiacchiere, caro messer...mh, perdonatemi...Finch? »

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...qualcosa mi suggerì che la donna stava tentando di sedurmi. E, a ben ricordare l'insegna che campeggiava all'ingresso, probabilmente non aveva intenzione di farlo a titolo gratuito.
Così, mentre io m'impanicavo per la tardiva realizzazione, Clizia - la ragazza che mi aveva accolto insieme a Sybilla ma era rimasta in disparte sino ad allora - dal canto suo si dedicava a frugare con circospezione tra la mia roba, per determinare se come potenziale cliente valessi qualcosa o meno. Grazie ad una prestidigitazione che in confronto Silvan è il Mago Oronzo, riuscì a sfilarmi dalle tasche il portafogli e controllarne il contenuto: il vuoto cosmico. Alzò lo sguardo verso la padrona e, discretamente, scosse il capo nella sua direzione.
Io, nel frattempo, non mi accorsi dello scambio di cenni delle due, troppo impegnato ad elaborare la situazione: le signore avrebbero preteso denaro che non avevo per servizi che non desideravo! Mi sentivo più o meno come chi arriva alla cassa del supermercato con una spesa da cenone di Capodanno, apre il portamonete e scruta nell'abisso con orrore. Poi si volta verso il carrello e, come se non bastasse, si rende pure conto di aver preso una quintalata di zampone già scaduto.
Dovevo assolutamente darmela a gambe. Ma come?
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« E' stato molto gentile da parte vostra accogliermi, ma credo che non mi tratterrò molto a lungo! Vedete, il tempo sta già migliorando e... »

Rombo di tuono.
Poi rumore di pioggia, tanta da far venire giù Noé con tutta l'Arca.
Mi voltai istintivamente verso ChibiRay, pregandolo con gli occhi che mi salvasse da quell'impiccio. Lui, flemmatico più di Mr. Fogg, comprese senza nemmeno guardarmi quanto fossi disperato in quel frangente e seppe istantaneamente cosa suggerirmi.
 « Prova con "Potere di Nettuno, vieni a me!". Magari funziona. » descrizione_immagine
Nota a sè: il citazionismo è un'arma a doppio taglio. Sopratutto se usato contro draghi vendicativi e fan dei cartoni anni '90.
Geez.



Edited by Ner'Zhul - 1/8/2015, 03:05
 
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Lanila sorrise con fare seducente allo stravagante straniero che senza indugiare l'aveva seguita fino alla"Sirena": doveva essere un allocco incredibile, o forse nascondeva qualche asso nella manica? Lo avrebbe scoperto presto.
Ancheggiando come solo lei sapeva fare si avvicinò al divanetto con un vassoio colmo di stuzzichini e alcol, tanto alcol. Avrebbero capito in fretta se il tipo era un ingenuo o se si fingeva solamente tale. - Ecco qua, messer...Istud? Nome curioso. Da dove avete detto che venite?
- Sì sì, molto bene, grazie Lanila. - ribatté seccata Sybilla. - Non dovevi andare a fare...quella cosa? No? Era urgente, mi pare. Sciò sciò, sparisci.
La ragazza rimase sbalordita: Sybilla non aveva mai rifiutato il suo aiuto per circuire un povero demente come quello, non era che...?
Voltò le spalle ai due piccioncini ridacchiando. Alla vecchia piaceva veramente quel tipo? Insomma, non che fosse privo di un certo fascino, non gli mancava quell'allure da bravo ragazzo imbranato e assolutamente innocuo, ma andiamo...
Scosse la testa e scrutò fuori dalla finestra. Il cielo da plumbeo era diventato proprio nero come la pece, e il vento sibilava minaccioso mandando a sbattere i rami del salice contro la finestra.
Doveva mancare poco ormai, pensò socchiudendo gli occhi.
E in quell'istante la porta si spalancò con fragore di tuono.
- Bene, bene, bene. - un uomo vestito di nero entrò teatralmente portando con sé una folata di aria gelida e puzzo di pesce marcio. - Abbiamo ospiti, vedo.
Sybilla si alzò, indignata. - Ma guarda chi si vede - sibilò rabbiosa. - Jack Lemon e la sua cricca. Pensavo che non avresti più avuto la faccia tosta di portare il tuo culo puzzolente nel mio locale, dopo quello che mi hai fatto l'ultima volta.
- Sybilla, Sybilla...che bello rivederti. - rispose lui, viscido. Le si avvicinò claudicando, e ad ogni passo un sordo clunk risuonava nella stanza. - Fatti abbracciare, sei più bella che mai...
- Stammi lontano, ammasso di cacca di polpo! - gridò la donna, e si voltò ad afferrare la bottiglia dal vassoio accanto al suo ospite per romperla in testa a Jack Lemon.
Il colpo non sembrò nuocere particolarmente al pirata, che si limitò a scostare il ciuffo bagnato dagli occhi e stringere con più forza Sybilla tra le sue braccia. - Mia cara, non possiamo dimenticare quello spiacevole...incidente? E' acqua passata ormai...
- Acqua passata un corno, culo di pesce che non sei altro! Era il mio gioiello, la vecchia "Sirena", e tu e tuoi scagnozzi me l'avete ridotto in cenere!
- Uh, volano accuse pesanti. Ragazzi...?
Dall'oscurità emersero altri tre omaccioni dall'aspetto ripugnante almeno quanto il loro odore.
- Questa volta non arriveremo a tanto, dolce Sybilla. Vogliamo solo tutto l'incasso del mese, i gioielli, e se il mio uccellino ha cantato bene, il tesoro del capitano Kripke nascosto in una certa botola segreta proprio qui in questo tuo delizioso localino.
Sybilla boccheggiò.
- Ma come...chi...
I suoi occhi smarriti indugiarono su Lanila. La sua pupilla, la sua protetta, la piccola stella della Sirena che lei aveva tirato su con amore quasi materno...
- Mi spiace Sybilla. - mormorò la ragazza. - Ma lo sai, siamo gente di mare e andiamo dove tira il vento.


QMpoint


Scusa per il ritardo! La giocata prosegue con il piccolo tradimento di Lanila che ha rivelato un importante segreto di Sybilla al pirata Jack Lemon, già vecchia conoscenza della donna per una brutta faccenda di bustarelle e favori sporchi. Sta per iniziare una bella scazzottata a quanto pare, e tu sei lì sul tuo divanetto con in mano un bicchiere di bruciabudella ad assistere alla scenetta. A te la penna: puoi gestire l'intera scena come preferisci. Sarà un autoconclusivo, sia che scegli di combattere, sia che scegli di defilarti: in entrambi i casi dovrai raccontare come proseguono gli eventi. Jack Lemon è il cliché del pirata per antonomasia: benda sull'occhio, gamba di legno, sciabolone arrugginito e pistolone d'ordinanza: è un pirata di pericolosità E; i suoi tre scagnozzi sono grossi, ma stupidi. Contali come contrabbandieri di pericolosità G. Tu hai a disposizione Sybilla, che ha un insospettabile passato da piratessa (pericolosità F) e tre fanciulle del locale (esclusa Lanila) che puoi personalizzare a piacere decise a cacciare gli intrusi con le buone o con le cattive (tre pericolosità G).
Buon divertimento!





Edited by Zaide - 18/2/2015, 15:06
 
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view post Posted on 10/3/2015, 01:25
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Il canto della Sirena ¬
Super Smash Pirates!


« Sì, però io non bevo mica... »


JIo8nJV


Fu questione di un attimo.
Un secondo prima un popputo Torquemada mi forza la mano su un bicchiere da whisky contenente più alcol di quanto non ne avessi mai assunto in tutta la mia vita, quello dopo ecco invece irrompere nella stanza la peggior caricatura di un pirata dai tempi di Spongebob e il suo "Sì, signor capitano!". Paradossalmente, mi sentii piuttosto sollevato dalla cosa.
Benché stessi infatti ancora traendo un profondo sospiro di sollievo per l'evitato coito con milf, non mancai di notare la scenetta alla "Beautiful dei pontili" che stava consumandomisi innanzi: storie di tesori, violenze, tradimenti...avventura! Che finalmente le cose stessero iniziando ad assumere la piega epica che speravo, senza ulteriormente indugiare su quella inquietantemente erotica?
Era giunta l'ora di essere eroi.
Mi misi comodo sulla poltrona, assumendo una posa che ostentava spavalderia e sicurezza, mentre ancora Lemon sfiatava etanolo sul viso della povera padrona di casa. Poggiato al bracciolo, ruotavo il polso a mo' di sommelier e sfoggiavo un gran ghigno...che probabilmente sarebbe svanito in fretta se mi fossi accorto per tempo di come le gocce spillate qua e là facessero sfrigolare il legno del pavimento.
Attesi qualche istante, il tempo necessario perché i pirati si rivolgessero a me. Poi attesi qualche secondo, quel tanto di cui avevano bisogno per superare l'attimo di distrazione che non permise loro di notarmi. Quindi ancora un minutino...prima di scaraventare il bicchiere contro la parete vicina a quelle sbadate facce di merluzzo e teste di calamaro!
Come si fa ad ignorare totalmente il protagonista della storia?!
Forse fu l'infrangersi dei vetri a pochi centrimetri dal suo viso o forse il buco che il torcibudella corrosivo stava lasciando al posto della parete, ma infine Jack Lemon decise di degnarmi della dovuta attenzione. Si volse nella mia direzione e, senza tanti complimenti, sentenziò:
 

« Vedo che i tuoi standard si sono abbassati parecchio, Sybilla. Ora servi solo i folli con tendenze suicide o ti occupi anche dei loro strani pappagalli? »

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ChibiRay non parve particolarmente colpito dall'ennesimo epiteto erroneamente attribuitogli, così come non lo fui io da quanto il corsaro aggiunse subito dopo.
 

« Pare che questo ratto di cambusa abbia bisogno di una bella lezione di bot ton, ragazzi. Ti dispiacerebbe occupartene, Ziggy? »

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Gli bastò aggiungere un cenno del capo a quanto detto perché uno dei bestioni si facesse largo tra i compagni e si dirigesse verso di me. La corporatura muscolosa e la statura notevole stonavano incredibilmente con l'espressione bambinesca dipinta sul volto, composta da un largo sorriso ebete a due denti (lo scorbuto non perdona!), un paio di occhi piuttosto piccoli ed orecchie tonde e a sventola. Il tutto era incorniciato da una zazzera bionda aperta a V sulla fronte. Il lezzo di murena imputridita che si portava addosso mi raggiunse ben prima di lui, ma sopportai il tanfo fino a che non mi si fece vicino quanto mi bastava per mettere in atto la mia mossa.
Il ratto era pronto a dar battaglia.

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« Pika pika, madafaka. »

Vai: usa Fulmine, Metachu!
Una scarica fragorosa illuminò per un istante la stanza, costringendo gli astanti a distogliere lo sguardo per non restarne abbagliati. Fu poi un tonfo sordo a far tornare gli occhi nella mia direzione, laddove giaceva rigido il corpo del pirata ancora fumante. Mi alzai con compostezza e scavalcai Ziggy con nonchalance per raggiungere il capitano, qualche metro più in là. Mi fermai innanzi a lui, abbastanza perché potesse sentire chiaramente la domanda che intendevo porgli.
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« Dimmi Jack Lemon: temi tu la morte? »

 

...............................................................« ... »

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Il pirata digrignò i denti guardandomi storto, indeciso sul da farsi. Non gli fu concesso tuttavia tempo sufficiente a ponderare una decisione, poiché sorprendentemente fu Sybilla a fare gli onori di casa prendendo l'iniziativa. Approfittò infatti del momento di stallo generale per scambiare cenni d'intesa con alcune sue protette e mettere mano allo stiletto che, memore degli anni trascorsi per mare, teneva attaccato alla giarrettiera. Senza indugi, come l'indomita guerriera che un tempo era stata, si scaglio verso la coppia di pirati rimasti vicino l'entrata seguita a ruota dalle altre ragazze.
 

« Istud, tu tieni a bada quello stocaffisso! Io penso agli altri due e... » si voltò di scatto verso Lanila « ...a te, cagna. A cuccia! »

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L'attempata emule di Kagome Higurashi colse di sorpresa la traditrice evocando un cerchio luminoso ai suoi piedi. Un istante dopo che questo si accese, Lanila crollò per terra e vi rimase in evidente stato catatonico: Sybilla la oltrepassò senza infierire ulteriormente, forse per pareggiare i conti con lei a cose fatte o forse per dare priorità alla minaccia più urgente rappresentata dagli energumeni alla porta, sentitisi chiamare in causa.
Io, dal canto mio, non fui da meno: a differenza dell'avversario, non mi feci distrarre dalla scoperta della natura belligerante della donna e, al contrario, approfittai dell'attimo di distrazione per sferrare il miglior gancio destro che avessi mai tirato.

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« Falcooon Puuunch! »


Forse perché, checché lascino intendere gli anime, urlare prima di mettere a segno un colpo non è il massimo della discrezione, forse perché non avevo mai effetivamente tirato un pugno in vita mia; qualunque fosse la ragione, Jack Lemon non si dimostrò affatto impressionato dalle mie doti marziali, bloccando con gesto felino e mano ferma il colpo sferratogli. Mi scrutò dentro l'anima col suo unico occhio per qualche secondo, ridendo di me sotto i baffi, quindi fui investito dal suo fiato da pellicano con l'alitosi.
 

« Quando attacchi un guercio fallo dal suo punto cieco, pivello. È tutto qui quello che sai fare? Credi forse che questo sia un dannato gioco? »

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Sì, lo credevo.
Quanto sbagliassi lo capii con la stessa velocità della ginocchiata che sconquassò le mie virilità.
 

« Regola numero uno: sempre approfittare delle debolezze del nemico! »

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Mi piegai, i muscoli ventrali contratti in uno spasmo intenso. Ricaddi leggermente in avanti, impossibilitato a fare altrimenti dalla morsa che la sua mancina esercitava ancora sulla mia destra. Due grossi lacrimoni mi appannarono la vista immediatamente, ma giurerei di aver scorto la sagoma frontale di un treno che si dirigeva a tutta velocità verso di me.
O forse fu il suo diretto destro a fare ciuff ciuff sul mio naso.
 

« Regola numero due: sorprendere e stordire. »

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Mi ritrovai sul pavimento di schiena, finalmente libero dalla presa del pirata ma con le mani al viso e incapace di riaprire gli occhi: non avevo mai ricevuto un pugno, men che meno uno ben assestato! Fitte intermittenti si alternavano a vampate di calore, costringendomi a inspirare ed espirare forte per lenire il dolore. Col senno di poi, tenendo in considerazione anche la prematura dipartita dei gioielli di famiglia e l'urletto femmineo che ChibiRay sostiene di aver sentito quel giorno, sarebbe stato ragionevole nutrire il sospetto che stessi per partorire dalla faccia.
Fui lucido a sufficienza solo per distinguere il ticchettio regolare del legno che batte contro il legno dal caratteristico "click" metallico di un cane appena armato.
 

« Regola numero tre: chi lotta straparlando recita il proprio epitaffio... »

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Scostai le mani dal volto - allarmato dall'intuizione avuta - appena in tempo per vedermi la bocca da fuoco puntata contro e reagirvi.
Il rumore dello sparo fu forte ma sordo, quasi ovattato. Questo poiché lo udii dall'interno del bozzolo sabbioso che avevo evocato per difendermi. Mi ritrovai al buio ma al sicuro, perciò decisi di concedermi un secondo per rifiatare e fare mente locale.
Tentai di farlo, perlomeno, ma non vi riuscii: il dolore al viso non accennava ad alleviarsi, così come il panico da "È questo il dolore? Non è divertente!". Come facevano tutti gli altri a prendere botte su botte e comunque tirare avanti a combattere mantenendo la propria compostezza, quando io dopo soli due colpi già mi pentivo di non essermi nascosto dietro il divano ad aspettare che tutto finisse...?
Poi, come se non avessi già i nervi a fior di pelle per il tipaccio che mi aspettava fuori dalla corazza per farmi fare la fine dell'anatra in Duck Hunt, quasi il cuore mi saltò via dal petto al risuonare imprevisto di una voce nella totale oscurità di quel mio guscio protettivo.
 

« Incassi due tecniche senza muovere un dito e poi ne usi una Media per difenderti da un attacco base? Non mi aspetterei un gran voto in Strategia... »

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ChibiRay.
Quella sottospecie di Sonic candeggiato era stato abbastanza rapido da riuscire a sgusciare dentro la mia temporanea Fortezza della Solitudine, ma non abbastanza da accorrere in mio soccorso quando l'Achab delle sogliole albine era lì lì per impallinarmi...!
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« Tu! Dammi una mano! Cioè, metaforicamente parlando...mordi le chiappe a quello psicopatico o chessò io! »

 

« Nope. Spiacente, non hai la passiva apposita...fortunatamente per me, vista la piega che stanno prendendo le cose. »

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« ...mi prendi il giro?! Qui rischio di lasciarci le penne sul serio, lo capisci? Non intendi fare un bel niente a questo proposito? »

 

« Certo che sì. Sto carezzando l'idea di unirmi a loro e solcare i sette mari con lo pseudonimo di "Capitan Scagliacerulea"... »

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« ... »

 

.................................................« ... »

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.................................................« ... »

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.................................................« ... »

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...............................................« Bazinga. »

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« ...esilarante. Senti, mi godrei cotanta goliardia rettile per tutto il giorno se potessi, ma vorrei farti notare che qui fuori c'è uno stra-cacchio di maniaco omicida che non vede l'ora di mandarmi a dormire con i pesci.
Potremmo rimandare le battute a dopo? »

 

« Farti una risata una volta ogni tanto non ti farebbe male, sai? » ma da quale pulpito, poi?! « D'accordo: ti darò dei consigli.
È il massimo che possa fare. Ma di' alla tua controparte scribacchina di tagliare sullo spiegone, 'ché ha già annoiato la gente a sufficienza. »

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Col senno di poi, quell'ultima frase assume finalmente un significato...ma ehy! Cafona d'una lucertolaccia...torniamo a noi, è meglio.

Jack Lemon picchiettò con la gamba di legno la montagnola di sabbia un paio di volte, osservandola di sbieco e con sospetto. D'altronde erano ormai già passati parecchi secondi da quando mi ero rintanato al suo interno ed egli iniziava a prendere in seria considerazione l'idea di farmi fare la fine della ragazza nel cesto indiano. Stava infatti già portando la destra al fianco per estrarre la sciabola quando, con sua sorpresa, fu investito da una raffica di terra che lo costrinse a portare il braccio al volto per evitare di esserne accecato. La prima parte della strategia di ChibiRay, che prevedeva la limitazione della visuale dell'avversario ed un suo leggero arretramento, aveva funzionato alla perfezione; era stato sufficiente calciare con forza la parte superiore della barriera di sabbia appena un istante dopo averla dismessa per ottenere l'effetto "valanga di rena da Super Tele in spiaggia"…ma senza la vecchietta di turno che minaccia di bucarti il pallone!
Mi rimisi in piedi in fretta, dolorante ma incoraggiato, e tesi il braccio sinistro verso il pirata col palmo aperto e rivolto verso di lui. Egli compì lo stesso movimento con la mano armata puntandomi addosso il suo cannone portatile, ma non riuscì ad essere altrettanto veloce per merito dell'effetto sorpresa. Mi concentrai come solo con uno spara-morte che ti bracca ci si può concentrare e, una volta fatto, serrai di scatto le dita in un pugno. La pistola del bucaniere, a quel gesto, venne avvolta da uno sciame vorticante di cristalli scuri - minuscoli ma numerosissimi - che la inghiottirono e convinsero il proprietario a mollare la presa prima che che si portassero via anche la mano. D'altronde quello è un compito riservato al coccodrillo.
L'informe ma viva massa nero-bluastra stava divorando l'arma sotto gli occhi attoniti del suo ormai ex-detentore quando, con la destra, generai il fratello solitario ma formato gigante dei diamantini fagocitanti. Lo scagliai in tutta fretta, prendendo la mira solo approssimativamente per non perdere il vantaggio strategico ottenuto. Non che avendo più tempo a disposizione, s'intenda, il risultato sarebbe potuto essere poi così differente: non per vantarmi, ma sono campione casalingo di "spacca-suppellettili-con-freccetta".
Pur non senza fortuna, tuttavia, quella volta il tiro risultò preciso e, rapido, si diresse verso il suo destinatario. E quest'ultimo, ancor più rapido, l'evase senza batter ciglio e lasciandomi di sasso.
 

« Le CS! Ricordati la differenza di CS...!» mi ammonì ChibiRay, in un raro slancio altruistico « Jack Lemon...è un pre-patch. »

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Pre-patch.
Dicesi "pre-patch" un personaggio, sia esso giocante o non giocante, le cui caratteristiche non sono state delineate seguendo la nuova versione del regolamento, già in vigore ma non retroattiva, bensì sulla falsariga di norme ormai desuete ed antiquate relative alla precedente. Tradotto alla spiccia: residuati pre-bellici di cui mi devo ancora occupare perché sono un lentone incurabile!
Sarebbe stato un problema solo relativamente, comunque: non potevo sapere quanto più pericoloso o più abile di me fosse l'avversario che mi trovavo ad affrontare. Avrei dovuto allora fare affidamento solo sulle mie capacità e, sorte permettendo, sulla buona disposizione d'animo di colui che ci guarda dall'alto, che giudica ma perdona, che mostra la via e che tutto può: il Quest Master.
 

« Se hai finito con le ruffianerie, qui avremmo una battaglia da concludere. »

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« Come? »

 

«Niente. Parlavo tra me e me... »

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Ok, questo...è stato strano.
Scossi il capo: non avevo tempo per badare all'ennesima bizzarria dello spiritello squamato. Avevo davanti un avversario che non sapevo come sconfiggere e di cui mi sarei dovuto occupare da solo. Sybilla e le altre, infatti, erano ancora alle prese con i due scagnozzi del pirata e, benché sembrassero star avendo la meglio, ne avrebbero di certo avuto ancora per un bel po'. Io, piuttosto, dovevo decidere al più presto sul da farsi: il capitano Lemon mi stava concedendo qualche secondo di tregua, anche lui evidentemente indeciso sulla tattica da adottare contro un avversario insolito come il sottoscritto, ma non sarebbe durata molto a lungo.
Alla fine, convintomi del fatto che non avrei avuto alcuna possibilità di uscire vincitore da uno scontro diretto contro un tagliagole professionista - e che nemmeno sarei riuscito a prolungare la battaglia tanto a lungo da poter sperare nell'arrivo dei rinforzi in gonnella - capii che avrei dovuto giocarmela d'astuzia.
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« Signore, io la sfido a singolar tenzone! »


Estrassi il fioretto dicendolo e glielo puntai contro sfoggiando l'espressione più minacciosa che avessi in repertorio. Quello, non prima di aver esalato uno sbuffo canzonatorio in virtù dell'infelice scelta di sfidarlo nel campo in cui meglio riusciva, sguainò uno sciabolone lungo poco meno del mio stocco ma con la lama spessa almeno il doppio.
Inspiegabilmente, quando si esibì nella tamarrissima ma classica leccata del filo tagliente, non provai un comprensibile senso di disgusto né una plausibile ma improbabile preoccupazione riguardo le politiche piratesche sulla vaccinazione antitetanica, no. Provai timore. Un terrore disarmante, una morsa gelida capace di paralizzarmi. Lui se ne accorse, o lo sapeva già, e senza alcuna vergogna ne approfittò per gettarsi alla carica e menare il primo fendente: una sciabolata diagonale mirata alla mia spalla sinistra, che non ebbi la prontezza di deviare opportunamente.
Morale della favola? La spietatezza del pirata, complice anche la mia incapacità di compiere una parata di quinta decente, mi fruttò una ferita all'altezza del pettorale sinistro, profonda ma non letale. Comunque la peggiore che avesse mai sofferto uno che, nella vita, al peggio si era tagliato le dita con la carta.
Il me di allora, ancora avvezzo alla comoda bambagia che è la vita moderna, non avrebbe retto a quello shock. Avrebbe realizzato di non avere speranze, con conseguente breakdown psicologico. Avrebbe pregato che gli fosse fatta salva la vita, finanche supplicato. Sarebbe crollato e, sì, sarebbe morto. Eppure non accadde nulla di tutto questo.
Strinsi i denti e, con più determinazione di quanta non sospettassi di avere, sussurrai tra me e me:
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« Beh, c'è di buono che il naso ora sembra non far più poi così male...! »

Quindi passai al contrattacco.
Passo indietro rapido, messa in guardia, affondo. Lui para facilmente spazzando con forza.
 

« Solo una volta conobbi un tale altrettanto incapace! »

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« Ti avrà insegnato tutto quello che sai! »

 

.............................................................« ... »

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Finta al fianco, cavazione e punta al cuore. Ma Lemon non si scopre e para ancora.
Il piano era quello di distrarlo, di innervosirlo se possibile, quindi approfittarne e fare breccia nelle sue difese.
Non avevo altre speranze se non questa.
 

« Ho incontrato scimmie più coordinate di te! »

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« Sono contento tu sia potuto andare alla riunione di famiglia, vecchio mio! »

 

.............................................................« ... »

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Touché. Ma è appena una ferita superficiale quella inferta al suo braccio armato, che usa infatti subito per contrattaccare.
Parai l'ennesima sciabolata con lo scudo, non senza difficoltà. Ma, prima volta in tutto lo scontro, avevo letto una sua mossa. Non essendo ovviamente potuto migliorare dopo appena due scambi d'affondo, la causa poteva essere una soltanto: Jack Lemon stava diventando più prevedibile.
 

« Ogni parola che dici è stupida! »

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« Volevo essere sicuro ti trovassi a tuo agio con me! »

 

.............................................................« ... »

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Le lame si incrociano. Si entra in stallo, una coccia contro l'altra nel tentativo di avere la meglio sul proprio avversario.
Fisicamente mi era superiore, molto più di quanto la slanciata impostazione fisica lasciasse intendere. Eppure riuscivo a tenergli testa, poiché non faceva leva laddove avrebbe potuto per avvantaggiarsi. Ragionava sempre meno sulle proprie mosse.
 

« Non hai speranza: ho sconfitto piovre giganti con queste braccia! »

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« Oh, sono certo che tutte le creature senza spina dorsale ti temano...! »

 

.....................................................................« ... »

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Risponde rabbioso alla provocazione con una mezzaluna secca di rovescio, come a decapitarmi. È troppo potente per essere parata con un esile fioretto. Mi abbasso giusto in tempo perché una potenziale ghigliottina risulti in una semplice spuntatina al ciuffo.
L'ultimo attacco lo lasciò completamente scoperto ma non fui abbastanza veloce per approfittarne. La rabbia, tuttavia, lo stava portando a commettere errori sempre più grossolani. Andava tutto come previsto.
 

« Poco da ridere, moccioso: questi avambracci sono stati scambiati per tronchi d'albero! »

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« Tranquillo: una crema esfoliante dovrebbe risolvere il problema! »

 

..................................................................« ... »

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Invito, filo e cavazione. Colpo a segno.
Finalmente ci ero riuscito: un affondo dritto al fianco, lo avevo trafitto! O almeno così credevo. Raggelai nel constatare che la mia lama aveva trapassato da parte a parte soltanto la sua vaporosa camicia, portando via con sé un brandello di pelle appena. Ancor più si acuì quella brutta sensazione quando Lemon mi afferrò il polso con la mancina e lo strattonò con forza per costringermi a mollare l'impugnatura dell'arma, piegandolo in una dolorosa presa di sottomissione. Il fracasso metallico del fioretto che cadeva per terra quasi coprì le parole che pronunciò subito dopo, sibilate con brama di soddisfazione.
 

« È un tremito d'agonia quello che vedo danzare sulle tue labbra? »

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« Mph...ngh...ah! Ahah! » sbottai, dissimulando malamente il dolore lancinante dovuto al polso, ancora innaturalmente flesso nella morsa del pirata « Mi scappa da ridere: è la tua presa molliccia! »

 

..........................................« Adesso basta! »

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Mi lasciò andare la mano e ne fui immensamente sollevato. Poi fui sollevato anche dal devastante calcio che mi assestò allo stomaco, ma ovviamente in ben altro senso. Ancora oggi, ripensandomi sbalzato all'indietro dalla palla di cannone che evidentemente Jack Lemon teneva nello stivale, rivivo la nausea acutissima che mi provocò...mista ad un singolare senso di compassione per i messaggeri persiani. Sapevo di avere già visto quella barba posticcia da qualche parte...
Mi ritrovai allora nuovamente a terra, privato dell'arma e di quel po' di coraggio che mi aveva sostenuto fino a poco prima. Strisciai all'indietro, ricadendo un paio di volte sulla schiena per il forte tremore: un po' era la ferita, un po' la fifa. Quello, dal canto suo, incedeva invece risoluto e furibondo. Sciabola alla mano, era deciso a chiudere definitivamente i conti col sottoscritto, che invece non aveva più alcun asso nella manica da giocare.
Fu il panico a parlare.
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« Guarda, dietro di te! Una scimmia a tre teste! »

Lemon diede tregua al povero pavimento, che scricchiolava dolente ad ogni suo passo, bloccandosi e squadrandomi con fare interrogativo e al contempo deluso: forse si aspettava qualcosa di più dalle ultime parole di un condannato a morte dimostratosi prima tanto arguto.
Qundi il suo sguardo mi superò, posandosi poco oltre le mie spalle. Strinse i dentacci in uno dei più perversi ghigni ch'io possa ricordare, soffiando poi tra essi un grugnito roco di soddisfazione.
 

« Ti piace fare il conto delle teste, eh? Perché non guardi tu dietro di te...? »

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Dei mugulii acuti ma soffocati mi convinsero che il pirata non stesse tentando di rivoltarmi contro la mia stessa banalissima trappola, perciò mi girai quanto più la posizione supina mi permettesse. Non fui contento di ciò che vidi.
Ziggy - il tirapiedi che poco prima era andato giù a suon di kilovolt - si era infine rimesso in piedi e, nel tumulto concitato della lotta, era riuscito a ghermire e rendere inoffensiva una delle ragazze di Sybilla. La poverina, minuta e dai tratti fanciulleschi, tentava di liberarsi dalla presa del gorilla scalciando e dimenandosi; quest'ultimo l'ammutoliva e contemporaneamente bloccava imponendole una mano su quasi tutto il viso, tale era la disparità di proporzioni tra i due. Con l'altra impugnava invece una spada, la cui lama carezzava perversamente il collo di lei; ora verso la giugulare, pulsante all'impazzata, ora verso il petto, che si espandeva freneticamente in preda all'iperventilazione.
Jack Lemon non era un gentiluomo, nè uno sprovveduto. E cos'altro avrebbe potuto fare uno come lui cogliendo il proprio avversario sguarnito - vistosi voltate le spalle nel bel mezzo della battaglia! - se non levare la lama come si issa il Jolly Roger sul pennone per vibrare il colpo decisivo sul capo di un tale idiota? Purtroppo per lui, però, ero un idiota piuttosto fortunato.
L'offensiva del pirata fu infatti interrotta ancor prima che scattasse dalla carica di un donnone biondo colossale, la favorita tra clienti più audaci ed intrepidi; il placcaggio della donzella andò a buon fine, risultando nell'atterramento di entrambi e nella temporanea inibizione del filibustiere. Armina, questo il nome della ragazza, mi scongiurò disperata di correre in soccorso all'amica, di salvarla. L'avvento provvidenziale dei rinforzi ridestò quel po' di spirito combattivo rimasto in me: ce la potevamo fare, potevamo ancora uscirne tutti vivi!
Invece fu l'inenarrabile.
Non feci in tempo nemmeno a rimettermi in piedi che ogni illusione finì in frantumi, insieme alla mia ingenuità. I cattivi non aspettano che tu faccia la tua mossa, non ti danno l'occasione di sventare i loro piani perdendosi in futili chiacchiere. Ti guardano dritti negli occhi, godendo piuttosto della tua impotenza, sorridendo sadici o inebetiti. Fanno scorrere la lama con mano ferma, senza esitazione, assaporando l'attimo in cui stilla la goccia che preannuncia il primo rivolo. Poi si fanno più risoluti, affondando e lacerando. I tagliagole esperti poi conoscono la pressione necessaria a incidere ogni strato senza danneggiare il successivo: pelle, fasci muscolari, adipe, cartilagine, arterie. Sanno dove e come usare pugnali e bisturi per dare una morte rapida e indolore, per infliggere sofferenze evitando danni permanenti, per tenere la vittima cosciente il più possibile mentre si rende conto di star annegando nel suo stesso sangue.
Ma Ziggy era un macellaio, niente di più. Così recise la gola della poveretta a casaccio, con rozza brutalità, mancando la carotide ed ottenendo come unico risultato uno spasmo violento della propria vittima, che iniziò a strillare e dimenarsi in preda a convulsioni frenetiche. Scontento della reazione, l'aguzzino volle trovare una posizione più comoda per portare a termine l'opera: colpì da dietro le rotule della giovane, costringendola in ginocchio, quindi l'afferrò per i capelli con la mano che prima le impediva gridare a pieni polmoni. Non lo avesse mai fatto.
Le urla, strazianti e disperate, riecheggiarono per tutta la sala; tuttavia, per fortuna e per disgrazia, furono terribili ma brevi. Lanciò l'ultimo angosciante acuto alla vista della lama che ripiombava crudele verso di lei, brandita a mo' di machete dall'orrido carnefice. D'un tratto gli strepiti si arrestarono, ma non valse altrettanto per il pianto ed i tremori: la sciabola, pur piantata in gola con una certa forza, aveva reciso infatti giugulare e trachea ma nemmeno intaccato la colonna vertebrale. Così la già agghiacciante esecuzione si trasformò in una bestiale mattanza: gli zampilli e gli sfiati affannosi provenienti dalla ferita della giovane testimoniavano il suo penoso stato di residua coscienza. Preda di un boia incompetente, non poteva fare altro che pregare in silenzio che quella tortura avesse fine. Ma ben poche preghiere vengono esaudite.
Troppo impegnato a rimettere l'anima sul tavolato della Sirena, non assistetti agli svariati e vani tentativi dell'energumeno di separare la testa dal resto del corpo: ora tentando di segarla via con la sua spada, ora di strapparla di netto strattonandola dai capelli.
Riuscì poi nel suo macabro intento e la sofferenza della poveretta ebbe finalmente termine nell'istante in cui il suo corpo martoriato ricadde prono sul pavimento; il pirata sghignazzava grugnendo soddisfatto, così come un bambino fa assistendo al successo di una qualche marachella. Quando trovai la forza di alzare lo sguardo lo vidi insozzarsi di sangue sventolando per aria il suo raccapricciante trofeo. Quasi cedetti ad un secondo conato, ma mi trattenni.
Ciò che non trattenni fu invece l'Urlo.
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« FUS...RO DAH! »

Fu liberatorio, tonante e parecchio doloroso. Ma quantomeno lo fu per entrambi.
Io mi ritrovai piegato sulle ginocchia, boccheggiando per l'improvviso ed imprevisto svuotamento dei polmoni, lui appeso alla parete: scaraventato all'indietro dalla potente raffica, infatti, era rimasto impalato sul rostro di un blue marlin, la cui testa era esposta come trofeo sopra al caminetto.
Così il pesce decapitato vendicò la sirena ch'ebbe in sorte lo stesso destino.
 

..........................................« Scrollati di dosso, lurida baldracca! »

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Nonostante la ragguardevole stazza di Armina, fu sorprendentemente più rumoroso il pugno che le assestò Lemon per sbarazzarsene che l'impatto di lei col suolo dopo il volo di un paio di metri in cui la spedì. L'uomo era forzuto, ne ero stato testimone in prima persona, ma certo non così tanto da poter scaraventare al suolo una donna dal peso di un bue una sola spazzata di bicipiti! Più lo guardavo e più mi rendevo conto che qualcosa in lui era cambiato: dovevo stare all'erta.
Notai il suo unico occhio iniettato di sangue saettare freneticamente per la stanza: da una parte Sybilla, inferocita più che mai, dava il colpo di grazia all'ultimo dei due scagnozzi con cui era stata alle prese, uscendone vincitrice seppur visibilmente provata; dall'altra io, madido di sudore, stavo in piedi per miracolo in una pozza di vomito, malmesso abbastanza da essere scelto come primo bersaglio da eliminare. Senza nemmeno raccogliere l'arma, si avviò minaccioso nella mia direzione.
Indietreggiai d'istinto, nel tentativo di guadagnare tempo utile ad elaborare una strategia che mi permettesse di salvare la pelle. Lo sguardo saettò in direzione di Sybilla, trovandola china sull'ultima ragazza rimasta con lei a combattere, forse intenta a fornirle un primo soccorso per le ferite subite; non mi sarei potuto aspettare aiuto da lei. Né clemenza da un pirata: Jack Lemon non perdona una distrazione per ben due volte.
M'investì improvvisa una tempesta di pugni, tanti che avrei giurato di star affrontando il figlio illegittimo della dea Kālī e Rocky Balboa. Presi tante di quelle botte in testa da non riuscire oggi a ricordare quante, ma rammento perfettamente cosa feci per reagire. Pensai che l'unica possibilità rimastami fosse quella di fingere un pugno di rimando ed usare la lama celata al momento giusto per coglierlo di sorpresa. Se non avesse funzionato, non sarei riuscito a vedere l'alba di un nuovo giorno. Così raccolsi le poche forze che ancora non mi aveva fatto sputare a suon di cazzotti e parai l'ennesimo gancio destro, facendo guardia con lo scudo. Senza aspettare che quello si riprendesse, sferrai il mio mancino: lui si scansò, come previsto, ma non prima che facessi scattare il meccanismo della lama!
E invece no.
Peccai d'inesperienza e premetti il pulsante troppo tardi: il meccanismo scattò, ma con un tale ritardo che Jack Lemon, ormai fuori portata, ne uscì con un semplice graffio sulla guancia.
Era finita.
Come colto da una frenesia omicida, il pirata mi afferrò e mi scaraventò contro la parete più vicina. In un attimo ebbi una mano alla gola e l'altra al polso sinistro, quello con la lama sfoderata.
 

« E per evitare che tu faccia scherzi... »

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Ripresi fiato a pieni polmoni quando mi liberò dalla stretta che mi cingeva la gola, solo per vedermi costretto subito dopo ad usarlo tutto per gridare dal dolore. Il bastardo, infatti, pensò bene di colpirmi la spalla destra con una forza tale da dislocarmela e rendere inoffensivo il relativo braccio, così da non doversene preoccupare tornando a strozzarmi. Fatto ciò, prese ad analizzare tutto affascinato la mia lama celata.
 

« Bell'aggeggino abbiamo qui, mh? Credo proprio che lo salverò dagli abissi, a differenza del tuo lurido cadavere... »

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Regola numero tre: chi lotta straparlando recita il proprio epitaffio.
È vero: non riuscivo più a sentire o muovere il braccio. Ma questo non significava affatto che non potessi incanalarvi il mio potere.
 

« Mi è venuta una bella idea: prenderò questo bel coltellino e lo proverò su di te, squarciandoti il ventre quel tanto che basta perché fuoriescano le budella ma tu non muoia dissanguato. Poi ti legherò ad una fune e farai mezzo giro di chiglia, cosicchè i miei ragazzi possano divertirsi a scommettere se tirerai prima le cuoia annegando o venendo sbranato dai pescecani! Cosa te ne pare? »

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Regola numero due: sorprendere e stordire.
Il dolore mi impedì di concentrarmi velocemente quanto speravo e mi sembrava di sentire sempre meno ossigeno arrivarmi al cervello. Ero ormai paonazzo in viso quando finalmente ebbi l'incantesimo pronto, ma ce l'avevo fatta: sul mio palmo si era materializzato un cristallo di Realtà. Non potendo indirizzarlo contro il nemico a causa dell'immobilità del braccio, esso sarebbe risultato del tutto inutile come arma. Così lasciai che semplicemente cadesse per terra, frantumandosi rumorosamente.
Inutile come arma, sì. Ma non come diversivo.
 

...........................................« Uh? »

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Regola numero uno: sempre approfittare delle debolezze del nemico.
Il cristallo andò in pezzi alla sinistra del pirata, inducendolo a voltarsi. Quello fu l'istante in cui entrambi, io e la mia arma, ci ritrovammo nel suo punto cieco, con quest'ultima ancora puntata verso di lui da quando si era messo ad ammirarla. Certo, non possedevo la forza necessaria per liberarmi dalla presa e approfittarne, ma andava bene così. Sarebbe accaduto tutto da sé.
Dovetti solo prendere un profondo respiro.
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« Fus... »


Credi forse che questo sia un dannato gioco?
Il capo di Lemon, violentemente attratto verso di me dal potere della voce, trovò sulla sua strada la lama a noi interposta; ed essa, trapassata la benda e l'occhio già morto, gli si conficcò dritta nel cervello. Mi ritrovai così a pochi centimetri dal volto di un uomo morente: quello vibrò, gorgogliò un rantolio…e poi più nulla. Perso il sostegno delle gambe, si accasciò molle su di me: io non riuscii a sostenerne il peso, così ricademmo entrambi rovinosamente sul pavimento. Urtai la spalla slogata per terra e non trattenni l'ennesimo strepito, che questa volta rimbombò a lungo nel surreale silenzio della stanza. Lasciai che mi assordasse per qualche istante: mi aiutava a resistere al dolore e a non pensare. Non azzardai più un movimento, benché fossi ancora riverso accanto al pirata con l'arma conficcata nella sua orbita.
Così decisi che non mi sarei più rialzato. Avrei trascorso su un pavimento che puzzava di vomito e sangue tutto il tempo necessario affinché l'incubo in cui mi trovavo giungesse alla sua naturale conclusione. Era stato divertente all'inizio - coi poteri e tutto - ma poi? Soltanto orrore, paura e sofferenza. No, non mi sarei prestato: il gioco non valeva la candela. Così come la spalla dislocata mi dava un po' tregua solo se non smossa, così se non avessi interferito con quel mondo tanto assurdo lui forse non si sarebbe accorto di me, evitando di mandarmi contro altre sfide impossibili come quella appena affrontata. Sì, avrebbe funzionato: sarei rimasto totalmente immobile e lui, perso interesse in me e nella mia storia, magari mi avrebbe anche lasciato andare...
Infine il silenzio parve dissolversi poco a poco: sentii dapprima la pioggia tintinnare sui vetri, poi un tuono crepitare in lontananza. Quindi un mesto singhiozzare, un pianto stretto trai denti perché nessuno potesse udirlo. Forse era Sybilla, con la sua ultima pupilla da poco spiratale in grembo.
Sospirai arreso.
Feci perno sulle gambe per muovermi, tentando di ruotare il corpo senza spostare troppo il braccio, ma era inevitabile: ogni centimetro guadagnato equivaleva a mille aghi piantati sottopelle. Alla fine, pur dovendo appellarmi a più di un santo in termini tutt'altro che devoti, riuscii a mettermi seduto; qualche secondo e molte parolacce dopo mi ritrovai persino in piedi. Lasciai che la lama venisse via dall'orbita del pirata da sé, per poi tentare di capire come ritrarla senza dover necessariamente entrare in contatto con i viscidi liquami cerebrali di cui ancora grondava.
Perché, nonostante tutto, quel giorno mi rialzai? In buona parte fu dovuto al puzzo insostenibile del pavimento: una bella passata generale di Sputa e Spazza non avrebbe certo guastato...! Poi, benché in maniera meno rilevante, influì anche il resto: la pioggia, i singhiozzi, il dolore. Si badi: sapevo bene di star vivendo dentro un'opera di pura fantasia, immerso in un mondo fatto di parole impresse su codice e disperse chissà dove per la rete. Ma questo lo rendeva meno reale? Nel giro di pochissimo quel mondo aveva saputo farmi ridere, emozionare, soffrire...e anche rimettere, giusto per non dimenticarlo!
L'aveva fatto al pari di qualunque altra cosa "più vera" capitatami nel mio, di mondo.

Credi forse che questo sia un dannato gioco?
Sì, signor capitano. Lo credo.
Un gioco che può anche cambiarti la vita.

Asgradel.




Edited by Ner'Zhul - 10/3/2015, 02:25
 
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view post Posted on 4/4/2015, 18:23
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Aper army
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Scrosciava la pioggia sui vicoli torbidi e fangosi di Sahal. Batteva forte sui tetti sgangherati e sui volti aspri degli abitanti di quel sobborgo malfamato come da sempre aveva fatto sull’intera Dorhamat. Impregnava la terra, inondava le strade, sciacquava via ogni putridume, ogni sangue versato, ogni peccato degli uomini; pareva quasi che tali rovesci tropicali fossero stati generati da un qualche dio pietoso appositamente per lavare un poco ogni giorno quelle terre suppuranti di lordura indelebile e intramontabile. Era quella la grande spazzina di Dorhamat, un intermezzo che scandiva la quotidianità di persone che non avevano mai sentito nemmeno pronunciare la parola “netturbino” in vita loro. Si trattava di una routine, di un prassi ordinaria a cui le genti del luogo erano talmente avvezze da non badarci più: veniva e spariva, veniva e spariva, per poi tornare e tornare inevitabilmente ancora. Anche il sangue, la morte, la corruzione e l’opprimente odore dolciastro del decadimento andavano e tornavano perpetuamente, e neanche a quelli nessuno faceva ormai più caso. Probabilmente se un giorno quella tiepida pioggia fosse improvvisamente scomparsa, nel giro di un anno le città dei pirati sarebbero annegate nella stessa merda che producevano... o almeno così qualche ubriacone di taverna aveva detto.

Sybilla come tanti altri però lo sapeva, anzi... ne era più che certa: anche senza quella benedetta pioggia, anche senza la notte o la nebbia a occultare i delitti dell’umanità, anche se fosse giunto infine il diluvio universale a spazzar via quelle isole marce, quel male radicato e irriducibile avrebbe trovato una via per continuare a sopravvivere. Non sarebbe cambiato nulla, come nulla era mai cambiato nella sua vita: il dolore, l’umiliazione, la perdita, il tradimento... sembravano essere elementi necessari nella vita della gente del mare, realtà con cui convivere, atrocità propedeutiche alla dura sopravvivenza.

La donna accarezzò ancora una volta l’ultima delle innumerevoli vittime che avevano costellato la sua grama esistenza. Le abbassò le palpebre semiaperte, congelate su quello sguardo ancora pieno di dolore e di silenziosa implorazione.

«Riposa, bambina mia...»
Mormorò con voce rotta, tenendole la testa in grembo.

Non disse altro, si limitò a passarle una mano sui quei lunghi capelli setosi da bambina come per acconciarli meglio, quasi a cercare goffamente di nascondere la morte sul suo volto della ragazza. Quasi desiderasse che stesse davvero dormendo. Con gli occhi traboccanti di dolore si risolse infine ad adagiarla delicatamente sul pavimento e alzarsi.
Scorse lo sguardo per tutto l’atrio della Sirena cosparso di cadaveri dei marinai e di quel figlio di un cane di Jack Lemon, ma appena lo posò sulla testa mozzata con le guance ancora terse dalle lacrime della giovanissima Celestine, nemmeno il suo cuore indurito fu in grado reggere oltre.

«Maledetti...»
Ringhiò flebilmente.

Le fece eco solo lo scroscio attutito della pioggia all’esterno della bettola. La luce era calata, tutto si stava già rabbuiando, ma si poteva ancora vedere chiaramente come l’intero pavimento e gran parte dei muri fossero copiosamente macchiati di sangue scuro e viscoso. Nella stanza l’unica cosa a vibrare ancora era il sibilante respiro affannoso degli unici rimasti in vita: l’imponente Armina e quel bizzarro straniero mingherlino – Flint... Mint... Istud... o qualunque fosse il suo nome – che contrariamente a ogni aspettativa era riuscito ad aver ragione da solo sul terribile Capitan Lemon. Non nascose la sua meraviglia, ma nulla in quel momento poteva superare l’angoscia di ciò che stava per trovarsi costretta a fare.
Volse lo sguardo verso Lanila, la fanciulla che fino a poche ore prima era stata la sua amata favorita, la quale proprio in quel momento a poco a poco stava riprendendo i sensi. Se ne stava attonita, seduta tremante in mezzo al sangue che per colpa del suo stesso tradimento era stato versato, e si guardava intorno smarrita, gli occhi colmi di orrore nell’avvedersi dell’eccidio consumatosi intorno a lei.

«Avrei preferito vedere la Sirena bruciare un’altra volta...» Disse Sybilla con la voce ridotta a un sussurro, tornando a squadrare quel forestiero tanto alieno. «...e tutti i miei ori in mano quei vigliacchi serpenti di mare piuttosto che... questo.»
Indicò con blando un gesto pieno di sconforto i corpi senza vita intorno a sé.

«Vivevamo insieme, sostenendoci a vicenda, come sorelle.»

E così dicendo volse a Lanila uno sguardo carico di sommo odio e lucida disperazione. La ragazza la guardò di rimando terrorizzata.

«T-Ti prego, perdonami! Non l’avrei mai fatto se avessi saputo che erano disposti ad arrivare a tanto.» Si cacciò le mani tra i capelli, sforzandosi con tutta se stessa di staccare gli occhi dai cadaveri delle sue compagne. «Mi hanno ingannato con le loro lusinghe... mi avevano promesso... mi avevano promesso...» S’interruppe, decidendo di non dire altro sull’argomento, desiderosa di dimenticare il suo errore piuttosto che di nascondere qualcosa alla matrona. «È colpa mia! È solo colpa mia! Sono stata una debole! Vi scongiuro... io... io...»

Ma si paralizzò come congelata quando vide Sybilla avanzare verso di lei stringendo forte il pugnale della mano destra, risoluta a non lasciar trasparire qualsiasi vestigia di pietà dal volto.

«Mi metti in una situazione difficile, Lanila...»
La sua voce era fredda.
«Una situazione a cui non sarei mai voluta arrivare.»


QMpoint


Sciabadumbidumbidù, eeeeeee cambio di registro! :8D:
Eccomi qui, scusa ancora per il ritardo, ma ero un po' indeciso su come mandare avanti la vicenda. Ordunque, a battaglia finita assisti alla scena descritta nel post: Sybilla avanza verso Lanila col coltello in mano e di certo non sembra avere buone intenzioni, nonostante ciò che sta per fare gli arrechi non poco dolore. Lanila piange e supplica. La prostituta corpulenta osserva in silenzio piuttosto scossa in seguito al combattimento, ma anch'essa per nulla impietosita nei confronti dei lamenti di Lanila.
Quale sarà il destino di Lanila e delle ragazze della Sirena? Di certo dipenderà dalle tue azioni.

Questo post e relative pieghe che prenderà la situazione ce li giocheremo interamente in confronto. A te la penn... ehm, la tastiera! ^^





Edited by Orto33 - 4/4/2015, 23:45
 
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view post Posted on 31/7/2015, 23:21
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I'm Back
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Il canto della Sirena ¬
Late Game


« Carina questa idea del confronto, non trovi? »

« Sì, ma ora dovrai essere sufficientemente abile nel riportare quanto discusso in una forma più elaborata, al fine di poter meglio intrattenere il lettore tramite un sapiente utilizzo delle molte figure retor- »

« Ma linkare e basta no? »

CaDiIRj

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« Sono esausto. E dolorante. »


Mi lagnai ancora, identicamente a quanto avevo fatto per almeno un'altra dozzina di volte da quando ci eravamo messi in cammino.
La marcia proseguiva senza intoppi, come da una quarantina di minuti a quella parte, ma ChibiRay guidava la nostra piccola comitiva ad un passo - si fa per dire - sin troppo accelerato per le mie possibilità motorie, considerato sopratutto il Trattamento Čajkovskij recentemente subito. Tuttavia ogni tentativo di negoziazione per una sosta fino ad allora era miseramente fallito e così, mio malgrado, dovetti adeguarmi al ritmo imposto.
But no more!
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« Ehi tu, rallenta un po' e stammi a sentire! Mi risulta che il protagonista di una storia non prenda soltanto le botte, ma anche le decisioni. E allora il sottoscritto ne prende una sùbito: adesso ci fermiamo, rifiatiamo ed aspettiamo che lo scribacchino che sta giostrando tutta questa cosa si decida finalmente a fare un salto temporale fino alla nuova quest o qualcosa del genere! Con fast travel e ista-healing possibilmente, 'ché questa ferita mi sta facendo un male cane...!»


Non senza una certa dose di sorpresa da parte mia, l'auto-proclamato Cicerone fluttuante inchiodò d'improvviso e fece retro-front; mi si avvicinò e, con la solita aria seria ma tono stranamente accondiscendente, sospirò:

 

« Fammi dare un'occhiata. »

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Sorrisi, stupito ma soddisfatto da quella reazione: fare la voce grossa non era servito solo a ristabilire i giusti gradi gerarchici tra me e lo spiritello, ma forse l'aveva anche convinto ad aiutarmi utilizzando un qualche potere curativo di cui non mi aveva ancora messo a conoscenza.

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« Ecco, vedi: ho questo grosso taglio qui, all'altezza del pettorale sinistro che - ARGH! »

Prima ancora che potessi finire la frase, ecco che quell'assatanato di un rettiloide mi carica a testa bassa, schiantando la crozza squamata proprio laddove le mie carni erano più lacere. Non ebbi il tempo di elaborare un insulto arguto e irriverente - sorry guys - che quello si portò all'altezza del mio viso e inizio a rimbeccarmi.
 

« In primo luogo, quello non è un pettorale: è una tettina. Detto questo, mettiamo le cose bene in chiaro: non sono felice di essere bloccato qui con te più di quanto tu non lo sia di esserlo con me. Eppure dobbiamo sforzarci a tollerare l'un l'altro, poiché condividiamo uno scopo: quello di evitare che il tuo soffice culetto di città venga calciato troppo forte e troppo di frequente, almeno finché non arriveremo all'Asgradel.
Per quanto riguarda le mie motivazioni, te lo anticipo, non sono tenuto a rivelartele e non lo farò. »

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Serrai le palpebre contrariato e arricciai le labbra in segno di insofferenza seguendo con lo sguardo lo scricciolo che si rimetteva a capo della spedizione; seccato sbuffai rumorosamente e temporeggiai per qualche secondo, ma infine scossi il capo in segno di resa e mi accodai a lui, riprendendo la marcia.
Con dei compagni di viaggio come quelli che mi ero ritrovato, poco stupiva il fatto che gli argomenti di conversazione tendessero a scarseggiare. Così, un po' per noia ed un po' per curiosità, mi ritrovai a maneggiare la pistola donatami da Sybilla: saggiai con attenzione la fattura delle decorazioni, mi accertai della solidità costruttiva, ne studiai il meccanismo di sparo; ma, cosa più importante, feci l'imbecille puntandola in giro e facendo "pew! pew!" con la bocca.
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In quel momento fui colto dall'improvvisa urgenza di verificare se ChibiRay appartenesse o meno a quella categoria di companions che, indipendentemente da quanto piombo li imbottisca, non tirano mai veramente le cuoia. Che poi tra tutti i possibili scenari avessi pensato proprio all'impallinamento impugnando una pistola fu, ovviamente, una pura coincidenza.
Abbandonata a quel punto ogni speranza di intavolare una conversazione civile con il musone in blu, mi decisi piuttosto a studiare per bene la mappa - lanterna alla mano - poiché eravamo ormai in procinto di addentrarci nel fitto di una giungla in cui non nutrivo alcun desiderio di perdermi. Più trascorrevano i minuti, però, più mi rendevo conto di quanto più difficile fosse interpretarla quando sprovvista del mai sufficientemente apprezzato segnalino dinamico del "Tu sei qui!". Tentare di orientarsi in una giungla di notte è già un'impresa per un esperto, per cui c'è da figurarsi quanto lo fosse per me allora, considerando che tutto ciò che sapevo di sopravvivenza lo avevo imparato da Qui, Quo, Qua e le Giovani Marmotte; mi ritrovavo perciò impegnato a tentare di identificare il Nord in base al versante di crescita del muschio sulla corteccia di un albero più verde che marrone quando, del tutto inaspettatamente, ChibiRay decise di prendere la parola.
 

« Non hai intenzione di dirle nulla? È da quando siamo partiti che non spiccica una parola. »

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Pur non avendola esplicitamente nominata era evidente che si riferisse a Lanila, la quale per tutto quel tempo si era limitata a seguirci in silenzio e con lo sguardo perso nel vuoto. Mi voltai, incuriosito sul perché egli menzionasse il fatto proprio allora, e la vidi ferma di spalle a fissare in lontananza una densa coltre di fumo nero ergersi da dove, con tutta probabilità, fino a poco prima sorgeva intatta la Sirena. Con lo sguardo feci spola tra lei e quell'immagine, ma dopo poco scrollai le spalle rigirandomi e ripresi il cammino.
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« Nah: senza dialoghi a risposta multipla interagire è fin troppo complicato, non ne vale la pena. A che pro, comunque? È un npc senza importanza... »

 

« Lo siamo tutti. »

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« ... »


Detto questo, riprese la marcia senza più aggiungere nulla.
Io tornai ad osservare Lanila: con gli occhi lucidi ella fissava l'orizzonte, persa in più pensieri di quanti non ne potessi immaginare.
O così mi sarebbe parso, se solo non fossi stato consapevole. Se non avessi saputo della sua natura fittizia, della sua essenza fiabesca.
Mi chiesi quale mai potesse poi essere la sorte riservata ai personaggi di contorno, quelli che una volta svolto il proprio ruolo spariscono dalle scene.
Continuano a vivere in racconti che non verranno mai narrati? O cessano semplicemente di esistere, almeno fin quando non sarà tempo per loro di tornare a far parte delle nostre trame, come mere comparse? Tutto in funzione del protagonista e della sua storia. Di me, e della mia.
Sorrisi, pensando a quanto curioso sarebbe se anche il mondo reale funzionasse così.
Ma tornai serio, realizzando di non poter provare che in realtà non lo faccia.

Mi ripresi da quell'attimo di smarrimento filosofico, a momenti sfumacchiando vocali multicolori dalle narici, e chiamai per nome Lanila: era tempo di riprendere il cammino.

Piccolo balzo temporale. Spero non vi dispiaccia: lo desideravo così tanto...!

La notte diveniva sempre più profonda mano a mano che il tempo passava, e la giungla più minacciosa. Agli iniziali soli zirli e gracidii si unirono infatti sporadici ruggiti e - allora pregavo di sbagliarmi! - urla straziate e grottesche, da far gelare il sangue. Se ne avessi ancora avuta qualche goccia nelle vene, si intende.
Se per me infatti la lanterna risultava appena sufficiente a distinguere le linee scarabocchiate disordinatamente sulla mappa, la stessa dovette fungere invece da straordinario Bat-segnale per gli insetti del circondario. Tutti puntualmente dotati di pungiglione, si intende. Fui però fortunato nella sventura, poiché non dovetti fare i conti con essi a lungo: contro ogni aspettativa, il senso d'orientamento (in forte combutta con una sana dose di deretano) ci aveva condotti in un punto dove la vegetazione si faceva man mano più rada, sino a rivelare ciò che infida essa celava.
Il mare, finalmente.
E dove c'è il mare è logico aspettarsi di trovare delle navi. Navi come quella su cui dovevamo imbarcarci e che ci avrebbe finalmente portato lontani da quel postaccio tutto muschio e malaria!
Incapace di contenere l'entusiasmo, mi fiondai in capo al gruppo e corsi nella direzione da cui proveniva il suono delle onde che si infrangevano contro la scogliera. Arrivato però ad appena qualche metro dal ciglio della stessa, mi ritrovai di fronte un panorama piuttosto inaspettato: alcuni gabbiani volavano infatti molto vicini al pelo dell'acqua, che era calmissima ma sospettosamente spumosa; e lo facevano stando a pancia all'aria.
Lo ammetto: ci misi un po' a capire di essere stato appeso a testa in giù tramite un calappio per conigli gigante che sarebbe stato l'orgoglio di Wile E. Coyote e della ACME. A confermare l'ipotesi della cattura, per chi fosse ancora in dubbio sul fatto che a penzoloni non ci si finisce per caso, ci pensarono i goblin che, sghignazzando in gran numero, sbucarono fuori dal fogliame ed iniziarono a dileggiare l'intera compagnia.

 

« Hohohohoho!! Ma guardate un po’ cosa abbiamo pescato! »

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Abbaiò con voce acuta ma rauca quello che a primo acchitto mi parve l'elfo Dobby in crisi d'astinenza da meth. Not even once, man.
Latrati sguaiatissimi d'assenso e risate gracchianti gli fecero eco dalla cricca alle sue spalle, composta da una dozzina di pseudo-gremlins agghindati come se avessero scambiato il ferramenta sotto casa per una gioielleria.

« È stoccafisso più striminzito che abbia mai preso! Visto gambette pelle e ossa? Neanche squalo papperebbe.»

Oltremodo lusingato, signor goblin, ma temo che la corda che mi reggeva sarebbe stata in forte disaccordo, oltre che sinistramente scricchiolante.

« Niente male sciacquettina bionda! Hahaha! E melanzana con occhi? Mai vista melanzana con occhi! Commestibile? »

A sentirli, mi chiedevo se creature come quelle sottospecie di Yoda punkettari potessero essere capaci di inteso umorismo, o fossero piuttosto solo genuinamente tonte.

 

« Sei cieco? Non è melanzana con occhi, è pesce palla volante! »

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Fu in verità un dubbio appena passeggero.

Goblin: una razza di creature tradizionalmente low-level, poco pericolose se affrontate singolarmente. Ma loro erano in gruppo, apparentemente in piene forze - al contrario del sottoscritto - e in un discreto vantaggio strategico, data la mia condizione da insaccato penzolante. Cos'avrei potuto fare per scampare a quell'ennesimo pericolo? Ne sarei venuto a capo? E, sopratutto, perché quel censored birichino del Game Master pareva volersi accanire tanto su di me?! Fu allora, proprio mentre pregavo il dio Tesmed di darmi la forza addominale sufficiente almeno a tentare di sciogliere il nodo che mi teneva sospeso per la caviglia, che distinsi un po' per caso tra le molte urla un nome che mi risultò in qualche modo familiare.

« Zargon deve vederli! Hahaha! Deve vederli assolutamente! »


Zargon.
Avevo sentito bene? Aveva nominato proprio "Zargon", l'uomo che secondo Sybilla avrebbe potuto portarci via da quella dannata isola? No, sul serio: quali erano le chance? Era più probabile a quel punto che lo sgorbio avesse in realtà detto "Zarbon" e che Dodoria apparisse all'improvviso dalle frasche.
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« Zargon? » sbottai, boccheggiando paonazzo poiché a testa in giù « Zargon! È lui che stiamo cercando! Ci manda Sybilla! »

 

« Sybilla? E chi è Sybilla? »

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« Un'amica molto intima... » rabbrividii « ...di Zargon! Lo conoscete: lavorate per lui? Siamo suoi ospiti...inattesi, ma pur sempre suoi ospiti! »

 

« Ospiti? » i goblin si scambiarono occhiate perplesse, ma vennero subito ripresi « Feccia di imbecilli! È un cliente! »

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Quello, che a quel punto individuai come il capo della banda di mostriciattoli, saltellò sghignazzando verso un albero vicino e, sguainato un pugnalaccio più ruggine che metallo, diede un colpo secco alla corda semi-nascosta dal fogliame che mi teneva su. Caddi di peso, così come fa un candelabro sul cattivo del b-movie di turno, ma fortunatamente non sul braccio che più mi doleva; il goblin dal canto suo, noncurante del mio disappunto espresso a gemiti e mugugni, ci fece cenno con la mano di seguirlo proprio laddove la scogliera sembrava offrire soltanto un volo diretto per l'altro mondo. Scostati invece dei rovi posizionati ad hoc, svelò l'esistenza di uno stretto cammino scavato nella roccia che, più verticalmente di quanto sperassi, conduceva ad una baia nascosta tra gli anfratti.
Da buon acrofobico quale sono, dovetti fare ricorso a tutto il coraggio che avevo in corpo per azzardarmi a fare lo stambecco montano su quegli scalini irregolari e sdrucciolevoli. Tuttavia, non senza attimi di panico tragicomico, riuscii a raggiungere infine la base della scogliera, costituita da una risicata strisciolina di terra che si estendeva a mezza luna per un centinaio di metri o due. La luce della luna quella sera era sin troppo flebile per permettermi di ammirare a pieno la beltà di quello scorcio naturale, e quindi per poter descriverlo.
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« Vedi un po' se mi deve calare il voto in Scrittura per colpa della Luna Nuova...! »

Nessuno badò al mio farneticare mentre venivamo caricati su una barca, che era più una zattera, che era più una tavola da surf con i bordi. Essa miracolosamente riuscì ad accogliere tutti noi senza colare a picco, nonché a partire alla volta dell'imbarcazione ben più grande che si stagliava, ora appena visibile nei suoi contorni, all'orizzonte.
Durante il pur breve tragitto, Lanila si lamentò più volte del fatto che uno o più si divertissero ad allungare le mani con insistenza su di lei. Io feci addirittura finta di dar conto al goblin che tentava di barattare ChibiRay per un cetriolo di mare pur di non protestare apertamente per la stessa allarmante ragione.
Giunti infine in prossimità dell'imbarcazione, venimmo accolti da una voce proveniente da sovracoperta.

« Parola d'ordine... »


Alpha, is that you?
Fui spiazzato dall'acutezza della voce udita, che mi ricordò immediatamente quella del cane antagonista in Up. Interdetto ma divertito dall’inverosimile circostanza, mi chiesi con quale carineria cartoonesca avrebbe concluso la frase, magari con il tipico "scoiattolo!" o...

« ...brutti molluschi rottinculo! »


...io me lo ricordavo meno scurrile il film, però.
A cogliermi di sorpresa, tuttavia, più che le volgarità gratuite sbraitate in falsetto jodler fu la richiesta di una parola d'ordine. Non ricordavo che Sybilla avesse mai accennato a nulla del genere e, per qualche istante, temetti che essa ci avesse astutamente condotti nella tana del lupo al solo scopo di sbarazzarsi di noi. Pur colto dall'angoscia di quel pensiero, nutrita anche dalla prospettiva di cosa avrebbero potuto farci qualora non avessimo risposto correttamente, fui capace di quel minimo sforzo cerebrale necessario a ricordare la missiva che mi venne affidata dalla matrona prima di partire: l'estrassi dalla tasca, sciolsi la stringa che la teneva arrotolata e, facendomi luce con la lanterna, lessi quanto ivi era contenuto.
CITAZIONE

Mio caro Zargon,
è Sybilla Fuster della casa di piacere La Sirena di Sahal che ti scrive. Ti consegneranno questa lettera due miei amici: il signor Istud e Lanila, una della mie ragazze. Da vecchi amici ho un favore da chiederti: ti scongiuro di imbarcarli sulla tua nave e di portarli nel più breve tempo possibile ovunque essi ti domandino – ovviamente entro i limiti delle tue possibilità. Garantisco io per loro riportando la parola d’ordine: “chi mangia, non piange”.

So che si tratta di una richiesta non indifferente, ma spero tu tenga fede a tutti gli oneri che mi devi ancora. Allego inoltre 400 dobloni per coprire le loro spese e il rimanente come ulteriore incentivo.

Auguro a te e alla tua ciurma tutto il bene e tutta la fortuna, confidando di rivederci ancora e a presto. Buon viaggio!

PS: non vedo l’ora di assaggiare nuovamente il tuo “tesoro”, la prossima volta che verrò a trovarti. Spero condividerai l’impagabile estasi che io stessa ho goduto nell’assaporarlo anche con i miei amici.


In primis: bleah. Deinde: non è mica così che si scrive "Eastwood", mannaggia! Quindi ancora: bleah.
Scossi il capo con forza, nel tentativo di scacciare dalla mente la rappresentazione spontanea di quanto alluso nel post scriptum. Fatto questo, alzai gli occhi verso l'alto e gridai quanto più chiaramente possibile la parola d'ordine riportata sulla pergamena: "chi mangia, non piange". Ci fu un secondo di silenzio, interrotto solo dallo sciabordìo delle onde sulla carena dello sciabecco, seguito da un nuova compilation dei Bee Gees - ehm, o meglio - dalla risposta del nostro interlocutore a bordo.

« Barba di pesce gatto! Venite, venite su, razza di mascalzoncelli! »


Eh sì, avevi proprio detto "mascalzoncelli" prima. Cane cattivo!
Prima che riuscissi a metterla a fuoco nell'oscurità della notte, una pesante scala di corda venne fatta cadere proprio sulla mia testa (come se non avessi già preso abbastanza botte in una sola giornata). Massaggiatomi il capo nel tentativo di dissimulare una lacrimuccia, seguii i miei compagni a bordo della nave; seguii Lanila, più che altro: ChibiRay si limitò a muoversi verticalmente accanto a me, come se si trovasse in un mini-ascensore invisibile. Messi infine i piedi sul ponte, mi ritrovai faccia a faccia con quello che avrei scoperto poi essere il capitano di quella nave.

Sei passato alla carriera da pirata, Thorin figlio di Thrain?
Dopo l'incidente col frullatore gigante, intendo.
Colui che impartiva gli ordini all'intera ciurma intonando arie da mezzosoprano, difatti, non era altro che un nano: uno di quegli esseri tarchiati e nerboruti, per intenderci. Solo che questo sembrava averne passate di tutti i colori, a giudicare dallo stato in cui era ridotto: cicatrici sparse un po' ovunque, anche sul cranio funestato da una calvizie più che incipiente; un'occhio era forse totalmente cieco, tale era latteo il tono ormai assunto, mentre la folta barba nerastra pareva tanto unta che, a strizzarla per bene, ci si sarebbe fatta facilmente una buona giornata di fritture da McDonald's.
Senza molti convenevoli, li vidi avvicinarsi a me (lui e le varie malattie che probabilmente portava, intendo) e praticamente strapparmi dalle mani il messaggio di Sybilla. Parve leggerlo avidamente; oppure si limitò ad annusarlo e - Dio fa' che la poca luce quella notte mi abbia ingannato - dargli pure due colpi di lingua. Non lo so e non ci tengo a saperlo. Fatto sta che, conclusa l'opera di famelico feticismo, si rivolse ancora una volta a noi.

« Io sono Zargon. *arf* *arf* Benvenuti sulla mia nave. »


Grazie, Capitan Ovvio. (mai titolo più azzeccato)
Rassicurato dall'accoglienza del nano, rientrai inconsciamente nella "modalità roleplay": portai la mano buona al petto e accennai una riverenza, quindi mi rivolsi a lui pesando opportunamente le parole.
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« Grazie capitano. Come riporta la missiva, ci manda Sybilla: abbiamo bisogno di raggiungere il continente il più in fretta possibile. »


Detto ciò gli porsi anche la borsa contenente le monete citate nella lettera, provando nel farlo la bizzarra impressione di dover perdonare qualcuno per avermi in qualche modo forzato la mano. Curioso, a dir poco.
Zargon non perse tempo e sbraitò - se così si può definire il pur arrochito cinguettìo che emetteva ad ogni sillaba - ordini a destra e a manca, disposizioni per salpare. Quindi si rivolse ancora una volta a noi.

« Bene... miei ospiti. Seguitemi... seguitemi... vi mostrerò le vostre amache. Da qui al primo porto della costa continentale sono cinque giorni di viaggio, senza contare le tappe intermedie, ovviamente, ehehe... Il mio legno è umile, ma vi assicuro che io e il mio equipaggio faremo di tutto per mettervi a vostro agio. »



"A nostro agio". Indubbiamente.
Mentre io mi chiedevo perché "tappe intermedie" risultasse tanto divertente al capitano, Lanila teneva due dita al naso a mo' di tappo, talmente disgustata dalla sozzura e dall'odore di quella bagnarola da farle probabilmente rimpiangere il non essere rimasta alla Sirena. Durante il rogo.
Io subii meno l'influsso di quell'olezzo, forte com'ero di un olfatto debilitato da anni ed anni di fumo passivo, ma non per questo mi mostrai meno preoccupato per il nostro prossimo avvenire: cosa ci avrebbe prospettato quel viaggio? Cosa mi avrebbe prospettato?
ChibiRay, dal canto suo, se ne sbatteva come al solito.

« Giacché staremo vicini vicini per un po’ di tempo... ihihi... vi faccio fare un bel giro sul mio gioiellino, così avrete l’onore di posare quei vostri occhi da triglia sul mio tesoro. »



"Con fare assai ammiccante
Sparì lesto nel natante
Invitando noi in coperta
Ad una meta più che incerta.
A tal volere fummo proni
Ma ne tememmo le intenzioni;
Così non senza esitare
Decidemmo sul da fare:
lasciato il ponte di comando,
sparito il mare di cristallo,
vagai nell'oscurità sperando
che non uscisse il pappagallo."


 
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view post Posted on 1/9/2015, 01:13
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Dunque... per iniziare vorrei far presente che in un certo senso mi sento onorato di valutare l’ultima giocata di arrivo pre-patch, nonché forse la più lunga in termini di tempo mai svoltasi sulla piattaforma di Asgradel (quasi nove mesi!!).
La correzione del tuo arrivo devo ammettere che non è stata semplice, sia per la natura molto singolare del tuo personaggio e lo stile narrativo piuttosto atipico da te adottato, sia perché valutare una giocata che segue ancora il regolamento di non una, ma ben tre patch fa (se non di più!) è una cosa abbastanza complicata. In merito a quest’ultimo problema, per valutarti ho cercato di tenere conto il più possibile delle analogie con l’attuale regolamento, senza perdermi in critiche basate su regole ormai obsolete.
Purtroppo, come ho segnalato, al momento internet mi ha indegnamente abbandonato costringendomi a scrivere sul tablet con l’ausilio dell’hotspot personale del cellulare. Insomma... sto messo bene, per cui cercherò di essere coinciso, rapido e indolore. Dunque passiamo subito ai fatti.

Scrittura
Senza dubbio il tuo campo migliore. Dimostri un’abilità scrittoria e narrativa eccellente, oserei dire che sarebbe degna di una fascia rossa. Ogni post, e soprattutto il combattimento, non solo è ricco e avvincente, ma anche ben strutturato. Nel tuo stile dimostri sensibilità nell’esprimere le emozioni e grande eclettismo– (i riferimenti e le citazioni sono tanti, vari e ben utilizzati) –e creatività nel presentarle, il tutto condito da un piacevole e a mio parere efficacie umorismo, nonché ironia, anche nelle situazioni più drammatiche. In particolare, per quanto riguarda queste ultime, il passaggio dalle scene iniziali, più leggere, a quelle più violente e tragiche l’ho trovato veramente sconvolgente. Ho apprezzato specialmente la tua regia nel rendere il mutamento di percezione del protagonista di fronte alla tragedia che si consuma davanti ai suoi occhi, tanto terribile e reale da fargli dimenticare di trovarsi dentro un gioco e sotterrare quel suo atteggiamento di superficialità iniziale nei confronti del mondo che lo circonda. Restando in argomento, aggiungo che le scene di truculenza sono presentate in modo inquietantemente realistico (l’uomo crocifisso, la decapitazione della prostituta, ecc.).

Strategia
Faccio subito presente che non ho preso in considerazione nel voto la difesa media utilizzata contro l’attacco semplice –(cantonata che tra l’altro ti ha fatto notare anche ChibiRay) giacché il mio dovere è valutare se il giocatore padroneggia le regole; il pg poi può agire come gli pare, se a muoverlo è una buona ragione. L’ho trovata una simpatica provocazione, e ammetto che l’ho apprezzata.
Il duello è stato ben orchestrato, vario e creativo nelle strategie e nell’utilizzo delle tecniche. A tuo favore anche il fatto di aver utilizzato gli elementi dell’ambiente circostante, mi è piaciuto molto in particolare il contrappasso dello scagnozzo con la testa del pesce spada.
Comprendo che la situazione messati davanti da Zaide era abbastanza complessa, anche se sei riuscito a sconfiggere Jack Lemon, però, avrei preferito vedere un utilizzo più strategico degli npg nello scontro. Anzi, direi che sarebbe stato piuttosto necessario, ma di questo parleremo più avanti in sportività.
Ultima cosa, più un fraintendimento che un vero e proprio errore: quando si confronta il numero delle CS nell’effettuare/sventare un’azione si può tranquillamente contare il totale delle CS del pg –(e ora, con il nuovo regolamento, il totale utilizzato dal pool delle CS ) indipendente dalla loro effettiva natura. Difatti, ovviamente motivandolo sensatamente, anche le 2 CS mentali in Determinazione e Intelligenza di Metagamer sarebbero potute valere appieno nel confronto armato, di fatto mettendolo in rapporto di 2 CS contro le 3 CS di Lemon per tutta la durata del combattimento. Sebbene possa sembrare più corretto sotto certi punti di vista, anche semplici Capacità Speciali mentali possono valere per effettuare un’azione che normalmente potrebbe richiedere agilità e forza fisica –(capacità di trovare aperture nelle difese dell’avversario, efficacia nel fintare, capire come scardinare una porta invece di sfondarla con la forza bruta, ecc.)–, per cui usarne solo in parte non era necessario. Ora con il nuovo regolamento ovviamente è possibile selezionare e consumare dalla propria pool le CS più appropriate a seconda della situazione. Pertanto la trappola che ti ho fatto incontrare nell’ultimo turno di gioco (1 CS), nonostante fosse notte, tecnicamente parlando avresti potuto benissimo schivarla con le tue 2 CS.

Sportività
Non mi perderò in giri di parole: questo campo è quello in cui hai commesso le mancanze più gravi, pochi ma importanti errori che, sarò franco, hanno intaccato pesantemente la tua valutazione. Come ho detto prima, l’autoconclusivo che ti sei trovato davanti era piuttosto complesso da gestire, però le parti messe in campo erano state appositamente equilibrate: tu (G), Sybilla (F) e tre prostitute (G) contro Lemon (E) e i suoi tre scagnozzi (G). Avevi carta bianca, le combinazioni per spuntarla in questo scontro potevano essere varie, ma ciò che era palese fin da subito era che Metagamer senza un consistente aiuto non ce l’avrebbe mai fatta a sconfiggere da solo Jack Lemon. Tu invece cosa hai fatto? Salvo uno sparuto intervento di Armina, la quale si limita a bloccarlo per qualche secondo per salvarti la pelle ma senza offrirti comunque un consistente vantaggio offensivo di sorta, a conti fatti hai ucciso praticamente da solo una pericolosità E più una pericolosità G –(lo scagnozzo fulminato e poi impalato sulla testa di pesce spada). Secondo le regole delle pericolosità, ci si aspetta che una pericolosità E, in rapporto di forze, possieda non solo un parco tecnico, ma anche l’esperienza necessaria a neutralizzare una pericolosità G in poche mosse, per fare un esempio, praticamente con la facilità con cui tu hai liquidato il primo scagnozzo. E tantomeno si presuppone che ne esca perdente. Per farti un altro esempio sul rapporto di forze, già un duello tra pari pericolosità (es. G vs G) in genere comporterebbe uno scontro all’ultimo sangue come quello tra te e Jack, se non peggiore in fatto di impegno.
Inoltre, sebbene la strategia che hai usato per dare il colpo di grazia a Jack Lemon fosse interessante, ti faccio notare che hai utilizzato una tecnica di potenza Media per infliggere un (ex) danno Mortale a una pericolosità E, sia ignorando di fatto le rigide regole dei rapporti tra potenza e danno delle tecniche, sia arrecando un danno esagerato pur non possedendo CS o abilità particolari che lo giustifichino.
Per il resto, la gestione degli scambi di colpi mi è sembrata corretta.

In conclusione, scrittura eccellente, strategia buona, sportività... ahia...
Ti assicuro che la decisione finale sull’assegnazione della fascia è stata per me estremamente difficile. Fosse solo per la scrittura e la strategia ti avrei dato la fascia Verde senza ripensamenti, ma sul lato tecnico la tua prova mostra diverse incertezze. È vero che il regolamento è cambiato, che da qualche giorno pure le regole sugli autoconclusivi non sono più le stesse, ma purtroppo la mia posizione m’impone di essere severo. Preferirei giudicarti dopo averti visto in azione col nuovo regolamento del forum.

Pertanto ti assegno la fascia Gialla e 500 gold per la giocata, sicuro che col talento e la diligenza da te dimostrati, oltre all’entusiasmo degno di nota che hai mostrato finora sul forum, passerai di fascia in un batter d’occhio. Considerala una mia creativa applicazione del nuovo regolamento, giacché le assegnazioni di fascia oramai non sono più legali.

Un ultimo appunto: d’ora in avanti occhio ai tempi di risposta. Sono certo che tu lo sappia già bene, ma è comunque mio dovere di gerarca ricordartelo. Nella giocata di arrivo i periodi di risposta sono –(o meglio, erano)– più o meno liberi, ma nella maggior parte delle giocate sulla piattaforma chiaramente i tempi saranno serrati, per cui attenzione ai ritardi. A dirtelo è un esperto in merito.

Dunque, seguendo le istruzioni dello staff, mi auto-assegno 400G secondo il vecchio regolamento. Metà di questa somma sarebbe dovuta andare a Zaide. Ho tentato di convincerla a prendersi la sua parte, ma sventuratamente non ci sono riuscito, perciò non posso far altro che ringraziarla.

PS: scusa le parentesi impazzite, ma purtroppo il mio tablet è stupido e non le legge bene.
 
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6 replies since 3/12/2014, 09:45   683 views
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