Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

RoW ~ Il confine superato, Arrivo di Azzurra

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view post Posted on 6/12/2014, 11:31
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La via per Basiledra era deserta. Delle grandi carovane mercantili che un tempo attraversavano quelle strade per commerciare i beni dei Quattro Regni in quel crocevia prego di ricchezza e occasioni, nemmeno l'ombra. Era così da mesi, da quando il Regno di Terrore della Guardia Insonne aveva preso il sopravvento sull'ordine costituito delle vecchie famiglie e dei Corvi.
Niente mercanti quindi, niente avventori in cerca di nuove sfide, ma solo paura. La paura di non piacere, la paura dell'essere accusati senza alcuna prova di cospirazione e quindi venire uccisi per mero capriccio degli invasori. La paura che teneva insieme quel fragile regno che, questo era quello che speravano i più, presto o tardi sarebbe crollato su se stesso.

Quel giorno il sole era alto sulla via maestra, e un gruppo di uomini si muoveva dirigendosi verso la capitale. Erano Corvi, gli uomini che un tempo governavano il Regno, relegati dal tiranno Mathias Lorch a meri preti che viaggiavano di luogo in luogo portando la speranza agli uomini tramite le parole del Sovrano. Con Caino scomparso -il loro priore che aveva contribuito non poco ad aumentare il potere temporale del gruppo-, alcuni gruppi di Corvi avevano scelto di tornare alle origini umili che li contraddistinguevano, e come fari di speranza rasserenavano l'animo degli umili.
Con quel piccolo gruppo di Corvi, Azzurra Frederique de Rougelaine si muoveva con loro. Nonostante le intenzioni nobili infatti, tutti avevano bisogno di protezione dai vari gruppi di banditi che per sopravvivere non esitavano a rubare e uccidere uomini innocenti.
In quei giorni in eterno divenire, Giusto e Sbagliato erano prole vane prive di significato, e il confine che li divideva non era mai stato così fragile...







CITAZIONE
Benvenuto a Dortan! Il tuo arrivo inizia qui.
Durante questa giocata valuterò il tuo modo di scrivere e rapportarti all'ambientazione di Asgradel, oltre che la tua capacità di descrizione e introspezione e di risolvere alcuni piccoli problemi in game. Al termine ti assegnerò la fascia Bianca, Gialla o Verde. Cerca di fare del tuo meglio, anche perchè questa giocata sarà il primo tassello del percorso che il tuo pg compirà nei territori di Dortan.
Per qualsiasi domanda usiamo pure il tuo topic nella sezione degli arrivi.

Il tuo personaggio semplicemente si sta dirigendo a Basiledra come scorta ad un gruppo di Corvi che viaggia di luogo in luogo per portare il culto del Sovrano. Nel tuo primo post metto in gioco la tua inventiva: racconta e inventa l'antefatto che ti ha portato a viaggiare con loro! Sei libero di caratterizzare i Corvi come meglio credi, sia in personalità che in numero. Per qualunque domanda, usa il topic di richiesta dell'arrivo.

 
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view post Posted on 7/12/2014, 01:14
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Rise of the Whisper. - Il confine superato.
Pour le Roi,
Pour le Pays,
Pour le Souverain.

« Questo posto è... diverso da come lo ricordavo. »
La voce di padre Michael era grave e, ovviamente, rotta da una nota di profonda e marcata amarezza. Sotto le sue vesti scure deambulava con passo stanco, complice l'incedere poco caritatevole della vecchiaia, osservando stancamente la desolazione che accompagnava la nostra marcia.
Si tolse il cappuccio per godere degli ultimi raggi del sole autunnali, rivelando una testa glabra e piena di rughe, ispirando profondamente da sotto l'incolta barba bianca. Avevo il sospetto, a giudicare da quello che avevo compreso, che nessuno di loro tre avesse fatto un bagno o si fosse dato una rinfrescata negli ultimi giorni.
« Non era così che immaginavo di passare gli ultimi giorni in vita. » sbuffò appena, voltandosi verso uno dei suoi due compagni, molto più giovane. « Dovresti rinunciare fintanto che puoi, ragazzo... per noi si prospettano tempi difficili. »
Il ragazzo a cui l'anziano si era rivolto alzò di scatto la testa muovendo le mani come a voler rifiutare una gentile offerta.
« Padre ne abbiamo già parlato. » Dalla mia posizione, lievemente arretrata, non riuscivo a guardarlo in faccia mentre parlava ma, avrei scommesso con sicurezza, gli si fossero arrossate le gote. Aveva l'aspetto di un ragazzino sebbene, da quanto affermasse, aveva ben venticinque anni. Capelli scuri tagliati corti ed occhi castano scuro, senza un filo di peluria sul volto e con un fisico longilineo e slanciato pareva quasi stare curvo sulle spalle pur di non risultare più imponente del sacerdote anziano. Sospirai lasciandoli parlare, non ritenevo opportuno introdurmi in un discorso di cui non sapevo praticamente niente, non ancora perlomeno.
« Padre, se anche voi dubitate, allora la chiesa è davvero spacciata. » parlò il terzo Corvo che ci accompagnava, dopo essersi presentato col nome di Cassio, non aveva neppure voluto togliersi la maschera e, di conseguenza, ignoravo quale fosse il suo aspetto. Parlava con la voce distorta ed ovattata, ma a giudicare da quello che potevo carpire doveva trattarsi di un uomo di mezza età, forse poco più giovane di Michael.
« Molti di noi si sono dati alla macchia per paura, per disperazione, siamo rimasti in pochi ad occuparci dei disgraziati che un tempo venivano come Api ad assurgere al miele che gli proponevamo. »
Il vecchio roteò gli occhi verso l'alto, prendendo una lunga pausa prima di rispondere.
« Questi paroloni potevano funzionare prima che tutto andasse in malora, fratello, ma adesso temo che il nostro linguaggio debba farsi più semplice ed il nostro ego umile. Non voglio che la gente smetta di credere... »
« Non lo farà! » sbottò Cassio. « Deve continuare a credere, sono sicuro che il Priore tornerà presto e rimetterà tutto come prima. Torneremo ad avere i nostri letti, i nostri tre pasti caldi al giorno, la nostra vita! » pareva accorato nel suo dire, scattò in modo così improvviso ed a voce così alta che sobbalzai incespicando su un ciottolo malmesso. Doveva essere stato orribile, durante l'assalto della Guardia Insonne, trovarsi stretti tra i fuochi delle rivolte e quello dell'aggressore.
Anche sforzandomi di immaginare quale potessero essere state le emozioni, le paure, i dubbi di quegli uomini non riuscivo in alcun modo a raggiungere la consapevolezza adeguata per poterli comprendere appieno: dovevo limitarmi ad osservarli, aiutarli come potevo, pur sapendo che il loro destino non era nelle mie mani ma in quelle di Dio.
« I Corvi non sono più quelli di prima, dobbiamo farcene una ragione ed andare avanti. Hai visto come ci guardano nelle periferie, vogliono sapere, vogliono la verità su quanto è successo... che senso ha mentire a coloro che ci domandano la salvezza dell'anima? Sono troppo vecchio e troppo stanco per continuare questa vita, fratelli... voglio finire i miei giorni in pace, non tra le grinfie di quel pazzo di un Lorch. »
Calò il silenzio, interrotto solo dal rumore stridulo di qualche animale e dall'incedere pacato delle nostre suole.
I volti crucciati, l'alone di pesantezza e disperazione che gravava su quegli uomini mi colpivano in maniera profonda, quasi come se la loro lenta ma costante perdita di fede e di fiducia mi riportasse alla memoria i miei errori, le mie colpe. Se nemmeno gli uomini di chiesa riuscivano a sopportare il peso di ciò che era successo, come potevo farcela io che, invece, mi ero attaccata con le unghie e con i denti alla certezza che il Sovrano avrebbe guidato i miei passi? Non mi sarei arresa tanto facilmente, non avrei semplicemente gettato via una vita di preghiere, di speranza, di quelle che, almeno per me, erano inviolabili certezze.

« Messieurs, ho visto le condizioni in cui versano molti villaggi e insediamenti periferici... il vostro sostegno sarà fondamentale. » iniziai a parlare con voce piuttosto pacata, non volevo risultare aggressiva nei loro confronti. « Molti contadini sono ignoranti, non conoscono le vicissitudini di quanto sia successo alla capitale e, anche se le sapessero, difficilmente riuscirebbero a comprenderle. Il vostro compito è quello di portare loro un raggio di speranza, di pace... »
« Ci odiano! Ci incolpano del fatto che il Sovrano non li abbia aiutati! »
Gli altri due rimasero silenziosi, mentre Cassio parve risentirsi delle mie parole.
« ...quello che sto cercando di dirvi è che non avete bisogno di un ordre ecclésiastique, di un ordine religioso. Se le persone smetteranno di fidarsi dei Corvi, se non vorranno più sentire parlare di voi né vedere le vostre vesti... »
Feci una piccola pausa, timorosa che quanto stavo per dire li avrebbe mandati su tutte le furie o, peggio ancora, annichiliti emotivamente più di quanto già non fossero.
« ...non indossatele più. Cambiate registro verbale, cambiate modo di vivere la vostra religiosità per fare in modo che essa possa diffondersi nuovamente e portare speranza. »
« Siete blasfema! Questa è eresia, solamente quei cani invasori parlano in questo modo... »
Reagii di impulso, visceralmente, alzando la voce sin sopra il limite imposto dalla cortesia.
« Non! Io credo che le mie mani e la mia strada siano quelle che vuole il Sovrano, sto andando a Basiledra per offrire i miei servigi a chi sarà degno di avere la mia spada. Voglio fare in modo che la gente torni ad avere fede, proprio come voi, ma si tratta di fede non di religione! La gente avrà fede anche senza una chiesa, la gente avrà fede anche senza un Priore, la gente avrà fede anche senza un regno! »
Calò il silenzio, di nuovo, e per qualche minuto nessuno disse assolutamente niente: eravamo tutti presi dai nostri pensieri ed io, più degli altri, temevo che la capitale non mi avrebbe riservato più occasioni di quante non me ne restassero a casa, dove sarei sicuramente rimasta uccisa per mano di mio fratello. La sola idea che l'ordine stabilito fosse andato sgretolandosi mi inquietava, obbligandomi a rimettere in discussione molto, troppo, di quanto avevo sempre dato per scontato. ma anche se i Corvi fossero stati annientati, se il Priore non fosse mai tornato e se la chiesa non si fosse più ripresa da quegli eventi nefasti... a chi sarebbe importato? La cosa importante era tramandare la parola del Sovrano, non era indispensabile farlo con un sistema costituito, con dei titoli, delle bandiere.
Forse per me era immensamente più facile, non avendo vissuto lo stesso passato di quei tre disgraziati, ma ne condividevo in parte il peso e l'angoscia.

« Pardon, non intendevo alzare la voce. » dissi, infine, sentendomi in colpa. « Sono certa che tutto andrà per il meglio. Sono rimasti in pochi disposti a lottare per la propria fede, per il proprio credo, restare uniti è la cosa più importante. »
Un mormorio di consenso provenne dai Corvi, sebbene non riuscissi ad identificare se il tutto fosse dovuto ad una sincera condivisione delle mie parole o, più semplicemente, un menefreghismo di quieto vivere. Mi rassegnai all'idea che solamente a Basiledra i miei dubbi si sarebbero dipanati.

[ ... ]

La notte precedente, Taverna sulla via maestra.

Avevo conosciuto Michael, Cassio e Patrick, questo il nome del più giovane di tutti i Corvi, al crocevia della strada maestra per la capitale. Mi ero fermata per mangiare e riposare un poco in una piccola locanda, quasi vuota a causa dei pattugliamenti della Guardia e della paura diffusa generale, trovandoli attorno ad un tavolo che mangiavano silenziosamente e senza nemmeno guardarsi in faccia. L'oste li aveva serviti con una nota di disappunto, come se non si fidasse appieno a lasciarli riposare sotto al suo tetto, ma sulle prime avevo dato la colpa al fatto che, probabilmente, nessuno di quei tre Corvi aveva più mezza moneta d'oro in tasca per pagare il pasto.
Mi sedetti a poca distanza da loro, volendo aspettare il momento giusto per poterli approcciare e porre le mie domande. La bettola era veramente pessima: se anche prima della guerra le cose non erano positive dopo il cambio di potere tutto era andato realmente a picco.
Nessun cliente, nessun rumore, poche luci e ancora meno anime vive e sveglie poco dopo il tramonto erano solamente la superficie di una capillarità dolorosa e oscura che ammorbava tutto il regno, diffondendosi in lungo ed in largo e che solo per miracolo ancora non aveva intaccato la mia piccola e remota baronia. Per meglio dire, la baronia di mio fratello, giacché io ero solamente una mercenaria come tante altre.
Dopo pochi istanti l'oste venne a pretendere quanto gli spettava per le consumazioni e, quando si rese conto che nessuno di loro possedeva il becco di un quattrino, minacciò di sbatterli fuori dalla taverna chiamando a gran voce gli Insonni per far porre fine alle loro miserabili vite.
Potevo realmente biasimare un uomo che reagiva a quel modo? No, solamente una sciocca si sarebbe lasciata prendere la mano levandosi contro un onesto lavoratore che lottava per mangiare, proprio come tutti gli altri, in quel mare di sozzume e sporcizia. Mi alzai dal mio posto portando la mano sul tascapane dove nascondevo i miei ultimi risparmi, pagando a mie spese la consumazione dei tre. Non volevo riconoscenza, né sentirmi superiore, ma solamente evitare che quell'atmosfera triste e malinconica aggiungesse tre vittime alla sua storia.

Rimasi a parlare con i Corvi gran parte della serata, raccontando loro ciò che stavo cercando di fare, le mie speranze di trovare nella capitale un nuovo signore, una chiesa di cui essere la spada fedele... ma questo non suscitò che tristezza ed amarezza nei cuori dei miei ascoltatori. Mi raccontarono di come le vite di tutti fossero peggiorate, di come l'ordine delle cose si fosse capovolto, di come la gente avesse ceduto alla paura e di come il Priore fosse scomparso lasciando i suoi proseliti senza una guida, senza uno scopo. Eravamo tutti perduti, senza una strada da percorrere ed assolutamente privi di qualsivoglia supporto. Non era la situazione che mi sarei aspettata di trovare perché, nella mia imperante ignoranza, avevo mal supposto che anche la Guardia Insonne avesse a cuore le sorti della religione e della fede al pari dello scomparso Re.
Dai loro sguardi potevo capire quanta sofferenza, quanto disagio, e forse persino quale senso di colpa dovessero provare non solo loro ma tutti i Corvi. In passato c'erano stati momenti oscuri, momenti in cui molti avevano semplicemente smesso di credere perchè spinti dal dolore personale, dall'orrore della guerra intestina, ma nessuno poteva aspettarsi che il mondo si sarebbe sgretolato davanti agli occhi degli ignari uomini che l'abitavano.
Non uno, tra i cittadini della capitale, aveva posto domande a cui nessun Dio si era fatto carico di rispondere, finendo per perdere la speranza, poi la fede, ed infine anche quell'ombra di umanità si era fatta schiacciare rabbiosamente dal peso della paura.
Credevo, ingenuamente, che il Sovrano mi stesse guidando verso un mondo migliore, privo delle meschinità e del terrore che provavo tra le mura di casa mia, ma la verità era che mi stava solo accompagnando verso un oblio ancora più oscuro ed incerto, dove la mia fede e la mia stessa fermezza sarebbero state messe duramente alla prova.

Mi dissero che dovevano tornare in città e che avevano bisogno di una mano per proteggersi dalle scorribande dei rinnegati lungo le strade principali: senza farmelo ripetere due volte mi offrii volontaria, a titolo gratuito, di scortarli a destinazione sani e salvi. Non valevo quanto un drappello mercenario, questo no, ma in quel momento ero la cosa più simile ad un soldato che si potessero permettere. Quantomeno avevo una spada.
Prima di coricarci, per la breve notte che avevamo davanti, afferrai quel che restava della caraffa di vino usata per la cena e ne versai neanche un dito nel boccale di ciascuno.
« Per il Re, per il paese, per il Sovrano. »
Tutti bevvero silenziosamente, incluso il locandiere rintanato dietro il bancone.
Mi guardò con uno sguardo pietoso quando pronunciai quelle parole, quasi cercasse disperatamente di credere ad una sconosciuta piuttosto che alla miseria della realtà attorno a lui. Mi rimase nel cuore quell'occhiata silenziosa, durata un singolo istante: pur nel suo agghiacciante silenzio stava gridando con la voce di molte altre persone. Io non potevo fare niente se non proseguire nel mio piccolo ad aiutare chiunque ne avesse avuto bisogno.
Era anche questo parte del mio fardello, il dover trovare una strada in mezzo ad una foresta di spine.



dividerazzurrafinale_zps51a4e64f
B. 5% - M 10% - A. 20% - C. 40% - M. 80%

Capacità Speciali: 1 Resilienza 1 Tenacia (2)
Stato fisico: Illesa.
Stato mentale: Illesa.
Riserve Energetiche: 100%
Stato Emotivo: Neutrale

Equipaggiamento:
• Spada Bastarda (Arma bianca, spada bastarda)
• Braccio Corazzato. (Arma bianca, conta come maglio)
• Corazza Mista. (Protezione mista, metallo-stoffa, medio-pesante)

Passive:
• Figlia dell'umanità. (Passiva Raziale Audacia, non sviene sotto al 10% delle energie)
• Baluardo della fede. (Passiva Talento Guardiana I, capacità di lanciare difese istantanee)


Attive: ///

Note: Grazie ancora di avermi accolto. Ho scelto di narrare il tutto mediante una prima parte dialogata durante il viaggio ed una seconda parte in retrospettiva, che narra l'evento - sintetico - che mi ha portato a viaggiare coi tre Corvi. Li ho personalizzati in modo che avessero una gerarchia e, ovviamente, dei modi di vedere la situazione molto diversi l'uno dall'altro, spero che possa piacerti. Per quanto riguarda Azzurra, lei è una devota, la cosa importante è portare avanti la voce di Dio, non importa se a farlo saranno i Corvi o chiunque altro si erga dalla massa, e lo esprime con una certa decisione, anche consapevole di andare incontro a forte resistenza.
Azzurra ha un... accetto francese, che ho cercato di riprodurre usando qui e lì qualche vocabolo in lingua francese, volevo che fosse una specie di dialetto e non una lingua vera e propria, un tocco di personalizzazione in più, fammi sapere se risulta o meno gradevole, fermo restando che bado bene a fare solo parole semplici o concetti che poi ripeto anche in lingua italiana, per amor di chiarezza!
 
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view post Posted on 8/12/2014, 18:10
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Il gruppo eterogeneo continuava a muoversi nella via che portava a Basiledra. Uniti dalla fede uomini e donne riuscivano a trovare uno scopo comune in quei giorni, che li rendevano uniti e affiatati come veri fratelli accomunati dallo stesso spirito.
Quei corvi però, Michael Cassio e Patrick, erano ben diversi da quelli che i sudditi del vecchio Re Julien erano abituati a conoscere: dopo l'avvento di Caino infatti uomini votati a portare serenità nei cuori della gente come loro dovevano faticare non poco per sradicare il pregiudizio che li avvolgeva. Si facevano chiamare Corvi Leici, ma nonostante tutto alcuni di loro avevano idee diverse riguardo il ruolo che avrebbero dovuto assumere rispetto al popolo e alla Guardia Insonne che ancora li opprimeva.
Azzurra Frederique de Rougelaine se ne sarebbe accorta di lì a poco.

Delle voci. Urla in avvicinamento attirarono l'attenzione del gruppo sulle campagne a destra del sentiero. inizialmente nascosti dalla fitta vegetazione, un uomo e una donna si rivelarono. Si muovevano impaurite, guardandosi caoticamente alle loro spalle mentre disperatamente chiedevano aiuto a qualunque uomo disposto ad ascoltarli. Alle loro spalle, pochi secondi dopo, una bestia tanto feroce quanto affascinante: un cane enorme, bianco come la neve, alto almeno un metro e mezzo, li seguiva con le fauci iniettate di sangue.

« Per il Sovrano! Dobbiamo aiutarli! »
Patrick, il più giovane del gruppo, non aveva alcun dubbio su come procedere. Aveva urlato quelle frasi ad Azzurra, l'unica effettivamente in grado di fermare un Cane Brado. Senza dubbio sembrava ciò che era giusto fare, ma la risposta secca di Michael lo lasciò a dir poco interdetto.

« No, non possiamo. »
« Cosa... »
« Quello è un Cane Brado, e quelle bestie appartengono alla Guardia Insonne. Se venissimo scoperti saremmo braccati a nostra volta senza pietà... »

Patrick non rispose, stringendo silenziosamente il pugno per la rabbia. Poteva veramente stare immobile a guardare sconosciuti sbranati da quella bestia sanguinaria? Alle spalle di Azzurra continuava a rivolgerle uno sguardo speranzoso: era la loro scorta, e se avesse deciso di muoversi e combattere, nessuno avrebbe potuto impedirlo. Sapeva che Michael aveva ragione, era consapevole che la maggior esperienza dell'altro Corvo era sinonimo di saggezza e lungimiranza, ma non poteva comunque accettarlo.
La bestia nel frattempo accorciava rapidamente la distanza che la separava delle due prede...





CITAZIONE
Come da post, vedi due uomini fuggire da un Cane Brado, uno dei simboli della Guardia Insonne. A te la scelta di aiutarli o meno.
Prima di postare quindi, scrivimi nel topic di richiesta dell'arrivo come vuoi agire, e io ti darò tutte le specifiche tecniche che ti serviranno nel futuro post, a te!

 
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view post Posted on 8/12/2014, 23:32
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Rise of the Whisper. - Il confine superato.
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A turbare il silenzio piuttosto pesante che si era venuto a creare ci pensarono le urla terrorizzate ed indecifrabili provenienti dalla vegetazione limitrofa. Successe tutto così velocemente che non mi resi nemmeno bene conto di cosa, effettivamente, avvenisse davanti ai miei occhi.
Portai istintivamente la mano sulla spada passando oltre i prelati per proteggerli dall'eventuale aggressione, ma tutto ciò che vidi furono due persone, un uomo ed una donna dall'aria atterrita, fuggire a rotta di collo inseguiti da un grosso cane brado. In vita mia avevo visto solamente poche bestie tanto maestose e possenti: abbastanza alto da poter tranquillamente essere scambiato per un piccolo cavallo, e feroce almeno cento volte tanto, li stava inseguendo deciso a banchettare con le loro carni. Patrick, giovane ed accorato, parve volersi lanciare in prima persona al salvataggio di quei due disgraziati ma, per sua fortuna, il vecchio intercedette dicendo parole sagge, seppur terribili.
I Corvi erano in una situazione molto, troppo, precaria per potersi inimicare anche un semplice cane degli Insonni, dato che se li avessero trovati a trasgredire alle leggi del nuovo regime la loro fine sarebbe stata ben peggiore della morte. Inoltre erano semplicemente sacerdoti, non guerrieri e non soldati, le loro capacità di difesa nei confronti di quel mostro sarebbero state pressoché nulle... spettava a me accollarmi la responsabilità di agire direttamente contro la guardia.
Non era sicuramente quello il modo più intelligente di iniziare la mia nuova vita, anzi, mettersi apertamente contro i signori di Basiledra era una di quelle cose che avrei sconsigliato anche al più stupido degli sciocchi... ma c'erano due vite di mezzo e mai avrei permesso ad una bestia di ghermirle.
Non davanti ai miei occhi.
Mi voltai verso Patrick, il più giovane e forte dei tre, rivolgendomi direttamente alla sua persona in maniera tale che si premurasse di aiutare i suoi compari.
« Quel cane avrà un padrone, buttatevi a lato della strada, ora! »
Temevo che il cacciatore che accompagnava il segugio sarebbe sbucato dal bosco da un momento all'altro: se volevo gettarmi a capofitto contro il cane dovevo evitare che potesse collegare i Corvi a me. Se anche mi avessero fatto prigioniera o catturata non avrebbero avuto prove per accusare quei tre di essere miei complici.
« Se mi ferma la Guardia Insonne noi non ci conosciamo, io non vi ho mai visto e voi disapprovate le mie azioni, state defilati sino a che non vi chiamo io. »
Mentre parlavo mi rendevo chiaramente conto che, in caso di problemi, sarei stata completamente sola ma non mi importava. Se il Sovrano aveva messo sulla nostra strada quei due c'era un buon motivo ed io non ero nessuno per dubitare del suo operato. Dovevo agire secondo coscienza, al resto avrebbe provveduto la sua immensa misericordia.
Sfoderai la spada brandendola saldamente con la mano destra e caricai il cane urlandogli contro a squarciagola per attirare la sua attenzione e distrarlo dai poveretti terrorizzati.

Si girò, bloccandosi sulle zampe, nell'esatto istante in cui gli arrivai abbastanza vicina da costituire una minaccia. Era ben addestrato, lo si poteva vedere da tante piccole cose, a partire dalla postura difensiva e imprevedibile, finanche al suo sguardo fisso non su di me ma sulla lama della mia spada. Doveva essere abituato a lottare contro uomini armati, dato che abbassò la testa ringhiando ma non si degnò di indietreggiare minimamente nonostante le mie urla e la minaccia dell'acciaio.
Visto da vicino faceva maledettamente paura: era grosso, muscoloso, con un collo imponente e zanne che avrebbero potuto mutilare un uomo adulto con un singolo morso, il tutto coronato da un manto candido che mal si addiceva alla ferocia trasudata dal suo ringhio. Non avevo la più pallida idea di come atteggiarmi, di che postura usare, di quali colpi tentare. Sapevo cavarmela contro uomini grossi e nerboruti, contro individui corazzati sin alle ossa, ma mai prima di allora avevo dovuto confrontarmi con una bestia simile. Ero nel panico.

« Non voglio farti del male! Torna dal tuo padrone, via! »
Tentai, molto ingenuamente, di intimidire la bestia puntandola con la spada ma quella, in risposta, cercò di azzannare la lama snudando ancora di più le zanne. Involontariamente gli avevo fatto capire che non ero troppo decisa, che aveva una posizione di vantaggio nei miei confronti, e come ogni bestia sa fare ne approfittò iniziando ad avanzare e preparandosi a sferrare un attacco. Mettendo una zampa davanti all'altra, con una perizia maniacale nel suo incedere, mi fissava con due occhi di un azzurro straordinario, quasi al pari dei miei, come a volermi sfidare a fare la prima mossa, a dimostrargli ciò che sapevo fare. Col senno di poi, invero, avrei dovuto rendermi conto che mi stava solamente studiando per capire dove ero più vulnerabile, ma nella beata ignoranza della mia prima volta mi lasciai adescare come una giovinetta.
Portai avanti una gamba, allungando il busto e cercando l'affondo con la punta della spada. Volevo cercare di ferirlo in maniera che fuggisse, non avevo sul serio intenzione di ucciderlo, non all'inizio almeno, ma quello schivò senza troppa difficoltà e si limitò a ringhiarmi sottecchi. Mi sentivo inetta nell'aver fallito a quella maniera ed allora riprovai, con maggiore decisione, provando un colpo discendente, dall'alto verso il basso, mirando alla scapola e per pura fortuna il colpo andò quasi a segno, seppure di striscio, aprendo una lieve ferita che tinse di cremisi il pelo niveo.
Ringhiò, più forte, ma non parve provare nemmeno a guaire. Si era reso conto che potevo fargli male, che non ero una preda tanto facile come quei due fuggiaschi che aveva inseguito sin lì e questo lo mandava su tutte le furie.
Si mosse rapidamente di lato piegando le zampe e spiccò un balzo verso di me: le fauci spalancate e lo sguardo furente, riuscì quasi a mordermi sulla spalla, se non che mi abbassai leggermente evitando il peggio e lasciando che le zanne impattassero nel rigido metallo. Tuttavia, nel ricadere, il cane badò bene di spingermi a terra usando il peso di tutto il suo corpo sospeso a mezz'aria, una forza incredibile per un animale a cui non riuscii a resistere finendo di schiena sul terreno.
Il dolore era sopportabile, al pari di una brusca caduta, ma il rischio di venire aggredita una volta a terra mi fece scattare sulla difensiva nel giro di un istante. Provai a tirarmi in piedi, ma il peso della corazza e lo stordimento del colpo mi resero tutto impacciato e difficoltoso, al punto da permettere all'animale di attaccarmi mentre ero più vulnerabile.
Ero ancora carponi per terra quando mi resi conto che un paio di enormi denti acuminati stavano per raggiungere il mio volto ma, alzando una mano, eressi un piccolo scudo blu, traslucido, che mi protesse dall'assalto e lasciò il segugio perplesso e incapace di capire come mai i suoi denti non avessero dilaniato la mia carne. Ululò, incredulo, esternando il suo disappunto con l'ennesimo ringhio, mentre con non poca fatica tornavo in posizione eretta e mi preparavo a contrattaccare.

Se ancora non capivo molto bene come lottare ad armi pari con una bestia, indubbiamente, mi ero resa conto di essergli immensamente inferiore sotto il punto di vista fisico. Era possente, robusta e veloce. Poteva gettarmi a terra con enorme facilità e non sembrava accusare eccessivamente le ferite, anzi, probabilmente il dolore acuiva solamente la sua rabbia e la sua ferocia, quindi avrei dovuto accantonare i sentimentalismi animalisti cercando di uccidere quel mostro in maniera rapida. Prolungare quello scontro mi avrebbe indubbiamente portato alla morte.
« Credi che io abbia paura di te, segugio? » lo aizzai, volevo che attaccasse. « Vieni a prendermi, sono qui! »
Menai un fendente verso il muso, in modo da confonderlo e renderlo più propenso a reagire istintivamente, e la cosa parve avere successo perché dopo una veloce schivata si protrasse in avanti cercando di raggiungere le mie gambe. Lo attaccai di nuovo, stavolta facendo in modo che la spada cadesse dall'alto ma, a metà corsa, piegai il polso per farle cambiare angolo riuscendo ad aprirgli una seconda, e più seria, ferita sul fianco. Guaì, evidentemente colpita laddove non si aspettava, ed io non persi tempo avvicinandomi di un passo per sferrare un violento pugno col braccio corazzato verso il fianco appena ferito: slanciai il colpo con tanta forza da sentire i muscoli della spalla tendersi in maniera poco naturale e bruciare, intensamente, nell'esatto istante in cui le mie nocche impattarono contro la cassa toracica della bestia.
Sentii chiaramente le costole inclinarsi sotto quel colpo, ma sapevo che non sarebbe mai bastato a metterla fuori gioco. Un animale di quel genere non era un semplice segugio, un cane da caccia, ma un vero e proprio guerriero addestrato per combattere sino all'ultimo... ed è quello che avrebbe fatto con me.
Lì, a pochi centimetri l'uno dall'altra, potevo capire che stavo combattendo contro una creatura intelligente, assennata, dotata di una capacità combattiva e logica che sfidava non solo la mia, ma quella di qualsiasi creatura senziente in grado di brandire un'arma. Mi scoprii sorpresa, per non dire ammaliata, da tanta forza e combattività al punto da abbassare un attimo la guardia e, miseramente, farmi cogliere in fallo.
Il cane brado mosse di scatto la testa addentandomi saldamente l'avambraccio destro, impedendomi di usare la spada e stringendo abbastanza forte da impedirmi persino di mantenere una salda presa sull'arma. Era come scatenato, reso completamente folle dalla rabbia e dal dolore. Le zanne all'interno della carne facevano male, bruciavano come l'inferno, e nulla riuscì ad impedirmi di tirare un poderoso urlo di dolore, cadendo in ginocchio sotto agli strattoni delle fauci.
Andai nel panico, completamente. Non riuscivo più a muovere il braccio, sentivo la carne cedere ad ogni secondo sotto la stretta ferrea del mastino, non mi restava altro da fare se non colpire, con la mano libera e ricoperta dallo spesso strato metallico, la testa della bestia.
Uno, due, tre colpi ma non accennava a lasciarmi andare. Il sangue aveva preso a lordare l'imbottitura sotto la corazza, mentre la mia presa sulla spada si faceva sempre più debole e dolorosa, quindi decisi di colpire con tutte le forze che avevo e di concentrare il mio attacco sull'occhio del canide.
Caricai il pugno, che s'irrorò di una tenue luce bluastra, abbassandolo come un maglio sul muso della bestia, colpendola direttamente sopra una delle orbite. L'urto fu brutale e, involontariamente, serrò le mascelle con ancora più forza conficcando ancora più in profondità i denti, ma alla fine si staccò barcollando e con un occhio inservibile, se non completamente disfatto.

Non accennò al dolore provato, quasi come mi stesse sfidando ad attaccare nuovamente, o forse aveva il cervello talmente confuso a causa del colpo da non riuscire nemmeno a rendersi conto di quanto stava accadendo... ma non potevo lasciarlo riprendere. Dovevo agire, subito, ed eliminarlo adesso che era vulnerabile, senza dargli tempo di riprendersi. Ero certa che anche con un occhio completamente inservibile, diverse costole rotte e due tagli per niente trascurabili avrebbe facilmente potuto avere la meglio su di me e, ovviamente, non volevo che ciò accadesse.
Mi tirai in piedi a fatica, barcollando per il trauma al braccio e la massiccia perdita di sangue, pronta a porre fine a quell'indecente combattimento. Era straordinario come tutti gli anni di addestramento con mercenari veterani lautamente pagati e tanto chiacchierati come "esperti del settore" fossero serviti a niente, una volta nella pratica. Nessuno mi aveva preparata al dolore, alla vista del sangue, alla scarica di adrenalina... persino le mie movenze erano stupidamente legnose, impacciate, poco ponderate. Sembravo una ragazzina che, per la prima volta sui tacchi rubati alla madre, prova a camminare. Incespicavo, barcollavo, riuscivo a stento a portare a segno i colpi in maniera decisa e pulita, quando nelle sessioni di scherma sembravo una promessa della spada. La realtà faceva paura ed io, da brava ignorante, avevo creduto di sapere molto più di quanto in realtà mi era stato insegnato.

« Excusez-moi, bestia... ma devo prendere la tua vita prima che tu lo faccia con la mia. »
Scattai rapidamente, brandendo l'arma con entrambe le mani per sopportarne il peso nonostante il braccio ferito, mentre alle mie spalle appariva l'immagine soffusa e fumosa di un grosso leone dal manto dorato, intento a ruggire contro il cane brado. Quella sensazione, quell'ideale di potenza e coraggio, mi rinfrancò lo spirito fiaccato e alleviò il dolore della carne, permettendomi di sfruttare il varco offerto dalla paura instillata nel nemico: alzai la lama e la abbassai subito dopo, prepotentemente, contro il collo dell'animale. Il fascio di muscoli, nervi e ossa era talmente spesso e robusto che, nonostante tutta la mia forza, il peso della lama e la totale distrazione della bestia, non riuscii a tagliargli di netto la testa, finendo per ferirlo mortalmente e lasciarlo agonizzante sull'erba.
Ne rimasi scioccata, non credevo lo sarei stata, ma così accadde. La vista di quella creatura, splendida e candida, chiazzata di sangue in parte suo ed in parte mio, mi dava un lieve voltastomaco. Scioccamente avevo creduto di essere più forte, di riuscire a gestire meglio la possibilità di togliere una vita, ma forse il mio percorso in tal senso era ancora tutto in salita e non dovevo lasciarmi deviare da timori e incertezze. Oggi mi avrebbe spaventato uccidere un cane, domani un uomo, ma alla fine della storia sarei divenuta esattamente quello che occorreva al Sovrano, con o senza i miei tentennamenti.

Ansimando e tenendomi stretta la zona ferita sul braccio con la mano libera, lanciai uno sguardo alla ricerca dei fuggitivi e dei miei sacerdoti, pregando che non fosse arrivato nessuno ad aggredirli mentre ero intenta a combattere. Sapevo che i cani bradi non andavano in giro da soli, tanto meno quelli addestrati al combattimento come quello che giaceva a terra morente, e di conseguenza a breve sarebbe apparso qualche patrono Insonne deciso a scuoiarmi viva per ciò che avevo fatto. Con il poco fiato che mi era rimasto in corpo, ansimando, cercai di mettere in guardia i fuggitivi.
« Fu-fuggite! Non si fermeranno, ma posso... darvi un poco di vantaggio! »
Se fossi stata giusto un pochino più saggia avrei dato retta a padre Michael, rimanendomene in disparte, ma solamente a fatto compiuto iniziai a rendermi conto di quanto grave, effettivamente, fosse stato il mio agire. Mi ero macchiata di un crimine decisamente serio nei confronti della guardia, per non parlare del fatto che qualcuno avrebbe gradito strapparmi gli occhi per quanto avevo fatto al segugio, o peggio...
Forse avrei potuto ancora salvarmi, magari dandomi alla macchia e passando per le foreste, anche se con quella ferita al braccio ci avrebbero messo meno di un battito di ciglia a stanarmi. Ero davvero molto, molto vicina a farmi massacrare senza nemmeno aver mai visto il profilo di Basiledra.



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B. 5% - M 10% - A. 20% - C. 40% - M. 80%

Capacità Speciali: 1 Resilienza 1 Tenacia (2)
Stato fisico: Basso da urto alla schiena, Basso autoinflitto al braccio sinistro, Medio al braccio destro + sanguinamento Basso. Alto + Basso totale.
Stato mentale: Illesa.
Riserve Energetiche: 100% - 5% - 5% - 20% - 5% = 65%
Stato Emotivo: Spaventata/Incerta

Equipaggiamento:
• Spada Bastarda (Arma bianca, spada bastarda)
• Braccio Corazzato. (Arma bianca, conta come maglio)
• Corazza Mista. (Protezione mista, metallo-stoffa, medio-pesante)

Passive:
• Figlia dell'umanità. (Passiva Raziale Audacia, non sviene sotto al 10% delle energie)
• Baluardo della fede. (Passiva Talento Guardiana I, capacità di lanciare difese istantanee)

Attive:
1) Il mio Scudo: Quando è successo la prima volta non volevo crederci. Era un miracolo, una specie di vocazione assoluta, di indirizzo di vita che mi aveva segnato il percorso da seguire nel futuro. Dalle mie mani si erano generati degli scudi di pura luce, meraviglie che ad oggi stento a credere vengano dalla mia persona. Lucidi, perfetti, senza increspature e dal colore azzurrognolo mostrarono per pochissimi istanti un leone rampante a schernire il nemico. Un blasone che significa mille cose, una vita dedita alla causa, una nobiltà d'animo irraggiungibile con la sola pratica. Noi nasciamo predisposti a fare grandi cose, tutto sta nel come ci lasciamo guidare e nel come affidiamo la nostra vita agli altri. A Dio.
Azzurra può evocare uno scudo di potenza bassa con la sola forza del pensiero, proteggendosi da attacchi paritetici e smorzando quelli di livello superiore. Lo scudo apparirà come un normale scudo a goccia col blasone di un leone rampante.
[Attiva del Talento. Difesa di potenza Bassa. Magica]

2) Il Braccio della Legge: Esercitare il bene non è sempre facile. Esercitare la legge lo è, spesso, ancora di più, specialmente quando si tenta di fermare qualcosa di immensamente più grande di noi. Non è rimanendo timorati per il proprio corpo, per la propria integrità fisica, che possiamo adempiere in maniera mirabile al volere del Divino. Siamo guerrieri, combattenti, uomini e donne capaci di spingere il nostro corpo al limite estremo di sopportazione e tenderlo ancora di più, spezzandoci se necessario, pur di conseguire la nostra vittoria. Guardatevi le mani, o voi tutti, perché macchiandole del sangue colpevole risanerete la vostra anima.
Azzurra colpirà i suoi nemici con una parte del corpo o un'arma così intensamente da causare su se stessa un contraccolpo abbastanza violento da ferirla in modo lieve nella parte interessata.
[Pergamena del Campione: Martirio. Consumo Basso, danno autoinflitto Basso, cagiona danno Medio. Fisica]

3) Furore Guerriero: Vi siete mai lasciati, in battaglia, guidare la mano dalla sorte? O voi, guerrieri dalle braccia nerborute e dai fisici scolpiti come statue marmoree, avete provato l'ebbrezza di far sì che il vostro corpo danzi con l'acciaio in un connubio indistinguibile di carne e metallo? Ebbene dovreste lasciarvi guidare dalla pura battaglia, ascoltarne ogni passo, ogni sussurro, ogni più piccolo cambiamento per poi scatenarvi come ire divine contro i vostri nemici. Ricordatevi, voi che avete ancora qualche dubbio, le parole dei santi guerrieri: « La guerra è vinta. Con un solo colpo della mia spada ho posto fine alla vita dei demoni e dei loro padroni. » Caricate il vostro cuore d'immortalità e colpite senza pietà. La mia spada rilucerà del coraggio che mi riveste il cuore.
Azzurra effettua un colpo di qualsiasi tipo, fisico, che verrà potenziato con una soffusa luce blu o azzurra cagionando danni molto elevati qualora colpisca l'obiettivo.
[Tecnica Personale. Variabile Alta di potenza pari al consumo, genera un singolo colpo fisico portato col corpo o con un'arma. Fisica]

4) Il Ruggito della Giustizia: Temete, o voi che vi dilettate nell'oscurità a deridere gli uomini pii e coloro che lavorano per la famiglia, la casa, il regno. Temete per le vostre inutili ed insulse vite quando il cuore di leone che arde di passione dentro ogni uomo di fede e di nobile animo ruggirà al vostro indirizzo. Cosa farete allora, cacciati da leoni per voi insormontabili? Scapperete come gazzelle in preda al panico solo per finire fagocitati da un altro, più maestoso e possente, leone. Questa è la fine degli incivili, dei corrotti.
Quando Azzurra effettua un attacco fisico attivando questa tecnica, un grande leone ruggente appare alle sue spalle, quasi fondendosi con la sua persona, nel tentativo di spaventare il nemico e abbassarne le difese.
[Pergamena del Campione: Intimorire. Consumo Basso, cagiona danno Basso. Psionica]

Stat. Cane Brado.
Stato Fisico: Basso al fianco, Basso alla scapola, Medio al fianco, Alto alla testa, Basso al collo (Colpo mortale)
Stato mentale: Basso da spavento.
Energie: 100% - 5% - 5% - 10% = 80%

Sunto Combattimento:
a) Al primo turno Azzurra studia il nemico, non attacca furiosamente ma tenta con due semplici colpi fisici di cui solo uno va a segno causando una lieve ferita, il cane non accusa il danno.
b) Il cane salta addosso ad Azzurra (una tecnica Bassa creata ad Hoc, una variante modificata di "balzo" del guerriero che ha come scopo il buttare a terra.) lei riesce ad evitare i denti ma non riesce a proteggersi dalla tecnica e cade a terra: una volta qui il cane la attacca di nuovo con un morso (tecnica fisica di potenza bassa) ma la paladina reagisce usando lo scudo del talento e prevenendo così il danno.
c) Azzurra si rialza e tenta due colpi fisici per aizzare il cane, riuscendo a ferirlo solo al secondo colpo. Quando la bestia si scopre un attimo lei usa "il braccio della legge", infliggendosi un danno basso e pagando un consumo basso, per colpire il cane con un colpo medio al fianco.
d) Il cane reagisce male alla ferita e usa una tecnica di immobilizzazione (a medio) che gli permette di addentare il braccio di Azzurra immobilizzandolo e cagionando un danno Medio + sanguinamento. Azzurra reagisce prendendo a pugni il cane (danni scenici visto lo stato di panico in cui cade la paladina) ma alla fine capisce di dover colpire duramente ed usa "furore guerriero" (la personale) ad Alto e con la mano libera infligge un duro colpo ad una delle orbite del cane, stordendolo.
c) A questo punto, afferrando la spada a due mani vista la ferita al braccio portante, Azzurra scaglia "ruggito della giustizia" per distrarre definitivamente la già frastornata bestia e la colpisce con un colpo fisico all'altezza del collo, ferendola mortalmente seppur troppo debole per tagliarle di netto la testa.

Note: Eccomi qua. Allora premetto che faccio ancora fatica con gli autoconclusivi, con questo ho provato a dare una personalità anche al cane ma è stato particolarmente complesso, sebbene mi sia piaciuta come sfida narrativa - che spero di aver reso bene -.
Non ho dato un talento al cane in quanto troppo "piccolo" per possederne uno, ma ho voluto dargli attacchi simili a quelli delle pergamene del guerriero, rielaborandole ad Hoc per farle usare ad una creatura priva di mani e/o armamenti. Non ho descritto niente sui Corvi o sui fuggitivi perchè non volevo incappare in autoconclusione.
Trattandosi di un autoconclusivo con una creatura di questo tipo ho preferito non rispettare il canonico 2 tecniche per turno, preferendo un qualcosa di più scorrevole a livello narrativo, cercando anche di evitare ripetizioni nell'uso delle tecniche e provando a valorizzare gli attacchi fisici. Avevo il timore che usando due tecniche a turno e volendo avere almeno tre/quattro turni effettivi mi sarebbe risultato impossibile non fare brutte ripetizioni e ho optato per questo tipo di narrazione. Ho cercato anche di non subire troppi danni perché immaginavo che questo fosse solo una prima parte dell'arrivo e non volevo ritrovarmi eccessivamente spompato in un ipotetico secondo combattimento. Spero che sia di tuo gradimento e che sia tutto comprensibile, non sono ancora avezzissimo (parola inventata da me) al combattimento autogestito.

PS: scusa se c'è qualche errore di battitura nello specchietto ma sono super-stanco ç_ç
Edit: corretto un consumo del cane da 20 a 10%.


Edited by Last Century - 9/12/2014, 08:21
 
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view post Posted on 12/12/2014, 11:39
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L'ultimo granello di sabbia aveva attraversato il vuoto che lo separava dagli altri. La clessidra era vuota.
Il gioco poteva cominciare.

Il cacciatore dai capelli bianchi si muoveva dopo i minuti di vantaggio che aveva concesso alle sue prede. Era il rito che ormai da mesi coincideva con le condanne a morte di Basiledra: coloro che venivano meno agli obblighi verso i nuovi conquistatori, le Guardie Insonne, erano condannate ad una lenta fuga piena di illusioni e vane speranze. Venivano fatti fuggire da soli in cerca di salvezza, due minuti dopo veniva rilasciato un Cane Brado, e successivamente si muoveva il cacciatore.
L'illusione di una possibilità era comunque estremamente improbabile: di trenta esecuzioni compiute fino a quel giorno, nessun condannato era riuscito neppure a sopravvivere all'animale.
Quel giorno però, era diverso.

Guidato dai suoi sensi sviluppati, il cacciatore si faceva strada con la sua candida lama tagliando gli arbusti che intralciavano il suo cammino. Seguiva le orme di uno dei suoi cani, ma era guidato da una fretta nervosa: sentiva l'odore del sangue avvicinarsi sempre di più, ma era diverso da quello a cui era abituato, e questo non gli piaceva affatto. Sapeva che due uomini due ladri disarmati, non avrebbero potuto in nessun modo ferire la sua bestia, ma se fosse intervenuto qualcun altro?
Se quello che sentiva era l'odore del sangue di un Cane Brado, decisamente non l'avrebbe presa bene.

Lo spettacolo che si trovava davanti lo incuriosiva non poco. Il Cane Brado a terra, un gruppo di corvi, i due ladri e una donna. L'odore del sangue del cane e della donna si confondevano, e questo lasciò al cacciatore molta più curiosità che rabbia. Il gruppo di Corvi tuttavia fece qualche passo indietro: conoscevano quel volto, ed era l'unica persona all'interno dei Quattro Regni che non avrebbero voluto incontrare.

« Guarda guarda, che teatrino interessante... sei stata tu? »

Il riferimento ad Azzurra e alla bestia morente era palese. L'uomo iniziava a muoversi fra le figure paralizzate dal terrore mentre faceva roteare distrattamente la candida lama che impugnava nella destra.

« Sapete... esistono poche leggi in queste terre, ma dovrebbero essere chiare a tutti: "chi ruba muore", "chi uccide un Cane BRado muore" e così via... e qui mi sembra che ci sia un concentrato di infrazioni che sinceramente mi confonde.
Corvi! Come membri della chiesa voi dovreste fare rispettare queste leggi, o quantomeno avere il dovere morale di intervenire quando qualcuno prova ad infrangerle.
E tu invece, piccola guerriera, sei una straniera che per caso non conosce le nostre usanze?
»

Il cacciatore sorrise, mostrando i denti macchiati di sangue. Alzando al cielo la candida lama, cinque spade di pura luce comparvero attorno a lui, ognuna in direzione di una figura: tre verso i corvi, due verso i fuggitivi.

« In ogni caso, bando alle ciance. Se hai ucciso uno dei miei Cani meriti rispetto, e quindi ti ucciderò per ultima. Per il resto tocca a me eseguire la sentenza.
Perchè io sono il Tiranno di queste terre.
Io, sono Mathias Lorch.
»

E le lame scattarono veloci verso i loro bersagli.







CITAZIONE
Come da post, ti trovi davanti Mathias Lorch, tiranno dei Quattro Regni e capo della Guardia Insonne.
Genera cinque spade di luce dirette ognuna verso un Png. Ognuna di esse è bloccabile da una tecnica di livello Medio, ma uccideranno i Png se questi verranno colpiti. A te quindi libera scelta su cosa fare, se provare a salvarne qualcuno o vederli morire, se prenderti tu una lama di luce mettendoti in mezzo, o attaccare/parlamentare con Mathias!

 
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view post Posted on 12/12/2014, 19:19
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Rise of the Whisper. - Il confine superato.
Pour le Roi,
Pour le Pays,
Pour le Souverain.

Non lo avevo mai visto, né tanto meno mi sarei aspettata di trovarmelo davanti lungo quella strada deserta e silenziosa. Eppure, contro ogni mio pronostico ed ogni mia speranza, la figura imponente e fiera di Mathias Lorch si palesò dalla vegetazione, cercando la bestia che avevo faticosamente ucciso. Sospettavo che al seguito del segugio sarebbe giunto un cacciatore, ma non potevo sapere che avrei trovato proprio quel cacciatore.
Sembrava sorpreso da quanto era accaduto, ma questo non bastò a farlo ragionare lucidamente: nella mia ignoranza pensavo che anche la Guardia Insonne, pur nei suoi errori, avesse a cuore il regno che dominava... ma non era così. Quale uomo di fede, quale, per pur vago fosse, credente avrebbe minacciato la vita di tre sacerdoti che avevano fatto tutto fuorché nuocere o contravvenire ai signori di Basiledra?
Non riuscivo a capire le motivazioni che potessero spingere un re ad agire con tanta follia, tanta violenza, quasi come se la paura o l'arroganza avessero accecato ogni parvenza di buonsenso. Lo guardai dal basso in alto, tenendomi il braccio ferito per evitare che fuoriuscisse troppo sangue, e mi scoprii ad avere paura per ciò che sarebbe successo dopo. Forse il Sovrano aveva scelto per me un percorso davvero irto di insidie, ma potevo davvero competere con quell'uomo? Potevo seriamente alzarmi in piedi e barcollare al suo cospetto per impedirgli di adempiere alla sua volontà? Non riuscivo nemmeno ad occuparmi di uno dei suoi cani senza rischiare la vita, non ero abbastanza forte da impedirgli di fare alcunché. Serrai la mano attorno all'impugnatura della spada, sforzandomi di immaginare cosa avrei potuto fare e quale sarebbe potuta essere la scelta migliore... un tempo, probabilmente, avrei fatto valere i miei diritti nobiliari su quell'ingiustificabile condanna, ma non avevo più niente che potesse anche solo interessare a Mathias. Erano cambiate molte, troppe, cose e quello che rimaneva alla mia persona erano una spada ed una sconfinata fede in quello che sarebbe dovuto essere il nostro protettore.

« No! »

Guardai velocemente i tre Corvi, atterriti dalla paura, perduti nel limbo di insicurezza e terrore che aveva completamente offuscato la loro fede e la loro speranza. I loro discorsi sul futuro, la volontà di cambiare le cose anche se solo per poco, avrebbe dovuto sorreggerli in quel momento, eppure così non era. Il mondo aveva perduto molta fiducia in se stesso, gli uomini si erano dimenticati che persino il più arrogante e prepotente tra i re avrebbe dovuto rispondere a Dio, una volta giunta la sua ora. Ma non io. Alcuni potranno pensarla come una cosa stupida, banale, quella di opporre la propria fede alla lama affilata di una spada, ma non è forse vero che basta un solo raggio di sole ad avvisare dell'imminente alba? Che toccasse a me, a uno dei Corvi, a chiunque altro al mondo poco importava: restare in piedi ed assumere una posizione poteva essere il primo passo verso un mondo migliore. E, parlando in maniera più semplice e meno scioccamente eroica, non mi restava niente per cui vivere se non il Sovrano. Non ero altro che una come tanti, impaurita certo, ma consapevole del fatto che morendo avrei finalmente espiato le mie colpe, le mie debolezze, e la mia vita sarebbe stata rettamente giudicata. E questo era molto più di quanto fosse accaduto a quei due disgraziati in fuga dal cane.

Ma proprio quando stavo per agire, all'improvviso, cinque spade di luce biancastra comparvero attorno a lui. Quella sentenza di morte mi colse impreparata, non ero pronta a veder morire altri per una mia colpa, a dovermi assumere una responsabilità del genere. Era stato un mio errore quello di aiutare i due fuggitivi, non dei Corvi, non avrebbero dovuto pagare un prezzo tanto alto per qualcosa che non avevano fatto. Guardai per un singolo istante Michael: la sua espressione impaurita e traumatizzata da quella visione mi spezzò il cuore. Ciò che la Guardia era riuscita a fare andava ben oltre la semplice sovversione del vecchio regime, scavava nell'animo di chi aveva sempre avuto fede, sempre nutrito speranza, e vi riversava la più profonda oscurità. Annebbiava il cuore, la mente, lo spirito.
E le lame saettarono, veloci, lasciandomi impotente ad assistere alla morte di coloro che avevo giurato di proteggere.

Corsi verso la coppia di ladri, spada saldamente trattenuta con la mano dolente, ignorando il sangue e la fatica.
In quell'istante non ragionai col cuore, decisi che per il mio bene e per quello di chi avevo vicino avrei dovuto usare il cervello e sperare che il sacrificio di alcuni giovasse alla vita degli altri. Ripensandoci, forse, avrei potuto scegliere diversamente. Ma dopo tutta la miseria che avevo visto, dopo il dolore e la sofferenza che stava patendo il popolo di Basiledra, non potevo permettere a quei due ladri di morire così indegnamente. Sarei stata pronta a scommettere ogni cosa che il loro crimine era aver rubato del cibo, o una coperta, senza per questo aver fatto male a nessuno. Avrei potuto piangere la mia inadempienza, la mia incapacità, quando tutto fosse finito o, nel migliore dei casi, la spada di Lorch mi avrebbe donato una morte più onorevole di quanto quel mastino avrebbe mai potuto.

Con la mano libera puntai la spada che stava volando verso Patrick, liberando dalle dita un fascio luminoso, bluastro, che saettò veloce nell'aria infrangendo in mille pezzi l'incantesimo. Sapevo che per Michael e Cassio non ci sarebbe stata alcuna garanzia di salvezza, non erano preparati a combattere né a difendersi, ma sapevo anche che il cuore del giovane Corvo avrebbe potuto dare ancora molto. Lo avevo sentito parlare poco, silenzioso ed educato, ma avevo compreso come il suo animo fosse uno dei pochi rimasti intonsi nonostante l'orrore e la miseria che lo circondava. Se fossi riuscita a salvare anche solo lui, avrei potuto restare in pace con me stessa. Allo stesso tempo irrorai la spada, lasciando che rilucesse appena d'azzurro, colpendo la lama di luce che stava per raggiungere la donna: il colpo fu tremendo e schegge luminose presero a spegnersi nell'aria dopo l'urto. Infine, oramai in corsa, mi gettai sopra l'uomo un istante prima che venisse colpito a morte.
La spada di Lorch mi colpì violentemente sul fianco, aprendomi uno squarcio sulla corazza e impattando sulle costole, inutile dire che il sangue prese a fuoriuscire copiosamente dalla ferita ed un forte dolore mi pervase da testa a piedi. Non urlai solamente perché l'adrenalina, in parte, stava compensando il mio penoso stato fisico.
Mi alzai lentamente, rendendomi conto di star tremando e di riuscire a fatica a tenere le mani sulla spada.
Sussurrai alla coppia, con quel poco di fiato che mi era rimasto dopo la corsa.
« Fuggite. Io... proverò a rallentarlo più che posso. »
Non volevo che morissero, non dopo che avevo sacrificato la vita dei due Corvi per la loro.

Mi tirai in piedi dolorosamente, barcollando, mentre con la coda dell'occhio vidi chiaramente le sagome nere ed immobili dei due prelati sulla strada. Avevo solamente rimandato l'inevitabile, perché con uno schiocco di dita Mathias avrebbe potuto nuovamente far comparire altre spade, ponendo fine alla vita di tutti noi. Non avevo più le forze per sopportare un attacco del genere ed era stato quasi un miracolo aver salvato tre vite dopo lo scontro con il cane brado.
Mi tremava con insistenza la mano destra e, per non darlo a vedere davanti al tiranno, afferrai la spada con entrambe le mani. Era una cosa sciocca, sì, perché chiunque avrebbe potuto vedere in modo palese quanto precariamente riuscivo a reggermi in piedi, ma per una questione d'onore, di orgoglio forse, non volevo che mi vedesse completamente alla sua mercé.

« Fermatevi! » cercai di tenere la voce ferma, ma la stanchezza ne piegava irrimediabilmente il tono. « State uccidendo uomini di chiesa innocenti! Hanno provato a fermarmi, ma non sono guerrieri, non potevano impedirmi di agire. » cercai di spiegare, affinché almeno il più giovane dei prelati avesse salva la vita.
Sapevo, inoltre, di dover tenere impegnato il Lorch per il tempo necessario ai due ladri, in maniera tale che potessero quantomeno nascondersi di nuovo nella vegetazione: senza segugio e dovendosi prima occupare di me avrebbero avuto maggiori possibilità di sfuggirgli. Allora continuai a parlare.
« E sarebbero pericolosi ladri meritevoli della morte, costoro? » usai la spada come appoggio per non vacillare, puntandola a terra. « Ho visto come versano le vostre terre, Monsieur Lorch, sono in preda alla miseria, alla devastazione. La gente ha paura e non ha di che mangiare, con quale diritto voi la fate sbranare dai vostri cani? »
Non era follia, sapevo perfettamente che stavo aizzando un cane rabbioso al mio indirizzo, ma almeno speravo di distrarlo il tempo sufficiente. Inoltre ero certa che Mathias Lorch, ammesso che fosse davvero lui, non aveva il minimo diritto di sedere sul trono del quale aveva preso possesso. Pur avendo perduto il mio stato sociale, pur essendomi ridotta ad una mera viandante, il mio cuore restava fedele alle leggi che avevano governato il mondo per anni ed anni, non era possibile che un uomo venuto dal nord avesse eliminato il re e si fosse eletto tiranno di un popolo.

« Io sono Azzurra. E seppur senza il mio titolo e le mie terre, so riconoscere quando chi mi sta davanti non è altro che un falso ed un illegittimo. »
Era un'esca, un modo per tirare su di me tutta la sua attenzione.
« Siete forse un uomo senza onore? Un uomo che uccide innocenti servi del Sovrano? Non temete che Egli possa guardarvi storto per il vostro agire? Se valete anche un terzo di quanto vale la carcassa del vostro segugio, lasciate andare il giovane Corvo... oppure dimostrate a voi stesso e al Sovrano quanto vile possa essere il Signore di Basiledra. »

In ogni caso, era ovvio, non avrei potuto sostenere quello scontro. Mi sarei arresa, ma solamente una volta avuta la sua parola sulla salvezza di Patrick.


dividerazzurrafinale_zps51a4e64f
B. 5% - M 10% - A. 20% - C. 40% - M. 80%

Capacità Speciali: 1 Resilienza 1 Tenacia (2)
Stato fisico: Basso da urto alla schiena, Basso autoinflitto al braccio sinistro, Medio al braccio destro + sanguinamento Basso, Medio al fianco. Alto + Medio + Basso totale.
Stato mentale: Illesa.
Riserve Energetiche: 65% - 10% - 10% = 45%
Stato Emotivo: Spaventata

Equipaggiamento:
• Spada Bastarda (Arma bianca, spada bastarda)
• Braccio Corazzato. (Arma bianca, conta come maglio)
• Corazza Mista. (Protezione mista, metallo-stoffa, medio-pesante)

Passive:
• Figlia dell'umanità. (Passiva Raziale Audacia, non sviene sotto al 10% delle energie)
• Baluardo della fede. (Passiva Talento Guardiana I, capacità di lanciare difese istantanee)

Attive:
- Bagliore di Luce: Quanta grazia e quanta forza deve avere un condottiero per vincere la guerra? La stessa che riesce a tenere sulle dita di una singola mano, nel muovere le proprie pedine di una partita di scacchi ben congegnata, e quella di saper colpire con tutte le sue forze laddove fa più male, dove il nemico è vulnerabile. Lasciate che sia il lampo della luce, il bagliore celeste, a rischiarare la vostra strada sbaragliando le creature che dormono nell'oscurità, pronte a ghermire gli ignari di passaggio.
Azzurra può, da una mano, far scaturire un raggio di luce intenso in grado di colpire duramente il nemico, anche a distanza superiore al corpo a corpo
[Pergamena del Campione: Lampo Spirituale. Consumo Medio, cagiona danno Medio. Surclassa Alto sui demoni e Basso sui draghi. Magica]

- Furore Guerriero: Vi siete mai lasciati, in battaglia, guidare la mano dalla sorte? O voi, guerrieri dalle braccia nerborute e dai fisici scolpiti come statue marmoree, avete provato l'ebbrezza di far sì che il vostro corpo danzi con l'acciaio in un connubio indistinguibile di carne e metallo? Ebbene dovreste lasciarvi guidare dalla pura battaglia, ascoltarne ogni passo, ogni sussurro, ogni più piccolo cambiamento per poi scatenarvi come ire divine contro i vostri nemici. Ricordatevi, voi che avete ancora qualche dubbio, le parole dei santi guerrieri: « La guerra è vinta. Con un solo colpo della mia spada ho posto fine alla vita dei demoni e dei loro padroni. » Caricate il vostro cuore d'immortalità e colpite senza pietà. La mia spada rilucerà del coraggio che mi riveste il cuore.
Azzurra effettua un colpo di qualsiasi tipo, fisico, che verrà potenziato con una soffusa luce blu o azzurra cagionando danni molto elevati qualora colpisca l'obiettivo.
[Tecnica Personale. Variabile Medio di potenza pari al consumo, genera un singolo colpo fisico portato col corpo o con un'arma. Fisica]

Note: Che dire... non mi aspettavo Lorch. Ci sono rimasto molto "O.O" sulle prime ma poi mi ha preso molto e di questo ti ringrazio.
Allora in breve Azzurra decide che a morire saranno Michael e Cassio, perché vuole salvare ad ogni costo Patrick, più giovane ed emblema dei Corvi "futuri", e i due ladri, pensando si tratti di una condanna ingiusta. Difende Patrick con il raggio a medio che infrange la spada, poi da un colpo di spada alla lama di luce che sta andando verso la donna e infine si getta - essendo già in corsa - verso l'uomo incassando lei il danno rivolto a lui. Non ho volutamente descritto la morte dei due corvi perché preferisco sia tu a dirmi se/come avviene, non volevo osare troppo in tal senso.
Fatto questo cerca di far scappare i ladri mettendosi a istigare Mathias in un duello verbale.
 
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view post Posted on 17/12/2014, 22:39
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Mathias Lorch ascoltava interessato le parole della giovane guerriera. Era un'occasione più unica che rara trovare qualcuna che, nonostante la fama del suo nome, non fuggisse scioccamente o non provasse a implorare pietà nella speranza di un modo per sopravvivere.
Ma lei no: lei aveva salvato due perfetti sconosciuti, aveva tenuto testa alla presenza del Lorch, e mostrato una caparbietà che in quelle terre aveva visto solo in un'altra donna: la comandante della Schiera del Drago Nero.
Ma Azzurra non era Fanie, e quella sua sciocca presunzione sarebbe stata ancora più divertente da smontare.

« Ascoltami bene ragazzina... primo: fino a quando io siederò sul trono di Basiledra, tutto questo sarà mio. Legittimo o meno, tutto questo è mio. »

Fece qualche passo per avvicinarsi, indicando con la punta di Angelica la schiena dei due fuggitivi.

« Veramente vuoi risparmiargli la vita? Hai la minima idea di quello che hanno fatto per meritarsi una condanna a morte? Sono dei ladri.
Rubavano a poveri disgraziati, a mendicanti in cerca di carità, con il loro operato continuavano ad alimentare una specie di guerra fra poveri... e non ti mentirò: non me ne importava nulla.
»
Fece spallucce, come se stesse parlando di qualcosa di poco importante.
« Ieri però questi due idioti hanno fatto il passo più lungo della gamba: sono andati in un rifugio di poveri ammalati... quelli in cui uomini e donne pie e senza paura vanno ad alleviare le sofferenze della gente e ridare speranza... e questi due nel cuore della notte hanno iniziato ad uccidere innocenti moribondi per rubargli quei quattro spiccioli che avevano con loro per pagarsi le cure. »
Sorrise
« E ripeto... non m'importa nulla della vita di quattro pezzenti, ma quella che sto facendo rispettare è la Giustizia. Loro non meritano di vivere, non nel mio Regno.
Quindi dimmi, ragazzina... Credi ancora che quei due siano innocenti servi del Sovrano puniti ingiustamente?
»







CITAZIONE
Scusa il breve ritardo, si continua! ^^

 
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view post Posted on 18/12/2014, 00:37
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Rise of the Whisper. - Il confine superato.
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Sapevo che, nonostante i metodi brutali della Guardia, difficilmente quei due fuggitivi sarebbero risultati davvero innocenti. Non avevo problemi a credere alle parole del Lorch: avevo visto abbastanza miseria per almeno dieci vite da concepire qualsiasi tipo di violenza, sopruso o egoismo da chiunque contro chiunque. Erano tempi duri, la vita in città doveva essere qualcosa di molto simile ai più tremendi gironi infernali... ma questo non avrebbe dovuto corrompere l'animo di chi vi viveva. Molti avevano perduto la fede e la speranza dopo quanto avevano sofferto, ma questo non era un pretesto per l'omicidio, per il furto, l'umanità sarebbe dovuta rimanere estranea alla corruzione, non era questo ciò che il Sovrano si aspettava da noi e dalla nostra stirpe.
I Corvi avevano fallito, come una nave in tempesta privata del timone, nel compito di guidare la gente verso un destino migliore e prospero, si erano adagiati sugli allori di un passato glorioso senza rendersi conto che l'usurpatore aveva inserito il germe del dubbio nelle menti di ogni individuo. Che futuro aveva il Thedas nelle mani di uomini la cui fede vacillava al punto tale da uccidere ammalati e vecchi indifesi? Arricciai il naso, aggrottando la fronte nel mentre che il mio cuore e la mia testa elaboravano le affermazioni del despota.
La mia vita era da sempre stata costellata di scelte difficili, di silenzi perplessi e remissivi, dove la mia voce non si era mai levata a sufficienza e mai nel giusto momento. Anche quella volta, nonostante le mie buone intenzioni, avevo peccato d'arroganza ed avevo agito pensando al bene anziché alla ragione. La mia morale mi aveva impedito di seguire i consigli di Michael ed ora un buon sacerdote era morto e due assassini respiravano la mia stessa aria. Avrei meritato una punizione esemplare, ma la mia scusante era l'incapacità d'essere onnisciente ed il non poter vedere oltre l'apparenza. Il che, probabilmente, nel tribunale di Mathias non avrebbe avuto alcun peso.

« Se sono davvero colpevoli io non posso saperlo. » dissi. « So solamente che non mi pento di aver impedito ad una bestia di uccidere due persone. »
Mi voltai, dando le spalle a quello che sino a poco prima era stato il mio nemico, guardando le schiene dei due fuggitivi. Sapevo che la responsabilità di averli lasciati fuggire era solamente mia, che su quella scelta gravavano anche le morti dei due Corvi e che mai, nella vita, sarei riuscita a perdonarmi se non avessi agito.
Conficcai la spada per terra, aprendo le palme di entrambe le mie mani verso i ladri, una palma per ognuno, e chiusi gli occhi lentamente, sussurrando a me stessa.
« Repose en paix, nel nome del Sovrano. »
E poi scagliai due distinti fasci di luce celestina al loro indirizzo, mirandole al centro della schiena, nella speranza che colpendoli la morte sopraggiungesse istantanea e non soffrissero più di quanto avevano già fatto. Ero consapevole che le loro azioni, le loro colpe, non erano dettate dalla cattiveria o dalla crudeltà, ma dalla disperazione... e forse quel mio gesto li avrebbe alleggeriti di un peso devastante al cuore.
Inspirai ed espirai lentamente, riportando la mano sulla spada con una certa lentezza complice il dolore delle ferite, soffocando un rigurgito di rabbia e diniego nei confronti del Lorch. Che cosa avrei potuto fare, anche se fossi stata al massimo della forma, contro un uomo in grado di macellare cinque persone come niente fosse con un singolo incanto? Tuttavia, prima di tornare a guardarlo in faccia, dissi qualche parola.
« Siete un vero chevalier, mounsieur Lorch. » tirai su col naso, sforzando di mantenere un tono non alterato della voce. « Far uccidere gli uomini dagli animali anziché sporcarsi le mani e la coscienza consapevole di togliere una vita, anche se colpevole, da questa terra. »
Mi voltai lentamente, rifoderando la spada oramai troppo pesante per le mie braccia ferite ed il mio fisico provato.

« Parlate di giustizia, ma ignorate il fatto di essere un usurpatore. Parlate di legge, ma siete giudice, giuria e boia. » inclinai la testa, debolmente, con sguardo inquisitorio. « Ho ucciso uno dei vostri mastini, di questo mi dichiaro colpevole, e sappiate che lo rifarei, ma il mio dovere come cavaliere e donna devota è quello di rispettare la legge e farla rispettare ai trasgressori. Con la consapevolezza di aver peccato, mi consegno a voi nella speranza che il mio giudizio sia giusto agli occhi del Sovrano. »

Lasciai che il mio sguardo vagasse all'indirizzo del giovane Corvo superstite. Forse, consegnandomi in prima persona, l'avrebbe lasciato davvero in pace consentendogli di avere salva la vita. Avevo errato e per colpa mia erano morte delle persone. Avevo ucciso io, indirettamente, quelle persone. Eppure sapevo che il mio destino doveva essere quello, che dovevo andare avanti e non fermarmi lì a piangere sulle mie incertezze. Ci sarebbe stato tempo e luogo per pagare le mie colpe e rimediare ai miei errori, ma gettarmi contro il signore di Basiledra non rientrava tra questi: sarebbe stato come suicidarsi e non era un comportamento né onorevole né degno. Il mio cuore ruggiva rabbiosamente, come un leone dentro una gabbia di scuro acciaio impossibilitato a ghermire la propria preda, ma lo dovetti ridurre al silenzio per non peggiorare la situazione.

« Non sono più una baronessa, ma se per voi l'onore ha ancora un senso, vi offro la mia vita. »
Mi portai davanti al reggente, tenendo alta la testa per riuscire a guardarlo in faccia. Un moto d'orgoglio, pur con una nota di rispetto.
« Uccidetemi se lo ritenete necessario, sbattetemi in carcere se lo ritrovate più giusto. » attesi qualche istante, lasciando che le parole mi sovvenissero alle labbra sporcate da rivoli di sangue. « Oppure conscrivetemi nel vostro esercito ed io vi giurerò fedeltà sin quando non avrò saldato il mio debito. »
Ero pronta anche a quello. Il mio onore, la mia integrità, venivano prima di ogni altra cosa.
« Ma se decidete di risparmiarmi la vita oggi, Mathias Lorch, sappiate che un giorno io vi sfiderò a duello e vi ucciderò, facendo si che paghiate per i vostri crimini contro la città di Basiledra, per aver usurpato la corona e gettato il regno nel caos. Chiedetevi, giudicando gli altri, chi ha messo in moto la disgrazia che stringe alla gola questa nazione. »
Levai il pugno mancino, ad imitare una ferrea presa ad una invisibile gola.
« E scoprirete di esserne il solo artefice. »
Abbassai lentamente la mano.
« C'est la vie, se non in questa vita ci penserà il Sovrano nella prossima a punirvi. »



dividerazzurrafinale_zps51a4e64f
B. 5% - M 10% - A. 20% - C. 40% - M. 80%

Capacità Speciali: 1 Resilienza 1 Tenacia (2)
Stato fisico: Basso da urto alla schiena, Basso autoinflitto al braccio sinistro, Medio al braccio destro + sanguinamento Basso, Medio al fianco. Alto + Medio + Basso totale.
Stato mentale: Illesa.
Riserve Energetiche: 45% -10% -10% = 25%
Stato Emotivo: Decisa. Pronta alle conseguenze dei suoi gesti.

Equipaggiamento:
• Spada Bastarda (Arma bianca, spada bastarda)
• Braccio Corazzato. (Arma bianca, conta come maglio)
• Corazza Mista. (Protezione mista, metallo-stoffa, medio-pesante)

Passive:
• Figlia dell'umanità. (Passiva Raziale Audacia, non sviene sotto al 10% delle energie)
• Baluardo della fede. (Passiva Talento Guardiana I, capacità di lanciare difese istantanee)

Attive:
- Bagliore di Luce (x2): Quanta grazia e quanta forza deve avere un condottiero per vincere la guerra? La stessa che riesce a tenere sulle dita di una singola mano, nel muovere le proprie pedine di una partita di scacchi ben congegnata, e quella di saper colpire con tutte le sue forze laddove fa più male, dove il nemico è vulnerabile. Lasciate che sia il lampo della luce, il bagliore celeste, a rischiarare la vostra strada sbaragliando le creature che dormono nell'oscurità, pronte a ghermire gli ignari di passaggio.
Azzurra può, da una mano, far scaturire un raggio di luce intenso in grado di colpire duramente il nemico, anche a distanza superiore al corpo a corpo
[Pergamena del Campione: Lampo Spirituale. Consumo Medio, cagiona danno Medio. Surclassa Alto sui demoni e Basso sui draghi. Magica]

Note: Scusami se il post è più chiacchierato che "attivo" ma l'ho ritenuto più attinente. I timori di Azzurra riguardo alle presunte colpe dei due criminali sono ora chiari, spinta dalla sua morale e dal bisogno di giustizia cerca, lei stessa, di uccidere entrambe i ladri con due raggi di luce a medio, sperando che siano bastevoli per cagionare una ferita mortale (ho lasciato in sospeso cosa gli accade per non essere autoconclusivo) . Fatto questo, per salvare la vita a Patrick e non disonorarsi, offre la sua stessa vita a Mathias, ponendogli una semplice scelta: ucciderla (o incarcerarla) oppure conscriverla nella guardia insonne sino a quando il suo debito non sarà ripagato.
Tuttavia Azzurra aggiunge che, un giorno, cercherà di prendere la vita del Lorch e di punirlo per aver abusato del suo potere.
Hope you ejoy!

Edit: non avevo colorato un dialogo, il codicillo era saltato.


Edited by Last Century - 18/12/2014, 03:47
 
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view post Posted on 24/12/2014, 14:54
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Sorrise nuovamente nell'ascoltare le parole della guerriera. Eppure questa volta gli fecero un effetto diverso: Mathias Lorch era capriccioso e irruento, e nonostante il timore che il suo nome provocava per gli abitanti di Basiledra, quella donna aveva continuato a incalzarlo, pur essendo arrivata in quelle terre solo da poco tempo.
Non era così che doveva andare, ma prima di ogni altra cosa aveva una sentenza da eseguire. Perchè il nome di Mathias poteva evocare una moltitudine di sentimenti e ricordi, ma mai nessuno avrebbe potuto associarlo ad un uomo che si lascia scappare una preda.

Fu un attimo: la mano levata, le lame di luce che scattarono in avanti con una forza e velocità che rendevano quelle che avevano ucciso i Corvi poco più che carezze. La consapevolezza prese il sopravvento nel corpo del Corvo sopravissuto: il Tiranno aveva solo giocato.
E le vite dei due ladri vennero strappate in pochi istanti.

« E anche questa è fatta. »

Poi tornò su Azzurra.

« Dici belle parole, ma di un ingenuità disarmante. Da che bardo falso e bugiardo hai sentito certe storie? Storie di un uomo che accoglie un ostile nemico nel proprio esercito? Storie di condanne sbagliate "a prescindere", solo perchè eseguite da Cani Bradi, che peraltro sono le bestie più nobili di tutta la Ystfalda?
Perchè se è questo che si dice in giro, dovrò fare ammazzare tutte queste malelingue...
»

Angelica rifoderata al fianco del tiranno. Non aveva più bisogno di quella lama: l'aveva sottratta a Medoro quando durante l'assedio della capitale aveva preso la sua testa. Gli era piaciuta quella capacità di generare le lame di luce, ma non per questo senza era meno pericoloso: dalla foresta i fruscii fra le foglie annunciavano l'arrivo del Branco.
Dieci Cani Bradi, le bestie di Mathias Lorch.

Nella Guardia Insonne quegli animali venivano rispettati come fossero uomini di elevato rango. Comparivano persino nella loro effige, ma solo pochi fra le Guardie erano in grado di stringere un legame fraterno con loro: i Cousland.
La regola era semplice: ad ogni Cousland corrispondeva un Cane Brado, e mai nessuno avrebbe potuto domarne di più, perchè la forza d'animo necessaria per tenergli testa era superiore a quella di qualsiasi essere umano. Ma lui era diverso: lui era un Lorch.
Dopo l'assedio a Basiledra era diventato palese ad ogni abitante dei Quattro Regni che i figli bastardi della Guardia Insonne, i Lorch, possedevano caratteristiche che li rendevano speciali rispetto ai loro fratelli legittimi. Come Sigrund riusciva a manipolare il ghiaccio meglio di chiunque altro, come Astryd era in grado di far sua la volontà di interi gruppi di uomini, e come Iohan possedeva il Drago Zanna più potente in assoluto, Mathias era in grado di possedere e controllare un intero branco di Cani Bradi.

« Addio guerriera. Ci incontreremo di nuovo quando capirai come funziona il mondo.
Divertitevi con lei, ma lasciatela in vita.
»

Un attimo dopo, le bestie scattarono in avanti per cercare il sangue della fanciulla.








CITAZIONE
Coraggio che siamo alla fine! Semplicemente, in questo post dovrai descrivere nuovamente un tuo combattimento contro i vari Cani Bradi -volendo puoi anche ucciderne qualcuno.- Ma dovrai terminare il post con la tua sconfitta e con i Cani che, un attimo prima di darti il colpo di grazia, percepiscono qualcosa avvicinarsi nella loro direzione e fuggono via.

 
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view post Posted on 24/12/2014, 17:02
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E così Mathias Lorch si dimostrava l'uomo che era veramente. Non lo conoscevo, come avrei potuto, prima di quel nostro sfortunato incontro ma mi era bastato ampiamente per capire che d'onore e di rispetto non sapesse pressoché nulla. Forse al nord avevano un concetto diverso di umanità e dignità della persona, ben diverso da quello che avevo autonomamente maturato nella mia adolescenza, eppure non potevo credere che, seppur da tiranno, il Lorch si dimostrasse insensibile alle mie richieste. Che mondo era, quello, se la parola d'onore non valeva assolutamente niente? Perché quella era stata la cosa importante di tutto il suo discorso, delle sue menzogne, la disillusione dal mondo e la sfiducia in chi gli offriva tanto apertamente la propria lealtà per ripagare ai propri errori.
Forse le mura della mia piccola baronia non erano così tristi e spettrali come ricordavo, se fuori aleggiava così tanto odio ed incertezza. Avrei voluto esprimergli le mie regioni, far valere i miei diritti, ma cosa poteva importare ad un uomo che già aveva tutto di ottenere qualcosa di inadeguato come me? Forse, nella sua situazione, avrei agito esattamente allo stesso modo perché, col senno di poi, era chiaro che le mie parole potessero risultare vuote e persino sciocche in un mondo come quello. Non che ci fosse stato qualcosa di veramente sbagliato, io avrei seguito Mathias sino in capo al mondo per ripagare il mio errore e la morte dei due Corvi, ma la sua illegittimità sul trono non potevo semplicemente accettarla. Come non potevo accettare quella di mio fratello nella baronia, certamente.
Quel rifiuto mi fece capire in maniera definitiva in quale guaio mi ero cacciata, di che mondo avrei dovuto affrontare una volta fatta prigioniera, o peggio, di quel bastardo senza onore, eppure era troppo tardi per rimangiarsi le parole e mentire. Se la mia morale avesse vacillato anche solo una volta in più, se non fossi stata così convinta di ciò che pensavo, di ciò che il Sovrano voleva per me, avrei semplicemente piegato la testa, gettato la spada e pregato con occhi profondi e lacrime copiose per la mia vita. Avrebbe funzionato, forse. Ma non era quello il caso, non ero quel tipo di donna e per questo motivo avevo già perso tutto. Casa, amici, famiglia. E ora Mathias si sarebbe potuto dilettare nel togliermi anche l'ultima cosa che mi rimaneva: la vita.

« Nessuno mi ha riempito la testa di menzogne! » gli risposi a tono, mentre i cani al suo comando iniziavano ad accerchiarmi, pronti a ghermirmi. « Ho visto come la povera gente muore, ho seguito i dettami del Sovrano e non ho mai mentito. Forse morirò oggi, ma voi potete dire di essere retto quanto me? »
I primi cani iniziavano a ringhiare e si preparavano a colpire. Non estrassi la spada, non avrebbe avuto senso e non sarei mai riuscita a tenere testa a tutti quei mastini, nemmeno al pieno delle mie forze. Considerato che uno mi aveva praticamente dilaniato un braccio, una decina potevano agilmente ridurmi a brandelli.
« Mi avete rifiutata, non vi fidate della mia parola, del mio onore. Ma dovreste avere almeno la decenza di uccidermi con le vostre mani! »
Alzai un poco di troppo il tono della voce, forse irritando una delle bestie che immaginò quell'atto come un attacco al suo padrone e, ovviamente, mi si scagliò addosso furiosamente.

Spalancò le fauci, tentando di afferrarmi il braccio destro che, seppur non armato, nella mente della bestia doveva essere quello più pericoloso. Mi ritrassi, indietreggiai barcollando e spostando gli occhi tra una bestia e l'altra, mentre una moltitudine di zanne, unghie e ringhi si gettavano sul mio corpo. Avevano una forza micidiale, era come ricevere possenti spinte da un uomo alto almeno due metri, a destra e manca, con la consapevolezza che senza la corazza avrei già perduto la vita una dozzina di volte. Cercai di difendermi come meglio potevo, annaspando per rimanere in piedi, menando pugni e calci verso ogni muso che mi si parasse davanti ma sembravano non finire mai. Solamente uno, colpito dal guanto corazzato della mancina dritto in mezzo agli occhi, cadde al suolo tramortito dall'urto ma ben lungi dallo spirare. Gli schizzi di sangue delle ferite iniziavano a imbrattare il terreno e le bestie, così come il dolore delle lacerazioni si faceva tanto insopportabile da impedirmi persino di tenere gli occhi aperti, di rendermi conto di quanto stava succedendo. Venni trascinata in ginocchio, di prepotenza, e subito dopo gettata al suolo impattando con la testa sulla terra. Cercavo disperatamente di proteggermi il viso con le mani, ma ogni assalto parte della corazza saltava via o veniva perforata, e così la pelle sottostante. Se avessi avuto ancora un briciolo di lucidità, un barlume di amor proprio, mi sarei messa ad implorare pietà o sperare semplicemente che una di quelle bestie mordesse alla gola ponendo fine alla mia miserabile e illusa esistenza. Ma non successe.
Il panico e la paura avevano soppiantato irrimediabilmente quel senso di onore e di inutile arroganza che avevo tentato invano di contrapporre alla forza bruta di un re. Di un re fasullo, ma pur sempre tale. Stavo pagando col sangue ed il dolore un mondo fatto di lustrini e buoni propositi, stavo sperimentando sulla mia candida pelle cosa si provava a difendersi dalla morte con la forza della sola fede e dei soli ideali.
E posso giurare a me stessa, e a chiunque altro, che piegata dal dolore in una pozza di sangue, il mio cuore e la mia anima a tutto riuscivano a pensare meno che alla mia nobiltà d'animo e alla mia fede. Forse, semplicemente, non credevo abbastanza per potermi salvare da quell'agonia.
Ero sul punto di lasciarmi andare, di far si che mi prendessero la vita una volta per tutte, anche se il loro padrone voleva vedermi soffrire sarei semplicemente morta per colpa di un morso accidentale, sarebbe finito tutto velocemente, avrei espiato le mie colpe.
Al diavolo i sogni di ribalta, il desiderio servile di entrare a far parte di qualcosa di più grande, di riportare l'ordine nel caos, di portare la luce nella tenebra. Ci sarebbero stati altri eroi, altre leggende in quel mondo in grado di riuscire laddove io non avevo nemmeno iniziato a lavorare. Per l'ennesima volta nella mia vita mi sentivo vulnerabile, indifesa, era come se le mie convinzioni non fossero mai abbastanza forti per reggere il colpo, se la mia convinzione e impareggiabile fede nella via del Sovrano fossero solo un intralcio. Se davvero esisteva, se davvero tutte le mie preghiere avevano mai avuto un senso, perché mi stava lasciando morire in quella maniera indegna?
Se nemmeno Dio voleva che vivessi, perché stavo lottando?
Abbassai lentamente le mani, mentre il dolore delle ferite era così forte che la vista mi era venuta meno, le lacrime scorrevano copiose sulle mie guance e poi giù, sulla nuda terra, mescolandosi in un turbinio squallido di sangue ed erba.
Era finita, il dolore si stava allontanando, attorno a me tutto divenne ovattato e biancastro, un brivido freddo mi percorse la schiena e non riuscii più a capire se le bestie stessero o meno infierendo ancora sul mio corpo martoriato.

L'ultima cosa che vidi, prima di dover chiudere gli occhi e gettarmi in un mondo fatto solo di suoni, fu l'ombra di uno dei segugi che alzava la testa e drizzava le orecchie. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, qualcosa che io non riuscivo minimamente a vedere o sentire. Nel giro di qualche istante tutti i cani presero a fuggire lasciandomi moribonda in una pozza di sangue. Non avevano nemmeno avuto la grazia di finirmi, di lasciare che me ne andassi dal mondo lontano dagli occhi di tutti, in solitudine. Mi avevano lasciato a marcire come una carogna, senza avere il buongusto di recidermi la gola e farmi assurgere all'aldilà. Mathias Lorch, in fondo, aveva ottenuto perfettamente quello che voleva: mi aveva dato una dimostrazione di quanto la vita può essere ingiusta, meschina, illusoria. E mi aveva dispensato tale saggezza nella maniera più brutale, e congeniale, che la Guardia Insonne conoscesse.
Mi scoprii a pregare, quasi come preda di un delirio febbrile, sussurrando dalle labbra sbiancate e ricoperte dallo scarlatto del sangue, parole balbettate, preghiere senza senso, quasi come il mio inconscio cercasse di redimersi prima di morire. Eppure sentivo, nel cuore e non nella testa, che quell'incubo era solamente all'inizio.


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B. 5% - M 10% - A. 20% - C. 40% - M. 80%

Capacità Speciali: 1 Resilienza 1 Tenacia (2)
Stato fisico: Basso da urto alla schiena, Basso autoinflitto al braccio sinistro, Medio al braccio destro + sanguinamento Basso, Medio al fianco. Alto + Medio + Basso totale. (Ferite varie quasi mortali dai cani)
Stato mentale: Illesa.
Riserve Energetiche: 25%
Stato Emotivo: Semi-incoscienza.

Equipaggiamento:
• Spada Bastarda (Arma bianca, spada bastarda)
• Braccio Corazzato. (Arma bianca, conta come maglio)
• Corazza Mista. (Protezione mista, metallo-stoffa, medio-pesante)

Passive:
• Figlia dell'umanità. (Passiva Raziale Audacia, non sviene sotto al 10% delle energie)
• Baluardo della fede. (Passiva Talento Guardiana I, capacità di lanciare difese istantanee)

Attive:
///

Note: Eccolo qua! Ho preferito non combattere i cani in modo canonico, anche per Azzurra non sarebbe riuscita a farcela. Ho preferito dare ampio spazio al fatto che i dieci la massacrano per buona sostanza e che lei, in questo momento, metta in discussione la sua visione del mondo e si chieda cosa serva realmente pregare se poi uno come Lorch, che agisce in modo così brutale, può piegare vite come nulla fosse. Mi è piaciuto fare questa digressione nella sua psiche e nel suo dolore, sicuramente l'approfondirò col contest! Alla fine ho fatto fuggire i cani come richiesto ^^ spero sia di tuo gradimento.
 
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view post Posted on 4/1/2015, 00:26
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I due uomini finalmente si mostrarono. Sorpresero il giovane corvo alle spalle che dopo un sussulto venne rassicurato nel riconoscere il volto dell'anziano avventore. Erano giunti dalla direzione opposta rispetto la fuga dei cani, e per loro somma fortuna Mathias Lorch era già andato via per percepire la loro presenza. Il giovane dei due era più preoccupato, e continuava a guardarsi attorno con una punta di timore.

« Presto, dobbiamo fare in fretta: tienile la testa sollevata. »

Il giovane ubbidì immediatamente sorreggendo il corpo di Azzurra, mentre l'anziano continuava a pronunciare sottovoce una particolare melodia ripetendo la stessa frase più e più volte.
Entrambi avevano lunghi mantelli verdi che li aiutavano a rimanere nascosti dagli sguardi indiscreti delle Guardie Insonni. Se fossero stati trovati la speranza di un Popolo sarebbe svanita insieme a loro.

« Siete voi... Mark Smith? »

Per qualche secondo il giovane Patrick fu ignorato. Poi l'uomo smise di recitare e poggiò semplicemente i palmi delle mani sul corpo della donna. La destra sulla fronte, la sinistra sul ventre. E il Corvo rimase meravigliato nel vedere le ferite ricucirsi lentamente, svanendo una dopo l'altra dalla pelle di Azzurra.
Finalmente, l'uomo anziano rispose.

« In persona. »

Mark Smith non era solo un uomo, ma un simbolo di speranza. Capo degli arcimagi di Basiledra aveva guidato la città contro la Guardia Insonne rimanendo l'ultimo faro di speranza quando tutti gli altri continuavano a spegnersi. Insieme a Fanie Elberim aveva formato la Resistenza, e dopo la cattura dell'elfa da parte dei Lorch era rimasto l'unico a guidare il popolo libero contro il Regno del Terrore.

« Dobbiamo andare, Maestro. »
« Si. Corvo, ti affido questa prode guerriera. E' guarita, ma dormirà ancora qualche ora prima di riprendere i sensi. E noi dobbiamo sparire di qui entro pochi minuti: quando Lorch si accorgerà della fuga dei suoi cani, tornerà ad indagare, e nessuno di noi è abbastanza potente da tenergli testa. »

« Cosa... non potete lasciarci così! »

La preoccupazione di Patrick era comprensibile, e nonostante la fretta dell'assistente Mark sapeva di poter perdere ancora qualche minuto. Continuò a parlare con la voce dura ma rassicurante che lo contraddistingueva.

« Quale alternativa avete? Venire con noi? Unirsi alla Resistenza vuol dire vivere nell'ombra, costantemente braccati e con l'ombra della morte sulle spalle. E non puoi prendere una decisione così importante anche per lei. »

Frugò lentamente nelle tasche del mantello, fino a tirarne fuori un piccolo foglio di pergamena.

« Dirigiti in questo luogo, a Basiledra. E' una casa sicura e può ospitarvi per qualche giorno senza problemi. E se volete combattere con noi... »
Il tono nella voce era aumentato, e Patrick vide chiaramente lo sguardo pieno di risoluzione del capo della Resistenza.
« Fra tre giorni nella piazza del Borgo Alto si terrà un'esecuzione. Lì ci prenderemo quello che Mathias Lorch ci ha sottratto...
Lì ci prenderemo la nostra Libertà!
»









CITAZIONE
E dopo un'assenza per cause di forza maggiore -ho segnalato il mio ritorno e le motivazioni nel topic apposito- è tempo dei giudizi!

Scrittura.
Senza dubbio sai quello che fai e hai uno stile scorrevole e piacevole alla lettura. Devo farti i miei complimenti quindi, magari rimproverandoti leggermente per la "tempestività" con cui rispondi: a titolo puramente personale ritengo che pensare un paio di volte alle azioni da compiere dia delle ispirazioni che l'enfasi della risposta rapida copre per forza di cose. Non dico quindi che il "prodotto" presentato non è di buona qualità, ma che potrebbe essere addirittura superiore.
Per il resto mi piace molto come hai deciso di interpretare il tuo personaggio, che mi sono divertito in questi pochi ma significativi turni di arrivo a mettere in situazioni particolari per forzare il suo carattere in una direzione piuttosto che in un'altra. Il risultato mi ha soddisfatto e hai ben gestito sia le parti creative in cui ti ho chiesto di inventare, che le parti interpretative -anche se col gioco la cara Azzurra capirà che purtroppo non tutto è rose e fiori in questo mondo, e le persone simili a Mathais sono la stragrande maggior parte-. In generale quindi, sii sempre pronto e preparato a nuove situazioni di gioco in cui la morale comune viene sempre messa in discussione, e con le quali il tuo Pg dovrà per forza di cose interagire, talvolta lasciandosi influenzare e talvolta uscendone impassibile!

Strategia
la parte strategica dell'arrivo era fondamentalmente mirata a studiare la tua gestione delle risorse in una situazione di "leggero vantaggio" contro il singolo Cane Brado, in una scelta disperata durante l'arrivo di Mathias, e in una situazione di totale svantaggio. Stando a questo è sempre vero che una scheda "nuova" possiede un comparto tecniche limitato e per questo tramite l'autoconclusivo ho potuto esaminare uno scontro a tutto tondo che comunque mi è piaciuto: sei riuscito a gestire ferite ed energie abbastanza bene e hai evitato di bruciarti tutto per rimanere scoperto in seguito.
In un autoconclusivo tuttavia si valuta anche la strategia che decidi di dare al tuo avversario, e se pensiamo che il povero Cane BRado è molto con ancora l'80% di energie a disposizione, senza dubbio poteva giocarsela meglio!
Il duello finale invece lo hai giustamente interpretato in maniera diversa rispetto ad un "combatto fino alla morte", e questa cosa l'ho apprezzata tanto riversando difatto quel post nei campi scrittura e sportività.
Per il resto voglio concederti il beneficio del dubbio perchè comunque apprezzo il modo di combattere realistico che non si appoggia più di tanto alla magia risolvitutto, e non vedo l'ora di vederti in azione con un bel duello ufficiale il prima possibile!

Sportività.
Fondamentalmente non compi strafalcioni di sorta, e non sei caduto nelle piccole trappole che ti ho teso. Tranne una: le lame di luce di Mathias. Hai peccato di ingenuità perchè da una parte avevo scritto che erano tecniche di potenza Media, ma anche che avrebbero ucciso i Png in caso di successo. ora, se da una parte è sempre vero che potenza=danno, è altrettanto vero che alcune tecniche possono essere bilanciate nel modo "uso un consumo X, può essere bloccato con un consumo di livello inferiore, ma infligge danni di un livello superiore". L'esca era quindi semplice, e avrei preferito che tu chiedessi delucidazioni in merito piuttosto che fidarti dell'istinto -vedi quello che ho scritto in scrittura: rifletti e prenditi i tuoi tempi!-, ma a parte questo ti sei comportato abbastanza bene, ed era solo una prova per l'eccellenza visto che sta sempre all'utilizzatore della tecnica specificare questi dettagli.

Alla luce di tutto questo, ti assegno la fascia Verde e 1000 Gold, lasciandoti la possibilità di fare un ultimo post in cui ti risvegli, e ricordandoti che per qualunque cosa via MP sono sempre disponibile a chiarimenti vari!



Edited by Capitan_Kuro - 4/1/2015, 15:18
 
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view post Posted on 4/1/2015, 18:52
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Rise of the Whisper. - Il confine superato.
Pour le Roi,
Pour le Pays,
Pour le Souverain.

Il volto di Patrick, ancora pallido e timoroso, si intravedeva appena alla tenue luce delle candele accese sul comodino consunto. Girai un poco la testa, strusciando la guancia contro un cuscino malamente imbottito e piuttosto rozzo, sicuramente costruito piegando alla rinfusa una coperta dentro una federa.
Mi faceva lievemente male la testa ma non sentivo nient'altro, né del dolore delle ferite, né il freddo delle catene che mi sarei aspettata di indossare. Mi girai di nuovo, guardando verso la fiamma della candela e riscaldando lo sguardo appannato e spento dal troppo dormire. Il giovane Corvo mi poggiò una mano sulla spalla, scuotendomi appena, quasi a volersi sincerare che mi fossi davvero svegliata e non fosse solo un riflesso involontario. Aveva un tocca delicato, la mano infreddolita e l'espressione sempre più preoccupata.
Mi resi conto solo in quel momento che la mia corazza era stata rimossa, forse perché ridotta a brandelli, ed al suo posto mi avevano messo una veste di lana, grezza ma non fastidiosa, per tenermi al caldo nonostante i numerosi spifferi che provenivano dalla penombra di quella stanza.

« Dama Azzurra! Siete sveglia... grazie al Sovrano, temevo di avervi persa nonostante... »
Parve fermarsi, come se non sapesse di preciso a come continuare la frase.
« Chi... dove siamo? » balbettai, cercando di tirarmi a sedere. Dovette aiutarmi. « L'ultima cosa che ricordo è di aver visto mia madre... »
« Vostra madre? No, dovete aver perso troppo sangue, c'era solamente Mathias con voi... e i suoi cani. »



Un brivido gelido mi attraversò la schiena al ricordo di quelle bestie infernali: sentivo ancora le loro zanne conficcate in profondità nella carne, la loro bava viscida posarsi sulle ferite ed infettarle lentamente. istintivamente mi guardai il polso destro ma non v'era nessuna ferita, né alcuna cicatrice. Era scomparso tutto e ciò che restava poteva tradursi in un inquietante pallore ed una forte anemia, ma niente che cibo e riposo non avrebbero guarito.

« Sei stato tu? A scacciare... i cani? »
Scosse la testa frettolosamente.
« E' stato Mark Smith! » al mio sguardo vuoto e privo di consapevolezza l'enfasi con cui aveva detto quel nome venne meno. Era certamente qualcuno molto importante ma che, per colpa di una mia sottile ignoranza, non conoscevo.
« Era il primo incantatore di Basiledra, un arcimago, durante la guerra è fuggito... credevo fosse morto sino a ieri, ed invece il sovrano ha voluto mandarlo da noi... »
Mi scostai dalla presa del sacerdote, tirandomi in piedi e barcollando sino ad un piccolo camino su cui giacevano braci tiepide.
« Ha detto... che tra tre giorni uccideranno qualcuno. »
Non risposti, continuando a fissare il crepitare morente del legname, ma Patrick proseguì a bassa voce.
« Ma questo non posso dirtelo con certezza... »


Qualcosa attirò l'attenzione del giovane, rimase a fissare la porta di quella piccola casupola con aria attonita, quasi si aspettasse di vedervi entrare chissà chi da un momento all'altro. Ad una certa qualcuno si mosse, attirando anche la mia attenzione, ma un gesto della mano - stranamente sicura - del prelato mi tranquillizzò.
« C'è qualcuno per te. »
 
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