Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La cour des miracles ~ Scelta

« Older   Newer »
  Share  
Il Senzanome
view post Posted on 10/12/2014, 21:03




l'indomani della morte di Lord Joturn Cousland...

« Oh, dei del cielo... » sussurrò Jorel, sgranando gli occhi.

Davanti a loro una grossa porzione del tetto collassò e svanì all'interno della caserma in fiamme, sprizzando un getto di scintille e fumo alto tre piani. L'edificio stava morendo nel fuoco, talmente tanto caldo che avvicinarsi era ormai impossibile, eppure le costruzioni vicine sembravano insensibili all'inferno - magia o qualcosa di simile, poco ma sicuro. E sul piazzale davanti, stesi a terra, i cinquanta soldati che avevano occupato la caserma.
Tutti sventrati come pesci.


« Hog, qui ce ne è uno ancora vivo! » gridò Jorel.
Hoggard si voltò. Il compagno era inginocchiato su quello che lui aveva scambiato per un cadavere, sorreggendogli la testa e cercando di ascoltare le parole sussurrate dal morente. « Cosa ha detto? »
« Non lo so, non ce la fa a parlare. »
L'uomo scrutò Jorel con occhi vitrei e alzò debolmente la mano, indicando. Hoggard seguì il suo dito tremulo, fissando la facciata di un edificio alle sue spalle.
E lì, scritto col sangue delle persone morte su quella piazza, era scritto:

Noi siamo le vere Guardie Insonni

« Merda! » Hoggard sgranò gli occhi. « Merda! » ripeté.
« Eh? » fece Jorel dietro di lui, per poi emettere uno squittio di sorpresa.
« Questa è... follia! » sbottò la Guardia Insonne. « Cosa diavolo pen- »

Una spada d'acciaio gli si conficcò nella schiena, uscendo dallo stomaco.

Per un attimo Hoggard guardò la lama insanguinata, sinceramente perplesso.
...
....poi crollò al suolo.

Due paia di stivali fecero il giro attorno al suo corpo, fermandosi davanti ai suoi occhi. Hoggard alzò debolmente lo sguardo e sgranò gli occhi. « Tu... » rantolò.
« Si. » disse il 'morente'.



« Io sono una vera Guardia Insonne. »

quattro giorni dopo...
Jason Bourict stava sorridendo.
Erano passati cinque giorni da quando Yusuf Holbert li aveva tirati fuori di prigione e condotti nelle foreste attorno a Basiledra, dove si erano uniti alla Resistenza. Cinque giorni da quando Bjarni Herjólfsson, suo comandante in campo, aveva fatto una chiamata volontaria per quella che agli occhi di uomini minori sarebbe sembrata una missione suicida. Cinque giorni da quando aveva accettato. Cinque giorni da quando avevano iniziato ad uccidere.

L'inizio era stato facile. La sua sacca conteneva tanti di quei diversi strumenti per camuffarsi che Jason avrebbe potuto impersonare chiunque, da un giovane sbarbatello fresco di recluta ad un'anziana matrona alquanto sovrappeso. Una volta rubate un po' di uniformi della Guardia Insonne dalla caserma che aveva colpito e con le informazioni di Lomerin Volkoff, impersonare quello o quell'altro soldato della Guardia Insonne era divenuto più che fattibile. Infiltrazione, eliminazione, sparizione. Talvolta prendeva persino il posto di un membro di una delle squadre di soccorso.
Prima di colpire anche le squadre di soccorso, beninteso.

Ovviamente non era stato tutto rose e fiori. Gli avevano dato la caccia... oh, se gli avevano dato la caccia! Parole d'ordine, Cani Bradi ed Hefford ovunque, misure di sicurezza sempre più rigide. E lui, invece di scappare via, era rimasto. Uccidendo, scappando, colpendo sempre dall'angolo più improbabile. A volte una decorazione di un edificio cadeva per caso sulla testa di un Cousland, mentre il suo Cane Brado scopriva che le tracce finivano nei luoghi più improbili - scomparse nel nulla. Altre volte il vino di un ufficiale era accidentalmente adulterato con veleno. Altre ancora porte e finestre risultavano stranamente impermeabilizzati con stracci, lasciando gli ignari militi addormentati a morire nel sonno. Si era tramutato nel mostro dei libri: difficile da trovare, creativo in come uccideva, sempre pronto a colpire i più deboli, i più vulnerabili. Di recente aveva sentito che le guarnigioni ai cancelli di Basiledra e alla breccia ancora aperta erano state triplicate. Probabilmente si trattava della solita esagerazione della gente comune... ma Jason Bourict non poteva fare a meno di sorridere ogni volta che ci ripensava.
Difficile non farlo, visto che in realtà lui era a sette isolati dal Cuore di Marmo.

Un improvviso risucchio lo spinse ad alzare la testa, sorridendo all'uomo che era appena comparso nel nulla in quella soffitta polverosa... per poi prontamente vomitare al suolo. « Bah! » sibilò disgustato Joseph Stone. « Queste stupide candele... »
« Queste stupide candele ci hanno salvato la vita più di una volta. » disse Jason, soffiando sul cero nero ancora in mano a Joseph. « Cos'hai per me? »
« Allora, vediamo... » Il mercenario tirò fuori una mappa della capitale, contrassegnata da una dozzina di segni, e l'adagiò su un mobile coperto da un telo. « Caserma, caserma, stalla, caserma, ufficiale, altra caserma... abbiamo finito i nobili, Yusuf se l'è presi tutti. » aggiunse l'ex-guardia, scrutandolo con occhi da cucciolo.
Jason sospirò. « Joseph... »
« Oh, andiamo! » protestò lui, spudoratamente. « Non puoi carpire i segreti del vecchio e aspettarti che noi tutti facciamo i disinteressati! »
« Non c'è nessun segreto, e tu sei un pettegolo. » Bourict alzò gli occhi al cielo, sorridendo suo malgrado, e si chinò per prendere la sua sacca da terra. « Ecco, prendi. »
Joseph guardò con espressione impassibile l'oggetto nella mano di Jason, prendendolo solo dopo una studiata esitazione. « Carino. Una fiaschetta di alcol. E piena di... -sniff- ...acqua. » esclamò, squadrandolo con occhi esageratamente spalancati. « Io... davvero, non so cosa dire... sono così commosso. »
« Non è acqua, è estratto di belladonna e mandragola. Inodore, insapore, una dose uccide un Cane Brado fra undici e tredici ore e un umano fra quattro e cinque. »

Joseph Stone sgranò gli occhi e lo guardò.
Lo guardò intentamente.
Poi sbuffò e disse: « ...oh. Nu-hu, col cazzo che ti chiedo come diavolo fai a saperlo. »
Le labbra di Jason si schiusero in un sorriso volpino. « Io prendo la caserma in via della Fontanesca, poi torno alla base. Essere una vera Guardia Insonne è stancante, sai? » Prima che l'altro potesse replicare Jason prese sacca e candela, accese quest'ultima e fece un passo in avanti ad occhi chiusi.

Il Primo passo affondò nella sabbia.
Il Secondo gli fece rivoltare lo stomaco per l'odore - aaargh,, di nuovo le fogne!
Il Terzo risuonò seccamente come cuoio contro legno, assieme ad urla sorprese condite da vere bestemmie da marinaio.
Al Quarto Jason Bourict aprì gli occhi.


La sua mano destra afferrò un coltello quasi prima di aver dato un'occhiata intorno. Il mercenario spense la candela con un soffio frettoloso, poi controllò che non ci fosse nessuno nella stanza dov'era apparso dal nulla poc'anzi. Era una precauzione necessaria: concentrandosi si poteva dare qualche indicazione aggiuntiva alla candela magica, ma Jason non sapeva dove sarebbe finito finché non compiva l'ultimo passo. Il desiderio-guida di questo viaggio (trovarsi in una stanza vuota all'interno della caserma) avrebbe potuto condurlo indifferentemente alla dispensa, alla lavanderia o, come aveva effettivamente fatto, all'armeria.
Era una magia potente, quella nel cero, ma con dei limiti.

Una volta controllato di essere solo, Jason sbarrò la porta e si mise al lavoro. Allora, armeria. Spade, lance, mazze, azze, scudi, elmi, archi, faretre... sarebbe stato carino spaccare tutto, ma avrebbe impiegato giorni a concludere. Non aveva nulla con cui bloccare permanentemente la porta e qualunque altra cosa sarebbe stata una seccatura al massimo. In media poteva aspettarsi che la stanza fosse usata da una dozzina di soldati alla volta: un'imboscata sarebbe stato un suicidio. Certo non era il luogo adatto per soffocare i soldati con quel trucco con gli stracci...
...
...oh.
...ooooh!

Sorridendo come uno scemo Jason frugò nelle varie cassapanche finché non trovò le uniformi di riserva. Le strappò e tagliò, ficcandole nelle fessure fra la porta e lo stipite. Archi, lance e faretre andarono al centro, in una pila disordinata. Un breve viaggio a lume di candela gli procurò un paio di balle di fieno, gettata con noncuranza sopra il legno delle armi.
Acciarino; scintille; fuoco.

Con un sorriso diabolico sul volto Jason Bourict prese le sue cose e sparì a lume di candela.

~

« Ehi, Bob... »
« Ti ho detto mille volte di non chiamarmi 'Bob', pulce! » ringhiò Bombastic Eccelsion, illustrissimo barista della prestigiosa taverna 'la Cornucopia'. Eccheccavoli! Sua madre, pace all'anima sua, non gli aveva dato un nome così favoloso perché individui poveri di spirito potessero affettarlo in siffatto modo.
« ...scuusa » borbottò Pulce. « Comunque, m'han chiesto il vino da Fortescuro e io l'ho finito, non trovo l'altro... »
« È nel retroscala dietro alla botte di acquavite: dove è sempre stato prima e dove sarà sempre. » rispose il signor Eccelsior, trattenendosi al pelo dal lasciar trafelare il Cretino passato nelle menti di entrambi. L'uomo scosse il suo testone, attonito di fronte alla infinita meraviglia (?) che è l'intelletto di quell'individuo. « Mi scusi. » disse con espressione contrita, rivolto al Cliente ('c' maiuscola, ovviamente!) seduto dall'altra parte del bancone. « È un sempliciotto smemorato... completamente perso per conto suo... mi tocca tenerlo, sennò chissà quale cattiva persona si approfitterebbe di lui... »

Il Cliente fece un gesto conciliatore con la mano e chiese un altro boccale di birra. Un tipo quieto, il Cliente, con una strana avversione per la carne al sangue ma una (graditissima!) tendenza a generose mance. L'uniforme era quella delle Guardie Insonne, un semplice soldato in licenza temporanea pareva, ma c'era un non-so-ché in lui... una quieta determinazione, del genere che lo facevan sembrare padrone del mondo (o almeno di Basiledra), ma nient'affatto come quel mare di disgustosi spocchiosi che venivano e pretendevano di bere senza pagare. Ha!

« Comunque, stavo dicendo... questo mio amico, quello al terzo distretto, va lì e dice al conestabile- »

Un botto sordo interruppe maleducatamente il suo racconto. Bombastic aggrottò le folte sopraciglia e lanciò un'occhiata escoriante al becero cafone che aveva avuto l'audacia di entrare nel suo locale con la grazia di un elefante in tutù. Il tizio, da quel cafone che era, lo ignorò altamente e squittì: « Attacco! »
« Di cuore, razza di stupido: è quello che mi hai causato! » ruggì Bombastic a tutto volume, giustamente inalberato. « Che diamine succede? »
Il poveretto diede un sol sguardo alle sue guance rubiconde, impallidì come un cencio e, deglutendo udibilmente, bisbigliò: « ...hanno attaccato la caserma. »
« Eeh?! » esclamò Bombastic, nel silenzio più assoluto (i suoi clienti lo conoscevano bene!). « Parla più forte, dannato figlio di un caciucco! »
« ...ho detto: 'hanno attaccato la caserma.' »

D'improvviso l'atmosfera nella sua taverna passò da silente-e-in-attesa a silente-e-nervosa, mentre più di uno sguardo si inoltrava alle finestre e alla di lì visibile caserma ora in fiamme. Bombastic Eccelsior si trattenne dall'imprecare villanamente. Fantastico, altri guai! Adesso i suoi clienti sarebbero stati più ansiosi, sarebbero stati più sulle spine, non avrebbero voluto essere dall'altra parte della piazza rispetto alla zona di un attacco dei piantagrane dell'elfa, le Guardie Insonni avrebbero interrogato i suoi clienti (senza bere) e i suoi clienti se ne sarebbero andati da lì (senza pagare)...

« Oh, fantastico... ci mancava questa. E sempre di venerdì, tra l'altro. » commentò apatico il barista, scuotendo la testa. Il suo sguardo abbattuto si posò sul Cliente. « Ma che passa per la mente di questi Ribelli, dico io? Sono tutti ammattiti, quelli lì! »
« L'hai detto. » rispose Jason Bourict, sorseggiando dal suo boccale. Sorrise. « L'hai proprio detto. »

~

Le cose iniziarono ad andare storte poco dopo cena.

Lo strumento principale delle Guardie Insonni nella ricerca dei ribelli, come la loro piccola... "escursione" (se così la si voleva chiamare) assieme a Bara-Katal aveva dimostrato, erano i Cani Bradi. Strumenti davvero impeccabili: tenaci, capaci di seguire una traccia persino in una tormenta e, soprattutto, intelligenti. Ciò detto, i Cani Bradi potevano fare ben poco se la loro preda aveva il vizietto di smaterializzarsi a mezzo candela. Qualunque prezzo Yusuf avesse pagato per quelle candele, per Jason era ben al di sotto del dovuto.
Ciò detto, non poteva certo sparire in una piazza piena di gente. Jason aveva bisogno di discrezione per i suoi trucchetti di prestigio. La Città Alta era (leggermente) meno sorvegliata e pieni di luoghi come la soffitta del compianto Joturn Cousland da usare come improvvisate sale riunioni o luoghi per riposarsi, ma la sua presenza in quelle vie era difficilmente giustificabile. La Città Bassa era decisamente più alla sua portata, ma era proprio lì che la caccia era più serrata. Trovare un luogo sicuro per scomparire era una questione di equilibrio.
L'unica, sottile debolezza della Candela di Babilonia.

Il punto era che il fantastico cero gli permetteva di far scomparire la sua traccia nei luoghi più impensabili... ma non di nasconderla. Cosa che puntualmente accadde poco dopo cena. Ovviamente era preparato all'evento. Yusuf li aveva avvertiti mille volte, insistente come una mamma col proprio figlio mascalzone, che le candele erano potenti ma non perfette, che dovevano avere un piano di riserva, essere pronti a tagliare la corda in ogni istante. E Jason aveva preso a cuore quegli avvertimenti.
Così, quando si accorse del gruppetto di soldati che facevano i finti tonti camminando verso di lui, Jason fece la cosa più adeguata alla situazione: corse.

Un coro di grida allarmate fecero esitare parecchie persone in strada prima di spingerle a farsi da parte. Più preoccupante, l'ansare pesante di un Cane Brado alle sue spalle mandò in frantumi le speranze di seminare rapidamente i suoi inseguitori. Cambiando piano all'improvviso, Jason si tuffò in un vicolo fra le case per togliersi dalla linea di vista dei soldati. La sagoma mostruosa dell'animale fece capolino dall'imbocco della strada - giusto in tempo per essere colpito da una raffica di coltelli da lancio. La bestia gridò arretrando, colpito ad un occhio e al naso, e in quell'istante di distrazione Jason lo rincorse dappresso e gli conficcò la spada nel palato, uccidendolo all'istante.
Si voltò, squadrando i soldati attoniti con sorriso sornione - spada sanguinante in mano, vestiti grondanti gocce cremisi e il cadavere di un Cane Brado che rotolava via, panico nelle strade e tutti che si affrettavano a togliersi di torno. Allungò la mano verso le lame visibili alla cintura. Le Guardie Insonni gridarono, affrettandosi a mettersi al riparo, e Jason ne approfittò per infilarsi ancora una volta nel vicolo. I soldati lo seguirono... con un po' meno baldanza di prima.

Per accendere la candela e svanire aveva bisogno di solo un minuto di tempo. Cosa mai poteva succedere?




sinistra, in basso!

Jason si chinò, schivando di poco il mazzafrusto del nemico, e imprecò sonoramente nel rimettersi a distanza di sicurezza. "Cosa mai poteva succedere", eh? I quattro miliziani che erano accorsi vicino all'altra imboccatura del vicolo precisamente mentre ammazzava i due idioti che l'avevano trovato, forse. Oppure il fatto che era stato costretto a scappare nella stessa strada da cui era venuto, ora completamente deserta. O forse la terza stramaledetta pattuglia che aveva pensato di fare capolino quando quasi aveva seminato la prima?
Ma, in fondo, cosa mai poteva succedere? Aveva bisogno di solo un minuto, eh!
...dannata sorte!

Al momento si era liberato della maggior parte dei suoi inseguitori, ma la cosa non sarebbe durata. Il fumogeno che aveva usato presto si sarebbe esaurito, e allora avrebbe dovuto affrontare i tre soldati che si agitavano in un mare di nebbia densa come burro. Con un fianco ferito e stanco dal continuo correre, la sua unica speranza era di tagliare la corda. Alla svelta. Il problema era che il suo attuale avversario era un colosso alto una o due teste più di lui, con una corazza da cavallo e abbastanza intelligente da capire che doveva solo prendere tempo.

Swiss!

...o magari spaccarmi il cranio aggiunse mentalmente Jason, schivando un nuovo colpo del mazzafrusto. Si, anche questo può funzionare.


Quello che è successo nella caserma: Jason ha semplicemente lasciato un fuoco acceso in una stanza sigillata. Il fuoco ha continuato a bruciare finché c'era ossigeno, poi quando l'ossigeno è finito sono rimaste solamente le braci e il calore. Quando le Guardie Insonni hanno sfondato la porta improvvisamente la stanza, caldissima e con braci disponibili, ha avuto un improvviso e repentino influsso di aria fresca per ricominciare la combustione... in un istante.
Risultato? Ka-boom.

Quello che è successo nel vicolo: L'idea di Jason era di uccidere alla svelta i due soldati iniziali, mettersi fuori vista per un minuto e scappare a lume di candela. Quello che gli è andato storto era che c'erano altri soldati troppo vicini al luogo dello scontro: alla seconda pattuglia ha capito che sarebbe stato imbottigliato, ha usato un fumogeno (tecnica illusoria bassa) ed è scappato dove c'erano meno soldati. Sfiga vuole che Mister Muscolo fosse proprio lì.

probabilmente irrilevante, ma...
<font color=black>Status fisico:
ferite varie da spada (medio) e danni interni (medio)
Status mentale: leggera confusione per perdita di sangue e botte (basso)
Energia: 100% -20% -0% -5% -5% = 70%

Titolo:
CODICE
<b> <font color=#00002C>Le cour des miracles ~</b></font color> <i>Scelta</i>


Edited by Il Senzanome - 11/12/2014, 10:21
 
Top
Lenny.
view post Posted on 15/12/2014, 16:19




La cour des miracles~
Scelta


Per fortuna la catena regge, posso restare aggrappato al secchio, a penzoloni come un impiccato, istinto, più che altro istinto, mi hanno preso sull'orecchio, che se mi centravano a quest'ora ero a mollo più sotto, che botta, non sento più niente, tutto risuona lontano, le grida, tenermi stretto, se svengo finisco affogato, almeno qui non posso prenderne più, merda, erano troppi, e io a mettermi in mezzo come uno stronzo, per uno che non conosco neanche, le braccia accidenti, devono tenere, le braccia o volo giù, se risalgo ne prendo ancora, se resto nascosto qui le prima o poi i muscoli cedono, che cazzo di situazione, gira tutto, le spalle fanno male, un bestione grandioso, mica me lo posso fare da solo, eh no, quello mi ammazza se torno su, ma merda quell'altro poveraccio lo staranno massacrando, quanti sono? tre, quattro, chi ha avuto il tempo di contarli, ce li siamo trovati addosso, è cominciato all'improvviso, che cazzo ci fanno nella Città Bassa, mentre giro tranquillo ad alleggerire la borsa di qualche mercante pasciuto, mentre la gente se ne sta buona buona a bere birra, a raccontare qualche balla, a parlare male dei nobilastri, le braccia, tengo duro, si, affogare così, che razza di morte è, dopo tutto quello che ho passato, tutti i posti da cui sono uscito vivo, o forse è così che deve finire, ti salvi dagli eserciti, dagli sbirri, e poi crepi come un topo affogato per colpa di non essere stato fermo, non mi riguardava, e mi sono messo in mezzo, eccheccazzo, tre in armi contro uno, grandi soldati quelli della Guardia Insonne, mettere a soqquadro tutta la città per correre dietro a un povero bastardo, la gente che indica e si allontana, io che perdo l'occasione giusta per tagliare la borsa, a questo punto che faccio, mi metto in mezzo tra loro e lui, provo a rallentarli, che ne so, faccio lo sgambetto al primo che passa, resto in mezzo alla stradina a fissare il secondo, quello ringhia come un cane rabbioso, io sorrido strafottente, e quello dietro, un gigante pelato, mi carica contro la faccia un mazzafrusto grande il doppio di me, eccheccazzo, volo giù in questo pozzo schifoso, crederanno che son morto, e quel poveraccio a quest'ora lo avranno già sgozzato, le braccia merda le braccia, devo tirarmi su, coraggio, issa, non posso finire in fondo a 'sto pozzo schifoso, non posso crepare così, come un coglione,, forse quello è ancora vivo, perché si, non mi sarei messo in mezzo per qualsiasi ladruncolo scoppiato, non l'avrei fatto per tutti, questo voglio riuscire a dirtelo, ne ho conosciuti troppi amico mio, ma tu hai del fegato, far incazzare la feccia di Lorch a quel modo non è mica da tutti, issa, devo risalire, così, eccomi, sono sull'orlo, ancora una spinta, ci sono.

Vagun strinse i denti mentre risaliva in piedi, il respiro ancora affannato. Erano tre soldati, tutt'intorno allo sconosciuto, finito di schiena contro il muro, la fuga terminata in un vicolo cieco. Era spacciato, e doveva averlo capito anche lui visto che restava lì, impalato, a sfidarli come se fosse il più forte. Senza neanche rendersi conto di cosa stesse facendo, Vagun cominciò a raccogliere la catena, e urlò con quanta forza gli concedessero i polmoni.

« Ve lo faccio vedere io quanto può essere rognoso un goblin, messeri! »

La scena si fermò, come stampata su una pagina. Vagun barcollò appena, quasi rischiava di perdere l'equilibrio, di tornare giù nel pozzo. Doveva sembrare proprio uno stronzo maledetto. Intanto il gigante che credeva d'averlo affogato diventava paonazzo. Si fece sotto, il mazzafrusto levato come un randello. Vagun invece restò ad attenderlo, fermo, ormai aveva tirato su tutta la catena e aveva il secchio in mano, vieni, pensò, vieni a farti staccare quella gran testa di porco che tieni sulle spalle. Cercò con lo sguardo lo sconosciuto, messo alle strette.

« E tu segui il consiglio di un amico: abbassa la testa. »

Fu un suono sordo, un tonfo secco, uno solo, che piegò il metallo e fece volare una pioggia di denti. L'energumeno andò giù come un sacco vuoto, senza un gemito, sputando pezzi di lingua. Fu allora che il goblin cominciò a far roteare la catena, sempre più forte, un vortice incontrollabile. Il secchio colpì teste, schiene, volteggiò sempre più lontano da lui, la catena gli segava le mani, ma li vedeva cadere, correre verso la strada senza raggiungerla, la Giustizia del Secchio era implacabile, roteava, roteava, sempre più forte, non lo teneva più, ormai era lui a trascinare Vagun, era una mano divina, il goblin poteva giurarlo, del dio che gli umani avevano fatto incazzare a morte. Uno strattone finale, e il secchio finì incagliato, bloccato oltre il bordo di un balconcino sopra la sua testa. Un'occhiata sul campo di battaglia: uh, sbuffò Vagun, stesi tutti. Qualcuno mugolava, si leccava le ferite tramortito, lo sguardo sui coglioni. Chissà se l'amico era stato abbastanza saggio da seguire il consiglio di un pelleverde. Saltò e traballò verso di lui. Un giovanotto alto e smilzo, capelli paglierini e rada barbetta incolta. Un inseguimento simile era capitato anche a lui poco tempo prima, e un aiuto del genere gli avrebbe fatto abbastanza comodo. Come angelo sterminatore intanto non se l'era cavata affatto male. Un'immagine forse appena boicottata dalle parole che rivolse allo sconosciuto, ovvero le prime che gli passarono per la testa.

« Giuro, non lo avevo mai fatto prima. »

 
Top
Il Senzanome
view post Posted on 30/12/2014, 13:11




Rinchiuso nella sua prigione mentale, il Senzanome osservava.

L'altra metà di sé ('Jason Bourict', affascinante quanto scapestrato nome) stava imparando. Solo: dannazione, quanto era lento! Basiledra era ormai un campo di addestramento perfetto, con letteralmente migliaia di differenti bersagli da poter colpire a proprio piacimento e innumerevoli vie di fuga disponibili... tuttavia si fidava a suggerire al subconscio dell'altro sé solo in un insieme di semplici, trite e ritrite mosse di spada e pugnale. Quel poco che aveva compiuto con fuoco e veleno era onestamente scoraggiante.
Com'era possibile che condividessero così poco?!

Con un sospiro interiore il Senzanome accantonò il problema e si accinse a rimediare a quello sfortunato (si fa per dire) disastro. Agirono come una squadra - lui dando direzioni, Jason schivando e rispondendo come opportuno - finché l'effetto del fumogeno non terminò, lasciandoli scoperti. Uno di loro cadde, ammazzato da un coltello lanciato prima che potesse notarlo, gli altri due lo pressarono. Si mantennero mobili, schivando e danzando spade e mazzafrusti, mirando a colpire avambracci e cosce. Più di una volta la loro spada colpì le lunghe braccia mulinanti del colosso, strappandogli un ringhio di frustrazione, e più di una volta i due nemici dovettero arretrare davanti alla replica furibonda del loro massiccio collega: il mazzafrusto, dopotutto, richiedeva molto spazio libero.
Più di una volta Jason e il Senzanome sfruttarono immediatamente il fatto, costringendoli a dividersi e a lasciar loro spazio di manovra.
Non per sempre.

Nel momento in cui Jason si ritrovò con le spalle al muro, il Senzanome non seppe più come aiutarlo. Non che la situazione fosse realmente così disperata come sembrava... esistevano decine di modi in cui si poteva cavarsi fuori d'impaccio da una simile situazione... era solo che Jason non li conosceva. Nè era preparato ad usarli. O ad improvvisarli lì sul momento. Spada e pugnali erano grandiosi, ma v'era un limite a ciò che potevano fare. Tre avversari che lo circondavano? Un'alabarda andava bene. Un tridente era ancora meglio. Una frusta era eccezionale. Ma spada e pugnale? Assolutamente no.

E poi arrivò il goblin.

Non aveva altro modo per dirlo: e poi arrivò il goblin, con la stessa semplicità di chi dice 'e poi arrivò l'eroe'. Perché, davvero, chi se non un eroe prende a secchiate in testa tre soldati professionisti per salvare il povero donzello in difficoltà, gettatosi a pesce sulla strada per schivare l'ira funesta del Secchio degli Dei? Ci mancava solo che i capelli di Jason fossero lunghi e con le treccine: l'interprete perfetto per una romanza epica!
E con la vera umiltà di un vero eroe, egli disse...

« Giuro, non lo avevo mai fatto prima. »

Si fissarono in silenzio, loro tre: spirito incorporeo, inaspettato salvatore e guerriero (non molto) incallito.
Poi il Senzanome...

~


...scoppiò a ridere.

« Fortunato me, allora. » esclamò Jason, e rise ancora una volta. « Oh, cielo! »

Ancora ridacchiando come un matto, si rialzò con appena una smorfia di dolore (diavolo, si era quasi scordato della ferita al fianco) e si diede un momento per diede un'occhiata attorno. Il suo sguardo si posò istintivamente sui tre a terra, valutandone clinicamente l'entità della minaccia, poi analizzò con la massima compostezza l'ambiente circostante. Infine, finalmente soddisfatta dell'assenza di qualsivoglia imminente pericolo, la morsa gelida che aveva serrato la sua mente per la durata della battaglia iniziò a sciogliersi.
In maniera del tutto accidentale, quello fu anche il momento in cui Jason si rese conto per la prima volta quanto era andato vicino a lasciarci la ghirba.

« Whieuf... » sussurrò.

Un pensiero abbastanza inquietante, a dire il vero.
Non la possibilità di crepare, si badi bene: quella di essersene accorto solamente in quel preciso istante. L'ennesima dimostrazione di come nella sua testa c'era qualcosa di diverso.
Un 'qualcosa' cui, onestamente, non era sicuro di voler pensare.

« Sai, penso sia ora di andare. » commentò con levità, come se non stesse perdendo sangue da una ferita al fianco e almeno un'altra mezza dozzina di taglietti. « Prima che arrivino altre guardie e compagnia bella. » Dalla sua gola sfuggì un 'mm' di circostanza. Poi all'improvviso, come se una vocina gli avesse sussurrato nell'orecchio, il suo sguardo si posò sul goblin. « Suppongo tu non abbia un piano di fuga...? »

 
Top
2 replies since 10/12/2014, 21:03   69 views
  Share