E rieccomi con un nuovo appuntamento di questa nostra rubrica!
(faccio tanto Federica Panicucci così
)
Quest'oggi la mia testimonianza riguarderà un manga che, per le sue premesse, si era prepotentemente impadronito delle prime posizioni nella mia personale lista di Preferiti per questo genere (con mia grande sorpresa, dato che non ero mai stato un fan di questo tipo di storie
), per poi iniziare pian piano il suo inesorabile declino...
Most Disappointing Manga
Watashi ga Motenai no wa Dou Kangaete mo Omaera ga Warui!
Tradotto un po' alla buona, Wikipedia riporta il titolo di questo manga in italiano come "Dite quel che volete, ma è colpa vostra se sono una sfigata", rispecchiando molto bene la tematica centrale dello stesso: la vita da emarginata della protagonista, la quindicenne Tomoko Kuroki.
Chi è questa Tomoko? E' un'otaku, un'amante dei videogames (sopratutto dei dating sims, ma su questo tornerò più avanti) e degli anime. "OMG, è perfetta!!! ", penserebbe (magari anche piuttosto superficialmente) la maggior parte di noi.
Nope, nope.
La prima cosa che salta all'occhio del lettore è il realismo. Il Sol Levante, benché patria di uno dei popoli più laboriosi ed intraprendenti della storia, ha una delle società più squilibrate di sempre, ed i giapponesi ne sono più che consapevoli. Innumerevoli, infatti, sono i manga a tema sociale, che trattano delle vite di giovani dalle belle speranze distrutte o deturpate dall'azione di una società ultra-tradizionalista, rigida ed esasperante, che pretende l'eccellenza e scarta con gelida indifferenza la mediocrità.
"E' colpa della società". Ovvero, "è colpa vostra". Non è un caso che il titolo reciti così. L'autore, Nico Tanigawa, ci manda un messaggio chiaro (brutalmente esplicitato nei primi capitoli della sua opera): sì, il Giappone è fatto così; e sì, voi la state anche prendendo a scusa.
Quello che fa, in pratica, non è negare il ruolo (assolutamente evidente) della società nell'emarginazione dei suoi "figli più deboli" (i brutti, coloro che non eccellono negli studi o nello sport, chi non ha un talento particolare, un'aspirazione...tutte caratteristiche proprie della nostra protagonista!), ma nemmeno si mostra accondiscendente nei confronti dell'auto-vittimizzazione dei soggetti interessati, poiché questa è concausa delle loro sventure.
Attraverso Tomoko e le sue esperienze, che si svolgono al limite del tragico e del comico, Tanigawa ci mostra non solo cosa significhi la solitudine in un mondo affollato, ma anche quanto più soli ci si possa sentire quando si crede che la soluzione sia odiare chi non ci apprezza (o che anche semplicemente supponiamo che non lo faccia) e costruirsi un fragilissimo castello di illusioni.
Tomoko è strana, confusa e superba. C'è un po' di lei in tutti noi: è la parte di noi stessi che si auto-lede a causa delle paure e dell'insicurezza, quella che ci fa pensare di essere comunque migliori degli altri anche quando, sotto sotto, ci sentiamo profondamente infelici e soli.
E poi diventa un gag manga mediocre.
Sì, così. D'un tratto. La storia, estremamente promettente all'inizio, subisce una battuta d'arresto improvvisa: le situazioni-limite in cui si cacciava Tomoko e che ci facevano ridere e stringere il cuore diventano scenette stereotipate ed insipide; il personaggio non cresce più, si avventura in un lungo susseguirsi di scene da macchietta e perdere tutto il suo fascino; si fa perno sulla stranezza di Tomoko e si dimentica il suo lato umano, sofferente ma in crescita, a favore di una metamorfosi in semplice macchietta stereotipata.
E io piango.
Punto forte: Realismo, equità ed empatia. Il modo in cui sono trattate le vicende che coinvolgono la nostra protagonista non sono mai falsati per il bene della narrazione, o per addolcire la pillola: Tomoko vive una vita deprimente, per colpa della società in cui vive E per colpa sua, in parti uguali. Eppure non puoi trattenerti dall'abbracciare lo schermo tentando di regalarle un po' del tuo calore umano durante le scene più drammaticamente tragi-comiche, contenute nei primi capitoli della serie...
Punto debole: ...gli altri capitoli della serie. Un'opera promettente come poche riesce a scadere in una tiepida parodia di se stessa. Dannazione.