Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Condamnation Prior, contest dicembre

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view post Posted on 18/12/2014, 22:46
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CONDAMNATION PRIOR

Shimmen guardò la spada di Sigrund Lorch ricoprirsi di ghiaccio, ammantandone la bellezza in una crisalide di candidi fili di neve. Ascoltò le parole del capo della Guardia Insonne, rivolto ai soldati della Schiera del Drago Nero, ancora asserragliata dietro le sue patetiche barricate; non erano quelle la vera forza di tali soldati, lui lo sapeva bene, bensì quello che c’era nei loro cuori. Erano gli ideali, i sogni che spingevano a lottare, a battersi per una libertà o per qualsiasi altra cosa in cui credessero in quel momento.
Sui capelli dei soldati si posarono delicati fiocchi di neve, minuscoli frammenti brillanti di pietra mutata in ghiaccio dal potere gelido dei maghi. Rabbrividì, sentendo le braccia nude formicolare a contatto con l’aria improvvisamente fredda, ricordando le selvagge e bellissime terre del Nord, le montagne imbiancate ed il vento sferzante dell’alba sulle vette.
Anche allora se lo sentiva sulla pelle, quel brivido di potere, nella carne e nell’anima quel senso assoluto di possibilità. Era per tale momento che aveva vissuto, per questo istante aveva trascorso lunghe notti insonni a rimuginare, miglia infinite su strade e sentieri; sempre per questo aveva insozzato i propri stivali nel fango dei vicoli e su marmi preziosi, alla ricerca di informazioni che potessero portarlo al suo scopo: godere della possibilità di decidere della vita di un altro uomo. O della sua morte, che era la stessa cosa.
Levò lo sguardo al cielo ingrigito, sopra i rossi tetti delle dimore di Borgo Alto, e spinse la vista attraverso le nuvole di fumo levatosi dalle case in fiamme. Lui vedeva oltre quel cielo, vedeva l’immagine di sè stesso trionfante, troneggiante in mezzo ad una piazza di folla plaudente che lo acclamava come giustiziere mentre lui, modestamente, si schermiva pur essendone segretamente compiaciuto. Era esaltante, il pensiero di tenere tra le mani la vita di un uomo; era fottutamente squisita, la gioia di decidere il destino di un'altra creatura come lui. Era, e lo scopriva adesso con un febbrile battito del cuore, una parte nascosta ed oscura della sua “hira”, della sua vera natura; immersa e fusa con l’immagine del nobile ma decaduto samurai e con la figura neutrale dell’avventuriero figlio del Caos, che sembrava essere ovunque accadessero eventi importanti per la storia dei Regni.
Condanna o assoluzione?
Vendetta o perdono?
Non aveva dubbi mentre tornava a volgere lo sguardo ai laceri soldati della Schiera del Drago Nero, ovviamente, e dubbi non ne lasciava all’esterno il ghigno estatico sul suo volto.
Osservò con approvazione i soldati nemici che si arrendevano, che posavano le armi sull’acciottolato della strada. Ripensando con ben poco piacere a quando era toccato a lui compiere un simile gesto li rispettava ancora di più per questa loro decisone. Era soddisfatto di non doversi battere, anche se non avrebbe esitato ad ucciderli tutti pur di conquistare il Cuore di Marmo della città ... tanto meglio per tutti se era possibile evitare altro spargimento di sangue: non erano loro i suoi obbiettivi.
Chissà poi se avrebbe rimpianto questo giorno in futuro, si chiese mentre il comandante della Schiera, un’elfa di nome Fanie che in passato era stata la cosa più simile ad un amico che avesse avuto, si avvicinava per parlare con il Generale Lorch. Ora poteva valutare il passato con occhi diversi, più saggi forse e più segnati dalla vita ... però lui non era un idealista e lo accettava come un dato di fatto, non valutava le cose “per i bene di tutti”, come quei valorosi che difendevano ad armi tratte il cuore di pietra di una città rovinata dagli stessi che la governavano, Re, Principi o Corvi che fossero.
No, lui avrebbe seguito il suo istinto ed il suo cuore, nel pronunciare quella sentenza e al diavolo le conseguenze! Al diavolo le sorti di un mucchio di sconosciuti che non centravano nulla con la sua vita, se poteva ottenere quello che voleva! Non desiderava certo il male per gli altri ma si rendeva conto che non gli importava granché della loro sorte, se vi era in ballo lo scopo che si era prefisso: sul punto di restituire le umiliazioni e l’arroganza subita da parte di chi una volta era potente e ne aveva approfittato, aveva ora la possibilità di cambiare il futuro del mondo con un solo colpo di spada, soddisfacendo al contempo ambizione di gloria e sete di vendetta.
Non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione.
Io ucciderò Caino.
Sigrund Lorch!
Il Kasumaki si portò quindi in avanti rispetto alla linea di soldati della Guardia Insonne, suscitando in tutti un’occhiata stupita per quel giovane sconosciuto dai capelli rossi che osava affiancarsi al famoso Generale, a parlare a nome di chi poi? La spada ancora stretta nella mano destra e l’espressione visibilmente alterata da una forte emozione ma pur sempre decisa nei suoi intenti, quali che fossero.

Sigrund Lorch si girò a guardarlo al pari di tutti, fissandolo con occhi che non conoscevano il dubbio sotto la leggera pioggia di neve che ancora cadeva sulla strada e sulle corazze della Guardia Insonne. Chi sei? Non ti ho mai visto. Sembrava domandare mentre come sempre prendeva nota con uno sguardo di ogni dettaglio della persona che aveva dinnanzi: da quei lineamenti così tipici che lo indicavano provenire dal profondo dell’Est, a quegli insoliti capelli color della fiamma, a quel luccichio di esaltazione febbrile che si scorgeva in profondità, a quella spada che lui teneva tra le mani, puntata verso il basso. Non era una posizione da cui sarebbe stato facile attaccare, pensò come prima cosa, portando quasi inconsciamente la spada ghiacciata in una posizione che gli avrebbe permesso di parare un colpo con rapidità, se fosse stato necessario. Non si poteva mai dire, da uno che non era un suo uomo e Basiledra non era ancora sua, dopotutto, anche se lo sarebbe stato ben presto. Cosa vuoi, in questo momento? Ti si legge negli occhi che hai qualcosa di terribilmente importante per la testa; che non sei un comune soldato delle mie truppe.
La sua curiosità venne subito soddisfatta, con l’arroganza e l’impetuosità dei giovani, di quelli non hanno ancora imparato a controllare i propri impulsi, ma anche con una decisione che lo incuriosiva: l’avventuriero, perché tale doveva essere, non nascondeva il suo stato d’animo ed anzi, dal vederlo, sembrava proprio che fosse una forte emozione e non un motivo razionale a spingerlo in azione. Non era certo se gli piacesse quella propensione a farsi dominare dalle emozioni, era di certo una debolezza ma anche una potente spinta a perseguire i propri obbiettivi.
Sono Shimmen Kasumaki, Scudiero del Nord e Signore di Vallegelata, per diritto di conquista. La vita del Priore mi appartiene, e con lui quella di tutti i servi del Sovrano! Se qualcuno ha il diritto di scuoiarlo come un cane bastardo, ebbene ... quello sono io.





La condanna è qui intesa come “condanna a morte” nei confronti del Priore Caino, che Shimmen esprime durante la scena della quest “ il Destino dei Re”.
Condanna è qui intesa anche come “diritto di condannare”, o libertà o possibilità di farlo, una sorta di gioia interiore che esemplifica la brama di potere sui propri simili che vi è nell’animo della maggior parte degli umani, Shimmen compreso: il potere di disporre a piacimento della vita di un loro simile, di influenzarla almeno pesantemente. Il Kasumaki ne riconosce l'esistenza, la scopre al di sotto di quella spoglia onorevole o perlomeno neutrale che cerca di costruirsi attorno a beneficio degli altri, e ne è sia affascinato sia intimidito, intuendo dove una simile brama di potere possa portare se lasciata libera di svillupparsi senza freni.
La domanda da cui sono partito per scrivere il contest è appunto la seguente: come mi sentirei io, scrittore, e come si sentirebbe Shimmen ad avere il potere, il privilegio e terribile responsabilità di decidere della vita di un'altra persona? Saprei/saprebbe decidere con giustizia ed idealismo (lo stesso idealismo rappresentato dalla Schiera del Drago Nero, a sua volta rappresentata da Fanie) oppure mi farei/si farebbe influenzare da considerazioni di tipo personale, legate ad un rapporto specifico con la persona in questione?
Shimmen sceglierebbe senza dubbi la seconda opzione: infatti è sicuro del proprio diritto a condannare Caino e gli altri appartenenti all'ordine dei Corvi, per via delle esperienze che ha avuto e per via del suo passato come samurai, il quale gli fa ritenere perfettamente legittima la vendetta dei torti subiti. Inoltre essendo un agente del Caos, a suo modo di vedere, non è malvagio in sè e per sè (anche se qualcuno potrebbe considerarlo tale): semplicemente non considera "male", e quindi passabile di condanna morale, un'azione che non sia stata iniziata con lo specifico scopo di arrecare danno ad altri ... quindi il far del male "involontariamente", nel mirare ad uno scopo, non lo tange più di tanto ed è per questo che accetta di unirsi alla Guardia Insonne, contro la sua stessa città.
E' tuttavia interessante notare la contraddizione visibile quando, nonostante la certezza di essere nel giusto e nel "legittimo", sembra "chiedere" il permesso di mettere in effetti in pratica le sue parole: questo è spiegato dal fatto che al momento lui stà combattendo insieme una fazione che fino a pochissimo tempo prima ha aspramente contrastato, in cui ha molti nemici e molti gli sono ostili. Di conseguenza, con molto opportunismo, cerca nella risposta del Lorch (che sarà positiva ma non sbilanciata), una sorta di "giustificazione" per quello che ha intenzione di fare in seguito.


Edited by vulcano1 - 29/12/2014, 14:39
 
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