Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

in memoriis, Contest Dicembre 2014 ~ Passato

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view post Posted on 25/12/2014, 11:10
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in memoriis
« non c'è spazio per intrecciare le dita di un altro fra le nocche di un pugno chiuso. »



« Ti dico che è vero. » disse Lucian guardando in cagnesco il compagno. Fra le mani teneva un arco che aveva il doppio della sua età e a malapena sembrava in grado di scoccare una freccia. « Ogni anno, su questa montagna e in questo giorno, arriva da nord un drago e ci si nasconde per un po'. »
___Maxwell iniziava a essere stanco sia di vagare senza meta sul fianco del rilievo, sia di sentire per l’ennesima volta quella storia, ma non rispose subito. Manifestò il suo disappunto con un’occhiata di gelido disprezzo, maledicendo il giorno in cui aveva promesso all’amico di accompagnarlo in quell’avventura.
___« Ammettiamo che sia vero. » gli rispose con aria stanca, sfregandosi le palpebre chiuse con le dita delle mani. « Perché andare a cercarlo? Non ci tengo a finire arrosto. »
___Lucian era un uomo di mezz’età, brutto e segnato dal tempo. Il suo viso era solcato da una lunga cicatrice che deformava le sue espressioni, rendendole incomprensibili per chiunque non lo conoscesse da tempo. Gli era stata lasciata da un’accetta durante un litigio al villaggio ed era diventata subito il tratto più ingombrante della sua figura, cacciando con arroganza ogni aspetto della sua precedente personalità. In paese avevano iniziato a chiamarlo “Lucian mezzo-sorriso” e da quando quel nomignolo gli era stato affibbiato, pareva che avesse iniziato a sorridere molto più spesso. Perciò, nell’espressione di distorta euforia che ricevette in risposta, Maxwell vide l’intenso e folle piacere di andare incontro a un pericolo, che lo spaventò un poco.
___« “Drago” vuol dire “tesoro”, Max! » esclamò lo sfregiato trascinandosi avanti lungo il percorso. « e poi le sai anche tu le storie… non tutti i draghi sono cattivi. »
___« Sì Lucian... favole. » ribatté l’altro indispettito. « Se due polli dovessero entrare in casa mia di soppiatto e io avessi la possibilità di arrostirli seduta stante, dubito che mi fermerei a discutere con loro su dove ho nascosto le granaglie. »
___Maxwell aveva sempre una lamentela per tutto. Era un uomo piccolo, povero e stanco, di quelli che preferiscono spendere il poco di energie che hanno a disposizione per dare la propria opinione su tutto e tutti, piuttosto che per tirarsi fuori dal pantano lagnoso in cui sono destinati a sprofondare. Ciò nonostante, oltre i veli sporchi del suo frasario annoiato si nascondevano spesso delle verità inoppugnabili.
___« Oppure credi che ci offrirà un tozzo di pane? Diamine, non avrei dovuto portare il mio arco! Che maleducazione! »
___« Ma sta un po’ zitto! Intanto cerchiamo di raggiungere la cima, poi vediamo com’è la situazione. »
___I due proseguirono per qualche minuto in silenzio, accompagnati solamente dal crepitio del fogliame che si spezzava sotto i loro piedi. Dall’interno della foresta non riuscivano a scorgere per bene il cielo, ma il più giovane dei due cacciatori dubitava che altrimenti avrebbero intravisto la sagoma di un drago passare sopra le loro teste. Erano anni che accompagnava Lucian in quella caccia ed erano anni che tornavano a casa a mani vuote, stanchi e insoddisfatti.
___Il freddo li costrinse a stringersi nelle loro pellicce e, quando il percorso si fece più ripido, il più vecchio dei due pensò che riprendere la discussione sarebbe stato un buon modo per scaldarsi e lasciarsi la fatica alle spalle.
___« Quando ero piccolo mia madre mi raccontava sempre questa storia; » disse con quella solennità che si trova solamente negli uomini quando parlano delle proprie mamme. « diceva che i draghi vivono in mezzo a noi, con l’aspetto di esseri umani, e che non si fanno scoprire perché sanno che altrimenti verrebbero cacciati per le loro ricchezze... » « Se non altro questo spiega perché non se ne veda mai nessuno. » lo interruppe l’altro a mezza voce. « ...ma se si è fortunati è possibile conoscerne uno, anche senza saperlo mai. Sono creature sagge e gentili, che vagabondano immortali per le strade di tutta la terra. »
___Maxwell finse di pensarci a lungo, cercando invece di spingere lo sguardo più in là possibile per scoprire quanto mancasse alla loro destinazione. « Mi sembra una storia da ragazzine. » disse infine, persino più scocciato di prima. « Non c’è nessun drago, né c’è mai stato. È stupido crescere generazioni di principessine alla ricerca del mostro nascosto che cambierà la loro vita; è per questo che poi gente come me e te finisce per restare sola. »
___Lucian sorrise orribilmente. « Per forza. » rispose gorgogliante, fermandosi a mimare il gesto di una donna che solleva appena la gonna e piega solamente le ginocchia in un inchino. « Noi il nostro drago non l’abbiamo ancora trovato. »

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I due proseguirono a passo sempre più lento, facendosi piccoli piccoli nelle pellicce e cercando di sfuggire al vento gelido che aveva iniziato ad artigliare il fianco della montagna. I percorsi che passavano da quel versante erano stati abbandonati da tempo e non ne restavano che miseri ricordi: budelli umidi che si stiracchiavano per il sottobosco, bui e opprimenti come le viscere di un gigante. Di quel passo ci sarebbero volute ancora diverse ore prima di raggiungere la vetta del monte e quel pensiero li scoraggiò velocemente; decisero di fare una breve tappa e di concedersi qualche minuto di riposo, deviando per un lungo tratto dalla via che si erano promessi di seguire in partenza.
___Situata al centro dell'angolo formato dalla giogaia vi era una sporgenza piuttosto riparata, che distava soltanto qualche centinaio di metri dalla loro posizione. Era un punto panoramico molto rinomato al villaggio, poiché si diceva che da esso si potesse scorgere la valle sottostante per intero. Il tempo e la terra vi si erano però adagiati sopra come su un mobile dimenticato, rendendolo mano a mano meno attraente: diverse frane avevano ostruito i percorsi più semplici per raggiungerlo e Lucian e Maxwell furono costretti ad aggirare la boscaglia e avventurarsi su per una pietraia, per dirigervisi.
___Si ritrovarono in breve tempo all'aperto, fuori dalla materna protezione che era offerta loro dagli alberi e faccia a faccia con la sbeffeggiante pendenza del rilievo. I massi su cui camminavano ballavano allegramente sotto i loro piedi e il vento spazzava con le sue risate brutali il fianco della sassaia. Una luce fredda e pallida schizzava allegramente da una superficie all'altra, svolazzando come una mosca intrappolata in un bicchiere e costringendoli a strizzare le palpebre per evitare di venirne accecati. Sotto di loro la valle si spalancava ampia e profonda come una bocca aperta che ansimava gli echi gorgoglianti di ciò che stava accadendo decine di metri più sotto e che potevano vedere appena. Come insetti preoccupati di svegliare il Dio su cui stavano camminando, i due cacciatori rallentarono bruscamente il passo e smisero di parlare del tutto; erano troppo intimoriti per capire che la montagna non avrebbe comunque potuto sentirli.
___Dopo qualche tempo, iniziarono a intravedere le rovine che si trovavano sulla sporgenza. I nonni del villaggio raccontavano che un tempo in quella posizione vi fosse una grande torre d'avvistamento, già abbandonata e difficile da raggiungere quando persino loro erano bambini. A quei tempi i ragazzi si sfidavano spesso ad avvicinarlesi il più velocemente possibile, scatenando meccanicamente le preoccupazioni dei genitori e procurandosi ben più di qualche frattura. Tuttavia, quando la montagna si era piegata su quell'angolo (per ben due volte nell'ultima metà del secolo) la torre era rimasta sepolta da quintali di pietra e il luogo aveva perso tutto il suo fascino. Tant'è che Maxwell e Lucian avevano deciso di dirigervisi solamente per ripararsi dalle raffiche gelide che avevano iniziato a penetrargli sotto le vesti.
___« Uuuff... » sospirò Maxwell quando finalmente raggiunsero la sporgenza, poggiando in terra la sacca che si portava dietro e iniziando a sgranchirsi le spalle con un movimento sgraziato. « Finalmente! »
___« Non avevo mai visto la torre così da vicino. » disse l'altro, che fissava con aria delusa l'unico riparo che avevano dal vento: un cumulo di rocce disordinato e pesante, abbandonato sulle radici di una costruzione recisa dalle forze della natura. L'unica ragione per cui potevano ancora distinguere le pietre che avevano composto l'edificio da quelle che l'avevano sepolto era la forma artificialmente squadrata delle prime. « ...non si può dire che non abbia visto giorni migliori. »
___« Un rudere inutile, come tanti altri ce ne sono qui in zona. » sentenziò Maxwell, che nel frattempo si era steso a terra e poggiava la schiena contro ciò che era rimasto di una parete. Fece un gesto ampio con la mano, abbracciando sia la valle che le montagne che si specchiavano al di là della gola. « La montagna non ha orecchio per i capricci; è troppo rischioso insediarla nella speranza di essere ignorati. Tanto meglio nascondersi nelle cantine di un re, piuttosto che mettersi contro un gigante. Almeno al primo puoi... »

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___Un rumore improvviso interruppe lo sproloquio del cacciatore, spingendo Lucian a muovere istintivamente il braccio in un gesto d'attesa. « Hai sentito? » gli chiese con vaga preoccupazione, più incuriosito che spaventato. « Ho sentito. » « Chi è là? »
___Si sentì il fruscio di una veste e, pochi secondi dopo, una nuova figura fece la sua apparizione da dietro una parete sbeccata, rivelandosi ai due cacciatori. Era un ragazzo particolarmente alto, dai capelli rossi e vestito insolitamente leggero per trovarsi in alta montagna. Il suo viso era dolce e sereno, disteso in un'espressione di pacifica gentilezza che mise gli altri due uomini immediatamente a loro agio. Venne allo scoperto muovendosi in maniera lenta e continua, come un corpo che affonda nell'acqua profonda, senza che i suoi piedi incontrassero alcun impedimento.
___« Non era mia intenzione cogliervi di sorpresa; » disse con voce tranquilla. « vogliate scusarmi. »
___« Non siamo stati... » mormorò Maxwell, immediatamente indisposto dall'aspetto attraente e dalle maniere impeccabili dello sconosciuto. « ...insomma, è solo che non pensavamo che ci fosse qualcuno. »
___« Eppure ci hai messo poco a scattare in piedi, Max. » lo derise l'altro con una smorfia distorta, prima di rivolgersi allo straniero col cipiglio sospettoso che solo un cacciatore superstizioso può assumere. « Non ti ho mai visto al villaggio e quei vestiti non sembrano nemmeno di queste parti. Chi sei? »
___Lo sconosciuto alzò le braccia, che si rivelarono cariche di bracciali dorati; le chincaglierie tintinnarono dolcemente, nonostante la flemma con cui era stato compiuto quel gesto, e i due cacciatori capirono che era quello il rumore che avevano sentito poco prima. L'uomo dai capelli rossi aveva anche alcune cavigliere identiche e copriva tutte quelle superfluità con una tunica rossa di tessuto leggero, orlata d'oro. Anche Lucian si indispose velocemente, a quella vista.
___« In effetti, immagino di apparirvi bizzarro. Tuttavia sono certo che gli uomini dell'Ystfalda non giudichino gli altri solamente dalla prima impressione, altrimenti dubito che sarei riuscito ad arrivare sino a qui. » rispose con voce controllata, accennando al proprio aspetto. « Potete chiamarmi Rubio; ho percorso molta strada per raggiungere queste rovine, da meridione. »
___« Io sono Lucian, lui è Maxwell. » si presentò lo sfregiato, disturbato vagamente dalla dialettica del loro misterioso interlocutore. « Pensavamo che questo vecchio rudere ormai non attirasse nemmeno l'attenzione degli uccelli, in tutta sincerità. Non ci aspettavamo di trovare qualcuno, qui. »
___Rubio sorrise amabilmente. « Un tempo questa era la mia casa. » affermò con gentilezza, di certo accennando alla sua famiglia. « Ma ormai è da più di un secolo che è stata abbandonata. Di recente mi sono ritrovato a dover passare di qui per compiere alcuni affari e mi sono chiesto che fine avesse fatto e se avesse resistito per tutto questo tempo. »
___« Beh, pare di no. » si intromise Maxwell con tono velenoso, attirando lo sguardo compiaciuto del compagno. « Dolente per il tuo viaggio inutile, amico mio. »
___« Inutile? Un viaggio non lo è mai. » lo scalzò Rubio, dandogli le spalle e osservando la valle maestosa e smisurata che si stagliava sotto di loro. « Soltanto, spesso ciò che si trova è differente dagli obiettivi che ci si era posti inizialmente. »
___Seguì un lungo silenzio; i due cacciatori erano stanchi e poco inclini a partecipare a una discussione di quel livello, specie con qualcuno che avevano appena conosciuto. Stettero zitti nella speranza di tornare a ignorarsi vicendevolmente, ma lo straniero li incalzò nuovamente con la sua calma innaturale, come un moto ondoso che erode lentamente due scogli.
___« Voi, invece, che cosa state cercando? »
___« "Cercando". Io non ci volevo nemmeno venire; questo qui è convinto che un dra... » iniziò Maxwell, prima di essere interrotto bruscamente dallo sfregiato. « ...che un drastico cambiamento del tempo potrebbe causare una frana. Stiamo salendo la montagna per controllare quali punti sono più a rischio di crollo, per conto del villaggio. »
___Maxwell si infastidì, poiché capì immediatamente che l'amico pensava ancora che sarebbero incappati nel tesoro di un drago e non aveva intenzione di dividere quelle informazioni con nessuno. Lui però non ci aveva mai creduto, né pensava che la loro ricerca fantasiosa dovesse rimanere segreta. Come sempre, preferì limitarsi a mormorare il suo disappunto a mezza voce piuttosto che confrontarsi direttamente con Lucian o ritrattare le sue affermazioni. Lo sfregiato era comunque troppo impegnato a bearsi dell'elasticità menzognera del suo intervento per accorgersene, al punto tale che si impose l'impresa di continuare a cavalcare quella bugia. « A tal proposito, dovresti stare attento a come ti muovi. La zona qui intorno non è sicura. »
___Rubio e i due cacciatori finirono per consumare quell'argomento fino all'osso, esaminando tutti i casi di frana che avevano afflitto quel fianco della montagna negli ultimi duecento anni. Col proseguire della discussione, la diffidenza dei due uomini si fece sempre meno accentuata e la loro partecipazione sempre più allegra. Nonostante l'aspetto inconsueto, Rubio si dimostrò educato, affabile, piacevole e gentile; non vi era alcuna ragione concreta per odiarlo. Mangiarono insieme il formaggio e le verdure che gli amici avevano portato dal villaggio e l'uomo dai capelli rossi offrì loro un pezzo di uno strano pane non lievitato, che disse provenire dalla sua terra. La conversazione passò velocemente dallo stato della montagna a quello del villaggio, alle loro famiglie, ai loro lavori, alle aspettative e alle preoccupazioni per l'anno a venire, il tutto rimbalzando di continuo fra le annose lamentele di Maxwell e le fraintendibili derisioni di Lucian.
___Quando si chiesero per la prima volta quanto tempo era passato, si resero conto che erano fermi a conversare da più di un'ora. Il sole aveva già intrapreso la sua discesa al di là del versante opposto delle montagne e il cielo si era tinto di una luce rossastra persino più fredda di quella precedente, contrariamente a quanto non suggerisse il suo colore. I due cacciatori raccolsero velocemente le loro cose e salutarono Rubio, avventurandosi per la pietraia in direzione della cima e lasciando l'amico alla sua contemplazione della torre sepolta.
___Naturalmente, non avrebbero trovato nessun'altro tesoro.

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« Se ne sono andati? »
___« Sì. »
___Da dietro una delle pareti della torre ancora in piedi, fece la sua apparizione una donna bellissima. Era alta e snella e il suo viso era segnato da una stanchezza incomprensibile, che ne inaspriva i tratti altrimenti infantili. Teneva i lunghi capelli biondi stretti in una treccia e indossava un abito popolare dal taglio comune, reso principesco dalla sola grazia con cui si muoveva. Avanzava a piedi nudi sulle pietre, saltando da un sasso all'altro come una bambina e sorridendo dolcemente in risposta alle sue rare perdite d'equilibrio. Tutta la sua figura era adornata da un manto di adorabile ingenuità; un'impressione che la faceva apparire erroneamente fragile come il vetro. Nel vederla, lo sguardo di Rubio si velò di un'opaca malinconia.
___« Perché ci hai messo così tanto? » gli chiese lei con voce squillante. « Non ti hanno insegnato che non bisogna far attendere le signore? »
___Rubio rispose con un cenno mortificato della testa, senza aggiungere nulla.
___« Avresti potuto trasformarti e scacciarli via. » continuò lei, imperterrita. « Sapere che sotto quell'apparenza si cela un gigantesco mostro sputafuoco è uno degli aspetti che ho sempre trovato più affascinanti di te. » la ragazza rise in modo affabile, coprendosi la bocca con la mano e abbassando il capo, come se se ne vergognasse; Rubio si sedette su una pietra poco distante, limitandosi a compiacersi del suono di quella risata. « Quello e il saper volare, naturalmente. »
___« Non capirò mai fino in fondo l'ossessione di voi umani nei confronti del volo. » ribatté lui con aria triste, senza guardarla. Riusciva a figurarsela anche senza averla direttamente sotto gli occhi, talmente bene la conosceva: immaginò che lo stesse giudicando con dolce derisione e così era.
___« Perché non sei in grado di comprendere la libertà. » gli disse con tono di sfida. « Poter volare o incenerire i miei nemici non mi rende automaticamente libero di farlo. » « Né essere indipendente o avere la capacità di fare qualsiasi altra cosa, per l'appunto. »
___Rubio sospirò a quella testardaggine. Non sarebbe uscito sereno da quella discussione, come non era mai riuscito a vincere alcuna di quelle sciocche battaglie con lei. Era sempre stato come creta nelle sue mani, ben consapevole di dire solamente ciò che lei voleva sentire. Il corridore sciocco di una gara impossibile da vincere. Un gioco a cui si piegava volentieri, per vincere quei brevi istanti durante i quali i loro sguardi si incrociavano e il resto del mondo pareva scomparire.
___« Sai bene che se c'è un lato di voi che non apprezzo, è quello che vi spinge a ragionare sempre come se aveste la morte alla calcagna; a cogliere ogni opportunità, a sfruttare ogni risorsa e a metterci sempre meno tempo possibile. » Le disse arrendevolmente, ben consapevole che quella era l'affermazione che lei stava cercando di tirargli fuori. « E tu sai bene che se c'è una cosa che io non apprezzo, è il tuo continuo rifugiarti dietro a questi stereotipi generalisti. »
___Lui piegò il capo verso il basso. Lei sorrise trionfante.
___« Caro Rubio, ne abbiamo già parlato. » continuò. « Se proprio vuoi porti dei limiti, almeno smettila di farlo come attacco passivo-aggressivo nei confronti della mia razza. » e lo fissò con finta aria severa, agitando l'indice della mano in un gesto di rimprovero. « Fallo per una ragione seria, almeno; avresti potuto dirmi che non vuoi trasformarti per evitare di far crollare la montagna, ad esempio! »
___« Dubito che... »
___« Poveri abitanti del villaggio... salvati dalla cocciutaggine di un drago invidioso e non lo sanno nemmeno! »
___Rubio alzò lo sguardo impulsivamente verso di lei, trovandosela a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Quella vicinanza gli sottrasse ogni volontà di ribellione, svuotandolo e confondendolo. Lei gli sorrideva apertamente, spogliando qualsiasi argomentazione della sua importanza e annientando con quella sola espressione tutti i principi che regolavano il mondo; sapevano entrambi che non avrebbe avuto la forza di risponderle. Si prendeva gioco di lui, forse per vincerlo nell'unico campo dove sapeva di poterlo sconfiggere.
___Approfittando di quell'attimo di spaesamento, la ragazza si chinò in avanti e, senza piegare le ginocchia, posò le sue labbra su quelle del drago. Il bacio non durò più di qualche secondo, ma per Rubio fu come se il tempo si fosse fermato per delle ore; sentiva il cuore martellargli nel petto, le tempie dolergli per l'improvvisa carica di sentimenti e il petto contorcerglisi per la mancanza d'aria. Aveva le labbra secche, mentre quelle di lei erano calde e umide.
___« Tutto il resto mi piace, però. » gli sussurrò dopo essersi allontanata. « Anche il tuo essere un po' imbranato. »
___Si baciarono una seconda volta, più a lungo, fino a perdere completamente il senso dello spazio. I contorni della montagna sfumarono e si livellarono intorno a loro, lasciandoli a mollo fra le onde di un amore caldo e gentile, dal quale si lasciarono affondare. Lei si chinò e posò la sua schiena contro il torace di lui, lasciandosi abbracciare e abbandonandosi a quella felice prigionia.
___« Non dovresti essere qui. » gli disse con tono più serio. « Quanto tempo è passato? »
___« Trentaseimila e cinquecentoventiquattro giorni. »
___« Perché continui a tornare, Rubio? » chiese con aria insolitamente preoccupata. « Ormai vivi lontano, hai partecipato ad avventure che io avrei a malapena potuto immaginare, hai persino avuto dei nuovi amori. »
___« ...Non lo so. Fedeltà? »
___« Credevo di essermi innamorata di un drago, non di un cane. »
___Lui chiuse gli occhi e sospirò sonoramente; lei sorrise divertita. Sbuffava sempre così, quando lo prendeva in giro.
___« Di quello che eravamo non sono rimasti che pezzi disordinati e confusi, come quelli della nostra vecchia casa. » continuò lei, indicando le rovine della torre intorno a loro. « Il tempo la seppellisce ogni anno di più, rendendone impossibile la ricostruzione; giù al villaggio non si ricordano nemmeno più di quando era abitata da noi due. Dovresti usare quelle pietre per costruire qualcosa di nuovo, invece che tornare sempre qui e non fare mai nulla. »
___« L'ho fatto. » obiettò lui con voce spezzata. « E ho perso anche quello. Molte volte. »
___« Non parlare come se avessi un milione di anni, quando ne hai soltanto un migliaio. » Detta da lei che era umana, quell'affermazione lo lasciò senza risposte appropriate. « "l'età è relativa" non era quello che mi dicevi sempre tu? »
___« L'età è relativa. » confermò lui. « Non lo è la risolutezza. »
___« Da che ti conosco, l'amore è sempre stato il motore di ogni tua azione. So che non smetterai di crederci soltanto perché ti senti un po' smarrito. »
___« Che cos'è l'amore, Iulia? » le chiese in un sussurro strozzato. « Siete stati voi a insegnarmelo e adesso ho paura di averlo dimenticato. »
___« Non ho tutte le risposte, Rubio. » ribatté lei, alzandosi in piedi e lasciandolo senza nulla fra le mani.
___Gli sorrise amabilmente per l'ultima volta, prima di scomparire, carezzandogli una guancia.

« Io sono solo un ricordo. »

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Sono bordate a lutto le ultime parole che ti rivolgo, Amore. Sono percosse e consumate, come il corpo masticato di un'aquila nella pancia di un gigante.
Amore, forse tu nemmeno esisti. Ti ho braccato per un centinaio di vite e sei sempre fuggito spaventato, come un ladro inseguito. Eppure io continuo a scriverti, incapace di arrendermi all'idea che tu aborrisca la mia insistenza.
C'è mai stato un tempo in cui queste frasi hanno significato altro? Oppure sono sempre state così lugubri? È esistita un'era in cui la libertà di essere solo, di poter fare, dire e vedere tutto ciò che ho sempre desiderato, non sia gravata sulle mie spalle come un macigno, incurvandomi e ingobbendomi come un vecchio?
Sono paralizzato, Amore. Schiacciato come un verme fra i due massi del presente e del passato e incapace di muovermi. Quando riesco ad agitare convulsamente un braccio al di fuori di questa morsa, tutto ciò che ottengo è di annaspare con la mano nelle ceneri dei miei imperi, sfiorando con orrore le ossa di chi mi è stato amico. Il sole che mi intiepidiva la pelle da bambino è lontano, freddo e azzurro; deride la mia immobilità, attraendomi con i fantasmi di ricordi brucianti come fuoco in mezzo ai ghiacci.
E io mi piango, nella mia comoda caverna. Terrorizzato dalle risposte che giacciono all'esterno, vivo guardando le vecchie fotografie di momenti che non mi appartengono più e il cui reale significato è rimasto deformato dal tempo, imbruttito, gonfiato e dimenticato. La chiami paura? Nostalgia? Parole che sono state inventate solamente per sfondare lo stomaco di chi le ascolta. Per burlarsi degli incapaci. La mia uggia è un male che non tramonta; che mi si attarda sul capo come un presagio di futura sventura, fracassandomi con i tuoni fragorosi dei miei errori, i rovesci pesanti delle occasioni che non ho colto e le nubi dubbiose di ciò che ho lasciato andare.
È il mio passato, Amore, che mi trattiene per le caviglie come un cadavere risorto dalla tomba. Come lui non lo si può uccidere, benché sia già morto.
Tu mi dici che passerà, ma quando? Quando ci ho provato io, non è bastato. Ora sono poco più di uno spettro che si aggira in mezzo a facce conosciute, impossibile da riconoscere sia da loro che da me stesso. La mia identità si è consumata.
Eppure non lo nego, c'è comodità in tutto ciò. C'è sicurezza nel vivere lontani dal vortice caotico del presente; le catene che mi trattengono sul fondo di questa caverna sono più confortevoli ogni giorno che passa. L'aria che respiro è sempre più pulita; i miei muscoli dolgono sempre meno; i ricordi anche. È in questi momenti che volgendo la testa verso l'apertura alle mie spalle, il mio sguardo incontra dolorosamente la luce del sole: c'è malinconia in quel dolore; c'è speranza nelle lacrime che scendono dai miei occhi abbagliati. C'è l'attesa del giorno in cui guarderò al presente con avvilimento e non più al passato.
Credi forse che io sia pazzo, Amore? Che confonda il dolore col piacere e la comodità con il malessere? Perché ti ostini per voce d'altri a farmi sentire insensato, quando tutto ciò che sono in grado di osservare in questo mondo mi è conforme? Non sono speciale, Amore, né invincibile. Non lo sarò mai, per quanto mi ostini a continuare a raccogliere le tue disperate richieste di perfezione. Sei come una donna vecchia e brutta che si specchia in un ritratto impolverato, Amore, e vede ancora una principessa; la mia condanna è quella di aver imbracciato il tuo scudo ed essermi eletto tuo cavaliere, quando ancora ti trovavo bellissima, come tanti altri. Ho assolto ogni tua richiesta, ma del nostro castello non resta che qualche pietra sparpagliata. Noi l'abbiamo capito molto tempo fa, eppure tu continui a sbraitare; molti di noi hanno smesso di ascoltarti e tu hai ripreso a chiamarci con più foga.
Forse sei tu, Amore, a dover smettere di vivere nel passato.



Edited by Ray~ - 4/1/2015, 00:46
 
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