Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Preludio #1, {contest di dicembre; profondo}

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view post Posted on 26/12/2014, 15:14
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– E l'inferno è certo.
·······

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« Preludio #1 »
~

S0kOWZt

La conoscenza è come un iceberg.

(i c e b e r g)
Grosso blocco di ghiaccio che si incontra nei mari artici e antartici. Si tratta di lembi di ghiaccio che si originano per distacco dalle fronti dei ghiacciai dell’Antartide, della Groenlandia e dell’Arcipelago artico americano. La rottura del lembo glaciale è dovuta a sollecitazioni meccaniche diverse; gli i., sospinti dalle correnti oceaniche e dai venti, sono portati assai lontano dal luogo d’origine. La parte sommersa di un i. è all’incirca 8-9 volte quella emersa; la massa totale arriva fino a parecchi milioni di tonnellate. Scendendo a bassa latitudine gli i. si sciolgono. Costituiscono un notevole pericolo per la navigazione.

Per quanto possa sforzarmi di dare significato a ciò che mi è successo, di riordinarlo secondo criteri il più possibile logici, è inevitabile che la maggior parte rimanga fuori. Che dimentichi qualche dettaglio fondamentale, che ne tralasci qualcuno, o che non ne voglia parlare.
Ogni volta che ascoltiamo una storia in fondo ci rimettiamo nelle mani del narratore. Ci fidiamo ciecamente ignorando che quella storia non è che la
sua versione di quella storia. Per quanto ci sforziamo riusciremo a scalfire la verità solo in superficie.
Tutto quello che sta nel fondo non riusciremo mai a toccarlo.


Tranne forse sbattendoci violentemente contro, naufragandoci.
Non è questo che cerchiamo in una storia,
ma è l'unica cosa che posso darvi.

Sarà imperfetta e inverosimile in alcune parti, sarà brutale e non vorrete ascoltarla prima di andare a dormire. Ma io ho bisogno di raccontarla, ancora e ancora, per arrivare al cuore, al senso profondo di tutte le cose. Per vedere cosa c'è sotto le acque. Non dovete per forza ascoltare. Questa storia la racconto per me stessa, per mettere ordine nel disordine. Per capire come tutto è potuto accadere.
Per capire perché, infine, mi è stato strappato mio figlio.


~

Nella mia versione della storia un Bambino sta piangendo nella sua culla.
Questo preludio sta accadendo prima della fine, dell'apocalisse, ragnarok e crepuscolo dell'umanità. Molto prima, quando ancora gli uomini vivevano con il libero arbitrio, con la possibilità di fare del bene o del male facendone conto solo alla propria coscienza.

Un'età dell'oro. Almeno per me.
Io sono la mano che dondola la culla del Bambino, per tranquillizzarlo.


« No, shh, shh, non è successo niente. »

Sussurro alle sue orecchie. Continuo a prendermi cura di lui fino a quando il pianto non si placa e le urla non diventano un sospiro sommesso irregolare, discontinuo. Mi alzo dalla seggiola di fianco al piccolo, gli sistemo la coperta sul corpo e faccio per uscire dalla stanzetta -
Ed è allora che lo vedo appoggiato allo stipite della porta.
L’uomo nero.


Questa volta ti eri nascosta bene, devo ammetterlo.

Le sue non parole mi colpiscono come un treno in corsa in pieno petto. Lui se ne accorge, sorride – un finto sorriso rassicurante, affabile – e porta un dito sulla bocca. La sua voce non è una voce, non arriva alle orecchie ma direttamente alla mente. Le sue parole mi arrivano come fossero un mio pensiero, un'idea. Ma non è così. E' soltanto lui che gioca con l'anima degli altri.

Andiamo di là, che ne dici? Non vorremo svegliare il Bambino.

Mi trasmette il bastardo. Mi lascia passare – lui, sempre così gentiluomo, sempre così premuroso – e poi chiude delicatamente la porta, badando bene a non sbatterla.
Qui, nella notte di Chissàquando nel paese Oradistrutto, è ancora una questione squisitamente privata tra noi due soli. Bambino potrà dormire ancora qualche notte tranquilla ma è in momenti come questi, mentre lui non può esprimersi, che il suo destino viene deciso.
E’ per questo che il libero arbitrio è una menzogna.
La sua vita viene giocata ai dadi e venduta al miglior offerente, e né io né, soprattutto, lui, possiamo farci nulla.


E’ carino, qui. Davvero, avrebbe bisogno solo di una riverniciata, questo e questo pannello andrebbero cambiati, magari qualche mobile nuovo… ma non è un brutto posto per crescerci un figlio, non trovi?

Mentre mi comunica le sue impressioni misura con i suoi passi la superficie della casa. Io non faccio altro che stare ferma, gli occhi fissi, stringendo i pugni fino a farmi male. Alla fine si dirige in cucina e io lo perdo di vista.

Ti va un caffè? Sai, trovo che sia sconveniente sostenere una conversazione senza bere nulla.

Sento l’acqua scorrere e del metallo contro altro metallo, ma non sto veramente ascoltando.
Vorrei scappare ma non posso farlo, non posso lasciare qua il mio Bambino.
Le sue mani fredde mi prendono per un braccio - una stretta non forte, ma che può diventarlo - e con un brivido portarmi fino al tavolino, dove mi fa sedere su una sedia.
L'uomo sotto la cui ombra lunga viviamo finalmente sta zitto mentre beve il suo caffè, pensieroso.
Io il mio non lo tocco neanche.

Il silenzio viene interrotto da uno scoppio di pianto del Bambino nell'altra stanza, che si placa prima ancora che possa alzarmi.


« Perché non ci lasci in pace? »

Sussurro con voce strozzata quando davvero vorrei urlare e dirgli di lasciarci soli per sempre, vorrei lanciargli il suo dannato caffé e ogni cosa su questo tavolo addosso dicendogli di non tornare mai più a tormentarci...
ma sarebbe inutile.
E sono stanca. Immaginatevi di vivere fuggendo, annegati nell'ansia e nell'angoscia, e di essere fatalmente trovati ogni volta.
Non potete farlo. Anche solo immaginare vi è impossibile.
Ma vivere così, non somiglia a

m o r i r e?

Uh, siamo già a questo punto. Che peccato, era una notte tranquilla. Potrei risponderti che i patti sono patti e ogni promessa è debito, e che presto verrò a riscuotere. Che la colpa non è mia, che sono qui solo per facilitarti il compito e il passaggio quando avverrà. Ma non lo farò. Sono qui perché così è stato deciso, e tu, donna, non puoi fare nulla per sottrarti all'inevitabile. Dovresti saperlo, sei stata tu a dettare le condizioni.

La conoscenza è come un iceberg.
Perdonatemi se annegherò il momento delle urla.


« Tu non lo avrai. Te lo posso assicurare, non basterà passare sul mio cadavere. E ora sparisci. »

Siamo alla fine di questo ricordo, io sono in piedi ad ansimare dopo aver gettato tutta l'aria e la forza che avevo in corpo. L'uomo nero è alla porta, con un sorrisetto dipinto sul volto. Bambino piange violentemente nella sua culla, alla fine lo abbiamo svegliato.

Devi sempre rendere tutto così difficile. Lo capisco, in fondo sei pur sempre una Madre. Ma non importa. Sappi solo che la prossima volta che tornerò te lo porterò via. Fino ad allora...

Sparisce com'era apparso, entrando nell'ombra, senza concludere la frase.
Io crollo riversa sulla sedia e Madre e Bambino, aspettando il sorgere del sole -
ci ritroviamo a piangere le stesse lacrime.


~

La conoscenza è come un iceberg.
Di ciò che sta nel fondo possiamo cogliere solo riflessi, se siamo fortunati solo qualche frammento.


Un frammento risalente a qualche anno più tardi.
Anche se ti sforzi non riesci a vedere altro se non i personaggi che hai imparato a conoscere. Puoi vedere il mio volto segnato dagli anni ma anche qualcosa di indefinibile, che prima non avevo. Puoi vedere il piccolo Bambino che ora cammina sulle sue gambe, nascosto dietro ad un orsetto di pezza nascosto dietro di me.
Dell'uomo nero puoi vedere ancora solo l'ombra, i contorni oscuri. Il suo volto è ancora nel buio.
Questa volta sono pronta, la sua voce non mi sconvolge. Il
fino a questo momento che lui aveva lasciato vuoto, l'ho riempito io preparandomi. Non ho paura, solo una gran rabbia.

Sono tornato a passare sul tuo cadavere.

« Ti avevo detto che non sarebbe bastato. »

E' quello che scopriremo adesso.

I8zYIfw

Nel fondo.
Non puoi guardare più a lungo, devi risalire a prendere aria. Altrimenti affogherai anche tu.
E così quando ti immergi di nuovo a guardare siamo alla fine. Uno dei tanti finali di questa storia.
Di questa
versione della storia.

« Bambino, scap-pa. »

Ancora una volta mi ritrovo ad ansimare, il corpo inerme, crollato a terra. L'uomo nero è intrappolato in qualcosa che sembra ghiaccio.
Questo quadro è dipinto con tutte le tonalità del sangue, l'unico ancora pulito sembra essere Bambino.


« Scappa e non voltarti indietro.
Salvati.
E non dimenticare.
»

L'ultimo appello disperato. E allora Bambino esce di scena, corre via, lontano, mentre il ghiaccio attorno all'uomo nero si sta spezzando.

Crickcrickcrick
Crickcrickcrick
-
Crack

Illusa.
Forse sei riuscita a salvare lui per qualche tempo...
ma tu?


Il mio volto si deforma in un ultimo sorriso.
Non c'è rimpianto, ho fatto quello che mi ero promessa di fare.


« Non importa. Questa non è più la mia storia. »

Tutto il resto
sta

n e l f o n d o
.

Un frammento della storia di Bambino e della Madre.
...un sentimento più profondo, che si chiama, propriamente, 'amore'.
 
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