Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Alba tra le montagne 中

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/1/2015, 22:42
Avatar

Cardine
·······

Group:
Member
Posts:
7,349

Status:



Alba tra le montagne



«Allora lo aspetterò qui».
   Taliesin appoggiò la schiena a una delle massicce colonne antistanti all'entrata della biblioteca, incrociò le braccia e socchiuse gli occhi in uno sguardo arrogante. L'accolito del bibliotecario, un giovane elfo ben vestito e dagli occhi a mandorla color della cenere, emise un sospiro sconsolato e se ne tornò all'interno del monolitico edificio, restandosene zitto e facendo attenzione a non rovesciare l'imponente molte di scartoffie che teneva tra le braccia. Aveva provato a lungo a far ragionare il bardo sul fatto che Josiah non volesse essere disturbato, e che proprio nessuno sapesse dirgli quando di preciso quello avrebbe smesso di studiare, ma per parecchio tempo Taliesin era stato inamovibile nelle sue pretese, e aveva continuato a ribadire l'urgenza e l'importanza di parlare con lo studioso al più presto. Per ordine di Florence De Lafey, aveva detto, ma pur insistendo a lungo non era riuscito a persuadere l'elfo, il sottoposto di uno degli Arcimaghi di Lithien, il quale aveva direttive ben precise: nessuno poteva entrare in quell'area delle biblioteche, riservata allo studio dei più illustri dotti della città. Nessuno, senza autorizzazione.
   «Aspetteremo» gli disse Juan, dando prova nuovamente della sua grande pazienza. Ce ne voleva tanta per viaggiare con Taliesin senza mandarlo all'inferno, talvolta. Il nomade era vestito pesante e si portava appresso due grossi zaini, ma nonostante questo tremava dal freddo.
   In effetti aspettare fu proprio quello che fecero, anche se controvoglia: mattina e pomeriggio passarono senza che nessun’anima viva uscisse dall'edificio. Solo verso sera, mentre Juan si aggirava per la città in cerca di cibo da portare al cantastorie, cominciò la lenta processione degli anziani elfi, tutti uguali: schiene ricurve e volti grinzosi. Ma tra di loro non passò nessun giovane uomo che potesse assomigliare a un aspirante stratega.
   Quando il sole tramontò e gli approvvigionamenti terminarono, Taliesin cominciò a spazientirsi davvero.
   «Ho appena sprecato una giornata del mio tempo, Juan, per quel coglione» sibilò al compagno, che cominciava anch'esso ad accusare i primi segni della stanchezza.
   «Questo è il nostro dovere» commentò Juan, parlando lentamente ma in un comune finalmente accettabile e privo di goffaggine. Taliesin non era dell'umore giusto per compiacersi di tali miglioramenti, ma in una situazione normale gli avrebbe fatto i complimenti.
   «Ma sono stufo, amico mio» borbottò, alzandosi da terra. Si avviò speditamente verso l'entrata «Non resterò qui ad ammuffire! Non so chi sia costui, ma io sono...»
   Taliesin picchiò il volto contro qualcosa, come se davanti a lui si fosse materializzata una parete. Perse l'equilibrio e finì a terra, dove si mise a piagnucolare tenendosi il naso. Cominciò a guardarsi le mani, temendo che esso avesse preso a sanguinare. E solo a quel punto Juan comprese cosa intendeva l'elfo con quel non vi è possibile entrare. Ecco perché non aveva usato il verbo permesso. E allo sciagurato beduino scappò una risata.

Fu quindi lui a restare lì per la notte. Taliesin se n'era andato a dormire, infuriato per l’affronto, e aveva ordinato al beduino di aspettare Josiah al posto suo. E mentre il musicista si rigirava beatamente tra le calde coperte di un'agiata locanda, il nomade annoiato osservava il cielo terso con il suo reticolo di lumi. Da Lithien, una città in cima alle montagne più alte di Theras, si aveva una vista spettacolare del firmamento, ineguagliabile in qualsiasi altro luogo. Non poté godersela poiché stava patendo il freddo glaciale delle altitudini, al quale non era mai stato abituato nella sua vita da nomade del deserto.
   Ma quando udì il tanto agognato rumore di passi scattò subito in piedi e recuperò le sue cose, sparse sulle gradinate. Nel frattempo la tenue luce di una candela si profilò appena, dietro il colonnato di pietra bianca. Juan si fece trovare pronto, e quando Josiah gli fu davanti non parlò. Entrambi rimasero immobili, a studiarsi.
   Lo stratega non era di certo come se lo era immaginato.
   Pareva nascondersi dietro il tomo che portava sotto braccio, quasi che esso fosse la sua ancora di salvezza. Lo custodiva con una gelosia quasi maniacale, e quando si imbatté nel beduino parve stringerlo a sé con ancor più vigore. Al di sotto della strana e preziosa cappa viola che copriva per intero il suo corpo non pareva esserci il fisico proprio di un militare, ma piuttosto quello di un ragazzo, un Adone dai tratti così delicati che non facevano ancora pensare a un uomo. Ma fu il suo sguardo ciò che lasciò Juan senza parole: era severo e tagliente; pareva indagare a fondo in tutto ciò che lo circondava, pareva comprendere e giudicare ogni cosa. Era lo sguardo astioso di qualcuno che dal mondo non si aspetta più nulla, e che sa di dover strappare ad esso ogni piccola conquista.
   «Cosa vuoi?» gli chiese.
   «Offrirvi un’occasione che non capiterà mai più» fece Juan, inchinandosi appena.


PXWAr8M



Occasione che a Josiah interessò sin dasubito, nonostante non lo avesse dato a vedere nemmeno per un istante. Sapeva essere imperscrutabile, quando necessario.
   Così, in piena notte, Taliesin si trovò a doversi rivestire in fretta e furia e, nonostante avesse fatto di tutto per rendersi almeno presentabile, era ancora estremamente evidente che si fosse appena svegliato da un sonno profondo e beato. Sulla sua guancia era ancora stampata la piega del cuscino. Questo Josiah aveva insistito perché discutessero immediatamente circa l’accordo, e non si era detto disponibile ad un incontro l’indomani: aveva molto da fare. E così Juan lo aveva accompagnato alla locanda, aveva svegliato Taliesin in tutta fretta e si era sorbito le sue bestemmie di protesta mentre si adoperava a recuperava i suoi vestiti.
   Il musico scese in fretta dalle scale e si diresse nella sala da pranzo, al piano terra, dove accolse Josiah a braccia aperte e con un gran sorriso. Il locale era completamente vuoto, vista l'ora tarda. Solo all'entrata c'era una grassa e svogliata signora che faceva il turno, immobile come una statua, per accogliere i viaggiatori notturni. Non ce n'erano, ovviamente. E Juan avrebbe giurato che gli occhi spalancati della signora fossero dipinti sulle palpebre, e che lei in realtà stesse dormendo.
   «Mi dispiace che siate stato costretto a disturbarvi a quest’ora così tarda, amico mio. Non c’è una tale urgenza, ma apprezzo la vostra grande disponibilità. Il mio nome è Taliesin, sono bardo, girovago e mille altre cose. Ora nei panni di ambasciatore e messo.» cominciò il bardo, mettendosi comodo e sfoderando il suo miglior sorriso.
   «Non vi ho mai visto prima d’ora, non vi conosco. Per quale motivo dovrei essere vostro amico?»
   Il gelo calò nella stanza come una scure su di un ciocco di legna. Juan, imbarazzato, si sistemò sulla sedia, diventata improvvisamente scomoda, ma fece un baccano tremendo.
   «Allora ascoltatemi e basta, taglierò corto» sorrise il bardo, nervoso. Stava lottando per non perdere il controllo. «Sono qui per conto di Florence De Lafey, feudataria dei Vaash. Vuole uno stratega che le faccia consulenza, e che comandi le sue truppe se ce ne fosse bisogno. Sono stato mandato fin qui perché voleva proprio voi, non altri, e ci teneva che l’accordo fosse siglato faccia a faccia con un suo fidato. Questa è la sua presentazione, con i termini dell'accordo» disse, appoggiando sul tavolo una lettera sigillata con la ceralacca.
   Josiah era rimasto in perfetto silenzio per tutto il tempo e aveva ascoltato con attenzione, senza scomporsi mai. Era come se stesse consultando la sua coscienza per decidere il da farsi. Il tomo intanto non si era mai separato dalle sue braccia.
   «Mi serve un mese di tempo per prepararmi. E poi partirò per i Quattro Regni» dichiarò, laconico. Juan e Taliesin rimasero spiazzati da una risposta del genere.
   «Non c’è urgenza immediata, ma Florence mi ha chiesto espressamente di sollecitarvi a raggiungerla quanto prima possibile. Un mese mi sembra decisamente...»
   «Un mese di tempo è tutto ciò che chiedo, ed è quanto mi serve per terminare i miei affari qui. Non ho intenzione di trattare».
   Taliesin rimase zitto, e guardò Juan. Quello rispose con un’espressione neutra e scrollò le spalle. Non era un loro problema, in fondo.
   «A quanto pare non c’è molta scelta. Tra un mese a Biancocolle.»
   Josiah si alzò, prese la lettera ed annuì. Poi uscì dalla locanda, senza dire una parola.
   Taliesin e Juan tornarono nelle loro stanze, perplessi da quell'incontro.

«E adesso che si fa?» chiese il beduino l'indomani, dopo che il bardo aveva terminato i preparativi per ripartire. Stavano per incamminarsi di nuovo, come al solito. Erano rimasti a Lithien nemmeno ventiquattro ore, una sciocchezza rispetto al tempo impiegato per attraversare il Dortan. Quello lo guardò e sorrise furbescamente, tornando poi ad osservare l'alba che dipingeva di rosa la bellissima città.
   «Torniamo da Afrah. Sarà contenta di ospitarci».


Scena privata, si prega di non intervenire.
 
Top
0 replies since 11/1/2015, 22:42   61 views
  Share