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Equilibria, Contest di Gennaio 2015 - Voci

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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 20/1/2015, 17:17




Si trovava nel tipico locale dove passava gran parte delle sue giornate: in penombra a qualunque ora del giorno, con uomini che bevevano silenziosamente, le spalle cadute e le braccia attorno al loro bicchiere come per abbracciarsi da soli. Teste ciondolanti come grano al culmine dell'estate. Johnny aprì gli occhi arrossati sul bicchiere che aveva di fronte: era opaco per i troppi lavaggi e scheggiato sul bordo, ma il liquido all'interno emanava un odore piacevole, acre abbastanza da solleticargli le narici. Portò senza fretta una mano al naso, soffiando rumorosamente uno spruzzo di muco sul pavimento. Si pulì sbadatamente con un lembo della camicia logora, riportando l'attenzione al bicchiere: lo guardava come un fanatico ammirerebbe il proprio dio, in totale concentrazione. Una voce tuttavia disturbò il suo momento di adulazione: distolse lo sguardo dal bicchiere con un certo sforzo, accorgendosi solo in quel momento che il barista additava a terra e gli urlava in faccia dall'altra parte del bancone. « ...MI HAI CAPITO O NO!? »
Il locandiere, un uomo rosso di pelo tanto largo quanto alto, lo fissava senza paura e pareva parecchio incazzato. Chissà, forse avrebbe dovuto chiedere scusa, e magari sembrare un po' più simpatico del resto degli uomini che lo circondava: magari ci scappava uno sconto. Aprì la bocca per parlare: « 'Fanculo, Roger »

Ah, bella questa! Te la sei cercata, bello il mio ometto da quattro soldi! Ora cosa fai, chiami la mamma? Ti metti a piangere? Fai piangere la mamma? Ah! Era solo un cazzo di schizzo, niente di più, tanto manco si vede sul pavimento, per quanto è lercio! Perché non pensi a pulire, al posto di guardarci così? Ti sembriamo belli? Ti sembriamo carini e sdolcinati come le puttane che ogni tanto si fanno vedere in questo porcile? Se non la finisci di guardarci così ti mettiamo a dormire quattro metri sotto terra, faccia da schiaffi! Vedi di non disturbarci, altrimenti ti stacchiamo quel cazzo di naso da porco che ti ritrovi e ce lo attacchiamo alla cinta! Ti mettiamo... ti mettiamo... ti met...
Dormi!


L'oste sgranò gli occhi alla risposta di Johnny, mentre il viso flaccido gli diventava paonazzo per la rabbia. Sbatté entrambi i palmi sul bancone, e iniziò a parlare, poi iniziò ad urlare, poi a sbraitare. Ma Johnny già non lo sentiva più, preso com'era dal suo bicchiere, dal liquido al suo interno, dalla lieve melodia che sentiva dentro la testa, come una ninna nanna che aveva dimenticato da tempo. Le persone che abitavano la sua testa in ogni momento non osarono interromperla, e di questo fu grato: si sentiva le palpebre gonfie e pesanti, come se non dormisse da un'intera settimana. Dal fondo del locale qualcuno alzò la voce per dire a Roger di piantarla di rompere il cazzo e di tornare a riempire i bicchieri. L'oste sbuffò, facendo vibrare il doppio mento di indignazione, ma prima di tornare al lavoro puntò il dito verso Johnny e bofonchiò minacce a denti stretti. Qualcosa che Johnny non riuscì a sentire: oramai era ben lontano da lì.




Occhi chiusi, un fruscio che stenta a riconoscere. Alza le palpebre, trovando se stesso in un mare di grano dorato, che ondeggia al tocco leggero del vento. La brezza non è fastidiosa, ma affettuosa come l'abbraccio di una madre e calda come il bacio del sole in una giornata d'inverno. Scosta le spighe dorate con le mani piccole, passando in quel mare ondeggiante con la grazia di chi vi ha sempre vissuto. Il respiro gli si fa affannato, ma non è stanco; alza gli occhi al cielo di un celeste che sfuma nel rosso del tramonto, e sorride. Non si sente così bene da troppo tempo, la mente lucida e libera da ogni catena, le gambe piccole che sgambettano sulla terra morbida, portandolo sempre più vicino.

no

Le spighe si diradano, lasciandogli intravedere una casa. È piccola ma accogliente: una veranda è inondata dalla luce del sole morente, che getta su tutto un velo amorevole e malinconico. Quand'è stata l'ultima volta che ha visto quel luogo, se non nei suoi sogni più intimi, più segreti? Abbandona il grano e attraversa il cortile correndo, rallentando solo quando vede l'altalena che ondeggia al tocco del vento. L'ha costruita per Lei, ma oramai del passato non ha più memoria. Per un attimo gli sembra di sentire una risata infantile, felice e lontana. Si volta indietro ma non c'è nessuno, solo un mare dorato che ondeggia senza fine.

no

Mette un piede sulla veranda e il legno scricchiola piacevolmente, come se non volesse far altro che accogliere il suo piede nudo. Si ferma per un attimo nella luce del tramonto, rimanendo immobile di fronte alla porta; gli sembra così grande, così falsa, così brutta. Non dovrebbe essere lì, pensa improvvisamente, e non sa se si riferisce alla porta o a se stesso. Osserva da una delle finestre, ma non vede niente, come se l'oscurità viva in quella casa. Si avvicina alla porta in punta di piedi, poggiando infine la piccola mano sul pomolo. Il sole sta per sparire dietro l'orizzonte, e proprio mentre il buio della notte irrompe sulla veranda lui apre.

no

È a terra, coperta del proprio sangue, e singhiozza. Piange per se, per lui, per lei. Lui le urla di fare silenzio, perchè lo fa impazzire, come se non lo fosse già. I suoi passi pesanti si avvicinano a quella donna sull'orlo della vita. Le mani di lui sono strette a pugno, così diverse da quelle che ha visto spostare le spighe di grano. Sono callose e forti, e sporche di sangue. Infine si aprono e afferrano la donna, la sollevano da terra. Ma lei continua a piangere, gli occhi oramai gonfi e chiusi. Sussurra parole di pietà, gli chiede il perchè di quella follia, gli chiede chi sia quella bestia, gli chiede chi sia ad aver tinto di rosso il mondo. Ma le mani non ascoltano, si muovono su di lei, la scuotono, la tagliano, la feriscono, la uccidono.

NO

Non si accorge di aver urlato, e solo per questo Lei vive ancora. Ma Lui ha visto, si volta verso la porta e lascia che quel corpo si accasci a terra. Lui guarda, e non vede niente. Lui guarda, ma per lui non esiste più luce. Alza la testa, poi la abbassa.

« Si »

Si svegliò di soprassalto, buttando a terra il bicchiere che aveva davanti. Il vetro esplose come una bomba, facendo scoppiare gli uomini di un tavolo vicino in un coro di risate ubriache. Johnny si guardò attorno con aria smarrita, come se non capisse cosa fosse appena successo. Per un attimo era stato lì lì per capire qualcosa di importante, ma gli era sfuggito. Alzò le spalle, come se non fosse niente di importante, ma poi fu costretto a guardare il bancone: stavolta Roger era davvero incazzato.

« STAVOLTA NON TE LA FACCIO PASSARE LISCIA, UBRIACONE DEL CAZZO, TI FACCIO BUTTARE FUORI A CALCI IN CULO! CHRIS! »

Un omone grande e grosso mise le mani pesanti sulle spalle di Johnny, facendolo alzare dallo sgabello dove aveva perso l'intero pomeriggio a dormire. La Furia agì d'istinto, come aveva sempre fatto, la testa troppo affollata di parole da fargli capire un pò di buonsenso. Gettò il buttafuori a terra come se fosse stato solo un pesante di patate, e prima ancora che questi si fosse ripreso, si sedette con un sospiro sul suo petto, bloccandogli le braccia con le ginocchia. Gli occhi dell'uomo sembravano chiedergli pietà, e lui esitò un attimo, muovendo la testa di lato. Poi alzò le spalle, e iniziò a riempirlo di pugni.

Cinque minuti dopo era per le strade, ciondolando tristemente per essere rimasto ancora una volta senza un goccio da bere. Si guardò le mani sporche ancora di sangue, e fermò la sua andatura. Dove aveva già visto quelle mani? Una risata gli proruppe nella testa come un petardo.

Ma dico io, hai dimenticato la testa in quella baracca, Johnny mio caro? Quelle sono le tue mani, e di chi sennò? Certe volte mi preoccupi, bello mio.
Già, a volte mi sembri matto come un cavallo!


L'ubriacone alzò ancora una volta le spalle, come spesso faceva quando non capiva quello che vedeva. Sentì un improvviso fastidio al collo, e alzò la mano per grattarsi la nuca.
Non si accorse della spiga di grano che cadde a terra. Nè vide che era sporca di sangue.
No, Johnny non vedeva proprio niente.



CITAZIONE
Unico appunto che voglio fare a chi legge: la canzone è fondamentale per godere appieno del post, facendola partire nel momento in cui l'ho piazzata.
Grazie per l'attenzione e buona lettura!


Edited by PARACCO TRAVESTITO ALOGENO - 21/1/2015, 01:23
 
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