| Aesìr |
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Creatore, i miei nemici abbondano. Molti sono coloro che insorgono contro di me. Ma la mia fede mi sostiene: non temerò le loro fila, se dovessero schierarsi contro di me. ~ Cantico delle Trenodie 1:1 ~ _____________________________________________________
E così il prode cavaliere precipita in una tana di talpa. Oh, taci! Con il pavimento che si avvicina a gran velocità, pensare non è facile e non posso permettermi di sprecare secondi preziosi a parlare di teatro. Con uno scatto tiro le gambe al petto, quindi spingo i tacchi contro la parete che mi sta di fronte, il cuoio della giacca che struscia contro quella alle mie spalle. La caduta rallenta e forse il trucco basterebbe a arrestarla del tutto, se il condotto non terminasse di colpo. I piedi, non più premuti sulla roccia, scattano in avanti e mi trovo di nuovo in verticale. Sentendola sollevarsi sui fianchi, allargo i lembi della giacca, preparandomi all'imminente impatto con il suolo. Quando questo arriva resisto all'impulso di irrigidirmi, che porterebbe l'energia della caduta a scaricarsi sulle articolazioni, e anzi la uso per continuare il movimento e rotolare in avanti di un paio di metri, sotto una doccia di polvere e pietrisco. Quando mi fermo, vicino ad una parete, sono forse un po' ammaccata e confusa, ma so che potrei essere conciata molto, molto peggio. Tutto sommato, sono stata fortunata. Mi guardo intorno: le pareti sono lisce e levigate – impossibile arrampicarsi, noto con disappunto – e il cono di luce che mi illumina proviene da almeno sei metri d'altezza. Bel voletto, non c'è che dire. Abbasso gli occhi e fisso le tenebre al di fuori del fascio luminoso finché non mi abituo alla penombra e inizio a scorgere i dettagli. Ora posso muovermi. “Dannazione! C'è qualcuno? Voglio andarmene da qui!” Sobbalzo, anche perché mi ero preparata al silenzio. La voce, femminile anche se deformata dai condotti, viene proprio dalle gallerie davanti a me. Chi è quest'idiota? Ha mai sentito dire cosa fanno i Prole Oscura alle donne? Urlare è, nel migliore dei casi, una pessima idea. Il che, nel caso specifico, vuol dire che, se voglio far tacere, la devo trovare alla svelta, prima che attiri qualcosa di pericoloso. Una prospettiva entusiasmante. Quasi quasi avrei preferito fosse caduta Dubhe: certo, sarebbe in pericolo quanto me, però di sicuro si mostrerebbe una compagna migliore per affrontare queste gallerie: so che è capace di difendersi e sono certa di poterle affidare la mia vita, mentre un paesano sarebbe una zavorra che non posso assolutamente permettermi. Sciaguratamente, però, Dubhe è rimasta là in alto: riesco distintamente a sentire la sua presenza attraverso il legame magico. Se scalare la parete è fuori discussione, come ho constatato, dovrò inoltrarmi per forza nelle gallerie. E allontanarmi un'altra volta da lei. Tornerò, prometto rivolta verso l'alto, desiderando per l'ennesima volta che i ciondoli ci permettano anche di condividere i pensieri. Raccatto il cappello e gli do un paio di colpetti per togliere le polvere e lisciare le piume, poi, colta dall'ispirazione, mi infilo in tasca anche alcuni frammenti della volta sbriciolata, che potrebbero servirmi per misurare la profondità di fosse e strapiombi in mancanza di luce. Un'ultima occhiata dietro le spalle, quindi sguaino il pugnale – arma migliore della striscia negli spazi ristretti – per infilarmi nel dedalo di cunicoli. Armato della sua magica spada, il cavaliere si addentra nella tana del mostro. Sigh.
Alla fine, il percorso si rivela meno disagevole di quanto avevo previsto e, anche se costretta ad avanzare a tentoni nel buio, raggiungo la ragazza dopo che questa è riuscita ad urlare solo un altro paio di volte. Si trova in un ambiente non dissimile da quello nel quale sono precipitata io, completo di raggio luminoso che scende dall'alto. Logico, a pensarci, dato che la volta dev'essere franata in maniera analoga. Ma qua finiscono le somiglianze, a cominciare dal fatto che la ragazza si tiene vicina alla pozza di luce: evidentemente non sa che, restando nella luce, sarà permanentemente accecata. È fortunata che a palesarmi, uscendo dal rifugio delle ombre, sia io e non un Prole Oscura, anche se a convincermi a mostrarmi non è stata tanto la voglia di darle una lezione per il suo sciagurato comportamento, quanto il suo aspetto: gli abiti le pendono disordinati, i capelli sono incollati al volto e negli occhi si legge la paura. Il panico induce strane reazioni: c'è chi fugge e chi combatte, chi rifiuta di reagire e chi trova la forza di un gigante. Per definizione, non conosce ragioni e un uomo sotto la sua stretta non è diverso da un animale messo in un angolo: imprevedibile. Esattamente ciò di cui non posso fidarmi. “"Stai zitta! Vuoi ucciderci tutte e due?”" Le parole dell'eroe portano conforto alla dama in difficoltà. No, direi proprio di no. Il tono è più brusco di quanto non avrei voluto, ammettendo anche che non siamo attorno ad un tavolo da tè a scambiarci cortesie, ma sortisce l'effetto sperato: immediatamente il grido le muore in gola e si volta nella mia direzione. Posso figurarmi l'impressione che devo averle fatto: a meno che da queste parti non ci sia un palazzo – cosa della quale dubito fortemente – gente abbigliata come me non dev'essere una vista comune. La ragazza inizia a scusarsi, abbassando lo sguardo, ma le faccio cenno di lasciar perdere: "Non posso dire che la piega che hanno preso le cose mi soddisfi particolarmente, ma ormai è fatta e piangerci sopra non ci sarà d'aiuto." Le uniche gallerie che conosco sono scavate da creature che definire spiacevoli sarebbe un eufemismo, anche se, per essere opera dei Prole Oscura, sono sorprendentemente libere della lordura della corruzione che infesta i thaig dei nani: la spedizione nelle Vie Profonde mi ha resa spiacevolmente familiare con quella rivoltante muffa nera che ricopre ogni cosa, tanto da rendere difficile intuire la natura delle superfici sottostanti, e che qui brilla per la sua assenza: la nuda roccia non potrebbe offrire un contrasto maggiore con i miei ricordi. "Adesso dobbiamo uscire di qui, in un modo o nell'altro.” E io non so niente di questa regione, purtroppo. Magari questi cunicoli sono prodotti dall'erosione e non dall'opera di creature, anche se mi sembra difficile. Non credo che una pastorella ne sappia più di me sull'argomento, ma vale la pena di fare un tentativo: “Sapevi di questo posto, di queste caverne? Non sembrano affatto naturali." Abbasso lo sguardo, notando, infilzato su un lungo bastone di legno, quello che per un momento mi sembra un genlock, tozzo e dalla pelle pallida. Dopo un battito di palpebre, tuttavia, il suo aspetto appare completamente diverso, tant'è che mi chiedo se non abbia avuto un'allucinazione: molto più piccolo, la pelle giallastra, mi arriverà al massimo a metà gamba; le caratteristiche più bizzarre sono le sei braccia e le cianfrusaglie che indossa come se fossero delle decorazioni. Mi chino ad osservarlo: anche se mi ricorda vagamente un ghast, non ho mai visto niente di simile. Rivolgo uno sguardo sospettoso alla roccia sulla quale poggia, ma somiglia ad un genlock anche meno dell'essere a sei zampe. Se la pastorella probabilmente non sa niente di formazioni rocciose, magari ha già visto questa creature prima d'ora. Se è un abitante delle caverne, potrebbe essere difficile, ma rifiuto di credere che una bestia del genere possa farsi vedere in giro senza essere notata: il mio passato di menestrello mi ha insegnato che, solitamente, le leggende che fioriscono nei luoghi isolati hanno più di un fondo di verità. Accenno dunque al cadavere. "Avevi mai visto questa... cosa prima d'ora?" Le informazioni del paesano si rivelano il tassello fondamentale per completare il rompicapo. Magari. Le mie speranze restano deluse: non solo la ragazza – prevedibilmente – non sa nulla di queste grotte, ma nemmeno era a conoscenza delle creature, essendo solo di passaggio nella regione, al seguito di una tribù di Rahm ad aid – nome che non ho mai sentito, ma che imprimo nella memoria. Aggiunge però che assieme a lei è caduto un warg e che bisogna prestare attenzione. Annuendo, torno a rivolgere l'attenzione all'essere dalle molte zampe: ad un'analisi più attenta, risulta coperto da un liquido vischioso, simile ad una bava. Qualcosa in lui non mi convince; forse è solo la paranoia di aver avuto per troppo tempo a che fare con creature capaci di strisciare nell'ombra, di camuffarsi, di fingersi morte e resuscitare all'improvviso, ma preferisco controllare. Raccolgo un capello dalla superficie interna del cappello, per poi lasciarlo cadere dove la superficie gelatinosa mi sembra più spessa, restando in attesa di reazioni. Non succede nulla. Quantomeno, non corrompe i tessuti organici come il sangue dei Prole Oscura. Assicuratami di questo, mi guardo intorno, scegliendo tra i frammenti di pietra quello che mi sembra più adatto come utensile da taglio, e lo calo sull'articolazione di uno dei molti gomiti. Questo dovrebbe provocare qualche effetto, se fosse in grado di rialzarsi, ma ancora niente. Abbastanza prevedibile, dopo essere stato infilzato come un pollo su uno spiedo. Infine rivolgo un intenso pensiero al cadavere, tanto per escludere la possibilità trovarmi nell'Oblio: dopo quello che sono certa di aver visto, non sono granché sicura di esserne davvero fuori. Ma, di nuovo, il mio gesto non provoca alcuna reazione. Volto la testa per incontrare lo sguardo della ragazza, che ho previsto avere un'espressione alla forse-non-è-stata-una-gran-idea-seguire-questa-pazza, alzando le spalle: "Valeva la pena di controllare.” Mi alzo, andando a mettermi con la schiena contro la parete: non solo questa posizione mi permetterà di avere la schiena coperta, ma posso anche sentire meglio dove spirano le correnti d'aria, per localizzare un'uscita. Il vento fischia nelle gallerie ma, a parte questo, non mi sembra di identificare una direzione prevalente. Mi aggiusto contro la roccia, cambiando leggermente posizione. “Quando sono arrivata, quella cosa aveva un aspetto differente. Quindi, la domanda è: prima che la grotta crollasse c'erano degli esseri che vi hanno attaccato. Lo so perché stavo accorrendo ad aiutarti." Ad aiutare la ragazza che era con te, magari. Devo dire qualcosa su Dubhe? Tentenno, poi deciso per il no: primo, perché non vedo necessità di informarla e non vedo in che modo questo modificherebbe la mia situazione e, secondo, perché non è né tempo né luogo per provocare un possibile dibattito sulla legittimità e possibilità di amare una donna. La gente tende a pretendere spiegazioni nei momenti più assurdi. Meglio parlare delle creature: "Puoi descrivermi che aspetto avevano?" La risposta è quantomai interessante: lupi molto grossi. Che non somigliano, neanche ad un'occhiata distratta, a Prole Oscura. "Bene, t'assicuro che quando le ho viste io non sembravano affatto lupi. Quindi le stesse cose ci sono apparse diversamente. Conosci storie su esseri capaci di mutare aspetto?" Al cenno d'assenso mi piego in avanti, fiduciosa, ma le mie speranze vengono deluse da niente più che favole per bambini. Però almeno esistono leggende a riguardo e dopo aver visto con i miei occhi i lupi mannari delle foreste del Ferelden, non sono in grado di denigrare le favole. Chissà, potrebbero essere il ricordo dell'incontro con queste creature, deformato e amplificato dal tempo e dalle numerose bocche attraverso le quali è passato. “Hai detto che con te era caduto un lupo, eppure non ne abbiamo visto traccia alcuna. Invece è comparsa questa cosa. Potrei pensare che fosse casualmente qua nel momento della tua caduta, ma per un attimo l'ho vista con sembianze diverse da quelle che ha ora e questo, assieme al fatto che, apparentemente, abbiamo visto due creature diverse attaccarci, mi fa credere che il suo reale aspetto sia questo, e che l'abbia ripreso in punto di morte. Per assurdo che sembri. Sarà meglio guardarsi da qualunque cosa incontreremo in questo posto.” Aggiusto la schiena contro la parete, trasalendo quando la mano sfiora la roccia fredda e umida. E, come se le mie orecchie si fossero improvvisamente liberate, li sento con spaventosa chiarezza: rumori. Rumori in avvicinamento. Con un gesto spingo la ragazza al centro della stanza, esattamente sotto il fascio di luce, spiegandole che, primo: ci sono nemici alle porte; secondo, ho un piano. Credo di aver dimenticato le parole esatte nel momento stesso in cui le pronunciavo. La pastorella sembra confusa, ma poi afferra il bastone. Spero sappia cavarsela, perché dubito avrò il tempo di badare a lei. Raggiungo l'ingresso del condotto, piazzandomi di spalle accanto all'arcata; quindi estraggo una boccetta, tiro il tappo con i denti, soffocando l'istinto di grugnire per lo sforzo, e verso il liquido sulle lame di spada e pugnale. Infine sposto un sacchetto al fianco, pronto all'uso. Il liquido è il nettare di un fiore che cresce a Par Vollen, patria dei giganti dalla pelle bronzea; finché non è combinato con il polline, contenuto nel sacchetto, i due reagenti sono perfettamente innocui, ma una volta giunti a contatto saranno una bruttissima sorpresa per chiunque verrà ferito dalle lame avvelenate. Completo i preparativi appena in tempo perché in un'esplosione di vociare – ben diverso dal silenzio di prima – un'orda di creature irrompe nella stanza, dirette verso la ragazza.
Sono esseri che, a prima vista, sembrerebbero appartenere alla stessa specie di quello infilzata sul bastone, o ad una molto simile. La loro carica è caotica e forsennata; si spingono l'un l'altro per arrivare per primi alla loro preda, i piedi che sbattono sul terreno, la chincaglieria che indossano che sbatacchia e la pelle lucida che assume riflessi iridescenti. Forse è proprio la confusione che provocano, assieme all'illuminazione della stanza, a impedir loro di accorgersi di me. Nonostante tutto, spendo un momento per congratularmi: io non faccio mai nulla a caso. Quindi esco dalle ombre per assalire i ritardatari, affondando il pugnale nella schiena di uno – letteralmente impalandolo – e poi sferzando con la spada le gambe dell'alto, facendolo cadere in avanti con uno strillo acuto, subito messo a tacere dalla lama che lo trafigge. Uno strillo di troppo, perché altri si girano, sbatacchiando, la pelle lucida che brilla nella pozza di luce. Con la pressione del piede libero la striscia dal corpo infilzato, disponendomi per affrontare i mostri. Come ogni volta che duello, con l'occhio della mente posso vedere il quadrante angolato dell'orologio, con me posta dove si troverebbe il perno delle lancette; in questo modo so esattamente dove si trovano gli opponenti rispetto a me e come devo fare a raggiungerli. Perché mai si sono sparpagliati così? Non sembrano abbastanza pericolosi da rappresentare una minaccia, da soli. Conciati come sono, con rifiuti a far loro da corazza e utensili come arma, fanno quasi pena. Peggio per loro, immagino, ma forse, come per i ghast di Orlais, posso spaventarli senza doverli necessariamente uccidere. Sferzo l'aria davanti a me con la spada e li vedo esitare, gli occhi fissi sulla lama sibilante. Come pensavo: li potrei tenere a distanza tutti senza particolare difficoltà, nessuno di loro possiede un'arma abbastanza lunga da entrare nella guardia della striscia. Sferro un secondo fendente, volto a farli indietreggiare, e per questo inclino la spada in modo che la luce si rifletta sul metallo, facendola apparire, ancora sporca del sangue dei loro consimili, più lunga e micidiale. E poi, l'imprevisto: un urlo mi fa sobbalzare, incrinando la perfezione della posa. Uno dei mostriciattoli ha affondato i denti nella gamba della pastorella e non sembra intenzionato a schiodarsi. Un urlo che mi costa un attimo di distrazione, non privo di conseguenze, dato che due delle creature scelgono proprio per momento per partire alla carica e, se lo sbatacchiare mi avverte del loro movimento, i miei riflessi non sono abbastanza rapidi. Mi volto per intercettare il primo, la lama bassa per tenerlo alla larga, ma con la coda dell'occhio scorgo il secondo avvicinarsi di corsa. Impugna una scopa, reggendola per il capo, e l'assurdità della situazione è tale da farmi esitare prima di schivare il colpo in arrivo. Un attimo di troppo, perché un dolore lancinante mi attraversa lo stomaco, mozzandomi il respiro e spedendomi bocconi al suolo, gli occhi che lacrimano. Un rantolo strozzato raggiunge le mie orecchie e, con un inaspettato distacco, mi rendo conto di essere stata io a produrlo, mentre l'aria mi fuoriusciva violentemente dai polmoni. Per un attimo resto accasciata, senza fiato, con confuse stelline multicolori che mi danzano sotto le palpebre socchiuse. Piccoli frammenti di roccia mi piovono davanti agli occhi. Da dove vengono? N'est pas important... Alzarmi... devo... alzarmi... Un altro grido mi riempie le orecchie, spazzando via la confusione. Sollevo il capo e il ciondolo si sposta, finendomi contro la pelle. Alla fine, è vero che mi sono abituata alla sua presenza, finendo per ignorare la magia in azione. Ma basta il pensiero e il freddo del vetro a ridestare la percezione: cosa farebbe Dubhe se mi arrendessi? Cosa potrebbe accaderle? Stringo i denti, sollevandomi in ginocchio, e un colpo alla gamba mi fa trasalire. Giro il capo: una di quelle creature. Stringe in mano una paletta, la stessa con la quale mi ha colpita, ma il movimento le ha impedito di provocarmi un vero danno. Un notevole colpo di fortuna. Si trova così vicina a me che posso osservarne gli ornamenti: un mozzicone di candela, il teschio di un uccello, un pezzetto di gesso. La guardo negli occhi e le sorrido cupamente. Fortuna per me, sfortuna per lei. Qualche istante dopo, lo spruzzo di sangue proveniente dalla sua gola recisa mi schizza il corpetto. Scatto in piedi, torreggiando sui mostriciattoli rimasti, apparentemente incerti sul da farsi. Forse in questo momento vorrebbero essersi dedicati alla preda più facile. Peccato: qualunque simpatia potessi avere per loro è decisamente diminuita dopo il colpo che mi hanno assestato allo stomaco, ancora dolorante. Non ho intenzione di rifare lo stesso errore; infilo teatralmente la mano in tasca e lancio contro di loro una mezza manciata dei sassolini che avevo raccolto, facendoli trasalire – abbiamo i nervi tesi, eh? – quindi la spada scatta in avanti, aprendo le gambe al più vicino e spedendolo al suolo: non particolarmente leale, ma se la lunghezza della striscia mi dà un vantaggio, non vedo perché dovrei rinunciarvi nel nome dell'originalità. Non mi sto esibendo davanti a dei nobili, il mio unico scopo è porre fine in fretta allo scontro. Per prima cosa, il nobile cavaliere deve proteggere i più deboli e perdonare i loro sgarbi. Mi spiace deludere le aspettative, ma, in questo momento, devo proteggermi da loro. Quanto al perdonarli... una volta che li avrò impiccati, come si dice. Scavalco il caduto, deviando un colpo maldestro inferto con il manico della scopa del secondo mostriciattolo: questo, sorprendentemente, non fa assolutamente niente per difendersi, esponendo anzi il corpo coperto da un foglio di carta, sul quale sono scarabocchiate alcuni ghirigori, invitandomi esplicitamente a colpirlo. Da quel che so, rune inscritte in un'arma o in un'armatura possono migliorarne le caratteristiche o conferirle proprietà particolari, ma cosa può fare un foglio di carta? I rumori di lotta aumentano di intensità e, quasi d'istinto, affondo la spada, che attraversa il foglio come se fosse... beh, carta. Gli scarabocchi non si illuminano né cambiano colore, come succede di solito quando viene attivata una magia, e la creatura, abbassati gli occhi, osserva sorpresa prima quelli e poi l'arma che gli esce dal petto, sibilando delusa. Poi cade al suolo, liberando la lama; mi prendo un secondo per osservare sospettosamente l'arma, ma non sembra danneggiata. Très bien. Mi volto ad osservare la situazione della pastorella: non buona. È vero che un essere sembra avere un arto superiore spezzato – è pur vero che ne ha altri cinque – ed un secondo sembra tramortito, ma in compenso la ragazza ha un brutto morso alla gamba e segni di graffi e scorticature alle braccia. Tiro un coltello da lancio, senza controllare se la creatura sia stata uccisa o no, e scatto contro di loro, ma qualcosa si stacca dal soffitto, svolazzandomi davanti agli occhi. Un petalo? No. È un pezzo di carta strappato. Di colpo il significato dei frammenti che cadevano dal soffitto diventa chiaro e faccio un salto di lato, la creatura che mi stava piombando addosso che riesce soltanto a colpirmi il braccio, ringhiando delusa. Una fitta mi attraversa l'arto mentre la testa metallica di un chiodo mi impatta contro la spalla, ma, ciononostante, non ho riportato danni seri. L'ennesimo grido mi rivela che i mostriciattoli hanno applicato la tecnica anche sul fronte opposto, probabilmente con risultati migliori. Ma, adesso, devo per prima cosa sbarazzarmi di questa creatura: la caduta e il non trovarmi dove avrei dovuto essere l'hanno fatta schiantare al suolo, dove scuote la testa, confusa. Impugna una mazza con conficcati alcuni corti chiodi, le punte che non arrivano ad emergere dall'altro lato. Che utilità ha un'arma fatta così? Me lo domando mentre mi chino sulla creatura, sorridendole appena mentre le taglio la gola con una pugnalata. Quindi mi alzo di scatto, lancio un'occhiata al soffitto, tanto per sicurezza, per poi avventarmi sulle restanti creature. Spazzo l'area davanti a me con la spada per tenerle a bada e, senza perderle di vista, tendo una mano alla ragazza per aiutarla a rialzarsi. Dopo un attimo di esitazione la sento afferrare la mia mano e tirarsi su. Mi accerto che riesca a reggersi sulle gambe, quindi affondo la spada in mezzo agli esseri. Tre contro due, ma godiamo della superiorità fisica e di migliori armamenti. Uno dei mostri è armato di un coltello arrugginito, insanguinato: è quello che attacco per primo, lasciando alla ragazza l'esemplare ferito che si tiene leggermente in disparte. “Attacca quello!”, la incito, per sicurezza: non dovrebbe incontrare difficoltà. Scambio un paio di colpi con la creatura armata di coltello, finendola, non potendola colpire al busto a causa del piatto che usa come protezione, con un affondo alla gola. Rumori di lotta – più esattamente, di qualcosa di pesante che impatta violentemente contro un'altra cosa – mi informano che anche la pastorella è riuscita ad aver ragione del suo avversario, così rivolgo l'attenzione all'ultimo, che, trovandosi a mal partito, decide di darsela a gambe, lasciando cadere i due dosatori per miele – uno nella fila di zampe a destra, uno in quella a sinistra – che costituiva le sue armi e raggiungendo con sorprendente velocità la parete opposta. Fatica sprecata, perché un coltello da lancio lo raggiunge alla schiena quando si trova a circa un metro dal suolo. Resto a fissare la lama finché non smette di vibrare e il mutaforma – ammesso che davvero si tratti dello stesso tipo di creatura – non si affloscia al suolo. Cosa li può aver portati ad attaccarci con questa foga, quasi come animali rabbiosi? Immagino che, nella nostra situazione, non abbia molta importanza. Sospiro, tenendo la mano alla ragazza: "A proposito, io sono Leliana."
nome: Leliana classe: mentalista talento: ammaliatrice cs: + 1 Intelligenza Astuzia + 1 Determinazione energia: bianca pericolosità: G conto: link armeria: / erboristeria: / saggio: / incantatore: /
~energie: 100% -10 -5 -5 -5 -5 -5 -10= 50% ~stato fisico:Contusione all'addome (Medio – contando che letteralmente ci cade sopra e il dolore che prova, Basso mi sembrava poco), botta alla gamba (Basso); botta alla spalla destra (Basso) ~stato mentale: affaticata ~armi: spada a striscia, pugnale, coltelli da lancio
~passive~ razziale umana: al 10% delle energie Leliana non sviene livello I del dominio ammaliatrice: il possessore del talento ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. Si tratta di un'aura di fascino
~attive~ livello I del dominio ammaliatrice: spendendo un consumo pari a Basso il personaggio è in grado di sfruttare la sua penetrante personalità per infliggere una malia psionica ai danni di un singolo bersaglio. Tale malia sarà liberamente personalizzabile, potendo consistere in una grande fiducia, in un profondo senso di terrore, in un fascino puramente seduttivo, o altro, purché consegua l'effetto di piegare la volontà del nemico. Questo, quindi, ove non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, venendo assoggettato per il singolo turno di cast al possessore e ponendosi favorevolmente rispetto a questi. La tecnica ha natura psionica.
Abilità personale: Consumo Variabile, natura fisica, uso singolo a bersaglio il caster. Schivare l'attacco nemico.
Pergamena Vigliaccheria, iniziale mentalista: La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento con cui colpire il proprio nemico rimanendo nascosto alla sua vista. Il colpo potrà essere portato a mani nude o tramite armi, purché siano da mischia, e la ferita inferta sarà di livello Medio. La tecnica sarà utilizzabile per colpire solamente alle spalle, o in un punto laterale del nemico, mai frontalmente.
Pergamena Colpo Basso, iniziale mentalista: Il mentalista colpisce le gambe dell'avversario, facendogli perdere rovinosamente l'equilibrio. La tecnica ha natura fisica. Tramite l'uso delle proprie gambe, di un arma, o di un qualunque strumento adatto allo scopo, il caster colpirà le gambe del proprio avversario infliggendo un danno Basso al fisico e facendolo cadere a terra, ponendosi quindi in vantaggio per una qualunque azione successiva.
Bergère <b>CS: +1 Costituzione
Stato fisico: morso alla gamba (Basso), escoriazioni alle braccia e alle gambe (Basso), ferita da taglio alla schiena (Basso), botta ad entrambe le gambe (Basso+Basso=Medio) Stato mentale: confusa, spaventata
Kisalah <b>armi: una scopa, un mazzuolo con chiodi conficcati dentro (quindi un mazzuolo...), un coltello messo piuttosto male, una paletta, un martelletto, due dispensatori per miele, vari bastoni o altre mazze. Uno ha un piatto per corazza, un altro fogli di carta (se li si può definire armatura...)
stato fisico (1): pugnale infilato dalla spalla fino al bacino: Mortale. (2): tendini delle gambe recisi dalla spada: Medio (per la sproporzione dimensionale); infilzato su una spada: Mortale. (3): decapitato: Mortale. (4): tendini delle gambe recisi dalla spada: Medio (v.sopra). (5): trafitto da una spada (Mortale). (6): decapitato: Mortale. (7): medesima sorte: Mortale. (8) Gola recisa: Mortale. (9) Braccio fratturato: Medio; Bastonata in testa (Critico). (10): pugnale nella schiena: Mortale. stato mentale: quasi tutti morti, zero segno di attività celebrale. Quelli (forse) vivi non sono in condizione di elaborare nulla di articolato. consumi 100 - 5 -10 -10 -10 -5 -5= 55%
attive Ho ritenuto interessante presentare a Leliana un nemico che usasse le sue medesime attive: le creature, pertanto, fanno uso delle ex pergamene Colpo Basso e Vigliaccheria. La descrizione si trova più in alto.
passive I: Le creature si possono arrampicare senza particolare sforzo su qualsiasi superficie, per quanto liscia essa sia
II: Le creature influenzano l'avversario con la loro strana apparenza, sembrando meno pericolose di quanto in realtà non siano.
~ Turnazione ~
prima del combattimento: Leliana usa l'attiva del talento (-5) 1° turno: Leliana usa Vigliaccheria (-10) su una delle creature (1), uccidendola sul colpo, colpisce le gambe della seconda con Colpo Basso (-5), facendola cadere al suolo e poi trafiggendola (2). Tira un paio di fendenti dimostrativi. Leliana resta vittima della passiva delle creature, che la porta a sottovalutarne la pericolosità (dopotutto, sono molto meno impressionanti di un Prole Oscura). Bergère riesce a colpirne uno con il bastone (10) 2° turno: Uno dei mostri attacca Bergère, mordendola alla gamba. I mostri si sparpagliano, uno attacca lateralmente Leliana, ma non riesce ad avvicinarsi tanto da danneggiarla, il secondo attacca con Colpo Basso (-5), centrandola al ventre con il manico di scopa e mandandola per terra, senza fiato. Un altro attacca Bergère con un qualsiasi attacco fisico di poco conto. Mentre Leliana si riprende, un secondo mostro usa Vigliaccheria (-10) su di lei... 3° turno: ...ma in quel momento Leliana, grazie alla CS in determinazione, si fa forza e si sposta (variabile personale a Basso, - 5), ricevendo solo metà del danno. Si volta, sorride al mostriciattolo e lo decapita con il pugnale (3). Si alza, tira un po' di sassolini per spaventarli (solo effetto scenico e teatrale, sono innocui), poi usa di nuovo Colpo Basso (-5) per inabilitare una delle creature (4) e trapassa la seconda con un affondo (5). Tira un pugnale contro gli esseri che attaccano Bergère. Probabilmente va a vuoto. 4° turno: I mostri usano per due volte Vigliaccheria (-(10+10)), lasciandosi cadere dal soffitto. 5° turno: Leliana, grazie alla CS in Intelligenza, si accorge della cosa e usa di nuovo la personale a Basso (-5), si prende metà del danno dalla creatura, che la colpisce di striscio alla spalla, mentre questa cade e resta tramortita (se Leliana si prendeva Medio al fisico cadendo, lanciandosi dalla stessa altezza le creature dovrebbero minimo venire stordite) 6° turno Approfittando di Vigliaccheria andata a segno due delle creature usano Colpo Basso su Bergère (-(5+5)), colpendola sul retro delle ginocchia e mandandola in ginocchio. 7° turno: Leliana usa l'attiva del talento per incantare la creatura e renderle più facile ucciderla (-5) (6). A questo punto usa a sua volta Vigliaccheria per eliminare una delle restanti creature con la striscia (-10) (7). Tira diversi fendenti dimostrativi e infine, sfruttando la superiorità fisica, eliminano i restanti tre mosti con attacchi fisici. Ne resta uno di ferito, quello al quale Leliana aveva squarciato le gambe. Non penso andrà molto lontano. Possibilmente anche quello che si è preso la bastonata in testa da Bergère è ancora vivo, ma in condizioni decisamente pessime.
Che fatica! So di averci messo un secolo, purtroppo è stato un post molto impegnativo, si sono messi in mezzo un po' di problemi... e non sono del tutto certo di aver ancora capito bene la dinamica di questi autoconclusivi. Non ho fatto uso della tecnica "Tranquillizzare" dato che mi avevi avvertito di non consumare tutte le risorse in questo turno e, per gli effetti che ha, il suo costo mi appare esagerato, è una pergamena che non mi piace molto, ma, avendola incautamente messa in scheda, preferisco tenermela in caso di bisogno. Adesso, una piccola spiegazione sullo scontro: ho provato a descrivere la scena come il combattimento di un film, spero di non essermi preso troppe libertà. Da come mi sono state descritte, queste creature sono di piccola taglia (mezzo metro), probabilmente pesano poco e non sono particolarmente ben armate. Questo vuol dire che Leliana può sfruttare senza problemi la sua altezza per tenerle a bada: la spada lunga più di un metro per loro si trasforma in una lancia lunga quattro metri, una pugnale di trenta centimetri letteralmente li impala o li decapita con un solo fendente. Lo stesso vale, ovviamente, per Bergère. Quindi Leliana è, nell'1vs1 (ma anche contro due o tre di loro, stando attenta), chiaramente superiore. Ho voluto dare un po' di realismo alla scena, anche se questo vuol dire magari rimetterci in sportività: impossibilità di spargere il veleno che aveva previsto di usare e, tenendo conto del discorso delle proporzioni, ricorrere costantemente a Colpo Basso, che mi sembra proprio una pergamena efficace contro simili avversari: consuma poco e, dato che per finirli non serve molto, permette di mettersi subito in vantaggio. Ad essere a malpartito è Bergère (che si prende anche danni in più), ma mi è sembrato adeguato dato che non ha (teoricamente) l'esperienza nel combattimento di Leliana. Le ho dato CS in Costituzione, pensando che un pastore dovrebbe essere capace di sopportare la fatica ed essere tenace. Veniamo un momento alle creature: il fatto di usare le tecniche di Leliana mi sembrava intanto una cosa carina, e poi adeguata a come mi sono state descritte: essendo piccole, possono colpire le gambe (o, nel caso di Leliana, l'addome) con molta più facilità di quanto non colpirebbero la testa, le braccia e le spalle. Ho pensato ai goblin di Pathfinder, leggendo la descrizione, quindi ho deciso di incorporarne alcuni tratti: astuti (la trappola con Vigliaccheria) e contemporaneamente ingenui, dato che uno si lascia incantare e sgozzare da Leli e, soprattutto, uno affida la sua protezione ad un foglio di carta: spero di non aver esagerato, ma mi sembrava una personalizzazione simpatica, dato che danno tanto valore ai rifiuti da usarli come ornamento. Ah, la frase sui nemici che dice Leliana è una parafrasi di una nota citazione di Heinrich Heine, la stessa che ho in firma
Edited by Aesìr - 1/4/2015, 08:10
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