Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La chanson de la Bergère, Arrivo di Aesir

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The Grim
view post Posted on 30/1/2015, 00:57




Il cielo era drappeggiato da nubi tenue, che quasi sparivano nel chiarore dell'alba. Sotto di esso si stendevano leghe e leghe di colline brulle e spoglie, con pochi fuscelli e qualche ciuffo d'erba a regalare un tocco di vita al quel paesaggio arido. Non era la sabbia a regnare, come in un deserto dell'Akeran, né la roccia di creste montuose ma la terra, brulla e tenace, che non voleva concedersi a nessuno. Come tanta asprezza potesse nascere da curve così dolci era un segreto antico, sepolto nel suolo da cui erano cresciuti quei colli; soltanto le pietre più antiche forse conoscevano la verità.
Dubhe era lì, da qualche parte,
forse tra vecchie rovine che non ricordavano più il loro scopo originale,
forse impigliata tra qualche cespuglio di more o d'ortica urticante.
Ma non sola.

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Quella dannata era scappata un'altra volta.
Si era distratta ad un attimo - forse non proprio uno in realtà ma non l'avrebbe mai ammesso agli altri - e quando si era voltata quella era sparita.
Volatilizzata come un sogno ai primi raggi del sole.
Doveva trovarla e anche in fretta, non poteva proprio permettersi che ne perdesse un'altra.
L'ultima volta che era successo gli sguardi degli altri l'avevano tormentata per un'intera settimana,
e ogni volta che provava ad addormentarsi se li trovava fissi su di lei.
Non fiammeggiavano di rabbia, né trasudavano crudeltà:
erano gelidi e freddi, quasi distaccati
delusi,
forse.
O era il taglio elfico a renderli così inquietanti.
No, era meglio non tradire la loro fiducia,
altrimenti Bergère sarebbe stata ricordata come la peggiore pastorella degli Oji'bweh
o forse addirittura di tutti i Rahm as Aid.
Anche perché non aveva nessuna scusa questa volta.

Fece un gesto a Bastione, e lasciò a lui il gregge.
A dispetto del muso ebete era un cane intelligentissimo, più di tanti maschi con cui aveva avuto a che fare.
Non che fossero stati troppi nella sua vita, ma qualcuno di troppo se l'era beccato, a fare discorsi strani e impacciati.
Saltò un grosso ramo caduto da un albero e notò delle tracce, le seguì oltre il declivio della collina finché non vide un batuffolo bianco e cotonato che si graffiava ottusamente su un cespuglio di rovi.
La cretina stava leccando qualcosa, sebbene non riuscisse a capir cosa, e la pastorella s'avvicinò cautamente, stringendo il pesante bastone di quercia con entrambe le mani.
Non voleva avere sorprese, così balzò sul cespuglio con un urlo che sarebbe dovuto sembrare feroce ed invece non lo era per niente.
Fu così che vide una ragazza con gli occhi chiusi distesa nel cespuglio di rovi,
e Bergère ebbe come l'impressione che fosse caduta dal cielo.
Si chiamava Dubhe ma lei ancora non lo sapeva.


CITAZIONE
Ciao e ri-benvenuto nell'Edhel!
Sarò io a gestire il tuo arrivo che si strutturerà come una mini-quest in cui cercherò di testare le tue capacità. Non badare alla qualità dei miei post, che saranno esigui e poco curati nella forma per non farti attendere troppo, tu invece cerca sempre di dare il meglio! Dalle dimostrazioni in questa giocata dipenderà il tuo grado energetico finale, e potrai essere promosso alla fascia energetica Gialla od addirittura Verde.

Spero che tu non abbia dubbi sulla scena: la pastorella Bergère trova la tua compagna di viaggio; lascio a te descrivere la scena dell'incontro e le impressioni senza tarpare troppo la tua fantasia. Gestiremo questa parte di giocata secondo la modalità " di confronto ". Dovrai perciò rispondermi nel topic di servizio del tuo arrivo - questo - proprio come fossimo a tu per tu ad un tavolo da gioco. Non ti si chiedono post elaborati ma semplicemente le reazioni o le risposte del tuo personaggio, in maniera molto immediata, finché non ti darò lo STOP. A quel punto dovrai stendere un post con le informazioni e le direttive raccolte fino a quel momento, stavolta dedicandogli la cura necessaria. (Se hai dubbi su questa modalità di gioco non preoccuparti a chiedermeli sempre nel topic dell'arrivo che ti ho linkato qualche riga più in su, o magari studia altri arrivi come questo per avere un'idea di come proseguire). Buon diverimento!

 
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Aesìr
view post Posted on 7/3/2015, 12:39





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Le Creature non si sarebbero fermate,
davanti a niente e davanti a nessuno.
Avrebbero tormentato il Mondo per l'eternità.
~ Cantico delle Trenodie, 2:29 ~
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Arancia.
Colline coperte di erba giallastra e rinsecchita, disseminate di massi aguzzi. Un cielo sfumato dai colori pastello dell'alba, anziché verde, nel quale fluttua qualche nuvola sparsa al posto delle isole, e all'orizzonte non s'intravede la sagoma opprimente della Città Oscura. L'aria è fresca, come nel sud del Ferelden, e ringrazio per la giacca di cuoio che mi protegge dalle folate di vento. No, decisamente questo non sembra l'Oblio, il regno degli spiriti e dei demoni, luogo folle e in costante mutazione; le valli scavate dai fiumi e dai ghiacciai e i rari sempreverdi che si innalzano fra le rocce danno, al contrario, un'idea di grande staticità, come se i secoli potessero trascorrere prima che questo luogo ne avverta il passaggio. Ma proprio perché mutevole, quando si tratta dell'Oblio i sembra non bastano. Se possedessi l'arte degli incantesimi, sarebbe semplice controllare, ma un'anziana donna che conosceva molto bene la magia mi ha insegnato un semplice stratagemma: i demoni e gli spiriti, che sono parte del regno dei sogni, possono piegarlo al loro volere con un semplice desiderio, ma una mente forte – e cosciente di esserlo – può fare altrettanto, se non di meglio. Nell'Oblio, perché le cose accadano basta crederci.
Arancia, penso nuovamente. Perché mai arancia? Potrei chiedere una flotta di navi, o un esercito di fanti o cavalieri, o anche la mia Dubhe, se è per questo... ma tanto non saprei come impiegare l'una o gli altri; invece, quanto alla mia ragazza, l'illusione di lei mi sarebbe di scarsissima utilità. Piuttosto che attirare per sbaglio un demone con un desiderio di immense proporzioni, meglio qualcosa di semplice. Ma tanto in mano non mi appare nessun frutto.
Bien, immagino di potermi dire abbastanza certa di trovarmi in un piano materiale. Se vada meglio o no, se ne può discutere. Certo, non dovrò guardarmi dai miei incubi o essere tentata dai demoni e, se ci sono luoghi che possono essere micidiali quanto l'Oblio, se non di più, poche cose sono più difficili che cercare qualcuno in un sogno senza limiti che muta il proprio aspetto di istante in istante. Se non altro, questo compensa il fatto che non abbia ottenuto l'arancia. Non mi sarebbe dispiaciuta, illusione o no.
Mi rialzo, spazzando via la polvere dai calzoni e aggiustandomi il fazzoletto attorno al collo. Nel farlo, sfioro il vetro del ciondolo, tiepido per il calore del mio corpo. Quando l'ho ricevuto in dono immaginavo che reagisse al tocco della mano o del pensiero, a seconda dei miei desideri; di doverlo in qualche modo accendere, come si fa con una candela per illuminare la via. Non avevo messo in conto la costante pressione della magia che mi indirizza fra le braccia della mia ragazza. Una cosa sdolcinata? È esatto. Sembra un artificio banale in una pessima trama, da spettacolo di seconda scelta: il nobile cavaliere ritroverà la sua dama grazie ai ciondoli che portano al collo e alla forza dell'amore. Sarei la prima a bollarla come stucchevole e melensa, se fosse il fulcro di un'opera teatrale che mi sto godendo seduta in galleria e ingozzandomi di mele secche, ma posso solo definirla incommensurabilmente utile, dopo essermi svegliata sotto un sole estraneo, in un luogo mai visto prima. Dopo essere letteralmente caduta giù dal cielo, ad essere esatta. E quel che è peggio è che non è neanche la prima volta che accade. Consideratele pure le prove che il cavaliere deve sostenere per riabbracciare la sua amata; peccato che io non sia un cavaliere, ma una barda, abituata a scovare segreti e desiderosa di mettere la parola fin a questo spettacolo il prima possibile: vogliate scusarmi, dunque, se la ballata mancherà di epicità, di magiche armi, furiosi duelli e terribili mostri. Somiglierà ad una partita a nascondino, piuttosto; chiedo il vostro perdono, se non era ciò che aspettavate. Se volete, lo spettacolo della dama e del cavaliere sta venendo messo in scena nel teatro accanto. Ora fate silenzio, perché è il mio turno di contare.

Dritta in piedi, una mano a schermare gli occhi dal riverbero del sole, lascio spaziare lo sguardo alle colline circostanti. Dubhe è vicina, molto vicina, e so che, se io posso sentirla, allora anche lei può sentire me: i ciondoli funzionano così, non fatemi troppe domande, non è l'argomento nel quale sono più ferrata. So quello che ho detto e in più che continueranno a funzionare anche se uno dei due dovesse essere perso o comunque separato dalla proprietaria. Ma, se non sono esperta in materia di magia, tuttavia conosco molto bene il comportamento degli esseri umani, in generale, e della mia ragazza, in particolare. Se è sveglia, sentendo la mia presenza verrà nella mia direzione e finiremo per forza per incontrarci, se invece è ancora fuori combattimento, ferma nel luogo dov'è caduta, non dovrebbe essere troppo difficile da localizzare. Speranzosa, continuo a cercare con lo sguardo fra la rada vegetazione, come se mi aspettassi di vederla saltare fuori da un momento all'altro. E, in effetti, qualcosa si muove. Il cuore mi balza nel petto. Datti una calmata, idiota. Non va mai così bene.
Già, la trama ne risentirebbe, vero? Non può semplicemente essere così semplice. E ora che riesco a vedere meglio, con un accenno di disappunto mi rendo conto di essere nel giusto: è un essere umano, ma non Dubhe. Il colore dei capelli e gli abiti non corrispondono, per non parlare della maniera di muoversi: anche se non posso definirne il sesso a questa distanza, dati gli abiti informi che indossa, sono certa che sia giovane, però manca della scioltezza nell'andatura che si acquisisce facendo la ladra. Sì, la mia ragazza è una ladra, ma al momento importa poco. Ciò che conta è che non si muove assolutamente in quella maniera, anche ammettendo che non si sia ancora ripresa dalla caduta. In più, attorno all'individuo trotterella una bestia, un grosso cane dal pelo bianco e lungo, che mi toglie definitivamente ogni dubbio residuo. Se non la sua identità, tuttavia, mi interessa molto ciò che sta facendo: perché qualcuno dovrebbe frugare fra gli sterpi? Sta cercando qualcosa, forse? O magari l'ha trovato?
La direzione corrisponde. In più, so bene che precipitare dal cielo può avere effetti collaterali e non a caso ho messo in conto che la mia ragazza possa essere tramortita.
Con l'aiuto di un paesano il prode cavaliere recupera dai rovi il corpo profondamente addormentato della sua dama, per poi svegliarla con un bacio.
Sbuffo. Idiozie. Anche se la voglia di precipitarmi laggiù, scaraventare il – o la – giovane giù dalla collina e controllare di persona è forte, mi trattengo. La lezione non agire avventatamente è impressa nella mia carne, letteralmente. Meglio aspettare un momento di più, anche perché dubito che un pastore, perché chi andrebbe in giro in un luogo del genere – un posto da capre, non ci sono altre definizioni – con un cane, se non un pastore, possa costituire una minaccia per Dubhe.
Adesso al suo fianco c'è anche una pecora, recuperata in questi minuti, ma la figura continua a muoversi fra i rami. Ne sta spostando una discreta quantità, e non penso proprio che un'altro ovino necessiti di tanta fatica.
Stavolta il sorriso si estende anche alle labbra.

Cielo rosato sopra di lei. Sotto la schiena, punture di sassi, e tutt'attorno rami spinosi, che si chiudono sul suo corpo. La sua mente sente che Leliana è lì, sa che è la magia a permetterle di percepirla. Ma c'è un'altra presenza, molto più vicina, e stavolta sono i suoi sensi acuti ad avvertirla, ancora prima di aver colto i rumori che questa produce spostando i rovi. Non è sopravvissuta di furti per anni lasciandosi cogliere di sorpresa. Aspetta, il respiro tranquillo per lasciar intendere di essere ancora stordita, gli occhi appena socchiusi. Chiunque essa sia, non s'è accorta del suo risveglio e della sua finzione, continuando il suo goffo tentativo di raggiungerla. Sarebbe scortese non lasciarla finire, pensa Dubhe, e solo quando sente che la presenza è giunta a meno di un braccio di distanza scatta, rotolando sul fianco. Il coltello che ha estratto dalla manica è puntato alla gola di una giovane, rozzamente vestita e con in mano un bastone, che però lascia subito cadere, spaventata. Al suo fianco, una pecora e un cane da pastore, che dev'essere ben addestrato, perché il suo ringhio si quieta ad un gesto della sua padrona. O forse non la intende come un pericolo così grande da richiedere un'esibizione di ferocia. Non riesce a vedersi, Dubhe, ma immagina di avere un'aria piuttosto patetica. L'ha sempre avuta, in un certo senso, e questo l'ha aiutata a sopravvivere più di una volta, ma ha l'impressione che, dopo il suo gesto, la recita della vittima non sia molto convincente.
Abbassa il coltello in un gesto rassicurante, anche se è pronta a ficcarlo nel cuore della pastorella al primo segno di minaccia. Tuttavia, non si è -
ancora - ridotta al punto di ammazzare una ragazza inerme e il tempo passato accanto a Leliana ha addolcito il carattere della ladra, anche se lei per prima non lo ammetterebbe mai. La barda per prima cosa avrebbe tentato con il dialogo, ed è esattamente quello che decide di fare, nella Lingua del Re e sperando di essere compresa. Altrimenti, c'è sempre l'orlesiano.
“Scusami, non volevo spaventarti. Sai dirmi dove sono finita?", domanda. Il tono calmo e conciliante sembra sortire il suo effetto.
La ragazza, effettivamente una pastorella e di nome Bergère, a suo dire, la informa di trovarsi nella valle del Donwerridon. Dubhe annuisce, anche se non ha mai sentito nominare quel luogo, e forse vorrebbe fare qualche altra domanda, ma di colpo il cane si volta, le orecchie dritte, e la sua padrona fa lo stesso. Anche la ladra lo sente, e poi lo vede: uno smottamento ai piedi della collina di fronte, apparentemente senza origine alcuna. Stringe la presa attorno all'elsa del pugnale, contenta di non averlo riposto. Un'altra cosa la vita di fuorilegge le ha insegnato: che le cose sconosciute vogliono dire
guai.

Le cose sconosciute vogliono dire guai. Quante volte Dubhe l'ha ripetuto? Tuttavia inizio cautamente a scendere la collina, ad indagare quei movimenti che ho visto. Sto facendo un'idiozia, sia ben chiaro: molto probabilmente la mia ragazza è lì, ha bisogno di me, e io perdo tempo con una frana. Nonostante tutto, però, qualcosa mi spinge a controllare; è una sensazione strana, come se avessi già visto questa scena, ma non riuscissi a ricordare dove.
Magari il prode cavaliere è così ansioso di gettarsi in un'avventura da scordarsi la sua dama...
Ma anche no. Banalmente, voglio essere sicura che, nonostante le apparenze innocue, non si tratti veramente di qualcosa di pericoloso.
Poggiando i piedi con attenzione, mi avvicino, controllando sempre la mia posizione rispetto allo smottamento, così da essere pronta a darmela a gambe se mi sentissi minacciata. Ora che posso esaminarlo meglio, mi rendo conto il terreno non sta franando, sta collassando su se stesso, come se stessi osservando la più grossa tana di talpa del mondo. Oppure... cos'altro scava? Lombrichi. Topi, conigli, castori. Nani, aggiungo scherzosamente. Poi collego questo pensiero e la verità mi colpisce con la forza di un maglio. Nani. Le Vie Profonde. E chi le abita?
Oh Creatore...
Prole Oscura.
Il suolo crolla definitamente, alzando un polverone impressionante. Mi copro istintivamente gli occhi e, quando torno a guardare, riconosco delle sagome familiari avanzare. Sembra proprio che nella storia ci saranno i terribili mostri, dopotutto. Chissà perché, la notizia non provoca alcuna gioia nel prode cavaliere.
Hurlock, più alti di un uomo, dalla pelle verde pallido e ricoperta di marchi di guerra, vestiti con armature male assortite, che sembrano composte da pezzi di corazze tenuti insieme da fasce di tessuto. Prediligono scudi irregolari e rozze scimitarre.
Genlock, piccoli e tozzi, con le orecchie a punta e un inquietante sorriso a trentadue denti. Codardi e ladri, la loro tattica consiste nello strisciare senza farsi vedere finché il nemico non è a portata delle loro armi leggere.
La polvere non fa a tempo a depositarsi che le creature la attraversano, dirigendosi a gran velocità su per la collina. Ma non nella mia direzione. Merde! Pensa, Leliana, accidenti! Sei una barda, vivevi di piani ed inganni, non riesci ad inventartene uno? La triste verità è che una strategia, per essere messa a punto, richiede tranquillità e sangue freddo ed io ne sono leggermente sprovvista, quando ho in mente solo il destino delle donne che vengono catturate dai Prole Oscura. Non ho alcuna intenzione di permettere che ciò accada... ma farmi ammazzare nel tentativo di salvarle non sarà loro d'aiuto. Devo ripetermelo un paio di volte, finché la mente non lo recepisce appieno e il panico si assesta su livelli accettabili. Da morta non servo a nulla, se voglio fare qualcosa devo essere viva. E, assieme alla ragione, giunge anche un piano, una sorta, almeno – banale e indegno di un'opera di qualità – composto in pochi, disperati attimi: qualche Prole Oscura non costituisce un gran avversario, se riuscissi a dividere i due gruppi Dubhe potrebbe tener testa a quelli rimasti e potrei aiutarla dopo aver ucciso la mia parte. Sempre meglio che aver a che fare con una dozzina o più di mostri contemporaneamente. Valutare di quanto sono avanzate le creature e decidere per il sì sono una cosa sola.
Una mano sull'elsa della striscia, l'altra stretta attorno ad un coltello da lancio, inizio a correre, strappando al mio passaggio le rade piante e pungendomi sui rovi, saltando le rocce o scavalcandole quando posso, con il respiro che dopo un po' si spezza e i fianchi che cominciano a dolere. Con la coda dell'occhio, scorgo un drappello di Prole Oscura che si è staccato dal gruppo principale, ma sono troppo pochi per fare davvero la differenza. Damn!
Continuo a muovermi, cercando di mettere piede sulla collina, in modo da essere il più vicina possibile alle due ragazze e poterle raggiungere in fretta una volta eliminati quei pochi genlock che mi inseguono. Di colpo, però, il costante ronzio che costituisce il loro verso e che era risuonato di sottofondo mentre mi rincorrevano si fa più forte ed un hurlock in armatura pesante sbuca da un ammasso di detriti, sbarrandomi la strada.
Non ho idea di come sia riuscito a superarmi, anche se francamente non m'importa. Mi fermo. L'hurlock sembra sogghignare, anche se mi risulta che sia quella sia un'espressione permanentemente stampata sui loro volti, così gli sorrido di rimando, scoprendo i denti in una smorfia che nulla ha di allegro, e scosto una ciocca di capelli rossi che mi è ricaduta sul viso. Ogni mostro schifoso che ammazzerò sarà un mostro schifoso in meno in grado di mettere le sue mani corrotte sulla mia ragazza. Dietro di me, riesco sentire lo scalpiccio degli altri due Prole Oscura che si affannano a raggiungermi. È stato un errore correre e arrivare più stanchi davanti a me, quando non sarei comunque potuta andare da nessuna parte, con l'hurlock davanti. Un errore che farò loro pagare.
Tutto d'un tratto, su di me è discesa una perfetta calma; il respiro si è normalizzato, la pulsazione a livello del diaframma è cessata. Nessuna sorpresa, dato che la paura più grande è quella dell'ignoto, mentre adesso so perfettamente come devo agire. Prendo un respiro profondo. Girarmi e conficcare il pugnale nel cuore del genlock, tirare il coltello nella gola dell'altro, poi estrarre la spada e ingaggiare l'hurlock. O almeno, questi sarebbero stati i miei progetti, perché, non appena bilancio la gamba all'indietro per voltarmi e dare inizio alle danze, sento per qualche orribile istante il terreno cedere sotto i miei piedi. Il nulla sotto le suole dei miei stivali e mi rendo conto di star precipitando nel vuoto, con uno strillo decisamente poco epico.
Gentile pubblico, ora faremo una pausa, così che possiate sgranchirvi le gambe e rilassarvi. Prego, siete liberi di alzarvi; non tardate troppo, però, perché lo spettacolo riprenderà fra poco. Ci auguriamo che finora sia stato di vostro gradimento.



nome: Leliana
classe: mentalista
talento: ammaliatrice
cs: + 1 Intelligenza Astuzia
energia: bianca
pericolosità: G
conto: link
armeria: /
erboristeria: /
saggio: /
incantatore: /




~armi: spada a striscia, pugnale, coltelli da lancio

~passive~
razziale umana: al 10% delle energie Leliana non sviene
livello I del dominio ammaliatrice: il possessore del talento ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. Si tratta di un'aura di fascino




Edited by Aesìr - 7/3/2015, 13:25
 
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The Grim
view post Posted on 9/3/2015, 14:55




Bastione guaiva accucciato dietro al cespuglio, frignante di paura. Non l'aveva mai visto così spaventato, meno che una notte parecchie estati prima, quando la tribù era stata attaccata da enormi ragni giganti dal ventre grasso e giallastro. Questa volta però avevano a che fare con un branco di lupi, sebbene non era certa di poter usare quel termine. Le bestie che avevano di fronte era grosse come vacche, praticamente degli orsi in miniatura dal pelo scuro come la notte, e gli occhi rossi di rabbia o sete di sangue. Le zanne snudate erano più seghettate della sega del carpentiere e parevano più affilate delle spade dei Ram as Aid. Quando li aveva visti caricare sulle collina, la lingua di fuori a schizzare saliva, era rimasta impietrita, bloccata sul posto senza possibilità di reagire; solo un ululato crudele e gelido l'aveva spinta a muoversi. Rimanere ferma significava morire, nella peggiore delle maniere, perciò aveva preso con due mani il suo bastone di noce durissimo e l'aveva sbattuto sul cranio del primo della muta. Sentì il teschio spaccarsi mentre l'arma si incrinava e colorava di rosso, ma non ebbe tempo di far altro che uno di quei lupi gli azzannò una gamba. Forse era troppo presa dal panico per accorgersi del dolore, si limitò a calciarlo con l'altra gamba, e infine si vide uno di quelli balzargli addosso e gettarla al suolo; non toccò terra però. Una voragine si aprì la dove sarebbe dovuta sbattere, e precipitò nel nero cuore della terra, urlando fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni, avvinghiata a quel warg che sembrava più terrorizzato di lei.



Doveva essere svenuta, non se n'era nemmeno accorta. Riaprì gli occhi, il corpo che si lamentava dal dolore, e accanto a lei stava una buffa creaturina, alta appena mezzo metro, dalla pelle giallastra, con sei braccia e una lunga coda scagliosa; il bastone trafiggeva il petto da una parte all'altra e stava issato come una bandiera. La pastorella si guardò attorno, alla ricerca del warg, ma non c'era alcuna traccia del lupo, e anzi non pareva esserci anima viva in quella grotta buia. L'unica luce veniva dalla cima della voragine dalla quale era caduta, troppo in alto perché potesse raggiungerla: avrebbe avuto bisogno di ali o delle zampe di una capra. Una folata di vento passò per la galleria, come un lamento lugubre e mortale, e la donna fu quasi sul punto di mettersi a piangere. Doveva trovare un modo di risalire, ritornare dal suo cane e da quella sconosciuta ormai alla mercé del branco. E così commise quella che era un'imprudenza e sicuramente una cosa sciocca: gridò!

" Dannazione!
C'è qualcuno?
Voglio andarmene da qui!
"


CITAZIONE
Scusa ma con i problemi di oggi a forumcommunity, ho perso il post e l'ho dovuto rifare alla bene e meglio.
Anche la pastorella - come te - è caduta in una voragine, forse qualcosa di strano sta accadendo :8):

Comunicami in confronto se riesci in qualche maniera ad attutire la caduta - a te ingegnarti! Io sto con la bocca chiusa - oppure segna un danno medio al fisico. Leliana riesce a sentire la richiesta d'aiuto, a te come comportarti, sempre in confronto, come al turno prima.

 
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Aesìr
view post Posted on 31/3/2015, 17:51





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Creatore, i miei nemici abbondano.
Molti sono coloro che insorgono contro di me.
Ma la mia fede mi sostiene: non temerò le loro fila,
se dovessero schierarsi contro di me.
~ Cantico delle Trenodie 1:1 ~
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E così il prode cavaliere precipita in una tana di talpa.
Oh, taci!
Con il pavimento che si avvicina a gran velocità, pensare non è facile e non posso permettermi di sprecare secondi preziosi a parlare di teatro. Con uno scatto tiro le gambe al petto, quindi spingo i tacchi contro la parete che mi sta di fronte, il cuoio della giacca che struscia contro quella alle mie spalle. La caduta rallenta e forse il trucco basterebbe a arrestarla del tutto, se il condotto non terminasse di colpo. I piedi, non più premuti sulla roccia, scattano in avanti e mi trovo di nuovo in verticale. Sentendola sollevarsi sui fianchi, allargo i lembi della giacca, preparandomi all'imminente impatto con il suolo. Quando questo arriva resisto all'impulso di irrigidirmi, che porterebbe l'energia della caduta a scaricarsi sulle articolazioni, e anzi la uso per continuare il movimento e rotolare in avanti di un paio di metri, sotto una doccia di polvere e pietrisco. Quando mi fermo, vicino ad una parete, sono forse un po' ammaccata e confusa, ma so che potrei essere conciata molto, molto peggio. Tutto sommato, sono stata fortunata.
Mi guardo intorno: le pareti sono lisce e levigate – impossibile arrampicarsi, noto con disappunto – e il cono di luce che mi illumina proviene da almeno sei metri d'altezza. Bel voletto, non c'è che dire. Abbasso gli occhi e fisso le tenebre al di fuori del fascio luminoso finché non mi abituo alla penombra e inizio a scorgere i dettagli. Ora posso muovermi.
“Dannazione! C'è qualcuno? Voglio andarmene da qui!”
Sobbalzo, anche perché mi ero preparata al silenzio. La voce, femminile anche se deformata dai condotti, viene proprio dalle gallerie davanti a me. Chi è quest'idiota? Ha mai sentito dire cosa fanno i Prole Oscura alle donne? Urlare è, nel migliore dei casi, una pessima idea. Il che, nel caso specifico, vuol dire che, se voglio far tacere, la devo trovare alla svelta, prima che attiri qualcosa di pericoloso. Una prospettiva entusiasmante.
Quasi quasi avrei preferito fosse caduta Dubhe: certo, sarebbe in pericolo quanto me, però di sicuro si mostrerebbe una compagna migliore per affrontare queste gallerie: so che è capace di difendersi e sono certa di poterle affidare la mia vita, mentre un paesano sarebbe una zavorra che non posso assolutamente permettermi. Sciaguratamente, però, Dubhe è rimasta là in alto: riesco distintamente a sentire la sua presenza attraverso il legame magico.
Se scalare la parete è fuori discussione, come ho constatato, dovrò inoltrarmi per forza nelle gallerie. E allontanarmi un'altra volta da lei. Tornerò, prometto rivolta verso l'alto, desiderando per l'ennesima volta che i ciondoli ci permettano anche di condividere i pensieri. Raccatto il cappello e gli do un paio di colpetti per togliere le polvere e lisciare le piume, poi, colta dall'ispirazione, mi infilo in tasca anche alcuni frammenti della volta sbriciolata, che potrebbero servirmi per misurare la profondità di fosse e strapiombi in mancanza di luce. Un'ultima occhiata dietro le spalle, quindi sguaino il pugnale – arma migliore della striscia negli spazi ristretti – per infilarmi nel dedalo di cunicoli.
Armato della sua magica spada, il cavaliere si addentra nella tana del mostro.
Sigh.

Alla fine, il percorso si rivela meno disagevole di quanto avevo previsto e, anche se costretta ad avanzare a tentoni nel buio, raggiungo la ragazza dopo che questa è riuscita ad urlare solo un altro paio di volte. Si trova in un ambiente non dissimile da quello nel quale sono precipitata io, completo di raggio luminoso che scende dall'alto. Logico, a pensarci, dato che la volta dev'essere franata in maniera analoga. Ma qua finiscono le somiglianze, a cominciare dal fatto che la ragazza si tiene vicina alla pozza di luce: evidentemente non sa che, restando nella luce, sarà permanentemente accecata. È fortunata che a palesarmi, uscendo dal rifugio delle ombre, sia io e non un Prole Oscura, anche se a convincermi a mostrarmi non è stata tanto la voglia di darle una lezione per il suo sciagurato comportamento, quanto il suo aspetto: gli abiti le pendono disordinati, i capelli sono incollati al volto e negli occhi si legge la paura. Il panico induce strane reazioni: c'è chi fugge e chi combatte, chi rifiuta di reagire e chi trova la forza di un gigante. Per definizione, non conosce ragioni e un uomo sotto la sua stretta non è diverso da un animale messo in un angolo: imprevedibile. Esattamente ciò di cui non posso fidarmi.
“"Stai zitta! Vuoi ucciderci tutte e due?”"
Le parole dell'eroe portano conforto alla dama in difficoltà. No, direi proprio di no. Il tono è più brusco di quanto non avrei voluto, ammettendo anche che non siamo attorno ad un tavolo da tè a scambiarci cortesie, ma sortisce l'effetto sperato: immediatamente il grido le muore in gola e si volta nella mia direzione. Posso figurarmi l'impressione che devo averle fatto: a meno che da queste parti non ci sia un palazzo – cosa della quale dubito fortemente – gente abbigliata come me non dev'essere una vista comune. La ragazza inizia a scusarsi, abbassando lo sguardo, ma le faccio cenno di lasciar perdere: "Non posso dire che la piega che hanno preso le cose mi soddisfi particolarmente, ma ormai è fatta e piangerci sopra non ci sarà d'aiuto."
Le uniche gallerie che conosco sono scavate da creature che definire spiacevoli sarebbe un eufemismo, anche se, per essere opera dei Prole Oscura, sono sorprendentemente libere della lordura della corruzione che infesta i thaig dei nani: la spedizione nelle Vie Profonde mi ha resa spiacevolmente familiare con quella rivoltante muffa nera che ricopre ogni cosa, tanto da rendere difficile intuire la natura delle superfici sottostanti, e che qui brilla per la sua assenza: la nuda roccia non potrebbe offrire un contrasto maggiore con i miei ricordi.
"Adesso dobbiamo uscire di qui, in un modo o nell'altro.”
E io non so niente di questa regione, purtroppo. Magari questi cunicoli sono prodotti dall'erosione e non dall'opera di creature, anche se mi sembra difficile. Non credo che una pastorella ne sappia più di me sull'argomento, ma vale la pena di fare un tentativo: “Sapevi di questo posto, di queste caverne? Non sembrano affatto naturali."
Abbasso lo sguardo, notando, infilzato su un lungo bastone di legno, quello che per un momento mi sembra un genlock, tozzo e dalla pelle pallida. Dopo un battito di palpebre, tuttavia, il suo aspetto appare completamente diverso, tant'è che mi chiedo se non abbia avuto un'allucinazione: molto più piccolo, la pelle giallastra, mi arriverà al massimo a metà gamba; le caratteristiche più bizzarre sono le sei braccia e le cianfrusaglie che indossa come se fossero delle decorazioni. Mi chino ad osservarlo: anche se mi ricorda vagamente un ghast, non ho mai visto niente di simile. Rivolgo uno sguardo sospettoso alla roccia sulla quale poggia, ma somiglia ad un genlock anche meno dell'essere a sei zampe. Se la pastorella probabilmente non sa niente di formazioni rocciose, magari ha già visto questa creature prima d'ora. Se è un abitante delle caverne, potrebbe essere difficile, ma rifiuto di credere che una bestia del genere possa farsi vedere in giro senza essere notata: il mio passato di menestrello mi ha insegnato che, solitamente, le leggende che fioriscono nei luoghi isolati hanno più di un fondo di verità. Accenno dunque al cadavere. "Avevi mai visto questa... cosa prima d'ora?"
Le informazioni del paesano si rivelano il tassello fondamentale per completare il rompicapo.
Magari. Le mie speranze restano deluse: non solo la ragazza – prevedibilmente – non sa nulla di queste grotte, ma nemmeno era a conoscenza delle creature, essendo solo di passaggio nella regione, al seguito di una tribù di Rahm ad aid – nome che non ho mai sentito, ma che imprimo nella memoria. Aggiunge però che assieme a lei è caduto un warg e che bisogna prestare attenzione.
Annuendo, torno a rivolgere l'attenzione all'essere dalle molte zampe: ad un'analisi più attenta, risulta coperto da un liquido vischioso, simile ad una bava. Qualcosa in lui non mi convince; forse è solo la paranoia di aver avuto per troppo tempo a che fare con creature capaci di strisciare nell'ombra, di camuffarsi, di fingersi morte e resuscitare all'improvviso, ma preferisco controllare. Raccolgo un capello dalla superficie interna del cappello, per poi lasciarlo cadere dove la superficie gelatinosa mi sembra più spessa, restando in attesa di reazioni. Non succede nulla. Quantomeno, non corrompe i tessuti organici come il sangue dei Prole Oscura. Assicuratami di questo, mi guardo intorno, scegliendo tra i frammenti di pietra quello che mi sembra più adatto come utensile da taglio, e lo calo sull'articolazione di uno dei molti gomiti. Questo dovrebbe provocare qualche effetto, se fosse in grado di rialzarsi, ma ancora niente. Abbastanza prevedibile, dopo essere stato infilzato come un pollo su uno spiedo. Infine rivolgo un intenso pensiero al cadavere, tanto per escludere la possibilità trovarmi nell'Oblio: dopo quello che sono certa di aver visto, non sono granché sicura di esserne davvero fuori. Ma, di nuovo, il mio gesto non provoca alcuna reazione.
Volto la testa per incontrare lo sguardo della ragazza, che ho previsto avere un'espressione alla forse-non-è-stata-una-gran-idea-seguire-questa-pazza, alzando le spalle: "Valeva la pena di controllare.”
Mi alzo, andando a mettermi con la schiena contro la parete: non solo questa posizione mi permetterà di avere la schiena coperta, ma posso anche sentire meglio dove spirano le correnti d'aria, per localizzare un'uscita. Il vento fischia nelle gallerie ma, a parte questo, non mi sembra di identificare una direzione prevalente. Mi aggiusto contro la roccia, cambiando leggermente posizione.
“Quando sono arrivata, quella cosa aveva un aspetto differente. Quindi, la domanda è: prima che la grotta crollasse c'erano degli esseri che vi hanno attaccato. Lo so perché stavo accorrendo ad aiutarti." Ad aiutare la ragazza che era con te, magari. Devo dire qualcosa su Dubhe? Tentenno, poi deciso per il no: primo, perché non vedo necessità di informarla e non vedo in che modo questo modificherebbe la mia situazione e, secondo, perché non è né tempo né luogo per provocare un possibile dibattito sulla legittimità e possibilità di amare una donna. La gente tende a pretendere spiegazioni nei momenti più assurdi. Meglio parlare delle creature: "Puoi descrivermi che aspetto avevano?"
La risposta è quantomai interessante: lupi molto grossi. Che non somigliano, neanche ad un'occhiata distratta, a Prole Oscura.
"Bene, t'assicuro che quando le ho viste io non sembravano affatto lupi. Quindi le stesse cose ci sono apparse diversamente. Conosci storie su esseri capaci di mutare aspetto?"
Al cenno d'assenso mi piego in avanti, fiduciosa, ma le mie speranze vengono deluse da niente più che favole per bambini. Però almeno esistono leggende a riguardo e dopo aver visto con i miei occhi i lupi mannari delle foreste del Ferelden, non sono in grado di denigrare le favole. Chissà, potrebbero essere il ricordo dell'incontro con queste creature, deformato e amplificato dal tempo e dalle numerose bocche attraverso le quali è passato.
“Hai detto che con te era caduto un lupo, eppure non ne abbiamo visto traccia alcuna. Invece è comparsa questa cosa. Potrei pensare che fosse casualmente qua nel momento della tua caduta, ma per un attimo l'ho vista con sembianze diverse da quelle che ha ora e questo, assieme al fatto che, apparentemente, abbiamo visto due creature diverse attaccarci, mi fa credere che il suo reale aspetto sia questo, e che l'abbia ripreso in punto di morte. Per assurdo che sembri. Sarà meglio guardarsi da qualunque cosa incontreremo in questo posto.”
Aggiusto la schiena contro la parete, trasalendo quando la mano sfiora la roccia fredda e umida. E, come se le mie orecchie si fossero improvvisamente liberate, li sento con spaventosa chiarezza: rumori. Rumori in avvicinamento.
Con un gesto spingo la ragazza al centro della stanza, esattamente sotto il fascio di luce, spiegandole che, primo: ci sono nemici alle porte; secondo, ho un piano. Credo di aver dimenticato le parole esatte nel momento stesso in cui le pronunciavo. La pastorella sembra confusa, ma poi afferra il bastone. Spero sappia cavarsela, perché dubito avrò il tempo di badare a lei. Raggiungo l'ingresso del condotto, piazzandomi di spalle accanto all'arcata; quindi estraggo una boccetta, tiro il tappo con i denti, soffocando l'istinto di grugnire per lo sforzo, e verso il liquido sulle lame di spada e pugnale. Infine sposto un sacchetto al fianco, pronto all'uso. Il liquido è il nettare di un fiore che cresce a Par Vollen, patria dei giganti dalla pelle bronzea; finché non è combinato con il polline, contenuto nel sacchetto, i due reagenti sono perfettamente innocui, ma una volta giunti a contatto saranno una bruttissima sorpresa per chiunque verrà ferito dalle lame avvelenate. Completo i preparativi appena in tempo perché in un'esplosione di vociare – ben diverso dal silenzio di prima – un'orda di creature irrompe nella stanza, dirette verso la ragazza.

R5YMogB


Sono esseri che, a prima vista, sembrerebbero appartenere alla stessa specie di quello infilzata sul bastone, o ad una molto simile. La loro carica è caotica e forsennata; si spingono l'un l'altro per arrivare per primi alla loro preda, i piedi che sbattono sul terreno, la chincaglieria che indossano che sbatacchia e la pelle lucida che assume riflessi iridescenti. Forse è proprio la confusione che provocano, assieme all'illuminazione della stanza, a impedir loro di accorgersi di me. Nonostante tutto, spendo un momento per congratularmi: io non faccio mai nulla a caso. Quindi esco dalle ombre per assalire i ritardatari, affondando il pugnale nella schiena di uno – letteralmente impalandolo – e poi sferzando con la spada le gambe dell'alto, facendolo cadere in avanti con uno strillo acuto, subito messo a tacere dalla lama che lo trafigge. Uno strillo di troppo, perché altri si girano, sbatacchiando, la pelle lucida che brilla nella pozza di luce. Con la pressione del piede libero la striscia dal corpo infilzato, disponendomi per affrontare i mostri. Come ogni volta che duello, con l'occhio della mente posso vedere il quadrante angolato dell'orologio, con me posta dove si troverebbe il perno delle lancette; in questo modo so esattamente dove si trovano gli opponenti rispetto a me e come devo fare a raggiungerli. Perché mai si sono sparpagliati così? Non sembrano abbastanza pericolosi da rappresentare una minaccia, da soli. Conciati come sono, con rifiuti a far loro da corazza e utensili come arma, fanno quasi pena. Peggio per loro, immagino, ma forse, come per i ghast di Orlais, posso spaventarli senza doverli necessariamente uccidere.
Sferzo l'aria davanti a me con la spada e li vedo esitare, gli occhi fissi sulla lama sibilante. Come pensavo: li potrei tenere a distanza tutti senza particolare difficoltà, nessuno di loro possiede un'arma abbastanza lunga da entrare nella guardia della striscia. Sferro un secondo fendente, volto a farli indietreggiare, e per questo inclino la spada in modo che la luce si rifletta sul metallo, facendola apparire, ancora sporca del sangue dei loro consimili, più lunga e micidiale. E poi, l'imprevisto: un urlo mi fa sobbalzare, incrinando la perfezione della posa. Uno dei mostriciattoli ha affondato i denti nella gamba della pastorella e non sembra intenzionato a schiodarsi. Un urlo che mi costa un attimo di distrazione, non privo di conseguenze, dato che due delle creature scelgono proprio per momento per partire alla carica e, se lo sbatacchiare mi avverte del loro movimento, i miei riflessi non sono abbastanza rapidi. Mi volto per intercettare il primo, la lama bassa per tenerlo alla larga, ma con la coda dell'occhio scorgo il secondo avvicinarsi di corsa. Impugna una scopa, reggendola per il capo, e l'assurdità della situazione è tale da farmi esitare prima di schivare il colpo in arrivo. Un attimo di troppo, perché un dolore lancinante mi attraversa lo stomaco, mozzandomi il respiro e spedendomi bocconi al suolo, gli occhi che lacrimano. Un rantolo strozzato raggiunge le mie orecchie e, con un inaspettato distacco, mi rendo conto di essere stata io a produrlo, mentre l'aria mi fuoriusciva violentemente dai polmoni. Per un attimo resto accasciata, senza fiato, con confuse stelline multicolori che mi danzano sotto le palpebre socchiuse. Piccoli frammenti di roccia mi piovono davanti agli occhi. Da dove vengono? N'est pas important... Alzarmi... devo... alzarmi...
Un altro grido mi riempie le orecchie, spazzando via la confusione. Sollevo il capo e il ciondolo si sposta, finendomi contro la pelle. Alla fine, è vero che mi sono abituata alla sua presenza, finendo per ignorare la magia in azione. Ma basta il pensiero e il freddo del vetro a ridestare la percezione: cosa farebbe Dubhe se mi arrendessi? Cosa potrebbe accaderle? Stringo i denti, sollevandomi in ginocchio, e un colpo alla gamba mi fa trasalire. Giro il capo: una di quelle creature. Stringe in mano una paletta, la stessa con la quale mi ha colpita, ma il movimento le ha impedito di provocarmi un vero danno. Un notevole colpo di fortuna. Si trova così vicina a me che posso osservarne gli ornamenti: un mozzicone di candela, il teschio di un uccello, un pezzetto di gesso. La guardo negli occhi e le sorrido cupamente. Fortuna per me, sfortuna per lei. Qualche istante dopo, lo spruzzo di sangue proveniente dalla sua gola recisa mi schizza il corpetto. Scatto in piedi, torreggiando sui mostriciattoli rimasti, apparentemente incerti sul da farsi. Forse in questo momento vorrebbero essersi dedicati alla preda più facile. Peccato: qualunque simpatia potessi avere per loro è decisamente diminuita dopo il colpo che mi hanno assestato allo stomaco, ancora dolorante. Non ho intenzione di rifare lo stesso errore; infilo teatralmente la mano in tasca e lancio contro di loro una mezza manciata dei sassolini che avevo raccolto, facendoli trasalire – abbiamo i nervi tesi, eh? – quindi la spada scatta in avanti, aprendo le gambe al più vicino e spedendolo al suolo: non particolarmente leale, ma se la lunghezza della striscia mi dà un vantaggio, non vedo perché dovrei rinunciarvi nel nome dell'originalità. Non mi sto esibendo davanti a dei nobili, il mio unico scopo è porre fine in fretta allo scontro. Per prima cosa, il nobile cavaliere deve proteggere i più deboli e perdonare i loro sgarbi. Mi spiace deludere le aspettative, ma, in questo momento, devo proteggermi da loro. Quanto al perdonarli... una volta che li avrò impiccati, come si dice. Scavalco il caduto, deviando un colpo maldestro inferto con il manico della scopa del secondo mostriciattolo: questo, sorprendentemente, non fa assolutamente niente per difendersi, esponendo anzi il corpo coperto da un foglio di carta, sul quale sono scarabocchiate alcuni ghirigori, invitandomi esplicitamente a colpirlo. Da quel che so, rune inscritte in un'arma o in un'armatura possono migliorarne le caratteristiche o conferirle proprietà particolari, ma cosa può fare un foglio di carta? I rumori di lotta aumentano di intensità e, quasi d'istinto, affondo la spada, che attraversa il foglio come se fosse... beh, carta. Gli scarabocchi non si illuminano né cambiano colore, come succede di solito quando viene attivata una magia, e la creatura, abbassati gli occhi, osserva sorpresa prima quelli e poi l'arma che gli esce dal petto, sibilando delusa. Poi cade al suolo, liberando la lama; mi prendo un secondo per osservare sospettosamente l'arma, ma non sembra danneggiata. Très bien.
Mi volto ad osservare la situazione della pastorella: non buona. È vero che un essere sembra avere un arto superiore spezzato – è pur vero che ne ha altri cinque – ed un secondo sembra tramortito, ma in compenso la ragazza ha un brutto morso alla gamba e segni di graffi e scorticature alle braccia. Tiro un coltello da lancio, senza controllare se la creatura sia stata uccisa o no, e scatto contro di loro, ma qualcosa si stacca dal soffitto, svolazzandomi davanti agli occhi. Un petalo? No. È un pezzo di carta strappato. Di colpo il significato dei frammenti che cadevano dal soffitto diventa chiaro e faccio un salto di lato, la creatura che mi stava piombando addosso che riesce soltanto a colpirmi il braccio, ringhiando delusa. Una fitta mi attraversa l'arto mentre la testa metallica di un chiodo mi impatta contro la spalla, ma, ciononostante, non ho riportato danni seri. L'ennesimo grido mi rivela che i mostriciattoli hanno applicato la tecnica anche sul fronte opposto, probabilmente con risultati migliori. Ma, adesso, devo per prima cosa sbarazzarmi di questa creatura: la caduta e il non trovarmi dove avrei dovuto essere l'hanno fatta schiantare al suolo, dove scuote la testa, confusa. Impugna una mazza con conficcati alcuni corti chiodi, le punte che non arrivano ad emergere dall'altro lato. Che utilità ha un'arma fatta così? Me lo domando mentre mi chino sulla creatura, sorridendole appena mentre le taglio la gola con una pugnalata. Quindi mi alzo di scatto, lancio un'occhiata al soffitto, tanto per sicurezza, per poi avventarmi sulle restanti creature. Spazzo l'area davanti a me con la spada per tenerle a bada e, senza perderle di vista, tendo una mano alla ragazza per aiutarla a rialzarsi. Dopo un attimo di esitazione la sento afferrare la mia mano e tirarsi su. Mi accerto che riesca a reggersi sulle gambe, quindi affondo la spada in mezzo agli esseri. Tre contro due, ma godiamo della superiorità fisica e di migliori armamenti. Uno dei mostri è armato di un coltello arrugginito, insanguinato: è quello che attacco per primo, lasciando alla ragazza l'esemplare ferito che si tiene leggermente in disparte.
“Attacca quello!”, la incito, per sicurezza: non dovrebbe incontrare difficoltà. Scambio un paio di colpi con la creatura armata di coltello, finendola, non potendola colpire al busto a causa del piatto che usa come protezione, con un affondo alla gola. Rumori di lotta – più esattamente, di qualcosa di pesante che impatta violentemente contro un'altra cosa – mi informano che anche la pastorella è riuscita ad aver ragione del suo avversario, così rivolgo l'attenzione all'ultimo, che, trovandosi a mal partito, decide di darsela a gambe, lasciando cadere i due dosatori per miele – uno nella fila di zampe a destra, uno in quella a sinistra – che costituiva le sue armi e raggiungendo con sorprendente velocità la parete opposta. Fatica sprecata, perché un coltello da lancio lo raggiunge alla schiena quando si trova a circa un metro dal suolo. Resto a fissare la lama finché non smette di vibrare e il mutaforma – ammesso che davvero si tratti dello stesso tipo di creatura – non si affloscia al suolo. Cosa li può aver portati ad attaccarci con questa foga, quasi come animali rabbiosi? Immagino che, nella nostra situazione, non abbia molta importanza.
Sospiro, tenendo la mano alla ragazza: "A proposito, io sono Leliana."


nome: Leliana
classe: mentalista
talento: ammaliatrice
cs: + 1 Intelligenza Astuzia
+ 1 Determinazione
energia: bianca
pericolosità: G
conto: link
armeria: /
erboristeria: /
saggio: /
incantatore: /



~energie: 100% -10 -5 -5 -5 -5 -5 -10= 50%
~stato fisico:Contusione all'addome (Medio – contando che letteralmente ci cade sopra e il dolore che prova, Basso mi sembrava poco), botta alla gamba (Basso); botta alla spalla destra (Basso)
~stato mentale: affaticata
~armi: spada a striscia, pugnale, coltelli da lancio

~passive~
razziale umana: al 10% delle energie Leliana non sviene
livello I del dominio ammaliatrice: il possessore del talento ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. Si tratta di un'aura di fascino

~attive~
livello I del dominio ammaliatrice: spendendo un consumo pari a Basso il personaggio è in grado di sfruttare la sua penetrante personalità per infliggere una malia psionica ai danni di un singolo bersaglio. Tale malia sarà liberamente personalizzabile, potendo consistere in una grande fiducia, in un profondo senso di terrore, in un fascino puramente seduttivo, o altro, purché consegua l'effetto di piegare la volontà del nemico. Questo, quindi, ove non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, venendo assoggettato per il singolo turno di cast al possessore e ponendosi favorevolmente rispetto a questi. La tecnica ha natura psionica.

Abilità personale: Consumo Variabile, natura fisica, uso singolo a bersaglio il caster. Schivare l'attacco nemico.

Pergamena Vigliaccheria, iniziale mentalista: La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento con cui colpire il proprio nemico rimanendo nascosto alla sua vista. Il colpo potrà essere portato a mani nude o tramite armi, purché siano da mischia, e la ferita inferta sarà di livello Medio. La tecnica sarà utilizzabile per colpire solamente alle spalle, o in un punto laterale del nemico, mai frontalmente.

Pergamena Colpo Basso, iniziale mentalista: Il mentalista colpisce le gambe dell'avversario, facendogli perdere rovinosamente l'equilibrio. La tecnica ha natura fisica. Tramite l'uso delle proprie gambe, di un arma, o di un qualunque strumento adatto allo scopo, il caster colpirà le gambe del proprio avversario infliggendo un danno Basso al fisico e facendolo cadere a terra, ponendosi quindi in vantaggio per una qualunque azione successiva.


Bergère

<b>CS
: +1 Costituzione

Stato fisico: morso alla gamba (Basso), escoriazioni alle braccia e alle gambe (Basso), ferita da taglio alla schiena (Basso), botta ad entrambe le gambe (Basso+Basso=Medio)
Stato mentale: confusa, spaventata


Kisalah

<b>armi
: una scopa, un mazzuolo con chiodi conficcati dentro (quindi un mazzuolo...), un coltello messo piuttosto male, una paletta, un martelletto, due dispensatori per miele, vari bastoni o altre mazze. Uno ha un piatto per corazza, un altro fogli di carta (se li si può definire armatura...)

stato fisico (1): pugnale infilato dalla spalla fino al bacino: Mortale. (2): tendini delle gambe recisi dalla spada: Medio (per la sproporzione dimensionale); infilzato su una spada: Mortale. (3): decapitato: Mortale. (4): tendini delle gambe recisi dalla spada: Medio (v.sopra). (5): trafitto da una spada (Mortale). (6): decapitato: Mortale. (7): medesima sorte: Mortale. (8) Gola recisa: Mortale. (9) Braccio fratturato: Medio; Bastonata in testa (Critico). (10): pugnale nella schiena: Mortale.
stato mentale: quasi tutti morti, zero segno di attività celebrale. Quelli (forse) vivi non sono in condizione di elaborare nulla di articolato.
consumi 100 - 5 -10 -10 -10 -5 -5= 55%

attive
Ho ritenuto interessante presentare a Leliana un nemico che usasse le sue medesime attive: le creature, pertanto, fanno uso delle ex pergamene Colpo Basso e Vigliaccheria. La descrizione si trova più in alto.

passive
I: Le creature si possono arrampicare senza particolare sforzo su qualsiasi superficie, per quanto liscia essa sia

II: Le creature influenzano l'avversario con la loro strana apparenza, sembrando meno pericolose di quanto in realtà non siano.

~ Turnazione ~

prima del combattimento: Leliana usa l'attiva del talento (-5)
1° turno: Leliana usa Vigliaccheria (-10) su una delle creature (1), uccidendola sul colpo, colpisce le gambe della seconda con Colpo Basso (-5), facendola cadere al suolo e poi trafiggendola (2). Tira un paio di fendenti dimostrativi. Leliana resta vittima della passiva delle creature, che la porta a sottovalutarne la pericolosità (dopotutto, sono molto meno impressionanti di un Prole Oscura). Bergère riesce a colpirne uno con il bastone (10)
2° turno: Uno dei mostri attacca Bergère, mordendola alla gamba. I mostri si sparpagliano, uno attacca lateralmente Leliana, ma non riesce ad avvicinarsi tanto da danneggiarla, il secondo attacca con Colpo Basso (-5), centrandola al ventre con il manico di scopa e mandandola per terra, senza fiato. Un altro attacca Bergère con un qualsiasi attacco fisico di poco conto. Mentre Leliana si riprende, un secondo mostro usa Vigliaccheria (-10) su di lei...
3° turno: ...ma in quel momento Leliana, grazie alla CS in determinazione, si fa forza e si sposta (variabile personale a Basso, - 5), ricevendo solo metà del danno. Si volta, sorride al mostriciattolo e lo decapita con il pugnale (3). Si alza, tira un po' di sassolini per spaventarli (solo effetto scenico e teatrale, sono innocui), poi usa di nuovo Colpo Basso (-5) per inabilitare una delle creature (4) e trapassa la seconda con un affondo (5). Tira un pugnale contro gli esseri che attaccano Bergère. Probabilmente va a vuoto.
4° turno: I mostri usano per due volte Vigliaccheria (-(10+10)), lasciandosi cadere dal soffitto.
5° turno: Leliana, grazie alla CS in Intelligenza, si accorge della cosa e usa di nuovo la personale a Basso (-5), si prende metà del danno dalla creatura, che la colpisce di striscio alla spalla, mentre questa cade e resta tramortita (se Leliana si prendeva Medio al fisico cadendo, lanciandosi dalla stessa altezza le creature dovrebbero minimo venire stordite)
6° turno Approfittando di Vigliaccheria andata a segno due delle creature usano Colpo Basso su Bergère (-(5+5)), colpendola sul retro delle ginocchia e mandandola in ginocchio.
7° turno: Leliana usa l'attiva del talento per incantare la creatura e renderle più facile ucciderla (-5) (6). A questo punto usa a sua volta Vigliaccheria per eliminare una delle restanti creature con la striscia (-10) (7). Tira diversi fendenti dimostrativi e infine, sfruttando la superiorità fisica, eliminano i restanti tre mosti con attacchi fisici. Ne resta uno di ferito, quello al quale Leliana aveva squarciato le gambe. Non penso andrà molto lontano. Possibilmente anche quello che si è preso la bastonata in testa da Bergère è ancora vivo, ma in condizioni decisamente pessime.




Che fatica! So di averci messo un secolo, purtroppo è stato un post molto impegnativo, si sono messi in mezzo un po' di problemi... e non sono del tutto certo di aver ancora capito bene la dinamica di questi autoconclusivi. Non ho fatto uso della tecnica "Tranquillizzare" dato che mi avevi avvertito di non consumare tutte le risorse in questo turno e, per gli effetti che ha, il suo costo mi appare esagerato, è una pergamena che non mi piace molto, ma, avendola incautamente messa in scheda, preferisco tenermela in caso di bisogno. Adesso, una piccola spiegazione sullo scontro: ho provato a descrivere la scena come il combattimento di un film, spero di non essermi preso troppe libertà. Da come mi sono state descritte, queste creature sono di piccola taglia (mezzo metro), probabilmente pesano poco e non sono particolarmente ben armate. Questo vuol dire che Leliana può sfruttare senza problemi la sua altezza per tenerle a bada: la spada lunga più di un metro per loro si trasforma in una lancia lunga quattro metri, una pugnale di trenta centimetri letteralmente li impala o li decapita con un solo fendente. Lo stesso vale, ovviamente, per Bergère. Quindi Leliana è, nell'1vs1 (ma anche contro due o tre di loro, stando attenta), chiaramente superiore. Ho voluto dare un po' di realismo alla scena, anche se questo vuol dire magari rimetterci in sportività: impossibilità di spargere il veleno che aveva previsto di usare e, tenendo conto del discorso delle proporzioni, ricorrere costantemente a Colpo Basso, che mi sembra proprio una pergamena efficace contro simili avversari: consuma poco e, dato che per finirli non serve molto, permette di mettersi subito in vantaggio. Ad essere a malpartito è Bergère (che si prende anche danni in più), ma mi è sembrato adeguato dato che non ha (teoricamente) l'esperienza nel combattimento di Leliana. Le ho dato CS in Costituzione, pensando che un pastore dovrebbe essere capace di sopportare la fatica ed essere tenace. Veniamo un momento alle creature: il fatto di usare le tecniche di Leliana mi sembrava intanto una cosa carina, e poi adeguata a come mi sono state descritte: essendo piccole, possono colpire le gambe (o, nel caso di Leliana, l'addome) con molta più facilità di quanto non colpirebbero la testa, le braccia e le spalle. Ho pensato ai goblin di Pathfinder, leggendo la descrizione, quindi ho deciso di incorporarne alcuni tratti: astuti (la trappola con Vigliaccheria) e contemporaneamente ingenui, dato che uno si lascia incantare e sgozzare da Leli e, soprattutto, uno affida la sua protezione ad un foglio di carta: spero di non aver esagerato, ma mi sembrava una personalizzazione simpatica, dato che danno tanto valore ai rifiuti da usarli come ornamento. Ah, la frase sui nemici che dice Leliana è una parafrasi di una nota citazione di Heinrich Heine, la stessa che ho in firma


Edited by Aesìr - 1/4/2015, 08:10
 
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The Grim
view post Posted on 4/4/2015, 12:20




Si sentiva viva.
Assaggiava il sapore di quella frase, forse fin troppo banale, per la prima volta in quei momenti, mentre agitava il bastone a destra e a manca, a malapena sapendo cosa stesse facendo. Aveva già impiegato quello strumento contro le serpi o gli uccelli, per spaventare creaturine simili senza mai doverlo veramente usare.
Una scossa danzava sotto la sua pelle, il suo cervello guizzava come una trota che sfuggiva alla cattura, il respiro era frenetico ma non affannato,
il cuore martellava d'eccitazione fin dentro le sue orecchie, spegnendo ogni altro suono.
Non c'erano più preoccupazioni o un mondo esterno, solo lei e quel momento.
E quel rumore si faceva sempre più intenso,
sempre più incessante, un fracasso infernale che ormai le dava alla testa.
Quel battere s'era fatto ritmato,
anzi era diventato il suono di tamburi che chiamavano alla battaglia, e riempivano i cunicoli tanto da destra che da sinistra.
Quello che pensava come un prodotto del suo corpo, si era fatto reale ed incessante, il pressare di una guerra che presto sarebbe giunta a loro due.
Le pareti di terra in qualche maniera ingigantivano il suono, l'eco lo faceva sembrare sproporzionato e titanico, come se mille tamburi le minacciassero, ma anche fossero stati cento o solo dieci, sarebbero stati troppo per loro due sole.
Per loro non ci sarebbe stato scampo,
strette da nugoli di creature da una parte così come dall'altra,
senza alcuna via d'uscita.

Serviva un miracolo, ed esso avvenne:
davanti a loro la terra crollò, un varco che diventava galleria di fronte ai loro occhi stupiti, e che conduceva nelle profondità della terra, sempre più lontano dalla superficie ma anche da quelle orde fameliche di cui avvertiva sempre più la presenza incombente.
Non c'erano gradini ma il passaggio scendeva poco ripido, permettendo ai piedi d'avanzare senza incontrare ostacoli o difficoltà,
l'oscurità invece si faceva sempre più cupa.
La pastorella s'immergeva in essa non senza qualche dubbio, come quello di ficcarsi in un guaio sempre peggiore, ad una morte più atroce e senza speranza; ma qual'era l'alternativa?
Poi il passaggio terminò in un arco di pietra, che preannunciava una stanza antica e misteriosa; certamente parte di quell'enigma e di qualche disgrazia.
E infatti dopo di esso stava una stanza, intagliata nella roccia, come solo la mano di un uomo poteva fare, non certo il caso o la natura. Le pareti erano quasi del tutto spoglie, appesa ad una di esse stava solo una maschera di legno, mentre sul soffitto stavano cristalli e gemme bianche che proiettavano una fioca luce in quell'ambiente altrimenti scuro. C'era poco altro da notare: un tavolino sul quale stavano alambicchi e strumenti altrettanto strani, così come bottiglie e boccette piene di un liquido denso e scuro, un cumulo di stracci al centro del pavimento, gettato quasi a caso, e circondato da una spirale di cadaveri. Più vicino a quel mucchio di cenci stava infatti una mosca morta, poi a seguirla un ragno, dopo una lucertola, ecco un pipistrello e dopo un grosso ratto. E di seguito stavano uccelli sempre più grandi e poi mammiferi, fino ad arrivare ad un cervo morto che giaceva solo a qualche passo dall'entrata. Non c'era sangue né a terra, né accanto ai cadaveri, e si poteva pensare che quelle bestie stessero solo dormendo, non fosse stato per dei tagli all'altezza del collo, chiaramente visibili negli animali più grossi, e le pose innaturali degli stessi così come le espressioni sofferenti e urlanti di terrore.
Quando la donna fece il primo passo nella stanza, quasi costretta da una forza più potente di lei, forse la morbosa curiosità altrimenti qualcosa di più antico e terribile, gli tracci si animarono.
Non si misero ad ondeggiare, né si protesero verso di loro, ma si sollevarono in aria formando una tunica logora e grigia, riempita da qualcuno d'invisibile. Gli orli erano consunti, ma si poteva intravedere qualche filo argentato e dorato, retaggio di un'antica ricchezza ormai svanita. Galleggiò nell'aria senza fare altre mosse per qualche secondo, poi una voce sgorgò da essa, vecchia e pallida e raggrinzita; sebbene termini simili erano impossibili per un suono, ma nella mente della pastorella era chiaramente così.
Vi era sprezzo in essa, un po' di fastidio, ma nessun odio né cattiveria.

" Dunque è già l'ora di un nuovo pasto? "
Qualche secondo di silenzio, poi attaccò nuovamente, le prime parole cariche d'indignazione, le altre dolci e quasi paterne.
" Due umane così grandi sono troppe per me, servitori incapaci!
Al mio stomaco basterà una di voi, non vi preoccupate.
Scegliete chi si sacrificherà per me,
l'altra è libera di andare.
"

La parete dall'altra parte della stanza scomparve, ritirandosi nel pavimento, e svelando una scala a chiocciola scolpita nella pietra che s'inerpicava verso la superficie.
L'occhio di Bergère registrò quell'informazione ma il suo corpo non si mosse, né i suoi pensieri indugiarono su essa.
Altre cose l'assalivano, come il terrore puro davanti a quello strano spettro, e l'assurdità tutta di quella situazione.
Voleva solo che tutto ciò finisse, così si abbandonò ad un pianto straziante, ma sopratutto imbarazzante.



CITAZIONE
Non ho nulla da segnalarti, avrai un giudizio esaustivo sul combattimento alla fine della giocata ovviamente.

Non ho descritto le azioni del tuo personaggio, ma proprio come Bergère, Leliana è spinta a scendere nella stanza di sotto da una qualche malia psionica che fa sentire anche a lei un gran numero di tamburi e creature in avvicinamento; scusami per l'autoconclusione. Lascio a te l'iniziativa, puoi provare ad attaccare lo spettro, fuggire in una delle due direzioni, o comunicare con la creature invisibile; scrivimi in confronto le tue intenzioni così come eventuali dubbi o chiarimenti.

Siamo quasi arrivati al finale.
 
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Aesìr
view post Posted on 10/4/2015, 10:06





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Il primo dei figli del Creatore guardò oltre il Velo
e provò invidia per la vita che non potevano provare,
non potevano raggiungere.
Dall’invidia più cupa nacquero i demoni.
~ Cantico dell'Erudizione 2:1 ~
_____________________________________________________


Rumori. Giro la testa, cercando di valutarne la provenienza e l'intensità. La prima è impossibile da determinare, dato che il suono proviene ora da destra, ora da sinistra. Quanto alla seconda, continua ad aumentare. Quante creature si staranno avvicinando questa volta? Anche se il suono è senza dubbio distorto dai cunicoli, si direbbero lo stesso troppe. Che opzioni abbiamo? Tentare di resistere? Lancio un'occhiata alla ragazza: io forse ce la potrei fare, ma non scommetterei un soldo su di lei. Damn. Serve un'altra idea.
Il cavaliere resta ad affrontare i nemici, tenendoli occupati così che il paesano possa fuggire e tornare al suo villaggio, raccontando del suo nobile sacrificio.
Ma va a farti friggere. Nemmeno per sogno: non sono certo un Custode Grigio, pronto a dare la sua vita per un bene superiore. Morirò, certo... ma quando sarò vecchia e piena di rughe, nel mio letto, non certo in una galleria sperduta per mano di creature mai viste prima.
La ragazza non sembra in condizioni di decidere autonomamente; mi approprio quindi del suo diritto, stringendole la mano e correndo verso l'unica direzione che mi sembra sgombra dai nemici. Purtroppo, dopo aver percorso pochi metri nella penombra, una parete, indubbiamente di terra e indubbiamente spessa svariati metri, si para davanti ai nostri occhi. Fantastique. Inverto bruscamente la direzione di marcia, mancando il tempo materiale di riflettere, di preoccuparsi, di fare qualunque cosa che non sia correre, quando un grido della pastorella mi richiama. Quasi contemporaneamente, vengo investita da una nube di polvere che mi costringe a sprecare istanti preziosi per tossire. Quando si dirada, però, constato che la parete, per assurdo che sembri, è crollata. Argilla molto friabile? Forse, ma il tempo di fare ipotesi è passato. In fretta allungo una mano, affondandola nel buio, ma non si tratta di un'illusione. La galleria sembra scendere e non è dato sapere dove condurrà, tuttavia impiego un secondo a scegliere, ma resta un'alternativa migliore della precedente: dopotutto, finché continuiamo a correre c'è una possibilità. Finché la preda scappa, non viene catturata; è solo quando è stanca e si ferma che i cacciatori riescono a raggiungerla.
Perciò proseguiamo praticamente a tentoni, mentre i rumori si affievoliscono: non mi piace granché sapere che le creature non hanno il coraggio di inseguirci ma, fra un fuoco reale e uno possibile, preferisco quello possibile. Con cautela, però.
L'oscurità continua per qualche decina di metri, per venir poi rischiarata dalla luce proveniente da un'apertura, decorata da un'arcata appartenente forse ad un edificio sepolto qui dall'alba dei tempi; mi ricorda le rovine del Tevinter che ho avuto modo di osservare. Prudentemente, memore di quel che infestava quelle rovine – orrori arcani e revenant, fra tutti, e persino draghi – mi spingo sotto l'arco di pietra. La stanza che si apre davanti a noi è scavata nella roccia, le pareti nude, in un angolo un tavolino coperto da strumenti alchemici. Sembrano ancora contenere liquido; cosa che indica che questo luogo non è stato abbandonato da molto tempo... o che non lo è affatto. Cautamente, lancio uno sguardo al soffitto, notando i cristalli che fungono da fonte di luce nella stanza. Almeno un mistero è risolto. Al centro della sala, invece, c'è il particolare più macabro: un cerchio di bestie morte disposte a spirale in ordine decrescente, a partire da un cumulo di stracci dall'aria insignificante; un cervo rivolto nella mia direzione, il collo irrigidito all'indietro nella morte, rivela occhi sbarrati e un taglio sulla gola e ho il sospetto che, a controllare bene, segni analoghi si troverebbero su tutti gli altri animali.
Trés bien. Normalmente, questo è il momento in cui faccio un passo indietro e abbandono la sala, correndo i miei rischi con le altre creature. Ho visto abbastanza da non immischiarmi in quelli che si direbbero antichi rituali... quindi scelgo il fuoco che conosco. Ma, come al solito, l'imprevisto: totalmente di sprovvista e quindi prima che possa anche solo allungare la mano per fermarla, la ragazza fa un passo nella sala. Imprecherei in maniera ben poco confacente alle buone maniere orlesiane, se non temessi che il suono della voce possa risvegliare qualcosa che entrare nella stanza non ha destato. Ma le mie cautele si rivelano – purtroppo – inutili, dato che il mucchio di stracci si anima, sollevandosi e ricomponendosi in un abito, che fluttua poi a diversi centimetri dal suolo. Typique, si quelque chose peut mal tourner, il en sera ainsi. Anche stavolta trattengo la lingua, augurandomi che la tunica – e qualunque cosa le dia forma – non si sia ancora accorta di me... una speranza che mi abbandona nel momento stesso in cui si orienta nella nostra direzione e parla.
"Dunque è già l'ora di un nuovo pasto? Due umane così grandi sono troppe per me, servitori incapaci! Al mio stomaco basterà una di voi, non vi preoccupate.”
La creatura fa un gesto accomodante e la parete opposta scompare, lasciando intravedere delle scale. Conducono in superficie, probabilmente. A fidarsi di un essere del genere, ovvio.
“Scegliete chi si sacrificherà per me, l'altra è libera di andare."
Che meraviglia. Adesso so esattamente cos'ho davanti: un demone della fame.

n76jHoV


Tra tutte le stirpi di demoni, quelli della fame sono i più rari. Non hanno la pazienza dei demoni della pigrizia, la doppiezza dei demoni del desiderio, la forza di quelli della superbia o la violenza di quelli dell'ira. Essi sono mossi soltanto dall'impulso di consumare ciò che li circonda, perfino altri demoni.
Parole pronunciate molto tempo fa, in una torre invasa da creature come questa, popolata da incubi. Ma non sento varchi nel Velo e, a giudicare dalla situazione della stanza, si trova qui da parecchio tempo. Capita talvolta che un demone si ritrovi intrappolato nel nostro mondo, per scelta oppure no, e quando accade deve legarsi a qualcosa per riuscire a conservare la sua essenza. Se questo ha resistito tanto a lungo lontano dall'Oblio potrebbe aver quasi esaurito i suoi poteri, essere incapace di nutrirsi autonomamente e, dopo aver assoggettato la banda di creature che ci ha attaccato prima, costretto ad obbligare i suoi servitori a cacciare per lui. Spiegherebbe molte cose.
Adesso c'è da decidere cosa fare. Non che ci sia molta scelta: al mio fianco, la ragazza è scoppiata in lacrime e, anche se da quando l'ho conosciuta mi ha portato più guai che altro, lasciarla in pasto al demone è fuori discussione. Cosa resta? Sono una barda, addestrata ad usare i sorrisi prima dei pugnali: chi meglio di me per condurre una trattativa? Faccio un passo in avanti, il sorriso che danza sulle labbra, esattamente come quando mi rivolgevo ai nobili d'Orlais. Quando un ringhio alimenta la rabbia, i sorrisi confondono. I sorrisi disarmano.
"Per quanto mi riguarda, tengo abbastanza alla mia vita da non sacrificarla inutilmente. A qualche decina di metri da noi i tuoi servitori, vivi o morti, non sono in condizione di arrecare danno.” Avanti, Leliana, hai catturato la sua attenzione. Adesso intingi la lingua nel miele e pronuncia la tua offerta: “Se hai bisogno di nutrirti, posso condurli qui da te."
Mi sembra una buona offerta: certo una preda indifesa è migliore di una decisa a proteggere la propria vita con le unghe e con i denti. Furtivamente, lancio un'occhiata al tavolino. Sarà la fervida immaginazione di una cantastorie, ma ho qualche sospetto sulla natura del liquido, date le condizioni degli animali. Potrebbe aver un valore per questo demone ed essere quindi un punto debole. Un coltello da lancio potrebbe essere sufficiente a danneggiare molti, se non tutti, quegli alambicchi. Sento il peso della lama nella manica: almeno ho una mossa che posso tentare.
"Non mi è concesso di nutrirmi dei suoi servi. Devono aiutarmi e rispondere ai miei ordini, non essere il mio cibo. Scegliete."
Sei ostinato, eh? E chi sarebbe questo proprietario di servi? Un altro demone più forte? Uso una scrollata di spalle per nascondere il fatto di essermi girata in una posizione più favorevole rispetto al tavolino. Non che abbia intenzione di attaccare o danneggiare gli averi di questo essere, se non ci attacca per primo: se non sono un Custode, non sono nemmeno un templare, che ha giurato di mettere la sua vita al servizio della distruzione dei demoni. Ma la prudenza non ha mai ucciso nessuno e, se dovessi trovarmi a combattere, meglio essere in una posizione favorevole. A questo proposito, spero proprio che la ragazza si calmi; non mi posso permettere, nel corso di questa delicata trattativa, di distogliere l'attenzione dal demone quanto basta per tranquillizzarla. Sono esseri che necessitano di un costante flusso di interesse, in modo da sentirsi importanti e riveriti. Se faccio le cose per bene, ce la potremmo anche cavare.
“Ormai quelle creature non sono nella condizioni di essere molto altro.” Insisto, usando un tono noncurante, come a sottolineare l'evidente differenza di potere fra il demone e i suoi servi. “Perché quindi non approfittarne?"
Nel rispondere, la creatura sembra preda di un profondo conflitto interiore. La sua voce si sdoppia, come se ci fossero due entità in violento contrasto: deve temere e odiare davvero molto chi gli ha concesso i servitori. Alla fine, però, la sua ira sembra sbollire e accondiscende a nutrirsi dei mostriciattoli e a lasciarci andare.
Ora, il problema: fidarsi oppure no? Normalmente, riporre la mia fiducia in un demone sarebbe proprio l'ultima cosa che farei, eppure per compiacerlo, il fulcro del piano fino a questo momento, dovrei ringraziare e filarmela. Che è proprio quello che vorrei fare, ma mi è stato insegnato a sospettare dei demoni anche quando sembrano accondiscendere. Sarebbe sciocco presumere che sia debole solo perché mostra indulgenza: altri che hanno fatto lo stesso errore in passato non sono sopravvissuti per pentirsene. In fondo, per abile che io sia a fingere, ci può sempre essere qualcuno migliore di me. Poi, viene l'illuminazione: se gli dessi, semplicemente, qualcosa su cui riflettere, che instilli nella sua mente dei dubbi sulla sua condizione e lo porti a scaricare la sua ira su un altro bersaglio. È rischioso, certo, ma cosa non lo è? Varrà la candela?
Inizio a camminare lentamente – ma non troppo – nella sua direzione, descrivendo una traiettoria che dovrebbe condurmi abbastanza lontano da non essere una minaccia immediata, ma abbastanza vicino da dimostrare che non ho paura.
Il prode cavaliere sfida l'ira del mostro, incitandolo a colpirlo.
Nei miei sogni, forse. In realtà ho paura, certo che ne ho. I demoni mi rendono nervosa, se non sto cercando di ammazzarli. Ma, se voglio evitare lo scontro, mi sembra la scelta migliore. Quindi atteggio la voce ad un tono gentile e amichevole.
"Ti dirò una cosa: un uomo può sempre reclamare la propria libertà. Quelle creature non ci hanno seguito fin qui, anche se ne sentivamo i passi mentre camminavamo: si sono fermate sulla soglia. Io credo che non siano entrate perché hanno paura. Ma se mai decidessero di ribellarsi? Allo stesso modo, disponi di una scelta: puoi decidere di restare in questa stanza, dipendente dai capricci di un padrone, o decidere di tentare la strada della libertà, se giudichi sufficiente la tua forza o la tua astuzia. Lascia che ti racconti una storia: un giorno, un malfattore, temuto e odiato nella regione, uscito da una macchia di cespugli si imbatté in un uomo dall'aria mite. Gli domandò chi fosse e questi rispose di essere il servo di un noto signore. Il brigante considerò i propri vestiti ridotti a brandelli, la propria barba lunga e sfatta, i propri capelli annodati e i morsi della fame che lo tormentavano, poi spostò lo sguardo su quell'uomo, che aveva un'aria tanto insignificante, eppure sembrava passarsela meglio di lui. 'Com'è il tuo lavoro?', chiese. 'Si tratta di un compito gravoso?' 'Ma no!', replicò l'altro. 'Io ogni sera e ogni volta che il padrone va via blocco tutti i chiavistelli della casa e li riapro al suo ritorno o alla mattina. Come vedi, niente di che.' Il bandito considerò la fatica che doveva fare per pianificare i suoi furti e gli assalti alle carovane, con il costante rischio delle armi delle guardie e la consistente taglia posta sulla sua testa, e questo spesso per pochi spiccioli, e stavolta gli sembrò che che la vita di quell'uomo fosse manifestamente migliore della sua. Cominciò a camminare al suo fianco, chiedendogli se mai il padrone avesse bisogno di un altro servitore. 'Ma certo', replicò l'altro, rassicurandolo che la tenuta del signore era grande e che c'era sempre qualcosa da fare. Il malfattore stava quasi per convincersi a cambiar vita, ma in quel momento il servo inciampò su un sasso e le chiavi che teneva alla cintura gli sfuggirono di mano. Si chinò a raccoglierle e nel farlo il colletto della sua tunica si scostò e mostrò una brutta cicatrice sulla sua spalla. Incuriosito, il bandito gli chiese come se la fosse procurata. 'Ah, questo...', rispose l'altro con una smorfia. 'Questo è il marchio che il padrone mi ha impresso per segnalare il mio stato e far sì che, casomai dovessi scappare, io venga ricondotto alla sua tenuta. Un piccolo prezzo da pagare.' Lo era davvero? Il bandito ci pensò, e decise per il no, così annuì e proseguì per la sua strada, non prima di aver rubato al servo le chiavi della casa del padrone, verso una vita di incertezze. Ritieni che abbia scelto bene?"



nome: Leliana
classe: mentalista
talento: ammaliatrice
cs: + 1 Intelligenza Astuzia
+ 1 Determinazione
energia: bianca
pericolosità: G
conto: link
armeria: /
erboristeria: /
saggio: /
incantatore: /



~energie: 50% 5= 45%
~stato fisico:Contusione all'addome (Medio), botta alla gamba (Basso); botta alla spalla destra (Basso)
~stato mentale: affaticata
~armi: spada a striscia, pugnale, coltelli da lancio

~passive~
razziale umana: al 10% delle energie Leliana non sviene
livello I del dominio ammaliatrice: il possessore del talento ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. Si tratta di un'aura di fascino

~attive~
livello I del dominio ammaliatrice: spendendo un consumo pari a Basso il personaggio è in grado di sfruttare la sua penetrante personalità per infliggere una malia psionica ai danni di un singolo bersaglio. Tale malia sarà liberamente personalizzabile, potendo consistere in una grande fiducia, in un profondo senso di terrore, in un fascino puramente seduttivo, o altro, purché consegua l'effetto di piegare la volontà del nemico. Questo, quindi, ove non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, venendo assoggettato per il singolo turno di cast al possessore e ponendosi favorevolmente rispetto a questi. La tecnica ha natura psionica.


Bergère

CS: +1 Costituzione

Stato fisico: morso alla gamba (Basso), escoriazioni alle braccia e alle gambe (Basso), ferita da taglio alla schiena (Basso), botta ad entrambe le gambe (Basso+Basso=Medio)
Stato mentale: confusa, spaventata



Come segnalato, Leliana usa l'attiva del dominio. Mi sembra di aver già detto tutti in Confronto e che il post sia abbastanza chiaro, ho deciso di far agire Leliana in maniera un po' più attiva per quanto riguarda la parte della fuga e della galleria; aggiungo solo che il "soldo" che ho citato è una moneta di rame, corrisponde alla valuta di minor valore ad Orlais. Come dire "un centesimo". Tutte le frasi in orlesiano/francese dovrebbero essere comprensibili, Typique, si quelque chose peut mal tourner, il en sera ainsi. vuol dire (in teoria, Google Translate :D): "Tipico, se qualcosa può andar male, lo farà." L'immagine che ho inserito non sarà forse granchè attinente, ma è l'unica che si avvicinasse minimamente all'idea che avevo.
 
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The Grim
view post Posted on 12/4/2015, 17:07




Cose straordinarie accadevano intorno a Bergère,
meraviglie capaci di sconvolgerla minuto dopo minuto.

Le sembrò di essere stata legata su di un ruota, ma non quella di un carro che scorrazza nel fango,
ma una eterea, che ne influenzava gli umori. Che prima la portava in alto, e poi scendeva inesorabile; per poi ricominciare da capo.
Alla vista del tunnel come poteva sentirsi se non euforica?
Scappavano infine da quell'armata brulicante!
Però alla vista della stanza piena di bestie morte non poté che spaventarsi,
la comparsa e infine le parole dello spettro, l'aveva terrorizzata fino alla paralisi.
Il suo spirito battagliero s'era spento, l'euforia del combattimento completamente svanita, il sangue prima ribollente ora stava fermo più di un cheto lago. Se la sua compagna di disgrazia l'avesse abbandonata, lei non sarebbe riuscita ad opporsi: si sarebbe lasciata divorare.
Non provava alcun fascino per quel mostro terrificante, invisibile predatore dalla voce sepolcrale,
ma si conosceva bene, si vedeva impotente e non sarebbe stata capace d'imporsi;
che fine orrenda le sarebbe toccata!

E invece quella sconosciuta s'era imposta, con forza e coraggio insperate, le aveva mostrato un raggio di luce in quelle catacombe di pura tenebra. Le si apriva una via di fuga e senza un tentennamento né una punta di vergogna sfrecciò in quella scala, saltando gli gradini a quattro a quattro, fregandosene di quanto fosse stupida quella maniera; un solo errore e sarebbe scivolata giù, magari rompendosi l'osso del collo. Morire così sembrava così assurdo, ad un passo dalla salvezza, con l'aria fresca che le alitava in faccio; poteva già sentire il calore del sole e i rumori della superficie, o meglio se li immaginava. La ruota avrebbe nuovamente ripreso il suo inesorabile cammino, trascinandola in basso, ma per allora sperava di esser già arrivata di sopra; che almeno la sfortuna la cogliesse al sole piuttosto che in quei luoghi di disperazione.


ɲ Ɏ ɳ


La prima fuggiva.
Quel gesto, misericordioso, era in realtà un atto ben più monumentale di quanto le due piccole creature potevano immaginare.
Esso era una sfida, anzi aperta ribellione al Signore delle Maschere.
Lui l'aveva posto lì, a prepararsi per i piani venturi. Chiedeva segretezza, sopratutto in un'ora così prossima all'invasione,
e lui lasciava libere le prede, che avrebbero riferito e portato allarme, fatto drizzare le orecchie alla preda così che fugga prima che le zanne serrino la sua gola, e gli artigli squarcino il suo fianco.
Molti non avrebbero compreso la portata del suo atto, ma lui avrebbe dovuto.
Lui sapeva ogni cosa nel momento stesso in cui accadeva, collegava fatti infimi, manipolava senza clamore da dietro le fila,
così aveva eretto la sua corte, ne aveva rinforzato le fondamenta, aveva legato anche il più minuto dei suoi servitori al trono con lacci resistenti e al contempo tanto minuti da essere invisibili.
Anche lui stava giocando lo stesso gioco, sentiva la piccola donna volare su quella scala, farsi momento dopo momento più vicina alla sua libertà.
Questo contrastava tutti i piani di Shahryar, un'infrazione ad ogni linea di condotta, una violazione del patto che si era stretta fra loro.
E lui non la fermava, poteva sentirla mentre raggiungeva l'uscita senza nessun ostacolo, senza che nulla la bloccasse.
Perché lui lo permetteva? Perché nessuna punizione divina la raggiungeva o incombeva su di lui?
Forse quello che fino al momento era stato per lo spettro un dio, non era altro che un mero essere di carne e ombra,
come tutti i demoni del Baathos.
Oppure...

oppure quell'incidente era ininfluente per i suoi fini, ed anzi quell'unico limite stava invece a testare la sua fede; fede che aveva appena deluso.
Shahryar non fermava l'umana perché non l'avrebbe danneggiato; l'unica punizione sarebbe stata per lui.
Se avesse avuto dei denti, li avrebbe digrignati fino a far sanguinare le gengive; come aveva fatto un tempo.
Si era condannato da solo, confuso dalle parole dell'umana, arrabbiato con sé stesso per l'inganno che aveva subito, e con il suo dio perché non l'aveva più cercato.
La vendetta sarebbe arrivata, e lui lo sapeva bene. Non sarebbe riuscito a scamparla, ma forse avrebbe potuto sopravvivere un altro po'.
Per quello gli servivano energia, o meglio nutrimento.
Un bagliore carminio illuminò le vesti sospese nel vuoto, disegnando una saga vagamente umana, di cui si distingueva un tronco ed una testa, ma non quanti e che tipo di arti avesse quello spettro.

" Donna,
non posso mantenere la mia parola.
Perciò muori.
"

A quelle parole sarebbe seguita una visione, la più tremenda delle paure della donna si sarebbe impossessata di lei.
Nella sua mente a quel lugubre sotterraneo sarebbe subentrata una scena, o meglio la scena più terrorizzante che quel cervello potesse immaginare.
E mentre lei sarebbe stata persa in quell'incubo, lui si sarebbe nutrito del suo spirito,
una nebbiolina vermiglia, come fatta di sangue disperso anziché d'acqua, avrebbe circondato la preda fiaccandola,
ed a quel punto sarebbe subentrato il colpo fatale: un'artigliata che avrebbe squarciato la sua gola, un colpo singolo ma mortale.



CITAZIONE
Eccoci qua.
Lo Spettro ti attacca con le seguenti tecniche, nell'ordine in cui le scrivo, e poi con un attacco fisico mirato alla gola, portato con 0 CS. Buona continuazione.

CITAZIONE
Incubo: Tecnica di natura psionica, consumo Alto di energia. Lo Spettro invade la mente della sua vittima, facendogli rivivere la sua più inconfessabile paura. La tecnica infligge un danno Alto alla psiche.

Risveglio: Tecnica di natura magica, consumo Medio di energia. Lo Spettro fiacca la sua prede, rendendolo incapace di reagire. La tecnica infligge un danno Medio alla riserva energetica della vittima.

 
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Aesìr
view post Posted on 20/4/2015, 20:49





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Anche se di fronte a me non c'è che ombra
il Creatore mi guiderà.
Non mi lascerà errare nelle vie dell'Aldilà.
Perché non esiste oscurità nella luce del Creatore
e niente che Egli ha plasmato andrà perduto.
~ Cantico delle Tribolazioni 1:14 ~
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Non era buio.
Fu la prima cosa che riuscì a pensare. La cella era attraversata da un leggero fascio di luce, che impediva alle tenebre di chiudersi su di lei. Anche quella pietà le era negata. Batté le palpebre, cercando di mettere a fuoco.
Una mano.
La sua, probabilmente.
Nella luce livida, sembrava quella di un cadavere.
Provò a muovere le dita, tanto per essere sicura che l'arto appartenesse davvero, ma una scarica di dolore le si propagò giù per la spalla e lungo il braccio, facendo contrarre spasmodicamente l'arto. Bastò a lasciarla senza fiato, a boccheggiare sul pavimento di pietra. E, con quello, ritornò anche il dolore. O forse c'era sempre stato, e lei era troppo debole per accorgersene. Ad ogni respiro, le costole le dolevano. Provò a trattenere il fiato, ma dopo poco le necessità del suo corpo avevano il sopravvento, lasciandola boccheggiante e con i fianchi che bruciavano. Era inutile opporsi, avrebbe dovuto essere impresso nella sua mente, ormai.
Provò a scivolare in avanti, ma quando il suo ventre strusciò contro la roccia, le parve di svenire. Avrebbe accolto con gioia le tenebre e la quiete che avrebbe portato, ma non accadde, e le ombre ai margini del suo campo visivo si ritirarono pian piano. La ferita all'addome. Come aveva potuto dimenticarla?
Non era che una delle tante, eppure era quella che aveva segnato l'inizio di quando le cose avevano cominciato ad andare male. Ricordava la lama premere contro il cuoio della sua armatura, pungerle la pelle e poi scivolare nella sua carne morbida. Chiuse gli occhi, contando lentamente fino a dieci, e poi rotolò sul dorso. Immediatamente sentì la testa girarle mentre il mondo si capovolgeva. La sua guancia poggiò sulla pietra fredda e in qualche modo questo tenne a bada la bile – non c'era molto altro, nel suo stomaco – che minacciava di eruttare dalla sua bocca. Deglutì a vuoto diverse volte, finché non fu sicura che non avrebbe vomitato. Non le sarebbe stato d'aiuto, in quel momento. Il sapore acido le rimase in bocca, ma non poteva farci nulla. Forse nemmeno voleva. Cos'era in fondo la sua vita, se non uno schifo?
Con cautela strusciò la mano sul pavimento, incapace di alzarla, poi fece leva sul gomito per farle superare il fianco. Solo quello sforzo le costò un paio di minuti ad occhi chiusi, respirando pesantemente, i muscoli che dolevano come se avesse sollevato carichi per tutto il giorno. Non che Leliana sapesse cosa volesse dire, sollevare carichi per tutto il giorno, ma immaginava si sarebbe sentita più o meno così. Goffamente, si tastò il ventre: fili di seta sotto i polpastrelli, poi un dito si spinse troppo oltre. Avrebbe voluto urlare, ma dalla bocca le uscì solo un gemito rauco. Non lo sentì: era già svenuta.

Di nuovo palpebre che battevano, di nuovo la luce che filtrava. Non sembrava essersi spostata. Quanto tempo era rimasta priva di sensi? Non avrebbe saputo dirlo. Provò a ritrarsi, a stringersi a palla, in un disperato tentativo di proteggersi, ma al primo accenno di dolore desistette. Era impotente. Questo le aveva fatto Marjolaine.
Marjolaine..., pensò. La donna che le aveva dato tutto, che l'aveva resa quella che era. La sua protettrice, la sua amica, la sua amante. E l'aveva buttata via come un giocattolo vecchio, consegnandola alle guardie. Per cosa, poi? Non lo sapeva. Ma si domandava se esisteva un peccato così grave da meritare un tradimento del genere. No, per quel che ne sapeva Leliana, era stata gettata via per niente.
Questa volta pianse. Per il proprio disgusto, perché sentiva di non aver nulla di cui rimproverarsi. Non aveva fatto nulla di male. Pianse per se stessa, perché aveva perso la vita che aveva tante volte dato per scontata, e sapeva che non l'avrebbe rivista presto. Pianse per quello che era certo le sarebbe accaduto, perché non si guarisce una ferita mortale per poi pestare a sangue. Non sapeva, e questo la terrorizzava. Le informazioni erano sempre state il suo mestiere, la sua arma e la sua difesa. Senza, era solo una ragazzina spaurita. La stessa ragazzina che, tanti anni prima, aveva sprovvedutamente accettato di entrare a far parte del Grande Gioco.

È solo un gioco, Leliana.
Ma lei aveva perso.


Una leggera spinta contro il petto. Spalanco gli occhi: per quanto tempo sono rimasta immobile, preda dei miei ricordi? Troppo, dato che il demone è riuscito ad avvicinarsi e a colpirmi: non avessi d'istinto tenuto spada e pugnale in una posizione difensiva, probabilmente sarei morta. Invece che squarciarmi la gola come sperava, le sue dita sono andate a colpire la lama del pugnale; la spinta che ho sentito veniva dalle mie nocche, che nel contraccolpo sono andate a sbattere contro lo sterno. Fortunatamente, gli strati di tessuto sono stati sufficienti ad attutire la botta, altrimenti adesso avrei qualche problema a respirare e, peggio, una mano fuori uso. E il demone, è sorpreso di aver incontrato la lama con la mano? Forse. Chi lo può dire? Dal canto mio, preferisco evitare di cadere di nuovo nella trappola di basare i suoi comportamenti sui miei. Libero il pugnale con un violento strappo: se ci rimetterà qualche dito... beh, tanto meglio. Mi sento spossata, esattamente come quand'ero in una cella, ad Orlais, ma quello che brucia di più è la mia ingenuità: mi sono fatta ingannare da una vocetta tremante e ho deciso di dar retta ad una creatura dell'Oblio. Può star sicuro che non ripeterò lo stesso errore.
Il nobile cavaliere si prepara al duello...
Non. Non ci sarà spazio per la pietà ed è troppo tardi per la sottomissione. Appoggio per un attimo la mano al fianco, senza bisogno di simulare la fatica che provo... ma anche stringendo le dita attorno ad un sacchetto, che non si trova lì per caso.
Forse gli spettatori lo ricorderanno...
Sì, forse. E in caso contrario, fa qualche differenza? Salto all'indietro, sperando che l'improvviso movimento possa confondere la creatura e sottrarmi alla sua portata, e, continuando ad indietreggiare, raggiungo il tavolo che avevo notato prima. Ho solo pochi secondi per agire. Non posso controllare se l'idea che ho avuto è corretta, non posso verificare se il demone ha reagito in qualche modo al mio gesto: dovrò basarmi su un'intuizione e farmi bastare quei pochi secondi. Con il piatto della spada – tanto perché rompere la lama è proprio quello che mi serve, in questo momento – e il braccio spingo violentemente il contenuto del tavolo, sperando di mandarlo a fracassarsi al suolo. Nel ritirare l'arma, spargo sulla sua superficie e su quella del pugnale il contenuto del sacchetto, quindi, in un'improvvisa illuminazione, premo il piede e la spada contro la base del mobile, cercando di rovesciarlo mentre mi slancio in avanti. Calpestare gli alambicchi non sarebbe una cattiva idea. Poi verificherò la resistenza di questa creatura al veleno. E, se per disgrazia dovesse rivelarsi immune, mi risulta che, con una lama piantata nel petto e la gola tagliata, anche i demoni muoiano.



nome: Leliana
classe: mentalista
talento: ammaliatrice
cs: + 1 Intelligenza Astuzia
+ 1 Determinazione
energia: bianca
pericolosità: G
conto: link
armeria: /
erboristeria: /
saggio: /
incantatore: /



~energie: 45% -10 -5 -20= 10%
~stato fisico: Contusione all'addome (Medio), botta alla gamba (Basso); botta alla spalla destra (Basso)
~stato mentale: spaventata a morte (Alto), quindi determinata.
~armi: spada a striscia, pugnale, coltelli da lancio

~passive~
razziale umana: al 10% delle energie Leliana non sviene
livello I del dominio ammaliatrice: il possessore del talento ha sviluppato naturalmente un'influenza tale sugli altri, da essere in grado di condizionarne la volontà semplicemente con la sua presenza. In tal senso, il possessore emanerà costantemente un'aura attorno a se, irradiando l'ambiente circostante con la propria ingombrante personalità ed influenzando qualunque persona sia presente nei dintorni. Si tratta di un'aura di fascino

~attive~
Pergamena Colpo Basso, iniziale mentalista: Il mentalista colpisce le gambe dell'avversario, facendogli perdere rovinosamente l'equilibrio. La tecnica ha natura fisica. Tramite l'uso delle proprie gambe, di un arma, o di un qualunque strumento adatto allo scopo, il caster colpirà le gambe del proprio avversario infliggendo un danno Basso al fisico e facendolo cadere a terra, ponendosi quindi in vantaggio per una qualunque azione successiva.

Pergamena Tranquillizzare, iniziale mentalista: Il mentalista incanta le proprie mani o le proprie armi, donandogli la proprietà di indebolire e affaticare al solo tocco. La tecnica ha natura psionica. Il caster incanta il proprio corpo o la propria arma da mischia, illuminandola di una particolare aura, facendo sì che i suoi attacchi infliggano, per un breve periodo ti tempo, danno mentale anziché fisico. A seconda della personalizzazione è possibile associare all'attivazione una colorazione particolare nella pelle, nell'arma, o addirittura leggeri cambi nella loro forma, che non né compromettano la funzione né l'utilità, né la riconoscibilità, soprattutto nel caso del corpo. I successivi due attacchi fisici avranno entrambi potenza Media, e infliggeranno un danno Medio alla mente della vittima sotto forma di spossatezza, negligenza e affaticamento. Gli attacchi andranno affrontati come tecniche fisiche. Personalizzazione: Una volta che il veleno entra in circolo, infatti, va ad agire sulla mente del bersaglio, che sentirà l'arma pesargli in mano e i suoi colpi farsi imprecisi come se combattesse da una giornata sotto il sole impietoso delle terre da cui provengono quei mercanti.



Niente, il post mi sembra chiaro: Leliana subisce entrambi gli attacchi tecnica (ho segnato il danno medio alle energie in "energie", come se fosse un consumo, spero di non aver sbagliato, la riserva colpita è quella...), si riprende anche grazie alla CS in Determinazione, blocca il fisico con il pugnale per superiorità di CS, quindi libera l'arma (non so se provoca o meno danno), quindi indietreggia fino a ragiungere il tavolino e cerca di spingere quel che c'era sopra per terra. Se ci riesce, ci passa anche sopra, tanto per aggiungere danno a danno. Usa Colpo Basso, in pratica, dato che l'effetto è destabilizzare spero funzioni anche sul tavolo. Insomma, quel tavolino deve morire :D ! Poi due attacchi fisici, allo spettro, attivando Tranquillizzare (nel testo usa l'espediente delle polverine, ma è per ragioni narrative), la spada in un affondo al petto e il pugnale in un fendente alla gola. Dato che l'hai fatto tu, devo dire con quante CS sono portati? Sarebbero le solite che ha, comunque. Leliana non sviene per via della razziale umana. Odio Tranquillizzare, per inciso, mi sembra costare troppo per l'effetto che ha, e ne ho fatto un uso piuttosto stupido, ma credo di aver sentito che è antisportivo in una presentazione non usare tutte le tecniche a mia disposizione e, con le energie che ho, o lo usavo adesso o mai più :) Dato che me lo sono scelto, colpa mia! Vabbè, le cose si mettono male. Questo è probabimente uno dei miei post peggiori, ma con neanche due settimane, il tempo a mia disposizione vola e purtroppo ho avuto diversi impegni. Saluti!


Edited by Aesìr - 20/4/2015, 22:54
 
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The Grim
view post Posted on 27/4/2015, 15:33




CITAZIONE
Ferito dal veleno, lo Spettro urla contro Leliana, mentre le gallerie iniziano a crollare. Una roccia si stacca dal soffitto e fa svenire la barda, condannandola ad una triste fine. Due forti braccia però la sollevano e la portano via da quell'inferno. La barda si risveglia qualche giorno dopo, in un accampamento nomade dei Rahm as Aid, dove Bergeré l'ha portata e curata.

Risolta in fretta l'ultima fetta di questa storia, passiamo al giudizio vero e proprio, suddiviso secondo le tre S. Ho riflettuto a lungo prima di scrivere queste righe, leggendo e rileggendo ciò che hai scritto e fatto; cosa che mi ha impiegato qualche giorno.

Scrittura: Ti presenti con un ottimo biglietto da visita: un punto di vista gestito alla perfezione, un italiano impeccabile, in cui è raro trovare anche una virgola fuori posto. Hai sicuramente fatto un ottimo lavoro di rilettura e pulizia del testo, e non posso proprio lamentarmi da questo punto di vista. Il ritmo del testo è sicuramente efficacie, con accelerazioni e rallentamenti poste al punto giusto, capace di non far pesare gli enormi blocchi di testo iniziale. La qualità del tuo scritto è purtroppo calante, credo anche per la differenza di tempo impiegata per ogni post, nonostante ciò anche il peggiore dei tuoi post non è affatto noioso da leggere. Il tuo personaggio, benché mutuato da un'altra storia, si mantiene vivo e sfaccettato per tutta la giocata, che lascia intendere la sua complessità senza esaurirsi nella giocata e sopratutto senza appiattirsi nella rappresentazione dello stesso nel medium originale. La tua Leliana è al tempo stesso coerente col personaggio conosciuto nella serie Dragon Age, ma anche reinterpretata dal tuo gusto. L'unico consiglio è forse quello di curare maggiormente il lessico, cercando di arricchirlo con sfumature più personali, ma sono consigli per una fase più avanzata del gioco. Il vero dubbio che conservo è sulla tua capacità di reggere l'equilibrio fra canzone ironizzante e serietà senza che questa impalcatura venga a noia, al lettore più che a te stesso. Si tratta di un buono spunto per scrivere e proporre qualcosa di diverso, ma col rischio di compromettere l'equilibrio del post da una parte o dall'altra.

Strategia: Dare un giudizio completo in questo campo, dato anche il numero striminzito di post e quindi di ostacoli e tranelli ai quali sottoporti, è arduo; l'autoconclusivo mi ha però dato una quantità di materiale sufficiente per tirare le somme. Dato il parco tecnico striminzito ti sei adoperato in maniera più che buona, dando ampio spazio al tuo armamentario, sfruttando ogni tua risorsa e cercando né di strafare né di spaccare le ossa del tuo personaggio prima del tempo. Hai saputo dosare le energie con oculatezza ma sopratutto padroneggiare l'ambiente e variabili più eteree come la natura delle armi e le dimensioni delle creature per avvantaggiarti. Sebbene contro lo Spettro tu abbia sprecato uno slot a vuoto - il tavolino serviva al demone di preparare le lozioni che poi le cimici usavano per terrorizzare le loro prede, distruggerlo non ti ha dato nessun vantaggio nello scontro - non ho deciso di penalizzarti per questo, capendo i tuoi ragionamenti dietro al gesto. Hai sopratutto dimostrato di padroneggiare il meccanismo delle CS, sebbene coi cambiamenti parte di questa conoscenza ti sia inutile, ma hai compreso bene l'equilibrio fra danno e potenziale di CS, contestualizzandolo nel momento in cui ogni azione viene eseguita; questa è una nozione che non cambia ed è difficile da insegnare.

Sportività: Senza giri di parole, il tuo campo peggiore. Hai commesso degli errori, che spero non commetterai mai più, anche perché mi sembri una persona sveglia. Certamente data la natura fumosa di questo campo di giudizio, non essere perfetti, sopratutto alle prime giocate, non è un peccato mortale. L'azione più antisportiva che hai fatto è stata all'ultimo turno, parando l'attacco dello Spettro col coltello, questa trattasi di countermove. Fortunatamente dalla descrizione dell'azione sia in Gdr che nello specchietto, l'hai resa molto borderline lasciandola all'interpretazione del tuo avversario. Hai camminato sul filo del rasoio, e in un altro contesto ti avrei punito gravemente, perché benché tu non abbia obbligato l'altro a ferirsi, un buon giocatore si sarebbe trovato a dover subire quel danno; sii più prudente per le prossime volte. Altro mio dubbio è sullo stato di salute di Leliana alla fine dello scontro, sopratutto l'autoconclusivo. Ne è uscita un po' troppo in salute per uno scontro quasi alla pari. Si tratta solo di una mia impressione ma forse altri due danni Medi - anche distribuiti alla mente - sarebbero stati più appropriati. Si tratta sempre di sfumature e non di mancanze gravi, considerando per di più che hai dovuto gestire un " compagno animale " anche se alla prima giocata, con tutti i rischi e i vantaggi che comportano. Infine ti devo bacchettare sulle tempistiche. Sei stato eccessivamente lento nel rispondere, in tutti meno l'ultimo dei turni. Capisco gli impegni e anche la voglia di presentare un prodotto rifinito al cento per cento, ma tempistiche così dilatate ti escluderebbero da qualsiasi giocata come una Quest o un Duello Ufficiale, dove la media fra una risposta e l'altra è di circa una settimana. Non fa testo in questa valutazione, ma devi sicuramente risolvere questo problema o ti sarà difficile se non impossibile partecipare a questa piattaforma.

In casi di dubbio si consiglia sempre al giudice di attribuire la fascia energetica più bassa in caso di dubbio. E pur trovandomi in questa condizione mi sento di disobbedire a questo suggerimento. Ti assegno dunque l'energia Verde e i 1000 gold di premio che ne conseguono; io invece ne guadagno 400 per la conclusione dell'arrivo.
Un ultimo consiglio che ti voglio fare è che, anche nella più giustificata delle situazioni, evita di essere troppo certosino nelle richieste di chiarimenti, si tratta sempre di un gioco dove la fantasia regna sovrana. Si tende anche a lasciare agli altri giocatori lo spazio per imprimere la loro impronta nelle stesse giocate, anche solo per quanto riguarda l'arredamento degli ambienti e talvolta perfino nell'aspetto fisico dei personaggi non giocanti. I vuoti descrittivi sono una caratteristica che se in duello possono significare un vantaggio da sfruttare - nei limiti della sportività - nella narrazione sono spunti da cogliere per dimostrare la propria abilità. Con queste parole ti lascio alle altre giocate, c'è una Quest aperta libera e appena sfornata a cui potresti partecipare, e sicuramente dei bandi che si apriranno nei prossimi giorni; voglio vederti iscritto a qualcosa al più presto.
 
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8 replies since 30/1/2015, 00:57   316 views
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