Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Prima inter pares

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view post Posted on 8/2/2015, 12:43
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Like a paper airplane


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La locanda era elegante, un luogo per ricchi. La sala comune era costellata di lunghi tavoli ove gli ospiti sedevano parlando a bassa voce, i gomiti rispettosamente non poggiati sul tavolo. Alcuni indossavano abiti da sera, forse per eleganza, forse per vantarsi di una ricchezza guadagnata troppo in fretta. Lei sedeva accanto a Gabriel, silenziosa, il capo chino verso il basso e la bambola poggiata di fronte a sé. Non voleva guardarli, non voleva incrociare gli occhi di qualcuno a lei noto. Non voleva dover giustificare chi era diventata agli occhi di chi l’aveva conosciuta quando ancora non aveva incontrato il Mercante.
Non era interessata a loro. I suoi servi si stavano muovendo silenziosi dentro e fuori la locanda, sorvegliando che non accadesse nulla. Annusavano l’odore della tempesta e presto le avrebbero riferito cosa si stesse muovendo. Probabilmente non erano i soli, difficile illudersi. Alcuni dei presenti avevano sguardi nervosi: la bambola coglieva le smorfie tese sui loro volti. Altri sembravano semplicemente impegnati ad ubriacarsi il più possibile e a sedurre dame solitarie.


...Ray avrebbe schiacciato questi montanari. Non avrebbe permesso alla Guardia Insonne di occupare la sua piazza”.


Si irrigidì improvvisamente.
Qualcuno sapeva?
No, pensò scuotendo lievemente il capo. Come poteva essere. La bambola cercò lo sguardo di Gabriel. Poggiò il cucchiaio sull’orlo del piatto, in attesa, sperando di essersi sbagliata. Non doveva mostrarsi colpevole, non doveva tradirsi, non quando era ancora così lontana dal proprio obiettivo.


Ha ragione, mio lord, non per niente era il Re che Non Perde Mai. E i suoi Gerarchi…
In quel palazzo accadeva di tutto”.
Oh certo, ma mai nulla al di fuori. Il peggio che potesse capitare a corte era di ritrovarsi nel letto Lady Dalys”.


Risate. Voci che si mescolavano. Si morse un labbro. Avrebbe dovuto tacere, avrebbe dovuto imparare a farsi i fatti propri. Eppure con una mano ruotò lentamente la bambola in modo che potesse guardarsi intorno. A parlare per primo era stato un giovanotto sulla trentina, gli occhi così scuri da sembrare scolpiti nell’ebano, il volto delicato dei nobili di sangue. Si chiese se avesse mai visto Basiledra ai tempi di Ray, se vi fosse mai stato, se le sue belle mani morbide avessero combattuto durante il crepuscolo. Naturalmente no.
Come te.
Già. Come lei. Ma a differenza sua non era stato tuffato a forza nelle paludi del passato. Non aveva sentito le grida e le promesse, il soffio dolciastro del potere indiscusso. A differenza sua non ne era stato affascinato.
Non ancora.
Con la mano destra cercò il braccio di Gabriel. Non gli parlò, non avrebbe fatto in tempo, ma levò il capo verso l’altro uomo. Quale ardire, una dama accompagnata che si rivolga a un perfetto sconosciuto. Una nobile donna cieca, inesperta del mondo attorno a lei.


Non sei del tutto nel giusto, mio Lord”.
Sorrise, sprezzante.
Ray non avrebbe mai permesso che Mathias Lorch, un bastardo, sedesse sul suo trono. Se vi avesse poggiato il dito per sbaglio, ne avrebbe lavato l’impronta con il suo stesso sangue misto”.


Tacque, la bambola che fissava il viso dell’altro. Lo vide illuminarsi di interesse, vide il piacere che quelle parole gli provocavano. Come tutti i fortunati amava sentire parlare di sangue e di guerra, forse aveva perfino assistito a qualche esecuzione. Forse poteva quasi sentire sotto la lingua il sapore di una spada infilata nelle carni del nemico.


Sono parole forti, mia Lady. Soprattutto ad una tavola di sconosciuti. Qualcuno potrebbe fraintendere”.


Cauto. In fondo il suo coraggio era limitato all’osare nuovi passi di danza. Ebbe un fremito d’impazienza: se solo fosse stato un vero guerriero a quest’ora sarebbe già balzato in piedi per seguirla. Ma doveva portare pazienza, tessere con calma la propria trama.


Non se quel qualcuno avesse visto il regno del Re Invincibile così come io l’ho visto”.
Si portò una mano al viso, lentamente, fingendo un rammarico che ormai non riusciva più a provare.
Una tale vista vale la cecità per la vita intera”.


Falsa.
Nulla valeva quel suo sguardo buio come la notte. Ma di certo uno come lui non poteva saperlo. Riusciva a leggere la luce nel suo sguardo, quasi ricordi non suoi gli si stessero dipingendo nell’animo. Aveva solo bisogno di un piccolo incoraggiamento. Era stato quasi facile, pensò. Forse quel ragazzotto avrebbe potuto essere un suo alleato, forse aveva perfino degli amici che potessero appoggiarla. Fece per riprendere a mangiare, ma fu lui questa volta ad interromperla. Era rimasto in silenzio così a lungo da farle dubitare che fosse intenzionato a risponderle.


Lady…
Ainwen…
Ebbe un’esitazione, levò il capo verso l’uomo che l'aveva accompagnata. Ne strinse la mano. Non era più una questione di sangue, non tra loro.
Ainwen di Ardeal”.
Sorrise.
Lady Ainwen, dunque. Sarei onorato se potessimo parlare ancora. Ci sono alcune cose di cui vorrei metterla al corrente”.
Anche lui rimase in silenzio per un istante.
Dopo tutto tra noi…siamo come pari”.


Lei aggrottò la fronte. Era chiaro che stava cercando di suggerirle qualcosa, e che lei aveva poco tempo per intuire. Ma non riusciva a leggere attraverso le sue parole. Eppure lei era Ainwen, l’Oracolo, questo gli avrebbe detto. Tese una mano attraverso il tavolo, sperando non gli apparisse troppo fredda e incerta.


Come pari, dici bene mio Lord. Sarà un piacere parlare ancora”.


Altri attorno a lui si erano girati a fissarli. Alcuni annuivano. Ebbe l’impressione che ci fosse dell’altro, qualcosa di più di una semplice nostalgia del sovrano di un tempo. un brivido di aspettativa la percorse: forse non erano giunti fin lì senza motivo, forse finalmente qualcosa si sarebbe mosso in loro favore.



 
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