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| | Trionfava. La foga della manticora soverchiò il mostro affamato; dopo essersi lanciato sulle due zampe anteriori con cui il Bebilith si manteneva saldo alla palazzina e averle squarciate, Sivhas dovette soltanto appendersi a quest'ultimo perché questo precipitasse al suolo, in una caduta rovinosa che lo vedeva completamente sottomesso al peso della fiera. Non ruggì questa volta, ma sibilò maligna e abietta come solo una creatura di quella specie sapeva fare, mostrando la scura lingua biforcuta. Il Grigio cercava di guadagnare coscienza di sé; chi era a controllare quel mostro? A chi apparteneva la sua furia cieca? La risposta fu manifesta proprio nel momento più alto dello scontro. Non vi era alcun mostro. I demoni che pensava fossero entrati nel suo corpo altro non erano che aspetti del suo animo che non aveva mai avuto modo di vedere prima di allora, o meglio che non poteva ricordare di aver visto. Non poteva fare nulla per ottenere il completo controllo di sé, se non rammentare chi fosse lui e cosa fosse Aliaveritas, il paese di Vetro, dove tutto svanisce nel grigio. Ne poteva scorgere i contorni, cominciava quasi a rievocare il tono della voce del bardo mischiarsi al suono freddo del vento sul deserto di polvere. «Oggi ci sono le nuvole, si dice che esse danzino intorno alla disgrazia» Sembrava una persona semplice, il suo aspetto affabile e gli abiti informali gli conferivano un'aria bonaria per nulla dissimile da quella di un qualunque bardo girovago, errante di corte in corte, di piazza in piazza. Tuttavia vi era un enigma in tutto ciò che diceva, ogni sua espressione era fuori dalla portata dell'immediata comprensione, le sue parole alludevano chiaramente a qualcosa di oscuro, Sivhas ricordava di aver provato a vederci chiaro, ma da ogni risposta derivavano decine di domande. Poi, nuovamente il buio; la sua memoria rifiutò di andare oltre. Dopo un istante, il suo sguardo, lo sguardo della manticora, era nuovamente fisso sul ragno, i suoi denti riuscirono a strappare appena un lembo di pelle prima che questo reagisse con un veloce affondo dei cheliceri, che lo colsero impreparato, ferendolo sul viso, appena oltre la criniera. Sentiva il veleno forzarsi nel suo sangue in un doloroso taglio rosso fuoco, mentre la mente sembrava già perdere ulteriore lucidità. Balzò all'indietro in un battito d'ali appena accennato, lasciando che il mostro potesse rimettersi in piedi. Nello stesso momento vide Velta ammantata di una luce immensa nell'aspetto, ma morta nella sensazione che comunicava. In quella profonda luce grigia vide le nuvole del bardo, e tutta la disgrazia attorno la quale danzavano, lente e inarrestabili. Doveva fuggire in fretta, ma prima era necessario che il Bebilith morisse.
Poco oltre, fino ad ora in disparte, i tre elfi, dopo aver abbondantemente ripreso fiato, avevano trovato il momento ed il luogo ideali per il contrattacco. Khreela si era portata al di sopra dei resti di un tetto crollato sul lato destro della strada, alla sua sinistra il tremendo spettacolo della torre spezzata, alla destra quello delle due bestie. La freccia intrisa di veleno era già incoccata, attendeva soltanto che il mostro si muovesse, non tirava mai senza che il bersaglio avesse fatto il primo passo; aveva fatto lo stesso con Sivhas, pochi minuti prima. Grief, non più agile come avrebbe voluto, si limitò a defilarsi dalla mente del ragno, rendendosi per lui niente di più che una creatura marginale e, senza allontanarsi troppo, mormorò parole nella lingua del Nord che si levarono in aria e raggiunsero le membra del gruppo. I suoi compagni erano usi a quella sensazione, ma essa fu tutta nuova per Sivhas ed il cavaliere Edmund, giunto in soccorso proprio in quel momento, la spada tenuta saldamente con entrambe le mani alla destra del corpo in una carica rabbiosa. Gholb, invece, se ne stava accovacciato dietro una roccia nell'angolo più buio della strada, tutto tremulo e col sangue congelato. Continuava a ripetersi che quella non era la sua battaglia, che non aveva dato la sua disponibilità a prendere impegni del genere e che non era il caso di correre un rischio talmente inutile. In realtà aveva una gran paura e poca voglia di ammetterlo. Avrebbe voluto aiutare, ma non si sentiva minimamente in grado di poter anche solo guardare i mostri negli occhi, né quello con i cheliceri, né quello con le ali. Ogni tanto sporgeva la testa oltre la sagoma del suo riparo, ma prima ancora che i suoi occhi potessero vedere qualcosa, cambiava idea e tornava dietro la roccia, augurandosi di potersene andare il prima possibile.
Khreela lasciò andare il dardo non appena il Bebilith fece inconsapevolmente cenno di stare attaccando, nel disperato tentativo di avere la meglio. Non lo vide arrivare, ed esso penetrò nella sua carne. L'acuto e improvviso dolore fermarono momentaneamente il suo incedere, e fu in quel momento che Edmund colse l'occasione saettando oltre Sivhas, concludendo la sua carica in un affondo maestoso e fulmineo, ma la bestia reagì con altrettanta rapidità, nonostante sentisse di essere allo stremo. Sapeva di aver soltanto rimandato di qualche istante la propria morte. Istintivamente, cercò di voltarsi e fuggire, trascinandosi dietro gli arti inservibili coperti del suo stesso, putrido sangue. La manticora balzò felina in avanti, portando a termine la propria opera. Atterrata sul dorso del mostro, che non aveva neppure la forza di dimenarsi, portò gli artigli umidi di sangue fino alla sua bocca e, forte di una misteriosa potenza, spalancò gli orrendi cheliceri fino a separarli dalla bocca. Assaporò l'ultimo grido di dolore di ciò che aveva osato provocare la bestia, poi mise fine alla sua sofferenza con i denti. Quando tutto fu finito, Sivhas aveva nuovamente il suo aspetto, pervaso da una meravigliosa sensazione di calma, rinnovato controllo di sé. Si era adattato, ed era giunto a comprendere una parte di se stesso che, senza quel fortuito incidente, avrebbe continuato a tormentarlo ogni giorno e ogni notte. Era il momento di andarsene, subito. Tutta la caverna cominciava a colorarsi del tocco di Velta, e lentamente cantava la sua melodia, aiutandola a dipingere una scena tetra, corrotta al di là di ogni immaginazione. Corse svelto verso il cunicolo buio e umido per il quale era arrivato, senza neanche curarsi di dove si trovassero gli altri quattro; era chiaro che lo avrebbero seguito.
Status Fisico: Escoriazioni e contusioni sparse appena sotto le spalle, forte senso di stanchezza, taglio superficiale sulla guancia. Status Psicologico: Calmo. Danni subiti: Medio + Basso Corpo | Medio Mente Energia: 30%-10%=20% CS: 1 Destrezza, 1 Intuito 2 Forza (+2 alla Forza e 2 alla Rapidità), per un totale di 6 CS Vehemens[Guanto d'arme artigliato]: Braccio sx Vepres[Catena di rovi]: Arrotolata lungo Vehemens
Tecniche Attive utilizzate: Personale Variabile offensiva a consumo Medio CITAZIONE La forma di offesa allo stato più grezzo e violento. In base all'energia infusa nell'azione seguiranno mutazioni crescenti nel corpo di Sivhas; una serie di venature e riflessi vitrei ricoprirà la sua pelle, fino a renderlo, in casi più rari, una sagoma apparentemente riflessa in un vero e proprio specchio. Mediante uno sforzo Variabile Sivhas provocherà un danno di pari entità attraverso scatti, impeti e manovre offensive che chiuderanno rapidamente le distanze, portando il Riflesso il più possibile vicino all'avversario, sempre in posizione di poterlo offendere in mischia con armi bianche o a mani nude, cercando quando possibile di atterrare il nemico in seguito alla colluttazione. Passive influenti: Passiva I livello del dominio Assassino
CITAZIONE Inoltre, lo scorpione influisce passivamente sui movimenti di Sivhas, annullandone i suoni prodotti. Il suo corpo sarà privo di odore e incapace di essere percepito indirettamente, vuoto come il Riflesso che è diventato. Riassunto: Qui, un sunto delle tecniche utilizzate dai vari personaggi
CITAZIONE Bebilith – Abilità a consumo Medio per iniettare veleno |schivata di consumo Alt.
Grief – PU di 4 cs ad area [+4 cs, 2 in forza fisica, 2 in rapidità a tutti], abilità di potenza Bassa della durata di due turni che rende una o più creature poco inclini a notarlo. Khreela – passiva che permette percepire ogni singolo movimento di una creatura visibile, dardo di potenza Media che stordisce e causa danno fisico. Gholb – malus psionico che lo rende incapace di combattere contro creature mostruose Edmund – affondo di potenza Alta. Quando Sivhas si trova sul Bebilith, questo riesce a dimenarsi e a ferire la manticora con una tecnica Media (tossina stordente, danno Medio, -10% alle energie) accompagnata da un colpo non tecnica che cagiona un danno Basso. La manticora balza indietro, poi Grief utilizza il suo PU ad area e Khreela scaglia un dardo di potenza Media, colpendo il ragno che non vuole sprecare energie per pararsi da un'offensiva del genere. Il bebilith vede arrivare Edmund e schiva il suo colpo (tecnica di potenza Alta contrastata con una schivata di pari consumo, [-20% alle energie.]) Stremato[al 10% delle energie, dunque prossimo allo svenimento], il ragno cerca di fuggire, ma la manticora, cominciando a sentire la stanchezza, lo raggiunge attraverso un altro uso della personale (lanciata a potenza Media) e atterra su di lui, lo priva dei cheliceri, e lo uccide masticando la sua testa, forte del divario di CS. Dopo di ciò, tornato in forma umana quasi senza rendersene conto, ripercorre la strada per la quale era venuto, dirigendosi all'esterno.
Note: Con questa giocata ho avuto modo di approfondire il personaggio di Sivhas in un modo che non mi sarei aspettato, scoprendo io stesso parti del personaggio che non avevo notato e che ho avuto modo di esplorare. E il titolo di questa giocata è assurdamente azzeccato. Grazie tante.
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