Gelido Abbraccio, Arrivo di Kadu

Arline correva a perdifiato senza il coraggio di guardarsi indietro, senza la prudenza per guardare dove mettesse i piedi.
Doveva correre, andare avanti prima che fosse troppo tardi. La Vena Vetrata aveva catturato il suo amico e se non fosse tornato presto all’accampamento l’avrebbe fatta suo per sempre e probabilmente sarebbe morto.
“Aah-ahh!”, esclamò l’adolescente mentre inciampava per una radice di un grande abete sul manto di fogliame che iniziava ad arrossarsi e ingiallire, ma si rialzò subito. Il dolore alle ginocchia sotto i pantaloni di pelle, le mani sbucciate da cui iniziava a uscire un po’ di liquido scarlatto non erano nulla in confronto al vuoto nella sua mente. Solo andare avanti, doveva soltanto procedere.

Quando finalmente arrivò, i lunghi capelli neri erano sudici e la coda che li legava era sfatta.
Subito le persone fuori dalla dozzina di tende dell’accampamento lo guardarono, la sorpresa vivida nei loro occhi nonostante l’ombra dei grandi alberi attorno. Non aveva nemmeno il tempo di riprendere fiato, soltanto di appoggiarsi a un albero lì intorno mentre una donna dal fisico secco, dalla pelle olivastra, capelli e occhi scuri come tutti gli altri, si avvicinava porgendogli la mano per aiutarlo.
“È stato… preso. La Vena ha… ha preso Madeva!”, urlò il ragazzo con tutto il fiato che gli era rimasto, spezzato dall’asma.

Subito tutti abbassarono gli occhi, tranne una donna che svenne sul colpo, crollando a terra per poi essere portata dentro una tenda. Nessuno rispose ad Arline, sul momento. Nessuno sperava si potesse davvero fare qualcosa. L’incubo che stavano solo attendendo si era avverato e potevano soltanto nascondere dietro la vergogna il sollievo per essere stati risparmiati.
Al prezzo di un altro giovane ragazzo.