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Nel nome di R'hllor, Contest Febbraio 2015 - Akeran - Ricordo

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Wolfo
view post Posted on 25/2/2015, 17:52





Nel nome di R'hllor
Febbraio 2015 - Akeran - Ricordo


Z18bS


« No! Non voglio! » urlò Ged, un ragazzino di soli quindici anni, alla madre, battendo con forza il piede destro a terra, come per impuntarsi. D'altro canto, sua madre non riusciva a nascondere una nota di tristezza nelle proprie parole.

« Non puoi rifiutarti, lo sai. Domani le sacerdotesse verranno a prenderti; ti porteranno al tempio del sole di Myr, e lì resterai il tempo sufficiente perchè tu possa crescere forte e intelligente.
Non hai futuro in un villaggio come questo, amore mio.
»

Ged non trovò le parole per ribattere alla madre. La donna non avrebbe mai voluto abbandonare il proprio figlio; si trattava di un sacrificio necessario. In quel piccolo villaggio di pescatori, Ged non avrebbe avuto alcune istruzione.
Notando il disappunto negli occhi del figlio, la voce della donna divenne più dura.

« Il figlio di un drago non dovrebbe coltivare i campi. »
« Il figlio di un drago dovrebbe poter decidere da solo il proprio destino. », pensò Ged.

─ ─ ─


Ged sedeva sul piccolo muretto al di fuori del tempio, contemplando la luce del tramonto che, con il suo fioco bagliore, spingeva il sole tra le braccia delle ombre. Seduto accanto a lui, Jonas - un ragazzino della stessa età di Ged - era alla prese con l'intaglio di un piccolo bastone, nel tentativo di abbozzare una sottile lancia per andare a caccia di rane nel laghetto di Myr, poco fuori dal tempio.

« È ora, Ged. Tra poco inizieranno con i canti del sole, dovremmo rientrare. »

Tuttavia, Ged non aveva alcuna intenzione di scomodarsi. Erano trascorsi ormai sei mesi da quando aveva lasciato il suo villaggio, e quella vita non faceva proprio per lui. I sacerdoti più anziani sfruttavano i novizi, trattandoli come schiavi e facendogli fare i lavori più pesanti, mentre loro rubavano il vino dalle scorte della mensa. Ged aveva capito che, al di là dell'apparenza, il tempio era ricolmo di corruzione e arroganza, dove i più forti sfruttavano i più deboli.

« No, non voglio. E neanche tu lo vuoi; stai qui con me. »

« Tu non sarai punito. Io si. » rispose Jonas.
Sbuffò preoccupato ma non si mosse dal muretto; in fin dei conti, gli piaceva stare li.

Ged, rispetto agli altri novizi, era considerato un "dono". Era speciale.
Avendo sangue di drago nelle vene, non veniva quasi mai punito dagli anziani, i quali tolleravano il suo comportamento, imputandolo al "furore incontrollabile" della sua razza. Questo l'aveva reso in parte arrogante, anche se la sua ribellione era dovuta al comportamento dei sacerdoti di Myr. Molti dei suoi compagni avevano subito svariate violenze per i motivi più insignificanti, e questo contribuiva a fomentare l'odio di Ged verso quella casta.
Lo studio degli ultimi mesi gli aveva permesso di apprendere nel dettaglio i dogmi del culto di R'hllor, il primo drago; si era reso conto che molti dei comandamenti del drago della creazione venivano ignorati nel tempio di Myr. Per quanto possa essere stolto un ragazzino di quindici anni, Ged aveva appreso che la dottrina dei sacerdoti del sole era pura e ricca di buoni propositi, ma spesso non veniva rispettata. Per questo non era mai fuggito; nel profondo del suo cuore, si sentiva in dovere di proteggere il culto di R'hllor e i suoi compagni, combattendo contro le ingiustizie del tempio.

« Jonas, Ged! Cosa ci fate qui?! I canti del sole sono appena finiti! »
Thorus, uno dei sacerdoti anziani, apparve dietro i due allievi con la propria stazza, tanto robusta quanto goffa e ridicola. Richiamò i due ma, come al solito, la punizione spettava soltanto a Jonas, poiché nessuno osava toccare il drago.

« Togliti la veste, e voltati. » disse Thorus, brandendo un lungo bastone di bambù con la destra, mentre nella mancina teneva ben stretta una bottiglia di vino rosso.

« N-no io... »

Sotto gli occhi increduli di Ged, il suo amico venne punito con decine e decine di frustate alla schiena.
Al termine della punizione, il corpo di Jonas era martoriato da vesciche e piccoli tagli, tant'è che dovette stringere i denti nel rivestirsi, poiché il tessuto della veste - a contatto con le ferite - gli procurava un dolore lancinante.

« R'hllor, il primo drago, dice che la punizione è cosa dei demoni.
Invece, il perdon-
»

« Taci ragazzino, o uno di questi giorni le prenderai anche tu!
Drago o no, sanguini come tutti gli altri.
»

─ ─ ─

« Requiem aeternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis.
Te decet hymnus Deus, et tibi reddetur votum.
Exaudi orationem meam; ad te omnis caro veniet.
»

Il sacerdote recitava il salmo con freddezza, cercando di mascherare un dolore troppo grande per essere dimenticato. Un vuoto incolmabile che avrebbe tormentato la sua anima per tutta la vita, senza alcuna tregua. Senza riposo.
Trattenendo le lacrime, Ged proseguì, alzando di un tono la propria voce.

« Requiem aeternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis;
In memoria aeterna erit iustus ab auditione mala non timebit.
»

Cadde il silenzio e tutti i sacerdoti, eretti di fronte a una tomba color cenere, chinarono il capo in segno di rispetto. Ged, in testa al gruppo, si voltò verso gli altri, e avvelenò l'aria con le sue minacce.

« Jonas era uno di noi; uno - di - noi.
Ricordo quando, più di dieci anni fa, dovetti assistere a una delle scene più crudeli che sia mai accaduta qui.
Quando fu percosso per la prima volta, per un motivo che nemmeno ricordo.
»

Prese una piccola pausa, per poi continuare.
Furente.

« Questo tempio è un covo di serpi, e tra di voi si nascondono uomini e donne più vicini all'altro che a R'hllor.
Jonas è stato ucciso, e io troverò il colpevole; e con lui, tutti i colpevoli. Estirperò il male da questo culto, e lotterò per difendere i principi del primo drago, punendo gli eretici che sporcano il sacro credo con la propria presenza.

Da questa notte, Ged di Myr non tacerà più.
Da questa notte, nulla più sarà perdonato. Nulla più.
»

~

Quella notte, Ged lasciò il tempio, ma non dimenticò mai la sua promessa.
Ancora oggi, a qualche anno dalla morte di Jonas, il sacerdote lotta contro la corruzione radicata nel culto di R'hllor. Oltre a Myr, molti altri templi sono governati da folli e fanatici che non rispettano il volere del primo drago, e Ged - giorno dopo giorno - viaggia alla ricerca dei serpenti che inquinano tutto ciò in cui crede.

Ogni notte, nel ricordo di un giorno passato, Ged chiede perdono.
Ogni notte, prima di coricarsi, recita le seguenti parole:

« Ingemisco tamquam reus, culpa rubet vultus meus:
supplicanti parce, R'hllor.
»
« Piango perché sono colpevole, il mio volto arrossisce per la colpa:
risparmia chi ti supplica, o R'hllor. »


Ogni notte.


Scena motivata da un leggero cambio di direzione del mio personaggio, più che altro a livello di background personale.
Piccola nota, i sacerdoti del sole si riferiscono al "diavolo" con "l'altro", colui che non può essere nominato.
 
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