Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Qashra - L'Avenir

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view post Posted on 26/2/2015, 21:57
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Cavalier Fata
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Qashra - L'Avenir.
« Un gioiello, tra mille. »

« Egli creò ciò che vediamo e percepiamo, ideò l'invisibile e lo rese tangibile, fece il sole luminoso e la luce fonte di ogni vita e purificatrice di ogni male. Volse il suo sguardo alla cima delle montagne, così come nella vastità degli oceani, soffermandosi a piangere lacrime d'amore sulle verdi valli, culla dell'umana stirpe. Poi proseguì il suo viaggio, formando il cuore e l'anima della stoica razza che avrebbe dovuto vivere laddove anche il sole era inclemente e la terra sterile. Egli, nella sua straordinaria gloria, donò al popolo basso la capacità di costruire, di immaginare, di sognare oltre la mente di ogni bestia mortale, permettendogli di creare qualcosa che potesse essere allo stesso tempo invidiata dei mortali e bramata dall'oscurità. Questo avvenne, prima che la parola si mutasse in libro, prima che la lode divenisse preghiera. »

Con queste parole, adagiata comodamente sul retro di una carovana assieme a Kirin Rashelo, commentai il profilo leggendario di Qashra stagliarsi oltre la linea dell'orizzonte, in lontananza. Con abiti informali, adeguati a sopportare la calura nonostante la stagione non propriamente stiva, poggiai stancamente il piccolo libro di preghiere che portavo con me: molti avrebbero definito ilare quella scena, giacché stavo decantando le lodi di una razza a lui avversa e, in ogni caso, che aveva abbandonato completamente la bontà del Sovrano. Ero consapevole, pur nella mia fervente credenza religiosa, che i popoli e le culture oltre il Dortan si fossero sviluppate in maniera diversa, spesso incredibile e meravigliosa, anche lontano dalla luce gloriosa di Dio. Tutto quello che potevo pensare, in fondo, era che fosse stato lo stesso Sovrano a indicare a quelle genti la strada per il futuro, che le avesse volutamente divise da noi e le avesse coltivate in maniera diversa, non migliore e non peggiore, ma solo diversa... per vedere chi sarebbe stato degno di assurgere al cielo.
E ciò che i miei occhi vedevano, in quelle lande brulle, non erano villaggi disastrati di poveri nani malridotti, non erano miscredenti puniti da Dio che vagabondavano nel deserto alla ricerca di una casa loro negata. Nossignore.
Davanti ai miei occhi si ergeva un qualcosa di secondo solo ai paesaggi meravigliosi del Dortan centrale, uno sposalizio indescrivibile di architettura raffinata, di odori dolciastri, di spezie rare e di lingue esotiche al mio orecchio. Il vociare dei mercati, lo sbraitare dei banditori, il dondolare incessante di campanelle, drappi colorati, stendardi e piccoli aquiloni guidati da infanti giocosi trasmetteva in me una sensazione di pace e di libertà che mai, tra la mia gente, era stato possibile raggiungere. Avevano i loro difetti, i nani, ma anche l'umanità aveva mostrato il suo volto peggiore qualche tempo prima, distruggendo ogni cosa di meraviglioso avesse costruito nella sua più bella città. Tutto ciò che potevo fare era apprendere, conoscere, seguire il mio cuore e non chiudere il mio spirito davanti al futuro. Conscia della diffidenza degli uomini nei confronti degli estranei e consapevole anche della scarsa religiosità delle regioni del Sud, non mi sarei lasciata travolgere dal puerile desiderio di diffondere un credo non richiesto. Il Sovrano aveva scelto per loro una strada ed io, come umile serva, non potevo far altro che osservarne le diversità ed immaginare un futuro migliore.

« Cuashrà, si pronuncia così? » dissi, scendendo sulla strada poco distante dai mercati. « Mai, prima di oggi, avevo creduto possibile che il sud fosse civilizzato a tal punto. »

Lo dissi senza alcuna remora, né vena di malizia. Nessuno si era preoccupato di spiegarmi cosa era il grande sultanato, preferendo tacere quello che era il meridione e di ciò che aveva da offrire.
Università, mercati, artisti di strada di ogni sorta si assecondavano l'uno dopo l'altro ad ogni passo che facevamo sulla strada principale. Era per me uno spettacolo nuovo, entusiasmante, ricco di quella vitalità che dopo la guerra si era spenta nei regni umani ma che, grazie allo spirito indomito dei molti, avrebbe ripreso presto ad ardere di fierezza ed orgoglio. Lì, tra le mura di una città antica quanto la pietra stessa, avevamo da imparare qualcosa per un futuro radioso, un futuro che non avrebbe mai più visto nessun Mathias Lorch, nessuna Guardia Insonne e nessuna frattura interna. Sogni di una ragazza troppo credente per ammettere la follia dei suoi stessi pensieri.

« Lasciate che ve lo dica, Kirin, questa città è un bijou » tirai fuori dalla mia veste un piccolo libro, rilegato in pelle e palesemente usurato dal tempo. « Un nano della carovana mi ha regalato questo libro, ha detto che mi avrebbe aiutata ad orientarmi per la città, il problema è che è scritto in nanico. »
Sospirai.
« Conosco una delle lingue più antiche di questo mondo ma non so una singola parola dell'idioma che si parla in questo luogo incantevole. Dovrò rimediare, un giorno. »
Sorrisi, divertita, quasi sfidando me stessa a mettermi a studiare un qualcosa di tanto difficile. Qashra era piena di librerie e scuole di ogni tipo, avendo il giusto tempo e la giusta somma di denaro mi sarei potuta intrattenere a lungo in quel luogo, imparandone ogni segreto e riportando tutto quanto a casa, a Basiledra. Non sarebbe bastato ricostruirla, dovevamo riformarla. Altri sogni, ancora più utopici, di una ragazzina troppo sognatrice per avere i piedi per terra.
« E noto con una certa... preoccupazione svariati sguardi perplessi nei miei confronti. Che sia per colpa del mio aspetto? »
Guardai Kirin con aria imbarazzata, sistemandomi al meglio i capelli scompigliati dal viaggio.

Era proprio bella, Qashra.



Giocata riservata tra me e Shinodari, si prega di non intervenire, grazie!!
 
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view post Posted on 4/3/2015, 18:38
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Suzushikei
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Dalle nebbie del passato...

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Qashra
Il Ritorno
Atto I

«Parlato (Umano)» «Parlato (Incubus)» Pensato Narrato



Non mi ero mai posto l'interrogativo di come la gente dei Quattro Regni vedesse la terra, che mi aveva adottato.
La mia compagna di viaggio aveva declamato, con una certa enfasi, la genesi del popolo dei nani al pari di un miracolo divino. Quella sua visione mi aveva fatto riflettere. Io non credevo, non avevo tutta quella fede che vedevo riflessa nei suoi occhi, eppure ero rimasto in silenzio ad ascoltarla, senza interrompere il flusso delle sue parole. Potevo non condividere i suoi valori religiosi, ma ne apprezzavo il carattere, che piano piano stavo cominciando a conoscere.
Il viaggio verso il meridione aveva cambiato dama Azzurra, donandole l'incanto di una fanciulla immersa in un mondo pieno di meraviglie, lontano dal sangue della guerra, dal metallo della sua corazza e del clangore delle armi.
Scostando i tendaggi del carro dove mi trovavo, il mio sguardo rimaneva rapito dal paesaggio circostante, riempiendo l'animo di nostalgia.
Le essenze speziate, i colori di Qashra, la tenacia della sua gente per creare un luogo prospero a dispetto di un territorio non propriamente clemente, mi resi conto che...

...che mi era mancato tutto questo...



« Cuashrà, si pronuncia così? » la sua voce mi riportò alla realtà. « Mai, prima di oggi, avevo creduto possibile che il sud fosse civilizzato a tal punto. » Sulle mie labbra affiorò un sorriso.
«Cashra.» Le corressi gentilmente la pronuncia. «E' il “Cuore”del Sud, la volontà dei suoi abitanti di creare un futuro. Non è stato sempre così. La pace raggiunta è intrisa del sangue di molti innocenti.» Osservai rabbuiandomi per un istante.
Non erano solo i ricordi ad impensierirmi. Il mio ritorno aveva uno scopo. Non avevo dimenticato la recente esperienza con i miei simili, per quanto avessi scelto di seguire il destino di una terra lontana. Non ero scappato via, semplicemente avevo bisogno di rimettere nella giusta prospettiva la mia vita. Non sarei mai stato di alcun aiuto, se il mio cuore avesse continuato a sanguinare per la perdita di due persone, che avevo giurato di proteggere a costo della mia vita.
« Lasciate che ve lo dica, Kirin, questa città è un bijou » Sussultai involontariamente, rendendomi conto di essermi perso, ancora una volta, nei miei pensieri.
«Bigiù?» Mi voltai a guardare le mercanzie esposte, la gente che arricchiva il bazar con la sua vitalità, supponendo che la fanciulla avesse voluto esprimere un complimento nei riguardi della città.
«Dama Azzurra, avete il dono di descrivere il mondo attraverso termini melodiosi, per quanto, ahimè, ne ignori il significato.» Ammisi con sincerità.
« Un nano della carovana mi ha regalato questo libro, ha detto che mi avrebbe aiutata ad orientarmi per la città, il problema è che è scritto in nanico. » la sentii sospirai, mentre osservavo il libro rilegato in pelle, consunto dal fluire del tempo.
Non era la sola ad ignorare l'idioma di una delle civiltà più antiche, la cui storia purtroppo si era tramutata in leggenda.
Il successivo commento mi lasciò alquanto interdetto.
«Mia signora a quale linguaggio vi stavate riferendo, se posso chiedere?» Vi erano pochi idiomi che risalivano alla notte dei tempi, tra cui la lingua arcaica dei demoni.
Le lasciai il tempo di replicare, se fosse stato suo desiderio, prima di continuare il discorso.
«Se è vostra volontà imparare il nanico potrei esservi di aiuto. Vi sono molti insegnati qui in città, che potrebbero accettarvi come loro allieva. Potrei presentarvi uno dei miei colleghi all'università, oppure potremmo cercare un libro adatto allo scopo, se preferite apprendere da autodidatta. Forse lo stesso bazar potrebbe fornirci qualche piacevole sorpresa. La cultura ricopre un ruolo importante.» Osservai con una punta di orgoglio.
Dama Azzurra era nel posto giusto: Qashra era la culla della civiltà delle terre del Sud.
« E noto con una certa... preoccupazione svariati sguardi perplessi nei miei confronti. Che sia per colpa del mio aspetto? » Questo suo commento così fanciullesco, mi strappò un sorriso. Un sorriso gentile, privo di alcun sentimento di derisione nei suoi riguardi.
Eseguii un cenno di diniego con il capo.
«Mia Signora, non vi è nulla che non vada nel vostro aspetto, semplicemente siete al pari di una gemma Azzurra circondata da Rubini. Preziosa come le altre gemme, ma rara. E' un'educata curiosità nei vostri confronti. Spero non vi arrechi offesa.» Risposi cortesemente.

 
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dra31
view post Posted on 4/3/2015, 21:43





Qashra

Percorri, viandante, con passo tranquillo la lunga via del bazar, godi l'ombra delle tende colorate e il rinfrescante zampillio delle fontane che, isole di pietra nel mare di stoffe, allietano la tua passeggiata.
Avanti, viandante, vieni a provare la seta di Amir, tocca con mano le sottili trame dei tappeti di Karluk, osserva le colorate fantasie di Handan.
Che sia l'abito di un paşa o il vestito di una nobildonna, nel bazar di Qashra puoi trovare quello che cerchi.


Incastrato tra i variegati banchi colorati, nascosto tra le leggere nuvole di seta colorata e deliziato dal rinfrescante zampillare di una fontana, sulla lunga via ombreggiata del bazar di Qashra, un osservatore attento può notare una bassa tenda aperta circondata da cuscini, borse, sacchi e giare di varie dimensioni.
Tra essi, dietro un basso tavolo da tè, il mercante, un giovane uomo vestito di abiti sobri, e la sua affascinante inserviente, le cui vesti leggere e semplici esaltano la naturale bellezza, osservano il continuo spostamento della folla che anima il mercato.

png


Un piccolo post d'inquadramento per la breve intromissione di questo personaggio, nulla di particolare. Ringrazio Shinodari e Last Century per la disponibilità.
 
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view post Posted on 5/3/2015, 20:06
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Cavalier Fata
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Qashra - L'Avenir.
« Un gioiello, tra mille. »

« Bijou? » mi lasciai sfuggire una flebile risatina, mentre con gli occhi già vagliavo ogni bancarella. « Domando scusa, è un modo di dire, intendo che Cuashrà è una città molto bella. »

Kirin aveva dei modi di fare piuttosto eleganti per venire da un territorio inospitale come l'Akeran, ma dopo aver posato gli occhi su Qashra mi era parso da subito chiaro che la concezione uamana di "sud" era completamente errata. Tra culture esotiche e lingue ignote, si apriva per me un mondo di conoscenza e consapevolezza che difficilmente avrei potuto eguagliare nella mia terra natale. Sorrisi al mio accompagnatore quando mi confessò di essere un professore: nutrivo qualche sospetto nei riguardi della sua età apparente, così come di un certo suo lignaggio non prettamente umano, ma vedere un ragazzino poco più giovane di me tenere cattedra in una facoltà universitaria era semplicemente il coronamento dei miei dubbi.

« Siete un professore? Che meraviglia. Purtroppo però il mio tempo qui è limitato, devo tornare indietro ed aiutare madame Ryellia e quel che resta di Basiledra. Ma non nego che, un giorno, mi piacerebbe avere un... »

lo guardai per qualche secondo, cercando le parole giuste.

« ...arcanista, suppongo? Da cui apprendere. »

Non aveva l'aspetto del guerriero, e pareva una di quelle persone che lavorano prima con la testa, poi con il cuore e poi, se serve, con i muscoli. Le persone che piacevano a me, quindi.

Le seguenti due ore passarono piuttosto velocemente. Velocemente per me, perlomeno, ma lo stesso non credo potesse dire Kirin che avevo semplicemente relegato al ruolo di facchino per i miei ingombranti acquisti. Con uno sguardo gentile ed un "siate galante" ogni volta aggiungevo qualcosa alla già lunga lista di oggetti che stava portando per me. Sul campo di battaglia potevo anche essere una combattente feroce e impavida, ma nel privato di ogni giorno tornavo ad essere, ovviamente, una ragazza affascinata dalle cose belle. Non trovavo nulla di riprovevole in quello.
Acquistai un paio di quadri di modeste dimensioni che raffiguravano Qashra da due angolazioni diverse, di giorno e di notte, dipinte ad olio su tavola da parte del medesimo artista, un tappeto riccamente decorato che a detta del mercante doveva raffigurare "l'assedio di Qashra e la trionfale vittoria dei nani" ed uno specchio d'argento con dei delicati sbalzi ad agrifoglio.
Ogni tanto avevo come l'impressione che non fosse entusiasta, Kirin, della sua nuova promozione a mio assistente per gli acquisti, ma forse per educazione non iniziò a prendermi a male parole... inutile dire che ne approfittai largamente, continuando ad acquistare oggetti e a chiedere di quando in quando il suo parere, giusto per non ritrovarmi a comperare paccottiglia da quattro soldi. Avevo il sentore che in quel mercato più di un forestiero fosse stato gabbato a dovere dai nani.
Tra gli oggetti notevoli annoverai anche un pugnale dalla lama ricurva, un generoso quantitativo di tè nero, due boccette di profumo, quattro scatole di polveri cosmetiche per il trucco del viso, sei bracciali, due collanine, undici smalti colorati alla cera d'api per unghie, un anellino a forma di rosa del deserto e un balsamo oleoso per combattere la secchezza cutanea dovuta al sole.
Dovevo ammetterlo a me stessa: fare compere mi rendeva felice, specialmente se di prodotti praticamente sconosciuti a nord. Alcuni di quei cosmetici, importati dagli stessi nani nei mercati cittadini, arrivavano a costare dieci, venti volte tanto, e spesso la loro qualità era compromessa da lunghi viaggi e poca cura nel trasporto.
Ad una certa, intenta ad esaminare l'ennesimo ninnolo, il mio sguardo adocchiò una tenda particolarmente nascosta ma molto graziosa. Variopinti tappeti e cuscini stavano in bella mostra, donando al tutto un aspetto soffice ed etereo, ben in disaccordo con le architetture solide e maestose tutt'intorno. Immediatamente la indicai al mio attendente, decisa a farvi un salto il prima possibile.

« Guardate... non è bella? » domandai, visibilmente entusiasta. « Sto cercando un vestito molto particolare per una persona molto speciale. »

Confessai spontaneamente, senza nemmeno avere troppo riguardo di usare parole un poco più adeguate.

« Sicuramente la conoscerete, Ryellia Lancaster, vero? »

Nel mentre scattai in avanti dirigendomi verso la tenda, cercando in tutti i modi di trascinare con me anche il giovane mago.
Non volevo mancare di rispetto o essere scortese nei suoi confronti, ma ero talmente presa al cuore da ciò che vedevo, talmente confusa da colori, profumi e quant'altro, che a stento riuscivo a restare posata nei miei modi di fare. Una sensazione incredibile, indescrivibile a semplici parole, che andava ben oltre il mero "divertimento", trascendendo ad un senso di libertà infinito. Lo zampillare di una fontana, l'alito di vento caldo e profumato tra i vicoli, gli schiamazzi.
Qashra era quanto di più simile ad un sogno avessi mai potuto desiderare di vedere, provare, vivere.

E col sorriso stampato sulle labbra arrossate dal sole, feci capolino nella tenda, adocchiando un'avvenente donna vestita con abiti tipici ed un uomo seduto poco distante, intento ad attendere qualche cliente.

« Excusez-moi, è permesso entrare? » sorrisi ad entrambi. « Sono alla ricerca di un abito molto particolare, spero possiate aiutarmi. »



Povero Kirin. Se non fosse così buono mi avrebbe probabilmente preso a schiaffi. Sentiti pure libera di dirmi qualsiasi cosa, ti risponderò comunque prima di entrare nella tenda! E Grazie per avermi permesso di farti tenere le cose creando la scenetta ^^
 
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3 replies since 26/2/2015, 21:57   134 views
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