Il tenente Andrés Jones era un uomo alto, dai corti capelli color rosso spento portati a spazzola, due malinconici occhi verdi e una lingua tagliente quasi quanto la sua spada. L'uniforme civile del Corpo di Guardia svettava tra gli abiti modesti dei contadini dell'Alcrisia, con il suo colore bluastro e una spalliera metallica recante inciso l'emblema della forza di giustizia di Basiledra.
Jones si trovava a Pietra Bianca da qualche settimana e non vedeva l'ora di tornare in città, o quel che ne rimaneva.
La cittadina di Pietra Bianca era nient'altro che un ammasso di case buttate su una collina dell'Alcrisia come cristalli di zucchero su un dolce, senza ordine prestabilito o grandi fenomeni architettonici ma comunque con un certo, innegabile, fascino. Da lontano il paese poteva essere scorto come se si trattasse di una manciata di piccoli diamanti su un'immensa tela dorata, brillanti e in un certo senso affascinanti, ma comunque sempre e solo pietre. Così Jones, dopo pochissimo tempo, si era reso conto che Pietra Bianca non aveva molto oltre al suo aspetto caratteristico: era un insediamento di contadini che si era lentamente allargato, accogliendo i profughi desiderosi di fuggire da tutte quelle sanguinose guerre di potere che si svolgevano regolarmente sul territorio e ne deturpavano la bellezza.
Espandendosi, Pietra Bianca era inevitabilmente stata coinvolta in queste losche diatribe anche per via dell'insediamento dei Corvi e del credo del Sovrano in seguito alla Guerra del Crepuscolo: ovviamente i nobili locali non erano stati contenti di vedere un gruppo di uomini mascherati indottrinare i contadini su un Dio che non aveva eguali (e quindi tutti gli altri, dai Re agli scudieri, gli erano servi) e avevano dunque cercato di mantenere l'egemonia socio-politica, creando sconquassi ancora più caotici dei precedenti. Da quando la stabilità del regno era stata turbata dall'avanzata della Guardia Insonne poi, i conflitti si erano trasformati in vere e proprie guerre, con signori feudali sempre più agguerriti e spregiudicati nel mandare i loro eserciti a conquista di territori che per il governo centrale non rappresentavano altro che minuscoli sputi di terra. Solo una volta ristabilita l'autorità monarchica l'Alcrisia avrebbe potuto ritrovare il precario equilibrio di un tempo.
Ma intanto si erano palesati loschi individui pronti a tutto pur di arraffare quanto più potere possibile.
Jones era un uomo arguto, brillante e abile con la spada. Tuttavia cosa avrebbe potuto fare con queste capacità senza un lavoro? Il Regno ormai caduto non poteva più sostenere le spese di un esercito, che si era diviso e frammentato nella costellazione di città-stato che ora animavano i territori umani. Ma la sezione sud Basiledra del Corpo di Guardia era rimasta in città, per badare ai profughi e proteggerli il più possibile dai briganti e saccheggiatori che si spingevano sin nelle profondità della crepa dei Lorch pur di raccogliere qualche tesoro del vecchio Cuore di Marmo. Durante l'assedio e l'occupazione della Guardia Insonne Jones era stato lontano dalla capitale, si trovava già a Pietra Bianca per risolvere un caso alquanto fastidioso che il suo comandante, Alexander Terghe, gli aveva affidato.
«Madeleine. Chi non muore si rivede.»
Jones sfoggiò uno dei suoi sorrisi più fascinosi, appoggiandosi alla scrivania piena zeppa di scartoffie con il gomito e sporgendosi verso la sua ospite. Quell'ufficio non era davvero il suo, apparteneva al podestà di Pietra Bianca, gestore di tutti gli affari della cittadina. O meglio, apparteneva al podesta, deceduto pochi giorni prima. Era una sala troppo decorata per i gusti di Jones, che disprezzava gli affreschi sul soffitto quasi quanto la montagna di documenti di cui avrebbe dovuto occuparsi. Lui era un uomo d'azione! Che ci faceva dietro ad una scrivania?
«Chiamami Lena.» Tagliò corto l'investigatrice, sedendosi di fronte a Jones su uno sgabello e ignorando le sue maldestre avance. «E così il podestà è l'ultima vittima. E tu, essendo il militare di rango più alto rimasto, sei stato incaricato dai cittadini per governare gli affari della città. Sono sorpresa di non vedere un corvo al tuo posto.» Lena rispose al sorrisetto del soldato con uno sguardo tagliente, come per sfidarlo.
«E così la nostra aspirante investigatrice non si smentisce mai. Sono contento di vedere che non hai perso il tuo tocco, cara.»
«Investigatrice e basta.» Lo corresse per la seconda volta Lena, che si sarebbe già spazientita se non avesse già avuto qualche litigio con Jones qualche anno prima, quando il Corpo di Guardia si era messo in mezzo ad una delle sue prime indagini, a Basiledra. «Come stanno Alexander e Giulia? So che alcune unità del Corpo di Guardia sono rimaste in città nonostante i trambusti.»
Jones si ammutolì, ricadendo sullo schienale della poltrona. «Giulia è morta. Alexander si è tuffato nel lavoro da allora. Abbiamo tre nuove reclute ora.»
La rivelazione sembrò far attorcigliare lo stomaco di Lena, che bisbigliò un timido "mi spiace" e lasciò che Jones continuasse la conversazione lasciando perdere gli spiacevoli convenevoli.
«Ti ho mandata a chiamare da Taanach per risolvere un caso spinoso, Lena. Assassinii, e quanti! Quelli di cui siamo a conoscenza sono ben sette, incluso quello del precedente podestà, che è morto poco tempo dopo che ti ho inviato la lettera con tutti i dettagli. Volevo assoldarti per risolvere finalmente questo problema e tornarmene a Basiledra, ma...»
Lena si sporse in avanti, interessata.
«Sei arrivata tardi. Abbiamo catturato questo bastardo.»
Un'espressione di vero disappunto si impadronì del volto di Lena. Aveva attraversato l'intero deserto dei See lasciando la sua gilda di Taanach sotto la costante minaccia di un'invasione demoniaca per niente?
La delusione si trasformò rapidamente in rabbia. Lo sguardo dell'investigatrice si fece di fuoco, come se avesse voluto incenerire Jones per aver catturato il colpevole che lei, per dovere, avrebbe dovuto acciuffare. L'idea che delle vite erano state potenzialmente salvate non la sfiorò nemmeno. «Cosa?» Sbottò, faticando a contenersi.
«Lo so, lo so!» Rispose il soldato, come leggendo nei pensieri dell'investigatrice. «Ma è anche il mio lavoro! Non potevo aspettare che tu arrivassi e rischiare di trovarmi altri due, tre cadaveri sulla coscienza!»
Lena sembrò calmarsi, lasciando uscire l'irritazione con un profondo sospiro. «Pretendo il pagamento pattuito per mancanza di rispetto dei termini del contratto e che tu mi lasci interrogare questo tizio. Non sono venuta qui per niente.»
«Ti concedo entrambe le cose, naturalmente. In nome della nostra vecchia amicizia?» Jones ripropose il suo sorriso fascinoso, ma Lena si era già alzata. La sua voce era fredda e spazientita: «Mi farò dare le indicazioni dalla guardia qui fuori. Ti auguro un piacevole ritorno, Jones.»
Lena non dovette fare molta strada: le segrete dove venivano rinchiusi i malviventi si trovavano direttamente sotto il palazzo del podestà, come per rappresentare la loro sottomissione al potere del governatore. L'aria nei sotterranei era pungente e le correnti d'aria fecero rabbrividire l'investigatrice. Una giovane guardia l'attendeva davanti alla cella dell'assassino. Lei gli rivolse uno sguardo amichevole e gli disse a bassa voce di rimanere dove il prigioniero non avrebbe potuto vederlo, in modo da mettere a suo agio il colpevole ma anche per avere un testimone che potesse confermare le dichiarazioni di Lena.
Jones l'aveva aggiornata rapidamente sugli sviluppi più recenti. Dopo essersi infiltrato nell'abitazione del podestà, l'assassino gli aveva tolto la vita con quello che doveva essere uno strano sortilegio: non c'erano segni di colluttazione sul corpo del cadavere e non era stata rilevata la presenza di veleno. Ma l'assassino aveva commesso un errore fatale e, in effetti, troppo stupido per essere vero.
Era uscito dalla porta principale. Il giorno dopo gli uomini di Jones lo avevano identificato e catturato grazie alle testimonianze di chi lo aveva visto uscire dal palazzo del podestà.
Lena era felice di essere rimasta a Pietra Bianca, perché qualcosa non tornava. Com'era possibile che dopo ben sei delitti perfetti (per Jones, ovviamente) un assassino in grado di uccidere un uomo senza lasciargli alcun segno commettesse un errore così cretino? Jones era un uomo arguto e intelligente, ma era anche accecato dal bisogno di tornare immediatamente a Basiledra per assicurarsi dell'incolumità della divisione a cui apparteneva, e quindi avrebbe potuto fare un giudizio affrettato.
Lena era in piedi dinnanzi alla cella dell'assassino.
Le sbarre di ferro rugginoso li dividevano. Lena si chiese se quella sistemazione fosse abbastanza sicura per trattenere quello che doveva essere un incantatore, o peggio un negromante.
Il carcerato era un uomo inaspettatamente magro e pallido, fragile e vestito di stracci scuri e sporchi. I suoi capelli erano caduti a chiazze e gli mancano dei denti, ma i suoi occhi erano vivi e il loro sguardo, che Lena incrociò per un istante solo, era carico di malizia. L'assassino non badò a Lena dopo averle rivolto quell'occhiata, ma continuò a fare quello che stava facendo: scarabocchiare il pavimento con una pietruzza. La donna si piegò sulle ginocchia in modo da avere un contatto visivo con l'assassino alla stessa altezza.
«Qual'è il tuo nome?» Ma il carcerato non rispose. Lena iniziò a sentirsi meno a suo agio di quanto avrebbe dovuto per mantenere l'interrogatorio il più liscio possibile. C'era qualcosa di strano e alieno in quell'uomo, qualcosa che stava intaccando la sua anima, la sua vera essenza. Lena iniziò a temere il peggio. «Sai dove ci troviamo?» Nessuna risposta, solo il regolare suono della pietruzza contro il pavimento.
Lena si alzò, rinunciando ad ogni approccio amichevole. Il suo tono iniziò a tradire i segni dell'irritazione che si era portata sulle spalle sin dalla chiacchierata con Jones. «Rispondimi!» Afferrò le sbarre con violenza, incapace di trattenere il temperamento esplosivo che a volte si impossessava di lei. Il carcerato si immobilizzò, continuando a dare le spalle all'investigatrice.
«Hai ucciso tu il podestà di Pietra Bianca? Rispondi!»
«Sì...» Sibilò l'assassino.
Lena si morse il labbro, quasi delusa. «Perché lo hai ucciso?»
«Perché... perché... mi aveva dato fasti.... fastidio...»
La voce Lena si fece perentoria. «Non mentirmi.»
«Questa è... la volontà del serpente...?»
L'investigatrice non riuscì più a cavare una risposta dal prigioniero. Ma non si era data per vinta. Si era fatta accompagnare da un Jones sempre più impaziente nelle stanze del podestà, che ovviamente alcuni soldati troppo scrupolosi avevano messo a soqquadro pur di trovare qualcosa. Lena rimproverò il soldato per la sua mancanza di perizia nelle indagini e lo spedì a casa sua, così che potesse dormire e la mattina seguente tornare a Basiledra, lasciando il potere della città in mano al Corvo -un novizio, visto che il suo superiore era stato assassinato.
Lena rimase in quelle stanze per ore. Ma per lei quelli furono minuti. Quando iniziava a lavorare Lena diventava instancabile e incontentabile, rimanendo alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto benissimo non esistere.
Quella volta, però, esisteva. Era minuscolo, quasi invisibile. Ma letale.
E con esso, una verità ancora più letale si era aprì a Lena Lauren.
L' investigatrice si precipitò a perdifiato fin nelle segrete, animata da un timore profondo. Il palazzo del podestà, senza Jones, era praticamente deserto. Il primo uomo che Lena incontrò era la giovane guardia di quel pomeriggio, ma appena lo vide gli occhi di Lena si riempirono di orrore: il giovane era riverso su una scalinata delle segrete, immerso nel suo stesso sangue che scorreva giù dai gradini con il un macabro rintocco. Plic, plic. Era morto, ma non da molto. Lena non si chinò nemmeno su di lui, ora certa di cosa avrebbe trovato poco più avanti. E i suoi timori divennero realtà.
L'assassino, il prigioniero, era steso esanime nella sua cella. La porta della cella era ancora chiusa, e le chiavi ancora nella cintura della giovane guardia. Lena estrasse la sua Misericordia e sparò un colpo contro la serratura della cella, la cui porta si aprì con un calcio ben assestato. Entrando nella cella, Lena lesse con orrore cosa recitava la scritta incisa ripetutamente dall'assassino sulle quattro mura del suo piccolo mondo:
" AHRIMAN "
L'intuito di Lena si era dimostrato corretto. Quell'uomo era stato corrotto, e la sua anima non era completamente umana -questo lei lo aveva percepito, ma i segni della trasformazione non erano ancora abbastanza evidenti per permetterle di essere certa che il prigioniero fosse diventato un demone.
Il corpo dell'assassino a differenza del precedente cadavere non era ferito, e Lena avrebbe potuto scommettere che non aveva nemmeno ingerito del veleno.
La terribile risposta al dilemma posto da quella morte e da quelle precedenti si trovava nelle mani di Lena.
E in quelle del vero assassino.
Lena si fiondò fuori dal palazzo, nella luce del crepuscolo. Il sole si stava per inabissare tra le colline dell'Alcrisia, e presto le tenebre sarebbero calate su tutto quanto. L'investigatrice si guardò attorno con ansia, cercando in ogni direzione un qualsiasi segno del passaggio di un uomo. Fu allora che, con la coda dell'occhio, colse il lembo di un mantello scuro sparire dietro ad un vicolo. Lena si gettò alla rincorsa di quell'ombra, senza sapere davvero se avrebbe trovato qualcosa o qualcuno, ma non importava: l'assassino era certamente vicino, anzi vicinissimo. Lena aveva permesso tutto quello. Aveva mandato a casa Jones, spogliando il palazzo dalle difese offerte dai suoi uomini, e permettendo all'assassino di entrare e commettere le sue efferatezze. Era stata convinta che quell'uomo, ora morto, aveva ucciso davvero. Ed in effetti era così: non aveva mentito. Ma aveva mentito sul perché, ed ora il motivo era chiaro:
aveva ucciso per conto di qualcun altro.
Quando Lena svoltò l'angolo, estrasse immediatamente Misericordia e la puntò contro quella figura oscura, avvolta nel suo mantello. Ma quelle precauzioni non sarebbero mai servite per celarsi agli occhi dell'investigatrice:
il vero assassino era un demone.
«So che hai appena ucciso due uomini, mostro.
Non provare a scappare o mentirmi, o ti uccido.
Rivelati!»
Il vero assassino era un serpente.