Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Novum Initium Regni ~ Un nuovo Ordine., Arcana Imperii

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view post Posted on 6/3/2015, 03:14
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Cavalier Fata
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Novum Initium Regni - Un nuovo Ordine.
« Noi siamo i Pari.
Il nostro sangue non è stato sporcato. È più antico del Crepuscolo.
Noi siamo i Pari.
E guideremo il mondo. »

Madame Marianne si era presa cura degli orfani sin dalle prime ore dopo il disastro. Certo, molti non erano riusciti nemmeno a sopravvivere a causa delle ferite o dei malanni contratti nell'era del Terrore, ma non si era mai scoraggiata, nemmeno per un istante, rimanendo sempre a vegliare su chi, purtroppo, era rimasto solo al mondo. Dall'aspetto, giovanile e per nulla compromesso da una vita di quasi assoluta castità, risultava avere una fisionomia esile, longilinea, col volto lievemente scavato dall'incuria ma non per questo meno elegante. Nessuno era mai riuscito a estorcergli quanti anni avesse o quando fosse nata, né tanto meno dove, ma da quando era arrivata in città, svariati anni prima, non aveva fatto altro che portare del bene laddove gli era stato possibile, proteggendo bambini e ragazzi che non sarebbero stati capaci di prendersi cura di loro stessi. Un lavoro encomiabile, passato spesso in sordina e bistrattato come poco importante, dove le priorità erano il gioco di potere e la guerra col proprio vicino.
Durante l'epopea naufragante della Guardia Insonne il suo lavoro si era ridotto quasi fin a scomparire, dato che molti dei finanziamenti prima ottenuti mediante le elemosina e le donazioni alla Cattedrale erano andati sparendo del tutto, di pari passo con la caduta dell'ordine monastico... eppure ancora una volta, lottando contro la fame e la povertà, Marianne aveva permesso ai suoi figliocci di superare vivi quel capitolo angosciante di storia.
Ora che tutto era finito e che un futuro incerto e pericolante si accingeva a sorgere all'orizzonte, la giovane badessa aveva condotto tutti i superstiti del massacro, quasi tutti a dire il vero, in una gigantesca tendopoli popolare vicino a quel che restava delle mura divelte dall'esercito alleato durante l'assedio.
Questo mi era stato detto di lei dai pochi che ancora avevano a cuore la sorte dei figli perduti di Basiledra, e molti mi avevano assicurato che se avessi anche solo provato ad alzare mezzo dito contro uno di quei pargoli avrei potuto caldamente rimpiangere Mathias Lorch.
Non avevo dato troppo peso a quelle storie, convinta e cieca nel mio ideale, poiché supponevo peccando d'arroganza che tutti riuscissero a condividere d'impulso quella mia idea, quella nuova possibilità per loro, per me, per tutti.
Ma solamente il Sovrano poteva prepararmi a convincere quella donna della legittimità delle mie parole.

Quando spostai i lembi di una tenda consunta e sporca, riempita dal vociare di numerosi fanciulli, vidi la figura composta della badessa seduta su uno sgabello, statuaria, intenta a osservare le sue creature, quasi incredula di aver ancora salva la vita dopo tutto ciò che aveva visto.
Con un colpetto di tosse mi annunciai signorilmente, onde evitare di spaventarla in maniera inappropriata. Avevo indosso la corazza, tirata a lucido, e la spada che dondolava tintinnando sul fianco: quella visione doveva essere del tutto aliena alla maggior parte dei ragazzi che, di botto, smisero di rincorrersi e di giocare, limitandosi a fissarmi in assoluto silenzio, come spaventati dalla mia sola presenza.
« Madamoiselle Marianne de Loya, posso supporre? » entrai nella tenda, il cui pavimento era costituito dal mero acciottolato della strada, prodigandomi in un piccolo inchino. « Azzurra De Rougelaine, per servirvi. »
Lei, di contro, si alzò in piedi e mi guardò con meraviglia mista a preoccupazione. L'ultima volta che qualcuno in armatura le aveva fatto visita, probabilmente, le cose non erano state esattamente cordiali come in quel momento, invero avrei dovuto presentarmi in una veste meno impegnata, ma il danno era fatto e non aveva senso tirarsi indietro.
« Non abbiamo fatto nulla di male. » tagliò corto, quasi stizzita. « State spaventando i ragazzi, non ne hanno proprio bisogno adesso. »
Mi fermai un secondo, osservando i volti dei fanciulli, visibilmente infastiditi dal fatto che la mia sola presenza stesse turbando la cosa più vicina ad una madre che avessero mai avuto. Non potevo biasimarli.
« Non ho intenzioni ostili, potete stare tranquilli, sono qui solamente per parlare. Sono tutti qui i vostri ragazzi, madamoiselle? »
Ella scosse la testa, ma non rispose più esaustivamente alla domanda. Supposi, senza temere di errare eccessivamente, che i più grandi e maturi fossero già in giro a cercare qualcosa da mangiare, da bere, e coperte per reggere il clima per niente gentile della notte.
« Se volete parlarmi, usciamo da qui perlomeno. Ragazzi, per favore, non uscite dalla tenda e non fate eccessivo rumore, io sarò di ritorno a breve. »
Detto questo prese ad uscire dalla tenda, ed io subito dietro, senza disattendere ulteriormente a quella sua volontà.

Una volta fatto qualche passo, ed iniziando a passeggiare, Marianne voltò appena la testa in mia direzione, sfoggiando una non necessaria altezzosità a cui, tuttavia, non prestai alcuna attenzione.

« Conosco quelli come voi, Lady Azzurra. » agitò la mano destra quasi a voler scacciare qualcosa di brutto dai suoi pensieri. « Un tempo non avrei nemmeno osato trascinarvi fuori senza chiedere permesso, ma i tempi stanno cambiando, la gente sta cambiando, quindi badate bene a ciò che siete venuta a chiedere. »

Sorpresa da un tale, esasperato, processo alle mie sole intenzioni, per giunta ancora prima di saperle, rimasi in silenzio. Nella mia beata ignoranza non avevo la minima idea di quanto quei bambini, e quella donna con loro, avessero sofferto le pene dell'inferno ad opera di nobili, di Corvi corrotti e di chiunque altro trovasse facile ed opportuno approfittarsi dei più deboli. Lentamente, dopo quella presa di posizione, iniziai a capire il motivo per cui tanti avevano cercato di dissuadermi dal parlare con lei. Ma non mi sarei tirata indietro.

« Marianne, sono consapevole delle vostre paur... » mi zittì alzando una mano. « Voi non siete consapevole proprio di niente. »
« Tagliate corto con le smancerie; come ben vedete indosso abiti logori e sporchi, non siamo ad un qualche ricevimento di palazzo. Quindi mi dica cosa vuole! » pur nella compostezza, palesemente costruita per non dare a vedere le sue paure, quella donna trasudava rabbia e paura da ogni centimetro di pelle... e dopo quanto doveva aver visto non potevo aspettarmi niente di meglio.

« Voglio gli orfani. Tutti loro. Voglio dargli qualcosa di meglio di... » indicai con una mano la baraccopoli. « ...di qualsiasi cosa gli possiate dare voi. »
« Non tutto si può comperare con il denaro! »
Colpita nell'orgoglio dalle mie parole tirò fuori le unghie, alzando notevolmente la voce ed attirando qualche sguardo indiscreto.
« Voglio arruolarli nell'esercito, renderli soldati capaci di salvare delle vite... »
L'espressione di Marianne s'inasprì ulteriormente, tanto che feci un passo indietro, sinceramente preoccupata che non estraesse un coltello da sotto la tunica, decisa a conficcarmelo nel cuore.
« Lo sapevo! Lo sapevo! Pensate di essere la prima venuta a chiedere dei miei ragazzi per farne delle marionette? Siamo a Basiledra, qui nessuno tiene alla salute degli innocenti, tanto meno la vostra gente! Avete il viso troppo pulito e una corazza troppo pulita per essere una di noi, non provate a negarlo. »

Sospirai. Lo scoglio che dovevamo affrontare per riportare le cose alla normalità non si limitava ad un semplice gioco politico, ma era tutta una serie di fastidiose mosse di scacchi dove era necessario pronunciare ora una parola, ora fare un gesto, il tutto evitando accuratamente di passare dalla parte del torto. Il popolo di Basiledra si era già ribellato due volte ai suoi ingiusti tiranni, e non sarebbe riuscito a sopravvivere ad una terza lotta intestina.
La donna restava davanti a me, i suoi capelli corvini ben raccolti in una crocchia, e lo sguardo crucciato che spiava ogni mio respiro alla ricerca di una falla, di una debolezza in cui colpire con tutta la sua forza. Abbassai lo sguardo per un breve istante.
Poche volte, nella mia vita, mi era capitato di abbassare gli occhi dinnanzi a qualcuno, figuriamoci davanti ad una volgarissima popolana che mi stava prendendo a male parole senza nemmeno sapere i miei desideri... eppure, in quella circostanza, ritenni di non poter difendere quello che era stato fatto. Era colpa mia? No, ma come donna agiata cresciuta lontano dal dolore e dalla sofferenza mi sentivo in parte responsabile.

« Ascoltate bene, Azzurra, non venderò quei ragazzini a voi per farne delle macchine al servizio del re. Quei tempi sono finiti, noi possiamo gestire da soli quello che verrà, ci sono altre persone che la pensano come me, e fareste bene a non avvicinarvi all'orfanotrofio oppure... »
« Orfanotrofio? » la interruppi bruscamente, passando da uno stato remissivo ad uno aggressivo così in fretta che la stessa badessa rimase spiazzata. « Quella tenda fredda e puzzolente è un orfanotrofio? Non avete nemmeno ascoltato ciò che ho da dirvi, limitandovi a lanciare fulmini e saette contro di me e contro chi rappresento, senza considerare nient'altro che il vostro ego. »
Le puntai l'indice mancino al centro del petto, con fare accusatorio.
« Sto offrendo a quei ragazzi un riscatto sociale che non potrebbero mai avere con le vostre idee! Siete così illusa da pensare che i cittadini comuni si lasceranno impietosire da quattro sporchi orfanelli quando arriverà il momento di dividersi il pane? Come pensate che sia scoppiata questa guerra, se non per l'egoismo dell'uomo? Succederà di nuovo se lasciamo che tutto vada a catafascio. »
Mi avvicinai di un passo, cercando di tenerle testa nonostante fosse più alta di me di qualche centimetro abbondante. Era il mio momento, o la convincevo in quell'istante o potevo dire addio a tutto quanto.
« Daremo loro uno scopo, uno stipendio, la possibilità di sentirsi importanti per questa città! Quante ragazze sono divenute donne di malaffare quando troppo grandi per vivere con voi? E quanti ragazzi ladri, tagliagole o malviventi? Non sarà diverso, dopo. »

Marianne perse le staffe a quella voluta provocazione, sbottando in un urlo selvaggio e animalesco, quasi l'avessi colpita nel punto più sensibile della sua anima. Molta gente si voltò verso di noi, attirata dalla bizzarria di quell'evento, senza nemmeno comprenderne appieno le dinamiche. La badessa, ottenebrata dalla rabbia e dalle mie istigazioni, fece saettare una mano, colpendomi con un manrovescio all'altezza dello zigomo: colta alla sprovvista persi quasi l'equilibrio, barcollando per qualche passo mentre scuotevo la testa incredula.

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« State ZITTA! »

E senza degnarsi di far altro che lanciarmi l'ennesima occhiata rabbiosa, tornò dai suoi pargoli.
Massaggiandomi la guancia la guardai andarsene. In una situazione diversa avrei reagito in qualche modo, avrei cercato di ottenere le sue scuse, ma in quello stato sapevo benissimo che, al massimo, avrei solamente peggiorato le cose. La mia unica speranza era lasciare che interiorizzasse le mie parole, che ne comprendesse i pregi ed i difetti, pregando Dio che avesse abbastanza buonsenso da non inimicarsi l'unica persona che non voleva davvero sfruttarla.
Mi allontanai anche io, lentamente, tra quello che restava della periferia di Basiledra.

[ ... ]

Baraccopoli - metà pomeriggio.

« E le hai dato uno schiaffo? Davanti a tutti? »
La giovinetta dai capelli biondi, distesa su uno dei tanti giacigli dell'orfanotrofio, ascoltava con rapito interesse il racconto della badessa, cercando di non ridere a quella folle scenetta raccontatale poco prima. Non trovava possibile che la sua gentile sorella avesse osato tanto.
« Sì. » asserì con fermezza Marianne. « Avrei dovuto forse lasciarle portare via i nostri piccoli? »
La bionda sbuffò, come infastidita da quell'appellativo.
« Alcuni di noi sono in età da matrimonio, Marianne, ti ostini davvero a chiamarci bambini? »
Jeanne si tirò a sedere, sistemandosi qualche ciuffo fastidioso di capelli ribelli, per poi osservare da capo a piedi la donna che le stava davanti. Non sapeva bene come spiegarle che, in fin dei conti, era il momento di prendere strade diverse e crescere come persone indipendenti. Prima del caos di Basiledra nemmeno lei, pur nella sua gioevane età, si era mai posta il problema di essere indipendente, preferendo badare alle pecore nei giorni di sole e tornando all'orfanotrofio solo per dormire e mangiare.
« Jeanne... » azzardò la donna, ma fu subito interrotta. « Non cominciare, ti prego. »
Si tirò completamente in piedi, sgranchendosi la schiena e le spalle anchilosate.
« La ragazza che è venuta da te è la stessa di cui ti ho parlato. »
« Quella che ti ha detto di portare gli altri al sicuro? »
« Proprio quella. Non mi pare troppo male per essere una che non ha mai patito la fame... »
Marianne sbuffò a sua volta, quasi a fare una gara di falsa indignazione con Jeanne.
« Non mi fido dei nobili... cosa ci hanno portato se non disgrazia e sventura? Perché non proviamo a gestirci da soli? Siamo intelligenti, ne abbiamo passate troppe per ricadere di nuovo nei nostri errori... »
La bionda non parlò per qualche istante. Quelle parole avevano risvegliato qualcosa nel suo animo, qualcosa di molto profondo e dolente, cercò di dissimularlo ma non ci riuscì affatto, lasciando che una espressione di profonda amarezza le si disegnasse in viso.
« Jeanne... » la badessa le si avvicinò facendo qualche passo. « ...scusami, stavo parlando non ho pensato a quel che dicevo, sul serio. »
La giovane scosse il capo, sforzandosi di compiere un sorriso forzato ed innaturale, quasi a voler illudere se stessa che il passato non potesse più tormentarla, che il dolore e la paura non fossero più parte della sua anima.
« Quella donna mi ha salvato la vita. »
Riprese il discorso.
« A me e a molti altri, quel giorno. Non so quanti bei visetti avrebbero fatto altrettanto. »
« L'ha fatto apposta, ha calcolato tutto! »
« Ma per l'amor del cielo, come avrebbe potuto! Sei patetica! »
Jeanne alzò gli occhi al cielo, esasperata.
« Almeno che il Sovrano se la fosse portata via durante il terremoto... »
« Voleva farlo! L'aveva quasi fatto, dico sul serio, l'ho vista gettarsi verso un baratro per aiutare un uomo... »
« E come ne sarebbe venuta fuori riccioli d'oro, lì? »
« L'ho salvata io! »
Jeanne scoppiò a ridere, divertita sinceramente dall'espressione funerea della badessa.
« Se avesse voluto farti del male l'avrebbe già fatto, razza di stupida! A quanti soldati puoi tirare uno schiaffo senza ripercussioni? »
Marianne si scurì in volto, sconfortata dall'evidenza di aver commesso un errore di calcolo e dall'essersi, palesemente, fatta travolgere dalla rabbia. Sapeva di aver rischiato davvero molto, e che solamente per un caso fortuito non stava marcendo in catene o, peggio, sepolta da qualche parte. Doveva rimediare.
« D'accordo. Ci parlerò di nuovo se tornerà. »
« Oh... Jeanne, perché l'hai salvata invece di fuggire con gli altri? »

La pastorella sorrise, recuperando da terra il suo bastone da passeggio con ancora legato quel piccolo drappo di stoffa rossa.
« Perché gli eroi salvano la gente! »
« Me lo ha detto proprio lei. »



[ ... ]

Baraccopoli - prime ore della notte.

Avevo passato gran parte del pomeriggio e della prima serata a pensare a cosa poter dire a Ryellia e Ainwen in merito a quel mio progetto. Non ero certa che avrebbero apprezzato l'iniziativa così esuberante eppure, se volevamo avere una qualche possibilità di perorare la giusta causa nei cuori del prossimo, non c'erano molte altre strade percorribili. Non altrettanto visibili e dirette perlomeno.
Affranta per la delusione ottenuta poche ore prima, temevo di ricevere il secondo benservito della giornata, specialmente presentandomi sul limitare della sera, quando oramai era prossima l'ora di coricarsi, ma la luce della tenda era accesa e ben visibile. Titubante mi avvicinai, toccando con una mano i lembi di stoffa sino a spostarli per rivelare l'interno.

« Vi stavo aspettando... Azzurra. Entrate. »
Trasalii, facendo un passo avanti e palesandomi a Marianne.
« Sedete accanto a me abbiamo molto, troppo, di cui discutere... »
Inavvertitamente mi lasciai scivolare un sorriso, mentre prendevo posto al suo fianco, liberandomi dall'ingombro del mantello.

Parlammo a lungo. Quasi tutta la notte a dire il vero, senza tralasciare niente, senza saltarci addosso e senza mancarci di rispetto l'un l'altra. Spiegai di quali erano i miei sogni in merito agli orfani, di come avevo previsto il corso degli eventi, di quali fossero stati i benefici di quella collaborazione.
Mi impegnai a prendermi cura non solo dei ragazzi abili all'arruolamento, ma anche di quelli sotto i tredici anni, dicendo che avrebbero potuto aiutare i loro compagni più grandi ad addestrarsi, che avrebbero potuto provvedere alle prime necessità di tutti noi, pulire, mettere a posto, cucinare. In cambio avrebbero ricevuto vitto, alloggio e, cosa non da poco, un futuro in cui nessuno li avrebbe più ignorati. Ciò che promettevo non era gloria e nemmeno moneta sonante, ma la possibilità di non dover vivere nell'oscurità e nell'ignoranza. La possibilità di divenire da semplici ombre a paladini del bene comune, seguendo un codice d'onore, di giustizia, che nessuno prima d'ora aveva mai tentato d'insegnare al prossimo. Avrei arruolato maestri in tutte le discipline, dalla scherma, al tiro con l'arco, passando per l'apprendimento delle doti magiche per chi, tra loro, avesse avuto il dono di poterle padroneggiare. Offrivo a chi non aveva mai avuto voce in capitolo la possibilità di ergersi dalla massa, e di farlo non disprezzando chi gli stava al di sotto, ma di dimostrarsi fautore di benevolenza, di comunione. Assieme avremo aiutato a ricostruire ciò che ci era stato sottratto, pietra dopo pietra, mattone dopo mattone, senza lasciare indietro nessuno. Il popolo aveva bisogno di una guida, doveva essere incanalato a credere nel benessere comune, nella possibilità di godere appieno di quanto era loro offerto e, al tempo stesso, di essere pronto a venire alla spada per difenderlo.
Avrei convinto chiunque fosse stato necessario della veridicità della mia causa, avrei ottenuto una casa per tutti coloro che avrebbero servito nel nome dei Pari e del Re, sotto le loro insegne, avrei fatto in modo che ogni uomo, donna o bambino alla mia tavola avesse sempre un pasto caldo ed un letto dove riposare.
Dovevo ripristinare nei cuori affranti da decenni di sfiducia la fermezza e l'onestà dei Pari del Dortan, passo dopo passo.
Marianne si offrì, per non dire che mi impose, di potersi prendere cura dei più piccoli, e che non avrebbe mai permesso né a me né a nessun altro di far loro del male in alcuna maniera. Giurai sul mio onore che avrei passato a fil di spada chiunque avesse anche solo osato guardarli di traverso.
E alla fine la badessa accettò.

« Avete molto da dimostrarmi, questo lo sapete, vero? »
La voce di Marianne, ora più calma e rilassata, sembrava appartenere ad una persona completamente diversa.
« È ciò che intendo fare. Sono solamente una umile serva di Dio, madamoiselle, ma conosco bene il valore dell'onore. »
Mi alzai, provata dalla mancanza di sonno ma serena nell'aver raggiunto quel misero, piccolo, passo verso il futuro.
« Non ho mai conosciuto qualcuno come voi, non siete di Basiledra vero? »
Mi gettai di nuovo il mantello sulle spalle.
« No, no infatti. » le sorrisi timidamente. « Ma se sono giunta sin qui, rischiando la vita, forse è perché qui è dove mi vuole il Sovrano. »
Marianne non rispose a quell'affermazione, si limitò a ricambiare il sorriso e concedermi un saluto.
« Quando avrete trovato un posto ci trasferiremo. Noi siamo molti... »
Annuii, uscendo nella prima luce mattutina.

Noi siamo la Legge di cui l'uomo ha bisogno.
Noi siamo la Spada che per prima si leva contro il nemico.
Noi siamo lo Scudo che difende da ogni colpo.
Noi siamo la Cura per ogni malattia.
Noi siamo l'Ordine che sistema ogni cosa.
Noi siamo i Pari.
Noi siamo il Futuro.



Questo è il prologo ad una scena free aperta a tutti che aprirò a brevissimo. Azzurra pochi giorni dopo il disastro di Basiledra si domanda se può portare in auge il nome dei Pari anche tra la popolazione. Di indole gentile e disposta al dialogo, alla fine Azzurra ottiene una mezza promessa da parte della badessa dei ragazzi. Jeanne, invece, è la medesima ragazza con cui Azzurra ha interagito a RoW ed è la stessa che le ha salvato la vita assieme a Patrick e ho trovato carino far si che fosse una delle orfane. La baraccopoli, invece, è semplicemente il gruppo di sfollati fuori la capitale poco prima di partire per lidi migliori. Spero che come intro piaccia, presto arriverà molto altro!
 
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