Roesfalda - Delnerys
«Moschetti e Malandrini»
Mi sono sempre piaciuti i viaggi in mare, più di qualunque altro. Molti contesterebbero sulla mia decisione, direbbero che librarsi in volo cavalcando un grifone è un'esperienza di gran lunga più estasiante. Ma dall'alto tutto sembra così piccolo ed insignificante, riesci a vedere tutto e al contempo non vedi proprio un bel niente. Invece il mare, qualcosa di talmente sconosciuto ed ignoto che molti parlano persino dell'esistenza di un altro continente, ancora sconosciuto alla maggior parte degli abitanti sul Thedas. Con tutti i pasticci che ci sono in giro non c'è davvero il tempo o le risorse per partire alla ricerca di un continente sconosciuto, ma questo non significa che un giorno qualcuno non ne sarà in grado. Spero solo di esserci anche io, quel giorno. Spero che quando quel giorno arriverà, il lungo ed estenuante viaggio sia avvenuto sul ponte della nava, con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte con un urlo baritonale e tagliente ad avvertirci del continente sconosciuto, ormai in vista. Che il viaggio non mi abbia a bordo come clandestina, costretta a nascondermi tra barili di polvere da sparo ed acciughe sotto sale, con solo qualche paffuto ratto da nave a risparmiarmi una fame lancinante. Quando cala la notte e la maggior parte degli uomini va a godersi il suo meritato riposo, allora mi concedo un'attenta visita sul ponte della nava. Il più delle volte la vedetta si addormenta abbracciando la sua bottiglia di Rum, permettendomi una seduta panoramica dei dintorni. Da quando si erano avvicinati alle coste era possibile vedere delle piccole luci provenire da esse, cittadelle grandi abbastanza da apparire visibili persino nel cuore della notte. Abbastanza per capire che ci siamo lasciati l'Akeran alle spalle, che siamo già giunti nel Dortan. Ma i giorni di navigazione proseguono, la nave non si ferma, sembra sia diretta parecchio a nord. Poi, una cosa tanto amata quanto temuta, l'imprevisto. Avviene in quello che identifico come il tardo pomeriggio, la nave si ferma di colpo ed ogni uomo presente su di essa si riversa sul ponte. Urla e grida, la voce baritonale del nano a capo della ciurma che grida ordini ed insulti in egual misura. Sembra che siano stati accerchiati da una piccola flotta. A giudicare dalla zona la pista più ovvia sarebbe l'istinto territoriale di uno dei nobili di zona. Inutile a dirsi il semplice nascondermi tra i barili non è più sufficente, così mio malgrado riverso al suolo uno dei barili d'acqua più piccoli e mi ci nascondo dentro in attesa che le acque si calmino. Non c'è nessuna battaglia, ma dalle discussioni sopra coperta si capisce che al capitano non è stata data molta scelta. Pochi minuti di viaggio, la nave si ferma di nuovo, attracca. Vorrei scendere ma la stiva si riempie rapidamente d'uomini che iniziano a prelevare ogni barile, forziere e cassa presente in essa. Potrei saltare fuori dal mio barile, dire che il pirata cattivo mi aveva rapito. Non, non sarebbe affatto corretto, in fondo è grazie a lui se sono arrivata di nuovo nel Dortan. Mio malgrado aspetto che uno degli uomini prenda il mio barile, caricandolo su un carro insieme agli altri viveri prima che questo inizi a muoversi. Non mi è concesso vedere nulla, solo immaginare quale sia la destinazione finale del mio inconsueto viaggio. Non passa neanche un minuto che il carretto si ferma nuovamente e tutto ricomincia daccapo. Uomini giungono e muovono il carico, una ripida pendenza indica la salita per avere accesso ad un'altra nave, il tonfo del barile che cozza contro il legno della stiva conclude questa piccola avventura. Adesso mi tocca solo aspettare che il carico venga spostato e che gli scaricatori concludano il loro lavoro, lasciandomi spazio per uscire.
[...]
Ormai è calata la notte, ogni rumore all'infuori del piccolo barile ha cessato d'essere. In lontananza si ode un gran vociare, un baccano sommesso che fa pensare ad una grande baraonda o ad una battaglia senz'armi. Apro il coperchio del barile con estrema cautela, scrutando i miei dintorni con fare guardingo, assicurandomi che non ci sia nessuno li dentro all'infuori di me. Il nulla più totale, casse e barili come sola compagnia mentre, finalmente, sguscio fuori dal mio nascondiglio e tiro un lungo sospiro di sollievo. Qualcuno ha anche avuto cura di lasciare un paio di lanterne accese qui sotto, permettendomi di notare come la nave sembri particolarmente nuova e anche ben costruita. Troppo elegante nella forma per essere una delle grosse navi usate da pirati e contrabbandieri dell'Akeran. No, questa è di stampo Dortaniano, perché il carico della vecchia nave sia stato spostato qui però davvero non lo so. Poco importa, vediamo dove mi ha trascinato il caso, sta volta! Faccio per avviarmi fuori dalla nave quando uno scintillio dorato attira il mio sguardo. Poi li vedo, nelle loro forme perfette e ben curate, metallo incastonato in morbide impugnature di legno. Pistole, moschetti e persino un paio di bombarde. Le complesse colate d'oro lasciate ad asciugare nelle insenature legnose e poi ripassate con un composto per uniformarle al resto della struttura. Donano armonia nella forma, rendono l'arma morbida al tatto e priva di qualunque spigolosità o irregolarità. Di fattura nanica, senza ombra di dubbio. Lo so, dovrei uscire dalla nave prima che un uomo della ciurma ritorni per controllare il carico e mi trovi qui, a frugare tra le loro cose come una comune ladruncola da porto. No, posso anche osare qualche minuto in più sulla nave.p In fondo se il costante vociare che sento in lontananza è quello di una qualche festività locale, adesso tutto l'equipaggio sarà in città ad ubriacarsi. Ma si, chissà quando mi ricapiterà di avere qualcosa di così raro e ben fatto tra le mani. Mi dirigo nell'armeria della nave, afferrando dapprima le armi di taglia più piccola. Una pistola in particolare attira la mia attenzione, dalla forma più sinuosa ed elegante, la canna affinata rispetto ai tromboni delle altre. Sul lato c'è incastonata una piccola gemma, un rubino per la precisione. Non so perché ma ho come l'impressione di averla già vista, da qualche parte. Non sembra essere completamente nanica, la fattura fin troppo raffinata la avvicinano di più ad un modello prettamente umano. Lavorata da mani naniche sotto richiesta di un nobile del Dortan? Possibile, anzi altamente probabile. Afferro un sacchetto di polvere da sparo ed alcuni proiettili, legando il tutto sulla parte posteriore della mia cintura, ben celata sotto al mantello. Per un attimo esito, ma in fondo stiamo parlando di contrabbandieri, una pistola in meno non farà poi una gran differenza. Per me è più un piccolo moschetto, che una pistola, ma in fondo ho sempre desiderato avere una piccola arma da fuoco, per ogni evenienza. Anche la mamma ne portava sempre una con se, diceva che spesso e volentieri le persone si lasciavano intimorire dall'arma di per se, senza che fosse davvero necessario usarla. Nel frattempo nemmeno un'anima, nessuno sembra essersi avvicinato alla nave. Posso concedermi un po di tempo in più per dare un'occhiata ai moschetti. Di fattura eccelsa, come tutto il resto. Dal loro stato non sono nemmeno stati usati, nuovi di zecca. Beh, in fondo... posso anche permettermi un giro di Valzer con uno di loro, no? Prendo un altro sacchettino di polvere, un proiettile e quel curioso bastoncino metallico usato per caricare i fucili. Con il brusio di sottofondo e i gentili movimenti della nave a cullare il mio corpo, mi metto a caricare l'arma, canticchiando una canzoncina per coccolarmi nell'atto.
« ♪ Yar har, fiddle di dee, Being a pirate is all right with me. ♪ » Mi chiedo perché debba essere così difficile caricare uno di questi arnesi, uff. « ♪ Do what you want 'cause a pirate is free, You are a pirate! ♪ »
« Lurido sıçan piç! Che cazzo credi di fare? » Sobbalzo spaventata nell'udire quel grido baritonale, il sacchetto di polvere riverso al suolo mentre mi giro con uno scatto ferino. « Giù le mani da quello o farai compagnia ai tuoi simili, nella sentina! »
Lui deve essere il proprietario della nave e l'ignaro benefattore che mi ha riportato nelle terre dei Quattro Regni. Però non ha davvero l'aspettto del contrabbandiere. Sempre piuttosto un cane da guerra tirato a lucido per una mostra canina tra nobili d'alto rango. Una splendida tunica di seta blu con ricamature dorate ed un turbante del medesimo colore che gli cinge la testa in maniera ferma e oserei dire regale. Se a questo si aggiunge il colore della sua barba, bianca come la neve, sarebbe davvero difficile dire che chi mi si para davanti è il capitano di una ciurma di contrabbandieri. Tutto sommato una brava persona, normalmente ti sparano a vista se ti beccano a gingillarti con le merci altrui. Beh, non c'è bisogno di aver paura!
« Ohhhhhhhh! Che bell'arma che hai, monsieur nano! » Poggio il moschetto a terra, avvicinandomi con dei piccoli saltelli verso il nano, sbirciando nella grossa canna della sua... pistola? Troppo grande, forse una piccola bombarda! La osservo con fare meravigliato e fanciullesco, mi sono sempre piaciute le armi di fattura nanica. « Deve essere davvero forte se riesce a sparare con questa senza farsi male al braccio! L'ha fatta lei, per caso? »
« Le domande le faccio io, Küçük hanım! » Le mie dolci paroline non sembrano averlo abbindolato come speravo, in fondo un capitano deve salvagurdare gli interesti della sua ciurma! Oh, beh, un buon capitano. « Che ci fai qui? Ed evita di raccontarmi cazzate, li conosco quelli come te. Ero un ladro ancor prima che tu lasciassi la amcık di tua madre! »
« Ladra? Oh, monsieur Nano, se avessi voluto rubare qualcosa sarei sparita già da qualche ora! » Ridacchio con fare beffardo alle parole del nano, facendo un mezzo passetto indietro mentre mi dondolo sul posto, le mani una nell'abbraccio dell'altra nascoste dietro la schiena. « La mamma mi ha insegnato che non bisogna mai rubare dalle persone oneste, sa? Però, mi dica, se lei è un nano allora io cosa sono? »
« Per quel che me ne frega, potresti essere anche un demone di Baathos e ti sparerei comunque in faccia. » Va bene, forse al Capitano non piacciono poi tanto gli indovinelli. Mi vedo costretta a sfoderare la mia arma più potente. « A meno che non ti decidi a dirmi che cazzo ci fai sulla mia nave, con le mie armi. »
« Demone? Se fossi stata un demone avrai fatto colare a picco la nave a metà viaggio. Lei è davvero buffo, monsieur! » Sorrido infantilmente al nano, inclinando la testa un po a destra mentre continuo a dondolarmi. « Sono su una nave per il motivo più ovvio, viaggiare! Oh, beh, in verità il viaggio è finito perché sono arrivata a destinazione. Però le armi da fuoco sono così belle! Un po rumorose, ma è come sparare fuochi d'artificio! »
« Non sono giocattoli! » Da capitano furioso a nano brontolone e preoccupato in cinque secondi netti. Deve essere un nuovo record personale! Mi leva il moschetto da vicino, devo averlo fatto preoccupare davvero molto. « Ora, fuori di qui ... prima di farti male. »
« Oh-... io-... mi dispiace, monsieur nano. » Il sorriso sul mio volto scema rapidamente in un broncio di semplice dispiacere mentre mi stringo a me stessa, facendomi più piccola di quanto già non sia. « Non volevo farla preoccupare, però le cose naniche mi sono sempre piaciute un sacco... »
« E lei deve essere davvero un nano importante per avere tutte queste armi! » Faccio scorrere la mano destra tra i mie capelli, carezzandomi la nuca con fare imbarazzato. Muovo le mani in avanti, facendo toccare gli indici mentre deglutisco leggermente. « Ecco... se non le do fastidio... potrei vederla mentre prova una di queste armi? Prometto che non la distrarrò, lo giuro! »
« Se ci tieni proprio. » Il povero capitano fa sprofondare il volto tra le sue mani, preoccupato che possa combinare altri pasticci ma di cuore fin troppo buono per declinare la mia richiesta. « Ma vedi di non far altri casini! »
« Non si preoccupi, mon capitaine! » Eseguo un saluto militare volutamente impacciato, sorridendo contenta come un goloso in una pasticceria alle parole del nano. « Sono pronta a seguirla fino ai confini del mondo, se necessario! »
Un po mi sento in colpa per aver raggirato il Capitano con il mio docile faccino da bambina. Ma guardiamo al lato positivo della cosa, ora ho un posto in prima fila per vedere un nano che fa dei tiri di prova con della armi da fuoco naniche! Nel Sultanato le cose vanno talmente bene che l'esercito ha a malapena bisogno di sguainare le sciabole, figuriamoci usare i loro moschetti! Afferro in fretta e furia un sacco pieno di polvere nera, di modeste dimensioni, abbastanza grande da poter caricare persino un cannone! Poi, zitta zitta e con un sorrisetto divertito stampato sul viso, mi dirigo dietro il buon capitano per raggiungere il ponte della nave. Con ogni probabilità avrà dei manichini o dei bersagli per far esercitare le truppe montati sul ponte, una pratica comune tanto per i pirati quanto per i marinai. Inoltre, e finalmente, potrò vedere la piccola cittadina in cui la nave è attraccata.
[...]
Finalmente il dolce abbraccio dei freschi venti nordici, non che il clima caldo dell'Akeran mi dispiaccia ma in fondo casa è sempre casa. La città di per se ha ancora molti misteri da svelare, persino con le torce accese in ogni strada la notte maschera bene la grandezza dell'intera area. Un luogo di dimensioni più che modeste, su questo non c'è dubbio. Forse più in la potrei anche decidere di fare un giro turistico della zona, magari trovare il palazzo dove il nobile di turno tiene le sue chincaglierie in cerca di qualche libro di valore. Intanto appoggio il sacchetto di polvere vicino all'albero maestro, notando i vari bersagli presenti poco più in la. Solo allora decido di sporgermi dalla balaustra, per osservare l'aria portuale in tutta la sua magnificenza serale. A vederla sembra sia stata rimessa a nuovo, le mattonelle del porto mostrano a malapena i segni del costante passaggio di merci e il legno dei moli è ancora nuovo di zecca, mostrando a malapena l'indecoroso marcire causato dall'acqua di mare. Tutto sommato una tranquilla serata, o quasi, se non fosse per un qualche schiamazzo occasionale proveniente dai vicoli. Poi sento un altro vociare, ben più vicino e comprensibile. Con mia sorpresa c'è anche una voce femminile, nel mezzo. Una nobildonna a giudicare dai vestiti, vestita completamente d'un abito azzurro che risaltava fin troppo nella penombra notturna del molo. Se avessi un vestito del genere io non mi azzarderei neanche ad avvicinarmi alla zona portuale, di notte. Certo, non sarà Tanaach, ma è sempre meglio evitare questo genere di rischi. Sembra stia bisticciando con un'altro nano, mi chiedo se il Capitano la conosca.
« Mon capitaine? » Mi avvicino al nano dal turbante blu, dandogli una cortese pacca sulla spalla per attirare la sua attenzione. « Per caso lei è una sua amica? Non sembra proprio una donna di mare. »