Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fairtùr - Stella Rossa, Mar 2015 / Edhel / dall'Abisso

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/3/2015, 00:03
Avatar


··

Group:
Member
Posts:
493
Location:
Oz

Status:




Una stella non piange sangue.
Le stelle son candide figlie e figli del dio della Luna
Sono state create bianche perché risplendessero sulle vesti della madre.
Le stelle non sono rosse. Non devono esserlo.
Perché una stella dovrebbe cambiare il proprio abito bianco?
Perché dovrebbe scegliere il rosso?


Il cielo aperto era splendido quella sera: la notte era scesa da pochi minuti ed il manto si faceva più chiaro in prossimità del tramonto, tingendosi appena di una splendida tonalità di viola.
Una bianca luna crescente brillava in cielo, vivida come non mai e solo quel rumore rompeva il silenzio del crepuscolo.

Quel tic, seguito da un tac.

tic.

tac.

tic.

tac.


Come una lancetta le dita dell'elfo ticchettavano ansiose sulla carta, scricchiolando appena come la legna sul fuoco.
Quell'elfo era li, seduto con le gambe incrociate sull'erba, circondato da una serie di pergamene e scartoffie scarabocchiate con appunti e strani disegni di linee rette, illuminato appena da una luce azzurrina che proveniva da uno strano sasso che brillava in un globo di stelle che sembrava rispecchiare il cielo stesso di quella notte.
La storia del cielo degli ultimi dieci anni ricostruita passo dopo passo da una testimonianza all'altra dell'inchiostro gettato su carta da storici, maghi, oracoli e si, qualche Reulseinn.
Una copia delle mappe celesti accatastate disordinatamente in una grossa pila alla destre delle sue gambe, ormai erano notti che le studiava; lasciava il campo nottetempo e si appartava nell'oscurità, testimone solo del suo fedele leproguaro che gli girava attorno, vigile, accucciandosi a volte accanto a lui con le orecchie ben tese nella notte.
Guardava l'elfo mentre s'appuntava le comete, le meteore, una pioggia di stelle particolarmente intensa avvenuta qualche mese addietro, ogni singola costellazione catalogata di Theras...
Gli ci erano volute settimane per ricostruire quella cronologia celeste dell'ultimo decennio, dalla eclissi lunare di qualche mese prima scendendo a ritroso fino a quella marcata come "10 aC", eppure non aveva trovato nulla sulla Stella Rossa.
Ormai era diventata un'ossessione per Capernion, da quando l'aveva vista brillare settimane prima nel cielo il suo unico scopo era scoprire cosa fosse e questo perché l'aveva già vista quella stella, dieci anni prima, prima del Crepuscolo.
Segui con l'indice e lo sguardo una linea retta tracciata qualche giorno prima sulla carta, giunse ad uno snodo marcato con un'asterisco, prosegui su un'altra retta e così via passando per ben sette punti e sei linee.
Gli balenò alla mente il bacio che si era dato con quello sconosciuto l'ultima notte di novilunio. Il sapore amaro delle sue labbra in contrasto col profumo di latte della sua pelle.
Strizzò gli occhi e bevve un lungo sorso d'acqua dalla borraccia.
Cominciava ad essere stanco.
Lucido ripercorse quella traccia per un paio di minuti, poi si prese la piuma dall'orecchio, la intinse nella boccetta d'inchiostro e scarabocchiò lo stesso simbolo sull'angolo in alto della stessa pergamena.
Lo guardò, la testa leggermente inclinata, le labbra staccate quasi fossero pronte a dire la soluzione...era familiare.
Si voltò di scatto sulla bolla di stelle che usciva dal sasso e prese uno strano strumento d'argento dalla sacca, un compasso quasi, e misurò con svariate circonferenze le distanze che separavano la Stella Rossa dalla Luna di Theras.
Puntò la punto sulla Luna e tracciò un arco, poi ancora, e un altro ancora, ed infine unì i punti in maniera immaginaria con il dito indice e, mentre la risposta gli si delineava in testa, non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stupido.
Gli si accesero gli occhi d'impazienza mentre la luce del planetario rendeva i suoi tratti del volto più aguzzi ed ispidi.
Si voltò guardando nuovamente il disegno scarabocchiato sulla carta, poi la sfera, ed infine il cielo e la Stella Rossa che pulsava sopra la sua testa nella notte.
Un sorrisetto compiaciuto si divincolò nel suo volto e prese via via campo smascherando la felicità di quel momento, subito travolta dal dubbio.
Il Torrione.



Perché?

Erano giorni che non aveva visioni spontanee e quelle indotte non avevano rivelato altro che enigmi e dato campo ad altre domande quando lui voleva solo una risposta.

Perché?

Si passò la mano sui capelli mentre con l'altra si massaggiava le tempie, stropicciandosi poi gli occhi, leggermente stanchi.
In lontananza oltre le fronde degli alberi il cielo scuro si cominciava risvegliare schiarendosi appena.

Il Torrione?

« ana fairtùr...»

sibilò a se stesso in uno strettissimo fad, lo sguardo perso nei rivoli d'inchiostro tracciati notte dopo notte cercando di catalogare una stella che era già stata catalogata.
Mentre fissava le carte la sua mente divagava sulla costellazione, quella che si credeva nata da una vedetta che mosse a compassione le stelle perché si sacrificò pur di accendere un fuoco segnalatore per avvertire il suo popolo d'un imminente pericolo. La guardia, secondo il mito, si diede fuoco bruciando l'intera torre pur di compiere il proprio destino...
La costellazione del Torrione - nota come fairtùr tra i Ram as Aid - sette stelle, o sei più la stella rossa a quanto sembrava...

« Perché... »

Si morse il labbro mentre Atro gli si avvicinò con il muso, strofinandogli il naso sul collo.
Portò istintivamente le braccia intorno alla creatura, accarezzandogli dolcemente il caldo pelo scuro mentre cercava di far ordine tra i suoi pensieri.
Il caldo respiro della bestia a stemperare la sua pelle fredda.
Perché quella stella era diventata rossa?
Non aveva senso...e perché ora?
Perché ora dopo il Crepuscolo.
Il leproguaro alzò il collo obbligando Capernion ad alzarsi per non essere sbalzato a terra.
Sorrise, aveva ragione, si stava facendo tardi presto.
Le stelle sembravano sparire sull'orizzonte dove un caldo violetto aveva spennellato tutto il cielo, scemando in un leggerissimo rosa mattutino.
Da quante ore stava studiando chino su quelle carte?
Diede una pacca sulla fronte di Atro poi si abbassò cominciando a riordinare quella catasta di scartoffie che si era portato dietro fin dal campo.

« Ora ce ne andiamo a fare una bella dormita vero At... »

Lo scricchiolare delle foglie gli svuotò la testa dai pensieri.
S'alzò di scatto strappando l'Aster da sotto il planetario, spegnendo le stelle e la poca luce che aveva illuminato fino a pochi attimi prima la radura delle magiche tinte azzurre del globo.
Strinse le dita sul disco, saggiando coi polpastrelli le incisioni, pronto.
Atro si portò avanti con passo felpato, lo sguardo fisso nel vuoto tra gli alberi.
Le orecchie tese e all'erta.
Era impressionante come il rischio improvviso gli avesse stranamente rilassato la mente.
Tutto quel gomitolo di dubbi e domande scioltosi in una scarica d'adrenalina improvvisa poiché ormai lo sapeva bene, l'Edhel non era il paradiso, non più almeno.
Lo foglie si mossero di nuovo, ne era sicuro ormai, non era il vento.

« Chi c'è? »

disse con voce ferma e sicura, guardandosi attorno, studiando le ombre degli tra alberi.

« Fatti vedere... »

continuò, questa volta aprendo il palmo della mano libera dove s'accese un piccolo globo luminoso bianco tra le dita, scintillante come una stella. La sua nova.
Atro reagì istintivo ringhiando a denti stretti al nulla, il pelo irto, le zampe pronte al balzo.

Dove sei...

Gli occhi dell'elfo si mossero tra le trame oscure degli alberi cercando d'individuare un ombra sospetta.
Un rivolo di sudore gli scese lungo la tempia mentre le dita cominciarono a tremare, tanto forte stava stringendo l'Aster.
Improvvisamente la sua nova cambiò per un attimo colore tingendosi d'un rosso sangue tanto intenso da gettare un aura rubino su tutto lo spiazzo.
Accadde in un attimo, non ebbe nemmeno tempo di pensarci.
Poi lo vide.
Uno scintillio s'accese e si spense nell'ombra del bosco.
Ancora.
Una singola stella che sembrava caduta dal cielo.
Atro divenne improvvisamente calmo, chinò il muso e tornò con passo leggero ad accucciarsi dietro al suo padrone.
Respirava tranquillo.
La fioca luce rossastra rimasta sulla nova scemò al suo candore originale sotto lo sguardo stupito dell'elfo che reagì allentando la presa sull'Aster.

« ah... » sospirò al vuoto « Sei tu... »

La stella si spense e si accese come qualcuno vi avesse chiuso una palpebra sopra.
Di nuovo.

« Co...cosa stai cercando di dirmi? »

chiese, titubante, cercando una risposta nel silenzio delle ombre.
La prima cosa che gli balzo alla mente era una domanda che si era posto più e più volte quella notte...perchè?
Perché ora.
Perché mostrarsi adesso.
E mentre fissava il vuoto la nova che ancora gli brillava sul palmo divenne nuovamente rossa.
S'accese di cremisi irrorando tutta l'atmosfera d'una innaturale luce spettrale, e mentre fissava esterrefatto la sua stessa magia si sentì letteralmente strappare il collegamento arcano che legava quel globo a lui.
S'alzò dal suo palmo e schizzò in cielo come una stella cadente che segue la direzione inversa, scomparendo proprio la, sulla punta della costellazione.
Sulla stella rossa.
La luce tra le frasche era fissa sull'elfo. Si spense e si riaccese.
La risposta gli balenò in testa agitando tutti i muscoli del suo volto.
Come poteva non averci pensato prima.
Che stupido.
Il fuoco del torrione si era acceso.
Il fuoco del torrione si era acceso, di nuovo.

« Cosa stiamo rischian... »

e mentre sussurrava quelle parole volse il volto verso la stella nel bosco, ormai scomparsa.
Accennò un sorriso, distratto, tornando a guardare il cielo con aria preoccupata.
Doveva avvertire il campo, subito.
La stella rossa era il fuoco.
E poteva significare solo una cosa: Pericolo.
Si chinò rapido raggruppando i suoi averi dentro la sacca e mentre arrotolava le ultime pergamene i suoi occhi divennero improvvisamente bianchi.
Scostò indietro la testa di scatto come se una mano invisibile lo avesse afferrato per i capelli, ebbe una forte fitta alle tempie e gli fischiarono le orecchie talmente forte da sovrastare tutti i rumore della foresta.

N E R O.
...
Una freccia sibilò nella notte seguita da un dolore lancinante ed improvviso, una chiazza di sangue rossa che cresceva sulla camicia chiara mentre boccheggiava guardando una punta metallica rozza spuntare dallo stomaco.
Bianco.
Si vide a terra, mentre alle sue spalle il suono scomposto d'una marmaglia inferocita prendeva sempre più campo, rimbombando nella quiete del notturna.
Bianco.
Sentì Atro latrare di dolore.
Bianco.
Voleva vomitare.
Bianco.
Si girò di lato sputando un miscuglio di sangue e saliva.
Bianco.
Gli furono addosso.
Ebbe modo di vedere solo gli occhi rossi.
Sentì solo la prima pugnalata al collo, poi bianco. Di nuovo.
Gli vennero staccati arto dopo arto, un brandello di carne dopo l'altro sparpagliandolo per la radura.
Zampettavano allegri con il suo corpo tra le mani come bambini che si rincorrono con un aquilone mentre gli altri banchettavano famelici sul cadavere sventrato di Atro, riverso a terra in una pozza di sangue poco lontano dal suo padrone, la chiazza bianca sul muso tinta di rosso, lo sguardo sbarrato.
Lanciarono i pezzi dell'elfo correndo fino a formare una macabra costellazione dove le stelle erano la sua carne ed il sangue il loro collegamento...
Poi finalmente, il nero.
...


Tornò ansimando alla realtà, boccheggiando in cerca d'aria.
Era madido di sudore, il muso di Atro accanto al suo corpo accasciato a terra.

Scappa.


Raccolse la sua sacca infilandosela rapidamente a tracolla tra il collo e le braccia e senza troppe remore saltò sul dorso del leproguaro abbracciando forte il suo collo.
Si portò vicino alle sue orecchie chinandosi con la schiena lungo il suo collo per agevolare la corsa della creatura.

« Atro, corri. »

Lo incitò appena e partì al galoppo zampettando con l'agilità proprio di quei felini tra i tronchi della foresta, uscendo con pochi balzi dalla radura in cui si erano trattenuti tutta la notte.

Una freccia sibilò nella notte seguita da un dolore lancinante ed improvviso ed una chiazza di sangue rossa che crebbe copiosa sulla camicia chiara all'altezza della spalla.
Gridò di dolore stringendo le dita sul pelo della creatura.

Scappa.



CITAZIONE
Allora il contest è ambientato nell'ambientazione dell'Abisso, seguendo la traccia di quello che sta succedendo nel Edhel e nel Talamlith ho deciso di far partire il mio pg da questa terra dove era quasi di sicuro insieme ad una carovana, prima. Detto ciò l'intera scena è incentrata sullo studio di qusta stella rossa e soprattutto sul creare un pretesto per mettere il pg in movimento sul Talamlith, avvicinandolo possibilmente ad ogni terra del nord confinante in seguito alla fuga dall'orda di demoni appena giunta. Scusate per gli errori ma sono arrugginito e con tanta voglia di lucidarmi :suck:


Edited by euph - 23/3/2015, 12:40
 
Top
0 replies since 23/3/2015, 00:03   103 views
  Share