| PARACCO TRAVESTITO ALOGENO |
| | Peccato originale di fulmini e dolori — yangın —
Raut notte; nave di Solimano, porto di Qatja-yakin
« Muovete quel culo, veloci! » Raut sudava come se si trovasse dentro un altoforno, e non sopra una nave alla fonda in un porto. Tutte le imbarcazioni che era stato incaricato di proteggere erano state colpite duramente da una magia che non era stato in grado di fermare. L'aveva sottovalutata, come farebbe il primo degli apprendisti, e per questo se la prendeva con se stesso. Contemporaneamente sbraitava contro i marinai: urlava come un pazzo, dando ordini seguiti da bestemmie e insulti, già sicuro che Solimano gliel'avrebbe fatta pagare con gli interessi. E come dargli torto? Lui, Raut Lambert II, che aveva studiato nelle migliori accademie, con i migliori testi e i migliori insegnanti, che faceva un errore da principiante! A dirlo adesso sarebbe stato l'ingresso perfetto per un buffone a corte! Se la voce si fosse sparsa come minimo non avrebbe più trovato lavoro lungo le coste di Zar, figurarsi nel resto del sud! Battè un pugno sulla murata di poppa con tale forza da farsi male alle dita, anche se in quel momento era così infuriato da non accorgersene minimamente. Accanto a lui uno dei mozzi stava guardando verso l'alto con un'espressione talmente idiota da fargli venire la tentazione di fulminarlo sul colpo. Avanzò a passi pesanti verso di lui con le mani che gli tremavano per il nervosismo, già urlando: « NON HAI SENTITO COSA HO DETTO, RAZZA DI ASINO!? COS'HAI DA GUARDARE IN ALTO? ». Il marinaio lo guardò terrorizzato, aprendo la bocca per replicare ma senza avere il tempo per farlo: la vela, raccolta e fissata all'albero fino alla partenza del giorno dopo, si aprì con uno schiocco, facendo alzare lo sguardo di tutte le persone sul ponte. Un uomo sconosciuto era librato per aria, circondato da un alone di magia e illuminato dalle fiamme che si diffondevano rapidamente sulla stoffa. Raut imprecò ad alta voce, cercando poi di attirare l'attenzione dei marinai: aveva bisogno di acqua e di qualcuno armato, non chiedeva poi tanto. Perchè nessuno si faceva vivo ora che c'era bisogno? In quel momento di confusione solo una cosa era certa: se fosse sopravvissuto a quel delirio Solimano avrebbe sentito le sue rimostranze, dalla prima all'ultima parola! Provò a scuotere il mozzo che aveva insultato poco prima, ma questi si limitò ad indicare verso l'alto. Raut seguì la direzione del dito, con già sulle labbra l'ennesimo insulto, proprio mentre la notte esplodeva in un bianco doloroso. Il mondo riprese i suoi colori qualche secondo dopo: si trovava a terra, assieme a quasi tutti gli uomini che erano sul ponte. Provò ad alzarsi, ma un dolore lancinante gli fece scappare un feroce urlo di dolore. La gamba destra era contorta in una piega innaturale, e puzzava di fumo e piscio. Il suo piscio. Quella consapevolezza gli fece dimenticare qualunque dovere nei confronti della nave e del loro carico: chiunque fosse quel tale, doveva pagare con la vita. Cercando di riprendere il controllo del proprio corpo, iniziò a prendere gran boccate d'aria, indicando un cumulo di cordame lasciato cadere dai marinai. Alzò le mani di scatto, come per un pericolo improvviso: le cime si alzarono come grossi serpenti di canapa, volando verso l'uomo che aveva dato fuoco alla vela. Raut digrignò i denti: non vedeva l'ora di vedere la sua espressione di stupore, quando le funi si sarebbero avvolte attorno al suo corpo per poi trascinarlo a terra. Lì lo avrebbe fatto a pezzi con le sue mani, se era vero che si chiamava Raut!
Oppa notte; porto, Qatja-yakin
Oppa non ci credeva nemmeno: la sua carica aveva funzionato! Al sicuro dietro lo scudo aveva chiuso gli occhi proprio al momento dell'impatto, continuando a correre e a trascinare tutto quello che gli si parava davanti. Riaprì gli occhi subito dopo, sporgendo la testa dallo scudo per vedere cosa era rimasto di quelle terribili creature. Deglutì, immaginandole già ai suoi piedi che tentavano di attorcigliarsi attorno alle caviglie, e per poco non fece un salto indietro. Con stupore al loro posto non vide altro che un cumulo di polvere, chiaro simbolo della potenza del suo attacco. Sorrise con espressione smargiassa sotto l'elmo, già immaginando con piacere le urla di gioia dei suoi compagni e con un pò meno gioia le pacche che gli avrebbero dato nonostante l'armatura e la stazza. Per poco quindi non si fece venire un infarto quando vide l'uomo che aveva scatenato tutto, il fautore dei suoi problemi, sguainare la spada impugnandola a due mani e poi provare a colpirlo. Istintivamente rialzò lo scudo, preparandosi all'urto violentissimo e metallico che sarebbe sicuramente arrivato. Attese un secondo, poi un altro, senza che nulla succedesse. Si sporse, guardando timoroso attraverso la feritoia dell'elmo, e non trovò nessuno. La consapevolezza del pericolo lo fece voltare di scatto e con una rapidità quasi comica, parando un attacco alle spalle che invece non arrivò per niente. « Dannazione! Ma dov'è? » sbuffò subito dopo, abbassando lo scudo per guardarsi meglio intorno. Accanto a lui non c'era, e a meno che non fosse stato tanto veloce da attraversare l'intera banchina in un lampo, non credeva nemmeno che fosse fuggito. Va bene che in quell'armatura faceva la sua splendente figura, ma di sicuro non tanto da far scappare a gambe levate un uomo in grado di accompagnarsi a bestie simili! Il contrario sarebbe stato più probabile, indubbiamente. Oppa si guardò attorno per qualche secondo, finchè un vocio scomposto non attirò la sua attenzione, facendolo voltare in quella direzione: la vela di una delle navi, prima ben ammainata, era stata calata di colpo e senza alcun motivo. Che i marinai volessero tentare un ammutinamento? Ancora prima di partire e in pieno porto? Cos'erano, scemi? Oppa sapeva poco e niente di navigazione, poteva anche essere un vigliacco, un buono a nulla, un fifone, ma non era un cretino. E di sicuro se un gruppo di uomini vuole provare a rubare una nave, non da fuoco alla vela, altrimenti come fa a fuggire? Il corazziere aguzzò la vista lì dove le fiamme si stavano allargando con rapidità: era o non era qualcuno che conosceva, quello librato in aria? Ma certo, il suo avversario! L'accompagnatore di serpenti, l'amico di bisce, il dispensatore di veleni e spadate che non arrivano! E ancora con quella magia attorno, perchè non gli era bastato ferire il povero Oppa, voleva ancora di più, l'ingordo. Un pozzo con le zampe, lo avrebbe chiamato sua madre. Una figa da porto, lo avrebbe chiamato suo padre. Proprio un signore, suo padre. Si avvicinò alla nave di corsa, accompagnato dal metallico e rassicurante sferragliare dell'armatura che indossava: doveva e voleva attirare la sua attenzione. Anche perchè non vedeva altri serpenti in giro, e quello era soltanto un uomo, anche se poteva usare la magia. Se avesse danneggiato ancora di più le navi, il suo lavoro sarebbe andato a pescare in alto mare (come diceva suo padre), e addio denaro. Senza denaro, poteva andare benissimo a elemosinare qualche moneta per strada, cosa che voleva evitare a tutti i costi. Aveva pur sempre una sua dignità da mantenere. Avrebbe continuato con questi pensieri futili e assolutamente privi di contesto, se il suo avversario non avesse fatto la sua mossa: una luce bianchissima li accecò tutti, abbattendosi poi sulla banchina come un temporale estivo: rapido, impetuoso e assolutamente inaspettato. Le prime urla di stupore si trasformarono rapidamente in strepiti di dolore. Oppa si trovò fermo al centro della banchina, con una mano sul petto: era stato preso in pieno e non riusciva nemmeno a respirare. Si sentiva la testa confusa e riusciva a muoversi solo a scatti, come se il suo corpo fosse stato preso e sballottato in una botte in mezzo al mare in burrasca. Vide la banchina diventare doppia e poi tripla, finchè non tornò lentamente alla normalità. Scosse la testa nell'elmo, incapace di dire qualunque cosa che non fosse permeato dalla paura. Era stato colpito, non sapeva nemmeno da cosa, ma era sopravvissuto. Lacrime di riconoscenza e paura gli solcarono la pelle pallidissima del volto: ringraziò tutti gli dei che riuscì a ricordare in quel momento, in una lista di sproloqui religiosi snocciolati velocissimamente a bassa voce. Poi riuscì a muoversi, dolorante nel corpo e rinfrancato nello spirito. Non era ancora finita, il suo lavoro non era ancora terminato. Se anche solo una nave si fosse salvata i suoi doveri sarebbero stati portati compimento, o almeno così credeva fermamente. Il fatto che tutte le navi attorno a lui fossero profondamente danneggiate non lo impensierì minimamente: etichettò il tutto come "danno lieve", sapendo benissimo di non capire nulla in materia navale. Fece appello al suo scarso sangue freddo per provare ad attirare l'attenzione di quel tale, senza rendersi conto che in quel caso tutti quegli attacchi sarebbero stati rivolti alla sua persona. Se lo avesse anche solo immaginato, non avrebbe mai continuato. Tuttavia era ferito e un pò scosso da quel fulmine che lo aveva colpito, e in più il terrore di rimanere senza denaro lo martellava con più insistenza di tutto. « H-hey, tu! » iniziò ad alta voce, cercando di farsi sentire tra le urla dei feriti. Si fermò per un attimo per pensare ad un insulto che potesse pungolare l'orgoglio del suo avversario. « Succhiabisce! » annuì tra sè con un ghigno, prima di continuare. « Non mi hai fatto nemmeno un... graffio! N-non vedi che sono ancora qui tutto intero? ». Dette che ebbe quelle parole virili, Oppa si avvicinò ad una bitta della banchina, poggiando lo scudo a terra e afferrandola con entrambe le mani. Fece un profondo respiro che riacutizzò tutti i dolori e che per un attimo gli mozzò il fiato. Tese i muscoli possenti, facendo appello alla sua forza e sradicando di netto l'ancoraggio di legno dal suo posto. Ansimando per lo sforzo, portò il suo pesante proiettile sopra la spalla, cercando in qualche modo di prendere la mira. Fece per dire altro, ma riuscì solo a rimanere a bocca aperta: delle funi si stavano alzando dalla nave, avvicinandosi rapidamente al corpo del suo bersaglio. Che fosse l'ennesima magia del suo avversario? Oppa richiuse la bocca con uno schiocco sordo, lanciando la bitta come una catapulta, sperando di far fare a quel tale la fine di quei serpentacci. Riafferrò il suo scudo, piegando la bocca in una smorfia: solo polvere, questo gli avrebbe fatto piacere vedere, polvere e nulla più.
Riassunto Comprensione
Cs in riserva: 2 (Resistenza); 2 CS (Forza) e 2 CS (Resistenza) impiegati
Risorse attuali: Energia - 100% (usato il 20%) Corpo - 55% (subito un danno Medio) Mente - 65% (usato un Medio/10%) Consumi utilizzati: Medio (10% mente) + Alto (20% energia)
Condizioni fisiche: Danno basso da perforazione alla spalla sinistra. Danno Basso da perforazione al fianco destro. Danni da ustione Medi su tutto il corpo Condizioni mentali: Illeso. Terrorizzato.
Equipaggiamento Armatura completa di piastre Scudo pesante
Passive in uso:
CITAZIONE 3/25 Abilità Personale Passiva (4 3 turni): le offensive castate contano di un livello superiore, le difese castate contano di un livello inferiore. 7/25 Abilità Personale Passiva (8 6 turni): forza straordinaria. Attive e Oggetti in uso:
CITAZIONE Corallo Il possessore di un Corallo aggiungerà 4 CS (2 Forza, 2 Resistenza) alla propria riserva.
CITAZIONE 12/25 Abilità Personale Alta difensiva, fisica: consuma energia, difesa Bassa per quattro turni rafforzando l'armatura o lo scudo. [turno 2 di 4]
CITAZIONE Telecinesi (slot speciale 2/2) Raut si concentra, manipolando gli oggetti sul campo per fermare i movimenti dell'avversario. Consumo: autodanno Mentale Medio
CITAZIONE 19/25 Abilità Personale Variabile offensiva, psionica: Oppa risulta inscalfibile, deprimendo il nemico. Consuma energia, danneggia l'energia. Azioni: Oppa casca in pieno nel tuo trucco, e inizialmente non si accorge che ti sei spostato alla nave. I tuoi attacchi fisici vanno a segno, la vela viene spiegata e il fuoco si propaga velocemente sulla stoffa (danno Medio). La tua tecnica ad area infligge gravi danni sia alle navi che agli uomini sui ponti e le banchine: alcuni sono morti, altri gravemente feriti. Raut, ferito ad una gamba, usa la telecinesi per manovrare delle pesanti corde, che intende usare per immobilizzare Hyperion e farlo cadere sul ponte della nave. Intanto Oppa usa un altro corallo (+4 CS alla riserva) e arriva sotto la nave, cercando di attirare la tua attenzione per attivare la tecnica 19/25 a consumo Alto, che grazie alla passiva 3/25 diventa di potenza Critica. Se non difesa causa un danno del 40% alle tue energie. Oppa subisce un danno Medio al corpo dal tuo attacco ad area (ricordo che ogni turno gode di una difesa di potenza Media per le azioni del primo turno). Il timing degli attacchi è il seguente: psionica di Oppa, telecinesi di Raut seguita immediatamente dopo dall'attacco fisico di Oppa (lancio della bitta supportato dalla passiva di forza straordinaria), portato a 4 CS.
Note:
Fiu, sto iniziando a prenderci la mano, mi è piaciuto molto scrivere questo post! Ho usato qualche termine più marinaresco visto il contesto in cui ci troviamo. La bitta è un supporto per assicurare le navi alla banchina. A te!
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