Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Frammenti, Contest marzo 2015 - Akeran

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view post Posted on 30/3/2015, 10:27
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h e l l i s n o w
······

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La realtà, uno scoglio di fango e sangue
sopra al quale i cieli versano la tenebra di una notte senza fine.

I miei occhi non vedono altro.
I miei occhi non ricordano altro.

La terra dissestata, mescolata alle ossa, scricchiola sotto i miei piedi ad ogni passo; pinnacoli di fiamme e cenere all'orrizzonte mandano il loro eco macabro, sinfonia di corpi frantumati trasportata dal vento. E io so che oltre quella ferita incendiaria che pare tagliar in due il mondo, infuria un'altra guerra, l'ennesimo anello di una catena che mi tiene imprigionato e alla quale non voglio posso sottrarmi. Devo avanzare, raggiungere il conflitto di domani, e quello che verrà dopo, e quello dopo ancora. Fantasma della guerra del passato, del presente e del futuro.

Perché?

C'è una risposta, da qualche parte.
Qualcosa di liquido, impalpabile, si annida nel profondo della mia coscienza: in qualche modo so che a tutto questo c'è un motivo, anche se non riesco a rammentarlo. Le mie memorie sono frammentate, confuse, le percezioni filtrate da una cortina evanescente. E così il mio corpo si muove da solo, come per inerzia, come se in realtà non fossi io a controllarlo.

Come in un sogno.

Stringo le dita attorno alla picca, e con una leggera torsione del polso la scardino dalle costole in cui è imprigionata. Movimenti decisi, fluidi, levigati dall'esperienza. Movimenti compiuti tante altre volte, in tempi diversi, luoghi diversi. Non so neanche che faccia abbia, quel patetico manichino di carne che rotola su un fianco, nella polvere. I miei occhi non sono per lui. Sto osservando le dita artigliate serrate attorno all'asta, le mani coperte di scaglie insaguinate che la reggono.
Tremano.

Voci raglianti da qualche parte nel mattatoio, parole come ferro che sfrega sulla pietra. Poi le grida, il rumore delle armi, il fragore delle esplosioni. Un vortice di suoni brutali che mi investe all'improvviso, e mi rende cosciente di ciò che mi circonda. Guerra. Uomini e donne al macello prendono forma nella mia prospettiva uno alla volta, simili a spettri evanescenti che danzano sulle rovine di un mondo in progressiva dissoluzione. Una realtà dove il nero e il rosso tracciano linee di confine tra cielo e terra, vita e morte. Un universo squarciato dalle grida dei combattenti e dai lamenti dei morenti. Presto la mia voce si unirà al coro: una consapevolezza che si fa strada nella mia mente in maniera del tutto improvvisa. In qualche modo io so. Ho già vissuto questo tempo, questi attimi maledetti. Tasselli di memoria che si incastrano l'uno dietro l'altro, una catena-- la catena!

Le mie fauci si spalancano in un verso disumano, articolano parole senza senso in una lingua che non conosco.
Le mie mani si alzano verso il cielo plumbeo, la picca come uno stendardo sanguinolento - inno alla demolizione dei corpi e delle anime.

Ed è in questo momento che tutto esplode.
Fotogrammi di cui conosco già la sequenza, una copia di una copia di una copia. Colori in suppurazione, forme in ebollizione, tutto si mescola in un gorgo demente, si incendia e si illumina fino a quando non sono costretto a chiudere gli occhi. La fine? No, la fine non esiste.
Non è mai esistita.


---------- ~ ----------



Un grido nella notte. Lirin si svegliò di soprassalto, liberandosi del bozzolo di coperte torride. Lasciò scorrere le gambe fuori dal letto, sfiorando il pavimento con i piedi nudi. Gomiti sulle ginocchia, capo inclinato in avanti, dita tra i capelli madidi di sudore. Rimase in quella posizione per diversi istanti, il tempo di regolarizzare il respiro, dar quiete al petto sussultante, di lasciare che i residui dell'incubo si disperdessero alla deriva della sua coscienza. Poi si sollevò, si guardò attorno scoprendosi con un certo conforto ancora nella propria camera.

« Lirin? Ci sei? »

Una voce familiare incrinata dalla preoccupazione filtrò dalla porta di quercia, in fondo alla sala. Seguirono alcuni colpi di una certa intensità. Lei spostò lo sguardo sulla soglia, mordendosi le labbra. Quell'urlo di poc'anzi... non era arrivato dalla notte; quell'urlo era arrivato dalla sua gola. Era successo di nuovo. L'incubo che si ripeteva senza sosta alternandosi ad altri incubi, ad ogni calar del sole, frammenti deliranti che non appartenevano alla sua mente ma con i quali era costretta a fare i conti. Un'eredità che a volte diventava troppo pesante da sopportare.

« LIRIN! » una botta più forte fece sussultare i cardini, la costrinse a rispondere « Sto bene! Sto bene... sono qui. »

Mentiva. Non stava affatto bene. Forse avrebbe dovuto parlargliene molto tempo prima, all'inizio, spiegargli ciò che vedeva e sentiva; renderlo partecipe di quelle immagini non sue, di quelle emozioni appartenute ad un altro uomo, ad un'altra epoca. Ma aveva timore di ciò che avrebbe potuto scatenare. Che cosa sarebbe cambiato, del resto? A che cosa sarebbe servito confessare la verità? L'orrore sarebbe rimasto nei suoi sogni e il dubbio nel cuore della vecchia lucertola. A costo di un'equilibrio spezzato per sempre.

Spesso la sincerità esigeva un prezzo troppo alto per ciò che rendeva in cambio.

« È successo di nuovo, vero? »
« Successo cosa? »
« Sai a cosa mi riferisco. »

Lirin affondò il viso tra le mani. Probabilmente lui non sapeva, ma sospettava la ragione di tutte quelle notti insonni, di quella strana segretezza che se in un primo momento era stata presa come il desiderio di non voler essere compatita, ora non poteva che apparire per ciò che realmente era: paura. Di cosa, questo lui ancora non l'aveva compreso. Avrebbe continuato a non comprenderlo. Non era il momento giusto. Un tempo per ogni cosa, diceva sempre il rettile; non era il tempo giusto. Lo sarebbe mai stato?

« Ne vuoi parlare? »
« Non c'è niente di cui parlare. » replicò lei dall'altra parte della parete, senza neppure avvicinarsi all'uscita « Ho soltanto fatto un brutto sogno. »
« Lirin... sai che ti ascolterei, vero? »

Per un breve istante vi fu dell'esitazione in lei, il desiderio di liberarsi di un fardello ingombrante. Ma fu solo un attimo, e comunque, un attimo troppo breve. Percepì i passi nel corridoio farsi lontani, sino a svanire del tutto: se ne era andato.

Lasciò cadere le braccia sui fianchi e con un sospiro si avvicinò alla finestra lasciata spalancata. Si strinse fra le braccia, colta da un improvviso brivido freddo, e lasciò vagare gli occhi sulla cittadina portuale che li aveva ospitati negli ultimi giorni. Qualcosa di grandioso si sarebbe messo in moto quella mattina, una grossa spedizione per i mari a cui sia lei che Val avrebbero preso parte. Assieme, sempre assieme, nel bene e soprattutto nel male. Indissolubilmente legati dal destino. Il viaggio poteva essere l'occasione di una vita, questo si vociferava tra i marinai. La scoperta di un nuovo mondo, una speranza per il futuro... sì, ma quale futuro? Il suo? O quello di lui? Conosceva la risposta, ma preferì non trovarla, nasconderla nei recessi della sua mente assieme agli incubi, ai desideri inespressi e alle parole taciute. Un giorno forse sarebbe stata libera, la catena spezzata. Ognuno per la sua strada, ad ognuno il proprio fato, ad ognuno i propri incubi.

« Un brutto sogno... » mormorò nella sottile brezza notturna « ... solamente un brutto sogno. »

Lacrime calde le rigarono le guance.




CITAZIONE
Breve spaccato di vita dei due personaggi, su un elemento decisivo (gli incubi di lei). Lirin vede nei suoi sogni memorie di vite passate, le vite di Vaalirunah, il quale è tutt'ora inconsapevole di tutto. Sospetta che sia a causa del frammento di lui che è in lei a causarle tutte quelle notti insonni, ma non ne ha la certezza perché la ragazza si rifiuta di parlarne. Si rifiuta perché ha paura delle conseguenze, dalle più dirette a quelle meno indirette: che cosa cambierebbe in lui, nel loro rapporto, se fosse consapevole di quelle memorie? Come reagirebbe a un segreto così importante tenuto celato per così tanto tempo? Esita, perché in piena fase adolescenziale desidera liberarsi da questo peso e soprattutto distaccarsi dalla dipendenza da lui. In fondo sa che non sarà possibile, non fino a quando le due metà non torneranno a contatto. Non è neppure certa di volerlo veramente, del resto lei non ha nessuno a parte Val, che ormai da diversi anni la protegge e la mantiene. Indecisione, insomma, croce di certi anni :v

La scena si svolge poco prima dell'inizio della quest "A nation of Thieves - take what is ours", dove i due decidono di partire per una spedizione volta alla scoperta di un nuovo mondo.

 
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