Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; præ, ~ dall'abisso, contest marzo 2015, akeran, battaglia

« Older   Newer »
  Share  
Wolfo
view post Posted on 30/3/2015, 20:16





« præ »
follia e grandezza sono le due facce della stessa moneta
ogni volta che nasce un nuovo Ahriman / gli dèi lanciano in aria quella moneta
e il mondo trattiene il fiato aspettando di vedere su quale faccia cadrà

─ ─ ─


« Non possiamo restare qui. Lo Tsar ci vuole morti, ci uccide.
Presto si trasformerà in un demoon, ci ucciderà!
»

« Rilassati Morbash, non essere stupido.
Ho visto combattere Duilio l'altra notte.. è riuscito a tenere testa a dieci duiwels da solo. È forte.
»

« Io ho sentito che erano almeno cento, e lo Tsar era disarmato! »

« Dieci, e lo Tsar aveva una lancia.
Idiota.
»

Discorsi di sangue, discorsi di guerra.
Fuori dalle mura di Taanach, la legione di Duilio era accampata sommariamente. Centinaia di tende dai drappeggi bianchi e rossi percorrevano l'intero perimetro della città, in difesa di qualcosa che andava al di là della vita stessa. Onore, gloria o denaro; questi erano gli stimoli che avevano spinto molti soldati e schiavi ad entrare nei ranghi dello Tsar; e molti erano quelli che si erano pentiti, subito dopo aver visto il proprio compagno d'armi cedere alla follia e alla furia dei duiwels.
Morbash, un pelleverde nato sulle fredde montagne del nord, si era unito alla legione per difendere i deboli, ma si era subito reso conto che quella non era una guerra; come non sarebbe stata una guerra quella tra uomini e mosche; era uno sterminio.
Il pelleverde era alto quasi due metri, muscoloso e con una profonda cicatrice sul petto; nonostante il suo aspetto da veterano, i suoi compagni non lo ritenevano abbastanza coraggioso. Nash, anche detto "il Toro" per la sua furia in battaglia, era anch'egli un pelleverde, nato in un piccolo villaggio del Plaakar (uno dei pochi), e abituato alla guerra. Dal fisico snello e muscoloso, non faceva altro che rimproverare Morbash per sua codardìa, cercando di spronarlo a non abbassare mai la guardia; in fin dei conti erano in guerra.
Il terzo, Osmar, era invece un pallido giovane di Tanaach, nato in una locanda vent'anni prima; troppo credulone e infantile per un posto del genere. I due pelleverde sentivano ancora la puzza di latte provenire dalla sua pelle e, forse per questo, l'avevano avvicinato, nel tentativo di proteggerlo e fargli superare la notte. Il giorno dopo sarebbe partito per il Dortan, allontanandosi dalle tenebre che, rapidamente, stavano inghiottendo l'Akeran.

Giunse la notte, e Taanach cadde nell'oblio delle tenebre.
Dalla città si udivano urla e risate, come se gli abitanti stessero impazzendo, incapaci di vivere al centro di una delle più sanguinose battaglie di Theras. Ogni notte era costellata da urla e sangue, e pochi riuscivano a sopportarlo. Se si osservavano le porte della città durante l'infuriare delle battaglie, era possibile notare alcuni cittadini che correvano disperati, nel tentativo di scappare lontano, verso l'ignoto. A discapito delle dicerie, ciò che non si conosceva era persino più accogliente di Taanach.

Il suono di un corno si levò nell'aria, segnale di un attacco imminente.

« È ora. Stammi vicino, ragazzo. » disse Nash in tono severo, rivolgendosi alla giovane recluta.
« ...che Greion ci protegga. »
─ ─ ─


L'esercito dell'Ahriman raggiunse Taanach con ferocia, pronto per l'ennesimo attacco. Tra le loro file era possibile notare diversi corrotti: uomini, orchi, elfi e nani che combattevano dalla parte sbagliata, vittime di un male che divorava le loro anime, e annebbiava loro la vista. Nash, assieme ai suoi due compagni, era in posizione nelle retrovie, appena prima dell'avanguardia. Incoccò una freccia, seguendo l'esempio del resto della legione, e attese il segnale.
Le schiere nemiche si avvicinavano rapidamente e, dalle mura di Taanach, sembravano delle gigantesche macchie di insetti, dalle quali uscivano urla, risate e versi inumani. Le creature più forti, purosangue, restavano nelle retrovie, mentre in prima fila marciavano i corrotti. Sarebbe stato difficile uccidere un proprio compagno, e questo gli assalitori lo sapevano bene. Erano vili, bugiardi e traditori. Erano demoni.

Lo Tsar, tronfio sul suo destriero, manteneva la posizione in prima linea, vantando uno sguardo fiero e severo. Prima di lanciare l'ordine agli arcieri, galoppò per tutta la lunghezza della legione, movimentando gli animi e spronando il coraggio.

« Ricordate questa notte, uomini, perché questa notte è vostra e lo sarà per sempre!
Non cedete loro niente! Ma prendete da loro tutto!
»

La legione iniziò a battere i piedi a terra, generando un eco travolgente, carico di coraggio, e passione, e vita. Ogni uomo e donna della legione inneggiava il nome dello Tsar. « Duilio! Duilio! » dicevano, sollevando le armi verso quella notte priva di stelle.

« Li chiamano Immortali... ebbene, questa notte metteremo alla prova il loro nome! Alla vittoria! »

Un urlò si levò nel cielo, e le orde demoniache iniziarono a correre.
« Arcieri! Incoccate, tirate... » urlò Duilio, levando la mancina verso l'alto. Attese qualche minuto, il tempo di essere sicuro che le belve fosse a tiro degli arcieri, per poi dare il via alla battaglia: « ...lanciate! » Al suo comando, una nuvola di frecce si diresse verso gli assalitori. Molti riuscirono a scansare l'attacco, altri si difesero dietro il corpo dei propri compagni, e altri ancora caddero senza vita.
Per quanto lo Tsar avesse cercato di organizzare le proprie file, la legione era perlopiù composta da ex-schiavi che non avevano avuto altra scelta se non arruolarsi, e abitanti della città con tante buone intenzioni. Non erano molti i soldati scelti, e gran parte di loro combattevano a fianco di Duilio, come guardie del corpo. Il loro equipaggiamento era grossolano; alcuni combattevano con asce e mazze, altri con lunghe picche e altri ancora con daghe e spade. Al contrario, le orde avversarie erano molto più diversificate; dopo la schiera di corrotti, i demoni che li seguivano erano possenti e dotati di grande forza. Gli stregoni della legione, rimasti nelle retrovie, avevano il compito di paralizzare le creature più forti, così da permettere agli uomini sul campo di battaglia di finirli.
Non appena i due schieramenti si unirono in una sola bolgia furiosa, gli arcieri gettarono l'arco in favore delle armi bianche, dando manforte nelle zone di mischia. Nash, mentre roteava la propria ascia decapitando teste, arti e tentacoli, non riusciva ad allontanarsi troppo da Morbash e Osmar, temendo per la loro vita.

« Morbash, dietro di t- ...?! » urlò il pelleverde ma, nello stesso istante, Morbash aveva già abbattuto il suo assalitore, ammonendo Nash con lo sguardo. Qualche metro più indietro, il giovane Osmar stava dando grande prova di sé, combattendo agilmente con la sottile spada che - stranamente - brandiva con entrambe le mani.

I tre indietreggiarono lentamente, abbattendo ogni corrotto che gli si parava davanti, con lo scopo di arretrare fino alle mura per prendere fiato. Come ogni notte, i demoni erano soliti attaccare la città per qualche ora, per poi ripiegare e riorganizzare le file. Per certi versi, sembrava che amassero la guerra, e che non avessero alcun interesse nel vederla finire (nemmeno da vincitori).

« Quanti morti... » disse il pelleverde in tono grave « ...ogni giorno siamo sempre meno, non dureremo a lungo. »
« U-un ragazzo mi ha salvato... si è messo tra me e-e uno di quei cosi. È morto, capite? È morto per-! »
Vedendo il ragazzo nel panico, Morbash lo ammonì: « È morto da eroe, ma è morto. E tu sei vivo, questa è la guerra.
Fattene una ragione, ragazzo.
»

Di nuovo il suono di un corno, era finita.
Taanach non era caduta nemmeno quella notte.

« Non rimarrò qui un giorni di più. » prese una piccola pausa, per accertarsi che gli altri lo stessero ascoltando, e colse l'occasione per squadrare Nash severamente. « Prendete le vostre cose. Ce ne andiamo. »
─ ─ ─






Fu come un déjà vu.
Le fiamme si estinsero, sfumando nell'etere.



« Quello che mi hai mostrato... » sussurrò una voce nel buio.
« ...quello che mi hai mostrato, è vero? »

« Quello che mostro corrisponde sempre al vero, Ged. »

Nascosti tra le fronde degli alberi, i due erano seduti accanto a un falò. Il maestro leggeva nel fuoco quello che era appena accaduto a miglia di distanza; aveva mostrato a Ged, il suo unico allievo, l'assalto alla città di Taanach. Gli aveva mostrato la volontà del nuovo Ahriman. La guerra si stava diffondendo a macchia d'olio in tutto l'Akeran.

« Sono affari di questo mondo. Un piccolo squarcio nella pace di tutti i giorni.
Per gli uomini, Ged, questi avvenimenti potrebbero essere un nuovo inizio...
» si soffermò per qualche secondo, per poi concludere severamente « ...o una inesorabile fine. »

La figura di Estariol era imponente.
Ged non osava interrompere il suo maestro e, prima che se ne accorgesse, questo riprese a parlare.
Era insolito sentire la sua voce.

« Non puoi evitare il tuo destino.
R’hllor l'ha deciso.
»

« Adempierò al mio giurament- »
« Allora ripetiamolo. Insieme. »

~

« Exsurgat R’hllor et dissipentur inimici ejus et fugiant qui oderunt eum a facie ejus.
Sicut deficit fumus, deficiant, sicut fluit cera a facie ignis,
sic pereant peccatores a facie R’hllor.
»


Sorga R’hllor, i suoi nemici si disperdano; e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
Come si disperde il fumo, tu li disperdi, come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a R’hllor.




CITAZIONE
Demoon: demone (Aardens)
Duiwels: demoni (Aardens)

Il discorso di Duilio, a inizio battaglia, è un insieme di parecchie citazioni di 300, leggermente ritoccate per l'occasione.
Estariol è di fatto un "alleato" di Ged, e possiede una passiva che gli permette di venire a conoscenza di avvenimenti che stanno accadendo da qualche parte su Theras.
 
Top
0 replies since 30/3/2015, 20:16   40 views
  Share