Ægis - Richiamo, Prologo I/III

{ Erydlyss, Eremo del Consacrato; Quasi l'alba. }
. pov - laurens

La mano bianca del sam-enin si poggiò sulle pietre fredde e malamente squadrate che costituivano il muro della sala. Il suo sguardo seguì il movimento dell'arto per poi risalire lentamente fino a fissarsi sullo scranno di legno su cui era solito sedere Birhum quando impartiva a Laurens le sue lezioni durante l'addestramento. Delle lezioni che si erano rivelate tanto più importanti quanto più si allontanavano dallo studio delle pratiche di metamorfismo e alla sua trasformazione in quello che doveva essere un eremita, un essere
chiamato a preservare laddove la sua condizione e la sua storia
l'avevano reso una macchina votata alla distruzione.
Di quei giorni ricordava con maggior piacere i discorsi sugli ambiti generali e l'ammirazione con cui aveva guardato a Birhum per la capacità dello gnomo di essere
completamente, assurdamente buono.
Non quella bontà stucchevole di chi vuole apparire tale ma quella genuina di chi non si preoccupa delle apparenze ma bada esclusivamente a fare tutto il bene possibile. Gli sembrava quasi di sentirla, l'essenza dello gnomo, come se tutta quella bontà fosse rimasta attaccata ai muri, cullata dal silenzio freddo di quella sala enorme e sconfinata dove torce ardevano senza mai spegnersi,
anche quando nessuno passava di lì per mesi - a volte per anni.

Prima di raggiungere la cavità nella montagna, una fenditura sottile che portava a una galleria che tagliava perpendicolarmente la roccia fino a raggiungere uno spiazzo desolato, un vero e proprio nido d'aquila, dove era stato costruito quella sorta di santuario consistente di una sola stanza circolare dal diametro spropositato - perché se la facciata si appoggiava alla parete rocciosa,
il resto della struttura scavava il fianco della montagna.
Al centro della sala l'unica decorazione era un mosaico circolare le cui tessere sembravano essersi perdute col tempo, altre avevano perduto il loro colore originario, tanto che era ormai impossibile riconoscere il disegno - se non per quei pochi che sapessero cosa cercare.
Era strano tornare lì dopo tanto tempo - in fondo erano trascorsi anni e lui non era riuscito a fare granché. Il cannoneggiamento di Basiledra era stato solo l'ultimo di quegli episodi su cui aveva costruito la sua sinistra fama e nei quali si era ritrovato protagonista suo malgrado. Come per la rivolta della Purgatory, come per la difesa di Tanaach, come per la morte di Salla.
Era stanco, incredibilmente stanco.

Per questo aveva accetto il misterioso convegno fissato per quel giorno, all'alba, proprio nell'eremo dove aveva gettato le basi della sua nuova vita - che si era poi rivelata un fallimento, proprio come la precedente. In altri tempi sarebbe stato più sospettoso o guardingo nell'accettare la richiesta di uno sconosciuto, adesso invece sembrava quasi che non gli importasse più nulla.
Sollevò il capo, sentendo dei passi provenire dal fondo della sala. Un uomo coperto da una vecchia zimarra nera si avvicinava a capo basso, il volto tenuto in ombra. Laurens si accomodò tranquillamente sullo scranno che era stato di Birhum, assumendo una posizione di paziente attesa e misurata curiosità. Solo quando lo sconosciuto fu a pochi passi da lui, Laurens lo riconobbe.
L'altro sollevò il viso e di riflesso gli occhi del sam-enin scintillarono,
le labbra si rilassarono in un sorriso quieto.
« Oh... » mormorò con una qualche sorpresa,
« Allora sarai tu. »