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Sali Nitrati, Aprile 2015 - Richerca - Edhel - Dall'abisso

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Shervaar
view post Posted on 21/4/2015, 17:45





...plof...pof…

In un perpetuo rimestarsi, senza pace, ribolliva. Una fialetta di una decina di centimetri in vetro temprato, un capolavoro di artigianato, se ne stava tranquillamente appoggiata su un piccolo tre piedi. Sotto di lui un fornello ad alcol garantiva un lento e costante flusso di calore, modesta fonte di energia che in potenza poteva garantire il compiersi della magia, o in alternativa portare all’ennesimo fallimento; estrarre la parte tossica di quel liquido nerognolo ed oleoso che bolliva in pentola e che bramavo con cupidigia era comunque l’esperimento in atto.

...plof…

Non potevo far altro che aspettare, alla scienza non si comanda e la mia soluzione non era ancora pronta. Lasciai allora tutto allontanandomi di qualche metro dalla mia attrezzatura sparpagliata e mi andai a sedere su un vicino masso, poggiando la schiena sulla parete rocciosa. Da lì avevo piena vista sulla piccola radura in cui mi ero accampato: un sbozzata circonferenza di una quindicina di metri di diametro. Una metà era una nicchia naturale nella roccia, brulla e disseminata di ciottoli di ogni dimensione presentava qua e là timidi ciuffi d’erba di un giallognolo spento, avvizziti. Erano le ultime propaggini morenti di erba e sottobosco della foresta che occupavano con densità e vitalità crescente il resto dello slargo sino ad ritornare verdi e rigogliosi ai piedi degli alberi, com’era prima che arrivassi io...o meglio prima che arrivassero i demoni.

Mi ero accampato lì per un sosta nella mattinata, il sole picchiava alto nel cielo poco prima del mezzogiorno e non c’era un filo di vento, quando la banda disorganizzata e ridicolmente eterogenea di demoni era uscita dal bosco facendo un fracasso insensato e tentando di farmi la festa.
Oh, si. era stata propria un bella festa, non avevo fatto mancare nulla. Esplosioni, fiammate e piogge acide, degna di un re! I resti malmessi degli esseri ora giacevano scomposti nella radura insieme a segni della battaglia, come schegge di vetro sparse un po’ ovunque, chiazze di vegetazione carbonizzate e zolle divelte di terra. Poi c’ero io che dopo essermi preso una pausa perché stanco e ferito stavo per rimettermi in viaggio quando notai con sorpresa che la vita stava lentamente lasciando quel luogo.
Uno dei demoni, l’unico ad avermi dato veramente filo da torcere, sembrava essere l’epicentro di quel male. Nel giro di un’oretta scarsa l’erba nel raggio di due metri da lui si era seccata, la terra spaccata e qualsiasi cosa entrasse a contatto con il suo sangue, scoprii subito con un paio di tentativi, sembrava inesorabilmente privata di energia, e poi vita.

Con gli occhi luccicanti dall’emozione tirai fuori dalla mia sacca a tracolla tutto il necessario per fare della sana ricerca scientifica.
Di cose simili non ne avevo mai sentite, era tempo di esplorare un mondo nuovo.

Il sole era ormai quasi sparito dietro le colline e tra le fronde degli alberi quando erano ormai sei ore che tentavo e ritentavo in ogni modo di tirar fuori qualcosa di buono da quello schifo oleoso che il demone ormai morto continuava a vomitare dal proprio corpo. Ne avevo raccolti numerosi campioni nelle mie fiale ed avevo fatto l’impossibile per distillare e concentrare la parte che mi interessava. Così com’era il sangue era troppo diluito per essere utilizzabile o trasportabile con semplicità, e quindi praticamente inutile. Il tutto a volerla dire tutta non figurava di certo nella lista degli ingredienti che mi era primario recuperare per quel’esperimento che in realtà era il mio obiettivo primario, eppure davanti ad un nuova inaspettata scoperta non avevo resistito dal prendermi una pausa, dal mettere momentaneamente in secondo piano la mia ricerca disperata dei reagenti più esotici sparsi per il continente.
Ok ritentare l’esperimento che era costantemente al centro dei miei pensieri e che quasi mi levava il sonno, ma vuoi mettere con lo scoprire qualcosa di nuovo e cimentarsi in un lunga e laboriosa serie di esperimenti?
E’ di questo che si campa noi uomini di scienza, cerca e ricercare è più importante che mangiare. E’ la curiosità il nostro punto debole, irrefrenabile bisogno di scoprire e provare, di fallire e ritentare, ipotizzare e sperimentare.
La nuda e cruda ricerca scientifica è infatti il nostro pane quotidiano, l’aria che respiriamo e il chiodo fisso che la mattina ci fa svegliare e la sera ci accompagna nel sonno.
Dove qualcuno vede un vicolo cieco, una domanda senza risposta, io vedo un porta, su un mondo inesplorato; il tutto sta nel trovare la chiave giusta per riuscire ad aprirla.

Quel brodaglia oleosa che ora avevo per le mani era qualcosa che mai avevo visto o sentito e vi posso assicurare che se una cosa mi interessa meno ne so e più ne voglio sapere; pensare di proseguire senza scoprirne di più era assolutamente inconcepibile per una mente malata come la mia.
Non avevo approntato che alcune tra le più comuni ed immediate tecniche di separazione, quando già iniziai a fantasticare sul prodotto estratto: quanto andava concentrato? sarebbe rimasto stabile? trasporto in soluzione o sotto forma di cristalli? avrebbe cristallizzato? sarebbe stato solido? a temperatura e pressione ambiente in che fase si presentava? qual’era poi la densità? e la viscosità? in cosa era solubile? punto di fusione e congelamento? comprimibilità? aveva interessanti proprietà ottiche? interagiva anche con sostanze inorganiche? sicuramente in qualche modo era acido ma magari, e dico magari, era anche esplosivo…
Tante troppe cose da fare per separare e poi studiare il composto iniziarono a frullarmi per la testa; tanta, troppa eccitazione. Distillazioni semplici frazionate ed in colonna, decantazioni, cristallizzazioni, filtrazioni, separazioni per adsorbimento, diluizioni e separazioni in solvente, controllo degli indici di rifrazione e opacità...e... e innumerevoli altri simpatici esperimenti per le studio delle proprietà chimiche e meccaniche.
Peccato che per molti di questi però non fossi affatto attrezzato. I più complessi infatti, quelli spesso più utili, richiedevano un strumentazione tutt’altro che tascabile.

Pesai comunque esaltato che avrei potuto giocarci come un bambino per giorni…

Un timido ...plof… mi riportò al mondo.

<<Merda…>> pensai sconsolato, ma senza rabbia.
Funziona così la ricerca scientifica: si prova, si riprova, si fallisce e ancora si riprova. Tutto normale. Ciò che avevo appena scoperto era come non distillare sangue demoniaco, ma nessuno problema, sbagliando si impara e non c’è esperimento fallito che non ci insegni qualcosa.
Infilai una mano nella mia sacca delle meraviglie, tirai fuori una fialetta di polvere color terra dall’aspetto innocuo e ne versai qualche grammo nella brodaglia giallognola, che giallognola non avrebbe dovuto diventare e che su un tre-piedi continuava a rosolare a fuoco da lento oretta.
<<Tanto vale…>> pensai ritappando velocemente la fiala dell’esperimento fallito.
Impugnai il mio fido piede di porco, divaricai le gambe frontalmente alla fiala e inizia a prendere le misure. Alzai allora l’arma sopra la testa, prova un paio di volte l’ampio movimento circolare e la rotazione del bacino e quando pronto presi un profondo respiro. Il corpo scattò, la “mazza” disegnò in aria un semicerchio sulla mia sinistra e la parte curva del piede di porco colpì la fiala sul tre-piedi sparandola a folle velocità contro la parete rocciosa. Quando colpì la parete questa esplose in un marea di polvere e schegge, lanciando frammenti di fragile roccia calcarea e ciottoli in ogni direzione. Con un sorriso trentadue denti iniziai a risistemare l’attrezzatura.
Vi erano numerosi lati positivi nel fallire, quando si fa scienza non si spreca nulla, ogni sottoprodotto, scarto di lavorazione o esperimento fallito è utile informazione; tutto fa brodo mentre si fa ricerca.
Quando scoprii che invece di cristallizzare e decantare il sangue demoniaco diventava esplosivo se vi si scioglievano dentro sali nitrati quasi avevo gioito per aver fallito l’intento iniziale. Dal quel momento ogni fallimento si era trasformato in un fantastico botto, per il mia somma ed infantile gioia.

Minchiate a parte dovevo riprendere il viaggio: non più diretto verse le foreste dell’Erynbaran in cerca di legno-ferro, quello per ora poteva aspettare, ma diretto in uno dei pochi posti dove avrei potuto trovare informazioni utili e laboratori attrezzati. Con il sole calante mi avviai verso Lithien.

Ricerca scientifica ovviamente, credo non ci sia altro da aggiungere, tranne che sono ancora alle prime armi con il nuovo pg e sto sperimentando stile e narrazione in prima persona.

 
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