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Kindred Spirits - Un cuore innamorato., Arcana Imperii - Contest Maggio: Giustizia.

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view post Posted on 12/5/2015, 05:48
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Cavalier Fata
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Kindred Spirits ~ Un cuore innamorato.
« Il giusto, il retto è colui
che usa il cuore per fare del bene agli altri.
E che accetta le conseguenze di ogni suo gesto. »

Ho visto molte cose in questi ultimi tempi. Persone che correvano lungo strade perigliose, uomini senza scrupoli disposti a qualunque cosa per ottenere i propri scopi e poteri andare e venire come sospinti dal vento, ora a questo ora a quell'altro, senza mai trovare pace. In quella notte stellata nell'Alcrisia non mi restava che decidere cosa ne sarebbe stato del mio destino, quali fili avrei voluto tessere, quali recidere. Per la prima volta, dopo tanti anni, era mia facoltà scegliere ciò che avrei voluto fare. E forse, tutto sommato, era una responsabilità che mi sarebbe piaciuto delegare a qualcuno di diverso. La verità? Non si può rifuggire al fato per sempre.

Tamburellai dolcemente sulla ringhiera in ferro battuto della terrazza, osservando le stelle silenziose nel cielo. Una stanza in una modesta taverna, con un piccolo balcone che dava direttamente sulla strada mercantile, niente di più e niente di meno, volevo solamente avere modo e tempo di compiere quel gesto. Avevo impiegato diversi giorni a rintracciare Patrick: dopo essere stato cacciato da Terra Grigia era scappato verso sud, alla ricerca di qualcosa che probabilmente non avrebbe trovato. In verità stava scappando, e lo pensavo perché anche io, se avessi avuto la possibilità, sarei fuggita lontano da tutto quanto.
Mossi lo sguardo verso il basso, osservando una piccola carovana che si fermava per la notte. In quel mentre la porta della mia stanza si aprì lentamente, rivelando una figura ammantata di nero oltre la soglia. Non mi voltai nemmeno a controllare chi fosse, preferendo dargli le spalle in religioso silenzio.
La sagoma entrò, chiudendosi la porta alle spalle con movimenti lenti e cadenzati, quasi non sapesse bene come comportarsi, per poi fare qualche passo sul terrazzo, arrivando alla luce di una piccola lanterna.



« Credevo mi odiassi. »
Patrick si abbassò lentamente il cappuccio, il tono di voce basso e remissivo.
Il suo volto, anche alla tenue illuminazione di quella misera luce, appariva quello di un uomo sovrastato dagli eventi, sconfitto nel profondo dell'animo. La barba incolta, lo sguardo spento ed il volto scavato davano un quadro indegno dell'uomo che, in realtà, avrebbe potuto essere.
« Lo credevo anche io. »
Risposi dopo qualche secondo, lanciandogli solamente uno sguardo prima di tornare a fissare il cielo. Un brivido mi percorse la schiena, costringendomi a sfregare le mani sulle spalle, in modo da riscaldarle.
« Fuggivi di nuovo? » distolse lo sguardo. « Sto solo cercando di farmi una vita che mi appartenga. Lontano da tutto questo... » alzò una mano, ruotando l'indice quasi volesse comprendere l'intero mondo. « ...non mi aspetto che tu possa capire. Hai una bella casa, un piccolo esercito di orfani che farebbero di tutto per te, una carriera in ascesa, dopo tutto... »
« ...e pochissimi amici. »
Patrick rimase in silenzio, colpito da quell'affermazione. Sul volto aveva disegnata l'espressione più perplessa che avessi mai visto, eppur non si scompose, continuando a fissarmi mentre abbassavo la testa e mi voltavo, finalmente, a guardarlo in faccia.
« Mi sbagliavo, Patrick. » « Su cosa? » « Tutto quanto. »
Sorrisi, un movimento involontario, automatico, pensando a quanto fosse ironico che io, una donna di vera fede e sani principi morali, ritenesse di aver sbagliato tutto. Strinsi le labbra un paio di volte, quasi le volessi riscaldare per un lungo discorso.
« Ho visto qualcosa a Ladeca. Qualcosa che ha lasciato il segno dentro di me. » tirai su col naso, passandomi una mano davanti alla bocca per mascherare un flusso di emozioni troppo impetuoso che mi fece tremare la voce. « Alcuni di noi sono... involontariamente entrati in contatto con il Sovrano. »
L'uomo strabuzzò gli occhi, particolarmente scettico a riguardo, ma non disse niente.
« Ci ha mostrato delle cose, ci ha fatto capire delle cose. » alzò un dito contro di me, lentamente. « Quali cose? Di che stai parlando? Hai... bevuto? »
« No Patrick, è la verità. Ci ha mostrato ciò che stiamo facendo a questo mondo. Lo stiamo distruggendo, questa stupida guerra lo sta massacrando. Avevamo il mondo più bello di tutte le stelle della galassia, avevamo la città più bella di tutto il mondo. »
Poggiai le mani sul ferro gelido della ringhiera, stringendolo con forza.
« E ora tutto giace in rovina, desolato, mentre noi continuiamo a massacrarci a vicenda. Ti sembra giusto questo? »
« Io... » non sapeva cosa dire, non sapeva nemmeno se credere o meno a quelle mie parole. Ma io non avevo prove di quanto andavo raccontandogli, né avrei pregato per ottenere la sua attenzione. « ...No. Non mi sembra giusto. »


Perché lo avevo cercato? Perché tra tante persone con cui avrei potuto sfogarmi, diverse da Ryellia, avevo scelto proprio lui? Era un Corvo Leico, uno dei più radicali nelle ideologie, aveva rinnegato Zoikar e gettato via il suo voto sacerdotale, mi aveva persino messo le mani addosso in casa mia... eppure ero lì con lui, e lui lì con me.
Ciò che stavo facendo andava contro ogni logica, ogni principio e ogni giuramento avessi mai fatto... ma non mi importava. Il mio cuore apparteneva a Ryellia Lancaster, la mia speranza a Zoikar e la mia vita...
...la mia vita apparteneva agli abitanti di Theras.

« Ho paura, Patrick. Ho paura di morire in questo modo, senza lasciare traccia, senza che nessuno si ricordi di me. Sepolta in una fossa senza nome che tutti vedranno, passandoci accanto, ma di cui nessuno leggerà mai l'epitaffio. »
Mi poggiò una mano sulla spalla, timidamente. Rimase zitto per alcuni istanti, poi parlò quasi sussurrando.
« Mi dispiace per l'ultima volta che ci siamo visti. Volevo solo... »
« ...dillo... »
« ...stare con te. »
Sorrisi, sinceramente, mentre qualcosa di incredibile mi colpì dritta alla bocca dello stomaco. Non faceva male, era una sensazione strana, molto simile a quella che avevo provato per Ryellia, ma allo stesso tempo molto diversa. Era come se un milione di farfalle avessero preso a volteggiare dentro di me, lentamente.
« È bello. » « Cosa? » « È bello che tu mi voglia bene. »
Inclinò appena la testa di lato, guardandomi negli occhi.
« E tu? » « Cosa? » « Mi vuoi bene? »
Annuii molto lentamente, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
« Sono qui dopo tutto quello che abbiamo passato. Sono qui e voglio... voglio smettere di stare dalla parte di chi rovina questo mondo. Voglio s- »
Mi poggiò l'indice sulle labbra, facendosi molto vicino. Scosse dolcemente la testa, tenendo sulle labbra un sorriso affettuoso.
« Questo gioco mi ha stancato. Fuggiamo via da qui, andiamo lontano da queste terre. Prendiamo una nave e salpiamo verso chissà dove! Chi ci potrebbe impedire di farlo!? Guarda, guarda da quella parte. » con la mano mi afferrò delicatamente il mento voltandomi in direzione del mare d'oro bagnato dalla luce lunare. « Oltre quella distesa desertica c'è la libertà. C'è un futuro dove possiamo stare assieme, senza leggi, senza Pari, Arconti, Corvi... perché dobbiamo combattere queste guerre, Azzurra? »
Lo allontanai da me con entrambe le mani, ma senza disgusto. Volevo solo poterlo guardare negli occhi senza che i nostri corpi si toccassero.
« È la Lancaster, vero? » abbassò lo sguardo, sconsolato. In cuor suo, immagino, sapeva benissimo che non avrei mai potuto accettare quell'offerta, né tantomeno avrei tradito il giuramento fatto a Ryellia. Però doveva dirmelo, io dovevo sentirglielo dire. Era giusto così.
« No, non è questo. Cioè sì, mi strapperei il cuore per Ryellia senza pensarci due volte, ma il punto è che... » si voltò, dandomi le spalle.
« Questa non è la vita che voglio, Azzurra. Ho visto morire troppe persone per far ancora parte di tutto questo. » scomparve nell'ombra della stanza, ma lo inseguii afferrandolo per un braccio e trattenendolo con tutte le mie forze.
« ...lo farei anche per te! »
Mi guardò dalla penombra.
« Mi strapperei il cuore anche per te. »


Le mura di un castello sono forti quanto i soldati che le proteggono, così i sentimenti di una persona sono forti quanto forti sono le persone che la circondano. Amicizia, amore, affetto, fraternità, ogni cosa rendeva più forte il mio animo. Fare quel passo, quella rinuncia, altro non era che il primo di una lunga serie di eventi che avrebbero stravolto la mia vita. Avevo paura, ero terrorizzata dall'idea di morire, di finire i miei giorni dimenticata e lontano dalle persone che amavo... eppure continuavo a lottare chiedendomi perché? Perché era giusto così, era il mio destino.

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Lo tirai verso di me, abbracciandolo a lungo e in silenzio. Nessuna parola avrebbe potuto esprimere quel sentimento, quel bisogno d'amore e d'affetto, di cui sentivo così tanto la mancanza.
« Perché, Azzurra? » mi guardò con gli occhi lucidi. « Perché combattiamo una battaglia che non possiamo vincere? Perché cerchiamo di portare l'ordine nel caos, il bene nel male... » una lunga lacrima solcò rapidamente il suo viso, finendo per perdersi nella folta barba scura. « Perché? »
Gli passai delicatamente il dorso della mano sulla guancia, mondandola dalla lacrima.
« Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. »
Mi prese la mano con entrambe le sue, baciandola appena e beandosi di quel tocco amorevole.
« Noi combattiamo per Theras, per il futuro. Combattiamo perché siamo gli unici a farlo... perché è giusto così. »
« È il nostro destino, Patrick. Mi terrorizza ma non posso fuggirne, non ancora. »
« Non voglio perderti. » singhiozzava, stringendosi a me come se fosse l'unica cosa a tenerlo ancora in vita. « Non voglio perdere nessuno più... »
« Per questo combatto! Per non perdere nessuno. Combatteremo assieme, non per Zoikar o per Aedh Lancaster o per chissà quale altro strapotere si erga a burattinaio di questo mondo. Combatteremo per chi non può farlo, per la giustizia, per l'uguaglianza, per un mondo migliore. »
Non rispose, ma smise di singhiozzare.

Lentamente lo riportai sul balcone, sopprimendo la fiamma nella lanterna e lasciando che solo la fredda aria notturna e il cielo stellato ci avvolgessero.
Avevo anche io gli occhi lucidi e le guance rigate dalle lacrime, ma nell'oscurità non aveva alcuna importanza.
« Qui c'è pace, almeno per questa notte. »
« Sì, il mare d'oro è meraviglioso al buio. »
« Stanotte non c'è nessuna guerra da combattere, ci siamo solo noi due e un meraviglioso cielo stellato. »
« Ti voglio bene Azzurra. »
« Ti voglio bene Patrick. »

Tutto ciò che facciamo nella vita ha uno scopo.
Il mio scopo era poter continuare a vivere e amare, amare sino a che il mio cuore avesse smesso di battere.
Perché?
Perché era, semplicemente, giusto così.



La naturale prosecuzione dell'ultimo contest, quello di Aprile. La giustizia è intesa nel suo termine più alto, di scelta di vita, laddove sia Patrick che Azzurra sono consapevoli che la cosa più giusta, la scelta moralmente corretta, è lottare anche a costo di perdere tutto per riportare, appunto, la giustizia su Theras. Inutile dire che io mi sia commosso tantissimo a scriverlo e mi scuso per la presenza massiccia di dialoghi ma... non credevo esistesse altro modo per esprimere le emozioni umane e anche un poco infantili dei due ragazzi. Spero sia stata una piacevole lettura.
(Questa scena, de Facto, sancisce l'avvicinamento di Azzurra ai Corvi Leici, ma non un cambio radicale. Voglio solo rendere come lei sia sempre più sospesa tra due idee, due mondi.)


Edited by Last Century - 13/5/2015, 00:40
 
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