L'oscurità che soffocava la sua vista scomparve gradualmente. Allo stesso modo, le connessioni neuronali dell'uomo iniziarono, pian piano, a fargli percepire lo spazio, il movimento e la temperatura. Il trapasso fu accompagnato da un sonoro e fastidioso stridio di sottofondo, come se la mente di Levi avesse graffiato spasmodicamente una superficie rigida di lavagna per ostacolare, con le ultime forze, l'ingresso del Demone ai centri superiori di controllo.
Il Diavolo sentì il peso dei propri passi pestare la sabbia. Perse più volte l'equilibrio mentre si impegnava a sviluppare uno schema primitivo di cammino, stordito dalla vivacità dei colori della luce del mondo di sopra, così intensi da adunghiargli la vista come gli artigli spietati di un falco rapace. Quattro anni prima era emerso dalle tenebre del Baathos, nascosto nelle pieghe confuse dell'anima di Levi, e seppure aveva vissuto in disparte per tutto il tempo, recluso nei profondi meandri del pozzo profondo del cuore del suo ospite, aveva comunque sperimentato quel mondo nuovo e inesplorato, percependolo e conoscendolo dagli abissi della sua prigione tenebrosa. Ora che dalle sue carceri era infine evaso, quel mondo, di cui credeva avere il totale controllo, lo sommerse di innumerevoli sensazioni ignote che non aveva ancora mai vissuto appieno.
Barcollò per molto tempo, percorrendo diverse centinaia di metri. Inciampò e sbatté contro i profili estatici delle tende delle abitazioni di Ab'Arghà. Poi, quando il Demone riuscì finalmente a mettere a fuoco i propri sensi quanto bastava per reggersi in piedi senza pencolare, si fermò, reggendosi contro un muro di sostengo. Spostò rapidamente lo sguardo verso il basso, attirato dal peso dell'arma che riposava esanime nella fondina, pendendo lungo il fianco destro. I suoi occhi vividi infiammarono con furore di collera la sagoma del calcio di sandalo della pistola, quasi che fosse il suo peggior nemico, o la creazione più maestosa del suo peggior nemico. Il respiro del Diavolo si fece lento e profondo, carico nient'altro che di odio. Spinse la mano tremante verso l'arma da fuoco, spostandola verso la sua estremità molto lentamente, con fare guardingo. Credeva che se l'avesse anche soltanto sfiorata con un dito, lui sarebbe potuto morire di colpo, strappato all'esistenza da un infarto fulminante. Ma aveva intenzione di stringere quella pistola, fosse stata l'ultima cosa che avesse fatto nella vita, cingendola con tanta foga da spezzarla, magari. Quando infine chiuse la mano attorno al calcio di sandalo, un brivido dirompente sconvolse la sua anima, ricaricandola di un potere ancestrale sepolto da tanto tempo. L'energia divampò dal cuore del pistolero come un incendio infernale, così tanto ardente da sembrare una violenta tempesta di polvere. Inondò ogni angolo più remoto del suo spirito e allora il Diavolo ebbe il completo controllo del corpo. Piegò la testa all'indietro in un ghigno vittorioso, ululando di piacere, inebriato dalla sua potestà ritrovata. Il Demone recuperò il proprio cuore, quello che aveva perduto anni e anni prima, quello che era stato sciolto, ancora battente e fumante, e fuso e rinchiuso in quel mausoleo di curve metalliche.
Levi era totalmente estraniato, perso nei suoi sogni da ubriaco. La sua Condanna aveva ora piede libero, e l'avrebbe avuto fintantoché la sbronza del suo ospite non fosse passata. Il pistolero si scostò dal muro di sostegno, continuando a stringere saldamente nel palmo della mano destra il suo cuore di metallo. Aveva fame, molta più di quanto l'uomo-ospite avesse mai potuto immaginare. Le vittime designate dall'altra maledizione non lo sfamavano. Lui era un Diavolo dopotutto, sovrano delle tenebre, e come tale aveva bisogno di cacciare, di sentirsi vivo, di sentirsi potente, aveva bisogno di soddisfare un suo primordiale bisogno che da troppi decenni ormai nessun uomo-ospite era più stato in grado di appagare. Ma quella notte si sarebbe finalmente saziato, con le proprie mani.
Si mosse in un rapido trotto, aguzzando la vista contro l'orizzonte crepuscolare. Raggiunse la sagoma di un uomo ingobbito, probabilmente ammalato. Un uomo che Levi aveva conosciuto, non molto tempo addietro, in un'altra avventura, ma di cui il Diavolo non ricordava niente o non gli importava di ricordare niente. Levò il braccio contro di lui, armando la pistola e pregustando già l'eco assordante della voce del suo cuore assassino scuotergli i timpani come le campane tonanti in un giorno di festa. Ma prima che potesse premere il grilletto, il profilo dell'uomo ammalato si confuse in una nuvola di fumo tenebroso e dalla massa del nugolo emerse un mostro dalle fattezze demoniache. Sul volto del pistolero affiorò allora un'espressione sbigottita, per niente a tema con la freddezza dell'anima del Diavolo che lo abitava.
«Questa città deve cadere»
«Dobbiamo infiltrarci nella corte del Califfo, eliminare i membri puri della casta aristocratica e prendere possesso del governo»
Esordì, e già il Demone fremette di contrarietà.
"Come osa impartire un ordine a me"
«Il vostro primo compito è superare le guardie al cancello»
Il pistolero osservò con distaccato interesse i due stranieri che si erano radunati.
"Uomini". Il suo volto emanava disgusto, come una fornace.
Quella faccenda non lo convinceva. Mosse un passo avanti, con l'intenzione di eliminare quei tre,
ma successe una cosa inaspettata che lo trattenne.
«Uccidete Samir Husaam Udeen»
La nuova voce che uscì dalla bocca del demone aveva un'intonazione familiare.
"Yr arweinydd"
Il volto di ghiaccio del pistolero rifletteva ora una cupa rigidità.
La folle pulsione che attanagliava il suo spirito lo spinse ad incamminarsi in direzione della Porta Est. Nonostante il suo orgoglio sconfinato, il Diavolo scelse di obbedire agli ordini. Dopotutto, la voce profonda e strascicata apparteneva al
Condottiero, non aveva dubbi, all'Ahriman, al padre di tutti i demoni.
Cercò di emergere dal gruppo, quale ottimo comandante che era sempre stato, ordinando con voce tirannica di seguirlo, ma i due uomini scelsero di non ascoltarlo. Ciascuno di loro prese strade diverse, separandosi e affrontando la missione ognun per sé. La rabbia del Diavolo emerse allora dal profondo abisso tenebroso del suo spirito. Serrò i lineamenti del volto di Levi in un modo innaturale, al limite della discrepanza. Strinse i pugni, affondando le unghie nella pelle, trovando, con non poca difficoltà, la forza di non attaccare i propri compagni di missione. "Quando questa città sarà caduta" Giurò a se stesso "vi seppellirò sotto le polveri del deserto".
Non lontano dalla porta est, il Diavolo scorse quattro sagome in armatura dorata presidiare l'ingresso alla città. Se Levi fosse stato cosciente, avrebbe pensato ad un modo per entrare nella capitale del Ràkk-Siwà senza dover usare le maniere forti e senza destare l'attenzione di nessuno. Ma la Condanna che in quel momento guidava le azioni del pistolero era allo stesso tempo tanto furibonda quanto eccitata al solo pensiero di veder colare il sangue di quei quattro vomitevoli uomini. Senza pensarci due volte, levò il proprio cuore metallico in aria e, con un ghigno di piacere dipinto sul volto, sparò due rapidi colpi in successione. Alzò poi il braccio sinistro in direzione della coppia di guardie alla sua destra, avvolgendone una in un nugolo di ceneri incendiate, e riempiendo di malinconia la mente dell'altra. Sfortunatamente per lui, i proiettili avevano solo cozzato l'armatura alle prime due guardie, le quali si alzarono barcollando e, spaventate dallo spiacevole attacco a sorpresa, corsero dentro la città a gambe levate, chiamando probabilmente soccorso, riuscendo a sfuggire alla reazione imminente del Diavolo. Le altre due guardie però erano bocconi, ferite e intontite, piegate in ginocchio, prede facili. Furono le prime vittime della Condanna del pistolero nel mondo di sopra. Tolse loro la vita senza degnarle del minimo interesse, sparando due rapidi colpi di pistola mentre correva di filato dentro la città.
La via principale era sgombra, ma in lontananza il Diavolo notò due gruppi di soldati avvicinarsi alla porta. Avrebbero trovato i corpi delle guardie senza vita e questo li avrebbe sicuramente fatti infuriare. Il Demone avrebbe tanto desiderato fermarsi ad aspettarli, per godere dei loro volti tristi e sconvolti, guardarli piangere e disperarsi per i loro compagni caduti. Ma erano troppo numerosi. La scelta migliore era nascondersi e aspettare che si dividessero per cercarlo, e a quel punto sarebbe stato facile per lui mietere altre vittime. "Se solo quei due fottuti coglioni mi avessero seguito..."
Svoltò a sinistra, passando alle spalle di un casolare, muovendosi in direzione del cimitero, per trovare un riparo sicuro dove poter ricaricare la pistola. Era già a buon punto quando scorse, con la coda dell'occhio, il giovane uomo dai capelli castani che faceva parte del suo gruppo di spedizione. Nonostante il rancore che riservava nei suoi confronti, il Diavolo lo informò comunque sulle azioni che aveva intrapreso e su quello che aveva intenzione di fare, più per superbia che per ragguagliare il giovane uomo. Il ragazzo però commise l'errore di non degnarlo della giusta attenzione, e quel gesto riaccese di fumante collera le profonde ferite nell'orgoglio del Demone, di cui si era in parte dimenticato nella foga dello scontro alla porta est. Il Diavolo continuò per la propria strada, ma appena avesse avuto l'occasione giusta, avrebbe ucciso il giovane uomo, annegandolo nel suo stesso, sporco, sangue umano.
Quando raggiunse il cimitero, scoprì che questo era un luogo tranquillo, come aveva ipotizzato. Scavalcò le file delle tombe in fretta, raggiungendo le lapidi più in ombra, e lì dietro vi nascose lo spolverino e il cappello, nella speranza di poter sviare, anche minimamente, l'immagine che i soldati si erano fatti di lui. Si appoggiò poi al muro perimetrale della chiesa che si affacciava sulla via, tenendosi in ascolto. Nel frattempo ricaricò la pistola.
Poco tempo dopo, un'eco di rumori in lontananza rapì la sua attenzione, così il Diavolo si sporse a guardare. Un drappello di soldati - ne contò tre, ma era troppo buio per esserne certi - stava perquisendo le abitazioni affacciate sulla via principale. Le guardie entravano nelle case senza bussare, urlando e minacciando. Erano furiose e stavano probabilmente cercando l'assassino che aveva freddato i loro compagni, stavano cercando lui. Aveva quindi bisogno di un riparo più sicuro del cimitero, dove poterli cogliere di sorpresa per eliminare il vantaggio numerico che giocava a suo sfavore.
Il tempo passava ma il Diavolo non riusciva a escogitare nessun piano che lo convinceva appieno. E intanto le guardie si avvicinavano sempre più. Fu sul punto di saltare fuori e sparare all'impazzata quando una porta laterale della chiesa si aprì e il sacerdote, un uomo basso, anziano e calvo, si affacciò sulla strada, evidentemente infastidito dal rumore. Il Diavolo gli si avvicinò, cogliendo l'opportunità al volo.
«Mi aiuti, la prego»
Singhiozzò, recitando la parte di un uomo spaventato.
Alle sue parole, il sacerdote sussultò.
«Quegli uomini sono impazziti e stanno uccidendo tutti. Credo che siano stati corrotti»
Fece tremolare la voce nel pronunciare la parola corrotti.
Sembrava però che le sue parole non facessero breccia nel prete, che lo squadrava con sospetto.
«La chiesa è un luogo sicuro, penso, chiudiamoci dentro»
«Chi sei tu?»
Domandò il sacerdote, indietreggiando verso la chiesa.
«Le guardie avranno un valido motivo per un'operazione di setaccio. E la chiesa, al momento, è inaccessibile»
Il prete ruotò la testa in direzione delle torce.
Il Diavolo credette, per un attimo, che l'uomo di chiesa avrebbe chiamato le guardie.
Ci fu un momento di pausa, poi il Demone riprese la sua recita.
«Mi ascolti, per favore. Non c'è tempo per le spiegazioni dettagliate. Stavo rientrando alla taverna, quando un gruppo di uomini ha assalito le guardie senza motivo. Quando ho ritrovato il coraggio sono corso via a gambe levate, trovando rifugio nel cimitero. Non capisco cosa stia succedendo a questa città»
Indicò le guardie, sempre più vicine.
«Ma alcuni di loro sono impazziti e stanno attaccando i civili senza alcuna ragione. La prego, dobbiamo trovare un posto sicuro dove nasconderci»
Ma il sacerdote non credette alla sua messinscena.
«Tu non me la racconti giusta»
Disse.
«Credo sia meglio informare il Consiglio»
E si mosse per rientrare in chiesa.
Il Diavolo attese che il prete aprisse la porta, poi con uno scatto lo seguì dentro l'abbazia. Aveva intenzione di ucciderlo, ma nel momento in cui varcò la soglia perse ogni contatto con la figura del sacerdote. Alle sue spalle la porta della chiesa si chiuse con un tonfo, e il buio lo divorò. Ebbe la sensazione di sentire sotto di sé un pavimento troppo morbido per essere in pietra. Per la prima volta, quella sera, il Diavolo ebbe paura. Si sentì in trappola, si sentì colto di sorpresa.
the GunslingerB (-5); M(-10); A(-20); C(-40)
Fisico 75/75
Mente 75/75
UbriacoEnergia 110/150
Passive
- capacità di difendersi da più attacchi fisici o da attacchi fisici inaspettati (6/6)
- capacità di comprendere classe e talento del bersaglio (6/6)
- difesa psionica passiva (6/6)
- le tecniche attive di classe causano una malia psion di compassione nel bersaglio (6/6)
Attive
- ab. personale 5, offensiva, psionica, consumo energetico alto, risorsa mente, danno alto sotto forma di deprimente malinconia, il bersaglio perde i ricordi e la percezione dell'amore e delle sue passioni: il cuore oscuro che dimora nel dannato può generare un'offensiva psionica devastante, pagando un'alta riserva energetica e strappando all'anima bersagliata ogni sua reminiscenza e consapevolezza sull'amore e sulle sue passioni più care, rendendolo un vuoto burattino in balia di una corrente tempestosa.
- ab. personale 6, offensiva, magica, consumo energetico alto, risorsa fisico, danno alto sotto forma di ustioni cutanee, difficoltà respiratoria dovuta all'inalazione di polvere e fastidio agli occhi: protendendo le mani verso il proprio bersaglio, il pistolero scaglia un fiume di ceneri infuocate che cingono il nemico, ustionandolo e accecandolo.
Equipaggiamento
- Revolver (6/6), impugnata
- Armatura naturale, pelle coriacea
- Arma naturale, artigli retrattili (retratti)
- Cinturone (32/36), munizioni per il revolver
In breve
Levi decide per un'azione offensiva nei confronti delle guardie alla porta est. Ne uccide due ma ne lascia scappare due, che chiedono aiuto. Successivamente entra in città e si sposta nel cimitero dove abbandona alcuni parti del suo vestiario. Mentre è in ascolto delle guardie, un sacerdote esce dalla chiesa e dopo aver provato ad ammaliarlo senza successo, lo segue dentro la chiesa.
Note
Scusate il mio ritardo.
Yr arweinydd in gallese significa "il Condottiero".