Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rou ~ Moord

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view post Posted on 28/5/2015, 22:47
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Regione di Oes

Nei cieli di Oes il sole si muoveva lentamente verso l'orizzonte, irraggiando gli sconfinati campi di grano con una luce rossa e ancora calda. I contadini si accingevano a tornare nelle proprie case, allontanandosi dalle terre che nel giro di poche ore sarebbero state buie e fredde a causa dei venti notturni del deserto. Nelle modeste abitazioni di fango e argilla in cui vivevano avrebbero trovato i prodotti della loro terra lavorati a dovere dalle donne di casa, pronte ad accoglierli dopo la dura giornata di lavoro.
Erano giorni banali da vivere quelli della settimana, nella pacata monotonia in cui si attendeva l'arrivo del giorno di mercato in cui salire nella piccola altura su cui si ergeva Magione Sander, nobili di poco conto ma che sfruttavano la grande produzione di grano per assicurarsi il dominio commerciale nella regione.

Di Felkin Sander i contadini sapevano ben poco oltre i soliti luoghi comuni: era uno stronzo. Tanto imponente quanto ricco aveva ereditato quelle terre da parenti lontani, smise di combattere dandosi alla gestione della regione iniziando a capitalizzare il grano dopo la caduta di Basiledra. Il Regno aveva ben altro a cui pensare, e nonostante la presenza di qualche Corvo Leico ponto a sollevare lo spirito degli abitanti, Felkin era un vero e proprio despota. Per la sua sicurezza personale aveva anche reclutato un gruppo di misteriosi mercenari conosciuti come le Lame Nere, figure perennemente ammantate e minacciose che ammonivano con la sola presenza briganti e tagliagole che, comprensibilmente, covavano rancore verso il signorotto.

« Lord Sander? Un uomo autoritario senza dubbio, se solo avesse un po' a cuore i nostri bisogni... »

Nessuno nelle campagne osava parlarne apertamente male: i più paranoici erano convinti che fra i passanti ci fossero alcune Lame Nere pronte a segnalare a Lord Felkin eventuali dissidenti; altri invece si domandavano come potessero essere così vili quei mercenari per assoggettare i desideri di un uomo che non mancava di deridere neppure loro in pubblico. Era così forte il potere del denaro?

« Il signorino Ysten? Se ci fosse lui tutto sarebbe migliore. »

Di tutt'altro stampo invece era Ysten Sander, figlio di Felkin. Molte volte compiva viaggi attorno alle campagne per assicurarsi che le condizioni di vita dei contadini non fossero troppo disagiate, talvolta lasciava qualche obolo ai più bisognosi, e la sua mano non mancava di carezzare le giovani fanciulle o i bambini poveri per le strade. Dal fisico magro e asciutto, carnagione olivastra e occhi verdi, a Ysten non mancava certo l'aria del principe benevolo. In cuor loro gli abitanti della regione di Oes non aspettavano altro la sua successione.

Quella sera, col cielo ancora rosso del sole del tramonto, Ysten Sander correva velocemente lungo il giardino interno della magione. Guardandosi rapidamente attorno non aveva trovato nessuno in grado di rispondere alla sua chiamata, e preoccupato si stava dirigendo all'interno delle stanze del palazzo verso l'unico uomo di cui si fidava: Boris Duman, il consigliere.
Teneva in mano un pugnale, sporco di sangue ancora caldo. Lo aveva portato lontano dal corpo per evitare che qualcuno nascondesse quella prova: se Boris lo avesse visto avrebbe capito subito il grande pericolo in cui erano tutti i membri della famiglia.

Uno, due, tre colpi violenti contro la porta di legno. un uomo basso e barbuto si rivelò aprendo a Ysten che piegato sulle ginocchia parlava ansimando per riprendere fiato.

« Nel giardino... hanno ucciso Lord Felkin!»

Il consigliere spalancò gli occhi per lo stupore, come poteva essere accaduto? Provò ad invitare il giovane dentro le sue stanze per riposarsi, ma questo rifiutò continuando a parlare e mostrando il pugnale.

« Questo era vicino al corpo... lo riconosci vero? » Certo che lo conosceva, chiunque nella magione avrebbe riconosciuto quel pugnale di ferro nero, dalla lama irregolare. Era di splendida fattura, e solamente uno specifico gruppo di uomini ne era in possesso: le guardie mercenarie della magione. « Le Lame Nere... hanno ucciso mio padre! »





CITAZIONE
Aspettate il post di Anna per tutte le indicazioni del caso!

 
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view post Posted on 28/5/2015, 23:00
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Like a paper airplane


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Oes – Mezzogiorno
_______________



La luce pallida dell'alba filtrava appena attraverso le tende tirate della guarnigione. Il comandante sedeva dietro la propria scrivania, le mani sugli occhi e i gomiti poggiati sul piano di legno ingombro di carte. Aveva fatto sbarrare tutte le finestre e accendere le lanterne. Aveva barricato i propri uomini dentro perché non si rendessero conto di essere fatti prigionieri. Come animali in gabbia, non dovevano vedere il mondo al di fuori, il cortile in cui i curiosi si sarebbero succeduti incessanti e dove i loro carcerieri sarebbero venuti ad infamarli. Guardò il mucchio di pratiche che avrebbe dovuto sbrigare e che ormai non contavano più nulla. Guardò la firma che ne siglava la maggior parte. Ormai erano solo lettere senza senso, perdute per sempre, senza più un corpo a governarle e senza più uno spirito a motivarle. Erano orfani e parricidi, senza possibilità di appello.
Sospirò. Sarebbero morti tutti quanti, come un branco di leoni a cui sia stato ucciso il maschio alfa. Il cacciatore si era vestito con la pelle del loro signore e quella consapevolezza li avrebbe fatti impazzire. Se non li avesse condannati lui lo avrebbero fatto da soli. Era solo questione di tempo. E l'unico che poteva pensare a una soluzione era lui.
La sua mente lavorava frenetica, cercando un'alternativa che non comportasse la fine.
E poi, come d'improvviso, il ricordo si fece strada nei suoi pensieri appesantiti dal sonno mancato. Quasi un sussurro della coscienza, un'immagine seppellita troppo in fondo. Scavò a forza, cercando di recuperare quelle parole che in parte aveva dimenticato. Con la mano battè violentemente sul tavolo, levandosi in piedi di scatto. Strinse il pugno. Non era un'idea che gli piaceva del tutto, ma non avevano altra scelta. E neppure tempo.


Verner!


La porta del piccolo studio si spalancò senza rumore e una figura sinuosa scivolò all'interno. Il mantello nero copriva completamente l'uomo, rivelandone solo gli stivali stretti da numerose cinghie. Rivolse al suo comandante un saluto militare, portandosi la mano alla fronte celata.


Ricordi quel... quel Moorden che ci ha mandato un messaggero tempo fa?
L'uomo ammantato si limitò ad annuire.
Gli riferirai che ho cambiato idea”.


Il comandante si grattò il mento completamente sbarbato, solcato dalle cicatrici di molte battaglie e dalle prime rughe. Non avrebbe potuto rivestire quel ruolo in eterno, ma prima di cedere la propria lama a un successore li avrebbe riabilitati. Il loro nome sarebbe tornato a risplendere sulla bocca di tutti.


Non sarebbe più semplice...abbandonare il campo?


La voce dell'altro era sommessa, appena percettibile, nel modo in cui era stato addestrato. Era il loro segno distintivo: la discrezione, la capacità di non essere notati fino all'ultimo. Anonimi, tanto da confondere perfino i testimoni riguardo la propria identità. Tante piccoli tralci di una sola vite, tante mani al comando di una sola mente. Ma ora la testa era stata recisa di netto e loro erano rimasti soli, senza alcun punto di riferimento.


Non vi è onore nel nascondersi strisciando nella merda”.


Digrignò i denti. Non l'avrebbe data vinta ai colpevoli, chiunque essi fossero. Anche se questo avesse significato allearsi con una creatura per cui non aveva mai nutrito alcun rispetto, poco più di un mostro su due gambe. Avrebbe pagato per poter trovare una diversa soluzione, ma sapeva che nessuno sarebbe mai stato abbastanza disperato da difenderli. Nessuno escluso lui.



Oes – Tarda Sera
_______________



Moorden sedeva nella propria tenda, intento a lucidare la propria spada. Il suo attendente entrò trafelato, rivolgendogli un inchino. Non era usuale che il suo generale lo mandasse a chiamare dopo il calare del sole. Il volto dell'orco era percorso da un lieve sorriso, che l'altro ben conosceva: soddisfazione. In qualche modo aveva ottenuto ciò che voleva.


Prepara gli uomini. Partiamo all'alba”.
Fece una piccola pausa, lasciando scivolare la pietra sull'acciaio con meticolosità fittizia. Era distratto, stava pensando a ciò che avrebbero potuto ottenere.
E trova qualcuno di esterno al nostro gruppo. Potremmo averne bisogno per...interagire”.


Socchiuse gli occhi, infastidito. Non aveva bisogno di spiegare come funzionasse il mondo degli umani, così chiuso e ostile a qualunque cosa fosse lievemente diversa da loro. Erano solo bifolchi ignoranti, ma presentarsi con un drappello di soli orchi avrebbe semplicemente complicato le cose. Loro non potevano permettersi di fallire.
Il soldato si inchinò di nuovo, uscendo dalla tenda di corsa. Nemmeno si accorse dell'ombra che era in piedi accanto ad una rastrelliera, immobile come un manichino.
La Lama Nera annuì due volte, prima di dileguarsi nello stesso buio da cui era venuta.




CITAZIONE
Qm Point

Benvenuti *_*/ Ecco a voi le indicazioni per il turno.

Möbius: Hai espresso la volontà che il tuo pg fosse uno schiavo degli orchi, ed ecco che viene esaudita. Inizierai la quest come schiavo delle truppe di Moorden (e quindi dello stesso generale). Il tuo primo post altro non deve essere che una narrazione di come tu sia stato ridotto in tale condizione. Sei libero di personalizzare gli eventi trascorsi, ma qualsiasi interazione dovesse coinvolgere la persona di Moorden deve essere concordata in confronto con noi QM. Come? Ti basta scrivere quello che avresti intenzione di fare, ma in maniera schematica, non in forma di post, così che noi possiamo confermarlo o dirti che non si può fare.
Esempio: "Nel mio post vorrei che Moorden mi prendesse a bastonate sulla zucca fino a che non svengo e poi mi incatenasse" (non serve quindi descrivere nei dettagli, questo è qualcosa che potrai fare poi nel post. Basta che tu riporti le azioni in maniera che siano comprensibili).
Queste indicazioni valgono anche per i dialoghi che tu volessi eventualmente intrattenere con Moorden (e, nel proseguo della quest, con altri png).
Esempio: "Nel mio post vorrei chiedere «Salve Moorden, bel tempo non è vero?»" (non serve l'introspezione o descrizioni eccessive, ma basta riportare il dialogo che vorresti intrattenere, dopo di che noi ti scriveremo in confronto cosa risponde Moorden/ il png in questione).

Tutti gli altri: Per voi le indicazioni sono simili, ma un poco più complesse. Posto che se partecipate alla quest è perchè avete intenzione di seguire Moorden nella sua missione, il vostro post dovrà consistere nella narrazione del motivo per cui questi vi ha reclutato (cosa stavate facendo, perchè i suoi emissari, che ricordiamo essere orchi, vi hanno notato, come vi hanno convinto ad unirvi a loro anche solo per una missione, ecc.). Non serve un post immenso, ma dovrà essere sufficiente a farmi comprendere le ragioni della scelta di Moorden e della vostra. Qualche indicazione preliminare potete ricavarla dal mio post: all'orco servono degli umanio umanoidi, utili per portare a termine un compito investigativo all'interno di una comunità particolarmente razzista come, appunto, quella di soli umani. L'orco, al tempo stesso, ha inviato i suoi emissari in cerca di soggetti adatti alla missione. Aggiungo un suggerimento ulteriore: a Moorden non interessano solo uomini scaltri o particolarmente intelligenti, ma anche guerrieri sufficientemente forti da difendere i propri compagni, uomini abili a rapportarsi con gli altri e a convincere gli estranei a parlare, uomini agili e veloci ( magari capaci di destreggiarsi con agilità in situazioni difficili) o uomini dalla morale particolarmente integra o abbastanza inflessibili da non cadere nei più banali raggiri. Insomma, la vostra libertà nel descrivere l'antefatto alla quest è totale, purchè ciò che accade sia coerente con il vostro personaggio e con la situazione che vi ho presentato.
Anche per voi: qualsiasi azione coinvolga la persona di Moorden deve essere concordata in confronto con noi QM.

Per qualsiasi dubbio, ovviamente, avete spazio in confronto e vi sarà chiarificato.
Per postare vi vengono concessi 5 giorni, quindi entro martedì 2 alle 23.59 (o mercoledì 3 in caso di proroga)
Buona scrittura ^^

 
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dra31
view post Posted on 1/6/2015, 18:03




Rou ~ Moord - I
Oes, Alcrisia.

Come ogni sera, la taverna brulica di vita: mercanti, artigiani, bari e contadini si ritrovano intorno ai tavoli di legno. Giocano a carte e ai dadi, chiacchierano; ridono sguaiatamente e imprecano a gran voce, come se si sfidassero da un tavolo all'altro; discutono urlando a squarciagola o semplicemente restano assorti, a fissare un punto indefinito. Mangiano, fumano o tutte e due le cose insieme; negoziano il prezzo con le donne che frequentano la locanda mostrando le loro bellezze, o strizzano le natiche delle figlie del taverniere, che servono ai tavoli. E tutti, senza eccezione alcuna, bevono.
In questo quadro di quotidianità, un forestiero è seduto ad un tavolo sul fondo della stanza, vicino a due giovani suonatori e le loro compagne di spettacolo; ordina da bere e da mangiare e resta ad osservare la vita della sala. Silenzioso, gli abiti impolverati dal viaggio e il volto stanco, lo straniero aspetta ospiti, qualcuno con cui è entrato in contatto nella giornata che sta finendo. Nell'attesa consuma una cena frugale, adeguata alle scarse finanze che lo accompagnano.
Non è la prima volta che si trova a dover fare economia su cibo e alloggio, già in passato è capitato di rimanere senza moneta sonante e in qualche modo è sempre riuscito a cavarsela; scendendo a patti con il proprio onore, evitando di cadere nella trappola dei debiti e accettando lavori di ogni genere, il forestiero ha superato più volte le sue difficoltà economiche. E questa volta, nella stessa situazione di altri tempi, non è da meno.

Quando il silenzio entra nella taverna con i nuovi avventori, che per pochi istanti sostano sull'ingresso a squadrare l'umanità che riempe la sala, lo straniero solleva il capo dal piatto e con un lieve cenno del capo saluta gli ultimi arrivati. Passi pesanti risuonano nella taverna e parole sconosciute si levano in aria, mentre timida la sala riprende a vivere con il vociare tra i tavoli; quando giungono al tavolo del forestiero i suonatori e le loro compagne lasciano il posto con celere disinvoltura per spostarsi in un tavolo appena liberatosi. Rimasti soli, il forestiero fa cenno ai suoi ospiti di accomodarsi e offre loro del vino. Tranquilli, intimidatori nel loro aspetto e nei loro sguardi, i due pelleverde si siedono sulla panca e si servono abbondanti dosi del rosso alcolico. Il tempo di acclimatarsi e il più basso dei due prende la parola.

Sei coraggioso, uomo! O stolto.

Il forestiero corruccia la fronte nel sentire la nota sprezzante usata per definirlo e punta il coltello verso chi sta parlando, con fare sicuro.

È necessità, pelleverde.

Ricambia la diffidenza e non accenna a mostrare insicurezza, la lama rivolta verso loro. Il secondo pelleverde sbatte il pugno sul tavolo e sorride.

Cercate uomini capaci, giusto? E io cerco lavoro. Parliamone.
Vero, cerchiamo uomini capaci. Scaltri, intelligenti, forti, abili; quello che tu non sei.
Glo dat ons blind.

Hulle is dwase!

La risata del pelleverde, un energumeno che supera almeno di due spanne l'uomo, è fragorosa. Il forestiero riesce ad intuire, sebbene non li possa comprendere, il motivo dell'ilarità e non si scompone. "Ci sono abituato", risponderebbe se qualcuno glielo chiedesse. Capisce anche la diffidenza dell'altro; osservandolo, l'uomo è diametralmente opposto alle esigenze del pelleverde: la mole, seppur robusta, non mostra alcuna forza o agilità; a prima vista non sembra nemmeno un campione d'intelligenza e furbizia, soprattutto se cerca di propria volontà l'accordo con dei pelleverde. Insomma, per l'emissario di Moorden, quello straniero non vale la candela.

Non si giudica dall'aspetto. Io lo sto facendo?

Posa il coltello sul tavolo e si serve un bicchiere di vino, prima di continuare.

Ripeto, parliamone. Vi servono uomini abili e svegli ma non spieghi per cosa. Come puoi trovare qualcuno se non parli?
Menslik, non siamo scemi come credi. Ci servono uomini che sappiano parlare con i loro simili, muoversi tra loro dove noi non possiamo, uccidere quando serve? Tu sei capace?

Lo straniero mette mano alla cintura e il pelleverde alto fa altrettanto, sfoderando un grosso pugnale. Rimane, però, sorpreso quando vede che l'uomo posa sul tavolo delle borse ricolme di attrezzi da lavoro, tra i quali spiccano una mazzetta e un'accetta.

Sai cosa sono?

Il pelleverde annuisce ma non parla, attendendo la fine del discorso.

Quindi riesci a capire anche di cosa mi occupo. Non è un mestiere semplice, richiede cervello e braccia buoni. Come credi che riusciamo a costruire le nostre dimore se non siamo intelligenti e forti?
Anche noi ne siamo capaci, uomo. Questo non basta per esserci utili.
Allora, perché cercate degli estranei, se potete farlo voi stesso?
L'hai detto tu il motivo: devono muoversi dove voi non potete. Io posso, se mi prendi con te.

Dimmi, menslik. Perché noi? Se è come tu dici, se è per necessità perché accettare la nostra offerta?

La domanda non trova impreparato il forestiero. Ha già sistemato la questione a livello personale nello stesso momento in cui ha deciso di avvicinare quella coppia di pelleverde con la loro richiesta.
Li ha incontrati quello stesso giorno, tra i vicoli del borgo dove si trova, nella regione di Oes. Li ha seguiti per un po', spinto dalla curiosità dell'incontro e dalle parole che stava ascoltando. Infine, dopo aver valutato alcuni argomenti personali, li ha approcciati concordando un incontro la sera stessa nella taverna del borgo.
Perché mettersi al soldo dei pelleverde quando potrebbe servire con la propria arte qualcuno del posto? Dietro a questa decisione ci sono vari motivi, primo tra tutti l'assenza momentanea di necessità di costruttori o operai. Per una particolare congettura di eventi e tempistiche, il forestiero è giunto in quell'angolo della regione di Oes quando lo stesso borgo vive un periodo di inerzia che non vede fine. Nessuna offerta di lavoro, nessuno intenzionato a pagare pochi soldi per i servizi di un abile muratore. Nulla di nulla, e i soldi per vivere alla lunga tendono a finire.
E quando il bisogno è impellente, anche il più rigido uomo deve scendere a patti con il proprio onore. "In caso di necessità si riescono a fare cose inaspettate", ricordano gli anziani.

C'è di mezzo il mio futuro. E questa gente non mi è di nessun aiuto.

L'uomo è deciso, lo sguardo fermo; non mostra titubanze. Il pelleverde soppesa le parole dell'uomo e inizia a parlare con il compagno nella loro lingua, aprendo una discussione dai toni pacati ma concisi. Nei minuti che trascorrono, i pelleverde sembrano dimenticarsi del tutto del forestiero che li sta ascoltando senza comprendere. Quando, dopo aver rivolto un paio di sguardi all'uomo tra una frase e l'altra, il pelleverde torna a rivolgersi allo straniero.

Il tuo nome, uomo.
Serhat Satu. O semplicemente Serhat.

La discussione continua fino a notte fonda, condita da boccali di vino e toni rilassati. Intorno a loro, la sala della taverna continua la propria vita, incurante dell'accordo che sta prendendo forma tra due pelleverde e un costruttore.

png

Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%
Energia × 100% | Fisico × 100% | Mente × 100%


- condizioni. Ottimali. {Fisico [0B+0M+0A+0C+0I] + Psionico [0B+0M+0A+0C+0I]}
- forma. Normale {100% = [0B+0M+0A+0C+0I]} + 0 CS {Forza Fisica 0 [0+0] + Intelligenza 0 [0]}

+ ragionare. Ragionare, pensare, comprendere: il mestiere del costruttore è un lavoro intellettuale, prima che manuale. Alla base di una fondazione ci sono calcoli e analisi che ne determineranno la consistenza e la forma, tra le fughe ordinate delle pietre di un muro si mescolano conoscenze e esperienza così come le eleganti geometrie di una cupola poggiano su molteplici insegnamenti e formule.
Un incessante cigolio di ingranaggi ben oliati è il suono che accompagna da molto tempo l’attività di Serhat, un meccanismo collaudato e tenuto in ottime condizioni da un’esperienza e una formazione continua che si protrae da vent’anni a questa parte, cioè dal primo giorno che prese in mano un badile e fece la sua prima trincea di fondazione dietro le direttive del capomastro di turno, suo padre.
Ad oggi, dopo una vita trascorsa a comprendere segreti e regole di un mestiere complesso seguendo maestri e insegnanti di ogni specie, Serhat ha raggiunto un traguardo che anni addietro riteneva una prerogativa paterna, quella capacità che gli permette ora di compiere ragionamenti e formulare soluzioni in tempi infimi e capaci di confutare le tesi di colleghi ed estranei al mestiere.
{Difesa psionica passiva. [Stratega I] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Comprensione della classe e del talento avversario. [Stratega I] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Passiva di solo discernimento di illusioni. [Stratega II] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Immunità dal dolore psionico e negazione degli effetti delle tecniche psioniche, i danni si mantengono. [Stratega II] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Capacità di vincere scontri fisici a parità di CS. [Abilità Personale 1/25] [Fisica] [Passiva, 6 usi]}
{Difesa psionica variabile personale. [Abilità Personale 2-3-4/25] [Psionica] [Variabile da Basso a Alto]}

+ lavorare. L’altra faccia della medaglia, lavorare. L’attività fisica che questo mestiere richiede è pari a quella di ogni altro lavoro essenzialmente manuale; caricare, scaricare e stoccare i materiali da costruzione, modellarne la forma a colpi di scalpello e accetta, trasportarli dove richiesto sul cantiere: il lavoro del manovale è alla base del mestiere del costruttore, così come un scudiero è il primo passo per diventare un cavaliere. Manovali si diventa da giovani e ci si rimane per tutta la vita, anche se il proprio ruolo in un cantiere è diverso. Un ruolo dove il fisico diventa l’arma in più per non cedere alla fatica, dove anni di pietre, terra e legname portati a spalla contribuiscono a formare una migliore capacità di gestire le proprie forze, al punto di riuscire a rispondere con celerità alle diverse esigenze del lavoro.
{Perizia: quando utilizza una tecnica di Power Up, guadagna 1 CS aggiuntivo alla stessa caratteristica. [Umano] [Passiva, 6 usi]} + {Esperienza: permette di difendersi senza essere antisportivi da un grande numero di attacchi o da attacchi inaspettati, influisce solamente sulle azioni non tecnica. [Amuleto razziale] [Umano] [Passiva, 6 usi]}
+ l'agrimensura: criteri e tecniche. Misurare, stimare e posizionare. L'agrimensura è quella parte del suo mestiere che Serhat non è solito usare se non sotto precisa richiesta. Come sappiamo già, l'agrimensura ha per oggetto la misurazione di campi o terreni e la loro stima; oltre a questo è compito dell'agrimensore individuare e porre i confini terrieri e altri punti di particolare interesse locale. Per definire questi punti di rilievo esistono molteplici metodi di misurazione planimetrica; uno di questi è la triangolazione, il quale sfrutta le regole geometriche dei triangoli e le loro proprietà. È lo stesso principio usato nella nautica per individuare la posizione delle navi sulle carte e aggiornare la rotta.
A un agrimensore abile bastano pochi elementi noti ed è capace di individuare la posizione di ciò che non è direttamente raggiungibile. E grazie a questi pochi elementi, definiti dei punti di riferimenti esistenti o artificiali ed eseguiti dei rapidi calcoli mentali, il costruttore è capace di orientarsi senza molti sforzi e di localizzare oggetti e persone intorno a lui, tenendo continuamente aggiornata la loro posizione rispetto a lui.
{Auspex a bersaglio singolo [Amuleto dell'auspex] [Fisica] [Passiva, 6 usi]}
+ l'esperienza del Costruttore. Tre semplici compassi, che con l'ausilio di altri strumenti riescono a riprodurre ogni cosa su carta. Non esistono limiti alla creatività umana, eppure l'arte della costruzione ha raggiunto standard tanto elevati da riproporre ciclicamente gli stessi modelli. Ogni architetto che si rispetti può tracciare le basi per una costruzione, a partire dalla planimetria dell'edificio da erigere. E sebbene i costruttori non studino tanto quanto loro le basi della fisica che stanno dietro agli edifici, i più esperti riconoscono a memoria la matrice al quale un luogo è ispirato. Mediante i compassi e un semplice foglio di carta, il Costruttore esperto potrà tracciare la planimetria di un edificio solamente attraverso pochi dettagli, come una misura del perimetro esterno o la conta delle porte di un lungo corridoio. Perché per quanto sfarzoso ed elegante possa essere all'aspetto, i mattoni saranno sempre gli stessi.
{il costruttore potrà tracciare la planimetria di un edificio osservandone anche solo una piccola parte [Passiva, 6 usi]}

- ... ...
{...}

+ la strumentazione: attrezzi personali. Armi iniziali [Mazzetta, Accetta, Piombo] per un peso variabile di kg 4~6 | Equipaggiamento GdR non offensivo [Borse degli attrezzi]
+ la strumentazione: strumenti di rilievo e misurazione. Armi acquistate [Corda a tredici nodi]
+ la strumentazione: attrezzi di cantiere. Armi acquistate [Malepeggio, Martellina, Badile, Sacchetti di gesso x 5]
+ la strumentazione: strumenti di disegno e misura. Oggetti GDR [Compassi x 3] incantati [vedi "Disegno e Scrittura"]
+ la strumentazione: pacchetto di medicazione. Bendaggi con soluzione cicatrizzante [Erba medicinale x 2 (cura bassa, istantaneo)] e Tonici [Corallo x 1 (+4 CS Intelligenza) + Erba ricostituente x 1 (+5% energia)] + pezzi di ricambio {Ripara un equip danneggiato [Abilità personale 12/25] [Fisica] [Medio]} e coltello.
+ cianfrusaglie. Oggetto personale [Quaderni di appunti]
+ doni. Cristallo del Talento + Anello del tuttofare (Dialetto dell'Akeran, Lingua del Nord) x 2

- note. Serhat entra in contatto con gli emissari di Moorden in una località della regione di Oes, presumibilmente nelle ore successive all'ordine del Pelleverde. La scena è incentrata sul momento iniziale dell'accordo, ponendo l'accento sulla diversa linea di pensiero dei presenti. Spero di aver reso, nei miei limiti, l'idea.
Buon gioco.

In caso di necessità si riescono a fare cose inaspettate.
Serhat Satu

 
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minesht
view post Posted on 2/6/2015, 11:31




Rou ~ Moord
Our spirit was here long before you
Long before us
And long will it be after your pride brings you to your end.


Ricorda, mi dissi. Ricorda quei volti, ricorda quegli odori, ricorda le fiamme, ricorda il sangue. Guardali in faccia e non dimenticarli. Non dimenticarne neanche uno.
La mia non è una bella storia da ascoltare. Nessun falò brucerebbe per illuminarmi mentre la racconto. Non ci sarebbe nessuno ad ascoltare d'altronde.
No, questa è una storia che ripeto per sfuggire alla prigionia e alla pazzia, nella speranza che la mente non mi abbandoni. Avranno preso il mio corpo ma i miei pensieri sono qua, privi di sbarre. Io sono ancora Io. Almeno per il momento.
Vennero nella notte e non avevamo niente. Lì, nel deserto, vivevamo sotto il sole infuocato e sopra le sabbie ardenti. In mezzo all'inferno, in un limbo arido e inospitale.
E tuttavia eravamo sopravvissuti. L'intero villaggio da sempre si era arrangiato con quello che poteva. Siamo...eravamo ottimi cacciatori. L'istinto di sopravvivenza ci aveva resi letali come le belve, implacabili fra le dune. Ciò che uccidevamo diventava cibo, vestiti, merci di scambio.
Poi i Dev, gli occhi nell'oscurità, le urla del buio. Gli unici mostri che temevamo, da sempre.
Io lo so come hanno fatto. Devono averci osservato, giorno dopo giorno. Incessantemente.
Attesero il giorno in cui i cacciatori non erano ancora tornati. Sapevano che nessuno ci avrebbe difeso ma, del resto, avevamo veramente una speranza? Non avevamo sempre vissuto con le loro lame piantate sulle nostre gole?
Cademmo uno dopo l'altro. Mia madre, mio padre, mio fratello, il mio villaggio.
Poi ricordo gli occhi tra le fiamme, il battere dei tamburi e degli scudi. Risate.

Neem haar,
dissero, prendetela.


______________________________________________________



Oes, Alcrisia.
ciò che brucia

Le sbarre della gabbia erano roventi.
Nonostante l'afa anche quella mattina si era svegliata con i sudori freddi. L'acciaio le avrebbe lasciato per l'ennesima volta addosso l'odore di ruggine e inciso sulla pelle l'ennesima cicatrice dovuta allo sfregare del corpo contro il metallo. Nel lungo periodo di detenzione raramente aveva conosciuto il sonno. Quello vero.
La sera prima era stata presa di forza dalla gabbia e gettata con forza ai piedi delle matrone. Le Huismoeder erano pelleverde dal carattere duro e la crudeltà stampata sugli occhi. A loro stava il compito di generare i figli che avrebbero, in futuro, riempito la fila degli eserciti. Quel giorno però furono gentili con lei, nei limiti delle loro possibilità.
La riempirono di gioielli d'oro e pietre luminose e la vestirono con un'abito elegante di stoffa attraversata da fili d'oro. Stonava in quest'armonia dorata macchie di sangue sparse un po' ovunque, ormai scurite e rinsecchite dal tempo. Sto vestendo la pelle di un cadavere, pensò.
Aveva la pelle secca e il contatto con le pitture viscide e fredde la fece rabbrividire per qualche secondo. Sarebbe stato piacevole se non avesse dovuto pensare che quella sera aveva uno scopo che andava ben oltre il semplice diletto.
Trofee, il trofeo, così la chiamavano e adesso le somigliava davvero.
Il viaggio della mattina era stato più silenzioso del solito.
Erano partiti soltanto un piccolo manipolo di soldati e si erano trascinati lei dietro, ancora imprigionata dietro le sbarre. Così decorata sembrava una specie di pappagallo colorato in forma umana.
Attorno a lei le voci erano concitate ed eccitate. Un paio di Dev addirittura sguainarono le loro lame innalzandole al cielo per la gioia.
L'Owerste, questa la parola che riuscì a sentire dalle conversazioni. Un comandante militare dunque, che spiegava il perchè l'avessero "decorata" con una cura così meticolosa.
Sarebbe stata venduta a un condottiero? Del resto lei era solo il Trofee, e un trofeo resta tale, che sia un uomo o un oggetto. Un trofeo resta in silenzio, un monito silenzioso che ricorda chi vince e chi perde, chi vive e chi muore.
L'ingresso nella tenda del comandante fu accompagnato da inchini formali che raramente aveva visto fare ai suoi aguzzini.
Il pelleverde che gli orchi chiamano comandante ha l'aria di chi ha assistito gesti del genere infiniti volte. Tra i pelleverde che la donna ha visto fin'ora questo è decisamente il più mostruoso, ciò che più definirebbe Dev. La pelle, ricoperta da orribili scaglie simili a bubboni, ricopre come un involucro ributtante un corpo decisamente più esile dei suoi compagni. Il volto mostra una lunga fila di denti scoperti e due grandi occhi luminosi, un aspetto che fa a pugni con i modi che sembrano decisamente meno brutali di quelli degli altri membri della sua stessa razza.
Il comandante solleva appena lo sguardo dalla sue carte. Lo sguardo è accigliato, forse è giusto un po' sorpreso. "Questo cosa vorrebbe significare?" - chiede.
"Owerste, un dono per voi." dice uno dei soldati prima di prendere il mento della schiava fra le dita " Waardevol, preziosa, e resistente. Vi scalderà il letto la notte e sarà il Trofee che tutti vi invidieranno. Ma state attento comandante, è più pericolosa di quanto sembri. Tre notti fa ha cercato di uccidere il soldato di guardia alla sua gabbia. L'abbiamo punita a dovere."
Per la prima volta la schiava si sentì osservare in modo diverso dal solito. Quello sguardo mostruoso sembrava non volerla uccidere o farle del male, non per ora almeno. Tuttavia non si sarebbe lasciata ingannare. Il tempo passato con i suoi aguzzini le aveva insegnato che un mostro rimane tale anche se mascherato da gentiluomo.
Il comandante allontanò i soldati con un secco e basso "Lasciatela e andatevene" al quale i soldati obbedirono senza fiatare e rispondendo con un inchino.
Nella tenda c'erano solo loro due adesso, la schiava e il mostro.
Tornò alle sue mappe per qualche minuto prima di sollevare la testa e osservarla.
"Chi sei?" chiese quasi per dovere.
La donna si avvicinò quanto più poteva alle sbarre della gabbia. Voleva guardarlo dritto negli occhi, da vicino.
Chi sei? Come poteva rispondere? Chi era adesso? O, ancora meglio, cosa era adesso?
Gli occhi le si chiusero su due fessure lanciando solo odio. Se ne avesse avuto la forza e se avesse saputo che sarebbe servito a qualcosa avrebbe urlato. E tuttavia non si inchinò, ne' abbassò il viso. Non avrebbe riservato mai quest'onore a nessuno di loro.
"Diere" eruttò dalla bocca, sputando a terra per la rabbia. Bestie siete, animali che si fingono uomini. E sarò felice quando vi vedrò morti in un lago di sangue come tutto ciò che avevo.
Forse abituato a questo nome, il pelleverde non sembra per niente colpito ma anzi risponde con un sorriso stanco.
"Mi hanno dato questo nome per molto tempo. En die dier is jy" - sei tu la bestia in gabbia adesso.
"Collabora e ti farò uscire".
Collaborare?
Piuttosto mi taglierei la gola con le mie stesse mani.
Negli occhi della schiava si accese una strana luce. Speranza forse? O una naturale reazione a un minimo sentore di libertà?
"Praat" - disse in tono quasi violento - "Parla."
Il pelleverde mostruoso sembrava quasi infastidito dal dover intrattenersi in quella conversazione.
"Ho bisogno di umani che svolgano un compito per me" - disse avvicinandosi alla gabbia - "Qualcosa che le bestie non possono fare da sole." Aveva già il mento della schiava chiuso fra le sue dita, lo sguardo fisso nei suoi grandi occhi neri.
"Servimi e aprirò questa gabbia. Fallo di tua spontanea volontà, non costringermi te dwing"
Al solo tocco delle dita la donna si tirò indietro di scatto. Conosceva poco la lingua comune, ma le parole della lingua dei pelleverde le aveva fatte sue e, proprio per questo, le risuonarono ancora più violente del dovuto.
Te dwing, l'obbligo, quasi sempre con l'utilizzo della violenza. Ciò che le fece scattare di getto "Moet my nie raak!...Vertel my net wat om te doen....". Non toccarmi, dimmi solo cosa devo fare.
Era stata lei a vendersi questa volta.
Il comandante annuì.
"Andrai con i miei uomini. Ti daranno istruzioni sul posto. Non sarai sola, ci saranno anche altri"
Aprì la gabbia.
"Riguardo a questo. Se gli altri tentassero di tradirmi...slag."

Uccidili.


E lo farò. E poi verrà il tuo turno. E poi quello dei tuoi soldati.



Pensò, con una gamba già fuori dalla gabbia.



CITAZIONE
note: scusate per la qualità del post, il periodo e la mancanza di sonno non hanno aiutato. Comunque, tutto procede come scritto in confronto, buona giocata a tutti! Non inserisco al momento lo specchietto perchè non ancora necessario.
 
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view post Posted on 2/6/2015, 21:15
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Pochi giorni prima, una strada dell’Alcrisia.



Non vogliamo animali qui, sparite!
Si! Via da qui bestiacce puzzolenti! Tornatevene alle vostre caverne!
Stupidi pelleverde, tutti muscoli e niente cervello: dovrebbero stare lontani da qui, da ovunque in realtà.



Graud sopportava pazientemente gli insulti mentre tendeva per bene la corda portante del rifugio di pelli per la notte, consapevole che non era nel miglior interesse per il suo gruppo attaccare ancora briga con degli umani in quella regione, orgogliosi ed avidi ma dalle spade pronte e protetti spesso dall’influenza delle compagnie commerciali. Eppure sotto la pelle il sangue gli ribolliva nelle vene, fremendo l’antica sete della battaglia e della sfida; avrebbe voluto sfogare la sua irritazione con qualche colpo ben assestato dei suoi pugni: tra la sua gente un insulto come quelli che stava ricevendo era motivo certo di uno scontro e non era insolito sistemare rapidamente le questioni con il più forte al comando.
Con uno sguardo deciso ed un gesto frenò le irruenze di un paio di giovani orchi, disposti a far valere il proprio orgoglio invece di montare le tende come lui aveva ordinato. Lasciate che insultino quanto vogliono. Aveva detto loro nella lingua gutturale dei Pelleverde. Domani saremo lontani da qui e non c’è onore nel picchiare i codardi che si nascondono dietro le parole.
Poi però era arrivato quell’uomo, un tipo taciturno dai lineamenti affilati e dagli insoliti capelli color del sangue appena versato: inaspettatamente aveva preso le loro difese, raccontando di come qualche giorno prima avesse visto quello stesso gruppo di orchi respingere un attacco di predoni con tanta veemenza da costringerli a ritirarsi più che in fretta, al punto che per qualche tempo non avrebbero più potuto assalire le carovane di passaggio. Un vantaggio per tutti sulla strada, no? Aveva lasciato intendere. Specie per chi porta con sé carichi preziosi ...
Graud era rimasto sorpreso ed un pelo incredulo da quell’intervento. Non si aspettava davvero che gli altri umani dessero retta al nuovo arrivato ma qualcosa in lui, forse l’aria di naturale autorità che emanava dalla sua persona, forse la sottigliezza con cui aveva fatto notare che a guadagnarci in fondo erano stati proprio i carovanieri, li aveva convinti a lasciar perdere.
Rigidamente ringraziò l’umano, il quale accantonò la cosa con un cenno del capo, ma disse che non c’era necessità di un intervento, avrebbe saputo tenere la situazione sotto controllo anche da sé.

Non tutte le battaglie sono da combattere.



Aveva saggiamente risposto il rosso.

E personalmente ho imparato a giudicare gli altri da quello che fanno, piuttosto che da quello che sono. Sarebbe ora che il resto della mia gente lo capisse almeno un po’, se non altro per evitare problemi.



Ghignò soddisfatto, abbassando la voce.

A parte il fatto che non c’è stato nessuno scontro coi banditi, nei giorni scorsi.
Invece signore, potreste ripagarmi se aveste notizie di alcuni miei amici, un orco ed un goblin per l’appunto: si chiamano Moorden e Sapp, lui è un inventore tanto pazzo quanto geniale.



Il gruppo di orchi si era un po’ allontanato dal punto di sosta della carovana, quel tanto che bastava a non avere problemi e l’uomo dai capelli rossi aveva chiesto di poter piantare la propria tenda con le loro dopo aver scoperto che Graud conosceva i due pelleverde che conosceva. Aveva detto di chiamarsi Shimmen Kasumaki, e di preferire una rozza ma almeno onesta compagnia rispetto a quella che, ne era sicuro, avrebbe trovato con la maggior parte dei suoi simili: non che i pelleverde fossero entusiasti della presenza di un umano all’interno del loro accampamento ma erano curiosi rispetto a quell’insolito atteggiamento, così poco avverso nei confronti della sua razza universalmente disprezzata, e dal fatto che conoscesse colui che li aveva mandati in missione.

Perché tu, umano, evitare scontro a noi con tuoi simili?



Sbottò all’improvviso Graud mentre si serviva una copiosa porzione di zuppa di carne dal grosso pentolone ammaccato che sobbolliva nel focolare al centro dell’accampamento, invitando con un gesto il suo ospite a fare altrettanto. Si sforzò di parlare meglio possibile, scandendo le parole, essendosi reso conto che il rosso non comprendeva affatto l’aspra lingua usata dal suo popolo: lui stesso del resto parlava solo stentatamente la lingua degli umani, anche se la capiva abbastanza da seguire i vari discorsi.

Perché no Graud-san? Voi stesso stavate trattenendo i vostri dal provocare uno scontro insensato che avrebbe soltanto messo in cattiva luce la vostra gente, e creato problemi in futuro. Meno di quattro mesi fa aiutai un goblin mio amico, Sapp, a liberare un gruppo si suoi simili da una miniera in cui erano intrappolati a causa di un demone, rischiando di finirci intrappolato e morire sotto terra. Erano stati lasciati là sotto a morire solo per il fatto di essere goblin, immagino, quindi sacrificabili secondo l’opinione comune: in confronto non mi è costato nulla quel che ho fatto oggi, una piccola bugia a fin di bene. E poi quei bifolchi laggiù avevano bisogno di una lezione di umiltà e di civile comportamento, di avere qualcosa su cui riflettere.



Shimmen prese la borraccia e bevve un sorso d’acqua prima di continuare, consapevole che gli altri orchi si stavano sedendo in semicerchio per il pasto, ovviamente tutti ad una certa distanza da lui. Non gliene faceva una colpa, anche lui ci aveva messo un po’ ad abituarsi alla loro presenza, al non considerarli come bruti pericolosi.

Ho viaggiato fino alle terre dei nani, oltre il deserto, ed ho visto molti popoli diversi. Questo, ed il rispetto personale che provo per alcuni del vostro popolo mi hanno fatto cambiare idea, mi hanno fatto capire che ciò che pensavo su di voi era differente dalla realtà.



L’orco lo fissò intensamente, strofinandosi pensierosamente un pollice sull’altro.

Sei strano Shimmen della famiglia Kasumaki: molti altri non andare oltre opinione comune del loro ... gente? Corretto?



Popolo, Graud-san.



Popolo, si. Io credo che se tu vuoi vedere Moorden lui poter avere bisogno di te: cerca umani per trattare con altri umani in un posto, una città ... non so dove di preciso ma so che hanno avuto ... problemi. Persone forti, guerrieri; intelligenti, capaci di parlare come tu avere fatto con uomini di carovana. Persone disposte a trattare noi come voi: tu mi sembri così da tue parole, per questo io dire questa cosa ... mio gruppo cercava appunto umani come te. Posso indicare strada per arrivare a suo accampamento, se interessa.

Ah, capisco.



Un sorriso strano si aprì sul volto di Shimmen mentre rifletteva sulla proposta, e sentendo ravvivarsi la sua voglia di avventure capiva davvero che quando il destino cospira per farti volgere in una direzione non c’è niente che si possa fare per fargli cambiare idea. Entrambe le volte che un membro dell’ex gruppo di Bara-Katal aveva chiesto una mano a degli umani si erano rivelate situazioni ... interessanti, diciamo, seppure piene di pericoli come l’intera Guardia Insonne o un demone del fuoco. Cosucce da niente insomma. C’era da scommetterci che anche quella volta sarebbe stato così ma si conosceva abbastanza per sapere che non avrebbe saputo resistere alla tentazione di andare almeno a dare un’occhiata a cosa stava succedendo.

Dicevate che potreste indicarmi la strada? Spero non sia troppo distante da qui ...

 
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Shervaar
view post Posted on 2/6/2015, 22:11






La taverna era bassa e ad affollata, ammobilita con semplicità e senza pretese solo per fornire agli avventori un posto al caldo ed il generoso abbraccio del vino. I clienti di certo non mancavano, tutt'altro, quindi inizialmente non capii quei tavoli vuoti al centro del locale. Bastò però guardare bene il colore della pelle dei presenti per intuire il perché di quello spacco. Divertito andai a sedermi.
Sulla mia destra una folla di umani se ne stava stipata e guardinga in quattro tavoli vicini bevendo silenziosi; sulla sinistra un tavolo di tre orchi banchettava rumorosamente come fossero in venti, non curanti degli sguardi ostili; al centro io, in uno dei tavoli vuoti di confine, ne orco ne umano, semplicemente Nitro.
Con un cenno chiamai per ordinare la cena.

Tirai allora fuori un paio di carte ed iniziai a consumare silenzioso quella specie di poltiglia che l’oste cercava vanamente di spacciare per manzo bollito. Cane bollito probabilmente ma neanche su quello avrei scommesso, non che la cosa mi importasse veramente, avevo ben altri pensieri per la festa.
Una delle tozze mani verdi portava annoiata alla bocca cucchiaiate di brodo mentre l’altra scorreva avida su un rotolo di pergamena steso sul tavolo. Erano alcuni dei miei appunti, vergati in nero inchiostro e con minuziosa calligrafia su di un ciancicato rotolo di pergamena, e riportavano tra le altre cose una breve lista di oggetti segnati con un asterisco. A piè di pagina un altro asterisco richiamava la nota: “Recuperare di persona solo in assenza di qualsiasi altra alternativa.” In realtà ero quasi tentato di ignorare il mio appunto, solo per l’infantile curiosità di scoprire quali e quanti intoppi mi avesse procurato la prima volta quella lista asteriscata.
Prima o poi sarei dovuto comunque passare in quelle ricche e travagliate terre nella speranza di accorciare un po’ la mia ricerca di ingredienti e reagenti in giro per il continente e trovandomi già a Lithien per altri affari avevo deciso di oltrepassare l’Erydlyss e di allungarmi verso l’Alacrisia. Per poter ritentare il mio esperimento vi erano cose, piante minerali o strane ghiandole animali che fossero, che ahimè andavano ricercate negli angoli più bui e dimenticati del continente, una folle e titanica impresa che speravo di poter accorciare visitando i ricchi ed variegati mercati dell’Alacrisia, uno di quei posti dove nulla era troppo esotico.

Ero partito dall’Edhel con quello scopo e quello solo era rimasto per settimane, finché passando per le Hooglans qualcosa non aveva stuzzicato la mia curiosità. Sapp era il suo nome e l’uniche cose avevo scoperto di lui in settimane erano il suo essere goblin e la sua abitudine nel lavorare con intrugli alchemici. Devo ammettere che le somiglianze erano poche ma fondamentali e non c'era quindi da stupirsi che un paio di volte alcuni pelleverde vagabondi mi avessero confuso con lui; da lì la mia curiosità era schizzata alle stelle. Volevo, dovevo incontrare quel goblin perché vi erano mille segreti del mestiere che volevo scambiare, da collega a collega, saziando quell'inappagabile desiderio di impastare le mani i nuovi esperimenti che in genere muove tutti quelli come noi. Non sapevo in effetti cosa frullasse per la sua testa, ma potevo scommettere che non sarebbe stata poi così diversa dalla mia. Avevo allora continuato il mio viaggio verso le ricche terre dei nobili nel sud facendo in giro domande su Sapp, domande che in genere si erano rivelate sterili e infruttuose. Tolti quel pugno di pelleverde che mi avevano involontariamente indirizzato su quella ricerca nessuno sembrava sapere nulla de goblin; ero ormai in Alacrisia e l'unica notizia certa che avevo era che Sapp si era alleato con qualcuno di potente, potenzialmente chiunque in realtà.
Pensieroso allora me ne stavo allora al mio tavolo, logorandomi fantasticando su quali e quante cose potevano uscirne da quell'incontro con l’alchimista che ormai cercavo inutilmente da settimane. Più mi inoltravo nelle terre dei nobili umani, razza diffidente di mentecatti chiusi in se stessi che mai avrebbe stretto alleanza con un pelleverde, e più sapevo sarebbe stato improbabile incontrare il mio goblin.

Finii di ingurgitare la cena, poi sistemati nella sacca i miei averi mi avviai verso il bancone per pagare. In quell'istante due colossi verdi entrarono dalla porta della taverna, grugnendo qualcosa al proprietario e avviandosi verso i loro rumorosi fratelli. L'oste che mi era di spalle lì seguì con lo sguardo pulendo un boccale finché questi non si sederono. << Fottuti pelleverde >> ringhiò a denti stretti con rancore.
Quando un attimo dopo sbattei due monete sul bancone questo si girò sussultando e guardatomi in faccia iniziò a balbettare terrorizzato.
<<..io..io..scus..scusate...>>
<< Non sono uno di loro >> gli risposi con tranquillità << Puoi rilassarti >>
Mentre il suo viso riprendeva un colore normale e il respiro si regolarizzava l'oste allungò una mano verso le monete.
<< Ah...bene...questi sono ormai ovunque e la tua somiglianza bhè...non è certo poca >> si riprese goffamente, ancora leggermente scosso.
Troncai quel discorso sul nascere, sentito e risentito fino alla noia.
Nove decimi di quelli che incontravo, visto il colore della mia pelle, mi bollavano subito come orco. Ma non era quello il mio popolo, nessuno lo era da quando mi ero svegliato mutilato nelle profondità del mio laboratorio, e questa mia convinzione era supportata da attenti studi anatomici...un discorso decisamente troppo complicato per più.
La cospicua presenza degli orchi così a sud comunque mi incuriosì, da qualche parte nella mia mente malata avanzò un improbabile ipotesi.
<< La mia è storia lunga, raccontami piuttosto la loro. Cosa li spinge qui, così numerosi e così in profondità nelle terre degli uomini? >>
Una terza moneta volò sul bancone, prontamente afferrata dall'oste che riguadagno miracolosamente una ferrea lucidità.
<< A sentire le voci sono accampati non troppo lontani dalla città di Oes, un bel gruppo, capeggiati da qualcuno di importante. Reclutano gente, non si sa perché, ma ben pochi sono disposti a collaborare con loro. >> rispose con il tono di chi la sapeva lunga.
Era poco in realtà ma mi bastava ed avanzava comunque.
Con un cenno salutai e mi avviai verso i pelleverde, che ridevano fragorosamente nella loro lingua gutturale.
Lasciarmi sfuggire la possibilità sarebbe stato decisamente stupido. Sapp faceva capo a qualcuno di grosso e a portata di mano avevo un orco che sembrava fare al caso mio: un possibile alleato del goblin decisamente più probabile di un qualsiasi nobile umano, unica alterativa su cui potevo contare in quelle terre.
Sarebbe stato comunque un improbabile colpo di fortuna, ma non impossibile, e la cosa mi bastava; se necessario mi sarei messo al servizio degli orchi se questi mi potevano garantire un contatto con Sapp, scrupoli morali ne avevo pochi e volevo l’altro alchimista. Deviare dal mio obiettivo primario non era un problema struggente, ci sono stimoli cui noi uomini di scienza non si sa resistere, la possibilità di incontrare qualcuno che praticava con maestria la mia stessa arte era uno di questi.

Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

Riserve:

Corpo 100/100

Mente 125/125

Energia 75/75

CS: 0

Armamentario:

Pelle Coriaeca - Armatura naturale - Su tutto il corpo

Il Risolutore - Piede di Porco, Arma Contundente - Riposta

Il Catalizzatore - Balestra Automatica - Riposta

Fiala Infiammabile - Arma da Lancio 2/2 (2 alla cinta)

Fiala Esplosiva - Arma da Lancio - 2/2 (2 alla cinta)

Fiala Spaccaossa - Arma da Lancio - 3/3 (2 in Catalizzatore, 1 alla cinta)

Dardi di Balestra - Arma da Lancio - 3/3 (3 dietro la schiena).

Pugnale - Arma Bianca - Riposto

Passive Infinite:

Anello Tuttofare - Conoscenza enciclopedica delle scienze che permettere di comprendere e risolvere facilmente problemi da tale natura

Note:

Specchietto minimal per questo primo post.

Spero di non aver fatto danni con l'ambientazione Dortan che non padroneggio per niente!

edit - La mia capacità di notare errori lampanti solo dopo aver postato è unica al mondo.
Fixato un codice e qualche svista inutile.



Edited by Shervaar - 3/6/2015, 20:01
 
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view post Posted on 3/6/2015, 23:00
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Poco Lontano – Sera
_______________



Moorden non amava parlare in pubblico. Anzi, in realtà non amava parlare affatto. Non riteneva che fosse il suo mestiere. I morti non parlano, amava dire un suo vecchio compagno d'arme. E in fondo aveva ragione: il suo cadavere, quando lo avevano trascinato per i piedi al campo, non aveva emesso neppure un suono. La differenza tra quelli come il suo compagno e Moorden era che lui, nonostante tutto, ci teneva a non andarsene rotolando nella sabbia. Voleva raggiungere uno scopo, compiere qualcosa di più grande. Parlare era solamente uno degli inconvenienti del loro folle piano.
Uscì dalla tenda, prendendosi tutto il tempo di avanzare verso le sue nuove reclute. Camminando lentamente, riuscì a nascondere il suo passo ingobbito e forse perfino il suo aspetto privo di qualsiasi fascino. Il manto della penombra gli concedeva la grazia di non poter essere visto chiaramente.


Benvenuti”.


La sua voce risuonò come al solito sommessa, senza alcun tono d'importanza. La forza di un comandante, a suo parere, non si misurava sulla capacità di pronunciare discorsi affascinanti. Lui non era divenuto comandante studiando l'oratoria. Aveva semplicemente piantato il proprio coltello tra le scapole di chi aveva osato mettersi sulla sua strada.


La vostra missione non sarà semplice”.


Senza convenevoli. In fondo non erano necessari. Così come non lo era che lui si presentasse: l'indomani lo avrebbero dimenticato, o forse si sarebbero addirittura trovati a combattere contro di lui. Rivelare il proprio nome è un gesto quanto mai avventato.


In borgo qui vicino un uomo è morto e i suoi mercenari sono stati accusati”.
Si concesse un sorriso sghembo. Gli umani e il loro ingenuo modo di amministrare la giustizia.
Il vostro compito sarà di dimostrare che sono innocenti”.
Tacque qualche istante, fissandoli con attenzione uno per uno. Non gli parevano particolarmente svegli, quindi forse era meglio precisare qualche dettaglio.
Non ci interessa se siano davvero non colpevoli. Besigheid is besigheid*”


Lasciò che calasse di nuovo il silenzio. Cercò la sua serva, mescolata tra di loro come se non fosse mai stata prigioniera. Era stata una buona scelta la sua: loro sarebbero stati affascinati da lei e non avrebbero mai sospettato. Avrebbero percorso con i loro piccoli occhi umidi la sua pelle bruna e non sarebbero inorriditi come davanti a lui. L'aveva ripulita di tutti i segni tribali e le inutili decorazioni con cui l'avevano gravata e si era limitato a farle stringere intorno alla caviglia un anello d'oro. Era un monito: lui l'avrebbe ritrovata se non fosse tornata da sola. E a quell'anello, nel migliore dei casi, avrebbe legato una catena.


Domande?


Sospirò. Avevano sempre delle domande.



Oes – Mattino
_______________



L'alba non era ancora sorta sul piccolo borgo, quando l'eterogenea compagine degli avventurieri vi fece il suo ingresso. Solo il fornaio e il maniscalco erano già al lavoro all'interno delle loro botteghe, mentre la maggior parte degli abitanti sostava ai margini del sono.
Li avevano inviati a quell'ora perché nessuno avrebbe notato la figura ammantata di nero che li attendeva in un androne non illuminato. Il cappuccio celava completamente il volto dell'uomo, che comparve davanti a loro quasi all'improvviso.
Portò una mano alla fronte, con un saluto militare. Se anche si era aspettato dei pelleverde, non mostrò alcuna esitazione né sorpresa. La sua voce, quando parlò, era così sottile da essere appena udibile, dal tono piatto e pacato.


Signori. Signora. Benvenuti. Purtroppo potrò restare con voi sino all'alba, restare oltre sarebbe per me un rischio eccessivo”.
Parlava rapidamente, seppure senza ansia. Era un uomo che aveva poco tempo a propria disposizione e molte cose da dire.
Come forse sapete Lord Felkin Sander, signore di questo borgo e nostro comandante, tre sere fa è stato assassinato. Noi, le Lame Nere, i suoi uomini, siamo stati accusati della sua morte. Da allora siamo rinchiusi nella nostra caserma, in attesa di giudizio mentre suo figlio Ysten, si gode tutto il potere che il nostro signore non gli avrebbe mai concesso”.
Prese fiato per un attimo, forse riflettendo.
Il corpo del nostro signore è ancora nelle mani dei cerusici, che negano una pronta e onorevole sepoltura. Se avete domande è il momento di farle”.
Accennò con il capo alle loro spalle, dove la prima luce iniziava ad occhieggiare sulle pianure.
Tra poco tornerò nella nostra prigione”.





*gli affari sono affari


CITAZIONE
Qm Point

Per tutti: La prosecuzione di questa scena (in entrambe le sue parti) si svolgerà in confronto. Avete due possibilità
1. Chiedere chiarimenti a Moorden (che dovranno entrare nel prossimo post).
2. Chiedere chiarimenti all'uomo che vi accoglie (anch'essi devono entrare nel prossimo post).
3. Iniziare ad investigare (e ovviamente questa dovrebbe essere la parte principale del prossimo post).

Per qualsiasi dubbio, ovviamente, avete spazio in confronto e vi sarà chiarificato.
Per postare vi vengono concessi 7 giorni, quindi entro mercoledì 10 alle 23.59 (o giovedì 11 in caso di proroga)
Buona scrittura ^^



Edited by Majo_Anna - 4/6/2015, 00:21
 
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dra31
view post Posted on 10/6/2015, 20:22




Rou ~ Moord - II
Oes, Alcrisia.

Poco lontano, Sera.
Quando la luna illumina di luce biancastra la terra sottostante e l'accampamento che si staglia nella sera alcrisiana, un piccolo ed eterogeneo gruppo attende paziente davanti ad una tenda. Il costruttore inganna l'attesa osservando i dintorni, chi lo accompagna e chi lo controlla; in un campo di pelleverde come questo, quelli come lui si notano anche essendo ciechi e sordi, così come spicca violentemente la chioma rossa di un volto conosciuto, colui che un tempo si faceva chiamare Gaara. A completare l'appello sono una giovane donna Senza infamia e senza lode e quello che tra loro forse si avvicina più di tutti ai padroni del campo, un pelleverde. Tutti che aspettano di fronte il lembo di stoffa con socchiude la tenda, e tutti presenti in quel momento per lo stesso motivo.

Quando l'occupante esce dalla tenda e si avvicina a loro con passo lento e misurato, Serhat ne osserva la figura con attenzione; sgraziato e ingobbito, per quanto possa essere difficile da credersi, più dei tanti altri pelleverde, lo sguardo luminoso nel volto deformato da lunghi denti. Ringrazia in silenzio la penombra che lo avvolge, per mitigare la prepotenza dell'aspetto di quello sfortunato.

Benvenuti.

La sua voce è sommessa, senza alcun tono d'importanza.

La vostra missione non sarà semplice.

Nessun convenevole, come se non fossero necessari. E al contempo, il pelleverde evita anche di presentarsi, come a voler marcare una distanza da non superare. Il costruttore pare comprendere il perché di quel comportamento, forse anche lui agirebbe alla stessa maniera.

In borgo qui vicino un uomo è morto e i suoi mercenari sono stati accusati.

Mantenendo un approccio diretto, il pelleverde inizia con il contestualizzare il motivo per il quale quegli uomini sono lì ad ascoltarlo.

Il vostro compito sarà di dimostrare che sono innocenti.

Tace qualche istante, fissandoli con attenzione uno per uno.

Non ci interessa se siano davvero non colpevoli. Besigheid is besigheid.

Torna ancora una volta il silenzio, una quiete che Serhat accoglie per assimilare quanto, con poche parole, fosse diventato complesso un lavoro già all'inizio difficile. Si chiese se fosse il caso di declinare, ma la propria coscienza gli ricorda che la decisione è stata presa di sua iniziativa. A bocce ferme avrebbe valutato se fosse stato sbagliato o meno, non seguire il proprio grillo parlante.

Domande?
Con quella frase, il pelleverde si mette a disposizione e il costruttore, viziato da abitudini di una vita, da voce ai suoi pensieri.

Quanto può raccontarci di questo lavoro? Poche informazioni sono meglio di niente.

Nella voce di Serhat non sembra esserci disagio per il trattamento del pelleverde o per la sua persona. Una sicurezza che proviene dalla confidenza del mestre de cases nella sua esperienza a trattare con gente di ogni tipo.

Troppo poco. L'uomo è stato assassinato, si dice dai suoi. Non sarà facile provare il contrario.

Il pelleverde risponde conciso per poi tacere qualche istante, come perplesso, prima di continuare.

Parlo per esperienza.
D'accordo. Abbiamo un nome che ci garantisca, nel lavoro?

Serhat ci pensa un attimo e prosegue, riformulando una frase forse non abbastanza chiara.

In poche parole, chi possiamo usare là fuori?

Cerca di ricavare più informazioni utili possibili per giustificare le loro azioni, qualunque esse siano. Ci sono fin troppi carenze di notizie, non sa se siano volute o meno, e in qualche modo vuole aggirare l'ostacolo.
Il pelleverde attende qualche istante, come se stesse riflettendo, per rispondere.

Voi lavorate per noi. Per le Lame Nere. Ammesso questo possa garantirvi alcunché.

Un nuovo indizio, il nome dei mercenari coinvolti. Troppo poco per iniziare a fare congetture, quel nome ora gli è del tutto inutile, ma per lui quelle briciole di sapere bastano per poter pensare qualcosa durante la lunga notte che lo aspetta.

[...]


Oes, Mattino.
Quando raggiungono le prime abitazioni del piccolo borgo, il sole non è ancora sorto sull'Alcrisia. L'eterogenea compagine di avventurieri che di buona lena entra nell'abitato ancora immerso nel sonno; solo il fornaio e il maniscalco sono già al lavoro all'interno delle loro botteghe. L'ordine che gli hanno dato è abbastanza chiaro: dovevano trovarsi lì prima dell'alba e quando una figura ammantata di nero si rivela nelle ombre scure di un androne, capiscono in parte il motivo di quella richiesta.
L'uomo, il cui volto è celato da un cappuccio, saluta i nuovi arrivati con un gesto marziale e la sua voce, quando prende la parola, è appena udibile nel silenzio mattutino, dal tono piatto e pacato.

Signori. Signora. Benvenuti. Purtroppo potrò restare con voi sino all'alba, restare oltre sarebbe per me un rischio eccessivo.

Parla rapido, segno che l'accenno al poco tempo è vero, e lo fa senza ansia.

Come forse sapete Lord Felkin Sander, signore di questo borgo e nostro comandante, tre sere fa è stato assassinato. Noi, le Lame Nere, i suoi uomini, siamo stati accusati della sua morte. Da allora siamo rinchiusi nella nostra caserma, in attesa di giudizio mentre suo figlio Ysten, si gode tutto il potere che il nostro signore non gli avrebbe mai concesso.

La Lama Nera prende fiato, mentre Serhat approfitta di quella pausa per aggiungere nuove informazioni alle nozioni della sera precedente.

Il corpo del nostro signore è ancora nelle mani dei cerusici, che negano una pronta e onorevole sepoltura. Se avete domande è il momento di farle.

Con un cenno del capo indica il sole che inizia ad occhieggiare sulle pianure alle loro spalle.

Tra poco tornerò nella nostra prigione.

Serhat porta per un momento lo sguardo a terra e osserva la sua ombra che lentamente si delinea ai suoi piedi. Quando questa avrebbe iniziato a scurirsi e indietreggiare, il tempo a loro disposizione sarebbe scaduto già da molto. Risoluto, approccia il mercenario con la stessa sicurezza mostrata nei confronti del pelleverde.

Se il tempo ci è contro, abbiamo modo di potervi parlare durante il giorno?

Cerca subito di trovare la possibilità per parlare con calma, con l'intenzione di non bruciare le tappe. Sebbene quel lavoro non rientri affatto in nessuna degli ambiti professionali e delle competenze di un mastro costruttore, Serhat sa bene che una parola usata male può rovinare un rapporto di fiducia; che siano mercenari sotto accusa o borghesi intenzionati a rifarsi la dimora, quello che conta è il modo di trattare.

Potete parlarci alla nostra caserma. È lì che la maggior parte di noi si trova.

La Lama Nera risponde, sebbene con una certa acredine, ...

Ah, prima che andiate. Come mai siete fuori dalla prigione?

... e Serhat ha l'impressione di essere deriso quando l'uomo prosegue.

Delle sbarre non potrebbero contenere le Lame Nere. Tanto meglio confinarci nei nostri alloggi ed evitarsi le grane di un'eventuale ribellione. Nelle segrete ci sono solo quelli di noi accusati di essere gli esecutori materiali dell'assassinio. È lì che ci troviamo. Anche io per quello che ne sanno tutti.

Il costruttore per il momento si sente soddisfatto di quanto ascoltato e lascia che siano gli altri a far emergere nuovi dettagli con le loro domande, approfittando del momento per rivolgersi al pelleverde che poco prima ha manifestato l'interesse per il defunto.

È tra le cose da fare. Sei in grado di giudicare il lavoro dei cerusici?
Se nessuno ha nascosto le prove non dovrebbe essere un problema. Ma mi servirà un po' di tempo con il corpo.

Il pelleverde riprende a questionare la Lama Nera, prima di rivolgersi nuovamente ai suoi compagni.

Vorrei qualcuno con me, qualcuno dall'aspetto più rassicurante del mio per interrogare i locali. Prima di vedere il corpo vorrei sapere cosa cercare, direi di iniziare da dove è stato trovato il cadavere.
Posso aiutarti, almeno fin dove arrivano le mie capacità.

Il costruttore si offre come collaboratore, approfittando del suo interessamento per poter agire con maggior sicurezza. Se fossero stati in due, a muoversi nello stesso posto, qualcuno di loro avrebbe avuto più occasioni di agire in libertà.

E per il tempo, vedremo di trovarlo.

Liquida l'argomento in modo lapidario, conscio che quello del tempo a disposizione è un problema al momento senza soluzione.
Lasciata la Lama Nera libera di ritornare alla sua prigionia e allo stesso modo impedito che la giovane donna si allontanasse con lui, il costruttore e il resto del gruppo dirige i propri passi verso quella che è la residenza del defunto Lord Felkin Sander. Sulla strada, il roscio Gaara si separa da loro per seguire ulteriori percorsi, ampliando così le possibilità di raggiungere la verità dello sparuto gruppo di investigatori.

Quando ferma il suo cammino a pochi passi dalla dimora signorile, Serhat si concede un lungo momento per osservarne l'insieme; il palazzo mostra una struttura solida, dalle linee semplici ma ricercate, denotando un certo gusto da parte del proprietario per le volute e le decorazioni. Circondato su un lato da una corte cinto da un muro posato ad arte, il corpo principale del complesso si sviluppa su tre livelli, le cui destinazioni sono facili da intuire anche a quella distanza. L'occhio allenato del costruttore coglie molti altri particolari a prima vista sfuggenti. Prende gli attrezzi del mestiere e con pochi gesti veloci riporta sul fidato quaderno una planimetria di quanto intuito tramite l'osservazione. L'attimo dopo, prima di avvicinarsi all'ingresso del palazzo, spiega quanto appreso nel modo più semplice a chi lo segue.
Come raggiunge l'edificio signorile in compagnia del pelleverde, le guardie cittadine che perlustrano la residenza lo bloccano immediatamente all'ingresso, rivolgendo una picca per rimarcare il gesto.

Voi chi sareste di grazia?
Serhat Satu. Siamo qui per la questione del defunto Lord Sander.

Senza indugiare, il costruttore risponde alla guardia, la quale storce le labbra nel sentire la motivazione della loro presenza.

Lo sapevamo noi, di non doverci fidare di quella feccia mercenaria. Riuscirete a farli impiccare?

L'üstâd ha un attimo di difficoltà ma poi comprende che il milite ha decisamente frainteso la questione. Non che loro siano stati chiari, è vero, ma decide di approfittare dell'incomprensione.

Dipende da quanta libertà di movimento avremo per lavorare.
Chi ci comanda vuole avere la certezza che i colpevoli siano puniti a dovere.


L'occhiata che le due guardie si scambiano, prima di lasciare il passo, fa intuire che la bugia ha funzionato a dovere.

Dentro restano solo le serve. Badate a non spaventarle o si lamenteranno con noi.

La guardia tace per un attimo, poi pare essersi ricordato un'ultima cosa.

Ah, e non rompete nulla. Altrimenti ripagherete i danni personalmente.

Con un cenno di assenso, Serhat si lascia alle spalle le guardie e entra seguito dal compagno negli ampi locali del pianterreno, dirigendosi verso la corte del palazzo. Qui, in quello che sembra essere un salone di rappresentanza attiguo al giardino, si soffermano un momento per porre alcune domande alle donne della servitù che in quel momento sono impegnate nell'ordinare la stanza. Superando la prima, comprensibile, diffidenza con un sorriso tranquillo e una rapida spiegazione della loro persona, una delle serve risponde con timore alle domande che la bizzarra coppia le pone.

La caserma delle Lame Nere è non molto distante da qui, lungo la strada che attraversa la parte nord della città.
Le prigioni sono accanto alla caserma della guardia cittadina, poco distante dalla piazza centrale.

Il costruttore ringrazia con un sorriso gentile le notizie e adegua il suo comportamento alla domanda che sta per porre, cercando allo stesso tempo di usare il maggior tatto possibile.

Conoscete dove hanno deposto la salma di Lord Sander?

Abbassa lo sguardo e continua.

Vorremmo porgere un ultimo saluto al signore. Dobbiamo molto a lui.

È una mezza bugia, quella che dice alle serve. Alla fine, è vero che il loro signore li sta aiutando, sebbene non nella maniera più comune.
Una delle serve nel rispondere si mostra molto turbata, un atteggiamento comprensibile.
Il padrone non è ancora stato deposto, signore. I cerusici lo hanno portato via in attesa del giudizio.

Ringrazia ancora una volta per la gentilezza e si scusa per la scortese domanda, prima di lasciare modo al suo compare di soddisfare la sua curiosità e proseguire verso l'esterno.

Fino a quel momento, in modo o nell'altro, ogni parola che pronunciato e ogni mossa effettuata rientrano nelle molteplici situazioni in cui si è trovato in passato. Fare domande, leggere tra le parole, cambiare atteggiamento e piegare a proprio uso e consumo gli errori altrui: contrattare gli infiniti aspetti di un accordo di lavoro non è molto diverso da quanto fatto nelle prime ore di questa giornata che si preannuncia piuttosto lunga.
Invece, quello a cui sta avvicendandosi a compiere, esula di molto dalle sue principali competenze, sebbene a prima vista possa sembrare il contrario. È vero, il suo sguardo esperto gli ha permesso più volte di scorgere suggerimenti e indizi da ciò che lo circonda, ma in quelle occasioni sapeva cosa dover cercare; a questo giro, invece, gli sembra di essere un cane da caccia inesperto, incapace di seguire le tracce delle prede e di carpirne la presenza. In qualche modo, però, avrebbe superato la difficoltà; anche non fosse stato indispensabile, al massimo gli altri avrebbero trovato utile il suo lavoro.

La corte interna, un ampio giardino recintato dal muro che ha notato dall'esterno, lo accoglie con una semplice e sobria eleganza; attraversato al centro da un viale pavimentato, il giardino è un prato verde curato con diligenza e punteggiato da fragranti cespugli in fiore e rinfrescato dall'ombra di grandi e vecchi alberi, sotto i quali sono poste sapientemente alcune panche. A completare l'arredo, due eleganti statue di marmo, raffiguranti un imponente guerriero in armatura e una fanciulla in un elegante peplo, osservano il tutto dai loro piedistalli posti ai due angoli del giardino.
Messo piede nel giardino, sceglie di andare a soddisfare la curiosità prodotta dalla scoperta di quel dettaglio intuito all'esterno. Fiancheggia il lato del palazzo fino a raggiungere il punto stimato e, dopo una accurata ricerca, ne scova l'accesso nascosto dietro una macchia di vegetazione. Il cunicolo, abbastanza largo da permette il passaggio agevole di persone, non è così diverso da quello osservato in altre occasioni; molti padroni di casa sono soliti dotarsi di tali passaggi per garantire una certa riservatezza ad alcuni loro ospiti o per soddisfare alcune loro voglie.
Ad ogni modo, facendo attenzione, perlustra il passaggio per alcuni metri verso l'interno, notando il segno di recenti attraversamenti, contraddistinti da macchie di sangue deposte da qualche incauto. A quella vista, una smorfia dubbiosa si affaccia sul volto del costruttore, che non sa se dover ringraziare o meno il distratto proprietario di quelle orme. Rivolge quindi la sua attenzione all'area limitrofa all'accesso nascosto e la inesperta arte di seguire le tracce lo blocca a pochi passi di distanza dall'ingresso, quando le orme scompaiono tra le foglie cadute. Capito che continuare a vuoto sarebbe tempo perso, ritorna a studiare le orme insanguinate, seguendole fin dove possibile, raggiungendo all'incirca i quartieri della servitù. Si gratta il capo pensieroso, incerto su quanto appreso, e decide di lasciar perdere per il momento. Mancano troppi tasselli per aver un'idea anche generica di un mosaico senza direzione.

Nel tornare verso l'esterno, adocchia il pelleverde intento a controllare una parte del giardino e decide di raggiungerlo mentre questi si allontana. Camminando sul viale e osservandosi intorno non è gli difficile individuare il punto in cui è stato trovato il corpo: l'aspetto del prato rovinato da un numero massiccio di stivali e la grossa macchia di sangue che tinge l'erba appiattita sono indizi abbastanza evidenti. Mosso da un guizzo d'intelligenza, il costruttore riporta la posizione del luogo sulla piantina tracciata in precedenza, osservando che il punto si trova dalla parte opposta del viale rispetto alla porta d'ingresso, non distante da uno dei grandi alberi del giardino. Tornando sui propri passi per raggiungere il palazzo e proseguire oltre, lo sguardo gli cade su alcune orme impresse sul viale, non dissimili dalle altre osservate. Giurerebbe di non capirci più nulla, se lo chiedono ora.
Attraversa la sala di rappresentanza e l'ingresso sorvegliato e, lasciandosi alle spalle il palazzo del defunto Lord Sander si dirigendo verso le prigioni cittadine, poco distanti dalla piazza centrale. Una volta arrivato in quel luogo triste che sono le carceri, sfoggiando un sorriso cordiale e un'autorità che non ha, approccia chi di turno in quel momento.

Vorrei poter parlare con i vostri ospiti. Vengo per per la questione del defunto Lord Sander.

Tenta la sorte giocando ancora una volta le stesse carte, incrociando le dita nella speranza di non dover forzare la mano. In quel caso, solo la buona sorte lo avrebbe aiutato.

png

Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%
Energia × 100% | Fisico × 100% | Mente × 100%


- condizioni. Ottimali. {Fisico [0B+0M+0A+0C+0I] + Psionico [0B+0M+0A+0C+0I]}
- forma. Normale {100% = [0B+0M+0A+0C+0I]} + 0 CS {Forza Fisica 0 [0+0] + Intelligenza 0 [0]}

+ ragionare.
{Difesa psionica passiva. [Stratega I] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Comprensione della classe e del talento avversario. [Stratega I] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Passiva di solo discernimento di illusioni. [Stratega II] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Immunità dal dolore psionico e negazione degli effetti delle tecniche psioniche, i danni si mantengono. [Stratega II] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Capacità di vincere scontri fisici a parità di CS. [Abilità Personale 1/25] [Fisica] [Passiva, 6 usi]}
{Difesa psionica variabile personale. [Abilità Personale 2-3-4/25] [Psionica] [Variabile da Basso a Alto]}

+ lavorare.
{Perizia: quando utilizza una tecnica di Power Up, guadagna 1 CS aggiuntivo alla stessa caratteristica. [Umano] [Passiva, 6 usi]} + {Esperienza: permette di difendersi senza essere antisportivi da un grande numero di attacchi o da attacchi inaspettati, influisce solamente sulle azioni non tecnica. [Amuleto razziale] [Umano] [Passiva, 6 usi]}
+ l'agrimensura: criteri e tecniche.
{Auspex a bersaglio singolo [Amuleto dell'auspex] [Fisica] [Passiva, 6 usi]}
+ l'esperienza del Costruttore. Tre semplici compassi, che con l'ausilio di altri strumenti riescono a riprodurre ogni cosa su carta. Non esistono limiti alla creatività umana, eppure l'arte della costruzione ha raggiunto standard tanto elevati da riproporre ciclicamente gli stessi modelli. Ogni architetto che si rispetti può tracciare le basi per una costruzione, a partire dalla planimetria dell'edificio da erigere. E sebbene i costruttori non studino tanto quanto loro le basi della fisica che stanno dietro agli edifici, i più esperti riconoscono a memoria la matrice al quale un luogo è ispirato. Mediante i compassi e un semplice foglio di carta, il Costruttore esperto potrà tracciare la planimetria di un edificio solamente attraverso pochi dettagli, come una misura del perimetro esterno o la conta delle porte di un lungo corridoio. Perché per quanto sfarzoso ed elegante possa essere all'aspetto, i mattoni saranno sempre gli stessi.
{il costruttore potrà tracciare la planimetria di un edificio osservandone anche solo una piccola parte [Passiva, 5 usi]}

- ... ...
{...}

+ la strumentazione: attrezzi personali. Armi iniziali [Mazzetta, Accetta, Piombo] per un peso variabile di kg 4~6 | Equipaggiamento GdR non offensivo [Borse degli attrezzi]
+ la strumentazione: strumenti di rilievo e misurazione. Armi acquistate [Corda a tredici nodi]
+ la strumentazione: attrezzi di cantiere. Armi acquistate [Malepeggio, Martellina, Badile, Sacchetti di gesso x 5]
+ la strumentazione: strumenti di disegno e misura. Oggetti GDR [Compassi x 3] incantati [vedi "Disegno e Scrittura"]
+ la strumentazione: pacchetto di medicazione. Bendaggi con soluzione cicatrizzante [Erba medicinale x 2 (cura bassa, istantaneo)] e Tonici [Corallo x 1 (+4 CS Intelligenza) + Erba ricostituente x 1 (+5% energia)] + pezzi di ricambio {Ripara un equip danneggiato [Abilità personale 12/25] [Fisica] [Medio]} e coltello.
+ cianfrusaglie. Oggetto personale [Quaderni di appunti]
+ doni. Cristallo del Talento + Anello del tuttofare (Dialetto dell'Akeran, Lingua del Nord) x 2

- note. Si riporta quanto descritto in confronto, chiudendo il post con un'interazione con chi è presente alle prigioni.
Buon gioco.

In caso di necessità si riescono a fare cose inaspettate.
Serhat Satu

 
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Shervaar
view post Posted on 10/6/2015, 21:46






Era bastato offrire agli orchi della taverna qualcosa come una botte vino per farseli amici e per farmi scortare al loro accampamento. Fu un viaggio surreale, non capivo mezza parola di tutto quello che si urlavano dietro come fossero al mercato e non curanti delle tenebre; nel complessivo comunque fu un viaggio abbastanza “tranquillo”. Arrivammo a notte fonda e solo il giorno dopo fui scortato dal loro comandante, Moorden. Dalle voci sentite in giro sembrava avere le carte in regola per essermi utile, ottimo.
Quando mi introdussero nella tenda del comandante un orco in armatura leggera mi annunciò nella sua lingua gutturale. Moorden stava in piedi dietro un tavolo pieno di carte e quando entrai mi piantò addosso i suoi piccoli e luminosi occhi. Non disse una parola, limitandosi a guardarmi incuriosito; ricambiai fissandolo sbalordito, condendo il pessimo inizio con un imbarazzante silenzio. Nel complesso era più brutto e storto di me, cosa tutt’altro che facile.
<< Come cacchio hai fatto ad uscire così male?... >> mi domandai, avendo il buon senso di tenermi la domanda. Quelle che dovevano essere la scaglie di un erede dei draghi sembravano le cicatrici di una qualche malattia, la tinta generale poi era tristemente cadaverica e i piccoli occhi infossai nel resto della testa.
<< Nitro. >> esordii smaltita la sorpresa dopo una manciata di interminabili secondi, portando una mano al petto e con un cenno del capo << So che stai reclutando umani per un lavoro, deve essere qualcosa di delicato. Aiutami se puoi, ed avrai il mio prezioso aiuto. >>
Portai una mano ad lembo del mantello, scostandolo appena per lasciar intravedere parte dei miei preziosi giocattoli. Se l’altro conosceva Sapp come speravo non poteva non cogliere il valore di quell’offerta.
Continuò a fissarmi, senza sembrare particolarmente impressionato.
<< Aiutarti? >> Il suo sorriso divertito mi lasciò un attimo spiazzato, non era quello che speravo ma almeno avevo la sua attenzione.
<< Si, sto cercando uno di voi, un goblin, e le ultime notizie che ho di lui risalgono alle Hooglans. Sapp è il suo nome, e non mi dispiacerebbe incontrarlo. >>
<< Voor die werk. Poi discuteremo del prezzo. >>
Un nuovo sorriso, questa volta scaltro, da parte sua.
Nuovo silenzio, questa volta confuso, da parte mia.
<< Vor di vec..? >> storpiai inesorabilemente ogni parola. Dovevo mettermi un cartello al collo, ormai era ufficiale, perché io quella lingua maledetta lingua non la parlavo!
<< Verrai ricompensato una volta finito il lavoro, non prima. >> concluse storcendo la bocca contrariato.
<< Al tuo servizio dunque. >>
Questa volta il sorriso fu il mio, soddisfatto.

Non era neanche l’alba quando con altri tre compagni, mercenari, raggiunsi il Borgo di Oes. Era la prima volta che mi fregiavano con quel titolo, che mi suonava strano addosso. Vendere i miei servigi era cosa alquanto rara, soprattuto nelle vesti di umile mercenario, quando le mie normali mansioni erano ben altre. Il lord delle vicine campagne comunque era stato ucciso ed il nostro compito era scoprire chi era stato ad eliminarlo, dopo di che dovevamo fare di tutto per non far cadere la colpa sul suo corpo di sicurezza, una banda di mercenari veri che rispondeva al nome di Lame Nere.
<< E sia… >>
Poco importava del lavoro, anzi, sarebbe potuto andare decisamente peggio. In fondo investigare significava cercare, teorizzare, incastrare indizi e prove ed infine tirare le somme. Non troppo diverso dal fare ricerca scientifica e tutto sommato sarebbe potuto essere anche divertente.
Ad accoglierci nell’ombra in un androne della villa del defunto signore c’era una delle Lame Nere che ci introdusse al caso con dettagli sull’assassinio che ascoltai svogliatamente. Volevo vedere il corpo e sapevo solo che erano passati tre giorni dall’assassinio e che questo era nelle mani dei cerusici, il resto erano chiacchiere, per altro pericolose. Ogni secondo perso rischiavo che qualcuno mettesse mani sulla mia salma contaminando le mie prove con la sua ignoranza.
<< È mia intenzione analizzare il corpo. >> annunciai a tutti con tranquillità ma sicurezza, non che fossi in effetti pronto ad obiezioni.
<< Dimmi, dunque, qualcosa in più sulla morte del tuo signore. Com'è stato ucciso, chi ha trovato il cadavere e in che condizioni era? >>
L'uomo ascoltò attentamente e si fermò un attimo a riflettere
<< Io sono solo un messaggero. Non vi è abbastanza tempo per raccontare tutti questi dettagli, che potete chiedere ai diretti interessati. Il corpo è conservato dai cerusici all'interno della villa del Lord. Forse a voi lo faranno vedere >>
<< E’ tra le cose da fare. Sei in grado di giudicare il lavoro dei cerusici? >> mi domandò uno dei miei nuovi compagni, un metro e novanta di umano dalla pelle ambrata e la pancia generosa.
<< Se nessuno ha nascosto le prove non dovrebbe essere un problema. Ma mi servirà un po' di tempo con il corpo. >>
Non era certo il primo su cui mettevo mano, avevo sezionato di tutto, e le conoscenze anatomiche mi avrebbero garantito buona probabilità di cavare qualcosa dal morto. Per di più la scienza forense era una delle più divertenti sfumature del mio lavoro quotidiano.
<< Almeno i nomi di chi ha trovato e spostato il corpo e il luogo dell' assassinio? >> provai a rilanciare, sperando in qualcosa di più esaustivo della prima risposta.
<< Il corpo è stato trovato dal figlio Ysten. Lord Felkin è morto di sera, o almeno così si dice, all'interno del giardino. Quanto a chi ha spostato il corpo… >> strinse le spalle << Una guardia o forse un cerusico. Farebbe differenza? Prima o poi bisogna spostarli. Puzzano. >>
<< Ma sei con me o contro di me? >> pensasi tra me e me, quelle risposte date con sufficienza iniziavano a darmi i nervi.
<< Fa differenza, camuffare prove alla buona è facile, eliminare tutti i dettagli decisamente no. >> ribattei seccato, per rivolgermi poi al resto del gruppo.
<< Vorrei qualcuno con me, qualcuno dall' aspetto più rassicurante del mio per interrogare i locali. Prima di vedere il corpo vorrei sapere cosa cercare, direi di iniziare da dove è stato trovato il cadavere. >>
La richiesta fu prontamente accolta dallo stesso uomo di prima, quello dalla pelle cucinata dal sole.
<< Posso aiutarti, almeno fin dove arrivano le mie capacità. E per il tempo, vedremo di trovarlo. >>

Ci staccammo allora del resto del gruppo, con appuntamento fissato al calar del sole lì dove eravamo stati accolti per aggiornarci sulle investigazioni. Il mio nuovo compagno si rivelò allora un collega, o qualcosa di comunque simile ad un architetto. Dopo aver studiato la planimetria del posto si mise a prendere appunti, cosa che apprezzai non poco. Quell’approccio vagamente scientifico mi dava speranze: il costruttore si era infatti rivelato in potenza un ottimo compagno di indagini.
Mentre ci spostavamo nella parte interna della residenza, diretto almeno io al luogo dell’omicidio, mi spiegò per sommi capi cosa aveva dedotto sulla pianta del luogo, quando un paio di guardie ci fermarono per un controllo di routine. Grazie ad un fraintendimento riuscimmo a spacciarci per uomini del defunto lord e con carta bianca per investigare proseguimmo.
In una delle sale della tenuta trovammo un paio di servette che il mio umano, Serath Satu, interrogò con ottimi esiti. Questo giocò con maestria il proprio ruolo e le servette come le guardie non solo ci diedero alcun problema ma anzi, mezze intimorite, risposero a tutte le nostre domande. Ringraziando e fingendoci colpiti dalla morte del lord ci spostammo nel giardino.
Era sobrio e rispettava in pieno l’inutile gusto umano, una tentata armonica fusione dell’ elemento naturale e di quello artificiale. Il verde dominava la scena tra giardini curati, cespugli in fiore e rigogliosi alberi, mentre panche e statue marmoree statue facevano da cornice al quadretto finto bucolico. Separandoci ci avviamo per le investigazioni. Seguii il viale lastricato che tagliava a metà il cortile e raggiunsi il luogo dell’omicidio, inconfondibile.
Una grossa macchia di sangue, regolarmente rappreso, ancora macchiava l’erba. Strano che nessuno avesse ancora pulito: il perché sarebbe stata la prima domanda che avrei fatto al primo essere senziente incontrato. Nel giro di alcuni metri comunque l’erba era ancora schiacciata dal passaggio di numerosi stivali. Un solo schizzo di sangue indicava una possibile colluttazione, ipotesi che però mi sentii di scartare considerando ad esempio la quasi totale assenza di zolle di terra divelte, ciuffi d’erba strappate o macchie sparse di sangue. I pochi segnali di questo stampo potevano per altro essere le probabili conseguenze di un'inquinamento della scena da parte degli inutili dipendenti della villa. Tenendo conto che l’omicidio era avvenuto di notte e che ad una prima occhiata la zona non doveva godere di un’ottima illuminazione ne generale visibilità una coltellata a tradimento al momento era l’ipotesi più valida. Visitare il corpo comunque rimaneva una priorità: l’angolazione del colpo inferto, la pulizia del taglio e simili dettagli non potevano che aiutarmi a trarre conclusioni.
Provai per scrupolo a controllare la presenza di indicative trace su un vicino albero rigoglioso di bianchi fiori, insospettito dalla presenza di quest’ultimi sulla scena, ma da un’attenta analisi non ricavai nulla significativo.

Abbandonai il posto per recarmi al corpo ma scopriì con disappunto che questo era stato spostato. Decisamente curioso considerando che sentivo di potermi fidare delle parole delle servette, per quanto queste fossero frutto di un approssimata indagine e prive di ogni giustificazione, fondamento o controprova, almeno secondo il modello scientifico. Strana coincidenza che all’arrivo di quattro forestieri venuti a far domande il corpo fosse stato spostato.
Decisi di avviarmi verso la caserma delle guardie cittadine, nuova sede del corpo, prendendo la strada verso la piazza centrale del borgo.
Lì, speravo, mi aspettavano interessanti scoperte, un lavoretto divertente e la chiave per incontrare Sapp.

[SPOILER]Legenda : Narrato - Pensato - Parlato[/color]

Riserve:

Corpo 100/100

Mente 125/125

Energia 75/75

CS: 0

Armamentario:

Pelle Coriaeca - Armatura naturale - Su tutto il corpo

Il Risolutore - Piede di Porco, Arma Contundente - Riposta

Il Catalizzatore - Balestra Automatica - Riposta

Fiala Infiammabile - Arma da Lancio 2/2 (2 alla cinta)

Fiala Esplosiva - Arma da Lancio - 2/2 (2 alla cinta)

Fiala Spaccaossa - Arma da Lancio - 3/3 (2 in Catalizzatore, 1 alla cinta)

Dardi di Balestra - Arma da Lancio - 3/3 (3 dietro la schiena).

Pugnale - Arma Bianca - Riposto

Passive Infinite:

Anello Tuttofare - Conoscenza enciclopedica delle scienze che permettere di comprendere e risolvere facilmente problemi da tale natura

Passive ed utilizzi :

Attive utilizzate:

Oggetti Usati:

Riassunto Tecnico :

Note:

L’Anello Tuttofare e la sua passiva collaborano in ogni mia azione.
Per il resto è tutto come da contronto.

 
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view post Posted on 11/6/2015, 22:27
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Rou - Moorden



E’ sera nella fragrante terra d’Alcrisia, e la vaga luce della luna spande la sua dolcezza sulle colline circostanti, facendo contrasto con l’asprezza dei pendii frastagliati e la raschiante luce delle poche fiamme usate per illuminare la vita notturna dell’accampamento. C’era una certa poesia nell’aria, un verso ripetuto e flebile che vagava ai margini dell’ispirazione senza lasciarsi cogliere del tutto, quasi fosse un placido pesce gatto nuotante nelle profondità tenebrose di un lago senza nome. Shimmen scosse leggermente il capo per liberarsi di quella visone così carica di ricordi d’infanzia, una storia di un pescatore che sua madre amava raccontargli e l’ispirazione poetica che di recente aveva piuttosto trascurato, e si costrinse a riportare l’attenzione su ciò che lo circondava.
Un accampamento di pelleverde dunque, e davanti a loro la tenda del generale che doveva incontrare. Insieme a lui c’erano poi altre persone: Sherat Satu, il massiccio costruttore dalla pelle scurita dal sole e dalla parola di ferro, conosciuto fin dai tempi del suo arrivo al servizio del fu Regno del Toryu; un mezzorco quasi altrettanto massiccio, glabro, con spalle curve e lineamenti così rozzi e volgari che facevano impressione solo a guardarli ed una donna dalla pelle bruna come la terra bagnata, una vista inconsueta e lievemente inquietante in quella penombra. Di sicuro con i suoi lineamenti fini, indizio di un’ascendenza aristocratica, ed il mento sottile ed elegante era il più bello tra quelli che li erano radunati, e questo pensiero lo riempì d’orgoglio, anche se era un peccato che i suoi compagni non fossero in grado di apprezzarlo appieno nell’oscurità.

Benvenuti.


La voce sommessa colse alla sprovvista le sue riflessioni, e lo strappò un con sommesso mormorio di disappunto dal suo autocompiacimento.

Ah, Moorden!


Non era cambiato dall’ultima volta. Sempre misterioso, sempre ammantato. Sempre di poche parole: passò subito al punto del discorso, senza neppure presentarsi. Shimmen sospirò. Questo era davvero maleducato, ma che ci si poteva aspettare da orchi che erano vissuti come selvaggi e che non conoscevano granchè delle nozioni di civiltà ed educazione? Certo, aveva sperato che questa volta sarebbe stato diverso, magari anche che il suo ex compagno di avventura sarebbe stato contento di rivederlo. Ma poteva perdonarlo per questa volta ed in fondo quello non era quello il momento giusto per fare commenti in merito all’educazione del loro datore di lavoro.

La vostra missione non sarà semplice.
In borgo qui vicino un uomo è morto e i suoi mercenari sono stati accusati.
Il vostro compito sarà di dimostrare che sono innocenti.


Stette in silenzio per qualche istante, fissandoli con attenzione uno per uno. Poi esplicitò ciò che intendeva, soprattutto per la donna ed il mezzorco, immaginò il Shimmen giacchè per lui che era avvezzo al linguaggio delle corti, ricco di significati nascosti e sottintesi, il messaggio fin dal principio era chiaro, e di certo Sharat aveva abbastanza esperienza del mondo per aver intuito a sua volta la cosa.

Non ci interessa se siano davvero non colpevoli. Besigheid is besigheid.


Gli affari sono affari eh? Tradusse il il Kasumaki tra sé e sé con un sorriso d’intesa, avendo già sentito quella particolare espressione. Molto bene. Gli affari, dopotutto, sono proprio affari. E quando qualcosa di grosso bolliva in pentola si poteva capire cos’era, se si stava attenti a cogliere gli indizi giusti. Come quel “parlo per esperienza”, pronunciato per quanto con riluttanza: Moorden aveva forse assassinato il suo capo per farsi strada nella gerarchia del vari clan? Soffocò un briciolo di disapprovazione che la sua parte migliore gli inviava, ricordandosi delle crudeli esperienze dei bassifondi di Basiledra e degli insegnamenti del capo dei Sussurri, un uomo che non aveva esitato a fare quanto riteneva necessario per un ideale. Chissà se Moorden potesse aver seguito una simile linea di condotta. Inoltre l’assassino non era una pratica diffusa ma non era neanche sconosciuto all’interno della nobilità. Lui stesso non era più la persona piena di principi che aveva lasciato una vita agiata alla Corte d’Oriente, ed aveva ucciso per difesa e per vendetta. Eppure ...
Cacciò quei pensieri scomodi, infastidito dalla persistenza con la quale ultimamente tendevano a spuntar fuori nei momenti meno opportuni e tornò a pensare all’orco che aveva dinnanzi. In fondo quando l’aveva conosciuto Moorden era praticamente un fuori casta, un esiliato. Ora era a capo di una truppa e gestiva più o meno apertamente relazioni con esseri umani apertamente ostili ... come mai era tanto importante per lui che quei mercenari risultassero innocenti, anche se si diceva che avessero assassinato il loro signore?
Purtroppo non ebbe mai la possibilità di fargli quella domanda.

Oes, mattino del giorno dopo.



Quando raggiunsero le prime abitazioni del borgo di Oes, la luce dell’alba non aveva ancora sfiorato le sommità delle colline ed ampi sprazzi d’ombra formavano inattesi contrasti col luminoso colore del cielo che si prospettava sulla pianura poco distante. Tutto il paese dormiva ancora, solo il fornaio e il maniscalco erano già al lavoro nelle loro botteghe, svegli prima degli altri per terminare in tempo i lunghi ordini della giornata. Eppure c’era un’altra persona che non dormiva, un uomo ammantato di nero e dal volto celato sotto un ampio cappuccio, comparso in silenzio da un androne buio: era il loro contatto al paese. Li salutò portandosi una mano alla fronte in un saluto militare.

Signori. Signora. Benvenuti. Purtroppo potrò restare con voi sino all'alba, restare oltre sarebbe per me un rischio eccessivo.


Parlava rapido e sicuro, con poco tempo a disposizione ma sicuro di sé.

Come forse sapete Lord Felkin Sander, signore di questo borgo e nostro comandante, tre sere fa è stato assassinato. Noi, le Lame Nere, i suoi uomini, siamo stati accusati della sua morte. Da allora siamo rinchiusi nella nostra caserma, in attesa di giudizio mentre suo figlio Ysten, si gode tutto il potere che il nostro signore non gli avrebbe mai concesso.


Interessante, questo significava che queste Lame Nere non erano semplici mercenari, al soldo del miglior offerente. Sembravano essere particolarmente legati a quell’uomo anche dopo la morte, e non sembrava che il figlio di Lord Sander godesse di particolare credito presso di loro, come se secondo loro ne avesse usurpato il legittimo posto. Sarebbe stato opportuno magari indagare sul rapporto che avevano avuto con il loro ex comandante, ed in che modo si erano associate a lui.

Il corpo del nostro signore è ancora nelle mani dei cerusici, che negano una pronta e onorevole sepoltura. Se avete domande è il momento di farle.


Con un cenno del capo indicò il sole che iniziava a sorgere alle loro spalle.

Tra poco tornerò nella nostra prigione.

[...]



Shimmen si sedette a gambe incrociate, guardando con evidente piacere l’alba che sorgeva in tutti i suoi magnifici colori. Il rosa pallido delle nuvole all’orizzonte lasciò mano a mano il posto all’azzurro di un cielo sereno, solcato da stormi di piccoli uccelli e da un odore favoloso di pane appena sfornato, cosa che lo indusse a recarsi al forno per acquistare una pagnotta da mangiarsi in pace mentre rifletteva su quanto avevano scoperto finora e faceva qualche domanda al fornaio ed ai primi clienti.
Lord Felkin Sander non era esattamente benvoluto da quelle parti, e si capiva che molti erano lieti di essersene liberati, anche se ovviamente non potevano dirlo apertamente soprattutto ad uno straniero come lui.
Comunque, Sander monopolizzava il commercio di grano in tutta la regione e di generi alimentari, comprandoli a prezzi stracciati e rivendendoli altrove con grande profitto, perfino ai nobili suoi vicini che si trovavano a dipendere così da lui. Non dunque era il genere di persona che le parole della Lama Nera lasciavano intendere che fosse, anche se non era inusuale che certi nobili di campagna fossero coinvolti in questo genere di loschi affari con la corruzione che dilagava, denunciata da sporadici e coraggiosi Corvi.
Diede un altro morso alla pagnotta, sentendo il pane ancora caldo crocchiare allegramente tra i denti. In segreto apprezzava gli sforzi che i veri servi del Sovrano stavano compiendo per il bene comune, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente.
I suoi compagni si erano divisi dopo le presentazioni e la promessa di ritrovarsi al tramonto per aggiornarsi sulle indgaini, seguendo ciascuno le proprie inclinazioni. Sherat ed il mezzorco erano andati alla ricerca del corpo e del luogo dell’assassinio, che a quanto pareva avvenuto di sera all’interno del giardino della casa del Lord. La donna era andata alla caserma a parlare con le “prigioniere” Lame Nere e lui stesso aveva espresso intenzione di recarsi ad interrogare i popolani e Lord Ysten, se ne avesse avuto l’opportunità, da pari a pari, visto che avevano entrambi sangue aristocratico nelle vene: avrebbe dovuto chiedere a lui informazioni su ciò che il popolo non aveva saputo dirgli in quanto escluso in generale dagli affari di gestione del feudo, ovvero chi poteva aver tratto vantaggio dalla morte di Lord Sender, o se avesse recentemente avuto contrasti con qualcuno di specifico.
Inghiottì l’ultimo boccone di pane, sentendo svanire piacevolmente il buon sapore. Poi si alzò: è ora di andare!

[...]
Oes, Palazzo Nobiliare



« Fermo, chiunque tu sia. Nessuno può entrare nelle stanze di Lord Ysten: ha chiesto di essere lasciato solo per elaborare la recente perdita »


Il Kasumaki osservò corrucciato la soldatessa che gli ordinava di arrestarsi e per un istante fu tentato di non ubbidire: lei era un semplice soldato in fondo e non aveva nessuna autorità su di lui. Però sarebbe stato oltremodo scortese nei confronti del suo ospite, e non vi era necessità di un simile gesto. Si fermò quindi appena davanti ai due soldati posti a guardia delle stanze di Lord Ysten.

Riferitegli dunque che Lord Shimmen Kasumaki, di passaggio in queste terre dopo un lungo viaggio nell’Akeran, è venuto personalmente a porgli le sue condoglianze.



۩ SHIMMEN• KASUMAKI۩
Aki no Kenshi - lo Spadaccino Rosso


CS :
Razza : Progenie dei demoni
Classe : Cacciatore
Talento : Avanguardia
Mente[ont] 75%
[font=ISOCTEUR] Fisico
: 100%
Energia : 125%
Equip : - Erba Ricostituente x2 (+5% energie ciascuna)
- Amuleto dell'Auspex 8al collo)
- Gemma della Trasformazione (su un'anello)
- 2 Coralli (+4 cs ciascuno)
- Biglia Dissonante
- Biglia Oscurante
- Spada lunga x2
- Pugnale (in uno stivale)
- Balestra e 10 dardi.
- Pelle resistente e difficile da ferire (arma naturale)

Passive
- Forma Demoniaca (razziale) 0/6
- passive di Dominio Anvaguardia (azioni di forza straordinaria 0/6, immune a colpi a parità di CS 0/6, immunità al dolore 0/6 , ogni volta che l'avversario usa una tecnica Fisica guadagno 1CS 0/6 .
- Auspex (da oggetto, 0/6 )
- Tecniche ad area di pari potenza a quelle singole. 0/6
Artefatto: Mantello dell'Esploratore
- Eroe del Nord: [Passiva: attorno a Shimmen l'aria sembrerà di qualche grado più fredda, come se lo spadaccino portasse con sè il gelo del Nord. Chiunque gli si avvicini vedrà i propri movimenti rallentare a causa del freddo; Attiva, tecnica magica, consumo Basso: Shimmen sceglierà un nemico, e le gambe del bersaglio verranno ricoperte di una solida patina di ghiaccio che gli impedirà di usare gli arti inferiori per un turno. Non causa alcun danno, e il ghiaccio si scioglierà alla fine del turno. È possibile difendersi con una difesa di potenza Bassa o spezzando il gelo con un'offensiva di livello Basso.]
- Araldo del Sud: [Attiva, tecnica Magica, consumo Medio: fuoco si sprigionerà dal mantello e avvolgerà il nemico, distruggendo un pezzo del suo equipaggiamento a scelta di Shimmen e togliendogli una CS. Non causa altri danni.

Attive
Note


 
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view post Posted on 12/6/2015, 23:00
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Oes - Nel Frattempo
_______________


La ragazza se ne stava in piedi in mezzo agli uomini incapucciati, senza nemmeno riuscire a vederli. Attorno alla sua caviglia c'era un cerchio d'oro, il simbolo di una schiavitù che da sola non sarebbe riuscita a spezzare. Prigioniera nel corpo ma non nell'anima, stava fiera in mezzo all'alveare, circondata da api prigioniere per troppo tempo.
L'uomo che le aveva rivolto la parola rimase a guardarla per qualche istante, ammirandone la figura. Era la donna che per tanti anni aveva sognato di incontrare, una donna da fare libera perché lei lo rendesse libero. Una donna forte abbastanza da non spezzarsi.


Non è stata colpa nostra”.


Spogliò il cappuccio, sebbene lei non potesse vederlo in volto. Le sue guance erano solcate da più di una cicatrice e tutto il suo corpo portava i segni delle sue battaglie. Una cicatrice per ogni nemico ucciso, piccole e brevi come virgole sulla pergamena della sua pelle. Si chinò, mentre lei non gli rispondeva, e strinse l'oro tra le mani. I suoi palmi furono percorsi da un tremito e il legame di lei si spezzò sotto le sue dita.
Le sorrise dal basso all'alto.


Noi eravamo fedeli all'uomo che si è guadagnato il nostro rispetto”.


I suoi occhi, abituati all'oscurità, registrarono la sua diffidenza. Le diede ragione, facendo scorrere le mani lungo la sua caviglia, quasi a cancellare i segni della violenza che poteva aver subito. Si alzò, avvolgendole il viso con le mani. Lei sussultò, cercando di arretrare, lui la avvicinò, portandole le labbra all'orecchio.


Se sopravviverò non dovrai più essere prigioniera”.


Poggiò la bocca contro la sua guancia. Non le aveva chiesto il suo parere, non voleva il suo permesso. Non era questo il loro modo di fare. Si prendevano quello che volevano perché erano guerrieri, silenziosi come ombre, affilati come coltelli. Lei si rilassò un poco contro di lui, e seppe che gli si sarebbe concesse. La abbracciò.
Era solo questione di tempo.

Guardava fuori dalla finestra, attraverso uno spiraglio tra le tende, il mento poggiato sul palmo della mano. I suoi occhi si perdevano, cercandolo dove sapeva che non lo avrebbe trovato. Sospirò, reprimendo lo smarrimento che tutto il suo corpo provava per quella distanza, soffocando il desiderio di uscire, andare da lui, inchinarsi ai suoi piedi. Avevano deciso che avrebbero aspettato il momento giusto.
Lo aveva deciso lui.
E quale fosse il momento giusto era incomprensibile. Sospirò di nuovo, poggiando la fronte contro il vetro, cercando un po' di sollievo, sperando di addormentarsi. Ma tutto il suo corpo era vigile, ogni passo poteva essere quello di lui, ogni fruscio quello della sua veste. Continuava a sollevarsi a sedere d'improvviso, pur sapendo che non sarebbe venuto.
Lacrime rade gli scivolavano dagli occhi.





CITAZIONE
Qm Point

Per tutti: Nel mio post, come vedete, non ho volutamente interferito con le vostre indagini, ma ho contestualizzato l'uscita di scena di Minesht e gestito una piccola scena collaterale.
Siete quindi liberi di continuare con le vostre ricerche (ovviamente dicendomi cosa intendete fare, come abbiamo fatto fino ad ora).
Il limite per postare sarà venerdì 19 alle 23.59 (con eventuali proroghe fino a sabato 20 alla stessa ora).

 
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dra31
view post Posted on 18/6/2015, 22:15




Rou ~ Moord - III
Oes, Alcrisia.

Oes, Nel frattempo.
La fortuna sembra arriderlo; le guardie di stanza alle prigioni cittadine, un largo e massiccio edificio in pietra scura non dissimile da un torrione, reagiscono alla richiesta del costruttore e con un'occhiata torva gli lasciano libero il passaggio verso l'interno delle carceri. Una volta dentro, Serhat si ritrova al cospetto di un uomo nerboruto seduto dietro un vecchio tavolo e alle prese con la burocrazia di quel luogo di pena. Quando si accorge della presenza di un ospite, il possente carceriere solleva un sopracciglio e rivolge un sorriso mellifluo al maestro.

Desidera?
Vorrei poter parlare con i vostri ospiti. Vengo per per la questione del defunto Lord Sander.

Il costruttore non si fa problemi a porre nuovamente la domanda fatta poco prima alle guardie.

Lord Sander, ma certo. Il suo cadavere marcisce dalle guardie e i suoi assassini marciscono qui dentro.

Annuisce alle parole ascoltate e con svogliatezza controlla il grosso libro che ha davanti.

Ovviamente vi diranno che abbiamo preso le persone sbagliate.

Sospirando, si alza dalla sedia. Dritto davanti all'üstâd, il carceriere si rivela essere un colosso.

Dicono tutti così.

Preceduto dall'imponente uomo e infilatosi in una porticina nel muro, il costruttore scende nelle profondità delle prigioni adeguando il proprio respiro al tintinnio delle chiavi appese alla cinta del carceriere. Dopo qualche minuto, supera una nuova porta e fa il suo ingresso nella prigione sotterranea. Davanti a lui, le due pareti di un corridoio illuminato da torce sono una serie di anguste celle, una delle quali è quella cui il carceriere conduce Serhat.
Seduti nel sacrificato spazio della cella, due uomini male in arnese osservano i nuovi arrivati.

Piacere di conoscervi, signori.

Serhat fa un cenno di saluto ai prigionieri e si rivolge al carceriere.

Posso parlargli da solo?

Il carceriere accoglie la richiesta del forestiero con una stretta di spalle e torna all'ingresso del corridoio. Una volta solo, il costruttore si rivolge ai due incarcerati.

Sono qui per la questione di Lord Sander e mi interessa sentire anche la vostra campana. Cosa sapete raccontarmi?

Quando uno dei due decide di prestargli attenzione, il costruttore può notare alla fioca luce delle torce che gli abiti che indossano sono scuri e portano una cappa.

Non siamo stati noi, ma nessuno ci crede. Solo perché eravamo a guardia del giardino...solo perché eravamo fedeli...

"Dicono tutti così.": a Serhat pare di udire la voce del carceriere ripetergli quelle parole, dette solo pochi minuti prima. Con una reazione naturale quanto scontata, il prigioniero si difende dall'accusa definendola un'infamia, giustificando il fatto con argomenti noti. Il mestre de cases comprende le parole e l'atteggiamento dell'arrestato ma non ha ancora tutte le informazioni necessarie per poter dire se ha torto o ragione.

D'accordo, ma se non parlate non possiamo aiutarvi. Per mia sfortuna non sono nato indovino.

Si schernisce per alleggerire l'atmosfera del posto, almeno dalla sua parte. Le prigioni, per un motivo o per un altro, lo hanno sempre messo a disagio.

Parlatemi della vostra guardia al giardino, possibilmente senza scordare nulla. E raccontatemi anche qualcosa del vostro rapporto con il defunto Lord. Chi vuole aiutarvi è stato fin troppo parco con le informazioni.

L'uomo sputa a terra, esternando il proprio disprezzo.

Come ogni giorno eravamo a guardia dell'ingresso al giardino. Sorvegliavamo che nessuno potesse entrare e disturbare le riflessioni del nostro signore. Ogni giorno vi sono dei turni e quel giorno era il nostro
Nessuno è entrato e nessuno è uscito. Ma immagino questo non deponga a nostro favore.


Emette un verso sprezzante e il suo compagno, con la voce segnata dalla stanchezza, interviene nel discorso.

Ma a un certo punto si è udito un grido soffocato, come un rantolo. Solo qualche istante, ma sufficiente per allarmarci. Ci siamo mossi insieme in direzione del rumore ed è in quel momento che...lo abbiamo ...trovato.
Ed era già morto.

Nuove tessere nel mosaico, nuovi particolari che vanno ad integrare le varie nozioni che piano piano stanno riempendo la mente del costruttore. In cuor suo, sa già che gli ci vorrà molto tempo per venire a capo di questo problema. Iniziano a mancargli le difficoltà tipiche del suo lavoro, ma non demorde.

Ora vi faccio delle domande, forse scontate, ma necessarie per me.

È sincero, dato che ne sa meno del viaggiatore che probabilmente in questo momento sta attraversando il borgo di Oes.

Avete pensato ad intrusi dall'esterno, passati dal muro di cinta?
Che l'assassino fosse entrato molto tempo prima del vostro turno?
Avete mai pensato all'eventuale esistenza di passaggi segreti o ne siete a conoscenza?
Quando avete raggiunto il povero Lord Sander, avete trovato nulla di strano?


Riprende fiato e lascia il tempo alle domande di farsi strada nella memoria dei prigionieri.

Ah, vi ricordate quando è successo il fattaccio?

Sul finale si lascia andare al suo accento, fino a quel momento tenuto a bada.
Un dei prigionieri scuote il capo a quella serie di domande.

Noi siamo le Lame Nere, la nostra forza non è solamente brutalità. Nessuno avrebbe potuto varcare quel muro di cinta senza che noi lo sapessimo. Nessuno avrebbe potuto essere già nel giardino d'altronde.
Ciascun gruppo perquisisce il giardino prima di andarsene e lo stesso fa la coppia di sorveglianti che sopraggiunge al momento del cambio.

Soggiunge il secondo prigioniero, e il primo annuisce.

L'unico passaggio alternativo che conduce al giardino passa alle spalle delle stanze del palazzo ed è percorso solo da noi. Solo le Lame Nere ne possiedono le chiavi e nemmeno ai servi è più concesso passarvi.
Nessuno a parte noi avrebbe potuto utilizzarlo.

Il fatto è successo a sera, pressapoco al tramonto. Quando siamo sopraggiunti il nostro signore era già morto. Non vi era nulla di strano, a parte il corpo di un morto, naturalmente...
In realtà...

La prima Lama Nera volge il capo di scatto verso il compagno, che tace. Poi, come ripensandoci, parla di nuovo.

In realtà qualcosa c'era: una delle nostre lame, un lungo coltello, era accanto al corpo. E tutti sanno che lord Felkin non ha mai portato una tale arma con sé.

Parlando, qualcosa inizia a muoversi nella selva di informazioni a disposizione del costruttore. Con il tempo e le domande, ha deciso di seguire una strategia abbastanza questionabile ma necessaria: cercare di confutare più aspetti dubbiosi possibili e tracciare da essi un percorso sensato degli eventi. Forse non è la via più rapida per risolvere il problema ma è anche vero che lui non è un segugio.

Nient'altro oltre alla lama? E sapreste dirmi come raggiungere questo passaggio, senza usare le chiavi? Le ultime domande e poi vi devo salutare: avete mai notato qualche volto nuovo tra di voi, negli ultimi giorni? Voci dicono che delle sbarre non potrebbero contenere le Lame Nere, è vero?

Con queste ultime questioni vuole vedere se quanto osservato e ascoltato fino ad ora è corretto o meno, in particolare quanto affermato dalla Lama Nera incontrata all'alba.

Non vi sono modi per uscire da quel passaggio senza chiavi, non siamo degli inetti.
Nessuno di nuovo. Siamo compagni d'arme, non semplici mercenari. Siamo stati addestrati per anni e non scegliamo un apprendista se uno dei maestri non muore.

Al che, la prima Lama Nera si lascia andare ad una risata sommessa. Serhat non fatica a collegare quella reazione all'ultima domanda.

Quelli come te non possono capire. Ma né queste sbarre né questa città potrebbe contenere le Lame Nere. Se decidessimo di andarcene, una scia di sangue ci seguirebbe. Ma noi siamo guerrieri, ed eravamo guerrieri fedeli. Dimostreremo la nostra innocenza.
Cercate qui, da noi, invece di cercare tra i suoi nobili, quei pusillanimi che non vedevano l'ora di mettere le mani sulle sue terre e sul suo denaro.

Quello sfogo viene accolto dal costruttore con uno sguardo attento, teso a pesare l'affermazione per il valore che potrebbe avere. Può essere un modo per scaricare la colpa su altri, estranei a tutto, ma se la fedeltà che affermano avere per il deceduto è vera, è possibile che quella dei nobili sia un'altra strada da percorrere. O forse è già stata battuta da qualcuno dei suoi compari, è quanto spera l'üstâd mentre lascia i prigionieri per avvicinarsi al carceriere, rimasto ad attendere la fine dell'interrogatorio.

Grazie per la collaborazione. Ora, se non vi è di disturbo, mi sapreste dire se questa gente ha fatto resistenza o ha tentato la fuga quando siete giunti sul posto?

Alla domanda, il colosso rivolge al suo interlocutore un sorriso mellifluo.

Questi uomini sono guerrieri di straordinaria freddezza. Quando le guardie sono giunte alla loro caserma, ove si erano ritirati, nemmeno uno si è opposto o ha tentato di scontrarsi con noi.
Devono avere un codice d'onore, o qualcosa di simile. Almeno questo è quello che raccontano.

Che abbiano un codice d'onore, Serhat ne è certo; dopo aver salutato il carceriere e lasciato alle spalle quel posto penoso, il costruttore è più che convinto che le Lame Nere siano mosse da un sentimento comune abbastanza forte da impedirgli di lasciarsi andare in ogni occasione, salvo particolari eccezioni. Li capisce, anche nel suo mestiere c'è una sorta di codice d'onore.
Si rimette sulla strada per il palazzo di Lord Sander e durante il tragitto ne approfitta per riordinare le idee.

Stando a quanto appreso, Lord Sander è stato trovato morto sul tramonto nel suo giardino, un luogo della casa accessibile solamente dall'interno del palazzo. A confermarlo sono la servitù e le Lame Nere, il corpo di guardia privato che in questo momento è l'unico accusato dell'omicidio; entrambe le fonti sono da prendere con la dovuta diffidenza, vuoi per il coinvolgimento nella questione o per altri motivi più banali. Inoltre, in base alle affermazioni fatte, nessuno può entrare o uscire liberamente dal giardino, se non passando dal passaggio segreto o dall'accesso al pianterreno; il passaggio è, parola del prigioniero, sotto la custodia delle Lame Nere e questo è un punto a sfavore di loro. Effettivamente, al momento tutti gli indizi sono contro le Lame Nere, le stesse che il pelleverde vuole libere: l'arma, di ordinanza al gruppo militare, le tracce presenti nel cunicolo segreto che è sotto il loro controllo, che fossero gli unici presenti sul luogo. Insomma, se è vero che sono innocenti, qualcuno è stato abbastanza abile da mettere nel sacco gente che ammette tranquillamente di poter uscire da una prigione lasciandosi una scia di sangue. E questo qualcuno è da qualche parte che si sta godendo la vista di un mastro costruttore che sta consumando la suola degli stivali per cercare un ago in un pagliaio che non conosce.

Nel frattempo, la mole di Palazzo Sander è nuovamente davanti agli occhi di Serhat, il quale con la dovuta educazione e rispetto torna a perlustrare il giardino e il passaggio, nell'intento di verificare quanto appreso nella prigione. Affermazioni che si rivelano sincere, visto che ogni accesso sul passaggio risulta essere integro e nel complesso il percorso non sembra essere manomesso. Anche la porta d'accesso sul giardino non mostra segni di forzatura, sebbene sia rimasto aperto dopo il tragico fatto, forse per una relativa fretta dell'omicida.
Con una nuova conferma in tasca, il costruttore torna nel palazzo e prima di uscire interroga uno sguattero della casa incrociato sulla via.

Certo che c'è un passaggio nascosto, in tutte le case dei signori c'è. Mio cugino, fa anche lui il servo sa, dice che c'è anche a casa sua. Il nostro era bello spazioso, se posso permettermi. Ma quando sono arrivate le Lame Nere hanno chiuso tutte le uscite con dei lucchetti e non abbiamo più potuto usarlo.

Il costruttore ringrazia con un sorriso gentile e una moneta l'anziano servo e lascia ancora una volta il palazzo, diretto questo volta verso il luogo fissato per l'appuntamento con i propri compari. Forse, con altre due teste, una soluzione si può trovare tra le molte che iniziano a crearsi nella mente dell'artefice, il quale sentendo un leggero brontolio, approfitta del momento per fare una pausa e consumar qualcosa insieme ad un tonico che allevi la stanchezza per il continuo pensare.

png

Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%
Energia × 100% | Fisico × 100% | Mente × 100%


- condizioni. Ottimali. {Fisico [0B+0M+0A+0C+0I] + Psionico [0B+0M+0A+0C+0I]}
- forma. Normale {100% = [0B+0M+0A+0C+0I]} + 4 CS {Forza Fisica 0 [0+0] + Intelligenza 4 [4]}

+ ragionare.
{Difesa psionica passiva. [Stratega I] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Comprensione della classe e del talento avversario. [Stratega I] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Passiva di solo discernimento di illusioni. [Stratega II] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Immunità dal dolore psionico e negazione degli effetti delle tecniche psioniche, i danni si mantengono. [Stratega II] [Psionica] [Passiva, 6 usi]} + {Capacità di vincere scontri fisici a parità di CS. [Abilità Personale 1/25] [Fisica] [Passiva, 6 usi]}
{Difesa psionica variabile personale. [Abilità Personale 2-3-4/25] [Psionica] [Variabile da Basso a Alto]}

+ lavorare.
{Perizia: quando utilizza una tecnica di Power Up, guadagna 1 CS aggiuntivo alla stessa caratteristica. [Umano] [Passiva, 6 usi]} + {Esperienza: permette di difendersi senza essere antisportivi da un grande numero di attacchi o da attacchi inaspettati, influisce solamente sulle azioni non tecnica. [Amuleto razziale] [Umano] [Passiva, 6 usi]}
+ l'agrimensura: criteri e tecniche.
{Auspex a bersaglio singolo [Amuleto dell'auspex] [Fisica] [Passiva, 6 usi]}
+ l'esperienza del Costruttore.
{il costruttore potrà tracciare la planimetria di un edificio osservandone anche solo una piccola parte [Passiva, 5 usi]}

- ... ...
{...}

+ la strumentazione: attrezzi personali. Armi iniziali [Mazzetta, Accetta, Piombo] per un peso variabile di kg 4~6 | Equipaggiamento GdR non offensivo [Borse degli attrezzi]
+ la strumentazione: strumenti di rilievo e misurazione. Armi acquistate [Corda a tredici nodi]
+ la strumentazione: attrezzi di cantiere. Armi acquistate [Malepeggio, Martellina, Badile, Sacchetti di gesso x 5]
+ la strumentazione: strumenti di disegno e misura. Oggetti GDR [Compassi x 3] incantati [vedi "Disegno e Scrittura"]
+ la strumentazione: pacchetto di medicazione. Bendaggi con soluzione cicatrizzante [Erba medicinale x 2 (cura bassa, istantaneo)] e Tonici [Corallo x 1 (+4 CS Intelligenza) + Erba ricostituente x 1 (+5% energia)] + pezzi di ricambio {Ripara un equip danneggiato [Abilità personale 12/25] [Fisica] [Medio]} e coltello.
+ cianfrusaglie. Oggetto personale [Quaderni di appunti]
+ doni. Cristallo del Talento + Anello del tuttofare (Dialetto dell'Akeran, Lingua del Nord) x 2

- note. Si riporta quanto descritto in confronto, usando un Corallo a fine post.
Buon gioco.

In caso di necessità si riescono a fare cose inaspettate.
Serhat Satu

 
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Shervaar
view post Posted on 19/6/2015, 23:08







C’era solo un dubbio che volevo levarmi prima di proseguire.
Tornai dalle due servette, sempre intente a tirare a lucido l’ampio salone dove per la prima volta le avevamo interrogate. Vuoi ancora per paura, vuoi forse perché ormai abituate alla mia presenza, anche questa volta risposero con cortesia e solerzia alle mie domande.
Il sangue incrostato che macchiava il giardino non era stato lavato per ordine di Ysten, figlio del defunto lord Sander, per non intralciare le indagini. Ammirevole atto di lucidità segno che forse, e sottolineo forse, non era stato il figlio ad eliminare il padre per ereditarne i poteri. Rovescio della medaglia era che con tutta quell’attenzione alle indagini sarebbe stato difficile eventualmente inquinare le prove a mio favore.
Impensierito ringraziai e salutai, diretto alla caserma della guardia cittadina giù al borgo.

Furono una mano tesa in avanti a sbarrarmi la strada, un dubbioso sopracciglio inarcato e una domanda con voce perentoria ad accogliermi davanti alla caserma.
<< Chi sei, straniero, e cosa cerchi? >>
<< Nitro. >> risposi con un cenno del capo << Alchimista, cerusico e investigatore. Sono qui per l'omicidio di Lord Sander, sono stato incaricato di eseguire una perizia medica sul cadavere. >>
Ennesima bugia campata in aria che si rivelò efficace come quelle di Serhat lo era già state. Dopo qualche istante di silenzio la guardia strinse le spalle e mi liberò la via con un << Seconda porta a destra. >>
La facilità con cui gli umani abboccavano a tutte le cose che gli si rifilavano era surreale, ma allo stesso tempo preoccupante. E se tutti ci stessero lasciando carta bianca perché qualcuno per quegli esami era realmente atteso? Mi avessero colto in fallo sarebbe stato decisamente un problema giustificarmi, soprattuto perché lavoravo per i sospettati.
<< Con il vostro permesso >> con un nuovo cenno del capo entrai in un vestibolo spoglio. Diedi una consueta occhiata in giro e non notando nulla di strano, tranne il quotidiano operare di guardie e civili, entrai nella porta indicatami. In un anonimo stanzone, che poteva a naso essere un infermeria, erano presenti due uomini in tunica bianca, semplice e vario mobilio ed un ampia vasca adagiata su un tavolo.
Con un colpo di tosse richiamai l’attenzione dei due uomini, intenti a fare tutt’altro che analizzare il mio cadavere per fortuna.
<< Salve, sono qui per la perizia medica sul cadavere di Lord Sander. Posso chiedere a voi che tipo di esami sono già stati eseguiti e quali sono gli esiti? >>
L’iniziale perplessità dei due uomini venne meno quando iniziai a girare intorno alla vasca per una prima approssimativa analisi del corpo. Uno di loro scostò parzialmente il telo che celava la salma, rivelando un mezzo busto immerso in vascone colmo di ghiaccio. << Abbiamo valutato la causa della morte, ma immagino non ti serva molta fantasia per comprenderla. >>
<< Credo ci siano pochi dubbi a riguardo. >> risposi considerando che gola era aperta a metà per lungo. Rimossi allora completamente il telo e mi rivolsi ai due con quanto più garbo possibile per levarmeli dalle palle.
<< Ho bisogno solo di un tavolo, una sedia e silenzio. Voi sentitevi liberi di andare. >>
Ottenni con facilità quanto avevo chiesto e porgendomi una sedia i due uscirono silenziosamente, per la mia somma gioia.

Lord Sander era sicuramente un uomo imponente e muscoloso, ben più alto di un maschio adulto medio. Sembrava non essersi arreso all’età ed era decisamente in forma: un ampio torace con braccia e gambe ben piantate, i muscoli ancora asciutti, la barba tagliata corta come un militare e i capelli raccolti in un codino dietro la nuca. Aveva tutto l’aspetto di uno che difficilmente si sarebbe lasciato tagliare la gola.
Mi sfilai il mantello buttandolo in un angolo, sciolsi le fibbie dell'imbracatura che sorreggeva la mia attrezzatura e appoggiai la mia seconda pelle di strisce di cuoio, tasche e meccanismi a molla stesa in verticale infilandola nelle spalline dello schienale della sedia. Trascinando quindi il tavolino accanto alla vasca vi adagiai la sacca che portavo a tracolla, pronto a tirarne fuori qualsiasi cosa.
Ero pronto;Scrocchiai il collo, sciolsi i polsi e tracannai un “tonico”; mix discutibilmente sano di erbe per un lavoro delicato come quello che richiedeva massima lucidità e precisione. Con sensi e percezioni stimolati oltre il limite umano mi misi al lavoro. Un analisi dettagliata del corpo non rivelò, cosa tutt’altro che banale, la presenza di subdole illusioni magiche. Il lord, come già avevo immaginato, era uno dalle abitudini spartane e militari: mani grandi e callose, lievi e sparse cicatrici e contusioni ed il fisico di un toro, non presentando per altro il minimo segnale di vizi e abusi. Il taglio sulla gola, parte saliente delle analisi, era perfettamente orizzontale da destra verso sinistra, di considerevole profondità e netto e pulito. Stimai allora che l’aggressore dovesse essere alto più o meno quanto il lord e che lo avesse presso da dietro, arrivando quindi non visto, ed eliminandolo in un sol colpo. Difficile immaginare che non fosse stato portato da qualcuno del mestiere...tipo quelli che cercavo di difendere…
Ci misi un secondo a concludere che sarebbe stato impossibile far uscire indenni le Lame Nere da quella storia considerando che tutte le prove pesavano contro di loro, ci misi quindi ancora meno a decidere di metterci qualcosa di mio.
Solo un abile e allenato assassino poteva muoversi nell’ombra ed eliminare una uomo del genere con tanta precisione, ma chiunque poteva facilmente ripetere l’opera contro una vittima avvelenata ed indebolita. Aprii la bocca del morto e non notando nulla che consigliasse quella pista intervenii.
Controllai che la stanza fosse sigillata e che non ci fossero occhi indiscreti, infilai quindi una mano nella sacca ed ne tirai fuori un piccola fiala di acido ed una bacchetta di vetro. Le prove a discolpa dei mercenari che non c’erano sarebbero presto apparse, con la dovuta discrezione. Un rischio non da poco in effetti, ma in chi mai andrebbe a guardare entro la bocca di un uomo sgozzato in cerca di prove? Quello era forse il posto più indicato per intervenire.
Dopo un minuto scarso il dovuto era fatto e gola bocca e palato erano leggermente toccati dall’acido: un qualcosa che poteva sfuggire ad occhi non esperti di anatomia e che al momento giusto avrei denunciato per sviare le indagini.
Presi allora con precisione le misure del taglio sul collo e dopo aver attentamente coperto i miei averi con il mantello da viaggio mandai allora a chiamare i cerusici, chiedendo dell’arma del delitto.
La tirarono fuori da un cassetto, mentre silenziosamente maledivo la mia smania di mettere le mani in pasta. Avessi chiesto prima l’arma sarebbe stato tutto più facile…
Dopo aver appreso che alcuni esami erano già stati eseguiti a villa li congedai e tornai a lavoro, bocciando l’idea che già mi frullava per la testa da un po’ di ritoccare il taglio, slabrandolo.
La lama che mi avevano passato, un lungo coltello a doppio filo che doveva appartenere alle Lame Nere, era ovviamente delle dimensioni perfette per un taglio come quello che aveva eliminato il lord. Potevo però dire a loro misera difesa che qualsiasi altra arma di quelle dimensioni avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
Accantonai in ultimo l’idea di raccogliere dal manico della daga le impronte digitali dell’assassino, cosa di cui in realtà molti ignoravano l’esistenza, considerando instimabile il numero mani per le quali era passato quel pugnale.
Lo riposi nel cassetto, ricoprii il corpo e recuperai le mie cose, lì avevo finito.

Non appena rimisi piede nella villa mi misi alla ricerca di qualche povero e frustrato dipendente, c’era un ultima cosa che dovevo fare prima di tornare al luogo dell’appuntamento. Recuperai dalla sacca la fiala di acido e travasai la soluzione dentro un altra anonima ampolla, avvolgendola poi in un panno di pelle. A quel punto mi serviva solo qualcuno a cui affidarla.
Lo trovai alle stalle, un giovanotto dallo sguardo vispo intento a spalare merda, uno che aveva l’aria di volersi guadagnare un paio di monete d’oro facili facili.
Gliene lanciai un prima, attirando la sua attenzione.
<< È tua, se pensi di potermi fare un favore. >>
Un attimo sbigottito mi fece segno di continuare, quindi gli lanciai il fagottino di pelle.
<< Nascondila tra le cose di qualcuno bello piazzato, della stazza del defunto lord e che ti sta sulle palle, poi semplicemente fatti i fatti tuoi. Questa è per il tuo silenzio. >> dissi lanciando un altra moneta
<< Se tutto va come deve ne seguirà un altra. Abbiamo un accordo? >>
Fece spallucce e sondò la qualità del metallo. Avevamo un accordo.

Statisticamente troppe cose stavano andando bene quel giorno, a quel punto diventava sempre più alta la probabilità che qualche grave intoppo si manifestasse per riportare all'equilibrio il fattore fortuna. E la statistica raramente sbaglia.


Legenda : Narrato - Pensato - Parlato

Riserve:

Corpo 100 -> 90/100

Mente 125 -> 115/125

Energia 75 -> 70/75

CS: 0 -> 8 (2xPercezione, 2xDestrezza, 2xRiflessi, 2xIntuito) -> 3 (1xDestrezza, 2xRiflessi)

Armamentario:

Pelle Coriaeca - Armatura naturale - Su tutto il corpo

Il Risolutore - Piede di Porco, Arma Contundente - Riposta

Il Catalizzatore - Balestra Automatica - Riposta

Fiala Infiammabile - Arma da Lancio 2/2 (2 alla cinta)

Fiala Esplosiva - Arma da Lancio - 2/2 (2 alla cinta)

Fiala Spaccaossa - Arma da Lancio - 3/3 (2 in Catalizzatore, 1 alla cinta)

Dardi di Balestra - Arma da Lancio - 3/3 (3 dietro la schiena).

Pugnale - Arma Bianca - Riposto

Passive Infinite:

Anello Tuttofare - Conoscenza enciclopedica delle scienze che permettere di comprendere e risolvere facilmente problemi da tale natura

Passive ed utilizzi :

Scetticismo - Riconoscimento delle illusioni - 0 -> 1/6 Utilizzi

Intuito - Permette di comprendere le potenzialità di chiunque a colpo d’occhio, capendone tra le altre cose classe e talento - 0 ->1/6 Utilizzi

Calcolo Infinitesimale - Passiva - Movimenti rapidi e studiati per un straordinaria manualità; in combattimento permette fluide combo con tutti gli strumenti a disposizione di Nitro in tutte le loro modalità di utilizzo - 0 -> 1/3 Utilizzi

Attive utilizzate:

Sacca degli Strumenti - Fisica - Permette di recuperare un inoffensivo oggetto di uso comune all'interno della sacca con un consumo Nullo

Tonico - Fisica - Consuma Corpo (Medio) e Mente (Medio) - Dona 8 CS: 2xPercezione, 2xDestrezza, 2xRiflessi, 2xIntuito - Potenza complessiva Alta

Acido Concentrato - Distruzione Minore - Cacciatore - Fisica - Consuma Energia - Rende inutilizzabile un pezzo di equipaggiamento a costo Basso [Fiala]

Oggetti Usati:

Riassunto Tecnico :

Note:

Tutto come da confronto.

 
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view post Posted on 20/6/2015, 20:54
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La soldatessa avvicinò il suo volto a pochi centimetri dal quello di Shimmen, niente affatto intimorita e semmai seccata dalla sua insistenza e lui si ritrasse istintivamente di mezzo passo, con lieve sgomento rivedeva in quegli occhi lo sguardo glaciale della Lancaster che l’aveva annientato a Basiledra, prima che la magnifica città fosse ridotta ad un fantasma della gloria di un tempo dal potere dei Lorch.

« Lord Shimmen Kasumaki può tornarsene nelle terre che governa, dove forse la sua parola conterà qualcosa. Qui ad Oes se Lord Ysten ordina di... »

Ma subito, ritrovando l’innata, arrogante sicurezza di sé, Shimmen riprese il controllo delle sue emozioni e scacciò i brutti ricordi, le labbra perfette tese in una smorfia di irritazione. Aveva la ferma intenzione di andare a parlare con Lord Ysten e provò l’istinto immediato di replicare a a quella soldatessa che aveva appena insultato il suo titolo, il suo onore, ricordandole quale fosse il suo posto e quale il suo dovere. Nella sua terra natale avrebbe avuto tutti i diritti di passarla seduta stante a fil di spada, pensò profondamente contrariato, se mai un semplice soldato avesse anche solo pensato di rivolgersi con quel tono ad un suo superiore.

Senta ...

« Lascialo entrare, Asha. »

Una voce alle spalle della guardia, e una delle porte del corridoio che si apriva leggermente dall'intermo furono ciò che impedì alla situazione di degenerare.
La donna non cambiò espressione, ma con un passo laterale gli liberò il passo, indicando la porta aperta.
Un sorrisetto sprezzante ed uno sguardo altero furono la risposta del nobile spadaccino alla maleducazione di cui era stato fatto oggetto, mentre passava a testa alta di fianco alla soldatessa impettita.
Si lasciò indietro il corridoio quindi, senza voltarsi indietro, ed entrò nella stanza: importante ma non sfarzosa, luminosa e pulita, la trovò senza dubbio più gradevole dei palazzi sovraccarichi di ricchezza che aveva avuto modo di vedere negli ultimi tempi.
Alla finestra un uomo gli dava le spalle e guardava fuori dalla finestra, apparentemente immerso nei suoi pensieri, lasciando che il sole gli si posasse diagonalmente sulla schiena mentre tra le mani teneva un paio di dadi, sempre in movimento tra le dita agili.

Lord Ysten, immagino? Vi ringrazio per aver accettato di ricevermi.

Disse il Kasumaki con una lieve esitazione, fermandosi a qualche passo dall’altro uomo.

Io sono Lord Shimmen Kasumaki.

Si presentò, educato ma sintetico, senza i fronzoli di una presentazione ufficiale. Lasciò intendere di essere venuto per cortesia, con rispetto per un dolore tanto recente e che tra l’altro lui stesso aveva provato neanche tanto tempo addietro.
Può quindi capire come ci si sente, e trovare le parole giuste per far breccia nel cuore del suo ospite.

Mi duole capitare in... un momento tanto difficile ma ci tenevo a farvi di persona le mie condoglianze.


Qui la voce si abbassò, dimostrando un accenno di commozione mentre ripensava a suo padre. Al senso di perdita che aveva sentito quando aveva appreso della sua morte, e all’indifferenza colpevole che invece aveva dimostrato nel rivederlo appena prima di quella disgraziata battaglia, dopo cinque lunghi anni di assenza.
Era diventato un’altra persona da quando lui se ne era andato, gli aveva detto sua cugina Makoto, scosso nel profondo dalla perdita di un figlio che amava e che aveva cresciuto perché diventasse suo degno erede, giacchè aveva creduto che si fosse perduto per sempre nelle terre selvagge e pericolose oltre ai monti Doregreen. Cupo in volto aveva sempre compiuto il suo dovere nei confronti della famiglia e del clan ma nulla sembrava dargli conforto o felicità, rifiutava ogni affetto e giunse persino a divorziare per poter meglio vivere in solitudine.
Quante cose per cui avrebbe voluto ottenere il suo perdono.
Quante cose che non avrebbe mai più avuto l’occasione di spiegargli.

Ho subito anche io una tale perdita, coinvolto nella battaglia che vide opporsi i Corvi di Basiledra alle due nobili famiglie Vaash e Cavendish.

« Accetto le sue condoglianze, Lord Kasumaki. »

Ysten si voltò verso di lui, rivelandosi essere qualche centimetro più alto, con una pelle olivastra e gli occhi sottili che gli conferivano un’espressione scaltra. I corti baffi, un po’ ridicoli agli occhi del labbro spadaccino, e un lungo pizzetto completavano l’aspetto.

« Se anche voi avete subito la mia stessa perdita, non faticherete a capire il mio stato d'animo. Le Lame Nere hanno ucciso mio padre, e non avrò pace finchè quelle serpi non riceveranno la pena che meritano... »

il signore di Oes si fermò un attimo, riflettendo sul come proseguire.

« Aiutatemi a dimostrare la loro colpevolezza, e verrete ricompensato mio Lord. Adesso la regione di Oes è mia, e dispongo di risorse a sufficienza per soddisfare le più rosee aspettative di vita mie e dei miei alleati. »


E' possibile che sia in grado di aiutarvi in una simile indagine.


Replicò Shimmen con un piccolo sorriso al sentir parlare di ricompense, senza impegnarsi ma con interesse, chiedendosi nel contempo se esistesse un modo per soddisfare entrambi, Moorden e Ysten, anche se apparentemente volevano due cose opposte, e guadagnare qualcosa da ambo le parti. Nel frattempo, rifletteva a sua volta, fingere di indagare per conto del nobile locale poteva aprirgli parecchie porte, evitare intralci come guardie offensive – scoccò un’occhiata significativa in direzione della porta - e garantirgli qualche risposta alla molte domande che aveva pensato mentre faceva colazione, preparandosi una strategia che potesse portare a dei risultati.

Ma come mai siete convinto che siano stati proprio quei mercenari?

Chiese, cercando di mantenersi neutrale nella sua posizione. Voleva scoprire se Ysten aveva qualche elemento di prova contro le Lame Nere e, nel caso, quale fosse. Per farlo quale idea migliore di supporre, far balenare, la possibilità che l’assassino fosse qualcun altro? Qualcuno che poteva avere plausibili motivi per lagnarsi della condotta del precedente signore di Oes.

Mi rincresce del riferirvi che vostro padre, per quanto deplorevole possa sembrare, non era particolarmente amato dai vostri vicini.
A quanto pare per questioni legate al commercio.
D'istinto mi verrebbe da dubitare prima di loro, piuttosto che di degli uomini che hanno molto da perdere in un simile gesto visto chi li paga, anche se immagino li avrete già interrogati ...


Conosco bene l'opinione degli altri nobili su mio padre, ma molti di loro sono in fondo brave persone: per cercare di mantenere un minimo di comunicazione mi recavo spesso nelle loro ville durante i ricevimenti. Posso dire di conoscerli? Si. Posso dire che la morte di mio padre ha portato sollievo all'intera regione? Si.
Ma posso anche dire che se avessero osato ordire un simile assassinio ne sarei venuto a conoscenza, perchè ho molti amici pronti a riferirmi certi tipi di malumori.
Quello di cui sono certo però, è che quando trovai il corpo di mio padre ancora caldo, aveva vicino a se uno dei caratteristici pugnali utilizzati solo dalle Lame Nere, ancora sporco del suo sangue.


Capisco, e lodo la vostra previdenza in tal caso.

Annuì soddisfatto. A quanto pareva quel pugnale era il solo, concreto, indizio della colpevolezza dei mercenari, a parte la convinzione personale di Ysten: eliminata o confutata quella prova non ci sarebbe più nessun vero elemento a sostegno delle accuse contro di loro.
Però Shimmen non sapeva nulla sulle Lame Nere, e la seconda parte del suo piano era appunto quella di recuperare informazioni sui loro “alleati”: sembravano sorprendentemente fedeli per essere il tipo di truppa a pagamento che conosceva lui. Valeva la pena di informarsi maggiormente sui loro compiti precedenti e sul loro passato.

Quanto alle Lame Nere Invece, cosa sapete dirmi di loro?
Per esempio quante sono e in che cosa consisteva il loro compito presso la vostra famiglia, a parte la "sicurezza" delle vostre persone, s'intende.

Un po’ ironica questa domanda, se ne accorse nell’istante stesso in cui la poneva, e forse non esattamente di buon gusto in quella situazione. Arrossì appena per la propria mancanza di educazione, si mosse a disagio e sperò vivamente che il suo Pari non notasse la cosa, affrettandosi a proseguire come se nulla fosse mentre fingeva di esaminare con interesse la finitura di un candelabro d’argento appoggiato sul tavolo.

O per esempio come sono entrate a servizio di vostro padre e come da lui venivano trattate, soprattutto di recente: ho sentito voci che le dipingevano come uomini fedeli e devoti al loro signore ma le vostre parole, e i fatti a quanto pare, scuotono questa mia convinzione.

Allargò le mani in un gesto d’impotenza.

Che sia possibile un loro risentimento, immaginiamo, per qualche oscura motivazione che ancora sfugge alla mia comprensione?

Sospirò lievemente, quasi rammaricandosi della sua poca conoscenza dei fatti. Se avesse dovuto dirla tutta non pensava davvero che le Lame Nere potessero aver ucciso Lord Sander, non gli sembravano il tipo di uomini da quello che aveva riferito il loro contatto, anche se ovviamente era possibile che una di loro avesse agito individualmente e senza farne parola a nessuno. Però sentire cosa ne pensava l’altra fazione sarebbe stato utile, aspettandosi di sentire fiumi di ragioni e di accuse, alimentate dal fuoco del dolore e della perdita.

Purtroppo da visitatore qual sono non ho dimestichezza con le motivazioni specifiche che loro, o chiunque altro, potrebbero avere per commettere un gesto simile.
Cosa mi direste voi?

Ysten alzò le spalle come se non gli importasse, ed un campanello d’allarme risuonò nella testa dello spadaccino. Questo era strano. Il Kasumaki mantenne accuratamente neutrale la propria espressione, mentre dentro di sé si sentiva ribollire e fremere di eccitazione per il gioco che stava conducendo.

« Dopo la caduta di Basiledra mio padre non si fidava delle milizie regolari dei Leici, quindi decise di ingaggiare quel corpo di mercenari. In ogni caso ci sono uomini migliori di me per rispondere ai suoi dubbi: a palazzo infatti si trovano delle Lame Nere non imprigionate, che accusano dell'omicidio i loro stessi camerati. Si trovano in un'ala laterale della magione, al sicuro da quegli sporchi assassini... »


Poi si avvicinò, e gli parlò sottovoce aumentando i suoi sospetti sulla stranezza del comportamento di Ysten, che non sembrava essere propriamente quello di un uomo sconvolto dalla morte del proprio genitore. Di più: quella proposta di ricompensa ad uno sconosciuto, quella noncuranza della ricerca di spiegazioni ...

« Mio Lord, mi sembrate un uomo abbastanza avvezzo alle cose del mondo per capire cosa intendo. Trovi il modo per condannare Lame Nere, a qualunque costo. Lo sciocco Boris Duman, il consigliere del palazzo che dovrà confermare o meno la condanna, crederà a qualunque conclusione suggerita da un uomo della vostra levatura morale, tanto apparentemente neutrale quanto ben ricompensato una volta che tutto questo sarà finito... »


Andrò a far visita a questi uomini allora, e vedrò cosa posso scoprire.


Rispose Shimmen con un mezzo sorriso. Poi rivolse un significativo sguardo alla porta, accertandosi che Ysten lo notasse, e a chi si trovava oltre essa.

Peraltro, mi sarebbe comodo un vostro lasciapassare, se fosse possibile ottenerlo: qualcosa che mi assicuri di poter agire liberamente ed andare ovunque nel corso delle mie indagini senza ... ecco, essere soggetto ad ... intralci, come quello di poco fa.


۩ SHIMMEN• KASUMAKI۩
Aki no Kenshi - lo Spadaccino Rosso


CS :
Razza : Progenie dei demoni
Classe : Cacciatore
Talento : Avanguardia
Mente[ont] 75%
[font=ISOCTEUR] Fisico
: 100%
Energia : 125%
Equip : - Erba Ricostituente x2 (+5% energie ciascuna)
- Amuleto dell'Auspex al collo)
- Gemma della Trasformazione (su un'anello)
- 2 Coralli (+4 cs ciascuno)
- Biglia Dissonante
- Biglia Oscurante
- Spada lunga x2
- Pugnale (in uno stivale)
- Balestra e 10 dardi.
- Pelle resistente e difficile da ferire (arma naturale)

Passive
- Forma Demoniaca (razziale) 0/6
- passive di Dominio Anvaguardia (azioni di forza straordinaria 0/6, immune a colpi a parità di CS 0/6, immunità al dolore 0/6 , ogni volta che l'avversario usa una tecnica Fisica guadagno 1CS 0/6 .
- Auspex (da oggetto, 0/6 )
- Tecniche ad area di pari potenza a quelle singole. 0/6
Artefatto: Mantello dell'Esploratore
- Eroe del Nord: [Passiva: attorno a Shimmen l'aria sembrerà di qualche grado più fredda, come se lo spadaccino portasse con sè il gelo del Nord. Chiunque gli si avvicini vedrà i propri movimenti rallentare a causa del freddo; Attiva, tecnica magica, consumo Basso: Shimmen sceglierà un nemico, e le gambe del bersaglio verranno ricoperte di una solida patina di ghiaccio che gli impedirà di usare gli arti inferiori per un turno. Non causa alcun danno, e il ghiaccio si scioglierà alla fine del turno. È possibile difendersi con una difesa di potenza Bassa o spezzando il gelo con un'offensiva di livello Basso.]
- Araldo del Sud: [Attiva, tecnica Magica, consumo Medio: fuoco si sprigionerà dal mantello e avvolgerà il nemico, distruggendo un pezzo del suo equipaggiamento a scelta di Shimmen e togliendogli una CS. Non causa altri danni.

Attive
Note


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view post Posted on 21/6/2015, 23:02
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Oes - Notte
_______________


La notte era scesa calma sulla città, soffocandone l'inquietudine. Nella caserma, dietro le tende tirate, si potevano intravedere spiragli di luce, fuggevoli come un respiro. Qualcuno si muoveva all'interno, ma nessuno avrebbe saputo dire come si stessero preparando le Lame Nere al processo. I tagliagole si appostavano lungo la via, quasi certi di restare impuniti. Le cortigiane scendevano dai propri appartamenti, occupando i vicoli. Scoprivano le cosce, aspettando che qualche viaggiatore cogliesse il loro invito privo di sottintesi.
La cittadina si svendeva, si derubava e dettava il proprio prezzo. Sarebbe potuta essere una notte come tutte le altre. Ma non lo era per loro.
Avevano parlato a lungo, in piedi all'ombra di un muro come tanti altri. Avevano iniziato con un sorriso, con piccoli gesti del capo o del corpo. Ma ben presto avevano iniziato a gesticolare, sebbene le loro voci non si fossero mai levate troppo alte. Avevano ottenuto la libertà a caro prezzo, e nessuno dei due voleva perderla così in fretta. Una semplice lite, probabilmente un diverbio da taverna.
O almeno questo era quello che avrebbe potuto essere. Ma ora il corpo del ragazzotto giaceva riverso a terra, una lama nera piantata nel cuore. Aveva abbassato il cappuccio, forse perché non aveva alcun bisogno di nascondere la propria identità. Sulle labbra gli si era congelato un sorriso di scherno e gli occhi erano spalancati in una smorfia di sorpresa. Le mani, anacronistiche, erano scomposte, le dita come tarocchi dispersi dal vento. Giaceva nel proprio sangue, che silenzioso si allargava sul terreno.
Davanti a lui, l'uomo si portava le mani al volto, cercando in vano una soluzione.


"Signore..."

La guardia cittadina si era avvicinata richiamata dai rumori, dal vociare di alcuni avventori che erano giunti troppo tardi. Avanzò con la picca tesa, pronto ad infilzare l'aggressore. Quei mercenari non la smettevano di dare problemi. Credeva li avessero imprigionati tutti, ma evidentemente c'era qualcuno che era sfuggito alla rete. I muscoli tesi, si preparava all'attacco di quello rimasto ancora in piedi. Sapeva che erano letali assassini e non voleva essere il prossimo.
Ma il suo bersaglio, ben lungi dal volersi ribellare, rimaneva in piedi con il volto tra le mani, come impietrito. Aveva occhi verde smeraldo, spalancati per lo stupore, sormontati da ciglia sottili, che formavano un arco perfetto. Le labbra tremavano. Era quasi innaturale che un uomo così alto e prestante potesse essere tanto sconvolto.


Singore...”


Lo chiamò ancora. L'uomo crollò in ginocchio, il capo chino. Tutto il suo corpo ebbe un tremito, poi un altro, come se qualcosa da dentro lo stesse animando. La città attorno a lui si ritirava nei locali colmi di luce, calore e buona birra. Si era già annoiata di quello spettacolo divenuto banale.
La Lama Nera alzò il capo. Nei suoi occhi solamente un gelo indifferente. Tese il braccio, raccogliendo la daga dal petto del cadavere.


Informi Lord Ysten. Gli dica che uno dei prigionieri è fuggito dalla caserma, ma che per fortuna io l'ho fermato”.


Si levò in piedi, questa volta senza incertezze. La guardia arretrò, senza neppure accorgersi di aver cominciato a correre. E si maledisse, per aver avuto la sciocca curiosità di avvicinarsi.





CITAZIONE
Qm Point

Si prosegue il turno in confronto, con due premesse.
1. Per la notte siete stati alloggiati in un edificio che si affaccia sulla piazza. Pare che a pagare l'affitto delle vostre stanze (che occupano un appartamento al secondo piano) siano state le Lame Nere (ma non sapete come). In ogni caso nell'appartamento ci sono due camere da letto, ognuna con tre letti. Non vi sono però servi, quindi dovete arrangiarvi (sebbene la dispensa sia piena).
2. La notte trascorre tranquilla ma, al mattino dopo, vi svegliate con qualcuno che bussa alla porta principale in maniera concitata. A voi la scelta di come proseguire, ma il turno in confronto parte da qui per tutti.
Il limite per postare sarà domenica 28 alle 23.59 (con eventuali proroghe fino a lunedì 29 alla stessa ora).

 
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26 replies since 28/5/2015, 22:47   613 views
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