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Silenzi di deinvestimento., Contest Maggio 2015 ~ Ritorno

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view post Posted on 31/5/2015, 21:18
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Silenzi di deinvestimento.

Allungai la mano verso lo scorcio oscuro che si era presentato ai nostri occhi come l'antro della legge, casa di colui che regola - almeno a parere degli abitanti di Dortan, così ottusi e creduloni - l'ordinamento e la giustizia, la bilancia sul quale poggia le fondamenta il credo della regione. Al tocco l'ossidiana era fredda, gelida a tratti; la porosità della pietra rimandava a fratture interne che avevo collezionato con il tempo. La solitudine della Torre sembrava ricalcare ogni mio tentativo di aggrapparmi alla pietra scura per non cadere nel vuoto; per non essere dimenticato, forse. Gli anni dei silenzi e dell'indifferenza, delle promesse non mantenute e delle paure incontrollate attraversavano la mia schiena come sanguisughe pronte a prosciugarmi di ciò che mi era rimasto. Allo stesso modo, l'incapacità di uscire dai miei confini colpiva il mio cuore in maniera irrefrenabile, aumentando i suoi battiti a dismisura, quasi a togliermi il respiro; forse non ero in grado di rimanere in quel posto, forse semplicemente non lo meritavo o cercavo in tutti i modi di non meritarlo, come punizione per gli anni di codardia che avevo trascorso.
O forse, senza girarci troppo intorno, ero troppo debole e troppo poco informato. Eppure, inspiegabilmente, non volevo andarmene, perché anche il gelo della pietra sembrava provocare in me sensazioni di pace e trasparenza.
Da quanto tempo non mi sentivo così libero? Forse non avevo mai avvertito una tale sensazione, non che lo ricordassi, quanto meno. L'Oneiron mi regalava uno spazio unico nel quale poter operare liberamente la mia personalità, il mio estro, la mia natura da studioso e il mio amore mai realizzatosi a pieno. Avrei tanto voluto che Oghmar fosse lì con me; avrei finalmente dimostrato lui la natura dei miei studi, gli avrei mostrato la passione che da molto tempo logorava il mio tempo e la mia dedizione per lui, che sempre più spesso si era sentito trascurato, quasi oscurato dalla mia ossessiva ricerca di una spiegazione. Spiegazione che avevo finalmente davanti ai miei occhi, ma incapace di assumere il latente significato da questa nascosto. Incapace addirittura di sostare ancora a lungo a osservarne i dettagli più salienti, ciò che anche un comune popolano avrebbe potuto notare. Possibile che tutto il tempo speso per comprendere quel mondo non mi permetteva nemmeno di esplorarne i confini? Forse - ma non avrei mai confermato un tale dubbio - era stata solo una stupida perdita di interessi che mi aveva portato a dimenticare ciò che davvero era importante nella mia vita.. Oghmar.
Dipendevo davvero così tanto da lui? Esci, esplora il mondo, mi aveva detto in una delle nostre notti clandestine. Ma non lo avevo ascoltato, perché troppo affascinato dal suo corpo statuario e dai capelli neri sempre spettinati. Mi ero perso in lui, meno che nelle sue parole e forse tale devastazione aveva sconvolto del tutto la mia vita, incentrandola completamente su di lui. Dipendendone, addirittura. Forse il mio desiderio di conoscenza dell'Oneiron non era altro che un meccanismo di difesa che stavo cercando di attuare per scampare al gioco malato della dipendenza. E forse l'Oneiron stesso aveva avvertito questa mia mancanza di reale interesse, ritenendomi indegno.
Così indegno da non poter ammirare la vastità delle sue regole nemmeno aggrappato all'ossidiana del regno di Zoikar. E così caddi, trasportato nel dimenticatoio e nell'oblio.
Caddi più e più volte quella notte, ogni volta che provavo a chiudere gli occhi ecco che l'Oneiron invadeva i miei sogni, trasformandoli in orrendi incubi pronti a insinuare nella mia mente sottili inganni e rassegnazioni dischiuse. Mi tormentava, eppure ciò non mi permetteva di non desiderarlo, di non bramare la conoscenza delle sue regole. Al contrario. La accresceva, trasformandola in perverso desiderio che mi avrebbe spinto a compiere azioni lontane dal mio quotidiano essere ed agire. Ma non era forse ciò che volevo, uscire dagli schemi che mi avevano tenuto intrappolato per così tanti anni?

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Raymond Lancaster.
Raccolsi i miei averi di fretta. Non avrei dormito, quella notte. Era tempo di tornare a casa mia, lì dove avrei trovato le risposte che mi servivano - lì dove le avrei trovate senza rischiare alcunché, rinchiuso nella mia zona di conforto. Il freddo pungente dell'Erydlyss e le stelle mi avrebbero accompagnato nel mio viaggio di ritorno.
 
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