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Grida dal Cielo ~ Figli della Sfinge, Dall'Abisso

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K i t a *
view post Posted on 2/8/2015, 16:10




G R I D A   D A L   C I E L O

FIGLI DELLA SFINGE ❞.


kLux6po



Credette di morire,
ne era pienamente convinta.
Pensò di essere caduta nella più blanda delle trappole: un frutto avvelenato, che morte sciocca e prevedibile.
Quando riaprì gli occhi, ci volle un po’ per convincersi che era ancora viva.
Il paesaggio irreale che la circondava non era d’aiuto: tutto intorno a lei sovvertiva le abituali regole della natura. Eppure respirava, e provava le stesse sensazioni che l’avevano condotta fino ai piedi dell’albero.
Era sopravvissuta, in qualche modo.
E il frutto aveva condotto tutti loro dentro la memoria dell’albero,
nei suoi r i c o r d i.

Riuscire a trovare quel particolare ricordo che a loro serviva si rivelò più complesso del previsto.
Diversi cieli continuarono a seguirsi sopra le loro teste, ciascuno più o meno simile a quello cui erano abituati.
Dopo centinaia di scenari differenti ecco finalmente profilarsi di fronte loro quello che stavano cercando: due giganteschi draghi si studiavano a vicenda, volteggiando uno di fronte l’altro.
Ryellia li osservò stupefatta, facendo fatica a credere ai propri occhi.
Eccoli dunque,
in tutta la loro magnificenza,
i Primi.

Dei forti boati la costrinsero a distogliere l’attenzione dai due immensi rettili: un’altra battaglia scalpitava a poca distanza da loro. Due grossi alci fatte di legno caricavano con forza contro un essere umanoide, ben più esile di loro. Guardandolo con più attenzione furono tutti sicuri di chi egli fosse:
era l’Elfo.
Il primo a parlare fu Alfàr, che sembrava aver preso la sua decisione:
«Io vado a prendere l’elfo. Nitro, coprimi. Ryellia…noi due siamo quelli che ne capiscono di più di draghi. Pensa a un modo per far venire quelli con noi».
La ragazza annuì, stringendo le labbra con decisione. Non sarebbe stato facile convincerli, ma avrebbe fatto il possibile per riuscire in quell’impresa.
Prima che potesse effettivamente pensare a cosa fare con i draghi, dopo che Nitro era riuscito a trarre in salvo l’elfo, una voce tonante, terribile raggiunse le loro orecchie.
«Camminatori. Portatori di fuoco.
Perché fate tutto questo? Il passato è tramontato, finito così tanto tempo fa che faccio fatica a ricordarlo.
Il sole di oggi è diverso da quello che è morto ieri, e tutte queste cose si sono estinte troppe, troppe stagioni fa.
Lasciateli in pace. Lasciateci in pace
».
Chiaramente l’albero non era entusiasta della loro presenza nei suoi ricordi. E per rimarcare questa sensazione, di fronte a loro si ersero due titani di legno e fogliame, pronti a fronteggiarli se avessero opposto resistenza.
La Lancaster non voleva cedere a quelle minacce.
Era più che convinta della bontà della loro missione, non avrebbero arrecato danni a nessuno, anzi:
il loro obiettivo era di salvare tutta Theras, la stessa realtà cui l’albero e la sua foresta appartenevano.
Possibile nessuno si rendesse conto di quanto tutto quello fosse importante?
Fece un passo avanti, allargando leggermente le braccia, cercando di mostrarsi il più pacifica possibile.
«Non è nostra intenzione disturbare la vostra quiete.»
cominciò lei, la voce chiara che risuonava nell’aria.
«Non ci troveremmo al vostro cospetto se non fosse necessario per la salvezza dell'intera Theras. Sì, il sole di ieri è ormai estinto, ma il rischio che corriamo e di non vedere sorgere l'alba di domani. Non vogliamo nuocervi in alcun modo: abbiamo bisogno del vostro aiuto, abbiamo bisogno di questo ricordo».
Strinse i pugni con forza, sperando con tutta se stessa che lui capisse e li lasciasse portare a termine la propria missione, senza costringerli a dare battaglia.

L’Albero spazzò via questa convinzione pochi secondo dopo.
«Ho visto il mondo sopravvivere a qualsiasi cosa, a tempeste molto più potenti di adesso.
Questi esseri hanno avuto il loro momento, e ora è finito.
Smettetela subito.
»
Uno dei colossi si scagliò contro Nitro, cercando di colpirlo. Prima che potesse portare a segno il proprio attacco, però, Primo e Terzo si scagliarono contro di lui, bloccando l’assalto appena in tempo. Ryellia ringhiò, irritata. Non lasciava loro altre soluzioni: si sarebbero presi quel ricordo con la forza.

Sussurrò nell’aria il suo nome, con la dolcezza di una madre, seducente come un’amante. Calyedrus comparve al suo fianco, scuotendo la grossa testa, la coda che si spostava verso destra e verso sinistra, sollevando un leggero pulviscolo. Gli si accostò, carezzandogli il dorso squamoso con delicatezza.
«Ho bisogno di te, mio adorato. Lasciamo che ascoltino la tua voce se ignorano la mia».
Facendo leva su uno degli spuntoni che fuoriuscivano dalle squame, s’issò sopra di lui, prendendo posto sulla sua groppa.
«È ora. Vai!»
lo esortò la Madre.
La bestia si chinò appena, allungando il capo verso il suolo. Spalancò le fauci, emettendo un feroce ruggito, che riempì tutta l’aria circostante. Diede una forte spinta con le zampe, spalancando le ali, per poi librarsi in aria. Uno, due, tre colpi e si spostò attorno alla scena. Di tanto in tanto apriva la bocca, lasciando fuoriuscire lingue di fuoco che si abbattevano sull’albero, sui colossi, su qualsiasi punto riuscissero a colpire.

Gli avrebbero fatto conoscere l’inferno.


kLux6po




Grida dal Cielo
- F i g l i D e l l a S f i n g e -



Razza :: Umana
Classe :: Sciamano
Talento :: Ammaliatore
Pericolosità :: A
Stato Fisico :: 100/100
Stato Mentale :: 70/75
Energia :: 25/125
Equip :: Spada (riposta); Mitteni artigliati (indossati);
Bastone del sangue del drago (tenuto).

FROM THE DEPTHS TO THE LIGHT
VARIE ED EVENTUALI

~ ~ ~


PASSIVE—

Amplificare :: Le tecniche ad area offensive saranno di potenza pari al consumo. Numero di utilizzi: 4/6
Tramite :: Le evocazioni possono essere utilizzate come tramite per le tecniche del personaggio. Numero di utilizzi: 5/6
Evocazioni Rapide :: Al solo richiamo del loro nome, sussurrato al vento, le si materializzeranno immediatamente al suo fianco. Numero di utilizzi: 5/6


ATTIVE—

Mellifluo :: Tecnica di natura psionica, ogni parola detta suonerà agli ascoltatori come incredibilmente credibile e indiscutibilmente vera, danno Basso alla mente a ciascun ascoltatore, consumo Medio.
Calyedrus :: Esemplare di drago adulto, 4CS (2CS in Forza, 1CS in Destrezza, 1CS in Intelligenza), ogni colpo inflitto da questa creatura conta come un colpo fisico, potrà incassare un totale di danno pari a Alto prima di scomparire, se non distrutta resterà sul campo di battaglia per due turni, Consumo Alto, Pergamena Richiamo Superiore.
Ruggito :: Tecnica ad area di natura psionica, l'avversario udirà il ruggito di un drago, provando un forte senso di stordimento, danno Medio alla mente, consumo Alto.


ANNOTAZIONI—

Chiedo veramente scusa per il ritardo; ecco anche il mio apporto!

 
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The Grim
view post Posted on 4/8/2015, 19:48




Grida dal Cielo
Figli della Sfinge


La corteccia si sfalda, linfa cola giù copiosa,
rami s'incurvano e raggrinziscono, le foglie si accartocciano e cadono morte.
Il tronco è forte e le radici salde nel terreno, la vita scorre ancora potente in lui,
l'albero si conosce, sa quanto è forte, quanto è longevo e resistente; i secoli glielo han insegnato.
I bipedi invece no, non hanno idea della propria potenza né quella della pianta che han di fronte,
folli e sciocchi come sono, si limitano a provare, confidano che le cose riescano, sperano.
Non hanno alcun rispetto del posto che ciascuna cosa ha al mondo, sempre pronti a sovvertirlo, a plasmarlo secondo le loro idee,
si credono più grandi di ciascuna cosa, e perciò sono rapidi a sfruttare chiunque e qualsiasi cosa.
La grazia dei quadrupedi, la pazienza degli uccelli, e nemmeno la caparbia degli insetti
nulla di ciò appartiene a quelle scimmie bitorzolute.
Avrebbe vissuto mille e più anni.

La vita di Takvir non fu molto felice, del tutto detestabile, e resa ancor più odiosa dal fatto che le grandi cose che ebbe compiuto nessuno le avrebbe mai sapute, né tramandate; non gli sarebbe stato riconosciuto né merito né memoria. Fu maledetto dal momento stesso della sua nascita, poiché nelle sue vene scorreva il sangue degli antichi dragoni sebbene tanto diluito che in lui non restava che una parvenza di " draghitudine ", nemmeno il suo aspetto si distingueva poi tanto da quello degli elfi dell'Edhel se non fosse per la pelle degli arti, squamata e orrenda. Crebbe discriminato, temuto, col fardello di un lignaggio ingombrante, il potere di fare grandi cose, ma senza l'educazione per compiere grandi imprese. Dapprima fu questo misto di rancore e orgoglio ad alimentare le sue gesta, ogni passo era fatto per raggiungere il proprio potenziale, per ottenere ciò che gli era dovuto ma quando studiò la storia dei suoi antenati ebbe un'epifania: qualsiasi cosa avrebbe realizzato non sarebbe stato che uno stagno fetido a confronto del vasto oceano di gesta dei suoi antenati. Un altro individuo ne sarebbe stato distrutto, avrebbe appreso l'umiltà o si sarebbe ammazzato per l'amarezza della delusione, in lui non accrebbe che una smisurata ammirazione per chi aveva dominato il mondo ere prima. Un desiderio nuovo iniziò ad ardere nel suo petto: che la grandiosità dei suoi antenati e le meraviglie delle loro fucine ritornassero in vita, per poter fare parte di una leggenda così splendente. S'infilò nelle torri di Lithien, frugò tra tomi polverosi e racconti di saggi, si districò fra labirinti di menzogne e alla fine gli capitò fra le mani i resoconti di un certo Salembor, che aveva visto il regno dei draghi coi suoi occhi; sentì di esser quasi arrivato. Il destino gli tirò un'altra beffa: giusto la settimana prima quell'esploratore era rimasto ucciso in un duello d'onore, e con lui erano morte tutte le sue conoscenze. La via si fece ardua per Takvir, impiegò un secolo per decifrare le indicazioni dell'elfo e capire come avesse potuto guardare il passato, poi gliene volle un altro per trovare una maniera di scardinare quella prigione chiamata memoria. Elaborò il suo piano, si finse l'esploratore e conquistò la fiducia del Bosco e dei suoi abitanti, riuscì ad immischiarsi nelle memorie dell'albero, ma prima che riuscisse a scardinare la parete che separava il ricordo dal reale venne fermato; e da allora fu imprigionato in una stasi temporale, non sarebbe mai riuscito a completare l'incantesimo con i guardiani che gli strappavano le mani pochi secondi dopo che iniziava a comporlo. Adesso però erano tutti distratti da altro, così il mezzodrago unì le mani e recitò il mantra, compì i gesti rituali e spinse in avanti tutto il suo potere, usandolo come uno punteruolo pronto a scardinare un'indistruttibile cassaforte. Takvir era potente, preparato, motivato, eppure non bastò; si spense facendo niente più di una crepa in quella barriera chiamata tempo. Forse per lui non sarebbe stato abbastanza, ma per altri invece era proprio quello che serviva.

Il compito di un seme è quello di germogliare,
di morire in un suolo arido o dar vita a qualcosa di vivo e meraviglioso.
Ad esso servono due cose importantissime: un buco adatto in cui adagiarsi, e del nutrimento con cui poter fiorire.
Una spaccatura fra memoria e realtà è un ottimo posto in cui insediarsi per mettere radici, l'aria ricca di qualcosa a metà fra il reale e l'irreale - sogno e ricordo si assomigliano parecchio in questa ambiguità - basta a nutrire un germoglio come quello della magia delle ombre. I semi non sono tre come sarebbero dovuti essere, com'era stato previsto, ma due sarebbero bastati, così Primo e Terzo attivarono il loro innesco, compito per cui erano stati plasmati dalla Sfinge.
Evaporano con uno sbuffo di fumo nero, che vortica in cerchio, disegnando una spirale proprio sopra il cadavere del mezzodrago, lì dove stava la frattura che congiunge realtà e ricordo. La nebbia scura riempe quella rottura, e poi si espande, le braccia di quel corpo gassoso prendono la forma di neri tentacoli, che si allungano in ogni direzione, perforando sia il cielo che la terra, abbracciando sia i tre mortali che i draghi vicino a loro. In pochi attimi il buio cresce sempre più, toccando anche cose invisibili e lontani, stritolando tutto il continente, avvinghiando un'intera Era geologica. Poi la trascinò via, dentro quella fessurina piccola e stretta, stuprandola e slabbrandola in maniera oscena, rapendo con la forza tutto quanto.

Z18bS

Secondo stava immobile, a malapena capace di rimanere cosciente.
Era madido di sangue, che lo copriva da testa a piedi, dando alla sua figura una forma, altrimenti non sarebbe stato che un respiro morente.
Attorno a lui stava l'intero branco di alci, sterminato dalla furia dell'ombra, e poi i corpi incoscienti dei tre viaggiatori, lordi anche loro di liquido vermiglio.
Non provava né tristezza né soddisfazione in quel che aveva fatto, non perché tutta la sua identità stava nell'obbedienza
ma perché era un essere senza emozioni.
La loro croce e la loro delizia, questa razionale freddezza e perfezione che li distanziava dai sognanti.
Fissò i corpi dei tre mortali, i petti che si alzavano e abbassavano gonfiati dal respiro, sinonimo di vita e di salute.
I marchi sul loro collo, Primo e Terzo, erano scomparsi, svaniti da un secondo all'altro, come non fossero mai esistiti.
Era un fenomeno ambiguo, che poteva significare tanto la vittoria quanto la sconfitta, in cui avrebbe dovuto avere una fede cieca.
Invece Secondo prese a fischiettare un motivetto tragico e autunnale, quello dei finali amari,
nei quali la perdita non riesce a compensare la fierezza della vittoria.
Questo tradiva completamente la sua natura.

Poi l'albero si squarciò in due metà, come se un fulmine l'avesse centrato in pieno,
ma l'esplosione non veniva da qualche elemento esterno bensì dall'interno del trono.
Il silenzio durò soltanto un secondo, poi il fragore di migliaia di ali di cuoio che sferzavano l'aria,
il vociare di migliaia di ruggiti che minacciavano il cielo, il rumore di un esercito sconfinato che caricava il nemico
travolse ogni cosa.
E fra un suono e l'altro si poteva sentire una vocina fragile, femminile, flebile ma non tremante, anzi autoritaria.
Chiedeva un'unica cosa: di sterminarli, di portare la pace, di estinguere i figli del sottosuolo, gli schiavi mascherati.
E così che i Byggir, i Creatori di meraviglie dei primi anni del mondo, tornarono alla ribalta,
in un'esplosione di fiamme e sangue, in una carneficina senza pari, in un'ecatombe che per sempre sarebbe stata ricordata.
Così come il loro nome, così come le meraviglie partorite dal loro ingegno.



QM PointE con questa scena un po' caotica, si chiude la quest. I draghi vengo strappati dalla Prima Era e sono portati nel presente della timeline di Theras, con non poche conseguenze, che verranno presto rivelate. La più evidente la si può immaginare nelle ultime parole :wow:

La giocata finisce qui, ma in caso vogliate fare un ulteriore post, siete liberi di continuare. :D
Intanto eccovi i giudizi.

Kita*: Sei stata il leader della giocata, nel bene e nel male, ad esempio nell'ultimo giro di quest il fatto che fossi molto impegnata si è avvertito. Ho poco o nulla di cui lamentarti, la tua esperienza in tutti i campi si nota, sia nel lato più tecnico concernente la scrittura tout court che il lato da giocatrice della piattaforma. Non posso dire che tu sia stata talmente eccellente da poterti dare un riconoscimento maggiore, ma ti sei comportata bene sotto ogni punto di vista, meno un lieve - e comprensibilissimo - calo nell'ultimo post; cosa su cui non intendo accanirmi. Ottimo.
Ricompensa: 1200 Gold

Shervaar: Ti ho già fatto notare cosa non ho apprezzato ma non è l'unico difetto del tuo comportamento in questa giocata. Sto per predicare bene razzolando male, ma il primo problema dei tuoi post è la mancanza di cura. Forse ti sei trovato alle strette coi tempi, ma ho notato errori di battitura, di spazi, ripetizioni in tutti i tuoi post. Certamente detto da me che in questa giocata non ho brillato in quanto a qualità della scrittura è parecchio ipocrita, ma è un consiglio rivolto al futuro. Nonostante tutto apprezzo la tua creatività, sia in quanto a tematiche portate nella giocata - il tuo personaggio era parecchio fuori fuoco rispetto alla giocata, ma l'uso di un personaggio alieno al contesto dona spessore al tutto - che ad interventi controcorrente; non scoraggiarti se in un punto hai " toppato " anche perché è un feedback sempre molto apprezzato. Nonostante l'uso di certi termini scientifici e rimandi a quell'universo, devi ancora mettere a fuoco il linguaggio e il lessico da usare, per far emergere tutta l'energia e il carattere di Nitro che è ancora troppo una macchietta e troppo poco un personaggio a tutto tondo. Sul lato strategico il tuo lavoro è stato positivo in certi punti, ma non posso lasciar passare il fatto che tu abbia inutilmente sprecato uno slot. Usare un Alto della propria riserva energetica, per difendersi da un attacco che avrebbe inflitto un danno Alto all'energia, è stata una mossa inutile.
Ricompensa: 850 Gold

Volk/Wolf: Ci siamo incontrati ultimamente in una quest di Llusern ma mi hai stupito in questa giocata, forse avevo letto i tuoi post con la superficialità che un utente usa per i suoi pari, o forse sei semplicemente migliorato molto. Forse la tua gestione " ludica " della quest non è stata brillante, sopratutto certe trovate sul contattare i draghi nell'ultimo turno, ma i tuoi post sono scorrevoli senza sacrificare una certa piacevolezza. Unico neo che devo segnalarti è l'uso di quel font ombreggiato per i dialoghi che certe volte - sopratutto nei post pieni di dialoghi - può risultare troppo pesante o stancante. Alfàr mi è piaciuto molto, forse perché questo è il contesto ideale in cui farlo agire. Il tuo punto debole è sicuramente il lato strategico, non posso lasciarti passare il fatto che abbia sprecato uno slot contro la psionica dell'Albero. Usare un Alto della propria riserva energetica, per difendersi da un attacco che avrebbe inflitto un danno Alto all'energia, è stata una mossa inutile. Cerca di fare più attenzione a questo aspetto del gioco, benché non abbia voluto penalizzarti per questa cosa, dandoti fede per quanto riguarda il futuro.
Ricompensa: 1000 Gold + 1 Punto Promozione per l'Energia Verde


Io prendo 500 Gold per la gestione del tutto. Ci " leggiamo " presto :laserone:


Edited by The Grim - 4/8/2015, 21:08
 
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Shervaar
view post Posted on 18/8/2015, 13:26




Quando aprii gli occhi stentai a credere cosa avevo di fronte.
Nella sua triste banalità, più o meno, era il mondo reale. Cioè, quello normale, quello di sempre, il mondo vero! Nessun strano viaggio notturno nei sogni di chissà chi questa volta, nessun altro balzo indietro nel tempo di migliaia di anni nei ricordi di un albero. Era tornato nel Theras, quello era il Samarbeth, era la radura dove avevamo consumato il frutto e soprattutto… quello era il presente!
O almeno gli assomigliava parecchio.
Niente draghi però, tutto quel casino e ne eravamo veramente usciti a mani vuote?
Mi guardai in torno in cerca del medaglione di cui l’elfo ci aveva parlato e allora realizzai di trovarmi al centro di un bagno di sangue, coperto dalla testa ai piedi da quella sessa linfa vitale che un tempo scorreva nelle vene del branco di alci guardiane di quel bosco. Le stesse alci che ora tappezzavano la radura scompostamente e macabramente sembrate.
Al centro di tutto ciò, ormai poco più di un condensato respiro e lordo di sangue come nessun’altro, c’era Secondo, il compagno che mi ero rifiutato di portare con me.
Fischiettava una delle sue malinconiche melodie, come a voler sottolineare un amaro finale.
Significava che avevamo fallito? Di Primo e Terzo non ve ne era l’ombra, del famoso pendaglio che dovevamo portare a casa nemmeno.
Quindi?
In cerca di risposte alzai gli occhi verso l’albero, quello stesso che poco prima stavo affrontando in una battaglia ai limiti della realtà.
Il tempo di prendere un respiro e in un attimo successe l’impensabile.
Crepitii e scricchiolii, i rumori delle fibre del legno tirate sino al loro limite, poi il secco crack del loro spezzarsi, e ancora qualcosa che iniziò a ribollire dentro al tronco, come un rombo lontano, finché il vecchio guardiano non esplose sotto la pressione dell’universo che conteneva al suo interno, spaccandosi in due metà.
Un attimo di silenzio, quella quiete prima della tempesta.
Poi il frullare di mille ali e l’eco lontano di mille ruggiti ed un fiume in piena di draghi si riversò da fuori dal tronco spaccato invadendo i cieli del Samarbethe.
Eccoli i draghi che tanto volevo, ve ne erano di tutti i tipi, in tutto il loro terribile splendore, strappati ai ricordi di ere passate ed ormai carne ed ossa nel mondo presente.
Non gioii, non saltai di gioia, non iniziai a piangere dall’emozione.
Una sola domanda mi intaso la mente, ed arrivò come uno schiaffo in faccia, secca e pesante, un peso talmente oppressivo che faticavo a dargli una forma, ad esprimerla a parole

Mi tornò alla mente una stagno mezzo paludoso che avevo vicino l’ingresso del mio laboratorio segreto. L'avevo studiata per anni quella pozza d’acqua, giocando artificialmente con il suo equilibrio, inserendo ed eliminando specie animali e vegetali, sbilanciando gli equilibri tra prede e predatori; ora ne avevo avvelenato l’acqua, ora ne avevo cambiato l’acidità, ora l’avevo scaldata o raffreddata a mio piacimento.
Ed una cosa avevo sempre scoperto con meraviglia, un fenomeno che avevo infine chiamato “retroazione”.
In qualsiasi sbilanciata condizione ponevo il sistema questo nel suo insieme cercava da solo di tornare all’equilibrio, se non quello iniziale almeno uno stabile. I predatori senza prede finivano per migrare altrove, le prede senza predatori finivano per riprodursi a dismisura e morire di fame, e così via, in un perpetuo ed infinito cambiare e riorganizzarsi, in un gioco di rane, pesci, alghe, volpi e serpenti.
Mi sorprese il fatto che piccole modifiche dell’equilibrio venissero sempre semplicemente correte, mentre drastici cambiamenti nell’ecosistema portavano ad una nuova realtà, a volte migliore, a volte peggiore, ma comunque diversa nella sua stabilità. Potevano volerci giorni, mesi o anni. ma il meccanismo era sempre lo stesso.
Ed ora quindi che avevo riportato nel presente non fossili, non le reliquie, ma veri e proprie draghi antichi, ed ora che di quei draghi ne avevo richiamati a centinaia, stormi interi di temibili e possenti creature, cosa ne sarebbe stato di in quel mondo già martoriato da mille piaghe, quel macro ecosistema chiamato Theras? Come si sarebbe manifestata la retroazione?
<< Che cazzo ho combinato? >> riuscii a domandarmi alla fine.

Continua qui

Scena conclusiva, veloce e di passaggio.
Manca ancora la giocata precedente, che se decido di pubblicare sarà un contest e richiede un po' più di cura, e quella successiva, che arriverà a breve.

Ps. Retroazione è la traduzione del più comune meccanismo di feedback



Edited by Shervaar - 3/9/2015, 11:20
 
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17 replies since 3/6/2015, 22:14   576 views
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