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Sol Invictus - Die Jäger I., Arcana Imperii

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view post Posted on 7/6/2015, 21:13
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Cavalier Fata
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Sol Invictus - Die Jäger.
« Ricordi d'infanzia perduti,
memoria di primavere passate. »

Li avevo fatti cercare molto a lungo, ma non avevano mai commesso un singolo passo falso. Erano diventate come ombre, scomparse dallo sguardo di chiunque approfittando della confusione generale, eppure la loro presenza non rinunciava ad abbandonare i miei pensieri. Che fine avevano fatto gli uomini della guardia insonne? Che ne era stato dei loro grandi casati, oramai caduti in rovina o, peggio, cannibalizzati dai nuovi signori emergenti? Sembravano essersi ritirati completamente dalla scena pubblica, come se l'onta ricevuta per il tradimento dei Lancaster avesse reciso per sempre il legame tra gli uomini del nord e quelli delle valli. Non potevo biasimare il loro comportamento, né malgiudicarne la scomparsa: al loro posto avrei fatto la medesima cosa, cercando di mantenere un profilo basso e rimanere una piccola macchietta a bordo pagina sin quando il mondo non fosse stato pronto a perdonare. E loro, più di tanti altri, avevano da farsi perdonare la responsabilità di aver demolito un regno.

Eppure, dopo mesi di ricerca, avevo trovato qualcuno che potesse fare al caso mio. Jeanne aveva scoperto, infatti, che un piccolo gruppo di cacciatori si era da poco insediato in una delle vecchie residenze di caccia della famiglia Monmouth, nei pressi dei terreni boschivi ai piedi delle catene montuose. Non aveva trovato informazioni migliori riguardo a chi vi fosse rifugiato, sapeva solamente che uscivano non più di due alla volta per cacciare, vendere ai mercati locali la selvaggina e recuperare qualche soldo per sopravvivere. Se non avesse cercato abbastanza, mi raccontò, probabilmente nemmeno si sarebbe accorta di quel particolare gruppo di persone scambiandolo per semplici cacciatori del nord. Tuttavia la sua arguzia l'aveva spinta a indagare più a fondo, scoprendo sia l'ubicazione precisa della tenuta sia il sospetto numero di provviste che veniva regolarmente comperato: acquistavano mercanzie per almeno dieci, venti volte il fabbisogno di una famiglia normale. Questo, se da una parte non dispiaceva affatto ai venditori, dall'altro aveva attirato lo sguardo discreto di Jeanne che, alla fine, si era convinta a riferirmi l'informazione, specificando quanto fosse sicura delle sue scoperte seppur mancanti di prove tangibili.
Per me, per poco che fosse, era stato sufficiente a giustificare un viaggio attraverso il freddo e desolato nord.

[ ... ]


Bayarde aveva qualche difficoltà a muoversi tra l'impervia zona boschiva, i terreni scivolosi e ricoperti da muschi e licheni rendevano la traversata piuttosto lenta, ma non si dava per vinta, continuando a procedere. Le regalai una carezza sulla testa, mentre cercavo un segno di vita in quell'interminabile sfilata di alberi e sottobosco. Ai piedi dell'Ystfalda, laddove nessun tiranno aveva mai osato avventurarsi, tutto sembrava assolutamente ed irrealmente calmo, quasi come se la tempesta che stava sradicando idee vecchie di decenni si fosse dimenticata di toccare quella parte di mondo. Era tutto come era sempre stato, lassù, pacifico e silenzioso, con poche anime in grado di sopportare una vita piena di privazioni e reclusa alla civiltà.
Ad una certa la giumenta alzò le orecchie, puntando con il muso qualcosa all'interno della boscaglia, iniziando a muoversi lentamente in quella direzione. Poggiai la mano sopra l'elsa della spada, nonostante fossi convinta si trattasse solo di qualche piccolo animale, poiché la prudenza in quel mondo era tutt'altro che troppa. Dopo qualche istante, e un paio di rami spezzati per riuscire a proseguire a cavallo, la foresta si diradò lentamente lasciando spazio ad una piccola radura illuminata dalla luce del sole: al centro di tutto una modesta villa, fortificata, dominava l'occhio. Si trattava di una residenza di caccia, lo si poteva capire dalla falconeria e dalle numerose stalle, oltre che dall'assenza completa di guardiole... e probabilmente era anche la mia destinazione. Il portone di ingresso, in rovere borchiato da grosse maglie metalliche, era chiuso e dalle finestre non sembrava esserci anima viva all'interno. Mi avvicinai ulteriormente, consapevole di espormi all'eventuale tiro di qualche bravo arciere, ma nessuna frecce mi trafisse il cuore, ragion per cui riuscii a giungere davanti l'ingresso principale. Gli accessi erano limitati, nonostante fosse una semplice tenuta adibita alla caccia stagionale l'avevano edificata in maniera tale che il primo piano fosse privo di appigli e finestre, rendendola di fatto una piccola fortezza in pietra ruvida. Mi avvicinai, ancora sul dorso di Bayarde, alla grossa porta colpendola un paio di volte con la mano, ma dall'altro lato risuonò solamente il rumore ovattato e spento delle mie nocche, nient'altro. Forse, dopo tutto, avevano visto Jeanne e, temendo per la loro sicurezza, si erano dileguati. Eppure non era un comportamento che si addiceva agli uomini del nord, la fuga.
Quasi come un presagio, un segno del destino, un falco planò dentro una delle finestre in alto, sgusciando attraverso una piccola apertura nel vetro imbrunito dal tempo e dalle intemperie. Mi fermai, scesi da cavallo e legai l'animale in uno dei tanti steccati traballanti e fatiscenti.

« Vengo in pace. » esclamai, a voce piuttosto alta. « E sono da sola. Sono qui solamente per parlare. » nessuno rispose.
« Mi chiamo Azzurra de Rougelaine, sto cercando i reduci del nord. »
Dalla casa non trapelò che un sospiro, forse un alito di vento filtrato tra le crepe.
Poi, dal nulla, una voce maschile e profonda attirò la mia attenzione.
« Perché? » disse, in tono sprezzante. « Perché una come te vorrebbe parlare con noi? Ci credi stupidi? Sappiamo benissimo chi sei e perché sei venuta qui. »
Il volto di un uomo sulla sessantina, con la barba grigia e la testa priva di capelli apparve. Aveva profondi occhi azzurri e lineamenti scavati, come se non godesse di ottima salute, eppure il suo sguardo era feroce e combattivo come poche cose al mondo.
« Sei l'ennesimo cane dei Lancaster, nevvero? » sputò verso il basso, mancandomi di pochi centimetri. « Va ... » si interruppe, guardando all'interno dell'abitazione, come richiamato da qualcuno. Quindi chiuse la finestra con un violento strattone, mentre la casa tutta sembrò improvvisamente animarsi.


Si accesero le lampade ad olio, iniziarono a cigolare cardini delle porte, passi e rumori di ogni tipo si susseguivano senza sosta. Alla fine anche la porta principale, dopo una serie di pesanti rumori metallici, probabilmente le barre che sprangavano la porta, si aprì lentamente davanti ai miei occhi. Un'aria gelida come l'inverno sibilò verso di me facendomi rabbrividire, mentre qualcuno usciva per affrontarmi faccia a faccia alla luce del sole. Era una donna, molto alta, vestita con rozze pellicce di animale selvatico, come usava tra i cacciatori. Aveva il fisico slanciato, ma sembrava tutt'altro che mingherlina, eppure la sua particolarità maggiore non risiedeva nel corpo, ma nel viso: pelle marmorea, occhi di un ceruleo quasi opaco e lunghi capelli argentati le ricadevano sin sotto le spalle; una visione angelica e delicata che mal si sposava con la rozzezza dei vestiti e la povertà di quella tenuta. Non disse niente, camminò verso di me sino ad arrivarmi abbastanza vicino da poterla sentire respirare sommessamente. Nel suo sguardo c'era amarezza, rancore, come se un tormento non volesse lasciarla andare.

« Mio fratello è morto. » disse, con voce carica di rabbia, quasi trattenendosi per non sbottare. « È morto per mano di quei cani, a Basiledra. »
Portò la mano sul fianco estraendo la spada, una lama di finissima fattura che palesemente non avrebbe mai potuto appartenere ad un semplice popolano.
« Non credevo che voialtri fosse così stupidi da spingervi a casa nostra... dopo quello che avete fatto... per parlare. »
« Io non sono qui per conto dei Lancaster. » dissi, in mia difesa. « Non è contro di me che devi rivolgere il tuo odio, se potessi spiegarti... »
« Basta! »
Tuonò, interrompendomi.
« Credevi che la tua stupida propaganda non sarebbe giunta sino a noi? » fece un passo avanti, minacciandomi con la spada. « Ti sbagliavi di grosso, brutta sgualdrina Lancaster. » ringhiò quell'insulto, quasi come una bestia furiosa. « Farò alla tua padrona quello che lei ha fatto a mio fratello. E solo allora parlerò con uno di voi. » Prima che potessi fare o dire qualsiasi altra cosa si era già lanciata all'attacco.

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La donna albina si gettò contro di me vibrando un paio di rapidi fendenti che, prontamente, intercettai con la spada appena un istante prima che arrivassero a colpirmi. Si muoveva agilmente e brandiva la spada con la stessa maestria di chi, con quell'arma in pugno, c'era nato. Era in tutto e per tutto una donna del nord, con tutte le sue forze le sue debolezze. Nel mentre che il clangore dell'acciaio riempiva la radura una decina di altri volti, giovani e vecchi indistintamente, apparvero dalle finestre per assistere al duello. Non ero giunta lì per lottare, avrei semplicemente voluto dare loro una seconda vita, ma nella mia imperante idiozia non avevo ritenuto importante ponderare la possibilità che mi attaccassero. Jeanne aveva persino fatto resistenza all'idea che mi recassi in quel luogo da sola, ma non l'avevo, stupidamente, ascoltata... e adesso mi trovavo a combattere contro una donna agguerrita e decisa a staccarmi la testa dal collo.
Ad un tratto la sua spada s'irrorò di una luce bluastra e, dopo neanche un istante, venne ricoperta interamente da piccoli e appuntiti aghi di ghiaccio. In quel momento, sebbene stessi rischiando la vita, mi resi conto che avevo trovato esattamente chi stavo cercando: i Monmouth.
Senza perdere tempo alzai le mie difese e le spine gelide s'infransero contro uno scudo traslucido di energia con un suono stridente, fastidioso, come di cristalleria fracassata al suolo. Nonostante la difesa la forza d'urto del colpo era così forte da farmi vacillare lievemente.

« Sei una Monmouth! » le gridai, mentre con l'arma cercavo un'apertura nella sua guardia.
I suoi occhi si assottigliarono, diventando una fessura sottile e furente. « Quanti ne hai uccisi, eh? Quanti ne hai uccisi!? »

A quelle parole le vene sulla sua pelle candida divennero blu scuro, ben evidenti, in netto contrasto con l'incarnato.
Potevo comprendere e accettare il suo dolore, la rabbia, il desiderio di vendetta. Non erano dissimili a quelli che avevo provato io fuggendo da casa mia mesi prima, quando mi sentivo perduta, derubata di quello che per me era importante. Eppure, nonostante le avversità, avevo scelto di seguire un percorso diverso da quello della follia, della perdita di controllo. Se voleva lottare, uccidermi, per quello in cui credeva... non le avrei agevolato il compito.
Mossi la spada come per lanciarmi in un affondo, ma all'ultimo istante avanzai con il piede d'appoggio per cercare di assestargli un pugno col guanto ferrato sul mento e, nonostante la mia finta, una sottile lastra di ghiaccio vanificò le mie speranze. Schegge affilate caddero, frantumate dalla mia mano, conficcandosi al suolo.

« Sei un disonore per queste terre! »

si mosse veloce, troppo veloce perché riuscissi a parare il colpo e, il filo ghiacciato della sua spada, scalfì le placche della corazza aprendo una dolorosa ferita sul costato. Barcollai all'indietro trattenendo un gemito. Nello sguardo dell'albina non c'era soddisfazione, né gioia per quella piccola vittoria. Era come se cercasse di alleviare un dolore insormontabile che la stava consumando, ma la verità era che il mio dolore o la mia morte non avrebbero mai potuto colmare la perdita di qualcuno. La vendetta, per quanto soddisfacente potesse essere, non le avrebbe mai ridato suo fratello. Né allora, né mai.
Roteò la spada tra le mani fiancheggiandomi: sembrava quasi un lupo pronto a ghermire la sua preda ferita, se non avessi dovuto prestare ogni mio senso alla lotta, di fatti, avrei giurato di poterla sentire ringhiare sommessamente di rabbia. Allungò la mancina verso di me stringendo lentamente le dita sul palmo.
Una sensazione di freddo, intenso, mi pervase il corpo al punto tale da costringermi a tremare violentemente. Sentivo le vene ghiacciarsi e avevo l'impressione che la mia pelle stesse lentamente intorpidendosi, come a contatto con un ferro estremamente gelido. Battendo i denti e tremando rimasi in piedi a fissare il sorriso beffardo che le si era formato sulle pallide labbra.

« Avresti fatto meglio a restare a casa, puttana del Re. Questo non è posto per le ragazzine come te! »
Il suo tono era aspro, crudele. Ogni offesa bruciava come acido, ogni parola sembrava amara come il veleno.
« Non siamo tutti uguali. » afferrai uno dei miei sigilli incantati, frantumandolo tra le dita. Una sottile luminescenza s'insinuò dentro la corazza. « Sei una sciocca se credi di poterti vendicare delle perdite che hai subito su di me! »

gli spettatori affacciati alle finestre non fiatavano, limitandosi ad osservare quello scontro con assoluta freddezza, come se non avessero minimamente a cuore la sorte della loro paladina.
Incanalai quel sentimento di frustrazione e ingiustizia nella spada che, d'improvviso, venne ricoperta da un piccolo alone celeste. Mossi verso di lei caricandola con un colpo dall'alto al basso, con tutta la forza che mi consentivano le braccia ancora intorpidite dal freddo cercando di ferirla gravemente all'altezza della spalla. Non volevo ucciderla, farlo non mi avrebbe dato alcuna soddisfazione, ma non mi sarei lasciata insultare, schernire e malmenare a quel modo. Da nessuno.
Il mio attacco trovò la sua spada a bloccarlo, ma non fu sufficiente per proteggerla completamente e una brutta ferita le si aprì, sanguinando, poco sopra la clavicola. Quella non batté ciglio, incassò senza nemmeno stringerei denti, quasi non si fosse accorta di avere la spalla che stava lentamente lordando il corpetto di cremisi. Io, invece, avevo accusato la ferita al fianco e ogni respiro si faceva più doloroso e difficile da fare, tanto che mi ridussi a prendere ampie boccate d'aria anziché normali respiri. Cercai di fare appello a tutto il mio coraggio e alla mia fede per restare salda, indirizzando una preghiera a Zoikar perché mi concedesse la grazia di non indietreggiare, di combattere e avere salva la vita, ricevendo in cambio una calda sensazione di rinnovato vigore. Forse non era abbastanza per avere la meglio, ma sicuramente mi avrebbe permesso di sopravvivere qualche altro minuto.

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« Ridicola! » sibilò, muovendo nuovamente la mano libera nella mia direzione. « Fatti un favore e arrenditi. »
Improvvisamente l'elsa della mia spada divenne fredda, così fredda da congelare il palmo della mano. Terrorizzata guardai l'arto irrigidirsi e perdere all'istante il controllo muscolare, mentre la lama scivolava dalle dita finendo nell'erba alta senza produrre alcun suono. Non riuscivo, letteralmente, a sentire più niente dal polso in giù. La guardai e, involontariamente, tradii la mia paura.
« Pensa a quello che ti accadrà dopo bastarda! »


Non le avrei dato la soddisfazione di gongolare della mia miseria. Non finché potevo combattere. Afferrai una delle mie litanie scagliandola per terra: un lampo accecante investì la zona per una frazione di secondo, cogliendo completamente impreparata la cacciatrice e, di conseguenza, dandomi il tempo di caricare un poderoso gancio con la mano ancora sana. Forse lo vide arrivare, forse cercò persino di evitarlo a suo modo, ma quando le mie nocche la colpirono sulla guancia vacillò all'indietro, portandosi una mano alla bocca. Un paio di rivoli scarlatti le scesero dalle labbra, ma la mia furia era ben lungi dal fermarsi. Cogliendola scoperta e sbilanciata ne approfittai per infierire rabbiosamente contro la ferita sulla spalla, colpendo l'articolazione con una gomitata, dall'alto verso il basso, usando il braccio destro la cui mano iniziava solo in quel momento a tornare sensibile. Il rumore netto e agghiacciante della lussazione fu come unghie sull'ardesia per le mie orecchie.

« Ugh... » la Monmouth accusò, questa volta, il colpo. « ...hmpf... » Barcollò all'indietro per sottrarsi all'assalto.
Non l'avrebbe mai ammesso, ne ero sicura, eppure era rimasta sorpresa dalla mia tenacia.
Usando le mie capacità medicamentose direzionai parte del mio spirito sulla mano ferita, ripristinandone il colorito roseo e facendo sparire il doloroso senso di intorpidimento. Anzi, quell'incantesimo mi aveva anche rinvigorito un poco e, sebbene fossi piuttosto provata dallo scontro, sentivo di avere qualche possibilità di uscirne viva.
« È abbastanza per te? » le gridai. « Smettila di colpirmi, stupida! Non sono qui per combattere! »
« Abbiamo solo iniziato! » ringhiò, in risposta, premendo il centro dell'elsa della spada con un dito; ne seguì un piccolo scatto metallico, come un meccanismo a molla che viene rilasciato, e la paura s'impadronì di me. « Finiamola. »



Bruciò i pochi passi che ci separavano mulinando la spada e, ad un tratto, l'arma prese a sdoppiarsi, come fossi completamente ubriaca e incapace di mettere bene a fuoco gli oggetti. Qualsiasi cosa mi stesse facendo stava funzionando maledettamente bene. Con un notevole sforzo mi concentrai riuscendo a mettere di nuovo a fuoco l'immagine, ma quando ci riuscii un altro taglio marcava di rosso il mio corpo, stavolta all'altezza della spalla. Forse per lo sforzo e la concentrazione, o forse per qualche strana e scorretta malia, mi sentii d'improvviso debole, col fiato corto. Le mie forze vennero meno per un istante e l'aria mi mancò, mentre l'inquietante certezza di essere stata avvelenata si faceva largo nella mia testa. Portai la mano sulla ferita mugolando e faticando per mantenermi lucida.

« Mi hai avvelenata! Mi hai avvelenata schifosa... » inspirai, quasi annaspando. « ...e parli a me di... di slealtà! »
« Non è così che i Lancaster mandano i loro saluti? Accoltellandoti alle spalle! »

Conficcò la punta della spada per terra e, contemporaneamente, sotto i miei piedi si formò uno spesso strato di ghiaccio che mi ancorò saldamente al terreno, immobilizzandomi del tutto dalle caviglie in giù. Agguantai la spada di riserva, sfoderandola velocemente prima che una tempesta di colpi si abbattesse contro di me. Facendo appello a tutto il mio addestramento e alla mia naturale predisposizione alla difesa riuscii a difendermi prontamente da quell'assalto, ma a quel punto mi restavano ben poche forze per continuare la lotta. Non capivo come facesse ad essere in piedi e lottare senza alcun problema con una spalla lussata, la mandibola slogata e probabilmente una non invidiabile perdita di sangue dalla clavicola. Come faceva una così bella ragazza a combattere con la stessa tenacia di un orso? Al suo posto non sarei riuscita nemmeno a tenere la spada tra le mani, mentre lei si muoveva e incalzava ogni istante di più. Mi sentivo già sconfitta.
Con le mie ultime forze colpii il ghiaccio con la spada, spaccandolo in mille pezzi.

« Vuoi uccidermi!? Allora combatti! » mi gettai contro di lei, mentre un grosso leone dorato appariva alle mie spalle per un breve istante, ruggendo. L'albina rimase interdetta da quella vista un secondo di troppo, ritrovandosi la spalla già ferita infilzata da cinque centimetri buoni di freddo acciaio. Lasciò cadere la spada, oramai incapace di sorreggerne il peso col braccio ridotto a quella maniera. Soffocò un urlo, più per rabbia che per dolore, allontanandomi con un calcio sull'addome.
« Vuoi morire allora? Pensi che mi serva una spada per ammazzare una come te? Io sono una Monmouth, tu sei solo una bastarda, una reietta al soldo della gente più squallida che questo mondo abbia mai visto! »

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Le vene del suo volto si accentuarono ancora di più, ingrossandosi al punto tale da rendere il suo viso una maschera di venature blu, come fosse una statua di marmo.

« Ti odio. Odio tutto quello che rappresenti. » ansimava, folle. « Farò in modo che il tuo corpo torni da Ryellia Lancaster a brandelli e darò il tuo cuore in pasto ai cani! » si strappò un medaglione dal collo, una piccola gemma rossa, e la frantumò tra le dita.

Afferrò di nuovo la spada, con la mancina, assaltandomi per l'ennesima volta. Ero troppo stanca e debole per muovermi abbastanza in fretta, la lama mi aprì un profondo squarcio sul petto spezzando molte delle placche metalliche della corazza. Il dolore mi pervase, obbligandomi a cadere in ginocchio, mentre il sangue macchiava l'erba sotto di me. Tutto quello che riuscii a fare fu usare un incanto di guarigione per arginare l'emorragia e, anche se smisi di sanguinare, riuscivo a stento a reggermi in piedi. Non capivo perché mi odiasse tanto, non riuscivo nemmeno a immaginare cosa passava per la testa di quella donna straziata dalla perdita e distrutta dall'impotenza. Non volevo morire, non in quella maniera. Ansimavo, certa che da un momento all'altro mi avrebbe dato il colpo di grazia quando, all'improvviso, una voce di donna irruppe nell'aria, urlando.

« Euridice! Euridice, fermati! »

Euridice, questo il nome dell'albina, si girò per un istante a guardare la fonte di quella voce: era una donna di mezza età, sulla cinquantina, vestita in maniera elegante al punto tale da stonare con le vesti rozze di tutti gli altri. Aveva un viso bello, nobiliare, e anche se le rughe le segnavano un minimo la fronte e il collo, era davvero una bella donna. Somigliava così tanto a mia madre che, oramai allo stremo, credetti di stare semplicemente delirando e di immaginarmi quello che mi avrebbe aspettata nell'oblio. Poi, come un fulmine a ciel sereno, qualcosa tremò nel profondo dei miei ricordi, come una frana colossale che riportava alla luce memorie sopite da decenni. Guardai l'anziana dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il cielo terso.
Urlai, con tutto il fiato che avevo in corpo.

« Seline! »

Ma prima che avessi il tempo di fare qualsiasi altra cosa due colpi di spada, furiosi, mi falciarono aprendomi due profonde ferite sul costato. Caddi a terra urlando per il dolore, mentre con le mani cercavo inutilmente di lenire la sofferenza. Ero praticamente distesa in una pozza di sangue allo stremo. Ma Euridice non voleva saperne di fermarsi, voleva vedermi morire, senza nemmeno darmi la possibilità di parlare l'ultima volta con l'unica persona della mia famiglia che non mi odiasse. Zia Seline.
Piantò di nuovo la spada al suolo scatenando contro di me una piccola tempesta di ghiaccio e grandine. Incapace di fare alcunché usai le mie ultime energie per evitare che mi uccidesse, con la sola speranza che Seline intercedesse per me. Non potevo fare altro se non bloccare parte di quelle schegge di ghiaccio, mentre il resto mi intorpidiva le braccia e le gambe, gelava persino il sangue colato sul terreno. In quell'incubo di gelo e paura altri ricordi affiorarono alla mia mente, nella semi incoscienza.

Era bello stare con Euridice. Era l'unica della mia famiglia a prendersi la briga di giocare con me, quelle rare volte che sua madre la portava a casa nostra. Lei non era una ragazza come le altre, aveva la pelle bianchissima e i capelli colore dell'argento, non poteva nemmeno giocare al sole durante l'estate, altrimenti si ammalava e doveva passare molto tempo chiusa in casa. Avevo solamente quattro anni a quel tempo, i miei ricordi sono sbiaditi, eppure non potrò mai dimenticare la dolcezza dei suoi gesti, il modo in cui, a soli dodici anni, mi faceva da sorella maggiore e si premurava di farmi fare lunghe passeggiate lungo i campi coltivati. Ero la sua petite poupée la sua bambola coi i boccoli biondi e gli occhi azzurro cielo. Un giorno smise di farci visita, mia madre disse che erano andate a vivere lontano, che zia Seline aveva scelto una vita incompatibile con la nostra e che Euridice non sarebbe mai più tornata. Allora piansi, triste e sconsolata, incapaci di comprendere che una Monmouth non avrebbe potuto più scendere tranquillamente nel cuore del Dortan, ero piccola e incapace di razionalizzare... e il tempo, la vita, la perdita di mio padre... avevano lentamente sepolto quel ricordo, quei momenti belli. Ma ora tornavano in superficie, splendidi come raggi di sole, mentre i miei occhi si chiudevano troppo stanchi per restare aperti.

Alzai una mano, respirando debolmente.
« P-petite poupée »
Sussurrai, lasciando che i sensi mi abbandonassero.

[ ... ]


Seline corse verso Azzurra percorrendo ad ampie falcate la radura. Aveva il cuore in gola, le lacrime agli occhi e un senso di profondo dolore la pervadeva: aveva appena ritrovato la sua adorata nipotina e rischiava già di perderla per mano della sua stessa figlia. Euridice aveva perduto molto in quella guerra, era stata una delle prime ad unirsi a Sigrund Lorch, a credere nella sua visione, e nonostante fosse semplicemente una cadetta e una mezzosangue, andava fiera di essere una Monmouth. La perdita della guerra, la reclusione e la morte del fratello minore l'avevano stravolta, facendola diventare cinica e gettandola in un tunnel di disperazione e rabbia che non sarebbe mai riuscita a colmare con il sangue dei suoi nemici. Restava lì, in piedi, osservando sua madre abbracciare quella sconosciuta in fin di vita senza riuscire a capirne il perché, con l'espressione stupita e confusa dipinta nel pallido viso.

« Non la riconosci? » singhiozzò Seline. « L'hai tenuta in braccio per quattro anni e non l'hai riconosciuta! »
Disse, stringendo i denti, a sua figlia.
« Questa è una cagna dei Lancaster, Madre! » cercò di difendersi. « Non ho nulla a che fare con loro e nemmeno voi! »
« Guardala! » sorresse dolcemente la testa della paladina e ne mostrò il viso alla figlia. « Sono passati diciotto anni, ma è sempre lei... »
Euridice, per la prima volta da quando aveva iniziato lo scontro, cambiò completamente espressione. Le tremarono le labbra, le morirono le parole in gola.
« N-non può... » iniziarono a tremarle le mani, le scivolò la spada e cadde in ginocchio. « Azzurra... »
Se anche il suo corpo aveva ignorato il dolore della lotta, il suo cuore non poteva ignorare quella sensazione di gioia e allo stesso tempo di senso di colpa per aver ritrovato, e ferito quasi a morte, la sua piccola bambolina. La strinse tra le braccia scoppiando a piangere sommessamente. L'ira, la furia, ogni cosa era sparita lasciando il posto ad un pianto isterico, uno sfogo frutto di così tanta sofferenza che a stento avrebbe potuto sopportarla ancora. Non le sembrava giusto essersi lasciata accecare dall'ira, si odiava per averlo fatto, e non riusciva a smettere di chiedere scusa a quella persona che, nei suoi ricordi, altro non era che una bambina di quattro anni affascinata dalle storie sui cavalieri. Non aveva dimenticato, semplicemente non ricordava. E non si sarebbe mai perdonata quello sbaglio.
Seline corse a chiedere aiuto ai residenti, bende, medicamenti, tutto quello che potevano trovare.

E mentre Azzurra veniva portata di fretta al sicuro, dentro la tenuta, Euridice rimase all'esterno con le ginocchia dentro il sangue del suo sangue versato sull'erba, chiedendo un perdono che, se Azzurra fosse morta, non le avrebbe potuto dare nessuno al mondo. Non si sentiva migliore degli uomini che odiava.
Portò le mani al volto e scoppiò nuovamente in lacrime.



Essendo questo un autoconclusivo userò uno specchietto diverso dal solito, molto più spartano, perché rimanga solamente la parte tecnica, senza troppi orpelli. Lo scontro avviene tra Azzurra e una Monmouth(Euridice). Azzurra ha cercato i casati minori, i cadetti e in generale gli indesiderati dopo il crollo di Mathias, trovandone alcuni in una tenuta di caccia isolata nelle foreste ai piedi dell'Ystfalda. Recatasi qui trova solo odio e astio ad accoglierla, che degenerano in uno scontro violento da cui esce sconfitta. I retroscena legati al Background sono la parte più importante del tutto, Euridice diventerà un personaggio importante per la storia di Azzurra e volevo introdurla con questo combattimento mettendomi alla prova in una tipologia di testo a me molto poco congeniale (l'autoconclusivo). Spero che sia comunque apprezzabile il narrato che, ovviamente, proseguirà in una scena free che aprirò a breve.

PS: se nel riassuntino c'è qualche strafalcione di battitura chiedo perdono, mi si intrecciavano gli occhi con tutti i numeri.

Qualche nota preliminare per il correttore:
Euridice
- È una Avanguardia di classe Mago.
- Possiede una passiva a 6 utilizzi, attiva tutta la giocata, che la immunizza dal dolore fisico.
- Possiede una passiva a 6 utilizzi, attiva tutta la giocata, che le fa guadagnare 1 CS in Forza per ogni magia lanciata dal nemico.
- Possiede una passiva a 6 utilizzi, attiva tutta la giocata, che le fa guadagnare 1 CS in Forza per ogni tecnica fisica lanciata dal nemico.
- Possiede una forza estrema (Avanguardia)
- Le sue caratteristiche di base sono: Fisico 75 Energie 150 Mente 75.
- È equipaggiata con una semplice spada e una corazza di pelle.
- È di pericolosità B (di un livello più alto della mia)
- Consumi da energia Verde.

Azzurra
- Le sue caratteristiche di base sono: Fisico 125 Energie 100 Mente 75.
- È equipaggiata con due spade, al fianco, ed un coltello legato allo stivale destro. Indossa una corazza lamellare.
- Consumi da energia Verde.
- Possiede una passiva a 6 utilizzi, attiva tutta la giocata, che le fa guadagnare 1 CS in Tattica ogni volta che usa una Cura.
- Possiede una passiva a 6 utilizzi, attiva tutta la giocata, che le permette di usare le difese ad Area col medesimo consumo.

1) Primo Turno [Status: Azzurra - F 125 - E 100 - M 75 CS 0 || Euridice - F 75 - E 150 - M 75 CS 0]
Azzurra e Euridice iniziano a scambiarsi alcuni colpi fisici, senza ferirsi. Euridice una tecnica [Potenza media, consumo Energetico Medio] per colpire Azzurra che, prontamente, si difende con la sua variabile. [ "Un solo credo, un solo dio un solo Re" natura magica, consumo energetico Medio] e vanifica l'attacco.
Euridice usa un power-Up al Alto [ Potenza alta, power Up 8 CS in velocità, consumo energetico Alto] Azzurra reagisce con un attacco alto ["Potenza dell'Esaltata" natura fisica, autodanno fisico Alto].

2) Secondo Turno [Status: Azzurra - F 105 - E 90 - M 75 CS 0|| Euridice - F 75 - E 120 - M 75 CS 8 velocità, 2 in Forza]
Euridice ottiene, grazie alle passive succitate, un bonus di 1 cs in forza per l'uso della difesa magica di Azzurra e 1 cs in forza per l'uso della tecnica fisica di Azzurra. Si difende dall'offensiva Alta con una tecnica paripotenza. [Tecnica magica di difesa, barriera di ghiaccio magica, consumo energetico Alto]. Quindi compie un attacco fisico sfruttando tre CS in velocità e riesce a colpire Azzurra cagionandole un danno Medio al fianco. Continua usando una psionica [Tecnica psionica Media, che causa confusione e congelamento illusorio, consumo energetico Medio]. Questa colpisce Azzurra, infliggendogli la confusione e un Medio di danno alla mente.
Azzurra usa uno dei suoi oggetti [Litania del Vigore, un corallo che dona 4CS in prontezza di riflessi] poi attacca usando la sua variabile offensiva- ["Furore Guerriero" ad Alto. Ripartisce il consumo tra energia e fisico, un Medio ciascuna statistica, natura fisica.] Poi usa una seconda tecnica, questa di power up ["Fervore Combattente" che fornisce 8 CS in forza. Ripartisce il consumo tra Fisico e Mente, un medio ciascuno. Natura magica.].

3) Terzo Turno [Status: Azzurra - F 85 - E 80 - M 55 CS 4 Riflessi 8 Forza || Euridice - F 75 - E 90 - M 75 CS 5 velocità, 4 in Forza]
Euridice ottiene nuovamente due CS dalle passive, una per la tecnica fisica di Azzurra, una per il power up magico di Azzurra. Euridice si difende dall'alto dimezzando il danno con una difesa fisica media. [Tecnica di difesa fisica media, consumo energetico medio] ma subisce la differenza, quindi un danno medio. In virtù della sua passiva di immunità al dolore non risente dal male causatole. Usa un attacco di danno all'equipaggiamento medio. [Tecnica magica media, che disarma e infligge un danno basso al portatore dell'arma bersaglio. Consumo energetico Medio.] Azzurra incassa il colpo, perdendo la presa sulla sua spada principale e ricevendo un danno basso da congelamento.
Azzurra usa un altro oggetto [Litania Lampo, che è una biglia accecante] per emettere un flash tale da confondere Euridice, quindi le rifila un pugno a 6CS in forza. Euridice sfrutta 3 delle CS in velocità per mitigare il danno, ma subisce comunque un Medio da impatto. Subito dopo Azzurra incalza e usa una tecnica fisica bassa ["vantaggio tattico" tecnica bassa, fisica, consumo fisico basso, danneggia una articolazione] per indebolire ancora la spalla ferita col primo attacco, Euridice subisce il basso. Infine usa su se stessa una cura, coadiuvata dall'apposita passiva per non scalare di potenza. ["Orazione della fede - Fortifica". Cura Media, guarisce 1 basso al fisico e dona 2 cs alla prontezza di riflessi. Consumo energetico medio]. Inoltre, attivando la passiva ["Sigillo benedetto - Illumina" ottiene 1 Cs in tattica per aver usato una cura].

4) Quarto Turno [Status: Azzurra - F 85 - E 70 - M 55 CS 1 Tattica 6 Riflessi 2 Forza || Euridice - F 50 - E 70 - M 75 CS 2 velocità, 6 in Forza]
Euridice guadagna 2 Cs, uno per la tecnica fisica, uno per la cura, magica, di Azzurra. Euridice applica, tramite un meccanismo nascosto, una [Miscela debilitante] alla sua spada, in grado di togliere 1 CS quando colpisce. Sferra un attacco fisico usando una psionica [tenica psionica Alta, il nemico avrà la vista sfocata e non riuscirà a mettere a fuoco gli oggetti. Consumo energetico Alto]. Azzurra usa la sua unica difesa psionica, Media [orazione della fede - firmitas, difesa psionica media, consumo energetico medio, natura magica.] subisce, però un Medio alla mente ed è troppo confusa per bloccare la spada che, colpendola, le toglie anche 1CS alla tattica, oltre a farle un danno Basso.
Euridice continua usando una tecnica di potenza media.[ tecnica di intrappolamento, costruisce del ghiaccio attorno ai piedi della vittima, spezzabile con un danno basso, e cagiona un basso da gelo. Consumo energetico Medio.] Azzurra subisce il danno e rimane intrappolata. (basso+blocco)
Euridice conclude con due attacchi fisici, ognuno con 1 cs in velocità, Azzurra risponde usando 3 cs in prontezza di riflessi (uno in più per sopperire al blocco delle gambe) riuscendo ad evitarli.
A quel punto Azzurra usa 2 cs in forza (equivalenti circa ad un danno basso) per spezzare il ghiaccio e attacca Euridice con una psionica di paura ["Il ruggito della giustizia", psionica media, consumo fisico Medio, natura psionica.] Euridice incassa il medio psionico e rimane stordita un istante, Azzurra ne approfitta e mette a segno un colpo a 3CS in prontezza sulla spalla già ferita, rendendola di fatto impossibile da usare per i troppi danni ricevuti.

5) Quinto Turno [Status: Azzurra - F 65 - E 60 - M 45 CS 0 || Euridice - F 45 - E 40 - M 65 CS 7 in Forza]
Euridice guadagna solo 1 cs in forza, dalla difesa psionica (che ha natura magica)
A questo punto Erudice usa un corallo [+4cs a forza] e un nuovo power up [Alto, consumo energetico Alto, +8 CS Forza]. Quindi si prodiga in un attacco fisico con 4 CS in forza che Azzurra non ha modo di bloccare ma, una volta subito mitiga il danno curandosi. ["Orazione della fede- Risana Benedicti" che guarisce un Alto fisico. Consuma un Alto energetico, natura magica.] coadiuvata dalla succitata passiva per il consumo pari alla guarigione delle cure. Inoltre guadagna 1 Cs in Tattica per aver usato una cura.
Euridice, allora, attacca furiosamente con due colpi a 6 CS in forza ciascuno. Azzurra, non avendo modo di ribattere, viene travolta e subisce un Critico di danni e perdendo, di fatto, il duello.
Euridice, però, incalza lanciando un Critico. [tempesta di grandine e ghiaccio, potenza critica, consumo ripartito tra fisico e mente. Consumo Critico]. Azzurra, in fin di vita, usa la sua variabile ad Alto ["Un solo credo, un solo dio un solo Re" natura magica, consumo energetico Alto] ma subisce un ulteriore Alto al fisico, segnando la vittoria di Euridice.

Finale: [Status: Azzurra - F 25 - E 20 - M 45 CS 1 Tattica. || Euridice - F 25 - E 20 - M 65 CS 1 Forza.]
Sebbene entrambe guadagnino 1 Cs dalle rispettive passive, a questo punto è inutile. Sebbene, per un fortuito caso invero, le statistiche finiscano in un pareggio perfetto, Euridice è non solo più pericolosa di Azzurra, ma ha anche inflitto il maggior numero di danni (il conteggio tiene conto dei consumi, non solo dei danni ricevuti) Azzurra, a fronte del medesimo ammontare di statistiche rimanenti, ha subito quasi un Immenso complessivo, mentre Euridice un Critico circa.

Ho voluto evitare di quotare ogni singola tecnica, perchè temevo che questo specchietto non sarebbe finito MAI, cercando di abbreviare al meglio possibile io nella spiegazione interturno. Ovviamente non ho mantenuto il ritmo 2 tecniche - 2 tecniche tipico dei duelli per non spezzare la narrazione, prediligendo un più diretto "azione-reazione" pur mantenendo i due slot ogni "turno". Spero che possa piacere, in qualche modo, è il mio primo autoconclusivo e mi piacerebbe non aver fatto troppo schifo!

PS: Ringrazio Zaide per il suggerimento sul titolo in lingua Ariana.


Edited by Last Century - 7/6/2015, 23:10
 
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view post Posted on 12/6/2015, 01:47

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CITAZIONE
Interpretazione e Ragionamento:
Il personaggio è ben caratterizzato e lineare, tuttavia ci sono degli appunti che ritengo necessari. Il primo è la coerenza e la motivazione del combattimento. La natura e l’inizio dello stesso, nonché la conclusione, mi lasciano un po’ di più di qualche perplessità. Trovo inverosimile, persino in un mondo come Theras, che una persona, in questo caso una donna, attacchi senza aspettare o ricevere spiegazioni. Tuttavia, ponendo il caso che questo sia possibile, esso deve essere esplicato con una buona dose di BG, poiché tu, scrittore, non sai se chi legge sia a conoscenza delle vicissitudine del Dortan, e della storia di quella fazione. Io, purtroppo, né so molto poco, e leggere queste reazioni, da persona che ignora i fatti, l’ho trovata una terribile forzatura per far iniziare uno scontro. Su questa falsariga e seguendo questo ragionamento, ti illustro anche le perplessità sul finale. Perché finisce così? Perché Euridice non riconosce il nome di Azzurra? Perché non la riconosce, invece la madre si? Eppure il tempo passato è lo stesso, una bambina di 4 anni, 20 anni dopo, sarebbe irriconoscibile tanto per un’adulta quanto per una bambina, fai conto che una bambina di 12 anni, scientificamente, ha già la capacità di ricordare. Inoltre, per il momento, e per gran parte del post, Euridice mi è sembrata troppo una psiche preimpostata e con poca personalità, un Berserk nudo e crudo di mentalità ristretta che, solo nel finale, fa intravedere qualcosa di diverso, in antitesi per altro a come ce l’hai presentata. Il tuo pg, altresì, ha una buona struttura ampliabile sicuramente, ma non mi sento di muoverti particolari consigli, visto che, è un buon pg, immerso nella storia di Theras e ben amalgamato.
Voto: 6.5

Movenze e Descrizioni:

Il post scorre piacevole e fluido, errori ce ne sono davvero pochi, per altro, la maggior parte, sono chiaramente di distrazione. Lo stile mi è molto familiare, ma sarà soltanto una mera sensazione, però è come se questa prima persona singolare l’abbia già vista da qualche parte. C’è qualche ripetizione di troppo, o termini che si assomigliano posti in vicinanza che, vista anche la strettezza del layout, mi hanno fatto perdere il filo più di una volta e, in alcuni post in cui la struttura della frase sarebbe quanto meno rivedibile, ti faccio un esempio pratico: “Alla fine anche la porta principale, dopo una serie di pesanti rumori metallici, probabilmente le barre che sprangavano la porta, si aprì lentamente davanti ai miei occhi.”
Questa frase è costruita male e, inoltre, la ripetizione della parola porta mi ha costretto a rileggerla più volte perché compievo un errore d’anticipazione, saltando parecchie parole.
Io l’avrei scritta più o meno così: “Dopo una serie di pesanti rumori, dovuti probabilmente alle barre che sprangavano la porta, essa si aprì lentamente dinanzi ai miei occhi.” Inoltre le descrizioni del luogo sono molto sommarie e sintetiche, ho faticato a identificare lo spazio in cui si svolge la scena. Lo stile, seppur molto fluido, risulta molto piatto e senza picchi di pathos particolari, il punto più alto lo tocchi nel momento del ricordo, vero punto di forza di tutto il post. Un ultimo appunto, di minore importanza, è l’attacco portato con il gomito dall’alto verso il basso sulla clavicola. Per chi ha basi, anche minime, sul combattimento corpo a corpo, questo è un errore. Un colpo del genere sarebbe davvero di gran poca utilità, innanzitutto chi lo compie dovrebbe essere più alto dell’avversario, secondo la struttura dell’attacco non è funzionale a porre un reale danno, non mi voglio dilungare in noiosi tecnicismi, ma un attacco è funzionale quando o sbilancia l’avversario, o impatta contro una forza opposta: es. la testa del nemico va verso il basso io la colpisco verso l’alto. In questo modo, alla forza dell’attaccante, si somma la forza contraria del movimento dell’avversario. Piccolezze che, a mio avviso, devono essere conosciute da chi vuole descrivere un combattimento.
Voto: 6.5

Abilità e Lealtà:

Poco da segnalare in questo campo, ti comporti bene, la sconfitta è annunciata dalla differenza di pericolosità, quindi la essa potrebbe essere scontata, anche per via di come hai deciso di strutturare la storyline, tuttavia avresti potuto sfruttare maggiormente l’ambiente che, difatti, viene completamente ignorato: utilizzare la terra o la neve per “accecare” l’avversario sono solamente due esempi su ciò che potevi fare, inoltre, vista la parità di statistiche, mi sembra troppo esagerata la differenza tra i due status, una moribonda e svenuta, e al 20% mi sembra esagerato, una in piedi e. a quanto sembra, fresca come una foglia. L’avversario è ben bilanciato e costruito bene a livello di tecniche.
Voto: 6.5

Media aritmetica: 6.5
Gold guadagnati: 260


Note: Mi accorgo di essere forse stato fin troppo severo nella stesura dei giudizi, ma mi premeva farti capire e metabolizzare gli errori. In sintesi la prova è una buonissima prova che, sono sicuro, saprai migliorare facilmente. A me vanno 150 g.


Edited by Lud† - 12/6/2015, 10:26
 
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