Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Darkness and Starlight, dall'abisso; Gli occhi di Parf

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Grimauld
view post Posted on 10/6/2015, 18:53




{ "Fermati, Ilma! Aspettami!"
Huine correva a perdifiato verso la sorella. Ne vedeva la sagoma luminosa al limite dell'orizzonte, tinta dal candido vestito. Vedeva i lunghi capelli neri di lei ondulare ad ogni passo, con un ritmo che il piccolo Huine non riusciva più a sostenere. Correva e correva, inciampava e si rialzava, ma Ilma non sembrava rallentare. La bambina avanzava nella foresta cercando di superarne i confini, per uscire verso un altro mondo, un mondo senza la Foresta, senza gli Alberi Padre, senza la protezione della natura. I richiami del fratello le arrivavano ovattati, ma non importava davvero, se la sarebbe cavato da solo. Lei era più grande, ovviamente doveva prendere l'iniziativa e stare davanti!
Un suono costante si avvicinava sempre più, un fruscio indistinguibile. Ilma era sicura che tra poco avrebbe scorto un grande fiume, uno che portava fuori dalla foresta. Già riusciva ad immaginarselo! Lei e Huine avrebbero costruito una grande barca e avrebbero attraversato il fiume, andando a scoprire il mondo. Doveva esserci qualcosa là fuori!
Così, dopo un'altra corsa, Ilma arrivò finalmente a vedere il fiume, e si meravigliò della sua bellezza. Era ancora più grande e scintillante di quello che scorreva sotto lo Shaogal Crann! Meravigliata e estasiata, Ilma iniziò a seguire il corso del fiume, dimenticandosi del fratellino che ancora la inseguiva. Ma non avrebbe potuto vederlo: lontano com'era, Huine era solo una tenue ombra nella luce della foresta. }

Erynbaran - La via per Galcanc, Albero Padre

Fu un freddo sospiro di vento a svegliare Grimauld dal suo torpore.
Si era fermato a riposare all'ombra di un albero poco dopo essere entrato nell'Erynbaran, immergendosi nella bellezza della natura, con i suoi colori vibranti e le sue ombre tranquille. Si sentiva in pace, in qualche modo, e si sentì strano. Non poté fare a meno di ripensare alle segrete sporche e nere in cui aveva vissuto gran parte della sua vita, e nonostante quel fetore e quell'oscurità fossero solo ricordi ormai, gli tornarono in mente con orrenda rapidità. Alienato da quella sgradevole sensazione, il Mago Nero prese il suo borsone -il suo unico bagaglio- e si rimise in cammino per il sentiero.
Quella strada era perfettamente curata e priva di impicci, e man mano che avanzava il numero delle foglie dorate degli Alberi Padri a terra aumentava. Grimauld era in viaggio per raggiungere un'antichissima biblioteca elfica, la cosiddetta Parf, costruita all'interno di uno Shaogal Crann caduto da secoli e secoli, risalente a molto prima dei tempi di Velta. Leggende parlavano di quella biblioteca come se contenesse tomi sconosciuti persino ai più anziani saggi di Lithien, ma ne parlavano anche come un luogo maledetto, vuoto, cavo e morto, che sia Elfi e Ombre evitavano.
Grimauld camminò per altre due ore, incessantemente. Ad ogni passo notava una foglia dell'Albero Padre in più, ed era sempre più sicuro di essere nelle immediate vicinanze di una città arborea. Ma non riusciva a vedere la sagoma di un Albero Padre spuntare sopra la vegetazione, non riusciva a vedere nessun segno di vita.
Un'altra ora passò. Il silenzio si era fatto perfetto. Il sentiero era mutato man mano, diventando più ordinato e dritto. Gli alberi ai suoi lati si erano fatti più puliti ed erano ormai equidistanti, certamente predisposti in questo modo artificialmente. O magicamente. Grimauld lasciò andare il borsone a terra, sollevando un mucchio di foglie dorate attorno a sé. Strinse saldamente la sua fidata staffa e guardò velocemente in ogni direzione, certo che chiunque avesse voluto attirarlo in quella trappola non si sarebbe fatto attardare.

"Va via, umano."
Quella voce tagliente e sprezzante non aveva origine. Tutta la foresta sembrava essersi animata, e da ogni foglia Grimauld sentì parole: "Siamo in guerra. La tua razza non è la benvenuta in queste terre. Torna indietro. Non Ci ripeteremo."
Il Mago Nero non fu particolarmente intimidito da quell'ultimatum. Rispose sfoggiando un sorriso sghembo e incompleto, uno dei suoi migliori e meglio riusciti da lungo tempo, ma comunque appena riconoscibile come tale. La foresta tacque. Il mondo intero tacque. "Parf!" Gridò Grimauld infine. La sua voce echeggiò per quelli che parevano chilometri. "Sapete cosa voglio, Arshaid; lasciatemi raggiungere la mia destinazione e non vi darò fastidio. Se non mi credete capace, allora consolatevi del fatto che demoni e spettri dimenticati mi divoreranno l'anima una volta raggiunta la biblioteca."
Appena finì di pronunciare quelle parole, Grimauld notò tre ombre rivelarsi. Uscirono dalla foresta come sagome indistinte, prima invisibili al Mago Nero, che iniziò a muovere le labbra istintivamente, mimando la pronuncia di alcuni incantesimi. Quando le ombre entrarono nel largo sentiero, si rivelarono come guerrieri elfici di alta statura, imponenti e bellissimi nella loro armatura d'oro, decorata con trame d'argento che ricordavano quelle stesse foglie sacre che stavano pestando. Sciabole alla mano, tutte e tre si misero in posizione di guardia simultaneamente, alzando l'arma all'altezza della spalla e tenendola puntata verso Grimauld. Inesorabilmente iniziarono a muovere dei passi lenti, cauti, verso la loro preda.
Grimauld si morse le labbra. Poteva batterli? Mentalmente terminò l'incantesimo che aveva iniziato a pronunciare un attimo prima, e in quell'esatto momento, come per abbattere ogni sua speranza, lo spazio tutt'attorno si deformò e ululò in modo terribile. Persino i guerrieri elfici esitarono, spaventati. La realtà si era fatta elastica, come se guardata attraverso una lente, mutando come facevano le onde del mare. Poi tutto tacque, tutto tornò alla normalità. Grimauld e i tre elfi rimasero immobili, paralizzati e sudando freddo, consci che qualsiasi cosa avesse prodotto quel fenomeno avrebbe potuto ucciderli all'istante. Grimauld iniziò a pensare, e pensare, e pensare. Nonostante tutto, il suo incantesimo aveva avuto effetto: il tempo nella sua mente sembrò rallentare, permettendogli di pensare in modo incredibilmente veloce una soluzione a quel dilemma. Cosa poteva fare per fuggire? Cosa aveva causato quel rombo terribile?
Ma per quanto fosse veloce, Grimauld non riuscì a riflettere in tempo. Superato lo shock, gli elfi dorati non persero tempo e caricarono verso il Mago come dei giaguari sulla loro preda. Il Mago Nero evoco istantaneamente degli orbi infuocati dinnanzi a sé e lì lanciò verso i suoi nemici, che li schivarono abilmente o li deviarono con la lama. Tre, due secondi, e sarebbero stati su di lui.
"Questo posto non è vostra creazione, non è così?!" urlò disperatamente, senza più opzioni.
Gli elfi si fermarono a due passi da lui, lame in pugno. Erano immobili, come congelati nel tempo, ma Grimauld sapeva che erano vivi e vigili e che un solo movimento o parola sbagliata gli sarebbe costata la vita. L'onnipresente voce della foresta lo incalzò:
"Parla, umano."
"Questo luogo-" iniziò Grimauld, improvvisamente trovandosi con il fiato mozzato dalla sorpresa e dal calo di adrenalina. "Questo luogo non è un'illusione. E modificare la Foresta non è una pratica Arshaid, vi è proibito dai vostri sciamani." Finalmente iniziò a respirare, sempre più coinvolto nel suo ragionamento e nei suoi velocissimi pensieri. "Nemmeno voi sapete dove ci troviamo, ma sapete che questo posto e vivo e vi sta aiutando. Non è così?"
Silenzio.
"Non è così?!"
"Ciò non toglie che hai oltrepassato i Nostri sacri confini e ignorato il Nostro avvertimento."
Grimauld vide trepidazione negli occhi dell'elfo che aveva di fronte e rabbrividì pensando che non desiderasse altro che infilzarlo con quella sciabola argentata.
"Posso aiutarvi a capire." Disse infine, abbandonando la sua sfaffa e alzando lentamente le mani in segno di resa. Il bastone cadde con un tonfo metallico, rotolando lontano. "Posso aiutarvi. Inizio a vedere le formule dietro a questo incantesimo, inizio a capire chi lo ha causato e se mi date del tempo, potrò rivelarlo."
Grimauld riusciva a percepire l'esitazione nel silenzio della foresta. Ma quella speranza visse poco. "Uccidetelo."
Il Mago Nero non ebbe neppure il tempo di accettare la propria sorte -tanto meno pensare a come difendersi, nonostante la velocità con cui ragionava. Appena il pensiero di muovere la sciabola nel cuore di Grimauld attraversò il cervello dei soldati elfici, la Foresta si ribellò, gettando uno sbuffo di tempesta contro di loro e propagando un altro terribile, assordante ululato. Come se si trovassero nella gola di un drago in procinto di sputare fiamme, tutti gli astanti si ritrovarono incapaci di sentire o capire alcun ché, sbalzati in aria dalla furia di quella proclamazione. La caduta non fu piacevole, specialmente per Grimauld, che atterrò bruscamente, urtando il capo. Riusc soloì a vedere che i tre elfi guerrieri erano nella sua stessa condizione, e che non avevano più nessuna intenzione di attaccare, prima di perdere i sensi.
"Molto bene." concluse infine la voce in modo aspro, costretta ad accettare una volontà superiore alla sua.

How many days have passed like this?
This city the crowd is fading, moving on
I sometimes have wondered where you've gone
Story carries on
Only lost inside
I had this dream so many times
The moments we spent has past and gone away


{ Huine si era perso. Il piccolo, dopo aver cercato di inseguire la sorella per un tratto della foresta che gli era sembrato infinito, l'aveva infine persa di vista, proprio quando tra gli alberi iniziava ad addensarsi una fitta nebbia e il sole tramontava dietro l'orizzonte.
L'angoscia conquistò il cuore dell'elfo, che iniziò a vagare senza meta, urlando il nome della sorella invano. "Ilma! Ilma! Dove sei? Ti prego, rispondimi!" diceva, ma la sorella non poteva sentirlo. O forse non voleva rispondergli, pensò Huine calciando una pietruzza. Non sapeva dove andare, o come tornare a casa. Sua sorella era lontana, e si sentiva solo, terribilmente solo. Si rannicchiò ai piedi di un albero e lì restò, mugugnando e piangendo, stringendosi le ginocchia vicino al capo e iniziando a singhiozzare incontrollabilmente, nel silenzio della foresta sempre più nera.
"Ilma... ho paura... ho paura..." }

Erynbaran - ???

Shalzahar, prode guerriera elfica, proseguiva per la strada del suo destino spada in pugno. Avanzava un passo alla volta, con fare marziale e la sciabola alzata, senza mai fermarsi. Nei suoi occhi, azzurri come un cielo terso, era riflessa la determinazione di chi vuole salvare il suo popolo.
E del resto, era suo dovere. A lei era stata incaricata la protezione delle genti di Galcanc, Albero Padre. A suo fratello Shalpur era stata affidata invece la protezione del tronco stesso, il dovere più sacro di tutti, ma che a volte richiedeva sacrifici enormi. Sacrifici che lei non poteva fare, poiché ogni singola vita dell'Albero era sua da proteggere, meno che quella che le apparteneva di diritto.
Così la guerriera, scelta dalla Dea Madre stessa, era sola. Nessun soldato era a sua disposizione, al suo fianco si trovavano solo le sue armi, forgiate dalla luce di Galcanc secoli prima -uno scudo per difendere e una spada per abbattere.
Shalzahar avanzava. E avanzava. E avanzava. Per giorni aveva camminato, ma si era rapidamente resa conto che nell'infinita via della Foresta tutto era eterno, anche il giorno.
Incapace di sentire fatica, fame o sete, lei che era la più valorosa di tutte le guerriere era l'unica in gradi di percorrere quel viaggio. Solo la Foresta stessa tentava di impedirglielo, ma anche essa si era arresa.
Sì, la Foresta le parlava. Poteva essere dolce come un sussurro o terrificante come un boato, poteva mutare e confondere. Ma nonostante tutto, Shalzahar avanzava.
Fu nel settimo giorno che la Foresta esaurì le sue energie. Fece un ultimo disperato appello all'elfa, supplicandole di tornare indietro, di abbassare le armi e fuggire. Ma la guerriera era risoluta, e non si piegò davanti alle suppliche di quella che aveva creduto essere la Signora Madre.
"Fermati, Shalzahar... fermati! Non devi proseguire oltre, non devi vedere! Ti prego...!"
Tra gli alberi, l'elfa aveva scorto la bianca sagoma, come un'ombra indistinta. Ma era bastato per Shalzahar per riconoscere che quella non era la figura della sua Dea.
Al termine del settimo giorno, dunque, la foresta cambiò rapidamente. Gli alberi persero le foglie e i tronchi si annerirono, il sentiero fu coperto dalla nebbia più fitta e il sole, finalmente, calò.
Ma Shalzahar avanzava, splendente nella sua armatura d'oro, sfolgorante la sua determinazione.
Poi, un nuovo boato. E l'incubo si manifestò dinnanzi alla prode guerriera.
Un demone. L'Uno. Il demone.
Era un abominio senza forma quello che si avvicinava a Shalzahar fluttuando nella nebbia. Pareva una piovra forgiata da una tempesta, completamente nera e con una moltitudine di tentacoli che si muovevano in ogni direzione, aggrappandosi ai rami e soggiogandoli con la corruzione, sputando veleno tossico nell'aria e spargendo morte nella Foresta.
Shalzahar brandì le sue armi benedette e tutto il suo coraggio, gettandosi sulla bestia con un urlo. Quella si mosse improvvisamente nell'aria, rigonfiandosi e ingigantendosi, sprigionando i suoi tentacoli corrotti e aprendo fauci grondanti sangue.
I due si batterono mentre la Foresta piangeva.
La foresta piangeva per entrambi.

Erynbaran - Galcanc, Albero Padre, due ore dopo

Fu il dondolio della sedia su cui era stato posato a svegliare Grimauld.
Si stropicciò lentamente gli occhi, stordito e confuso da una pulsante emicrania che aveva atteso solo il suo risveglio. La sua vista era sfocata dalla luce abbagliante della stanza, quindi si alzò a fatica dalla sedia a dondolo e affondò il viso tra i palmi, cercando di calmare la sua mente e i suoi occhi.
"Vedo che ti sei ripreso, uomo." una voce familiare, ma questa volta più vicina e viva, colse il Mago di sorpresa. Grimauld alzò la testa e lo sguardo verso un elfo non troppo dissimile ai soldati che lo avevano minacciato nella foresta incantata, solo con una corporatura più robusta e con numerose pieghe e rughe sul viso, che ne dimostravano l'avanzatissima età. Grimauld non poté fare a meno di sentirsi alla mercé dell'elfo. "La Foresta ha deciso di risparmiarti la vita, dunque ti concederò l'onore di conoscere il nome dell'elfo che l'ha minacciata. Shalpur è il nome che mi identifica, datomi dalla Dea Madre stessa per proteggere la sua prole." Quindi tacque, aspettando che Grimauld ricambiasse la cortesia come per usanza umana.
"Non vi intendo nascondere nulla, Shalpur. Il mio nome è Grimauld Nix e tra le vostre genti sono conosciuto come il Mago Nero di Lithien."
Shalpur esalò rumorosamente, con fare severo, e il suo sguardo si fece di pietra. Non era armato, ma Grimauld ebbe la sensazione che l'elfo avrebbe potuto assalirlo da un momento all'altro. Furono solo onore e dignità a fermarlo.
Grimauld si passò la mano sulla fronte e si sistemò la lunga chioma lontano dal suo viso, dopodiché tornò a sedersi sulla sedia a dondolo. La stanza in cui era stato portato si trovava probabilmente su Galcanc, l'Albero Padre di quella zona, ed era dunque in territorio sacro. Era completamente di legno e non pareva essere stata costruita, come se fosse stata cresciuta dall'albero stesso. Delle tende bianche impedivano di scorgere quello che probabilmente era un bellissimo scorcio dell'Erynbaran, ma gettavano una pallida e tranquilla luce su un ampio letto e il resto della mobilia, tutta finemente curata eppure dall'aria semplice, quasi spartana. Doveva essere mattina. Gocce di pioggia tamburellavano lievemente sui vetri, rompendo il silenzio e velando la stanza con un senso di malinconia.
"Sul sentiero non c'era pioggia.." iniziò a spiegare Grimauld, riordinati i pensieri. Shalpur lo fissava senza mutare la sua granitica espressione. "Sapevo che i vostri cantori stanno proteggendo la foresta con la pioggia, per evitare che bruci. Ma sul quel sentiero non c'era ne era traccia. Questa è stata la prima cosa che ho notato." si fermò un attimo, poi continuò: "Poi lo spazio si è distorto, e lì ho avuto la mia conferma. Quel luogo, quella via infinita, non esiste davvero, è un incantesimo. Ma non è vostro. Deve averlo lanciato uno spirito, o qualcosa del genere, per proteggere Galcanc dai demoni."
"Conoscete la storia intitolata "la Notte e le Stelle", Mago Nero?" sembrava che Shalpur respirasse solo quando parlava. Grimauld lo guardò con aria interrogativa. "Secondo la storia, mille anni fa una giovane elfa si spinse fino ai confini del mondo, dove vide il Fiume delle Stelle. L'elfa si unì alla corrente e raggiunse il cielo, da dove ora ci osserva, protegge, e spinge verso il mondo. Una storia che le madri non cantano più ai loro figli, per timore che escano dalla foresta e incontrino i pericoli del mondo."
Grimauld non sapeva che farsene di quella storia, quindi aspettò che l'elfo finisse la sua spiegazione. Ma Shalpur restava in silenzio, e dopo poco abbassò lo sguardo.
"Tornate nella foresta, Grimauld Nix. Tornate e trovate mia sorella Shalzahar, che si è avventurata nel sentiero senza fine da sette giorni per scoprirne il segreto. Io non posso più lasciare l'Albero Padre, ho mancato ai miei doveri già più di una volta ormai. Trovatela, e io vi mostrerò la via per Parf. Questo lo giuro."
Quando Grimauld stette per parlare e interrogare l'elfo sul motivo di quella bizzarra richiesta, lui lo guardò con due occhi pieni di rimpianto e rassegnazione.
"Solo i malvagi sono intrappolati nel sentiero infinito.
Solo gli innocenti possono uscirne.
"
Grimauld si abbandonò completamente sulla sedia.
Non era una trappola quella in cui era finito prima, aveva semplicemente incontrato gli uomini che Shalpur aveva portato con sé nel sentiero infinito per cercare sua sorella. Se erano usciti dal mondo di sogno era solo grazie all'innocenza di quei soldati, entrati insieme a Shalpur ma senza essere definiti malvagi, che li avevano trascinati fuori.
Shalpur sembrava essere totalmente cambiato: Grimauld non lo vedeva più come un guerriero invincibile, gli sembrava invece un fragile cristallo pronto a spezzarsi sotto il peso di un dovere che, per un motivo o per un altro, non meritava più.
Il vecchio elfo disse infine a Grimauld che se era pronto ad accettare quell'incarico sarebbe potuto rimanere sull'Albero Padre ancora per quella notte, quindi si congedò e disse addio al Mago.
Grimauld, lasciato solo con le sue decisioni, non poté che dondolarsi placidamente sulla sedia, pensando.
Solo i malvagi sono intrappolati nel sentiero infinito.

Could there be an end to this,
What I'm feeling deep inside
You know there's no looking back
Glassy sky above,
As long as I`m alive,
You will be part of me
Glassy sky the cold
The broken pieces of me

{ Il racconto è interrotto }

La mattina seguente al sorgere del sole Grimauld si svegliò di soprassalto, madido di sudore e tremante. Un vuoto si apriva nei suoi ricordi, come se qualcosa fosse stato strappato via dalla sua mente. Ricadde sul letto, esausto da un'esperienza che doveva aver vissuto in un incubo dimenticato, e cercò di trovare la tranquillità.
Ancora le gocce di pioggia ticchettavano costantemente sulle finestre. Grimauld non poté fare a meno di pensare che da qualche parte là fuori uno dei principali fronti di difesa dai demoni rischiava di cedere da un momento all'altro. Agire rapidamente era la priorità: Parf sarebbe potuta cadere in mano ai demoni, sempre che non lo fosse già, e tutta la sua conoscenza sarebbe potuta andare perduta.
Dopo essersi lavato con acqua cristallina che fluiva direttamente dal tronco dell'Albero Padre, il Mago Nero indossò il suo mantello nero, si slegò e lasciò cadere liberamente i lunghi capelli, riempì il suo borsone con le provviste che gli erano state fornite e, presa in mano la sua fidata staffa, uscì dalle sue stanze per dirigersi fuori dalla divina protezione dell'Albero.
La pioggia gli sfiorava la pelle raramente, filtrata dalle sempiterne chiome degli alberi dell'Erynbaran; la luce del mattino era scarsa, dando alla foresta un'aria spettrale. Non si vedevano animali grandi o piccoli, gli unici movimenti al di fuori della città sospesa su Galcanc erano quelli dei rami scossi da un vento crescente, come il pericolo che quella terra correva. Non sembrava esserci fine alla foresta, e nonostante i suoi colori fossero smorzati dall'eterno cielo di nubi Grimauld poté riconoscerne l'antica bellezza.
Percorrendo il sentiero a nord, i cambiamenti furono rapidi: il cielo si schiarì, la pioggia cessò, e i colori tornarono ad essere vivi e vibranti. Gli alberi si fecero ordinati e il sentiero sempre più dritto e libero da ostacoli -procedeva verso l'orizzonte ininterrottamente, una cosa impensabile nell'Erynbaran. Il Mago Nero sapeva di essere caduto nell'incantesimo. Si voltò brevemente, soltanto per vedere che la strada che aveva percorso era svanita, ora rimpiazzata con lo stesso sterminato sentiero che aveva davanti. Era in trappola.
"Rivelati, spirito." disse Grimauld, iniziando a camminare verso l'infinito. Con la coda dell'occhio poté notare una sagoma luminosa scivolare tra gli alberi sul lato sinistro del sentiero, rapidissima. Il Mago sapeva che quella era una provocazione voluta, e decise di assecondarla: si avvicinò al limite del sentiero e attraversò due tronchi equidistanti per procedere verso quella che appariva essere il resto della foresta, ma si ritrovò dalla parte opposta del sentiero, come se avesse appena attraversato uno specchio. Fece un sorriso sghembo, per nulla sorpreso ma mediamente divertito. "Ti prendi gioco di me?"
In tutta risposta, sentì l'eco di un breve risolino propagarsi tra gli alberi. Grimauld iniziò a guardare in ogni direzione, cercando di scorgere di nuovo l'ombra bianca. "Shalzahar è entrata nel tuo incantesimo, non è così? Rivelami dove si trova, spirito, e poi potremo fare i conti noi due." visto che dopo qualche secondo Grimauld non notò risposte o cambiamenti, continuò: "Lei non è come Shalpur, sbaglio?" la sua voce era ora più alta, ed echeggiò per l'illusione. "Non è malvagia."
"No." rispose una spettrale voce di ragazzina. Il suo suono era dolce e delicato, ma il tono era risoluto. Grimauld non riuscì ad identificarne la provenienza, ma sapeva con chi stava parlando. "Lei è più forte di me, è riuscita ad arrivare qui da sola... io non volevo, ho provato a fermarla, ma..."
"Che ne è stato di lei?" tagliò corto il Mago. "Ti aiuterò a farla uscire di qui, ma devi dirmi dove si trova."
"Non ti dirò niente! Tu sei cattivo!" quell'improvvisa esclamazione sorprese Grimauld. Subito dopo un vento gelido attraversò il sentiero infinito, che iniziò a tremare. Il Mago non si scompose: "E allora perché ieri mi hai salvato?" esclamò. "Cosa vuoi da me?"
"Ti ho sentito parlare di Parf, e ho pensato che fossi un suo amichetto, quindi ti ho lasciato andare. Ma ora sei tornato!" Grimauld iniziava a capire di star trattando con una bambina, e non poté fare a meno di pensare che questo avrebbe complicato tutto. Non aveva mai dovuto curarsi di un bambino. "Perché ti interessa? Sono l'unico che può aiutare Sharzahar ora, devi portarmi da lei!"
Ma Grimauld non ottenne risposta. Il tremore cessò, il silenzio divenne sovrano. In quell'istante, nella mente del Mago un torrente di informazioni venne liberato, gravandogli sulla mente e riducendolo in ginocchio in un attimo, rendendolo incapace di pensare. Vide una scena familiare, vide...

The mystery of it I recall
Suddenly the truth will change the way we fall
I didn't wanna hurt you, hope you know
Empty promises, shattered dreams of love

{ Ilma aveva seguito il fiume per ore, ma non aveva raggiunto il mondo esterno. Si era solo inoltrata ancora più in profondità nella foresta.
Delusa, ma senza ancora rinunciare alla speranza, la bambina aveva continuato il suo cammino. Finalmente arrivò alla base di un gigantesco albero variopinto, che pareva essere fatto di cristallo. Ma toccandone i rami, Ilma capì che era di legno. Guardandolo bene, capì che qualcuno ci aveva fatto degli immensi disegni sopra, così grandi che la bambina non riuscì bene a capire cosa significassero. Lo trovava bellissimo, come una pietra preziosa, come un gioiello. Trovò un piccolo sentiero e lo seguì fino a trovare una piccola porta socchiusa, anch'essa di legno, che le avrebbe permesso di entrare nell'albero. Conquistata dalla curiosità, la bambina si mise sulle punte dei piedi e spinse il pomolo in avanti, spingendo dolcemente la porta e sgattaiolando all'interno.
"E tu chi saresti?" domandò una voce in lontananza. }

Parf... era una persona? Questa fu la prima domanda che Grimauld si fece quando la sua vista tornò alla normalità. Incredulo e confuso, si rialzò a fatica, notando con stupore che una bambina dai lunghi capelli neri e con indosso una leggera veste bianca era accovacciata sulle ginocchia a poca distanza da lui, scarabocchiando qualcosa sul terreno soffice del sentiero con un'espressione imbronciata. Il Mago pensò che stesse cercando di ricordare cosa ci fosse dipinto sulle pareti dell'Albero Padre che aveva ammirato in quella visione.
"Quindi non erano semplici sogni.." Ilma scosse la testa, continuando a tenere lo sguardo sui suoi disegni. "Perché me li stai mostrando?" le chiese. Lo spirito alzò la testa, rivelando due grandi occhi azzurri, e disse: "Perché voglio scoprire dov'è finito Parf! Sono andata tante volte a casa sua ma non è mai lì dentro! Ci sono cose solo brutte lì ora. E poi..."
"E poi?" la incalzò il Mago. "Poi quel mostro è tornato, e io non volevo che facesse del male alla città... quindi l'ho chiuso qui dentro. Ma ora non riesco a muovermi da qui nemmeno io, e tra non molto il mostro distruggerà tutto... per questo Shalzahar... e tu sei... cattivo... uffa!"
Lo spirito si alzò in piedi bruscamente e gettò il rametto a terra, calciandolo via con i piedi scalzi. Grimauld si limitò a guardarla con un'espressione di puro sconforto stampata in viso. Non aveva idea di cosa fare. Voleva semplicemente arrivare da Shalzahar, fuggire da qualsiasi mostro fosse rinchiuso lì, farsi dire la strada per Parf da Shalpur e finalmente arrivare nella biblioteca dimenticata. "Perché dici che sono cattivo?" chiese infine alla bambina. Lei gli voltò le spalle e mormorò qualcosa di incomprensibile, come se stesse rimuginando, poi con voce sommessa disse chiaramente: "Hai fatto cose brutte e prima o poi le rifarai, lo so."
"Io non ho mai fatto nulla di male, bimbetta." Ilma si voltò, stizzita. Ma dinnanzi a sé torreggiava Grimauld, che con uno sguardo di pietra la fissava dall'alto verso il basso. Ilma sgranò gli occhi, sorpresa e spaventata, e scomparse all'istante. Grimauld imprecò rumorosamente, prese il borsone e continuò a procedere a passo veloce nel sentiero, profondamente irritato.
Non capiva, semplicemente non capiva quella dannata ragazzina. Non era nemmeno corretto chiamarla così, poi: quanto era vecchia la leggenda sulla Parf? Sicuramente si trattava di secoli. Il fatto che quello spirito non avesse maturato un briciolo di maturità in quello che doveva essere un migliaio di anni mandava su tutte le furie Grimauld. Maledisse Shalpur e la sua ignoranza, oltre che alla sua scarsa moralità. Non capiva nemmeno questi dannati elfi.
Fu a quel punto che Grimauld, alla sua sinistra proprio poco dopo gli alberi di contorno al sentiero, vide una figura passeggiare in un altro sentiero uguale a quello che stava percorrendo. Impallidì, prima rimanendo senza fiato. Poi, subito dopo, sentì il sangue salirgli alla testa e si ritrovò a stringere i denti e i pugni dalla rabbia, incapace persino di proferire parola senza urlare. Ciò che vide fu un uomo reso chino da una grande e disgustosa gobba, rivelata dagli stracci che portava addosso. Si muoveva in modo disordinato, mimando ogni movimento di Grimauld come se fosse un riflesso. Il suo viso era il ritratto di un orrore, orrendamente sfigurato e pieno di pustole, non avrebbe fatto piacere nemmeno al più depravato dei negromanti. E quello era un riflesso, sì, era il vero riflesso del Mago. Tra le dita di Grimauld si animò una fiamma, come se fosse la manifestazione della sua rabbia, e la scagliò verso il riflesso con violenza. Il proiettile attraversò l'immagine, colpendo un tronco alle sue spalle e incendiandolo in pochi secondi. Il fuoco si sparse velocemente, abbracciando le chiome degli alberi vicini e rendendo in poco tempo la foresta alla sinistra del sentiero un inferno incandescente.
Ma il riflesso restava lì, immobile. Anche se le fiamme lo cingevano completamente, anche se non avrebbe potuto respirare. Muori, muori! Gli avrebbe voluto urlare Grimauld, che però non disse nulla, restando immobile a guardarsi allo specchio con aria sempre più assente, anche se il calore dell'incendio si stava facendo insopportabile.
"Non ho nulla da dimostrarti." disse, rivolgendosi a Ilma, che certamente aveva orchestrato quel teatrino.
"Quello è il vero te." rispose lei, senza manifestarsi. La sua voce era ora fredda e adulta.
"Dieci anni. Ho viaggiato per dieci anni, scoprendo, sperimentando. Lontano da quella cosa, ora morta. Ma tu... vuoi solo avere ragione. Vuoi farmi vedere che ho sbagliato così tanti anni fa, che tu sei buona e non ti fidi di me. Vuoi sentirti potente, ma non hai nemmeno la forza di proteggere la tua gente. Sei patetica!" Grimauld ribolliva dalla rabbia, ma non si sarebbe lasciato azzittire da quella mocciosa.
"No, Mago Nero. Tu hai ucciso e rubato in quei dieci anni. Volevi uccidere di più, ma non lo hai fatto, perché hai ricacciato quella gobba dentro di te. Ma è ancora lì, e prima o poi verrà fuori di nuovo. Il fatto che tu la tenga sotto controllo ora non ti rende innocente. Se il Gobbo è colpevole, così lo è Grimauld."
"E tu vorresti correggermi? Dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato, è così? E per cosa? Vuoi rendermi innocente, così potrò fuggire dalla tua stessa trappola? Sarebbe questo il tuo ridicolo tentativo di essere caritatevole?"
"..."
Cadde il silenzio tra i due, interrotto dal continuo e fragoroso scoppiettare delle fiamme, che insieme creavano una marea di fuoco. Ilma soffiò nuovamente il vento nel suo mondo, creando una folata potentissima, abbastanza da far perdere l'equilibrio a Grimauld -che finì a terra- e spazzare via le fiamme in un colpo solo, lasciando solo pochi bracieri ancora accesi su qualche arbusto carbonizzato.
Il Mago si rimise in piedi e continuò a camminare imperterrito, senza proferire parola.

"Sei sicuro?" chiese Ilma, dopo una lunghissima pausa.
"Io sono il Mago Nero, l'infame eretico di Lithien, maestro dell'occultismo, studioso di tutto ciò che è Male."
Grimauld si passò una mano sul viso, come per pulirsi la rabbia dal volto. Parlava con una voce piatta, decantando i suoi titoli con notevole enfasi, come se si stesse rendendo ridicolo.
"Se c'è una bestia oscura, allora la addomesticherò. Se mi intrappolerai qui, allora distruggerò il tuo mondo. Se mi imporrai la tua verità, ne creerò una nuova."
"Io rifiuto la tua salvezza, Ilma. La odio, la aborro. Se mi credi malvagio, allora lo sarò e sarò il più terribile di tutti i malvagi. Non ci sarà demone che potrà resistermi, e il mondo sarà mio.
Tu non puoi fermarmi.
"

Ilma apparve a pochi passi di distanza dal Mago, che si fermò.
I suoi grandi occhi erano bagnati dalle lacrime, e presto il suo pianto si sarebbe sparso per tutta la foresta.
Si gettò verso Grimauld, che non si mosse, lasciando che lei lo cingesse con le sue piccole braccia. Rassegnato, sospirò e le posò una mano sulla testa mentre lei singhiozzava incontrollabilmente.
Era forte, Ilma. Era uno spirito antico e potente, ma non riusciva a salvare tutti. Non aveva potuto risparmiare quella sofferenza a Shalzahar e Grimauld non si sarebbe mai fermato né arreso. Ma nessuno di loro due combatteva per lei.
Ilma pensò che non si sarebbe meritata un gesto simile comunque.

Mi vergogno
Grimauld, Shalzahar
perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi
è tutta colpa mia, è tutta colpa di questa egoista, di questa stupida ragazzina
ho vissuto e sono cresciuta, ho conosciuto le meraviglie del mondo e sono tornata qui a morire
ho amato, ho parlato, ho baciato, ho letto, ho studiato
ho lasciato alle spalle tutto e tutti, e tutto e tutti si sono dimenticati di me
tranne lui. Lui che è sempre stato con me, lui che ho abbandonato
lui che mi ha ripagato con mille maledizioni, ogni parola meritata
non guardate... vi prego. Non guardate la mia colpa
la mia vergogna
.

Erynbaran - Il cuore corrotto del Sentiero, in quegli stessi istanti

Da quanto stava combattendo? Giorni? Settimane? Shalzahar aveva perso completamente il senso del tempo. Il mostro era forte, veloce, brutale e sadico -ogni suo attacco mirava ad uccidere o a torturare. Il demone lanciò un altro assalto con una moltitudine di tentacoli letali quanto lance e l'elfa si riparò dietro alla luce del suo scudo benedetto, deviandone gran parte. Alcuni la sfiorarono aprendo dolorosi tagli sulle sue braccia e sulle sue gambe, ferite che si aggiungevano a quelle che aveva accumulato, portandola ad un passo dalla morte. Non c'era millimetro del suo corpo che non mandasse segnali di dolore, e la capacità dell'eroina elfica di sopportarlo era ormai al limite. Tutti gli attacchi che cercava di sferrare verso il mostro si erano dimostrati vani: il potere che le era stato conferito da Galcanc non aveva effetto contro quell'abominio, come se fosse stato progettato appositamente per distruggere l'Albero Padre e tutta la sua popolazione. Il marchio del Signore delle Maschere brillava sinistro tra le spire del demone, segno della sua obbedienza.
Shalzahar cadde su un ginocchio, stremata. Le sue gambe si rifiutavano di muoversi. Il demone le fluttuò sopra la testa, schiudendo le orrende fauci e fissandola senza occhi, minacciando di scagliarla di nuovo nei suoi stessi incubi. L'elfa sapeva che non avrebbe resistito ancora. Ma capiva quella bestia, quel mostro che un tempo poteva dirsi figlio della foresta. Sì, aveva compreso il suo insaziabile odio per Galcanc e tutti i suoi abitanti, aveva compreso la relazione tra esso e quel Sentiero.
"Hai vinto, Huine." ammise, facendo cadere la spada del suo popolo e accovacciandosi contro un albero. Il demone esitò guardando la guerriera solitaria arrendersi alla vita, sotto un albero, pronta a morire pensando ad un fratello che non era venuto a salvarla. La bocca del mostro si aprì lentamente, gorgogliando e facendo schioccare i piccoli tentacoli appuntiti che si aprivano al suo interno come una rosa fatale, pronti ad uccidere. Shalzahar pensò che quel suono assomigliasse ad una risata, e si disperò pensando a quanti sarebbero dovuti morire udendola. Ma il suo volto restò impassibile, immutato, come doveva essere.
In quel momento, un suono estraneo ai due avversari proruppe echeggiando per il Sentiero corrotto. Un singhiozzare disperato, un triste pianto di bambina. Ilma... pensò l'elfa, la cui attenzione fu subito riportata sul demone: udendo il pianto della sorella, Huine aveva cessato il suo attacco ed era caduto al suolo con un tonfo sordo, dimenandosi incontrollabilmente, vibrando ed emettendo un suono acuto simile allo stridore di una lama che graffia il vetro. Sembrava che ogni fibra della sua anima fosse preda di un dolore indescrivibile, come se il demone si stesse uccidendo da solo. Shalzahar non poté che distogliere lo sguardo dalla creatura. Nonostante fosse un abominio, l'elfa in quel momento non vide altro che un bambino accovacciato per terra, spaventato. Si sarebbe dovuta alzare e avrebbe dovuto colpirlo in quel momento, ma non ci riuscì.
E quando Huine si rialzò e il pianto smise, Shalzahar vide il tentacolo del mostro precipitarsi su di lei per ucciderla.
Chiuse gli occhi. I suoi ultimi pensieri furono per Shalpur.

"Sei pronto? Non ti potrò riportare indietro una volta arrivati lì, quel posto non è più mio..."
"Sono pronto. Sono venuto qui per questo, quindi finiamola. Andiamo."
Ilma gli tese la sua piccola mano. Grimauld esitò un secondo, rendendosi conto solo in quel momento di quanto la bambina fosse minuscola in confronto a lui. Avrebbe potuto manifestarsi in qualsiasi altro modo, ma aveva scelto quella forma vulnerabile e fragile. Lui invece aveva preferito indossare la maschera. Quando sfiorò le dita di lei, sentendone il calore, sentì un profondo sconforto crescergli nel petto. Ma non ebbe tempo di pensare.

In un battito di ciglia, Grimauld si ritrovò in un altro luogo: era come il Sentiero, ma la terra era arida, gli alberi erano spogli e morti, il cielo era nero, coperto di nubi. C'era una luce spettrale nell'aria, come se tutto fosse illuminato da una minuscola luce invisibile, che però non consentiva al Mago di vedere con chiarezza. Iniziò a correre in avanti, abbandonando ogni bagaglio e oggetto all'infuori della sua staffa. Non dovette fare molta strada prima di vedere ciò che stava accadendo: un essere informe, spaventoso e disgustoso, stava circondando una figura luminosa con dei tentacoli di tenebra. Grimauld si mosse istintivamente, veloce come non avrebbe pensato di essere mai. Vide che la figura era un'elfa, vide che era Shalzahar, e capì di doverla salvare. Si gettò tra lei e il mostro, che vibrò un mortale colpo con un suo tentacolo. Come una saetta nera l'arto del demone trapassò Grimauld da parte a parte, che non poté nemmeno urlare. Sentì indistintamente Ilma e Shalzahar urlare qualcosa, la sua vista si annebbiò, il dolore si faceva sempre più scarso e inesistente.
Poi, la sua mente iniziò ad accelerare. I suoi pensieri si fecero veloci, velocissimi. Alzò la mano sinistra, invocando le fiamme, e afferrò il tentacolo che lo aveva trapassato. Il demone emise uno stridio assordante essendo stato ferito per la prima volta e ritrasse il suo tentacolo, lasciando Grimauld in piedi davanti a Shalzahar con un foro nel petto del diametro di un pugno. Il Mago cadde in ginocchio, rantolando e vomitando sangue, con i pensieri accelerati che continuavano a gridargli nella testa per tenerlo sveglio e vivo, ricordandogli il dolore lancinante di quella ferita che sembrava essersi triplicato.
"Gra...zie" disse Shalzahar, scioccata. "Ringraziami andandotene da qui, stramaledettissima elfa." Non pensare che abbia voluto salvarti per sport, pensò.
Grimauld, facendo ricorso a chissà quale forza di volontà, si rimise in piedi. Il demone era ancora di fronte a lui, pronto ad attaccare, ma attento e prudente. Attorno al mago improvvisamente l'aria si distorse, creando una bolla tutt'attorno a lui, in cui il tempo del suo corpo sarebbe andato a ritroso. Combattendo con il dolore e la paura di morire, Grimauld aveva invocato il suo incantesimo di guarigione -la ferita si richiuse in un istante, lasciando però un segno violaceo sul suo torace, come se fosse stato colpito da una mazza. Non era in grado di curare completamente una ferita di quell'entità, e il dolore continuò a pervadere il mago, come se i tentacoli del mostro fossero maledetti e il dolore delle ferite inflitte da essi non potesse essere mai alleviato. Il solo pensiero fece rabbrividire Grimauld, ora pronto a fronteggiare il demone.
Ma non riusciva più a vederlo. Si guardò attorno, notando soltanto Shalzahar che si allontanava zoppicando. Ilma non era presente, probabilmente preferendo rimanere in una forma incorporea. Proprio mentre iniziò a temere che il demone volesse farla finita con l'elfa, capì: un fetore orrendo gli fu soffiato sulle spalle, paralizzando il Mago dal terrore di essere divorato istantaneamente e di finire nel ventre di quell'incubo, facendolo esitare per più di qualche secondo. Fu allora che Huine schiuse le fauci rigurgitò su Grimauld un liquido vischioso, orrendo e nero che lo ricoprì da testa a piedi. Per un momento il Mago non percepì nulla di strano, facendo solo un paio di passi indietro e preparandosi a lanciare una magia contro il nemico, ma poi la sua coscienza venne trasportata altrove.

{ Huine era rimasto accovacciato contro l'albero per ore e ore.
Aveva pianto e si era disperato, ma finì per perdere anche la forza di urlare. Ilma si era dimenticato di lui? Era forse arrivata nel mondo esterno e lo aveva lasciato lì, tutto solo? Huine non conosceva neppure la strada di casa. Si mise a girovagare senza meta, affamato e assetato, ma la nebbia fitta della foresta non gli permetteva di vedere neppure dove metteva i piedi. Inciampò più e più volte sulle radici, ricoprendosi di graffi. Non chiamava più neppure la sorella ora, convinto che non avrebbe potuto sentirlo. Eppure voleva vederla, perché non c'era nessun altro per lui nello Shaogal Crann. Era la sua famiglia, era la sua unica amica.
Ma lei aveva scoperto il mondo esterno.
Era sparita.
Si era dimenticata di lui, del suo fratellino.
Huine inciampò un'ultima volta, perdendo i sensi quasi immediatamente. Ma prima che smise di pensare, poté udire una voce, un sibilo...
"E tu chi saresti?" chiese la spettrale presenza. }

Grimauld tornò alla realtà, senza realmente capire cosa fosse successo. Una visione? Un ricordo? Perché quel demone possiede i ricordi di Huine? A meno che... Ma i pensieri del Mago furono presto interrotti: senza che potesse rendersene conto, il mostro aveva già ricominciato il suo assalto bersagliando Grimauld con un numero esorbitante dei suoi tentacoli, che sembravano più forti e veloci del normale. Grimauld tentò di far ricorso all'incantesimo lanciato su di sé poco prima, ma si ritrovò svuotato di ogni capacità, come se quella melma oscura stesse impedendo il corretto fluire dei suoi pensieri. I tentacoli colpirono veloci come la pioggia si infrange sul terreno, graffiando il viso, le braccia, il torso e le gambe di Grimauld e mandandolo a terra, facendogli perdere la staffa. Il demone fu fulmineo a reagire: un altro tentacolo guizzò in direzione dell'arma e la scaraventò più in avanti, lasciando Grimauld disarmato e ferito.
"Huine?" disse il Mago, improvvisamente. Il mostro si bloccò nell'aria, come se fosse paralizzato.
Senza perdere tempo, Grimauld invocò i poteri dell'acqua mentre si rialzava e lanciò un sottile ma pericoloso getto ad alta pressione verso il suo avversario. Huine -Grimauld era ormai certo che fosse lui- emise un sibilo mostruoso e la sua forma si fece aerea come una nube, permettendo all'incantesimo di trapassarlo e lasciarlo indenne. Quando tornò alla normalità, scomparve di nuovo nell'ombra in un istante, invisibile.
Grimauld corse a recuperare la sua arma, cercando di ignorare la difficoltà a respirare che il colpo al torace gli aveva inflitto. Si muoveva troppo lentamente, infatti. Prima che riuscisse a raggiungere la staffa, sentì i tentacoli del mostro agguantargli le braccia e la gola, sollevandolo da terra con una morsa soffocante. Shalzahar si voltò, vedendo soltanto il Mago Nero come crocefisso nell'aria finché la forma di Huine non si rivelò di nuovo, ritornando al suo normale colore. Cosa avrebbe potuto fare? L'elfa era in confusione, ferita e debole, inoltre le sue armi non funzionavano contro il demone. Poi, un'idea.
"Ilma!" Urlo. Il demone distolse subito la sua attenzione da Grimauld, lasciandolo cadere a terra con un tonfo, e iniziò ad avvicinarsi minacciosamente verso Shalzahar. Lei notò che la cosa più disturbante del mostro era di certo la sua mancanza di occhi. "Ilma, devi revocare il tuo incantesimo, devi lasciarci uscire o moriremo entrambi!"
Grimauld tossì violentemente, cercando di ricomporsi, ma i suoi polmoni non glielo permettevano. Arrancò fino alla sua staffa e crollo sopra di essa per qualche secondo, temendo il peggio per l'elfa.
"Non posso, mi dispiace, non posso! Questo posto non è più mio o suo, non posso più revocarlo, l'unico modo è distruggerlo!" la voce di Ilma era disperata. L'abominio iniziò subito a guardarsi attorno, cercando istintivamente l'origine di quella voce che era la sua priorità assoluta. I suoi tentacoli sbattevano e si dimenavano orrendamente ogni volta che Ilma era coinvolta o menzionata. Poi un suono vibrante si propagò per il Sentiero, un flash istantaneo illumino la notte illusoria e un fulmine scaturì dalla punta del bastone di Grimauld, di nuovo in piedi. "Sono qui, mostro. Guarda me."
La scarica elettrica colpì in pieno Huine, che si era distratto, ma sembrò non sortire il minimo effetto. Il demone si girò immediatamente verso un Grimauld sempre più stupito e si lanciò a gran velocità verso di lui, come una palla di cannone, investendolo con tutta la sua mole e facendolo sbalzare di un paio di metri. Il Mago pensò di non essere stato buttato a terra così tanto nella sua vita. Si rialzò a fatica, con un dolore acuto che gli attraversava la schiena. Ora che era ad una certa distanza, almeno avrebbe potuto provare a seguire il consiglio di Ilma.
"Fatevi indietro, voialtri due." annunciò. "Sto per uccidere questo stronzo."
Grimauld piantò la staffa per terra, aprì le braccia e iniziò a recitare versi di un'antica e dimenticata lingua, così vecchia e così strana che pareva non essere mai esistita davvero. Nemmeno Ilma, che era vecchia quasi quanto Galcanc stesso, riuscì a comprendere quei versi. Attorno al Mago Nero si formarono delle scritte violacee e eteree man mano che procedeva con l'incantesimo. Il tutto durò al massimo tre secondi. Appena capì quello che Grimauld aveva intenzione di fare, Huine si lanciò in un altro assalto, ma fu bruscamente fermato da un orrendo rombo che scosse l'intero Sentiero. Il vento si trasformò in tempesta e la terra iniziò a tremare. Huine iniziò a fluttuare verso il cielo in modo confuso, come se attratto da qualcosa, da un potere ancestrale. Ed allora esso si rivelò, improvvisamente, come materializzandosi: il cielo si aprì e una gigantesca meteora, grande più o meno come un Albero Padre, iniziò a precipitare sul mondo, scuotendone le fondamenta.
"Sei impazzito, mago?! Vuoi ucciderci tutti?!" Shalzahar guardava esterrefatta e terrorizzata il prodotto di quella magia nera. Cadde in ginocchio, arrendendosi, ma fu allora che Ilma le apparve dinnanzi, tendendole la mano proprio come aveva fatto con Grimauld. Era la prima volta che Shalzahar la vedeva da così vicino, e mentre le mani delle due si sfiorarono poté sentire il suo cuore spezzarsi, frantumato dalla consapevolezza che Ilma non era davvero la Dea Madre, giunta a salvare il suo popolo dai demoni. Ciò nonostante, guardando Ilma, vide una speranza. Afferrò la mano della bambina e si alzò, riprendendo coraggio, e iniziò a correre lontano dal demone e dalla meteora.
Anche Grimauld cadde in ginocchio, esausto, osservando Huine fluttuare verso la meteora come una falena attratta dalla fiamma. E come una falena, inevitabilmente il demone ne sarebbe stato ucciso. O così almeno il Mago pensava. Guardò con orrore mentre Huine univa i suoi tentacoli in una grande lancia puntata verso il cielo, pronta a dividerlo in due. Nemmeno la sua magia più potente riusciva a distruggere quel mostro? O era forse un tentativo disperato di salvarsi? Grimauld si rialzò, estrasse la sua arma e iniziò a correre a perdifiato nella direzione opposta a quella presa da Shalzahar, maledicendo tutto e tutti.

Huine vedeva il potere. No, il demone vedeva il potere. E lo bramava. Con quel genere di incantesimo, sarebbe riuscito a distruggere tutto. Il sigillo del Signore delle Maschere pulsava in modo incontrollabile, creando caos tra il delicato equilibrio di anime all'interno del demone. Huine piangeva disperato, chiuso in un'oscurità infinita. Il demone avanzava verso il cielo, bramando il potere di uccidere Parf, ignaro che era già scomparso da secoli.
E infine, il Signore delle Maschere voleva tutto.

Un crack mostruoso echeggiò per tutto il Sentiero. Grimauld e Shalzahar si voltarono verso il meteorite, solo per vedere che Huine si era lanciato e che lo stava frantumando con una forza impossibile. Tuttavia, anche se il meteorite stava perdendo massa, la sua corsa non si fermò. Continuò a cadere, trascinando il demone della bramosia con sé e infine schiantandosi al centro del Sentiero, provocando un boato e facendo tremare la terra, lanciando detriti ovunque, polverizzando gli alberi vicini e piegando quelli più lontani. Poi, come se avesse frantumato il mondo intero, una luce abbagliante scaturì dal luogo dell'impatto e investì tutto.

{ "Stai indietro, Ilma." disse Parf, risoluto. La bimba si nascose dietro alla sua gamba, terrorizzata e confusa.
Parf era un uomo alto e magro, dai lunghi capelli grigi raccolti in una coda di cavallo, e indossava vestiti anonimi, indegni di lui. Ilma non si ricordava molto altro di lui, nemmeno che faccia avesse. Ma si ricordava di quel giorno, in cui si era spinta fino alla sua dimora e lui le aveva parlato di un sacco di cose del mondo, lasciandola entusiasta.
Ma poi un brutto mostro aveva attaccato la grande casa di Parf. Era nero come la notte, pareva una piovra sospesa in aria. E Parf, che poteva vedere tutto, le aveva detto:
"Ilma, questo è tuo fratello, Huine" ma Ilma non gli aveva mai detto il suo nome, né che avesse un fratello. Lei non seppe cosa dire, paralizzata dalla paura, continuando a piangere.
Così Parf sigillò il demone nelle profondità della terra, dicendo che era stato corrotto, e che non poteva più fare nulla per lui. }

Il tocco gentile della pioggia risvegliò Grimauld.
Il Mago si alzò a sedere poggiando una mano per terra e scoprendo di essere finito in uno stagno. Rimase fermo a guardare l'acqua cristallina in cui la sua mano e le sue gambe erano immerse, quindi cercò di capire dove si trovava: erano finiti in uno specchio d'acqua mediamente grande, probabilmente frutto della costante pioggia che ancora precipitava. Le gocce erano come piccoli cristalli che brillavano nella penombra dell'alba. Grimauld si ricordava chiaramente di essere uscito da Galcanc quando il sole era appena sorto, quindi in qualche modo durante quel trambusto era passata una giornata intera. Al centro dello stagno cristallino c'era un immenso monolite di roccia che il Mago non impiegò molto a identificare come ciò che restava del meteorite. Era saldamente conficcato nel terreno ma pendeva da un lato leggermente, e l'acqua scorreva nei rivoli della pietra come se stesse sgorgando da essa. Tutt'attorno allo stagno c'erano detriti e alberi caduti nel Sentiero che erano stati teletrasportati nella realtà sovrapponendosi ad essa, creando un miscuglio surreale di bellezza e rovina. Le luci delle stelle e della luna brillavano ancora nel cielo, ma presto sarebbe state sostituite dal sole, il cui bagliore iniziava a sfiorare l'orizzonte.
Dall'altro lato dello stagno, appena fuori dall'acqua, Shalzahar riposava svenuta. Grimauld non dovette temere per la sua vita. E appena sotto l'acqua, proprio affianco al meteorite, il corpo del loro avversario riposava, anch'esso vivo e pulsante. Ilma era svanita.
Grimauld raccolse la sua staffa e si inoltrò nello stagno, trascinandola con sé, reggendosi a mala pena in piedi. Anche Huine si rianimò, muovendo i tentacoli lentamente per rimettersi in sesto. Faticò a prendere quota, rimanendo sul pelo dell'acqua.
Grimauld si preparò ad invocare il suo fuoco, o una saetta, o una qualsiasi magia, per farla finita. Ma non ci riuscì, non fu abbastanza veloce. I pensieri erano lenti e impantanati nella sua mente, le energie lo abbandonavano. Huine si lanciò in un ultimo attacco, stringendo il suo mortale nemico e preparandosi ad ucciderlo. Agguantò Grimauld per le braccia e per il collo con dei tentacoli, costringendolo il ginocchio e ferendogli la pelle, poi si avvicinò a lui. Il Mago non sentiva nemmeno dolore a questo punto. Il demone schiuse le fauci, rivelando l'oscurità dentro di sé, e un grande occhio si spalancò dinnanzi a Grimauld, mostrandogli un dolore che gli avrebbe frantumato la mente.

.
Il Mago Nero si ritrovò in una distesa nera e infinita.
Dinnanzi a sé c'era un bambino, un piccolo elfo. Aveva i capelli neri e gli occhi bruni, diversamente dalla sorella. Grimauld lo identificò immediatamente, sapeva chi era. Lo aveva visto più e più volte in sogni e incubi, lo aveva visto nei ricordi di Ilma e nei rimpianti del demone.
Aveva capito, più o meno, cosa era successo.
Cibandosi della solitudine e della disperazione di Huine, qualcosa lo aveva dipinto di nero. E lo aveva mandato a uccidere Parf, che si trovava con Ilma. Fratello e sorella si trovarono coinvolti in una storia che non era loro, rimanendo cambiati per sempre. Grimauld si disse che avrebbe scoperto il mistero di quelle vicende, ma non per vendicare Huine, che ormai era già perso da secoli, ma per scoprire la verità su Parf e sulla sua biblioteca.
Grimauld si chinò e guardò Huine, o ciò che restava della sua anima.
Non aveva mai dovuto trattare con i bambini.
Poggiò la mano sulla testa del bambino, facendogli un sorriso sghembo, convinto che sarebbero presto morti entrambi.
E come la sorella, anche Huine si gettò sul Mago, piangendo.
Grimauld sospirò, e tutto tornò nel nero.
.

Shalpur alzò il braccio.
Tutti i soldati della sua scorta tirarono il loro arco, puntando la freccia verso Grimauld e il demone nero. Alcuni dei tentacoli di Huine avevano perforato la carne del mago, certamente uccidendolo. I due erano fermi al centro dello stagno, immobili. Il vecchio elfo pensò che la loro coscienza doveva essere ancora nel Sentiero, e che non poteva permettere che il demone tornasse. Proprio mentre pensò di dare il segnale, Ilma apparse. Era evanescente, la sua presenza si alternava tra la realtà e il sogno, ma fu abbastanza per i soldati. Molti di loro abbassarono le armi, convinti di assistere all'apparizione della loro Dea, o di un suo messaggero. La bambina non badò a loro. Si chinò sul corpo mostruoso di Huine e iniziò a piangere disperatamente, riempiendo la foresta con la sua angoscia. Il demone lasciò andare Grimauld, che cadde in acqua perdendo sangue, ma fu presto raccolto da un soldato di Shalpur che lo portò a terra e iniziò a medicarlo.
Quando il Mago riaprì gli occhi, trovò Shalzahar al suo fianco, anche lei profondamente ferita. Guarda, gli sussurrò.
Solo Grimauld e Shalzahar videro quello che stava davvero accadendo: Ilma piangeva, stringendo tra le sue piccole braccia il corpo del fratellino, libero dalle fattezze mostruose. Ma erano gli unici che, avendo visto i ricordi di Ilma, poterono assistere al pianto di una sorella per il suo fratellino.

"Grazie, Grimauld, Shalzahar." disse infine Ilma, ancora china su suo fratello.
"Mio fratello e io... non apparteniamo più a questo mondo..."
Era vero, Grimauld lo sapeva. Sapeva che le parole di Parf erano vere. Nulla avrebbe potuto riportare Huine com'era prima, neppure la morte. Niente aveva potuto liberare Ilma, se non la morte del fratello.
"Addio, Ilma." le rispose, senza sentimentalismi. Lei lo guardò per un istante, e i due si compresero.
"Ricorda ciò che ti ho detto."
"Lo farò."
Ilma iniziò a brillare, completando finalmente l'immagine cristallina dello stagno, E così lei e Huine scomparvero, come lucciole portate via dal vento.

.

.
epilogo
[ Erynbaran - Lo Shaogal Crann dimenticato ]
due giorni dopo

Shalzahar si chinò, bagnandosi le dita con l'acqua di un piccolo ruscello, un tempo un magnifico fiume.
Anche le cose più imponenti e magnifiche, come gli Alberi Padri, prima o poi svaniscono.
"Non mi spingerò oltre." annunciò la prode elfa, rivolgendosi a Grimauld. Il mago teneva gli occhi su un grande Shaogal Crann abbattuto almeno mille anni prima, l'unico del suo genere ad essere stato posseduto da un solo uomo. Il chiarore della luna lo illuminava appena, rivelando una grandissima porta in pietra ricoperta d'edera, costruita certamente dopo la caduta dell'albero. "Lo so." le rispose.
Shalzahar non si aspettò nessun ringraziamento. Voleva chiedere perché qui?, ma non ci riuscì. Sapeva che nemmeno quel Mago possedeva una risposta certa, quindi gli chiese l'unica altra cosa importante.
"Perché Huine si è arreso?"
"Abbiamo ucciso il demone, e lo abbiamo liberato." disse, mentendo.
La verità era che Huine era sempre stato in controllo, ed era sempre stato un bambino. Quando finalmente non poté più percepire la sorella, si arrese, incapace di trovare un significato alla sua vita. Grimauld ricordava bene le lacrime che il piccolo elfo aveva versato stringendosi a lui.
Shalzahar si voltò e fece per andarsene, ma poi aggiunse: "Pensi che siano ancora da qualche parte?"
"Sicuramente." rispose Grimauld, divertito. "Staranno giocando nel loro Sentiero, ora."

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Grimauld mosse i primi passi verso la biblioteca di Parf.
Ora nulla lo separava dalle sue avventure.

Huine, Demone delle Radici (risorse - energia: 125%; fisico: 125%; mente: 50%)
Fine combat: energia: 15%; fisico: 45%; mente: 15%
Specifiche: "L'Uno" (La Corte dell'Abisso); Pericolosità A
Equipaggiamento: fauci, una moltitudine di tentacoli (armi naturali)

TECNICHE
CITAZIONE
Spettro del dolore (passive, tutte da 6 utilizzi):
Volo della piovra: Huine può sollevarsi in aria e volare
Assalto sconsiderato: Huine può utilizzare un gran numero di attacchi fisici contemporaneamente
Incoscienza: Huine è resistente agli effetti delle tecniche passive pur non essendone immune
Dolore acuto: le ferite che Huine causa creano un dolore molto più acuto (razziale)
Perso nell'oscurità: Huine diventa difficile da vedere nell'ombra
Incubo perenne (passive, tutte da 6 utilizzi, dominio ammaliatore):
Aura di terrore: Huine emana un'aura di puro terrore
Comandare il pericolo: Huine può calamitare l'attenzione degli astanti su un qualcosa che considereranno pericoloso
Tenebrae: Huine scaglia uno dei suoi tentacoli oscuri contro l'avversario, perforandone la carne come una lancia. (Natura fisica, costo variabile)
Come fumo nella notte: Huine rende parti di sé incorporee, evitando attacchi magici o fisici di potenza pari o inferiore al consumo utilizzato. (Natura magica, costo variabile)
Vomitare incubi: Huine rigetta sull'avversario un liquido melmoso di colore nero non dissimile dall'inchiostro; a contatto con questo liquido l'avversario avrà allucinazioni e le sue forze saranno ridotte, risentendo di un danno medio alla mente e di una perdita di 4CS. (Natura fisica, costo alto diviso tra energia e mente)
Morte invisibile: Huine diventa completamente invisibile per un turno, cambiando pigmentazione, e guadagna 4CS in forza. (Natura fisica, costo alto diviso tra energia e fisico)
La paura stessa: Huine ottiene un numero di CS in forza in base al consumo speso per rafforzarsi (Natura fisica, costo variabile)
Occhio del passato, voce del futuro: Huine agguanta l'avversario con i suoi tentacoli, infliggendogli danni alti e imprigionandolo, quindi apre le fauci per rivelare un occhio demoniaco il cui sguardo causa un crollo mentale della vittima, che inizierà ad allucinare per due turni, nei quali confonderà la realtà con la finzione (Natura fisica, costo critico tra energia con il 10%, fisico con il 20% e mente con il 10%)

Grimauld, Mago Nero (risorse - energia: 150%; fisico: 100%; mente: 50%)
Fine combat: energia 60%; fisico: 5%; mente: 20%
Specifiche: energia bianca; Pericolosità D
Equipaggiamento: una staffa da mago in argento, senza particolari poteri

TECNICHE
CITAZIONE
Eschaton (passiva personale, 2 utilizzi): per il turno di utilizzo, la potenza delle tecniche di natura magica di Grimauld e delle tecniche di natura fisica dell'avversario raddoppiano
Perfezionamento (passiva, pergamena guarigione vigorosa, 6 utilizzi): le guarigioni hanno potenza pari al consumo
Magick (passiva, talento arcanista, 6 utilizzi): possibilità di castare magie istantaneamente
Magia del fuoco (passiva, talento arcanista, 6 utilizzi): possibilità di manifestare proiettili magici

Riflessione extra-temporale (attiva media, personale, magica): +4CS all'intelligenza
Inversione causa-effetto (attiva alta, pergamena cura incisiva, magica): cura un danno medio al fisico, alto se con la passiva
Magia dell'acqua (attiva media, personale, magica): crea un getto d'acqua che infligge danni medi al fisico
Magia del tuono (attiva media, personale, magica): crea un fulmine che infligge danni bassi a mente e corpo
Magia della terra (attiva alta, personale, magica): crea un piccolo meteorite che piove sull'avversario infliggendo danni alti

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COMBATTIMENTO: RIASSUNTONE

[Pre combattimento - Grimauld attiva la passiva Magia del Fuoco per bruciare gli alberi (usi: 5/6)]
Huine: Attiva la passiva Spettro del dolore-volo della piovra (usi: 5/6)
Huine: Attiva la passiva Spettro del dolore-dolore acuto (usi: 5/6) e attiva la tecnica Tenebrae a consumo critico su Grimauld (-40% energia)
Grimauld: Subisce Tenebrae nella sua interezza (-40% fisico)
Grimauld: Attiva la passiva Magick per castare istantaneamente (usi: 5/6) e attiva la tecnica Riflessione extra-temporale per mantenersi lucido (-10% energia; +4CS intelligenza)
Grimauld: Attiva la passiva Magia del fuoco afferrando il tentacolo che lo ha colpito (usi: 4/6) consumando 2CS (-2CS)
Huine: Subisce attacco fisico derivante dalla passiva Magia del fuoco di Grimauld (-5% fisico)
Grimauld: Attiva la passiva Perfezionamento per potenziare le cure (usi: 5/6) e la tecnica Inversione causa-effetto per curarsi parzialmente (-20% energia, +20% fisico)
Huine: Rinnova la passiva Spettro del dolore-volo della piovra (usi: 4/6)
Huine: Attiva la passiva Incubo perenne-aura di terrore per terrorizzare Grimauld (usi: 5/6) e la passiva Spettro del dolore-perso nell'ombra per nascondersi dalla vista (usi: 5/6)
Huine: Attiva la tecnica Vomitare incubi cogliendo Grimauld alle spalle (-10% energia, -10% mente)
Grimauld: Subisce la tecnica Vomitare incubi, cagionando danni mentali e perdendo CS (-10% mente, -2CS)
Huine: Attiva la passiva Spettro del dolore-Assalto sconsiderato (usi: 5/6) per colpire Grimauld con tutti i suoi tentacoli
Grimauld: Sorpreso dal danno mentale appena ricevuto e dalla perdita di CS, non riesce a difendersi e viene ferito da una moltitudine di frustate che lo colpiscono in ogni parte (-10% fisico)
Grimauld: Attiva la passiva Magick per castare istantaneamente e contrattacca attivando Magia dell'acqua (-10% energia)
Huine: Rinnova la passiva Spettro del dolore-volo della piovra (usi: 3/6)
Huine: Attiva la tecnica Come fumo nella notte per eludere l'offensiva di Grimauld e attiva la tecnica Morte invisibile, diventando invisibile e guadagnando CS (-20% energia, -10% fisico, +4CS in forza)
Huine: Attiva la tecnica La paura stessa a consumo medio per guadagnare CS che spende immediatamente per un attacco fisico in cui tenta di stritolare l'avversario con i suoi tentacoli (-10% energia, +4CS in forza) (-8CS in forza)
Grimauld: Subisce l'attacco fisico che gli causa lesioni al collo (-20% fisico)
Grimauld: Attiva la tecnica Magia del tuono e lancia una saetta (-10% energia)
Huine: Rinnova la passiva Spettro del dolore-volo della piovra (usi: 2/6)
Huine: Subisce Magia del tuono ma ne resiste gli effetti mentali attivando la passiva Spettro del dolore-Incoscienza (usi: 5/6) (-5% fisico, -5% mente) quindi si getta su Grimauld per investirlo con la sua mole, senza CS
Grimauld: subisce l'attacco di Huine e viene scaraventato lontano, subendo un danno basso da contusione all'atterraggio (-5% fisico)
Grimauld: Attiva la passiva Eschaton (usi: 1/2) e la passiva Magick (3/6) per raddoppiare e poter castare immediatamente gli incantesimi, quindi attiva due volte la tecnica Magia della terra per evocare un devastante meteorite dalla potenza più che critica (-20 energia, -20% energia)
Huine: Rinnova la passiva Spettro del dolore-volo della piovra (usi: 1/6)
Huine: Sfrutta il bonus concesso dalla passiva Eschaton alle tecniche fisiche avversarie e attiva Tenebrae a consumo alto, raddoppiandone la potenza e fratturando il meteorite, che però continua la sua discesa e gli infligge un danno critico (-20% energia, -40% fisico)
[Lo scontro si sposta nello stagno]
Huine: Rinnova la passiva Spettro del dolore-volo della piovra (usi: 0/6)
Huine: Attiva la tecnica Occhio del passato, voce del futuro contro Grimauld e gli lancia diversi attacchi fisici attivando la passiva Assalto sconsiderato (usi: 4/6) (-10% energia, -20% fisico, - 10% mente)
Grimauld: Subisce la tecnica Occhio del passato, voce del futuro interamente (-20% fisico, -20% mente) e i vari attacchi fisici di Huine, che lo torturano infliggendogli danno alto (-20% fisico)
[Il combattimento termina, salvando Grimauld da una fine certa]
_____________________________________________________________________________________

Note, etc: ci ho messo una settimana intera a scrivere sto' papiro, spero che sia una lettura piacevole. Spero anche che il mio utilizzo della tecnica estrema non sia visto come una lamerata, appunto, estrema @_@, ho pensato che ci sarebbe stato bene nella narrazione. Ho ricontrollato i conti e credo che sia tutto giusto. Per le passive ho considerato necessario il rinnovo dopo ogni azione consistente, ovvero dopo ogni round di tecniche, ma questo è servito solo per la passiva di volo dell'avversario comunque. Praticamente l'avversario è stato colpito solo dal meteorite, schivando e prendendosi gioco degli sforzi precedenti di Grimauld, quindi spero che la differenza tra le pericolosità si noti. E dovrebbe essere tutto qua!

Edit: corretto un errore di battitura in un nome


Edited by Grimauld - 11/6/2015, 16:16
 
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The Grim
view post Posted on 12/6/2015, 20:22




Darkness and Starlight, Gli occhi di Parf | Grimauld

CITAZIONE

  • Interpretazione e Ragionamento
  • Un'ottima prova di descrizione di personaggi e sviluppo delle loro psicologie. Ovviamente nel tuo post ci sono personaggi secondari e principali, ma a tutti hai dato un ruolo nell'economia della narrazione. Ho apprezzato l'usare una tavolozza così varia, sebbene avrei desiderato un maggiore approfondimento del comportamento dei due fratelli elfici, che del comparto mi son sembrati i più stereotipati. Non sono una persona che valuta l'originalità al di sopra di tutto, quindi la cosa non ha influenzato particolarmente il giudizio complessivo di questo campo. Il tuo personaggio ha ancora uno sviluppo, non dico embrionale, ma è evidente che muova i primi passi, ed ho visto in lui dell'ottimo potenziale per il futuro. Qui si è comportato da tipico antieroe romantico, capace di fare la cosa giusta per motivi sbagliati e personali - mi ha ricordato molto Elric di Melinboné da questo punto di vista - ed avrei gradito un maggiore tratteggio anche su aspetti secondari di questo personaggio. La parte dello specchio, in cui mostri il gobbo è stata la migliore e più suggestiva da questo punto di vista. In ogni caso una prova più che positiva, sopratutto per essere la prima volta che ti cimentavi in questo genere di testi - credo. Avrei anche voluto avvertire maggiormente il peso di un avversario di tale livello che - sebbene caratterizzato con intelligenza - rimane confinato a pochi spazi e sempre in maniera parziale - o bestia brutale o bambino impaurito - senza quegli stati di transizione, dall'uno all'altro, che sarebbero stati parecchio interessanti da leggere.
    Voto: 6,50


  • Movenze e Descrizioni
  • Il tuo campo migliore. Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione degli ambienti, dal sentiero al nucleo oscuro, pur dovendoti cimentare in topos della letteratura di questo genere. Forse sarà perché in questo momento sto leggendo di lei, ma ho visto molto dello stile della Le guin, dove la semplicità è una scelta e non una mancanza, dove tutto è molto chiaro, senza che i dettagli vengano trascurati, ma diano un tocco di speciale ad ogni passaggio. Anche i momenti di combattimento, pur ricalando gli stilemi classici del genere, sono sempre chiari, senza caoticità o confusione, animati dalla giusta tensione. Il tuo italiano di ottimo livello ti permette di padroneggiare la situazione, che è sempre più che godibile. Purtroppo la semplicità e assenza di virtuosismi di sorta, o scorci veramente memorabili sono anche il limite di questo tipo di approccio, che pur risultandomi gradevolissimi, richiede una perizia magistrale per essere portata ad un livello ancora maggiore, e per far trasparire la propria abilità al netto della chiarezza con cui esponi tutto. Questa non è una critica, ma un augurio a migliorare e trovare la giusta strada per farlo.
    Voto: 7,25


  • Abilità e Lealtà
  • Affrontare un nemico non il doppio, non il quadruplo ma ben otto volte più forte del tuo personaggio è una scelta ardita, e la vittoria tramite " deus ex machina " - anche se il termine è parecchio inesatto - è l'unica scelta possibile. Ogni mossa del tuo mago, viene contrastata e ritorta dal suo nemico, che lo affronta nella migliore delle maniere, e spadroneggia per potenza tutto il tempo. Anche quella che sembra la soluzione finale non riesce a scalfirlo, anche se credo tu abbia un po' esagerato nel descrivere gli effetti della meteora, pur non essendo realmente rilevante a livello di valutazione tecnica. A cercare il pelo nell'uovo, il nemico avrebbe potuto sfruttare meglio gli attacchi fisici e far pesare lì la sua superiorità, ma l'aura di mostro imbattibile perdura per tutto lo scontro, e il tuo personaggio subisce quanto deve arrivando ad un passo dalla morte. Si nota anche una piena comprensione delle meccaniche di gioco, anche se gli attacchi portati con un gran numero di CS da parte del mostro avrebbero dovuto cagionare più danno al mago secondo il mio parere. Uno stritolamento con 8 CS di differenza dovrebbe essere praticamente Mortale, anche perché non attenuato in nessuna maniera, e risulta in una grave ferita - il 20% della risorsa - ma non così grave. Purtroppo il parco di tecniche ristrette del tuo personaggio non permette uno scontro memorabile e vario, ma hai fatto quanto potevi con ciò che avevi, perciò mi sento di premiarti. Complimenti.
    Voto: 7,00

Voto finale: 6.9
media aritmetica




Ti assegno 275 G per lo scontro. Io invece mi assegno 150 G per la correzione.
Per eventuali critiche, dubbi e chiarimenti, la mia cartella MP è sempre disponibile.
 
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1 replies since 10/6/2015, 18:53   114 views
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