Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Cronache dell'Abisso;kür, Dall'abisso

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view post Posted on 18/6/2015, 00:26

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Cronache dell'Abisso
« kür »



Lamrael

L’aria era rovente, ogni boccata d’ossigeno era fuoco incandescente che penetrava nei polmoni.
Faceva fatica a respirare, scosso da quel clima impervio e inumano, che metteva in difficoltà persino i cavalli;
non abituati a quelle condizioni così dure.
Lì, in quella porzione di territorio, gli equini non erano propriamente delle cavalcature adatte e Lamrael lo stava imparando sulla propria pelle.
La sabbia, era ormai una fastidiosa compagna di viaggio da quando avevano abbandonato i territori del Sürgün-zemat.
Lui e Seagon cavalcavano ormai da giorni e il viaggio si stava rivelando più lungo e duraturo di quanto si aspettassero inizialmente: i cavalli avevano bisogno di pause sempre più ravvicinate e sempre più durature; le creature erano ormai stremate, il loro fiato più pesante e la loro andatura caracollante.
I cavalli sbuffavano, di tanto in tanto, stanchi di quel viaggio, sicuramente se avessero potuto parlare, non avrebbero di certo speso parole dolci per il loro padroni. Persino Lamrael stava iniziando ad accusare le condizioni pessime a cui erano sottoposti: la scomodità, la schiena curva sul cavallo, il caldo, il sole, la poca acqua e lo scarso cibo. Seagon, stoicamente, non proferiva lamento, ma Lamrael leggeva, nei suoi occhi, una fatica ben più elevata di quanto lui stesso si sforzava di non mostrare.

« Tutto bene? »
Disse Lamrael, voltandosi verso l’uomo.
« Si. » Si ridestò dal suo torpore.
“Tutto bene…” pensò, con una punta di malinconia.
Non andava affatto bene, erano scesi nell’Abisso con l’intento di distruggere o, per lo meno, rallentare l’Ahriman.
Ma non erano riusciti in nessuna delle due anzi, era già troppo che erano salvi.
« Lamrael, non possiamo andare avanti così. Non in questo modo. »
Diede voce ai suoi pensieri, andando forse, per la prima volta, contro il suo compagno.

Lamrael fece spallucce, ignorava per davvero come avrebbero salvato, quella volta, la situazione; loro d’altronde non erano eroi, erano solo guerrieri forgiati da un caso bastardo e malefico. Solo una cosa sapeva, il buon guerriero, che avrebbe continuato a combattere, fin quando il suo cuore sarebbe stato ancora in grado di pompare rosso sangue.

« Te l’ho sempre detto Seagon… » disse, con tono rassegnato di chi aveva detto quelle parole un milione di volte.
« Questa è la mia guerra, sei libero di non seguirmi »
La tigre scosse la testa, debolmente.
« Non è quello il punto Lamrael, anche io voglio vendetta, » l'uomo aveva il fuoco negli occhi, sebbene gli atteggiamenti narravano d’un guerriero ormai stanco, giunto al canto del cigno. « Ma ogni passo in avanti che facciamo, il nemico ne fa altri due e ci sfugge sempre più di mano. Non possiamo vincere. »

Il deserto, era una sconfinata distesa d’oro, le dune carezzavano la superficie e dipingevano un mare sconfinato e ondulato. Il vento caldo sospingeva la rena che, sospinta, creava giochi vorticosi nell’aria.
All’orizzonte, a interrompere il discorso dei due si stagliò, dapprima malapena visibile, come un miraggio, ma via via sempre più nitido, un villaggio di modeste dimensioni. Alcune case, qualche fattoria, qualche maceria, qualche bambino urlante.

Arcae si mostrava così, vecchia e consumata, rinascente e allegra.
Nonostante tutto.
Nonostante tutto, erano tornati a casa.

« Bentornato a casa, fratello. »

Una lacrima scese dal viso di Seagon, che il vento caldo asciugò subito.
L’aria, in quell’istante, non parve poi così rovente.

Günter Turgay


L’aria era irrespirabile, satura di putrido e marcio, ricolma dell’odore cadaverico di quei mostri.
Günter Turgay, un vecchio medico pazzo d’origine nanica, era chino sul cadavere nero e marcescente d’un caduto. I suoi occhi azzurri, protetti da enormi occhiali anti schizzi, erano attirati dalla consistenza, dalla viscosità e dal color del sangue, come se, la corruzione, avesse addensato il liquido facendolo diventare nero come la pece e simile al catrame.

« Interessante... »

Mormorò sovrappensiero, continuando a lavorare sul cadavere; infilò l’ago d’una siringa all’interno della giugulare, e aspirò due ml di sangue, su una lastra di vetro, Turgay fece cadere una piccola goccia di quel sangue nero che, appena toccò la superficie, si diradò occupandola tutta. Il nano portò il vetrino sotto il microscopio, e lo osservò. Ciò che vide in parte lo sconvolse.
Il sangue, era tempestato da minuscoli esserini, piccoli germi, o parassiti, che si moltiplicavano a vista d’occhio, che turbinavano all’impazzata in un moto continuo e caotico. A occhio nudo mai e poi si sarebbero riusciti a scorgere.

"Se quegli esserini si potessero uccidere…"
"Se bastasse eliminarli…"


Turgay si mise a lavoro, freneticamente, pareva un moscerino impazzito che saltava da un lato all’altro del laboratorio. Il laboratorio, era posto sotto le segrete del castello principale di Qashra. Il luogo puzzava, era umido e ricolmo di funghi che crescevano ai lati delle pareti di pietra.
Nella stanza era ammucchiata una pila di cadaveri, per lo più d’origine nanica ma, chiaramente, deturpati dalla corruzione. Mischiò qualche intrugliò azzurro acceso, qualcun altro verde, qualche goccia del suo sangue e depositò tutto in una boccetta.

« Forse abbiamo una cura. »

Esplose, gioiosamente, in solitudine, come un inventore che aveva appena inventato l’invenzione del secolo, come un fisico che aveva appena scoperto la forza di gravità. Ora dovevano provarla solo su un soggetto vivo.

L’Aria, in quel preciso istante, divenne fresca.
Ben lontana dalla corruzione.
Turgay respirò sereno, dopo parecchio tempo.


Cronache dell'Abisso - QM Point:

Benvenuti a questo nuovo capitolo d'un ciclo che, prima o poi, s'adda f(a)inire. Spero vivamente che possa, minimamente, interessarvi a questa storia di cui vi andrò a narrare. Bene, sicuramente vi chiederete cosa c'azzeccano sti due Point of View con i vostri pg, non molto in verità, ma fanno da colonna portante a tutta la storia. Lamrael è tornato a casa, nel villaggio in cui è cresciuto, qui cercherà di radunare una piccola spedizione per attaccare un villaggio che è stato preso sotto il controllo d'un gruppo di caduti. Il bando viene mandato un po' per tutto L'akeran, liberi voi di descrivere come ne venite a conoscenza. Mentre, dall'altro lato, Turgay trova una presunta cura per il morbo (?) della corruzione. Il sultanato, cercando di mantenere il più possibile il segreto, vuole organizzare una spedizione per testare questa cura. Anche qui, pur rispettando questa direttiva, liberi di venire a conoscenza del fatto un po' come vi pare.
Il primo gruppo si incontrerà alle ore 06:00 nella piazza principale di Arcae, il secondo in una stanza privata del castello di Qashra intorno alle ore 18:00. Per la fazione umana, dinanzi a voi ci sarà il solo Lamrael mentre, per la fazione nanica ci sarà Turgay. Insieme a voi ci saranno una decina di persone. Il primo turno si svolgerà in confronto, in cui dovete o potrete interagire con Lamrael e Turgay. Buona giocata.
Le descrizioni sono libere, ponendo tuttavia dei postulati.
1) Non devono essere troppo, o per nulla, diverse tra i giocatori delle due coppie. Se uno scrive che la stanza è rotonda, per l'altro la stanza deve essere della medesima forma.
2) Arcae è un piccolo villaggio contadino, al centro della piazza c'è una fontana di modeste dimensioni in marmo con sopra la statua d'un guerriero.
3) Il castello di Qashra, e la stessa stanza, sono molto lussureggianti e in stile consono all'ambientazione descritta nel regolamento.



Edited by Lud† - 18/6/2015, 13:46
 
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DanT&
view post Posted on 22/6/2015, 20:34




Cronache dell'Abisso
kur





Lasciare Lithien era stato in un certo senso spiacevole.
Ral non aveva smesso di voltarsi fin quando era riuscito ad adocchiare da lontano le bianche torri della conoscenza. I suoi passi erano lenti, appesantiti dall'animo perché restio ad abbandonare quel luogo tanto affine che per primo aveva incontrato nel suo viaggio ed in cui, già, voleva fermarsi.
Scosse la testa, sforzandosi di aumentare il ritmo delle falcate.
L'aria fresca del Nord gli inondava i polmoni, alleggerendolo, ed una frizzante brezza gli accendeva le gote, vibrando sulla ricrescita della barba dura che adombrava la mascella del mago. Effettivamente, pensava un miglio dopo l'altro, non aveva senso fermarsi, non aveva senso restare perché ciò avrebbe voluto dire non dare valore alla sua personalissima spedizione in favore della ricerca.
L'Edhel con le sue foreste selvagge ed i suoi problemi poteva e doveva aspettare. Doveva essere punto di partenza e forse anche di arrivo. Ma un intermezzo, in qualche modo, bisognava pure che avesse un inizio.
E allora giù.
Disse ad alta voce, ascoltato solo dagli scoiattoli sugli alberi e da qualche uccellino che cinguettò allegro in risposta.
Dritti verso Sud.


Non si era mai spinto così lontano da casa. Aveva macinato leghe sotto i suoi stivali di pelle, consunti ed ormai quasi al limite. Per muoversi si era sempre affidato alle stelle, che di notte sorgevano ad indicargli il cammino da seguire il giorno dopo, e a quell'istinto che si ritrova chi non ha una meta ben precisa e per cui in realtà ogni luogo vale l'altro. Incontrò una carovana di mercanti, con cui divise parte del viaggio in silenzio. Erano diretti a Qashra, nel Sultanato. Ne aveva sempre e solo sentito parlare, immaginando quella parte del mondo come una favola. Troppo lontana per essere vera ed ora, eppure, così vicina da essere diventata la sua meta.
Cosa avrebbe fatto una volta arrivato solo Ogron avrebbe potuto saperlo.
Nonostante questo, però, sbandato e senza un tetto sulla testa, Ral si ritrovava con un sorriso sghembo stampato sulla faccia a testimone di quanto l'idea di mettere piede per la prima volta nei territori dell'Akeran lo emozionasse.
In compagnia dei mercanti di spezie quasi non si rese conto delle miglia percorse.
Nonostante non avesse legato con nessuno il suo aiuto in alcune situazioni spinose, guasti particolarmente complicati alle carovane, si rivelò indispensabile e questo gli bastò ad essere accettato di buon grado seppur non si degnasse di proferir parola. Del resto a nessuno importava di lui fino a che non si fosse messo a combinar danni e, a dirla tutta, non aveva proprio l'aria di un piantagrane. Il viaggio fu tranquillo, punteggiato solamente da qualche alterco tra gli uomini.
Arrivò a scorgere le basse case della città sbuffando, stanco.
Il caldo era insopportabile e Ral si separò dal resto del gruppo con qualche cenno di saluto, ma nessuna lacrima.
Il sudore gli imperlava la fronte, tanto era affaticato.
Qashra ardeva sfolgorante nei raggi bassi di un sole ormai al tramonto. Tutto era arancione e caldo, soffocante e afoso. Le facciate delle case opprimevano così come la folla che urlava, sgomitava, persino col calare della notte non smetteva di vendere e comprare in un rauco dialetto incomprensibile per il mago che comunque, sballottolato a destra e a manca dal fluire irriguardoso della calca, sorrideva a tutto quello che aveva di fronte mentre osservava un nano dare vita ad un lampione con un bastone.
L'Akeran, il Sultanato, Qashra.
Tutto era bellissimo.


Il castello era la costruzione più imponente della città. Soverchiava le basse casupole coi suoi mattoni rossi, gettando in perenne ombra i vicoli che si dipanavano tutto lì intorno come fili di una ragnatela.
Ral vi entrò cauto. Seppur scortato, ed in compagnia d'altri, non si sentiva del tutto al sicuro mentre veniva accompagnato all'appuntamento al buio di cui quel tizio gli aveva parlato. Sì, nient'altro che qualche fugace chiacchera con un nano qualunque dall'aspetto comune, che qualche accenno alle sue ricerche, che qualche ora dopo lo stesso si presentava con una missiva contenente un invito.


Günter Turgay avrebbe piacere di incontrarla per discutere
una faccenda della massima importanza.




Recitava in una grafia squadrata. Raccomandando con il corriere, poi, di mantenere il massimo riserbo data la delicatezza della questione.
Aveva semplicemente accettato e adesso eccolo lì. Strascicava i passetti incerti mentre restava sbalordito svolta dopo svolta, stanza dopo stanza. Ogni metro quadrato del palazzo era una profusione di ori e arazzi, di affreschi e dipinti intervallati a statue in marmo bianco di eroi antichi e dimenticati. L'odore di pulito contrastava nettamente con quello di sudore che aleggiava all'esterno dove la plebe sgomitava per emergere. Qui tutto quello che si sentiva era il rumore dei passi di dieci figuri che andavano, immaginava, come lui verso qualcosa di misterioso.
Quando arrivarono Ral non poté che sollevare il naso all'insù, verso la cupola mosaicata d'oro e d'argento in cui figure mitiche parevano impegnate nella forgia di quella che, ad occhio e croce, all'inventore sembrava il concetto di vita stessa imbrigliato in una rappresentazione astratta.
Trattenne il fiato, il mago, di fronte a cotanta magnificenza. Se i suoi compagni fossero colpiti tanto quanto lui, però, di certo non lo davano a vedere. Per questo si affrettò a richiudere la bocca spalancata dallo stupore.
Nella stanza, un nano pareva attenderli ma non avere fretta.
Aspettò che ognuno si mettesse a proprio agio, metabolizzando la vastità e la ricchezza dell'ambiente con cui era entrato in contatto.
Ral, come al solito agitato, corse con le dita alle rassicuranti tasche interne della tunica. Da lì a ritrovarsi ad armeggiare con le canoniche viti e bulloni fu un attimo che, però, nella sua incredibile monotonia, ridiede all'inventore quel respiro e serenità che da quando s'era addentrato nel palazzo era venuta meno.
Si estraniò così, dunque, dal resto del gruppo. In attesa che Mastro Turgay, o almeno pensava che fosse lui quello lì di spalle intento ad armeggiare alcune carte, si decidesse a svelare il motivo della visita nel suggestivo palazzo di Qashra.


Una cosa certa è che Ral, in tutta la sua vita, non era mai stato un tipo loquace.
Il rapporto con le persone, a dire la verità, non gli interessava per nulla. Il misto di emozioni che sconvolge costantemente l'animo e la ragione umana, lo hanno convinto dell'imprevedibilità delle azioni che esso comporta. Proprio per questo alla compagnia delle persone ha sempre preferito i golem. O i suoi figli, come gli piace chiamarli tra sé e sé. Per questo non ha mai avuto un amico in vita sua e per questo, quando è in mezzo ad una compagnia, non sa come comportarsi e si sente totalmente inadeguato.
Sarà possibile immaginare la sua sorpresa, dunque, quando una ragazzina che – incredibile a dirsi – faceva parte dei dieci convocati da Turgay, si rivolse a lui con una riverenza.
Bonjur, monsieur!
Fece facendolo sobbalzare.
Ral la fissò inebetito, sbattendo le palpebre in risposta, confuso. Ma lei non si fermò e giù via a profusione con domande sul bastone da mago che si portava appresso e da cui ciondolava la Lanterna che il bibliotecario di Lithien gli aveva donato una volta riemerso dal Baathos. Ingegneria nanica? Pff. Figurarsi. Ingegneria di Ral, fatta in casa, di quella buona, avrebbe voluto rispondere.
L'ho costruito io a dire il vero... Quasi gemette a voce bassa, invece. Totalmente contrito nella sua timidezza e nella diffidenza in generale verso il sesso opposto che lo attanagliava fin alle viscere. Nella sua testa, chissà perché, le risposte che dava erano sempre migliori.
Ma allora deve essere un ingegnere davvero bravo!!
Potrei sapere che cosa fa? ha una lama retrattile sulla punta? O magari spara uno di quei rumorosissimi proiettili?

Niente. Le poche parole del mago non bastarono a farla desistere! Andava dritta come uno stiletto e non si fermava alla prima difficoltà. Ostinazione che all'inventore poteva andare anche a genio, certo, ma non quando l'oggetto della questione era nella fattispecie proprio lui.
N-niente di così particolare...
Si ritrovò a farfugliare chiedendosi immediatamente se non avesse dovuto pensarci sin da subito a modifiche varie ed eventuali di quello stampo, che presero subito forma vorticandogli in testa.
Per uscire dall'impaccio si presentò.
Il suo tono era smorzato dal combattimento che gli si stava scatenando all'interno. Il suo unico desiderio era rifuggire qualsiasi tipo di conversazione, ma capiva bene che mettersi a correre in una stanza chiusa piena di gente per scappare da una ragazzina sarebbe sembrato oltresì folle.
Annuì al nome di lei: Odette.
Non l'avrebbe dimenticata presto, tanto per non contare il fatto che subito dopo le presentazioni quella ragazza, che Ral cominciava a pensare avesse un ché di diabolico, si diresse decisa verso Turgay, presentando sé e le proprie referenze.
L'inventore non ne conosceva alcuna, né tanto meno ne aveva, di referenze, ma boccheggiò quando lei si prese il disturbo di introdurlo con il mirabolante titolo onorifico di...zietto.
Il tecnomago strabuzzò gli occhi, ma Turgay ribatté tranquillo con delle semplici obiezioni.
Ral, tuttavia, aveva udito la parola magica che fece accendere la sua lampadina dell'interesse.
Esperimento?
I miei golem potranno proteggerci. Fece sbrigativo, di getto.
Sarei curioso di partecipare alla fase di sperimentazione. Come uomo di scienza non posso assolutamente perdere un'occasione tale. I suoi occhi cominciarono a brillare di un bagliore da cui solo una personalità affine come quella del nano poteva cogliere la provenienza: quella della sete di conoscenza.
L'inventore acconsentì alla richiesta di una piccola dimostrazione. Le sue dita, agili, volarono nell'impiegare pezzi utilizzati più e più volte per creare, assieme a del plasma magico azzurrino, il corvo che di lì a pochi istanti svolazzava sugli astanti.
Il suo gracchiare metallico fu tutto ciò di cui Mastro Turgay ebbe bisogno per convincersi.
Forse, come un bambino, era semplicemente desideroso di giocare con dei nuovi balocchi, ma a Ral non importava. Lui voleva semplicemente partecipare all'esperimento.
Si congedarono con un saluto, l'appuntamento era all'alba del giorno dopo ed aveva bisogno di riposo.
Non sapeva in quanti sarebbero partiti, ma una cosa era certa.
Lei lo aveva messo in luce e quindi aveva diritto ad un unirsi alla spedizione.
Sì, sarebbe venuta anche la pestifera Odete.








q8qu



Narrato
Pensato
Parlato

• Stato fisico: Illeso

• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: [0]
• Strategia per il turno (Abilità + Oggetti):

Richiamo minore esteso:
Lo sciamano richiama un alleato (o una somma di alleati) sul campo di battaglia, per farlo combattere al suo fianco o al suo posto. La creatura così evocata disporrà di una riserva di 0CS e sparirà dopo quattro turni, oppure dopo aver accumulato un danno complessivo pari a basso. [0 CS - Intelligenza]
consumo: basso

• Equipaggiamento:

E [150%]

F [75%]
M [75%]
Bastone da mago [Integro]
Barlume [artefatto] [Integro]


• Note:

Riporto l'energia direttamente al massimo dato il riposo notturno in cui il QM mi ha concesso il ripristino di quella spesa per costruire il golem.
Edit: ho corretto qualche errore di battitura.


Edited by DanT& - 23/6/2015, 08:22
 
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view post Posted on 24/6/2015, 13:45
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Il Sultanato - Camere dei massaggi
«Incensi e Racconti»

Le fini mani elfiche scorrono come olio su una tela, seguendo i fasci di nervi nascosti sotto la mia pelle come guidate da occhi capaci di vedere oltre la semplicità della carne. Sotto di me solo un duro sostegno di marmo abbastanza grande per farci stendere persino un orco adulto. Nel mezzo un lungo lenzuolo di velluto per far si che pietra e pelle non entrino in contatto l'un l'altra. L'aria nella stanza era invasa da un piacevole aroma di mirra, arsa lentamente da un incensiere posto al centro della stanza. A vederlo sembra sia fatto d'oro, con lo stemma del sultanato inciso sulla componente superiore adibita al passaggio e la regolazione dei vapori aromatici. La stanza è grande quel tanto che basta per permettere ad una decina di persone di usufruire di questo piccolo ritaglio di paradiso. Questa sera, però, il locale è già stato preso per qualcosa di più ristretto ed intimo. Socchiudo gli occhi in quel morbido e armonioso abbraccio che solo le massaggiatrici elfiche sono in grado di donare. Credo di aver letto un tomo al riguardo, non molto tempo fa. Praticavano questo tipo di tecnica terapeutica per distendere le terminazioni nervose dei propri guerrieri prima di uno scontro. Ma alla gente comune questo sembra solo un piacevole modo per scrollarsi di dosso i pesi delle proprie responsabilità e delle proprie vite, anche solo per pochi minuti al giorno. Ad appena un paio di metri da me, distesa sul ventre completamente nuda sta la mia vecchia amica, Bala. L'ho conosciuta più di un secolo fa, all'epoca era ancora giovane e parecchio idealista. I nani non se la passavano bene, la maggior parte erano schiavi o sacrifici per riti Negromantici davvero poco piacevoli. Lei invece, testarda di prim'ordine, anche per una nana! Faceva la mercenaria, diceva di voler apprendere l'arte della guerra e diventare più forte così da poter guidare la sua gente alla vittoria. Fui sorpresa nell'udire della grande marcia dei nani e del grande eroe che ha finalmente dato la libertà ad un popolo che merita molto di più di catene e fruste. Ed ora sono qui, la più grande potenza dell'Akeran. Un germoglio d'ordine in una terra consumata dal caos perpetuo.



« Dunque... dove ero rimasta? Ah si, la fuga dal Baathos. » Pur standomene distesa sul ventre tenevo la testa rivolta verso di lei, senza disturbare l'operato delle massaggiatrici. « Non so proprio dirti cosa fosse preso a Redskin. Pochi istanti prima era un demone partorito da I daimon solo sanno quale abisso di malignità. Ed un attimo dopo sembra essere divenuto l'incarnazione stessa della giustizia, facendo scappare tutti i demoni con la coda tra le gambe. Persino l'Ahriman si è preso un bello spavento, davvero! Come avevo immaginato, il suo amichetto si era preoccupato di minare le colonne portanti delle caverne, quindi non fui poi così sorpresa quando mezzo Baathos cominciò a crollarci sopra la testa. Non credo di aver corso così tanto da quando quel fesso di un Lorch ha messo sotto ghiaccio mezza Basildera, solo che li era il pavimento ad andarsene, non il soffitto! Oh, già, peccato solo per la capretta che era venuta con noi.Era davvero carina, devo ammetterlo... ma a quanto pare sembra preferire la compagnia dei demoni a quella di noi miseri mortali. Con i tempi che corrono finirà per essere solo altra carne da macello. »

« Ti piaceva, non è vero? » Bala, dal canto suo, di peli sulla lingua non ne ha mai avuti e mi conosce fin troppo bene. « Un secolo e non sei cambiata di una virgola. »

« Hu hu hu... spiritosona. » Forse essere ascesa ad una posizione di potere l'ha resa un po più spavalda di ciò che ricordavo. « Comunque, tornando a cose più importanti. Più per fortuna che per altro sono riuscita a svignarmela da quelle caverne infernali e ad intascare un piccolo premio in denaro da parte di Redskin. Abbiamo viaggiato insieme per un po, ma poi ho cambiato meta e ho deciso di dirigermi qui, da te. Tra la fondazione del Sultanato e tutti i tuoi impegni non riuscivo mai a trovare del tempo per venirti a far visita, fortuna che qui la piaga della corruzione non sembra aver preso ancora piede. Oh, giusto, alla tua gente non piace parlare di queste cose! Piuttosto, raccontami un po delle tue prodi gesta in armatura scintillante e morbida giacca di seta, Lady Bala. »



Abbiamo speso il resto della serata tra discorsi di glorie passate e avventure talmente vecchie da sembrare sogni lontani. Mi ha raccontato molte cose su quanto successo al sultanato. Di ciò che è accaduto subito dopo la grande marcia e della riunificazione della razza nanica. Delle prime difficoltà nello stabilire un governo solido composto di uomini e donne fidate e fedeli all'ideale di libertà nanico. Ma una cosa non è cambiata in tutti questi anni, la loro innata testardaggine. Ben mescolata con il proprio orgoglio, questa singolare caratteristica è al contempo il punto di forza e la più grande debolezza della razza nanica. Non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno e non accettano padroni, hanno creato un potere centrale forte e capace di prosperare economicamente senza ripiegare sulla facile scelta del commercio di schiavi come fanno tutte le altre città stato dell'Akeran. Insomma hanno ancora una sorta di schiavitù temporanea come forma di punizione per i crimini più gravi, ma per il resto il Sultanato rappresenta forse l'unico luogo veramente sicuro in tutto l'Akeran. Poi, più tardi, mi ha chiesto un favore di un certo peso. Qualcosa che richiedeva i miei talenti e a cui, inizialmente, feci fatica a credere.




Il Sultanato - Quashara
«Comode Parentele»

Turgay, uno dei molti e rinomati ricercatori che la corte del Sultanato ha accolto tra le sue braccia per proseguire e perseguire nella loro eterna ricerca della conoscenza. Tra tutte le conoscenze di cui dispongono, però, quella ingegneristica è superiore a tutte. L'intero palazzo di Quashara è costruito di un materiale dal colore simioe all'argilla, ma duro come il marmod i basildera e liscio come le vetrate della grande Cattedrale. Per tutta la città sono stati costruiti canali artificiali da cui scorre costantemente dell'acqua corrente estratta direttamente dalle falde acquifere poste in profondità, probabilmente trovate durante gli scavi di minerali. Il palazzo dispone di un simile sistema, ridotto in piccolo ma finemente decorato con statue di grandi animali che fanno zampillare l'acqua dalle proprie fauci. Secoli di attesa per vedere delle capacità architettoniche persino migliori di quelle di Basildera, ma certamente ne è valsa la pena. Ma non si sono certo fermati qui, oh no! Non si fanno problemi a camminare tra i sentieri più oscuri, studiando argomenti come la Negromanzia e la Demonologia che molti popoli considererebbero tabù. Oh, ma non sono sciocchi, per nulla. I libri sono raccolti in biblioteche accessibili quasi a tutti, ma comunque sorvegliate dalla guardia cittadina giorno e notte. Ed è forse tra i libri di questo argomenti considerati oscuri e abominevoli che questo Turgay potrebbe aver fatto la scoperta del secolo. Non riesco a non essere scettica, ma... una cura per il morbo della Corruzzione? Solo poche persone ne sono state messe al corrente, tutti appartenenti alle casate nobili o ai gruppi di ricerca più fidati. Ognuno di loro ha mandato qualcuno per aiutare questo folle nano nel perseguire sulla strada meno battuta, una strada nera come la pece ma con un barlume di luce alla fine di essa. Per lo più nani, con indosso armatura finemente decorate e pesanti martelli da guerra, pronti a fracassare il cranio a qualunque caduto si trovi sul loro cammino. Un paio di loro invece sono vestiti in abiti mondani, ma comunque ben curati. Indubbiamente ricercatori o profondi stimatori del lavoro di Turgay. Poi c'era lui, ben diverso da tutti gli altri. Non parlava con fare pomposo, contando i demoni mietuti sotto la sua lama. Non ciondolava pigramente nelle maestose sale del palazzo, sicuro di se e del suo talento. Se ne stava li, in disparte, assortito a giocare con quella che sembrava la vite di un trabocco o di una macchina d'assedio di degne dimensioni. I suoi vestiti poi, che modo curioso di agghindarsi nelle terre del Sultanato. Oh, beh, da che pulpito viene la predica, poi! Forse vuole essere lasciato in pace? Dovrei rimanere in disparte finché il nano a capo di questo progetto non ci convocherà? Finirò con l'annoiarmi! Inoltre, voglio proprio sapere da dove ha preso quel curioso bastone. Mi avvicino con passo leggiadro, quasi dei leggeri saltelli bilanciati aggraziatamente dal ciondolare ritmico delle braccia. Mi fermo davanti a lui, inchinandomi quel tanto che basta per vedere il suo volto chino sulle componenti meccaniche, tenute tra le mani come un simbolo sacro di una qualche divinità.



« Bonjur, monsieur! » Mi rivolgo alla singolare figuro con tono brioso e carico di curiosità, gli occhi sbarrati con un sorriso gentile a fargli da contorno. « Ha un bastone davvero buffo, lo sa? Per caso è ingegneria nanica? Deve essere davvero fortunato se è stato lei a costruirlo, i nani sono davvero gelosi delle loro scoperte! »

« L'ho costruito io a dire il vero... »



Non posso non domandarmi se ci sia qualcosa in me che l'abbia intimidito, non credo di aver fatto nulla di sbagliato nell'avvicinarmi a lui! Nel vederlo indietreggiare mi avvicino, mantenendo un buon metro di distacco per non causargli più fastidi del necessario. Solo dopo mi accorgo delle sue goti ormai rosse come un paio di bei pomodori. Forse lo sto mettendo in imbarazzo? Non vorrei davvero, ma è così difficile trovare della tecnologia all'avanguardia quando si è lontani dall'Akeran. Finché sono qui voglio approfittarne il più possibile.



« Ma allora deve essere un'ingegnere davvero bravo!! » Annuisco più volte all'uomo, osservando il curioso tatuaggio sul suo avambraccio per poi muovere nuovamente la mia attenzione sulla sua arma. « Potrei sapere che cosa fa? Ha una lama retrattile sulla punta? O magari spara uno di quei rumorosissimi proiettili? »



« N-niente di così particolare... » Farfuglia come un timido ragazzino di campagna, ma non ci vuole un genio per capire che sta solo sminuendo i suoi talenti. « Io sono Ral. »

« Piacere di fare la vostra conoscenza, monsieur Ral. » Faccio un mezzo passo indietro, intrecciando armoniosamente le gambe per esibirmi in un profondo inchino. « Il mio nome è Odette, come lei non ho titoli da seguitare ad esso. »

Meglio non spingersi più in la, per ora. Non mi sono ancora chiari i motivi della sua timidezza, anche se con ogni probabilità potrebbe trattarsi di un mero tratto della sua personalità. Però lo trovo interessante e, se i posti per questa spedizione sono limitati, non posso certo permettere che le sue scarse capacità di interazione sociale gli impediscano di partecipare! Dovrò fargli un piccolo favore, senza che se ne renda davvero conto. Mi dirigo con rapidi passetti verso il nano che, a detta di Bala, ha speso buona parte del suo tempo a ricercare una cura per la Corruzione. Se le sue ricerche dovessero portare ad un risultato... l'Akeran potrebbe davvero sopravvivere a questa nera marea demoniaca. Bala si è assicurata la mia presenza in questa piccola avventura, scrivendo di suo pugno una lettera di garanzia con il suo titolo nobiliare come assicurazione per la stessa.



« Bonjour, monsieur Turgay. » Mi ricolgo all'uomo chinando leggermente il capo, in segno di rispetto. Poi estendo a lui la lettera di Bala, tenendola con entrambe le mani. « Mademoiselle Bala mi ha inviato qui per documentare le vostre ricerche, sono davvero felice di conoscere l'uomo dietro alla ricerca più importante del Sultanato! »

« Oh, inoltre... » Taglio appena la distanza dal ricercatore, sussurrandogli qualcosa con un tono di voce appena udibile. « Anche il mio caro zietto Ral è venuto qui, ed è un ricercatore e uomo di scienza proprio come lei! Solo è piuttosto taciturno, ma le assicuro che le sue brillanti capacità deduttive le saranno di grande aiuto. »



Turgay dal canto suo si mostra come un nano dalla personalità briosa e spensierata, forse complice la sua recente scoperta o il lungo tempo passato in solitudine per perseguire la stessa. Nonostante la mia lettera di raccomandazione devo comunque convincerlo a farmi unire alla sua spedizione, viste le comode apparenze. Ral dal canto suo si è dimostrato fin troppo timido per controbattere sulla nostra presunta parentela e forse tanto basterà per seguirlo in qualità di arguta nipotina dallo spirito avventuroso. A somma di ciò tiro fuori il mio asso nella manica, dicendogli che ho visto il temuto Ahriman e sono sopravvissuta per raccontarlo. So che la prenderanno come una sciocchezzuola infantile, ma il fatto che essa sia la verità rende tutta la situazione ancora più buffa di quanto non avessi immaginato. Il mio caro zietto, invece, si produce in una dimostrazione di talenti generando sul posto un curioso corvo meccanico, creato con un'armoniosa combinazione di tecnologia e magia. Osservo la creatura con fare estasiato mentre questa vola in cerchio su di noi, per poi planare sulla spalla di Ral come un perfetto corvo ammaestrato. Golem, lui li chiama. Sfrutterò la nottata per fare un po di ricerche nella libreria, chissà che non trovi qualche libro interessante sulle arti evocative.

 
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Shavronne
view post Posted on 25/6/2015, 18:38









La riconobbe, la stessa sensazione che provò quando mise il piede fuori dal tempio sotterraneo e incontrò il mondo per la prima volta. Come allora il sole era fermo e implacabile e la sabbia regnava incontrastata ovunque posasse lo sguardo. Eppure quelle terre le sembravano nuove, erano nuove; così diverse dalla sua casa in molti aspetti e così inadatte a lei. Non aveva una ragione ben definita per pensarlo ma qualcosa in lei lo percepiva.
Si era spinta così lontano guidata dalla sua sete di curiosità e di dominio. Aveva provato sulla sua pelle quanto fosse arduo insidiarsi tra gli umani, evolversi nella loro società e accumulare potere. Per questo era scesa così tanto a Sud, aveva bisogno di alleati, doveva scoprire chi erano gli uomini dell'Akeran, doveva capire se potevano essere sfruttati.
Una folata di vento rovente la distolse dai suoi pensieri, stavano viaggiando da diversi giorni ormai. Si voltò distrattamente per avere l'ovvia conferma di quello che sapeva avrebbe visto: la scia di orme lasciata dei loro due cavalli estendersi in quella distesa gialla fino all'orizzonte. Sperava di essere sulla strada giusta, la sola idea di dover tornare indietro la fece rabbuiare.
Girò e rigirò il manico del suo parasole tra le mani chiedendosi se era il caso di iniziare a parlare del suo dubbio con Na'Haare. Lui cavalcava silenziosamente al suo fianco, non era di molte parole, ma almeno non aveva mostrato nessun cenno di cedimento anzi sembrava perfettamente tranquillo. Hebiko era nata nel deserto e aveva sviluppato una specie di affinità con quel territorio, l'unica cosa di cui aveva bisogno era il suo parasole e una cavalcatura, ma il suo compagno sotto quel turbante e così avvolto nei suoi vestiti pativa ancora meno di lei. Poi, mentre l'osservava per cercare di scoprire il suo segreto, i suoi occhi le fecero un cenno. Davanti a loro erano finalmente comparse le sagome di alcune case.

Il villaggio la deluse abbastanza, era piccolo e modesto così come la camera che aveva trovato per passare la notte dopo il viaggio ma almeno ebbe la conferma di essere nel posto giusto. Il mattino dopo si sarebbe dovuta incontrare con un uomo conosciuto come ammazza-demoni, aveva bisogno di gente per risolvere i suoi problemi e in lui aveva visto il possibile inizio del suo progetto.
Si presentò puntuale, in piazza vi erano una decina di persone oltre a lei pronte ad arruolarsi per la spedizione. Osservò ognuna di loro con calma, giocherellando e tracciando diversi cerchi con le dita nell'acqua della piccola fontana di marmo che occupava il centro di quel luogo. Probabilmente non tutti sarebbero stati presi per quella spedizione ma lei si sentiva tranquilla e di buon umore: era sempre la prima scelta.
Riconobbe l'ammazza-demoni sentendolo parlare con un uomo dai capelli castani molto lunghi, decise quindi di avvicinarsi e presentarsi.
« Tu devi essere l'organizzatore della spedizione. » Era un uomo molto più alto di lei, tanto che dovette alzare la testa per incontrare i suoi occhi ma gli rivolse comunque il suo solito sorriso. « Hebiko, e lui è il mio cavaliere Na'Haare. Vorremmo poterci unire a voi per dare il nostro contributo. Come avrai capito dal nostro accento non proveniamo da queste terre ma siamo a conoscenza del vostro problema ed è anche nostro interesse eliminarlo. »
« E cosa alimenta il vostro interesse? Vendetta? Senso del dovere? »
Quanto poteva essere sincera in quella risposta? Non molto. « Nulla di tutto questo, io direi più prevenzione: i caduto oggi minacciano voi e se non fermati chi può dire dove arriveranno un domani. E poi ammetto che c'è una seconda ragione... » Rimase qualche istante a osservare il suo volto ricercando le parole per quello che più gli premeva. « Entrambe le nostre regioni stanno vivendo un periodo "complicato" ma non dobbiamo per forza affrontarlo da soli. Con la giusta misura possiamo aiutarci a vicenda e io, per dimostrare il mio buon proposito sono disposta a marcare il primo passo. »
« Non sono una semplice minaccia, ma sono realtà. » le parole gli uscirono con tono grave, poi riprese. « Comunque, voi gente del nord non mi siete mai piaciuti. » Disse rivolgendo uno sguardo alla persona con cui aveva parlato poco prima. « Ma hai ragione, magari è un buon modo per dare inizio a una nuova collaborazione. Bene, sellate i cavalli, si parte. Tutti gli altri, tornate alle vostre case, mi dispiace ma non ho bisogno di tutti voi.»
Un sorriso soddisfatto comparve sul volto della principessa, non sarebbe potuta andare meglio. Poi tra il vociare insoddisfatto dei restanti le venne presentato Seagon Tigersoul detto la tigre del meridione, un uomo dalla carnagione scura che li avrebbe accompagnati in quel viaggio.

Aveva appena finito di sellare il cavallo della sua signora e stava per passare al suo quando lo sguardo incontrò quello della principessa. Nel suo passato aveva avuto a che fare con diverse damigelle o nobildonne ma mai ne aveva trovata una che aveva attraversato il deserto e stava per mettersi a combattere i caduti, dei quali non conosceva praticamente nulla, solo per una remota possibilità di potere. « Tutto questo diventerà sicuramente pericoloso, ne sei sicura? » Sentì il dito di lei posarsi sul suo petto per poi scendere fino al ventre. « È anche per questo che ti ho portato con me! » Na'Haare si girò e riprese a sellare il suo cavallo ma nemmeno il tessuto del turbante riuscì a soffocare la sua risata, voleva stringere un'alleanza con una persona chiamata ammazza-demoni!



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]


۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.


 
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view post Posted on 30/6/2015, 22:50

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Cronache dell'Abisso
« kür »




Lamrael

Dumašq si scorgeva da lontano, come una roccia affilata e tagliente che puntava verso il cielo.
La città sorgeva al centro d’una distesa di sabbia, su di un terreno scarsamente fertile e poco propenso alla coltivazione. Eppure Dumašq era una città fiorente, sviluppatasi durante il periodo d’oro dello schiavismo Akeraniano quando ormai, il fu clan Goryo, aveva appena iniziato ad allungare i suoi artigli sul territorio e la Fat Whore campeggiava in aria sopra le teste dei cittadini. La città, lontana dagli ideali estetici delle ricche città del Sultanato, era interamente costruita in pietra, con edifici che s’innalzavano verso l’alto alla ricerca di non si sa quale divinità. Era un blocco frastagliato di grigio pallore, con mura che la cingevano in un abbraccio protettivo. Gli ingressi alla città erano costituiti da enormi portoni di legno rinforzati in metallo ed erano poste presso i quattro punti cardinali. Le quattro porte della città fungevano da unica via per l’entrata ed erano sorvegliate da alcune guardie, esse avevano l’ordine di non far entrare nessuno. Grossi pozzi presenti lungo il perimetro della città fungevano da raccoglitori d’acqua piovana, sebbene la pioggia non fosse proprio un dono frequente in quei luoghi.
Lamrael e i suoi uomini, meno di quanti fossero prima della partenza, osservavano Dumašq da lontano.
La città era circondata da una perenne tempesta di sabbia; la rena volteggiava a destra e manca sospinta da un vento apparentemente magico. Le mura erano quasi invisibili, la sabbia, nei pressi della città, probabilmente avrebbe reso l’aria decisamente irrespirabile, mentre l’ululare del vento avrebbe coperto qualsiasi rumore, o per lo meno così Lamrael credeva.
La compagnia era giunta a Dumašq dopo otto giorni di viaggio estenuante lungo il deserto. Il sentiero, difficilmente seguibile se non per i natii della regione, era una traccia flebile nella sabbia, con solo pochi villaggi a interrompere la monotonia delle dune e, in uno di essi, Lamrael aveva ottenuto le informazioni che gli servivano.
Dumašq, città mercantile e fiorente, da alcune settimane aveva chiuso ogni traffico di merci, aveva smesso sia di rifornire le città esterne, sia di acquistare beni primari per la propria sopravvivenza. Le voci correvano lungo il deserto sospinte come sabbia dal vento, si narravano storie d’una dama nera che aveva conquistato Dumašq a comando di centinaia di mostri assetati di sangue. Altri ancora narravano d’una fantasma pallido e vestito di nero alla guida di creature abiette ancor più pallide e mal nutrite di chi li guidava. Qualsiasi cosa si diceva, il finale era sempre lo stesso: Dumašq stava venendo divorata dall’interno.
L’odore di morte riempiva i polmoni e lacerava le narici, cadaveri putrefatti probabilmente ammassavano le strade e, tutt’intorno alle mura, solo e soltanto ossa rotte spolpate fino a raggiungere persino il midollo.
Sulle mura, di tanto in tanto, capeggiava come monito, sopra delle lance spezzate, qualche testa decapitata con gli occhi sbarrati e terrorizzati mentre, a parte l’ululare del vento, regnava un sinistro silenzio.

Dumašq pareva la città dei morti viventi.

Il guerriero cremisi guardò i suoi compagni, infondendo in quello sguardo un coraggio che forse nemmeno lui possedeva.

« Dobbiamo cercar di entrare dentro quella città, possibilmente senza farci scoprire. »
Disse, perentorio.
« Ciò che cerchiamo è lì. »
L’uomo alzò il braccio, indicando il palazzo principale che svettava come una torre affusolata e appuntita verso l’alto. I suoi occhi d’oro baluginarono per un istante.
« In quel palazzo. »

Sua madre lo stava aspettando.

Günter Turgay

Dumašq era una fortezza nel deserto, una città d’una bellezza unica. Stoica e austera, era impenetrabile e imperturbabile, pietra color metallo che aveva resistito persino al dominio del Goryo.
Era, appunto, ora non più.
Di Dumašq non era rimasto altro che una città morta e grigia, con l’aria satura di tetra corruzione. Un fossile nel deserto frastagliato da un vento impetuoso di sabbia che dilaniava la pietra e rendeva le strade null’altro che cumuli di sabbia. Ovunque campeggiava la morte, cornice macabra d’una città che non esisteva più. Dal lato nord, dov’era Turgay con i suoi uomini, brutali crani scarnificati torreggiavano come fiaccole dalle mura. Teschi divorati e bucati, come se un corvo ne avesse picchiettato le ossa col becco, erano un avvertimento chiaro per chiunque cercasse, o pensasse, di invadere la città.
Quando il nano la vide, immediatamente capì che erano giunti a destinazione. Alcuni emissari del Sultanato, poco prima di morire, erano riusciti nell’intento di mandare alcuni messaggi al regno, persino qualche superstite era riuscito a raccontare quella storia.
Una donna dalla pelle candida come il pallore della luna, dal viso affusolato e tagliente, dagli occhi d’un profondo color d’oro ma ricoperti da venature rosse, dai capelli corvino e lunghi che cadevano fino alla schiena, dal viso angelico e dall’enorme bellezza, aveva conquistato e brutalizzato la città con centinaia di mostri al suo seguito. I nani superstiti narravano d’una furia ammantata in una lunga veste nera, un mostro che s’aggirava rapido tra le strade sguainando la sua spada come un fantasma etereo e impalpabile.
Chi non era abbastanza fortunato da morire, mangiato o dilaniato dalle armi e dagli artigli, rinasceva come uno spietato mostro, un demone dagli occhi rossi e dalla pelle slavata. Ma non era tutto, ad accompagnare la donna, c’erano due nani, anch’essi simili a mostri, mai dai capelli e dalla barba colorati. Il più piccolo aveva capelli e barba rossi come il fuoco mentre, quello un po’ più alto e corpulento, aveva i capelli verde smeraldo e legati in una maestosa treccia.
Günter non pareva aver molti dubbi, quei due nani erano Tulunay e Parsa, e lui doveva riportarli indietro.

« Tulunay e Parsa sono le guardie del corpo della Dama Nera, noi dobbiamo recuperarle e inniettare questa cura. » Il nano mostrò due siringhe ai suoi compagni.
« Dobbiamo penetrare nella città senza farci scoprire e, altrettanto in sordina, dobbiamo andarcene. »
Nonostante tutto, Turgay non perse il sorriso.
« Non sarà un’impresa facile, lo ammetto. »

“Ma è l’unica speranza che abbiamo”, pensò tra sé e sé.
L’assenza dei due comandanti iniziava a pesare in seno all’esercito nanico.

La Dama nera
.
Dumašq era dinanzi a lei, bella e delicata, come un piccolo castello di vetro.
La città, a metà strada tra Umut Alev e il Sultanato, era un ottimo punto strategico per i rifornimenti dell’esercito sempre crescente dell’Ahriman, inoltre Lady Siyah, così chiamata dai nani che l’avevano incontrata, necessitava d’un luogo in cui comandare, per saziare la sua sete di potere, e di sangue.
Lady Siyah una volta era una donna ambiziosa, animata da un sempre crescente desiderio di governare, d’essere una figura importante nel mondo. Questo suo desiderio, dapprima null’altro che una flebile scintilla in fondo al suo cuore, era cresciuto propagandosi come una forza immensa e incalcolabile, portandola a diventare qualcosa di nuovo, qualcosa che a tratti sfociava nell’onnipotenza. La Dama, guardava ora le città degli uomini e le vedeva piccole e insignificanti, spezzava vite con tremenda facilità, gustava il loro sangue con morboso compiacimento. Era un mostro affamato di potere, corrotto persino nel più piccolo lembo di pelle. I suoi occhi, una volta splendidi e dorati, ora erano striati di rosso, come il sangue di cui si cibava dalle sue vittime. La pelle era diafana e slavata, e aveva perso il colore bronzeo d’un tempo, mentre la sua bellezza, invece, non era sfiorita. Aveva ampie e carnose labbra rosse, col quale incantava chi gli si parava davanti prima di divorarli in sol boccone. Le sue vesti, ornate da un cappuccio che le coprivano i capelli corvino, erano interamente nere e celavano le sue forme da donna avvenente e procace. Le sue dita erano lunghe e affusolate, e spesso nelle mani stringevano due scimitarre d’argento a forma di mezze lune, con le quali falciava gli avversari.
Accanto a lei due nani, dalle vesti bizzarre e dai colori accesi, con barba e capelli tinti.
Tulunay e Parca erano due combattenti micidiali, ed erano le sue guardie del corpo, non che ne avesse particolarmente bisogno, ma quei due nani avevano deciso di seguirla come un’ombra, venerandola come una dea e, non l’abbandonavano praticamente mai.
Erano come due braccia in più al suo arsenale.
La Dama nera comandava un gruppo di cinquanta caduti, mostri deformi e pallidi, dai lunghi artigli e dalle fauci acuminati, mostri sputati dalle viscere dell’Abisso più tetro, affamanti come ratti della peggior specie.
Fremevano e scalpitavano sopra alla duna che s’affacciava su Dumašq.
D’improvviso la sabbia s’alzò, circondando la città in una violento vortice di rena.
Un sol urlo, vorace, profondo, tremendo e gracchiato, s’alzò nel cielo del Bekâr-şehir, mentre la città di Dumašq si preparò a essere sventrata, divorata da mostri affamati.
La Dama nera sorrise, estasiata, inebriata dal potere.
Affamata di sangue.



Cronache dell'Abisso - QM Point:

Scusate il ritardo, ho sperato fino all'ultimo che si iscrivesse qualcuno ma, niente, mentre Lunedì no nho avuto tempo per scrivere.. Grimauld per questa volta sono buono, il tuo pg semplicemente sparisce, ricordatevi che ho la facoltà di killarvi il pg e, la prossima volta, non esiterò a farlo.

Torniamo a noi. Vi butto direttamente nell'azione. Nell'ultimo PO vi ho presentato tre png in più fatto assaporare alcuni attimi pre battaglia. Ma ciò che vi interessa sono gli altri punti. Tutti voi dovete trovare un modo per penetrare nella città, ovviamente il tutto si svolgerà in confronto. Potete fare ciò che vi passa per la testa, ma è ovvio che, se non vi fare scoprire, la possibilità di riuscita sono molto più alte. Non ho descritto il viaggio poiché, a mio avviso, sono post alquanto noiosi da scrivere.

Fazione umana: Come hai capito resti da solo, ma non disperare, potrai usare Lamrael e Seagon come ti pare, purché con discrezione, azioni assurde verranno punite, tuttavia, per amor di coerenza, in game faremo che le azioni, e gli ordini, siano dettate da Lamrael. la porta è quella sud. Le informazioni le acquisite lungo il viaggio, anche qui massima libertà descrittiva su come la squadra le acquisisce, ciò che voglio, tuttavia, è sempre COERENZA.

Fazione nanica: voi giungete alla porta nord di dumasq senza incontrare villaggi dopo 8 giorni di marcia. Le informazioni descritte nel post ve le dice lo stesso Turgay, anche qui potete fare voi con discrezione o affidarvi a me per un mini dialogo, ma preferirei la prima per dare a voi utenti massima libertà descrittiva. Anche voi come sopra dovete penetrare nella città, ma Turgay è un po' meno "utile" per il momento, rispetto a Lamrael, in sintesi ve la dovete cavare da soli.

Giostriamo il tutto in confronto. Salvo ripensamenti dell'ultimo secondo è l'ultimo post che gestiremo così.


Edited by Lud† - 1/7/2015, 08:18
 
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Shavronne
view post Posted on 7/7/2015, 17:53









Ancora non erano riusciti a scorgere il grigiore degli edifici occupare l'orizzonte quando il fetore di morte li raggiunse. Fu in quel momento che il gruppo, dopo otto lunghi giorni di marcia nel deserto, ebbe la conferma di essere giunto a Dumašq.
Le voci che avevano raccolto durante le loro soste nei villaggi erano tutte inquietanti e spaventose. La principessa sul subito aveva sorriso a quelle affermazioni; era abituata alle sue terre dove le leggende popolari venivano facilmente gonfiate ma quando vide le mura dovette ricredersi. Seminascosti dal forte vento, che creava una vera e propria coltre di sabbia, i segni del pericolo apparivano chiari e inconfondibili. Ossa rotte, divorate da qualcosa che non aveva nulla di umano contornavano il suolo seguendo tutta la cinta muraria della città. Sopra di essa alcune sagome di teste mozzate sembravano voler allontanare chiunque avesse avuto la sfortuna di imbattersi in quel luogo infausto.
Il suo sguardo si incrociò con quello di Na'Haare, anche lui avvolto da un'espressione seria e preoccupata sembrava condividere il suo stesso pensiero: entrare non sarebbe stato facile. D'altra parte la determinazione di Lamrael e Seagon rimase inalterata. Tutti si mossero verso quello che secondo il loro orientamento doveva essere l'entrata Sud della città ma dopo alcuni passi dovettero fermarsi. Sopra il grande muraglione due guardie si erano appena affacciate verso di loro, ancora qualche passo e lo schermo di sabbia non sarebbe più riuscito a coprire i loro corpi.
Hebiko venne scossa da un impeto di rabbia e frustrazione, odiava doversene stare nascosta come ratto. Abituata a eliminare i suoi ostacoli il fisico le rispose quasi automaticamente. Sentì il veleno salirgli su per la gola dandole quella sensazione di piacere macabro che tanto la soddisfaceva e la faceva sentire potente. Rimase ad osservare con trepidazione la sagoma di una delle due guardie, poteva percepire la sua sostanza viaggiare in quella tormenta e infilarsi tra i granelli di sabbia nel vento. Poi successe tutto velocemente, il bersaglio cadde a terra ma il compagno invece che fuggire o soccorrerlo, dopo una rapida occhiata, corse prontamente verso torre di vedetta e lì la ragazza notò con terrore una campana. Era stata avventata.
La nuova dose di veleno venne generata dal suo corpo accompagnata solo da un fastidioso sforzo e quando la sua arma abbandonò le labbra per un attimo rimase senza fiato. Si mosse abbastanza velocemente: la seconda guardia cadde sotto il suo attacco prima di riuscire a dare l'allarme.
Scambiò una rapida occhiata d'intesa con il resto del gruppo e poi tutti si lanciarono in una rapida corsa verso il portone d'ingresso. Una volta giunti rimasero a osservarlo per qualche istante, poi Lamrael si rivolse ai suoi compagni.

« Ci sono 4 caduti, sento i loro passi, il loro battito, la loro puzza. »

Non potevano usare l'entrata principale quindi si spostarono verso le mura. Camminare in quella zona era disgustoso, di tanto in tanto qualche loro passo frantumava alcune ossa producendo uno scricchiolio sinistro che la ragazza accompagnava con smorfie di disgusto. Poi si fermarono; Lamrael aveva iniziato a tastare con una mano le mura poi, improvvisamente, si avvicinò a Hebiko chiedendole i suoi aghi dorati. Perplessa per quella richiesta ma vedendo la sua serietà e determinazione iniziò a sfilarseli con delicatezza dai capelli. A ogni estrazione una ciocca nera le cadeva sul viso o sulla schiena fino a quando la sua curata pettinatura fu completamente sciolta. La nuova sensazione dei capelli lasciati liberi le causò un leggero disagio ma non lo diede a vedere e, in fine passò i suoi aghi.

« Adesso scaliamo. »

I suoi occhi si sgranarono per lo stupore, con le punte dorate in pugno l'uomo iniziò la sua scalata. Ad ogni colpo, secco e potente, uno di loro entrava conficcato nel muro per metà della sua lunghezza. Continuò finchè non raggiunse la cima lasciando dietro di se un percorso cosparso di pioli.
Uno dopo l'altro raggiunsero la superficie della muraglia e appena la ragazza terminò la sua scalata si diresse verso la guardia colpita poco prima. La vide rantolarsi nel dolore e dopo aver sfoderato la sua spada, dal parasole legato al fianco, fece entrare la lama nella sua gola senza esitazione. Poi venne il turno della seconda sentinella, solo che questa volta la punta si fermò a pochi centimetri dalla sua giugulare. Invece di finirlo gli chiese come arrivare al palazzo in modo sicuro ma il caduto si limitò a fissarla negli occhi e ad accennare un debole sorriso. "Allora muori."
Ma Lamrael la interruppe appoggiandole una mano sulla spalla, poi schiacciò con un piede il busto della guardia rantolante. Nei suoi occhi comparve un lampo di rabbia che scatenò un brivido lungo la schiena della ragazza. Il caduto iniziò ad agitarsi improvvisamente cercando di divincolarsi dalla stretta e, subito prima che il suo sterno venne sfondato, con voce tremante indicò un edificio accennando a un passaggio segreto senza sorveglianza.

Non ebbero particolari difficoltà a raggiungere la struttura, Lamrael sembrava fiutare la presenza dei nemici e modificare i suoi spostamenti di conseguenza. Una volta arrivati si resero conto che l'edificio ai tempi in cui la città non era corrotta doveva essere un bordello. Era composto da diverse stanze, ognuna delle quali arredata con un letto e alcuni mobili avvolti da ragnatele e logorati dal tempo e dalla muffa. Ai suoi vecchi fasti doveva essere un luogo di una certa classe. A fare da testimoni vi erano, al posto delle porte, delle tende strappate e sgualcite ma di stoffa pregiata e di diversa colorazione in base ai resti di pittura della camera cui aprivano.

« È probabile che ci sia qualche passaggio segreto per il palazzo, non è la prima volta che qualche nobile voglia godere di certi servizi senza essere visto. Cercate botole sotto i letti o porte dietro tende e armadi. »

Hebiko sorrise segretamente con malizia alle parole del suo cavaliere, era a conoscenza della sua vita passata a corte e dei servizi che donava alla sua marchesa ma in quella situazione evitò di stuzzicarlo.
Dopo alcuni minuti di ricerca Seagon trovò l'entrata di un passaggio dentro un armadio dando conferma ai sospetti di Na'Haare.
La strada sì allungava sottoterra in un corridoio stretto e buio, il gruppo continuò a percorrerlo fino a che non raggiunse una stanza. L'odore di cadavere si fece molto più intenso di quello che aleggiava in superficie e ad accompagnarlo si udì il suono di alcune voci, parole di una lingua sconosciuta. Istintivamente tutti portarono le mani verso la propria arma, forse avrebbero dovuto combattere.





B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
HEBIKO
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Stato fisico:75%
۩ Stato mentale:75%
۩ Riserva energetica:110%
۩ CS:0
۩ Abilità passive://
۩ Abilità attive:Veleno mentale X2
CITAZIONE
L'aspetto più pericoloso degli Hachurui è sicuramente quello riguardante il loro veleno. Hebiko ha plasmato questa sostanza secondo la sua personalità: un arma subdola quanto letale. Un gas inodore ed incolore, rilasciato dalla bocca, con la capacità di raggiungere con precisione la vittima designata. Esso, a differenza dei comuni veleni, andrà a colpire la mente del contagiato creando in lui la macabra convinzione di stare andando in putrefazione. Sebbene questa sostanza agisca sulla psiche gli effetti immaginati prendono realmente forma sul corpo dell'assoggettato, creando veri e propri decadimenti dei tessuti fisici del corpo.
Abilità personale(4/25): la tecnica è di natura psionica e ha un costo di energia pari ad alto. I danni causati invece saranno fisici e pari al consumo della tecnica stessa.
Consumo all'energia: alto

۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.

LAMRAEL
Energia [100] - Fisico [150] - Mente [50]



۩ Stato fisico:150%
۩ Stato mentale:50%
۩ Riserva energetica:85%
۩ CS:2 Forza
۩ Abilità passive:
CITAZIONE
Lamrael era un uomo buono, dal cuore puro e ricolmo di gioia e umanità. Privo di quella cattiveria insita negli uomini dell'Akeran. Rusticus di nascita e per definizione, Lamrael ha elevato la sua condizione naturale sviluppando virtù che lo hanno elevato dal semplice status di contadino. Vuoi per fato, vuoi per passività agli eventi, Lamrael ha abbandonato la vita campana per dedicarsi alla battaglia continua, alla rincorsa estrema contro il male di cui lui ne è divenuto fiero oppositore. La sua forza umana è cresciuta, il suo corpo lo ha forgiato in un combattente eccezionale e imbattibile, una macchina da guerra letale e indistruttibile. Molti dei suoi sensi si sono sviluppati sul campo di battaglia, amplificandosi e diventando letali, quanto quelli di un predatore e di un leone. L'olfatto soprattutto e cresciuto, permettendo a Lamrael di stanare sempre la propria preda. In termini di Gdr, spendendo uno slot di utilizzo, Lamrael sarà in grado di percepire l'aura del nemico. (Numero di utilizzi: 6->5)[Amuleto dell'auspex]

۩ Abilità attive:~ Increase
CITAZIONE
La rabbia, il dolore, l'allenamento, lo sforzo, tutte componenti che hanno portato Lamrael a sviluppare una forza superiore a quella degli altri, tuttavia in alcune situazioni questa forza potrebbe non essere sufficiente, potrebbe non bastare contro avversario molto più forti di lui, per questo Lamrael ha imparato a spingersi oltre ogni suo limite, oltre ogni umana comprensione. In termini di gdr Lamrael, spendendo un consumo a scelta tra basso, medio, alto e critico, può rispettivamente aumentare i propri CS in forza di 4, 8 e 16 unità. Natura Fisica, consumo risorsa: Energia. [Pergamena Fortificazione minore + comune + superiore + suprema]. Consumo medio

Intimidate
CITAZIONE
Così come Lamrael incute rispetto, coraggio, fiducia, così può intimidire gli avversari, spaventarli con la sua ferocia, con i suoi gesti, le sue parole, anche un semplice sguardo. L'avversario si sentirà spaventato, intimorito dinanzi alla sua violenza, alla sua rabbia, dandogli il tempo necessario per attaccare, per agguantare la sua prede. La tecnica ha valenza di influenza psionica Bassa, e come tale va contrastata; perché venga attivata con successo è sufficiente stabilire un qualche tramite visivo o uditivo con l'avversario, il quale sarà spaventato da Lamrael, paura che non gli permetterà una pronta reazione negli istanti successivi alla tecnica. Cagiona un danno Basso alla psiche della vittima [Bassa personale].

۩ Note: Spero di aver fatto giusto lo specchietto di Lamrael, nel caso di qualche svista dimmi pure. Intimidate ho inteso il costo in energia.


 
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DanT&
view post Posted on 7/7/2015, 17:55




Cronache dell'Abisso
kur





Dumašq.
Ral restò a bocca aperta, già da lontano, nel vederla stagliarsi ondeggiante nell'afa del deserto.
La città fortezza, costantemente sferzata dal vento caldo di sabbia dorata, si ergeva fiera e scura, come metallo antico e testimone.
Immobile, silenziosa, pareva fosse lì da tempo immemore, inamovibile come solo certe cose possono esserlo nella storia.
La strada per raggiungerla era stata faticosa, spossante, il calore delle dune ed il loro ritmico alternarsi aveva svuotato l'inventore della capacità analitica di cui riusciva a fare spiccatamente sfoggio, solitamente, impregnandolo d'una apatia strana e stanca che lo ridusse al silenzio fino alle alte mura della città.
Dai merli e dai camminamenti, innumerevoli crani dalle orbite nere e vuote sorridevano ai nuovi venuti con fare sardonico. Le ossa, bianche, si spaccavano per rivelare l'interno vuoto con cui qualcosa v'aveva probabilmente banchettato. Ral le osservò preoccupato.
Non aveva certo intenzione di voler fare da macabro ornamento, non era nei suoi piani, assolutamente no, ma aveva l'impressione che girare i tacchi e darsela a gambe levate non sarebbe stati poi una così cattiva idea, seppur poco professionale. La accarezzò per un istante prima di venire interrotto nei suoi pensieri.
Annuì poco convinto alle informazioni di Turgay. Erano piene di buoni propositi, ma di piani studiati a tavolino per penetrare in una fortezza all'apparenza inespugnabile non aveva ancora fatti saltar fuori.
A chi toccava estrarre dunque dal cilindo un'idea se non a lui? Un inventore?
Mosse le mani veloce, dando vita ad uno scricciolo d'uccello, un passerotto, così piccolo da suscitare nel suo creatore un immotivato moto di tenerezza, ben nascosto agli sguardi dei compagni, forse tradito però dalla cura con cui lo maneggiò per mostrarlo agli altri.
Esploratore…
Mormorò mentre il minuscolo golem appena nato gli becchettava il palmo calloso della mano.
Studiare il problema.
Partire dalle basi.
Accompagnò delicatamente il frullio d'ali della sua creatura, aiutandolo a librarsi per la prima volta in volo, libero e senza catene, nella calda aria del deserto. Poi i suoi occhi brillarono azzurri, magnetici, e si ritrovò a volare.


Quello che riuscì a raccattare non fu molto, ma almeno diede un'idea di ciò che li attendeva: morte e ossa. Putrefazione e cadaveri pullulavano, rendendo Dumašq un enorme verminaio da cui avrebbe voluto essere distante anni luce.
Scosse la testa rispondendo alle domande dei compagni. No, non poteva scoprire altro, intanto, se non che le mura erano pattugliate regolarmente.
Idee? Lui ne aveva già avuta una: gli altri? Avevano anche intenzione di collaborare o sarebbe dovuto penetrare da solo a palazzo?
Di certo questo era l'esperimento più movimentato a cui avesse mai preso parte anche se Turgay, probabilmente promettente come uomo di scienza, come uomo d'azione lasciava molto a desiderare. Il capo di una spedizione come la sua non può permettersi di affidare tutto nelle mani dei suoi accompagnatori, Ral non approvava la condotta di chi, un esperimento tanto importante, non lo viveva nel pieno della sua interezza. Si riescono a cogliere sfumature che fanno la differenza tra la vita e la morte in ogni istante, anche durante la preparazione di quella che è poi la vera e propria fase sperimentale, dunque non bisogno sottovalutarla, anzi.
L'inventore annuì alla ragazzina, stranissima comprimaria dalle idee bizzarre.
Un esercito di costrutti? Certo, poi con loro conquistiamo la città e poi, già che ci siamo, il prossimo passo sarà Theras intera. Poco fattibile, poco percoribile, anche se l'impegno messo dalla ragazza da i suoi sfrutti quando solletica l'immaginazione ingolfata dell'inventore.
Passaggi segreti. Giusto!
La dice radioso, sorridendole.
Sgattaiolare fino alla mura senza farsi vedere è un attimo e la raccolta d'informazioni veloce.
I pozzi!
Comunica al resto del gruppo trionfante. Avevano trovato una via d'entrata mentre intanto, il passerotto, s'era rifugiato in un angolo alto e buio del palazzo, vigile.


Era convinto che i cunicoli del Baathos gli fossero bastati per un po', ma evidentemente di luoghi stretti e bui non sembrava averne abbastanza. Si ritrovò a dover strisciare, ultimo della fila, nei tunnel strettissimi che formavano il sistema idrico della fortezza. Indubbiamente mirabili perché costruiti ed ancora integri, lì, da chissà quanto, anche se adesso prosciugati, ma decisamente scomodi per un tipo allampanato come il tecnomago.
Odette come aprifila si rivelò particolarmente utile.
La sua statura minuta gli consentiva di essere veloce, leggera, duttile in quella fase delicata d'esplorazione. Tutti sapevano che persino lì alcuni caduti potevano essersi andati a rifugiare, e ce ne sarebbero potuti essere anche di guardia, quindi meglio non lesinare nulla in cautela.
La ragazzina sembrava esser nata per quel ruolo, tanto andava veloce e reperiva informazioni secondo quello che, supponeva il mago, pareva un olfatto incredibilmente sviluppato anche se non afferrava la causa di tale virtù.
Ad un bivio Ral disse la sua.
A sinistra odore di umano, a destra quello di caduto.
Forse qualcuno è sopravvissuto e cerca di resistere…
Azzardò.
Con suo grande scorno però venne subito smentito.
Raggiunta Odette che aveva guadagnato per prima la postazione da cui spiarli, una dozzina di uomini stavano lì sorvegliati a vista da quattro caduti che li tenevano prigionieri per chissà quale arcano motivo. A monte tutti i desideri di avere un po' d'aiuto da quei relitti d'uomini che sembravano vivi come una candela prossima all'estinguersi.
Ral si mosse a disagio.
Non gli piaceva lasciarli lì al loro destino, ma teneva alla sua pelle più che a quella degli altri e lì, in quell'angusto spazio, cosa avrebbero potuto fare?
Non era il loro compito salvare tutti nel mondo, potevano ancora tornare indietro e lasciarsi alle spalle quel gregge incatenato ed andare diritti all'obiettivo, cercare in qualche modo di portare a temine l'esperimento e tagliare la corda il prima possibile.
Esca? Non se ne parla.
Mugugna nei confronti di Odette.
Perché diavolo vuoi salvarli? Si spazientisce.
Ma il tempo delle parole secondo lei era già finito ancor prima di mettersi a parlamentare, cosa che lo mandò su tutte le furie.
Dannazione.
Fu tutto quello che riuscì a dire quando a causa di uno starnuto tutti e quattro i caduti si girarono verso di loro.
Dannazione.
Ribadì impressionato mentre la gola di uno di essi veniva squarciata come burro fuso dalla mannaia di un boia.
Quella scena riscosse i prigionieri che accecati dall'opportunità di assaporare nuovamente la liberà si scagliarono contro le guardie, uccidendone una, ma rimanendo feriti gravemente, uno probabilmente già morto.
Dannazione.
Sbuffò esasperato l'inventore.
Un caduto era ancora vivo e guardava proprio nel punto in cui Ral supponeva ci fosse Odette.
Il tecnomago però non aveva il tempo di preoccuparsi per quella peste. La sua attenzione era già rivolta verso uno dei due caduti ancora “vivi” ed il lupo creato al volo, con più plasma che materiale vero e proprio, gli aveva aperto la gola.
Là!
Lo indirizzò con un gesto imperioso della mano.
Come si faceva a lasciare in pericolo una ragazzina?
Osservò però, angosciato, la sua creatura crollare e poi, sbalordito, la gola dell'ultimo caduto aperta da un orecchio ad un altro.
Odette ricomparve, macchiata di sangue e con gli occhi brillanti d'una luce strana.
E adesso?








q8qu



Narrato
Pensato
Parlato

• Stato fisico: Illeso

• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: [ 0]
• Strategia per il turno (Abilità + Oggetti):

Richiamo minore esteso:
Lo sciamano richiama un alleato (o una somma di alleati) sul campo di battaglia, per farlo combattere al suo fianco o al suo posto. La creatura così evocata disporrà di una riserva di 0CS e sparirà dopo quattro turni, oppure dopo aver accumulato un danno complessivo pari a basso. [0 CS - Intelligenza]
consumo: basso

Evocazioni vincolate:
Il legame tra uno sciamano e le sue evocazioni è indissolubile e, in alcuni casi, persino sacro. Lo sciamano istituisce con i propri alleati un vincolo profondo, che gli permette di sfruttarli anche per scopi che vadano oltre al mero combattimento. Consumando un utilizzo di questa passiva, lo sciamano è in grado di condividere i sensi con la propria evocazione per un intero turno di gioco; durante questo tempo, egli potrà vedere attraverso gli occhi della creatura e ascoltare attraverso le sue orecchie, come se fosse lì.
consumo: passiva; 6 – 1 = 5 Utilizzi rimanenti

Passiva; toccando una roccia l'utilizzatore dell'artefatto sarà in grado di scoprire informazioni relative al territorio - quali fauna, flora, abitanti, clima. 3 – 1 = 2 Utilizzi rimanenti

Richiamo minore:
Lo sciamano richiama un alleato (o una somma di alleati) sul campo di battaglia, per farlo combattere al suo fianco o al suo posto. La creatura così evocata disporrà di una riserva di 1CS e sparirà dopo due turni, oppure dopo aver accumulato un danno complessivo pari a basso. Il tipo di CS dell'evocazione va specificato al momento dell'acquisto. [1 CS - Forza]
consumo: basso

Evocazioni fortificate:
Le creature o gli alleati richiamati in campo dallo sciamano sono impareggiabili rispetto a quelle impiegate da chi non ha il suo stesso talento. Sfruttando la sua esperienza impareggiabile nel campo e consumando un utilizzo di questa passiva, lo sciamano è in grado di donare 1CS aggiuntivo alle sue evocazioni quando queste scendono sul campo di battaglia, dello stesso tipo di quelli che l'evocazione già possiede.
consumo: passiva; 6 – 1 = 5 Utilizzi rimanenti


• Equipaggiamento:

E [150 – 10 = 140]

F [75]
M [75]
Bastone da mago – Niflaot Marahal [artefatto] [Integro]
Barlume [artefatto] [Integro]


• Note:

Nulla da segnalare, tutto si svolge come concordato in confronto e per vie private. Spero sia gradevole, buona continuazione.
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view post Posted on 7/7/2015, 22:49
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Bekâr-şehir - Dumašq
«Il Pozzo dei Desideri»

Mastro Turgay so era preparato di tutto punto per questo viaggio, come avrebbe fatto qualsiasi nano. Ormai le lande desertiche erano divenute la loro dimora e casa, le dune nulla più che familiari onde del mare di sabbia. Acqua in abbondanza, cibo semplice e duraturo. Io dal canto mio ho provveduto a nutrirmi in abbondanza poco prima della partenza, ingordigia a parte non avrò bisogno di sangue per un mese abbondante. Ciò non toglie che marciare per otto giorni nel deserto senza incontrare nemmeno un campo di Beduin può dimostrarsi davvero spossante. Fosse stato per me avrei marciato durante la notte, in fondo il gelo mi è familiare e l'oscurità mi rende il tutto più semplice da sopportare. Peccato che io sia la sola che al buio riesca a vederci qualcosa. Poco male, l'importante è essere arrivati a destinazione, no? Dumašq, ricordo di esserci stata in passato, quando si poteva ancora definire una città-fortezza. Una piccola e briosa cittadina nel bel mezzo di una rotta commerciale, piena di bancarelle dalla tarda mattinata fino al calar del sole. Un'importante meta per qualunque viaggiatore, fossero essi in partenza o in arrivo nelle terre del Sultanato. Posso immaginare perché i Caduti abbiano deciso di conquistarla, ma la domanda è... come? Le mura sono spesse e robuste tanto quanto i cancelli della stesa, ogni torre una piccola guarnigione di almeno una decina d'arcieri, o forse fucilieri con i tempi che corrono. Eppure le stesse mura sembrano intatte, non mostrano alcun segno di una città scampata ad un assedio e dubito fortemente che i caduti si siano messi a riparare le mura con una tale maestria da eguagliare l'arte degli intagliatori di pietre nanici. No, qualunque cosa sia successa ha avuto origine dentro la città stessa. Come un morbo virulento che ha finito col consumare tutta la vita presente al suo interno. E dulcis in fundo, le anime corrotte a cui noi dobbiamo somministrare la cura sembrano essere proprio le guardie del corpo del Caduto scaltro abbastanza da assediare un'intera città senza graffiarne nemmeno un muro. Dovremo essere cauti, ben più di quanto lo zietto possa permettersi, forse. L'unica nota positiva sembra essere un costante turbinio di sabbia che cinge la città per intero, capace di garantire quel tanto di copertura necessaria ad infilarci di soppiatto. Infilarci, si, ma come? Iniziamo a discutere sul modus operandi appropriato per infiltrarci nella città fortezza, scartando un paio di idee balzane mentre lo Zietto manda uno dei suoi costrutti a fornirci un po di spionaggio aereo. Strade in rovina e piene zeppe di cadaveri, la grossa torre al centro della città il centro di comando con all'interno i nostri due obbiettivi. Insomma, tanto per sottolineare l'ovvio. Meglio dare una mano, altrimenti qui fuori finiremo per diventare parte integrante del deserto. Per quanto mi piaccia buttarla sul divertente, davvero non è il caso di perdere tempo qua fuori.



« Forse non dovremmo percorrere la via più ovvia, no? » Si, in fondo, quasi qualunque signorotto o governante fornisce il suo palazzo di un passaggio segreto o di una via di fuga secondaria se le cose fossero volte al peggio. « Ho letto su un libro che quasi ogni castello ha una piccola via segreta, usata per far fuggire i membri di una famiglia nobile in caso di pericolo. Magari... c'è né una anche qui attorno? »

« Passaggi segreti. Giusto! » Ed eccolo li, lo scienziato eccitato come un bambino. Si avvicina alle mura non visto, ed in appena pochi secondi ha già trovato la risposta al quesito. « I pozzi! »

« Non sarà un passaggio segreto, ma se sono strutturati come quelli di Quashara allora non dovrebbe essere difficile raggiungere il palazzo. » Annuisco un paio di volte a Ral, sorridendo gioiosamente alle sue deduzioni. « Sai così tante cose, zietto! Però dobbiamo comunque fare attenzione, a quei cattivoni gli piace nascondersi in luoghi freddi e bui. »



A dirla tutta non mi dispiace affatto dover usare i pozzi cittadini come ingresso, in fondo per me non è un problema infilarmi in qui piccoli cunicoli e notarne altri ancora più stretti dove solo qualcuno della mia stazza poteva infilarsi mi dava una certa sicurezza. Se tutto fosse volto al peggio almeno sapevo dove potermi nascondere. Decido di prendere iniziativa e pormi come apri-fila del nostro singolare gruppetto, sfruttando appieno ognuno dei miei sensi per muovermi non vista e non udita tra le ombre dei canali sotterranei. Dapprima il lento spostamento dell'acqua portato dai movimenti dello zietto e di mastro Turgay, poi lo squittire e l'incessante zampettare dei ratti che erano sopravvissuti nutrendosi dalle carcasse sovrastanti. Infine ogni suono esterno sembra tacere, vi è solo silenzio. Forse sono talmente sicuri di se da non aver pensato ad un attacco dal basso O ancor più semplicemente, non pensavano esistesse qualcuno pazzo abbastanza da tentare un'impresa tanto folle. Ridacchio tra me e me, persa nei miei pensieri, finché non mi trovo davanti ad un bivio. Da destra proviene una pungente puzza di putrefazione, probabilmente gli interni del palazzo. Da destra invece un odore ben più sorprendente, il distintivo odore di sangue fresco e vita. Odoro più e più volte, sporgendomi verso la galleria mentre penso che il mio naso mi stia giocando in tiro mancino. Ed invece no, c'è veramente qualcuno ancora in vita in questa città divorata dalla Corruzione. Non so ancora come, o perché. Ma so che è nostra priorità salvare chiunque si trovi alla fine di questo tunnel. Ed infatti non ci vuole nemmeno un minuto per giungere a destinazione. Sbircio appena fuori dal pozzo, notando una buona dozzina di uomini intorno ad esso con l'intento di abbeverarsi e pulirsi. Intorno ad essi non è difficile percepire la mefitica presenza di quattro caduti, probabilmente le loro guardie per quell'insolito atto di gentilezza. Molti prigionieri e pochi nemici, non posso certo lasciarli a se stessi finché ho un vantaggio così ovvio davanti a me. Ricorro alla mia conoscenza nella Scuola d'Illusione, svanendo completamente agli occhi di tutti per osservare meglio la zona intorno al pozzo. Pochi nemici, molti prigionieri desiderosi di libertà e... noi. Mi basterà chiedere al mio caro zietto di attirare l'attenzione dei Caduti, nulla di complicato.



« Zieeeeettoooo.... » Mi rivolgo a Ral con tono infantile e implorante, come una nipotina sul punto di chedere al proprio zietto una porzione extra del dolcetto serale. « Potresti attirare quei cattivoni, per favore? »

« Esca? Non se ne parla. » Dice lui con fare piuttosto convinto, per la prima volta fermo e deciso sulle sue idee. « Perché diavolo vuoi salvarli? »

« Perché noi siamo forti e loro invece no. » Il tono di voce si fa immediatamente serioso e profondo, le sopracciglia aggrottiate anche se nessuno poteva vederle. « Perché tutti meritano di essere salvati... »



Non avevo bisogno che Ral accettasse il mio piano, bastava che io non gli dessi altra scelta all'infuori della battaglia. Inalo profondamente prima di far echeggiare tra le pareti del pozzo un poderoso starnuto, attirando l'attenzione delle guardie sullo stesso. Un sorrisino malevolo si spande sul mio volto mentre il povero Ral impreca beatamente a quella singolare svolta nella sua avventura. Forse non me ne vorra a bene per questo, ma un diversivo è sempre fondamentale in un buon piano dove bisogna ingannare il nemico. Mentre mi distanzio dal pozzo ingerisco una delle mie Caramelline, lasciando che le sostanze potenzianti all'interno della stessa rinforzino i miei muscoli e affinino i miei sensi. Poi la vedo, un'apertura nella loro difesa, un caduto che resta un po po in dietro degli altri. Con un movimento rapido e preciso mi scaglio contro la creatura, cingendo il suo collo con il mio braccio sinistro mentre arso un bel sorriso sulla sua gola con un semplice pugnale di fattura nanica. Ed eccoci al momento della verità, quell'istante in cui i prigionieri intravedono una piccola ma reale possibilità di salvezza. Alcuni sono terrorizzati da quanto visto, ma altri si scagliano violentemente contro uno dei caduti per poi massacrarlo di botte. E non lo dico tanto per dire, senti distintamente il suono delle sue ossa che si spezzano contro i volenti pugni dei suoi prigionieri, un curioso concerto che si conclude con il suono netto e inconfondibile di un collo spezzato. Dei due caduti rimasti uno non si fa scrupoli e mena un rapido fendente con i suoi artigli putrescenti, finendo all'istante uno dei prigionieri. A questo punto si genera un chiaro stallo, con uno dei due caduti che sembra mantenere il suo sguardo fisso verso di me. Possibile che sia riuscito a vedermi? No, improbabile, probabilmente cerca solo un segno dell'assalitore invisibile. Ed è talmente concentrato nella sua ricerca da non notare il golem dello zietto, che gli squarcia la gola di netto con un singolo morso, riversando al suolo il suo sangue nero come la pece. A quel punto tutto ciò che devo fare è aspettare che l'ultimo caduto volga la sua attenzione sul golem canino, attaccandolo con tutta la sua forza e abbassando la guardia. Scatto rapidamente contro il Caduto rimasto, sfruttando la parete per scagliarmi contro di lui e conficcare la lama nella giugulare, tirandola fuori rapidamente per offrirgli in fato simile a quello del suo compagno caduto. Mi fermo dietro al nemico sconfitto mentre l'incantesimo decade dalla mia forma, mostrandomi nuovamente agli occhi dello zietto e dei prigionieri. Mi soffermo sul sangue che i Caduti hanno riversato al suolo, al puzzo mefitico di ciò che una volta sarebbe stato un delizioso spuntino. Uno dei prigionieri non è riuscito a salvarsi, la cosa non mi fa per niente a genio. Ma adesso, con un po di fortuna, potrei aver guadagnato un piccolo esercito. Devo solo trovare l'armeria della torre.



« Visto, Zietto? » Sorrido con fare fanciullesco ed innocente a Ral, saltellando verso di lui come fosse la cosa più naturale del mondo. « Non è stato difficile salvarli, sono sicurissima che anche tu sei contento di aver aiutato. »






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS {2 Forza; 2 Velocità}

Fisico {Leggermente Ferita - 75%} ~ Mente {Sana - 75%} ~ Energie {140%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (5/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (5/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (5/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (5/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (6/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (5/6)


Attive:

Occultamento: La mia istruzione nelle arti magiche è stato altrettanto esemplare. In molti non lo sanno ma il vampirismo ha una natura strettamente legata alla magia, permettendo verosimilmente ad ogni vampiro di apprendere le arti magiche con grande rapidità e semplicità rispetto ad un essere umano o a qualunque appartenente alle razze comuni del Thedas. La magia si suddivide in varie scuole e la mia preferita è senza ombra di dubbio quella dell'Illusione. La prima capacità che io abbia mai appreso è stata quella di divenire completamente invisibile, e vi assicuro che la cosa non è semplice come sembra! Ci vogliono settimane di pratica, senza contare il fatto che il corpo all'inizio non riesce ad orientarsi se non riesce a vedersi. Può suonare strano ma è la pura e semplice verità! Certo la fatica è remunerativa quando puoi semplicemente sparire in un battito di ciglio e lasciare il tuo nemico li, imbambolato come un babbeo.
La pergamena è una tecnica di invisibilità di natura magica che rende il caster invisibile per l'intero turno in cui viene utilizzata. Questa però non è in grado di annullare un qualunque suono prodotto dal proprio corpo o le tracce lasciate dal proprio passaggio. [Media]

[Corallo]







Tutto come da confronto, nulla di rilevante da segnalare.


 
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view post Posted on 10/7/2015, 16:47

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Cronache dell'Abisso
« kür »

Lamrael

Il fetore di morte rendeva l’aria irrespirabile.
Un odore del genere Lamrael lo aveva sentito soltanto nelle viscere più recondite dell’Abisso, lì dove la morte, la putrefazione e l’aria stantia la facevano da padrone.
Il guerriero guardò il suo piccolo gruppo di uomini, lo guardò fiducioso, se era riuscito a fuggire dall’Abisso con ben diverso accompagnamento, fuggire da Dumašq non sarebbe stato poi così tanto difficile solo che, quella volta, non aveva un vero piano di fuga.
Lamrael si era fatto influenzare dai sentimenti, si era gettato a capofitto in quella missione per recuperare la madre senza pensare alle conseguenze. Voleva rivederla, voleva vedere quanto di lei ricordasse e quanto in lei fosse ormai cambiato.
Credeva, magari erroneamente, che la sua comparsa l’avrebbe riportata alla luce, che il suo gesto avrebbe destato le tenebre e la corruzione nel suo cuore.
Ma quanto essa fosse radicata nel suo animo Lamrael non lo sapeva e, solo in quell’istante – col puzzo di morte nelle narici – si fermò a pensare.
Forse aveva fatto una cazzata.
Per un attimo il suo corpo tremò, tuttavia nessuno parve accorgersi del suo dubbio e della sua incertezza.
Li guardò per un attimo, tutti e quattro, con i suoi occhi d’oro che brillarono nel buio, come spinti da una luce pura. Sorrise, brevemente per sciogliere la tensione. Annusò l’aria, come un predatore a caccia.

« Ci sono quattro caduti lì dentro. »
Disse, per nulla preoccupato o per lo meno fingendo di non esserlo.
« Facciamoli fuori facilmente, due sono miei, Seagon tu prendi il terzo e il quarto a voi due. »

Lamrael era sicuro di sé come non mai, la sua forza avrebbe spazzato via i Caduti con facilità. Magnitudo avrebbe finalmente assaggiato di nuovo il sapore del sangue. La sua sicurezza, si trasmise ai suoi compagni, lo avrebbero seguito, nonostante tutti i suoi dubbi e le sue paure.

Perché Lamrael Redskin non poteva semplicemente cadere.

Con un calcio spalancò le porte dell’armadio, la rabbia invase il suo corpo, come una droga potente.
Poi fu solo sangue, nient’altro che una danza mortale.
E il sangue nero invase la stanza come una pioggia nefasta.

L’aria per Lamrael non fu mai più fresca e pulita; inebriante.


Günter Turgay


L’aria era stranamente fresca.
Si trovavano in un giardino dalle mura alte e dalle piante rigogliose e verdi.
Con molta probabilità era il giardino del palazzo principale, con molta probabilità l’unica zona dell’intera città ad avere aria respirabile e fresca. La sensazione per Turgay fu inebriante, si sentiva come un bambino in un’immensa fiera di città. Osservava quel posto con ammirazione, seguiva le farfalle che volavano felici da un lato all’altro e, persino i cadaveri dei caduti, non gli parvero poi così tremendi.
Fece la prima boccata d’aria pura e fresca da molto tempo tant’è che s’era quasi scordato come fosse.
L’ombra degli alberi copriva in larga parte il cielo fornendo ombra e refrigerio alle persone che visitavano il giardino; esso, in verità, non era molto grande, né sterminabile né uno dei più ricchi ma, dopo giorni del deserto, quel giardino parve al nano come la più maestosa delle foreste. Dopo qualche attimo di stupore, lo scienziato finalmente volse il suo sguardo verso i prigionieri:
Essi erano vestiti di stracci, ma puliti e in ottima forma.
Turgay li osservò curioso, mille domande gli frullavano in testa come piccole libellule che ronzano da una parte all’altra. Dare fiato ai propri pensieri fu difficile, per cui non disse niente, semplicemente agi.
Come una trottola impazzita si avvicinò ai superstiti, afferrandogli la faccia tra le sue piccole mani tozze. Qualora non ci arrivasse, vista la sua altezza, li tirava giù senza tanti complimenti osservandoli negli occhi.

« Mmh. »
Diceva ogni volta, dinanzi a ogni prigioniero.
« Mmh. »
Disse afferrando quello successivo.

Il loro occhi erano dei più disparati colori: azzurri; gialli; marroni; neri; verdi; grigi.
Ma, nei pressi della pupilla, i loro occhi stavano iniziando a divenire rossi:
Piccole striature si ramificavano dall’interno dell’occhio spargendosi verso l’esterno.

« Sono corrotti! »

Disse Turgay, in un misto tra l’entusiasmo e la paura.
Difatti, tutti loro, evidentemente erano quelli in cui la corruzione si era radicata più nel profondo, partirono all’attacco.
Cercando di uccidere il nano, cercando di uccidere tutti loro.
Il nano osservò per un attimo gli occhi degli uomini baluginare di rosso, prima che un urlo strozzato gli morisse in gola.
Qualcuno doveva salvarlo.

L’aria divenne un macigno nel petto del nano; irrespirabile.


Cronache dell'Abisso - QM Point:

Il post è un po' corto ma non c'era molto da dire.
Prima fazione: Lamrael con la passiva vi informa dei caduti, poi vi infonde fiducia, sempre con la passiva. Successivamente parte all'attacco. Quando esci dalla stanza - a te la descrizione - ti ritrovi dinanzi a te un caduto che ti attacca con una tecnica media psionica, la tecnica ti crea una paralisi del corpo + ti fa due attacchi uno a consumo sempre medio, (cerca di graffiarti il viso con gli artigli) uno invece fisico con 0 cs e cerca di trapassarti il cuore. A te difenderti e attaccare 5 giorni.
Il mostro ha una pericolosità C

Seconda fazione:
I prigionieri che non hanno attaccato le guardie si rivelano come nient'altro che caduti in fase di trasformazioni, quasi già del tutto corrotti. Avevo detto nei primi post che c'erano questi soggetti, quindi non siate troppo sorpresi XD comunque dei tre che avevano attaccato le guardie 1 era morto 1 si unisce al gruppo per paura di soccombere a loro quindi vi attacca mentre l'altro, evidentemente ancora sano, cerca di salvare Turgay.

Comunque fate conto che i 10 uomini facciano parte di due mostri insieme. Quindi ogni mostro è composto da cinque persone.

Essi vi attaccano con un tecnica a consumo medio semplicemente cercando di graffiarvi ovunque, come delle belve rabbiose, i loro artigli non sono ancora sviluppati, nel mentre secernano una specie di gas, sempre a consumo medio, che vi provocherà, qualora non difesi, giramenti di testa e nausea.

5 giorni anche a voi, cercate di coordinare i vostri attacchi eh.
La pericolosità complessiva è C

Se non lo aveste capito dovrete trattarlo alla stregua di un normale duello.



Edited by Lud† - 11/7/2015, 10:25
 
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DanT&
view post Posted on 13/7/2015, 21:26




Cronache dell'Abisso
kur





In realtà non c’è poi molto da dire. Il giardino in cui erano sbucati dal pozzo sembrava un piccolo angolo di paradiso terrestre dopo tutto il deserto che erano stati costretti ad attraversare. Una mente semplice avrebbe potuto anche scorgervi la pace se non fosse stato puntellato dai cadaveri delle guardie che giacevano dilaniati e riversi in terra formando strani angoli con braccia e gambe.
Ral avrebbe voluto tanto sedersi lì, sotto la fronda di un albero alto, alla sua ombra, e semplicemente chiudere gli occhi immaginando di essere lontano da tutto quello. Il suo non essere uomo d’avventura riusciva sempre a venir fuori nelle situazioni più spiacevoli. Una di queste era proprio quando in mezzo a tutti il resto spuntano fuori dei cadaveri. Non ci si era mai abituato. Il solo vederli, provare a concepirli, lo sconvolgeva quel tanto che bastava da convincerlo a desistere da ogni cosa.
Forse…era il caso di sospendere l’esperimento?
Nei recessi dell’Accademia aveva visto spesso i corpi distesi sul marmo nero. Erano quelli che usavano gli Arcani maggiori per indagare misteri e virtù del corpo e dell’animo umano anche se con l’umano si comprendeva la vastità di tutte le razze. Nani, umani, elfi, demoni, per gli studiosi non v’era alcuna differenza poiché tutto meritava d’essere studiato con attenzione certosina. Li osservava in silenzio, crogiolandosi nella convinzione che grazie a quello spettacolo non sarebbe mai diventato un beccamorto e che si sottoponeva a quel supplizio solo per apprendere tutto il necessario a costruire dei corpi di latta e metallo quasi dal nulla. Non poteva senza competenze anatomiche che, seppur non bramasse, gl’erano necessarie. Sospirava, dunque, limitandosi ad annuire alle spiegazioni di quei dotti. Vederli battere dei cadaveri con un bastone per vedere fino a che punto durante, il post mortem, si formassero le ecchimosi gli era parso esagerato.
E questo è quanto.


Sì, perché seppur volesse volar via l’inventore non poteva fare altro che andare fino in fondo al casino in cui s’era andato a cacciare. In compagnia di un nano studioso e di una ragazzina sanguinaria che veniva da chissà dove, l’impresa di penetrare nella città fortezza assediata da caduti sembrava sempre più disperata istante dopo istante. Osservare Turgay cercare qualcosa negli occhi dei prigionieri non lo scosse particolarmente. Forse perché, semplicemente, non aveva idea che fosse proprio da lì che la corruzione s’avviava e palesava. Nella sua ignoranza, dunque, rimaneva tranquillo fino a che non sentì il grido smorzato del nano chiedere aiuto.
Sono corrotti. Ebbe il tempo di dire.
Tutto molto sfortunato a dire il vero.
Si maledisse a voce alta, per l’ennesima volta durante quel viaggio, ripensando a quando aveva proposto di lasciar indietro i prigionieri per andare dritti verso l’obiettivo. Quel gesto di umanità, quel gesto gentile, adesso poteva costare oltre che il fallimento dell’esperimento, la vita di tutta la spedizione.
Imprecò di nuovo mentre gli uomini, se ancor d’uomini si trattava, si levavano in coro contro il trio sprigionando un gas purulento all’indirizzo dei salvatori, rivoltandosi come un cane rabbioso che morde la mano del padrone. Il loro attacco era confusionario, privo di tattica ed intelligenza, ma coglieva tutti impreparati e lui in primis. Venne raggiunto da alcune unghiate, da qualche colpo, e fu costretto ad arretrare guardandosi intorno e valutando al volo la necessità di difendersi perlomeno dal gas violetto che minacciava di raggiungerlo.
Non poteva fare nulla, in quel momento, per Turgay, perché v’era troppo poco tempo per reagire.
Se solo lo avessero ascoltato maledizione!
Forse sarebbero già sulla via del ritorno.
Alzò le sue barriere mentali per schermarsi dal gas che invase il giardinetto e reagì alla buona, con quello che aveva a portata di mano ed attingendo a ciò che lo circondava.
Mosse le braccia in circolo ed ognuna delle sue mani si lasciò dietro una scia azzurrina elettrica dalle dimensioni d’un pungo che si fuse in un circolo rotante ed avvolgente. Dalla sua tunica, oggetti nascosti vennero richiamati, così come quello che gli stava intorno. Le spade dei caduti, i loro artigli spezzati, lembi della loro pelle avariata e pezzi di corteccia, zolle di terreno, fili d’erba che si trascinavano nel vento e tanto, tanto, plasma magico diedero vita ad un essere umanoide dall’aspetto grottesco.
La creazione non era come le sue solite, una spalla era più alta dell’altra, aveva una gobba abnorme ed un cipiglio fatto di artigli spezzati che gli conferiva un’aria torva e spietata.
Il golem fece un cenno d’assenso al suo creatore, che un movimento del capo lo invitò all’azione.
Non era il caso di andare per il sottile, dovevano fare in fretta prima che tutto il palazzo si accorgesse della loro presenza, di conseguenza niente esplosioni, ma tutto doveva fatto essere nel modo più rapido e letale possibile.
Ral odiava uccidere, non era nelle sue corde, così come il combattimento, ma già nel Baathos si era sorpreso ad apprezzare quanto i bambini che creava fossero utili in battaglia.
Odiava impiegarli a quel modo, ma non aveva alta scelta.
Il golem, con una gamba sola, prese a vorticare su se stesso impugnando due lame che gli partivano dagli avambracci.
Una trottola assassina si apprestava a mietere quante più vittime possibile.
Sperava solo che Odette e Turgay, avessero avuto il buon senso di mettersi al sicuro, almeno come lui, dietro l’albero più vicino.
Da lì, si limitò a spiare la situazione.






q8qu



Narrato
Pensato
Parlato

• Stato fisico: Medio da lacerazione al volto ed al torace

• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: [1 in Ingegno]
• Strategia per il turno (Abilità + Oggetti):

Richiamo minore esteso – [Ancora attivo per turni 3]
4/25 Abilità Personale Difesa Alta - Fisica – Consuma Fisico e Mente – Difesa da danno Fisico/Magico di potenza Media più Power Up di 4 CS ad Ingegno
Perizia: [Gli umani spesso si dimostrano in grado di raggiungere l'apice facilmente in qualsiasi ambito si impegnino. Quando un umano utilizza una tecnica di Power-Up, consumando un utilizzo di questa passiva, ottiene 1CS aggiuntivo da sommarsi a quelli normalmente forniti dalla tecnica, dello stesso tipo.] (Numero di utilizzi: 6 – 1 = 5 utilizzi)
Richiamo minore:
Lo sciamano richiama un alleato (o una somma di alleati) sul campo di battaglia, per farlo combattere al suo fianco o al suo posto. La creatura così evocata disporrà di una riserva di 1CS e sparirà dopo due turni, oppure dopo aver accumulato un danno complessivo pari a basso. Il tipo di CS dell'evocazione va specificato al momento dell'acquisto. [1 CS - Forza]
consumo: basso

Evocazioni fortificate:
Le creature o gli alleati richiamati in campo dallo sciamano sono impareggiabili rispetto a quelle impiegate da chi non ha il suo stesso talento. Sfruttando la sua esperienza impareggiabile nel campo e consumando un utilizzo di questa passiva, lo sciamano è in grado di donare 1CS aggiuntivo alle sue evocazioni quando queste scendono sul campo di battaglia, dello stesso tipo di quelli che l'evocazione già possiede.
consumo: passiva; 5 – 1 = 4 utilizzi

1/25 Abilità Personale Ral può scambiare qualsiasi numero di CS con i suoi golem. [Passiva – 6 – 1 = 5 Utilizzi]
12/25 Abilità Personale Passiva - Gli attacchi fisici dei golem si considerano ad area [6 – 1 = 5 Utilizzi]

• Equipaggiamento:

E [140 – 25 = 115]

F [75]
M [75 - 10 = 65]
Bastone da mago – Niflaot Marahal [artefatto] [Integro]
Barlume [artefatto] [Integro]


• Riassunto:

Allora, eccoci qua nel vivo dell’azione.
Ral si becca in pieno il primo Medio da lacerazione dovuto a graffi e colpi vari dei caduti. Pare il secondo Medio del gas (interpretato come una tecnica di natura psionica, dato che non specificato) con una tecnica di potenza Alta che lo difende dal Medio alla mente e gli garantisce un PU di 4 CS ad Ingegno. Contemporaneamente, scatta la passiva Perizia razziale che dona al pg un ulteriore CS aggiuntivo.
Fatto questo, passa al contrattacco evocando un golem particolarmente grottesco (aspetto puramente descrittivo) che possiede un solo CS in Forza, ma che grazie ad Evocazioni fortificate diventano 2.
Spendendo un utilizzo di una mia passiva personale, dunque, decido di passare 4 CS di Ral al golem che ne arriva ad accumulare, così, un totale di 6.
Forte di queste 6 CS, il golem si lancia in una trottola mortale portando un attacco fisico da 6 CS in totale verso tutti i nemici sul campo dato che Ral spende un utilizzo della passiva secondo cui gli attacchi fisici dei suoi golem non sono a bersaglio singolo, bensì ad area.


• Note:
Chi trova la citazione è bravo. Have fun.


Edited by DanT& - 14/7/2015, 13:57
 
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Shavronne
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Con la mano cercò l'impugnatura della sua lama provando un'eccitazione che stupì anche lei. Da molto tempo, adagiata nelle comodità della vita di corte, si era tenuta lontana dal sangue ma ora il suo stesso corpo, la sua natura, sembrava richiederne un tributo. Dopo aver visto Lamrael fiondarsi attraverso le porte dell'armadio senza voltarsi indietro e dopo essersi assicurata della presenza di Ha'Haare, Hebiko si precipitò nella nuova stanza.
Abituata al buio del tunnel, rimase un istante accecata dalla luminosità presente in quella zona. Diverse torce disposte a distanza regolare su un muro di mattoni scuri creavano giochi di luce e ombra, e sotto le fiamme danzanti vi era il motivo di quell'odore disgustoso. Un conato di vomito le rimase incastrato in gola a quella vista. Numerosi barili di legno colanti fluidi corporei erano ripieni di quello che sembravano pezzi di cadaveri umani abbastanza freschi da non aver ancora iniziato a decomporsi. Portando una mano alla bocca distolse lo sguardo da quello schifo per incrociarlo casualmente in quello del suo aggressore.
L'incursione improvvisa aveva creato qualche secondo di confusione tra i caduti, poi uno di loro aveva puntato la ragazza avvicinandosi ad ampie falcate, pronto per colpire.
La principessa provò a sfoderare la spada per rispondere all'attacco ma il suo corpo rimase immobilizzato costringendola a osservare impotente gli artigli del nemico avvicinarsi pericolosamente al suo cuore. Na'Haare però fu più rapido, con un taglio verticale della sua sciabola, tra il corpo della sua signora e la mano del nemico, parò l'offensiva. Il rumore metallico di quello scontro rimbombò nelle orecchie della ragazza che vide il caduto non demordere, anzi la mano che con l'impatto era sbalzata indietro era ripartita alla carica verso il suo viso. Questa volta il colpo raggiunse il bersaglio scontrandosi conto una sua guancia.
La forza del colpo le girò leggermente il collo senza però riuscire a penetrare nella sua carne. Gli artigli del nemico si dovettero arrendere alle scaglie argentee comparse improvvisamente al posto della candida pelle della ragazza.

" Mi ha dato uno schiaffo?!? "

Quel gesto umiliante, effettuato da un essere sporco e abominevole le provocò un senso di ribrezzo e sdegno. I suoi nuovi lineamenti bestiali fecero trasparire ancora di più la sua rabbia e quando il suo sguardo ritornò sul caduto le sue iridi smeraldo emanarono un odio terribile.

« Come osi toccarmi! »

Avrebbe schiacciato sul posto quell'abominio, gli avrebbe mostrato l'enorme differenza che li separava. Lei era una principessa e lui un fetido mangia carogne, lei sarebbe sopravvissuta a quel posto marcio e lui sarebbe morto e finito come i cadaveri in quei barili. E mentre Hebiko, con lo sguardo e con le parole, introduceva questi pensieri nella mente del caduto l'elegante sciabola del suo campione si sollevò una seconda volta per scendere veloce verso il suo collo. Pronta per decapitarlo ed emanare così il suo verdetto.





B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
HEBIKO
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Stato fisico:75%
۩ Stato mentale:75%
۩ Riserva energetica:80%
۩ CS:1 istinto
۩ Abilità passive:
CITAZIONE
Passiva di talento(Focalizzare:): Con il consumo di un utilizzo di questa passiva Hebiko sarà in grado di aggiungere 1 CS in istinto alla propria riserva quando l'avversario utilizza abilità di natura psionica. (Numero di utilizzi: 6->5)

۩ Abilità attive:
CITAZIONE
Forma Hachurui: la morbida e candida pelle di Hebiko può trasformarsi lasciando spazio a una serie di piccole scaglie argentee di una consistenza molto più resistente.
Abilità personale(1/25): È una tecnica di natura fisica con la quale Hebiko trasforma la sua pelle in una corazza squamosa in grado di difendere il corpo per un danno pari ad alto.
Consumo all'energia: alto.

CITAZIONE
Sangue reale: con una potente onda mentale la ragazza apparirà nella mente dell'assoggettato come un essere superiore e inarrivabile costringendo quest'ultimo ad inginocchiarsi davanti a tanta maestosità.
Abilità personale(10/25): è una tecnica di natura psionica attuabile con un contatto visivo, dal costo medio in energia, in grado di causare un danno medio alla mente dell'avversario traducibile come un grande senso di inferiorità rispetto alla principessa.
Consumo all'energia: medio

۩ Oggetti: Amuleto elfico: alleato utilizzabile in combattimento. Numero di utilizzi: 6->5.
۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.


۩ Riassunto: Carico una cs in istinto con la passiva focalizzare e subisco la tecnica psionica di paralisi. Poi utilizzo l'amuleto elfico per far entrare Na'haare in campo e paro l'attacco da 0 cs con un'azione di quest'ultimo sempre con 0 cs. L'attacco medio viene difeso invece con la tecnica forma Hachurui. Dopo Hebiko attacca con sangue reale mentre Na'Haare effettua un attacco a 0 cs verso il collo del nemico con la sua sciabola.


 
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«Il Pozzo dei Dannati»

Ero talmente presa dallo scontro da non aver nemmeno realizzato dove mi trovavo finché le acque non si sono calmate. I deserti dell'Akerna sono sempre afosi e aridi, privi di qualsivoglia bellezza o diversità. Il Mare di Sabbia, lo chiamano! Non gli si può davvero dar torto. Invece qui sembra di aver appena messo piede in una piccola oasi artificiale. Un Giardino Pensile, per essere precisi. Un piccolo ritaglio di freschezza e paradiso dove i nobili e i mercanti più ricchi si radunano per garantirsi un breve scampo dall'incessante e torrido caldo del deserto. Quanti studiosi hanno messo in comune le loro menti sotto queste fronde, aiutando tutto l'Akeran nel suo sviluppo tecnologico? Mastro Turgay sembra condividere la mia idea al riguardo, perdendosi nella semplice bellezza di questo luogo al punto che anche io decido di concedermi un attimo di pace. Cerco di non dare troppo peso ai cadaveri dei quattro caduti, mi stendo sull'erba fresca con gli occhi rivolti verso il cielo azzurro. Mi concedo di socchiudere persino gli occhi, godendomi quei piccoli istanti di pace nel mezzo di una città consumata dalla corruzione, ripensando alla fortuna di aver trovato qualcuno che non fosse stato ancora toccato dal terribile morbo. Mi perdo nei miei pensieri, nella brezza gentile che carezza la mia pelle, domandandomi cosa se ne faccia un leader caduto di tutti questi umani ancora puri e incontaminati. Chissà, magari voleva solo avere il suo piccolo harem senza dover ripiegare su quelle bestiacce brutte e rabbiose. Beh, Turgay sembra essere interessato ad osservare i prigionieri e non voglio certo separarlo dalla sua curiosità scientifica. Se la cura si dimostrasse veramente efficace, allora... l'Akeran potrebbe essere salvo. Magari tra qualche anno potrei tornare, farmi una piccola vacanza al sultanato e spendere più tempo nelle grandi librerie.



« Mhm... mhm. » Mi chiedo poi costa stia cercando Turgay in quella sparuta dozzina d'uomini. Bisognerà trovare un modo per equipaggiarli, comunque. « Sono corrotti! »

« Cos-... » No, non è possibile. So bene cosa ho fiutato, non sono corrotti! « Mastro Turg-...! »



Non faccio neanche in tempo ad alzarmi che in quintetto di prigionieri mi si scaglia addosso come belve inferocite, cercando di ledere le mie carni con poco più che le loro unghie. Fortunatamente la corruzione non ha ancora preso piede sui loro copi, altrimenti me la sarei vista ben più brutta di così. Cerco di alzarmi ma i cinque semplicemente mi placcano al suolo, cercando di infierire il più possibile su di me anche se con successo relativamente scarso. Eppure trovarmi qui al suolo così, bloccata senza possibilità di muovermi... di nuovo. Non so se sia l'aria pestilenziale o per la semplice realtà di trovarmi qui, inerme, ma la testa inizia a girarmi come se mi stessi riprendendo dai postumi di una sbornia, lo stomaco che si contrae quasi a volersi vomitare da solo. Ed ancora una volt ala sento, quella mano che mi stringe la testa con forza, spingendomi al suolo mentre il rumore di vestiti strappati sembra sovrastare i respiri affannosi e i grugniti bestiali. Non un'altra volta, non così, non adesso. Poi un suono ancora più singolare proviene dal pozzo che ci siamo lasciati alle spalle. Una miriade di squittii che si fanno sempre più intensi col passare dei secondi, per poi mostrarsi a tutti noi. Una piccola marea nera di pelo e occhietti lucidi che si riversa furiosa fuori dal pozzo, forse percependo la mia paura e la mia incapacità d'agire. Si scagliano a centinaia verso i prigionieri corrotti, arrampicandosi sui loro corpi, lambendo le loro carni mentre cercando di divorarli tutto d'un pezzo. Ed è allora che mollano la presa, dimenandosi per togliersi di dosso il mio piccolo esercito, dandomi tempo di respirare e di valutare nuovamente la situazione. Turgay, lui è importante, lui va salvato. Lo zietto può cavarsela da solo. Lancio il coltello verso uno dei caduti che cercano di strozzare mastro Turgay, inarcandomi come una belva mentre gli artigli sulle mie mani si fanno ben più accentuati di quanto fossero prima. Un balzo taglia la distanza che ci separa mentre mi getto sulle sue spalle, aggrappandomi alle sue carni e menando artigliate ripetute sul suo collo, per i Dodici gli strapperò la trachea se necessario! Da una parte è stata colpa mia, forse avremmo dovuto lasciar perdere sin dall'inizio e procedere per la nostra strada. Ma... se neanche io sono riuscita a fiutare la corruzione presente in loro, allora in quali abomini si sarebbero trasformati una volta conclusa la loro muta? Forse non è stato un'errore, bisogna sempre stroncare una minaccia sul nascere, prima che diventi qualcosa di serio e irreparabile.






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {Leggermente Ferita - 65%} ~ Mente {Mal di Testa - 65%} ~ Energie {100%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (5/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (5/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (5/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (5/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (6/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (5/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (5/6)


Attive:

Empatia Animale: Oh si, ogni vampiro ha dei talenti insoliti che variano dalla natura della persona prima della trasformazione, il mio è quello di poter parlare con gli animali empaticamente e fargli fare quello che voglio io. Non importa se siano mammiferi o pesci, insetti o uccelli, riesco a sentire gli animali intorno a me e loro riescono a sentirmi. Se sono in pericolo essi vengono in mio soccorso, dal ratto più piccolo al lupo più cattivo di tutta la foresta. I miei preferiti però rimangono i pipistrelli, loro sono molto più carini dei ratti o dei lupi.
Odette è in grado di richiamare intorno a se la fauna locale per attaccare il nemico, infliggendo un danno di natura Fisica pari al consumo. Gli animali richiamati non persistono nell'area e si ritirano dopo aver sferrato l'attacco. A consumo Nullo la tecnica può essere usata per generare effetti scenici o comunque non più potenti di un effetto Passivo. [Alto]

Empatia Animale: Oh si, ogni vampiro ha dei talenti insoliti che variano dalla natura della persona prima della trasformazione, il mio è quello di poter parlare con gli animali empaticamente e fargli fare quello che voglio io. Non importa se siano mammiferi o pesci, insetti o uccelli, riesco a sentire gli animali intorno a me e loro riescono a sentirmi. Se sono in pericolo essi vengono in mio soccorso, dal ratto più piccolo al lupo più cattivo di tutta la foresta. I miei preferiti però rimangono i pipistrelli, loro sono molto più carini dei ratti o dei lupi.
Odette è in grado di richiamare intorno a se la fauna locale per attaccare il nemico, infliggendo un danno di natura Fisica pari al consumo. Gli animali richiamati non persistono nell'area e si ritirano dopo aver sferrato l'attacco. A consumo Nullo la tecnica può essere usata per generare effetti scenici o comunque non più potenti di un effetto Passivo. [Alto]






Dunque, Odette incassa entrambi gli attacchi per poi ricorrere ad un doppio utilizzo della sua Tecnica offensiva per scagliare un danno Fisico alto a ciascuno dei cinquetti come uno sciame di ratti intenzionati a spolparli fino all'osso se non fermati. Poi sferro un attacco fisico a 0 CS con gli artigli ad uno dei caduti che cerca di attaccare Turgay.


 
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view post Posted on 20/7/2015, 17:00

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Cronache dell'Abisso
« kür »



La Dama nera

Il suo scranno d’oro non era mai stato così comodo.
Seduta pigramente sul trono la Dama nera era di una bellezza disarmante, come se il potere gli donasse tremendamente.
La veste nera che indossava gli scivolava sulle sue forme come acqua di fonte, i suoi occhi rossi e le sue labbra cremisi schioccavano come quelli di un felino affamato. Accanto a lei le sue guardie del corpo fidate stavano in piedi, uno alla sua destra uno alla sinistra, immobili e pazienti, come due statue granitiche.
Tulunay e Parsa guardavano l’ingresso della sala, in attesa di qualcosa.
Perché si, non si poteva cogliere impreparata la Dama nera, non lei che aveva avuto in dono il potere della preveggenza, non lei che poteva guardare le diverse possibilità che il destino poteva assumere, per questo era tanto importante, per questo lei era così forte e non un semplice Caduto, ciò che possedeva, era un dono raro persino in seno alla corruzione.
Certo, non era infallibile, ogni conseguenza era dovuta a una diversa causa e non tutte le strade portavano allo stesso finale. Bastava, con un po’ di esperienza, imparare a navigare in quelle possibilità e, di conseguenza, imparare anche a manovrarle.
Le incognite esistevano sempre, tuttavia lei limitava i rischi al minimo.
Quando alla fine la porta si spalancò, lei sorrise, semplicemente, come se quella visita – che sarebbe stata sgradita ad altri – fosse in realtà un bene prezioso e inimmaginabile.
Infine lo vide entrare, quel glorioso combattente armato di armatura cremisi, quello che, per Aundara, era importante quasi come un figlio.
Lei non capiva, e forse nemmeno sapeva, perché lui era così importante, ma scorgendo i fili del destino del ragazzo, più tenebrosi e oscuri di altri, poteva solo immaginare.
Lamrael Redskin era destinato a qualcosa, ma persino lei non riusciva a capire cosa, il suo futuro era avvolto in fin troppe possibilità e in fin troppe strade che persino lei ci si perdeva dentro.
Non riusciva a guardarlo seppur qualcosa, nel suo nome e nel suo passato, gli era familiare.
Ma cosa?
Lady Siyah non ricordava nulla del suo passato, di ciò che era prima di diventare la Dama ner, si sentiva legata ad Aundara, che aveva generato e corrotto, e infine a quel ragazzo.

« Benvenuto. »

Gli disse semplicemente, abbozzando un sorriso.
Gli occhi di lui per un attimo cambiarono, persi nel vuoto e nei ricordi, riempendosi di una tristezza che la donna non riusciva a spiegarsi.
Ma ne rimase per un secondo affascinata, nonostante poteva avvertire la corruzione dentro il suo cuore, s’annidava una purezza d’animo che in pochi altri aveva scorto.
Parsa e Tulunay si mossero, come a voler partire all’attacco, ma la Dama lì bloccò, con ferma autorità, alzando semplicemente il palmo della mano destra.

« Elizabeth. »

Disse Lamrael, come se per lei quel nome avesse un significato.
Intanto, dietro di lui due uomini e una donna attendevano un qualsiasi segnale.

« Devi aver sbagliato persona Lamrael Redskin. »

Disse lei, con una voce dolce e suadente, serpentina.

« Il mio nome è
او کسی است که دوباره متولد
»
Colei che rinasce.
« Per fortuna tu, invece, sei la persona che io cercavo. »


Günter Turgay

« Lasciatemi stare bastardi! »

Urlò Turgay mentre un gruppo di Caduti lo afferravano dalla collottola come se non fosse altro che un semplice gatto. Gli attacchi del gruppo erano andati più o meno a buon fine, tuttavia il trambusto aveva attirato altre guardie che alla fine avevano bloccato l’uomo, la bambina e il nano, mentre il Golem era stato distrutto. Le guardie erano in numero maggiore e nessuno di loro si sarebbe sognato di ribellarsi, altrimenti avevano l’ordine di ucciderli. In quello stesso istante.
Il nano scalciava nel tentativo di liberarsi, ma uno dei demoni gli assestò un colpo sul capo facendolo immediatamente svenire. Improvvisamente divenne tutto nero intorno a lui.
Turgay perse i sensi e il giardino divenne solo un lontano ricordo.

Lamrael Redskin

La porta dietro le sue spalle si spalancò.
Immediatamente Lamrael sentì il fetore invadere la stanza.
Un gruppo di demoni entrò nella sala trascinando un uomo, una bambina e un nano.
Il nano, apparentemente privo di sensi, venne lanciato per terra con brutalità, senza un briciolo d’umanità.
Dopo qualche secondo parve muoversi, ridestandosi lentamente dal suo torpore. I suoi accompagnatori, invece, venivano spintonati dai demoni verso il centro della sala.

« Odette? »

Disse guardando la bambina che lo aveva accompagnato fin dentro l’Abisso, perché si cacciava sempre nei guai?
Lamrael d’istinto, sfoderò Magnitudo da dietro alla schiena, mostrando l’enorme spada al gruppo di uomini.
La Dama nera sorrise, quasi fosse compiaciuta. L’uomo per un’istante tremò dalla voglia di ucciderli tutti ma, non sapendo il motivo, decise di non reagire e rimanere fermo, continuando a osservare la Dama nera, colei che pensava fosse sua madre.
Lui, in fondo, non l’aveva mai conosciuta eppure, nonostante la faccia slavata e gli occhi rossi, ritrovava in lei lineamenti familiari.
Il nano scaraventato a terra parve riprendersi, lentamente e scosso si rimise in piedi e, dopo qualche secondo passato intento a osservare la Dama e i due nani esclamò:

« Parsa, Tulunay.
Finalmente vi ho ritrovato!
»

Urlò, compiaciuto. In un modo o nell’altro aveva portato a termine la sua missione. Eppure i due nani parvero non fare nessuna piega. Lui non lo conoscevano né per loro era particolarmente significante.
Rimasero fermi e immobili né sul loro volto variò l’espressione.

« La cura, la cura, la cura, la cura. »

Disse freneticamente a voce bassa.
Günter si tastava le tasche alla ricerca di qualcosa.
Lamrael non capiva, guardava quella scena non sapendo – forse per la prima volta in vita sua – come comportarsi.
Per lui era tutto molto strano e confuso, mentre la donna pareva non essere per nulla stupita anzi si godeva la scena con il sorriso stampato sul viso.
Il nano tirò fuori due siringhe ricolme di uno strano liquido viola acceso.

« Che cos’è? »
Disse Lamrael, stupito.
« È la cura contro la corruzione. »
Disse il nano come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Per Tulunay e Parsa, ovviamente. »

In quel momento Lamrael Redskin perse il controllo, non capì più nulla.
Sotto l’armatura il suo corpo mutò rabbioso, mentre gli occhi divennero d’un rosso acceso.
La sua spada mulinò, uccidendo ogni Caduto che gli si parò davanti.

« Dammi quella cura, ORA! »
Urlò Lamrael, la voleva per sé e per sua madre.
« Mi serve per salvare lei! »

La voleva per entrambi. Magari sarebbe bastato chiederlo con gentilezza, ma la corruzione in fondo al suo cuore reagì per lui.
Nella baraonda l’uomo e la bambina si sarebbero riusciti a liberare, mentre Lamrael si sarebbe gettato addosso a Turgay. Il nano, di contro e senza farsi vedere, avrebbe affidato le due siringhe a Odette e Ral, implorandoli con gli occhi di salvare i due nani.
Cosa avrebbero fatto i due? E cosa avrebbe fatto la povera Hebiko?
Nel frattempo Seagon avrebbe combattuto gli altri Caduti, coprendo come sempre le spalle al suo fratellino di battaglia.


Cronache dell'Abisso - QM Point:

Benvenuti nel post più importante dell'intera quest, ma prima andiamo con ordine.
Shavronne anche con la'iuto di Lamrael riesci a liberarti dei Caduti, in seguito entriamo nella porta dinanzi a noi e ci ritroviamo in un corridoio, alla fine del quale c'è la stanza del trono.

Non mi è piaciuta granché nel totale la vostra strategia, per questo riuscite a uccidere gli uomini, tuttavia attirate le guardie che vi catturano. Ora, arrivando al post vero e proprio ecco qui.

Ricalcherà molto l'ultimo post del Valzer, quindi avrete a disposizione 3 giorni a testa, terminati i quali non avrete più il diritto di postare e partirà il conteggio per il giocatore successivo. L'ordine sarà questo.

Lucious. Dante. Shavronne.

In questo post potete fare ciò che vi pare, potete anche non fare ciò per cui siete entrati nella vostra fazione, potete fare qualsiasi cosa vogliate, il post migliore decreterà quale sarà il destino dei tre. Ergo a tutti e due la fazioni serve la cura, seppur abbiano motivazioni diverse. Potete mettervi d'accordo come non farlo, ma in ogni caso uno solo di voi sarà il "vincitore" di questo giro di post e solo uno di voi deciderà il destino e il finale della quest.

Per dubbi confronto.
Pensavo che questo post mi uscisse meglio, invece nada. Purtroppo avevo previsto questa fase, e persino la trama, in maniera un po' diversa ma, visto l'abbandono di Grimmauld ho dovuto adeguarmi e improvvisare. L'idea iniziale era di un duello due vs due.


Edited by Lud† - 22/7/2015, 00:26
 
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Bekâr-sehir - Dumašq
«Il Pozzo dei Dannati»

Squitii e urla, sangue e rabbia. Affondo gli artigli nelle sue carni una volta, due e poi tre. L'ultimo suono che emette è un gorgoglio, probabilmente un urlo strozzato dal sangue che si era riversato abbondantemente nella sua gola, soffocando quell'istintivo gesto di disperazione e paura. Collassa al suolo con uno sguardo vitreo e impaurito, segno che la corruzione non aveva ancora fatto completamente presa sulla sua anima. Eppure, se lo avesse fatto, chissà in quali orripilanti creature si sarebbero trasformati. Alle mie spalle lo spettacolo è altrettanto orripilante e cruento. Da entrambe le parti gli schieramenti di caduti vengono assaltati e divorati da quella piccola marea famelica di pelo nero. Ormai di loro si vede poco più di qualche braccio che, disperatamente, cerca di scacciare lo sciame di ratti mentre questi ne divorano le carni con completa noncuranza del loro dolore. Normalmente non mi piace ricorrere ai ratti, sono piccoli ma comunque particolarmente famelici e cruenti nel loro ingordo desiderio di nutrirsi. Alla fine tutto ciò che rimane dei caduti sono ossa, spolpate di ogni singolo brandello di carne mentre lo sciame, sazio, si ritira nel pozzo per digerire il loro lauto banchetto. Dapprima squittii, poi il silenzio più assoluto. Faccio per aiutare mastro Turgay da terra, curandomi che il caduto non lo avesse ferito in alcun punto vitale durante il suo attacco.



« Dovrebbe fare più attenzione, monsieur Turgay! » Mi rivolgo a lui con tono da maestrina, indicandolo con fare accusatorio. « Lei è il nano più importante dell'Akeran, in questo momento. »



Poi, ancora una volta, il silenzio viene spezzato da incessanti rumori provenienti da ogni corridoio. Passi pesanti e rapidi, presagio dell'inevitabile dopo la baraonda creata dal nostro piccolo tafferuglio. Una ricca ventina di caduti, forse anche di più, ci circondano senza darci alcuna possibilità di reagire. Il povero golem dello zietto viene smantellato prima che questo possa reagire in alcun modo. Mi dimeno e scalcio, ringhiando verso i miei assalitori come un lupo in gabbia, noncurante se lo zietto o mastro Turgay potessero notare i miei lunghi canini. Tutto inutile, sono molti più di noi e armati, non saremo mai in grado di liberarci senza rischiare di venire fatti a pezzetti. In trappola come sorci! Ora che ci penso, tutto questo ha un che di ironico. L'unica cosa che mi incuriosisce è perché non ci abbiano fatto fuori sul posto, in fondo non hanno motivi per tenerci in vita. Ma... se mi sbagliassi? Se il leader di questa fortezza volesse Turgay in vita per qualsivoglia motivo, quale sarebbe? In ogni caso, ne io ne lo zietto saremmo in alcun modo necessari. Non so perché ma ho una bruttissima sensazione al riguardo. Ormai posso solo aspettare e vedere dove ci stanno portando.



[...]




Il puzzo di decomposizione proveniente dai Caduti era quasi insopportabile, costringendomi più di una volta a incrinare il mio volto in un ghigno di disgusto. Ormai ci stanno trasportando all'interno della fortezza da parecchi minuti, percorrendo i lunghi e lugubri corridoi infestati di cadaveri e ratti che banchettano golosamente sulle loro carni marce. Ogni tanto lo zietto fa per lanciarmi un'occhiataccia e, onestamente, non posso nemmeno fargliene una colpa. L'unica cosa a cui continuo a ripensare è il loro odore. Perché non ho avvertito il puzzo della corruzione sui loro corpi? Non importa quanto sia profonda, un odore pungente come quello è impossibile da confondere. Eppure non l'ho fatto, non l'ho fiutata. Sento un leggero brivido salirmi lungo la schiena mentre un'idea, forse balzana, si fa largo nella mia mente. Quei prigionieri li non sembravano quasi aver senso, era come se qualcuno li avesse messi li di proposito. Perché un Caduto dovrebbe preoccuparsi di tenere degli umani in fase di trasformazione così puliti, sapendo in che razza di bestiacce puzzolenti si trasformeranno da li a breve? Loro erano li per attirarci. Anzi, attirarmi, visto che sono la sola in grado di percepire l'odore pungente della corruzione anche nel suo stadio assopito. L'unica che non avrebbe mai permesso un tale spreco di vite ancora pure ed incontaminate. Ed, ad un tratto, mi sento come se quegli uomini fossero stati messi li perché qualcuno sapeva che io sarei passata di li. Qualcuno sapeva che io avrei cercato di salvarli, anche a costo di mettere a repentaglio la mia missione. Qualcuno sapeva. Non un traditore, abbiamo viaggiato nel deserto per otto giorni, se lo zietto o Mastro Turgay fossero stati corrotti allora me ne sarei accorta. I grandi cancelli di quella che si rivela come la sala del trono si spalancano dinanzi a noi, rivelando cinque figure. Una donna dalla pelle slavata, occhi rossi completamente divorati dalla corruzione, seduta sul suo trono con un sorrisetto soddisfatto come di chi ha appena portato a compimento il suo più grande piano. Non serve un genio per capire che è lei a tirare le fila in questa città. Ai suoi lati, disposti come due guardie del corpo, due nani.



« Parsa, Tulunay. » Esclama Turgay alla vista dei due nani, confermando ciò che avevo già immaginato per conto mio. « Finalmente vi ho ritrovato! »



Ed eccoli li, i nostri bersagli. Tutto ciò che devo fare adesso e trovare un modo per liberarmi e somministrargli la cura. Questo, almeno, finché una voce familiare non mi fa rapidamente comprendere chi si trova davanti a me. La stazza, il portamento e quell'inconfondibile spadone grande quanto un capoclan orchesco. Era Lamrael, ed era qui con noi. Qualcuno la chiamerebbe coincidenza, ma il fatto che Redskin si trovi qui in questo preciso momento non può essere una semplice casualità del fato. Poi mi rendo conto di chi sia la sua accompagnatrice. Quella serpe pusillanime che ho avuto al sfortuna di trovarmi in mezzo al torneo di Monsieur Gabriel. Il fatto che quell'arrivista sociale si trovi accanto a Lamrael mi da non poche preoccupazioni. Per quanto ne so potrebbe averlo guidato in una trappola, avvisando la donna in nero del suo arrivo. Una peccatrice come lei... quante sono le probabilità che la corruzione non si sia già radicata nel suo cuore? Davvero poche, abbastanza da farmi diffidare di lei e delle sue reali intenzioni. Nel frattempo mastro Turgay sembrava intento a cercare qualcosa, estraendo rapidamente due fialette da una delle sue molte tasche mentre Lamrael si rivolge a lui con aria incuriosita, chiedendosi cosa fosse quel liquido violaceo presente all'interno di esse. La sincera risposta di Turgay manda lamrael su tutte le furie mentre il suo corpo prende, ancora una volta, i connotati demoniaci assunti nel Baathos. La corruzione quindi non ha ancora abbandonato il suo corpo, egli si è solo dimostrato in grado di scacciarla dal suo cuore per un po. Ed in quel vorticare di morte e dolore, accompagnato da grida di rabbia, Lamrael fa vorticare la sua lama mentre le pareti della sala si dipingono del sangue nero dei caduti. Nel vederlo avvicinarsi al mio carceriere ne approfitto per mollargli un generoso calcio ai testicoli, facendogli perdere la presa su di me appena un attimo prima che Lamrael lo tranciasse in due come un tronco secco spazzato da un'ascia bipenne. Poi si avventa su Turgay, urlandogli di volere quella cura per salvare lei. Lei, il capo dei caduti? Perché mai vorrebbe curare quella donna, forse... era una sua vecchia fiamma? No, sarebbe sciocco arrabbiarsi così tanto per così poco, c'è qualcosa che ancora non riesco ad inquadrare.



« Uh? » Sento qualcosa sbattere delicatamente sul mio piede. Abbasso lo sguardo e la vedo, una delle siringhe. « Ma-... »



Volgo lo sguardo verso Turgay, i suoi occhi rattristati ed imploranti mentre fa gesto verso i due nani. Vuole che io e lo zietto curiamo i suoi fratelli fintanto che Lamrael è impegnato a litigare con lui. Eppure io so di cosa è capace Redskin, so cosa succederebbe se entrambe le fialette venissero usate per curare i nani. La Corruzzione presente in lui finirebbe con l'avere il sopravvento, trasformandolo per sempre in un altro infido schiavo dell'Ahriman. Inoltre, se uccidesse Mastro Turgay, non ci sarebbe nessuno in grado di produrre la cura in quantità sufficienti da poter essere usata per sconfiggere il morbo della corruzione. Se lo zietto riuscisse a curare anche uno solo dei due nani sarebbe comunque una vittoria, inoltre Redskin potrebbe finalmente attingere appieno a quella luce che ha mostrato nelle profondità dell'Abbisso e sarebbe in grado di sconfiggere i caduti presenti in questa città. Mi dispiace, mastro Turgay. Mi dirigo di corsa verso uno dei due nani, stringendo la siringa saldamente nella mia mano destra mentre faccio per saltargli addosso. E puff, in un battito di ciglio, sono svanita. Scatto verso il muro, correndo verticalmente sopra di esso come se la costante forza di gravità non fosse altro che un lontano ricordo, arrivando sino al soffitto e posizionandomi verticalmente sopra Redskin, troppo occupato a strapazzare il povero Turgay per accorgersi di me. Quello e, beh, il fatto che sono molto brava a non farmi vedere o sentire. Poi, semplicemente, mi lascio cadere a strapiombo sopra di lui, usando tute le mie doti per atterrare sulla sua schiena senza che lui potesse avvertire il mio tocco. Faccio scorrere il braccio sinistro attorno al suo massiccio collo, prendo un profondo respiro ed in un singolo affondo infilzo l'ago sull'arteria situata a destra dello stesso. Me lo ha insegnato la mamma, tanto quando ci si nutre che quando si fa uso di veleni è sempre importante scegliere l'arteria che porta il sangue al cervello. Se ci si nutre si priva la parte più importante di un corpo umanoide del sostentamento per far funzionare correttamente l'organo, facendolo svenire nel giro di pochi attimi. Un veleno invece agisce quasi immediatamente, lasciando poco o nessuno scampo alla sua vittima. Ed immaginando questo vaccino alla stregua di un veleno, riuscire a far scorrere la cura immediatamente nella sua testa dovrebbe permettergli di riprendere coscienza di se quasi immediatamente. Si tratta di una scommessa, in fondo non è neanche detto che la cura funzioni. Ma se la fortuna si dimostrasse dalla mia parte, monsieur Redskin potrebbe essere in grado di salvarci tutti. E, forse, il suo sangue potrebbe dimostrare di essere una cura anche migliore di quella creata da Turgay. Posso solo incrociare le dita e sperare che, per una volta, le cose vadano per il verso giusto.






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Riassunto

CS { 0 }

Fisico {Leggermente Ferita - 65%} ~ Mente {Mal di Testa - 65%} ~ Energie {90%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (4/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (4/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (4/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (4/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (5/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (5/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (5/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (5/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (4/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (4/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (4/6)


Attive:

Occultamento: La mia istruzione nelle arti magiche è stato altrettanto esemplare. In molti non lo sanno ma il vampirismo ha una natura strettamente legata alla magia, permettendo verosimilmente ad ogni vampiro di apprendere le arti magiche con grande rapidità e semplicità rispetto ad un essere umano o a qualunque appartenente alle razze comuni del Thedas. La magia si suddivide in varie scuole e la mia preferita è senza ombra di dubbio quella dell'Illusione. La prima capacità che io abbia mai appreso è stata quella di divenire completamente invisibile, e vi assicuro che la cosa non è semplice come sembra! Ci vogliono settimane di pratica, senza contare il fatto che il corpo all'inizio non riesce ad orientarsi se non riesce a vedersi. Può suonare strano ma è la pura e semplice verità! Certo la fatica è remunerativa quando puoi semplicemente sparire in un battito di ciglio e lasciare il tuo nemico li, imbambolato come un babbeo.
La pergamena è una tecnica di invisibilità di natura magica che rende il caster invisibile per l'intero turno in cui viene utilizzata. Questa però non è in grado di annullare un qualunque suono prodotto dal proprio corpo o le tracce lasciate dal proprio passaggio. [Media]







In sostanza, Odette finge di dirigersi verso il nano mentre sparisce a metà carica, optando invece per prendere Lamrael alle spalle con la cura. fa uso dell'attiva di invisibilità e dell'auspex per localizzare possibili attacchi diretti a lei mentre, con le passive scalatore e contorsionista, si muove in maniera innaturalmente rapida per correre letteralmente sul muro ed appendersi a testa in giù su lamrael. Poi si lascia cadere, facendo uso delle sue passive di Caduta Lenta e Funanbolo per atterrare senza danno su Lamrael e reggersi perfettamente in equilibrio sulla sua schiena. Da li ella ha già atiivato le tre passive da ladro per rendersi immune ad auspex, eliminando qualsivoglia emissioni corporee e effetto prodotto anche dal semplice contatto per non allertare lamrael sull'atterraggio. A questo punto, se tutto è andato bene, infilza fisicamente la siringa nell'arteria dedita a portare il sangue al cervello per far si che la cura faccia effetto il più rapidamente possibile, se dovesse funzionare. In tutto questo fa uso anche delle sue abilità razziali per far si che nulla sia in grado di ostacolare i suoi sensi mentre porta "l'attacco" verso lamrael.

Questo è quanto, adesso vado a pregare :sisi:


 
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DanT&
view post Posted on 23/7/2015, 13:23




Cronache dell'Abisso
kur





Probabilmente il trambusto non è il miglior modo di approcciarsi furtivamente ad una fortezza interamente presidiata da una legione di caduti. Ral imprecò ad alta voce contro tutto e tutti, specie contro Odette, quella maledetta ragazzina che con il suo voler salvare il mondo ad ogni costo li aveva fatti saltare da una fastidiosa padella dritti dentro una dannatissima brace.
Da dietro l’albero ormai adibito a scudo, l’inventore aveva osservato con occhio critico il lavoraccio della sua creatura. Le lame turbinanti avevano falciato gli uomini corrotti come spighe di grano al sole, senza rimorsi né alcuna pietà. Meccanicamente perfetto. Il tecnomago sapeva che quella era una situazione delicata, dove v’era in ballo la sua vita e quella degli altri, ed anche se era conscio del fatto che quegli esseri avevano ormai probabilmente perso gran parte della loro umanità, non riusciva a scacciare dallo stomaco quella pesantezza che la accompagnava ogni volta ch’era costretto a recidere una vita, sia pure per salvaguardare la sua. Piegò la bocca verso il basso in una smorfia: era un mondo duro quello in cui viveva.


Inspirò una boccata d’aria sibilante.
Maledizione.
Boccheggiò strattonato a destra e a manca come una bambola di pezza.
Proprio quando l’ultimo caduto aveva ceduto il passo alle lame del suo golem l’intero giardino si era riempito di guardie. Caduti su caduti si erano ammassati in quel piccolo angolo di paradiso, inquilini demoniaci in una netta antitesi che aveva del grottesco e faceva divagare i pensieri dell’inventore. Vista da vicino la corruzione era terribile, a ben pensarci. Non poteva che essere felice di averla potuta vedere e quasi toccare con mano, sì, ma ben distante dall’Edhel di cui giorno dopo giorno rimpiangeva la lontananza.
I soldati avevano in pochissimo tempo preso il sopravvento. Il loro numero rendeva praticamente inutile qualsiasi tipo di resistenza. Ral assistette impotente alla distruzione del suo lavoro, esteticamente non particolarmente riuscito a dire il vero, ma piuttosto funzionale. Si sarebbe ricordato del modello, qualora fosse riuscito a sopravvivere, e lo avrebbe riproposto perché in fondo in fondo non era poi nemmeno tanto male.
Lui, Odette e Turgay vennero scortati all’interno del palazzo con la forza, un po’ spinti e un po’ sballottati, senza alcuna cura nei loro confronti, cosa che a dire la verità non si aspettava da una massa ignorante di corrotti. Attraversarono la fortezza nera ed i suoi corridoi appestati dal puzzo di marcio dei cadaveri andati a male, scansando coi piedi ratti grossi come gatti che non sembravano avere alcuna paura dell’uomo, ormai a loro agio tra le ossa rosicate dei morti.
Lì, in fondo ad un corridoio, v’era un portone enorme ed intarsiato, che una volta varcato rivelò una sala alta ed ampia, decadentemente decorata d’una bellezza senza età. Su un trono d’oro che si stagliava, netto e fulgido, contro le pareti nere v’era adagiata comodamente una donna dalla bellezza mozzafiato. Una caduta, indubbiamente, ma che già da lontano trasmetteva a chiunque la guardasse strane vibrazioni, un qualcosa di diverso che Ral stesso percepiva, ma non identificava.
Le sue forme erano sapientemente coperte, seppur ben accennate, dalla veste nera come la pece che la ricopriva e che metteva in risalto le labbra carnose e rosse come rose appena sbocciate.
Ral trattenne il fiato.
Da quando era partito non aveva mai visto una donna tanto bella.
Accanto a lei, granitiche, due guardie sorvegliavano la sala e la regina.
« Parsa, Tulunay.
Finalmente vi ho ritrovato!
»
Non aveva bisogno del piagniucolio di Turgay per capire chi fossero, la sua descrizione era stata esaustiva al punto da non poter credere che al mondo esistessero altri due nani tanto bizzarri.
Assieme a loro, ultimi arrivati, però, la sala ospitava altra gente non facente parte della legione occupante.
Una donna pallida dai lunghi capelli neri ed un guerriero imponente, dall’armatura completa e dall’aspetto terribile.
La piccolissima, raffazzonata ed eterogenea a dire il vero, spedizione del nano per sperimentare la cura sembrava essere arrivata proprio al momento sbagliato, interrompendo qualcosa di magari importante.
Il guerriero fu scosso dal farfugliare di Turgay, che sembrava un bambino troppo eccitato per non ripetere altro che la stessa parola.
« La cura, la cura, la cura, la cura. »
« È la cura contro la corruzione. »
Ral rimase a bocca aperta, terrorizzato, dall’effetto che le parole del suo mandante ebbero sul guerriero. I suoi occhi si incendiarono divampando cremisi come le profondità dell’inferno, rivelando una corruzione celata che forse era in grado di dominare. Affascinante, certo, ma letale come l’enorme blocco di ferro che brandiva come se fosse nient’altro che un fruscello e che in realtà mieteva vittime tra i caduti mutilandone arti e mozzando teste, tagliando e schiacciando col peso d’una furia incontenibile persino, forse, per le mura di Dumašq.
Balbettante, Turgay arretrò inciampando nei suoi stessi piedi e lasciando cadere la tanto preziosa cura che sia lui sia il guerriero bramavano, anche se per motivi diversi.
Approfittando dello scompiglio causato dal combattimento in corso, Ral, preso da un moto di coraggio raggiunse una delle siringhe scivolate poco lontano.
Ce l’ho.
Pensò spaventato. Stringeva tra le mani, forse, l’unico salvacondotto che gli avrebbe permesso di uscire vivo da quella sventurata avventura.
Si guardò intorno, non sapendo cosa fare, poi si ricordò del suo passerotto all’interno del palazzo e gli ordinò d’uscire e di mettersi in salvo il più lontano possibile dalla città. Odette, intanto, era scomparsa come suo solito, impossibile per chiunque dire dove fosse finita, mentre Turgay, in terra, blaterava cose senza senso che non era possibile cogliere nel bel mezzo del clamore della battaglia. Come un tristo mietitore, quel grosso guerriero in armatura abbatteva ogni caduto infrangendo ossa e scudi come il mare sugli scogli ed avanzava, avanzava terribile e inesorabile mentre il povero inventore, tutt’altro che uomo d’azione, arretrava sempre di più, dimenticato dai caduti che lo avevano fatto prigioniero, ma ormai sempre più vicino alla parete della grande sala, impossibilitato ad arretrare oltre.
Gli veniva da piangere, lo stomaco era preso dai crampi e la paura gli squassava le mani che stringevano, convulse, la fialetta di liquido tanto preziosa quanto bramata.
La voleva?
Ebbe un lampo di genio.
Gliel’avrebbe data, ma alle sue condizioni.
In fretta e furia armeggiò con il bastone che portava appeso alle spalle ed un colpo secco della punta d’acciaio risuonò sul pavimento in marmo, nero con venature d’oro.
Il tempo parve rallentarsi per qualche istante, fermo in una bolla d’indecisione forse non sapendo bene cosa fare, poi si riscosse, riprendendo nel suo continuo scorrere, scosso dagli eventi e dalla terra, che prese a tremare mentre si spaccava. Le pareti ondeggiarono, blocchi neri crollati si sollevarono in volo, turbinando come fili d’erba nell’aria immobile, crepitante di magia che quell’inventore segaligno stava dimostrando di saper padroneggiare più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Uno dopo l’altro, blocchi di pietra presi da pavimento e pareti, già crollati o sradicati s’andarono ad ammassare attorno alla sua figura, uno sull’altro, dando vita ad un’armatura gigantesca, nera come la città stessa, la fortezza caduta, il baluardo del deserto. Le venature d’oro della roccia brillavano esaltate dal plasma azzurro che s’insinuava tra una piastra e l’altra, convergendo proprio al centro del petto dove un cuore brillante racchiudeva la sorgente del potere ed in cui s’era incastonata, come un insetto nell’ambra, la siringa con la cura di Turgay, quella che l’uomo desiderava tanto.
Ral, ormai alto quattro metri e largo tre, forte di roccia granitica a proteggerlo, urlò per farsi ascoltare, con voce distorta ed amplificata dall’armatura.



Guerriero!
Tuonò provando a colpire un caduto vicino con un pugno enorme, per schiacciarlo.
Se è la cura che vuoi, io la possiedo!
Si mosse piano in quell’involucro gigantesco.
Posso dartela, ma ad una condizione.
Fece eco con la sua voce cavernosa.
Aiutami ad andarmene, questa non è la mia guerra. E sarà tua.
In fondo che lui la usasse pure su chi gli pareva, gli bastava semplicemente vederne gli effetti dato che, forse, era riuscito ad intuirne i componenti grazie alle nozioni di chimica che possedeva.
Del resto, era pur sempre uno scienziato.







CITAZIONE

q8qu



Narrato
Pensato
Parlato

• Stato fisico: Medio da lacerazione al volto ed al torace

• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: [1 in Ingegno; 4 in Forza = 5 Totali]
• Strategia per il turno (Abilità + Oggetti):

Richiamo minore esteso – [Ancora attivo per turni 2] – Esce dal palazzo e si allontana dalla città.

Pacifismo: vivendo per anni lontano dalla civiltà, i possessori di questo talento hanno oramai perso interesse per i conflitti delle persone comuni. Consumando un utilizzo di tale passiva, questi asceti riusciranno a esporre al mondo le loro idee attraverso una malia psionica che indurrà le persone attorno a loro ad abbandonare la violenza e ad abbassare le armi. (Numero di utilizzi: 6 – 1 = 5 rimanenti)

{Alto, Natura Magica; l'utilizzatore dell'artefatto potrà rivestire il proprio corpo di una corazza che lo ergerà a figura di golem per una durata di due turni, ottenendo al contempo una passiva di forza straordinaria per la stessa durata. Infine, aggiungerà 4 CS in Forza alla propria riserva.}

Riflettere
Sulle facciate istoriate delle lucerne sono raffigurate storie di personaggi grandiosi: re che han sanato faide lunghe generazioni, saggi che han salvato villaggi da grandi calamità, eroi che si sono immolati contro bestie tremende. E con la giusta luce, dalla corretta prospettiva, si può notare come un briciolo di quelle virtù risplenda nel portatore, di come il suo profilo sia così simile a quello delle figure lì rappresentate, di come la stessa nobiltà arda nei suoi occhi. Egli è il degno successore di simili schiere, dubitare della sua buona fede pare proprio qualcosa di impossibile. Consumando un utilizzo di questa passiva, il portatore della Lanterna sarà riconosciuto come un individuo degno di stima, nel quale poter riporre la propria fiducia. Quest'aura conta come un'influenza psionica di natura passiva. [Potenza Passiva, 2 – 1 = 1 utilizzo rimanent.


Scacciare
Un fascio di luce può indicare o svelare, può confortare o guidare, ma è anche capace di abbagliare. Quando essa viene a mancare i predatori più crudeli escono dalle loro tane, gli incubi invadono il nostro riposo, i pensieri più cupi attanagliano anche le menti più salde. La luce celeste delle lucerne non ha la forza di redimere i cuori più malvagi, ma può scoraggiare quelli tentennanti, o a placare gli animi più belligeranti. Il più crudele dei demoni allungherà sempre le sue zampacce sull'agnello inerme, ma preferirà farlo lontano da un simile riflettore.
Consumando una quantità Media di energia del portatore, la lucerna illuminerà un bersaglio affievolendo la sua volontà a combattere. La fioca luce bianca non danneggerà il corpo della vittima, ma colpirà la sua psiche infliggendogli un danno Medio mentale, non sotto forma di dolore, ma rendendolo più prono ad arrendersi o abbandonare il campo di battaglia. La tecnica ha natura Magica. [Potenza Media]


• Equipaggiamento:

E [115 – 20 – 10 = 85]

F [75]
M [65]
Bastone da mago – Niflaot Marahal [artefatto] [Integro]
Barlume [artefatto] [Integro]


• Riassunto:
Allora, tutto molto bello.
Ral ha una paura atroce di Lamrael e della sua furia, così come della situazione in cui si trova. Per questo, valutati al volo i pro ed i contro, si rende conto di essere uno scienziato e che alla fine gli importa solo di vedere l’esito dell’esperimento, non su quale cavia verrà effettuata la prova. Per questo, decide di proporre a Lamrael uno scambio per placare la sua furia ed avere un “leggero” tornaconto personale.
Ral gli darà la cura se poi il guerriero lo aiuterà a lasciare quel luogo, vivo.
Per guadagnare forza dal punto di vista “contrattuale” diciamo, usa la tecnica del suo artefatto per diventare un golem bello alto e grosso e si protegge nella sua armatura mescolando due tipi di influenze psioniche passive (Pacifismo + Riflettere) e poi una tecnica psionica (Scacciare) per cercare di placare la furia di Lam


• Note:
Se crolla tutto giuro che muoio dal ridere. Il pugno ad uno dei caduti che presuppongo sia lì vicino, non è supportato da alcuna CS ma solo dalla passiva di Forza straordinaria che gli concede l’armatura ed è più che altro per fare scena.
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20 replies since 18/6/2015, 00:26   585 views
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