Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; Ιανός, dall'abisso

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view post Posted on 22/6/2015, 11:00
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i α ν ό ς

« Signor Ammiraglio, raccontaci una storia! »

Accipicchia, taglia e scoppia! Pergiano, perubio e perjahrir! Quand'è che sono diventato così famoso?!
...Poco male, poco male! Va da sé che raccontare storie è uno dei miei passatemi preferiti (quello e il collezionare aghi di pino)! Ho passato molto, molto tempo a raccogliere voci e narrare avvenimenti, anche a chi non mi ha mai ascoltato. Sono certo che voi bambini mi presterete più attenzione. Ah! È un peccato, però, che le fiabe non si possano raccontare...

...si possono solo vivere! Porgetemi orecchio e vedrete la storia che volete sentire.
Attenzione, però! Questa fiaba farà danzare il vostro cuore, lieve come il battito d'ali di una farfalla e impetuoso come il galoppo di un cavallo selvaggio;
ce la farà il vostro piccolo cuore?


BgevlYg


Una volta, nel cuore dello Zar, vi era un'isola di dimensioni talmente piccole che nessuno si era mai accorto della sua esistenza. I suoi abitanti riuscivano a farne il giro delle coste in un solo pomeriggio e potevano chiamarsi da un lato all'altro di quella zolla galleggiante semplicemente urlando a gran voce. Non avevano mai visto niente al di fuori di quell'isola e non conoscevano il mondo esterno: vivevano di pesca, caccia e frutta, convinti di essere soli al mondo.
Al centro dell'isola vi era un grosso lago salato, di certo collegato al mare circostante. Era di forma perfettamente circolare, tanto che gli diedero il nome di "Occhio di Dio" e ne furono affascinati a tal punto da costruirci intorno tutte le loro abitazioni. Una piccola cittadina di palafitte di legno e casupole di pietra (erette senza alcuna capacità ingegneristica e senza soluzione di continuità) era sorta in breve tutt'intorno all'Occhio di Dio, come delle ciglia vibranti. Gli uomini inventarono anche delle imbarcazioni strette e lunghe per solcarne le placide acque, trasformando il lago interno nella piazza principale della loro comunità.
Fuori dalla cittadina vi era un breve tratto di giungla abitato da belve feroci. Gli uomini costruirono così una palizzata che li divideva dalla natura selvaggia e si sentirono al sicuro. La lontananza dal resto del mondo, però, li portò a sviluppare delle abitudini curiose:

Si vestivano in modo strano, agghindandosi con piume d'uccello, zanne di animali e conchiglie colorate. Ricoprivano tutto il loro corpo con delle bende rosse, gialle e scure, in modo che non si vedesse un singolo centimetro della loro pelle. Alcuni indossavano occhialoni giganteschi e maschere curiose; altri si legavano lunghi strascichi di pelliccia ai fianchi e spazzolavano la terra quando camminavano. Facevano gare di apnea, di nuoto, di caccia, e tutti quanti giuravano di aver sconfitto a mani nude almeno uno squalo. Avevano sviluppato una sorprendente precisione per la lavorazione del cuoio e per le arti curative, e praticavano la prima come ritualità devota ai loro Déi (pochi e inventati), e le seconde come comune passatempo.
Insomma, erano un po' pazzi.

E tuttavia è qui che i nostri eroi si sono trovati. All'improvviso e senza capire come! D'un tratto hanno aperto gli occhi e davanti a loro si è stagliata la figura di un uomo bendato con garze rosse e gialle, una pelliccia allacciata alla vita e un sacco di conchiglie grigie appese al collo. Le bende gli coprivano interamente il volto, ma si riusciva comunque a vederne il sorriso.
La cosa più strana è che i nostri eroi non si ricordavano nulla! Freddolosi e intirizziti, dondolavano sdraiati su una chiatta spaziosa, al centro esatto dell'Occhio del Dio.

« Aaaaaaaaah... » gemette l'uomo bendato, in trance mistica, agitando le braccia sopra di loro. « Aaaaaaaaah... »
Lo videro afferrare un sacchetto di cuoio che aveva legato alla vita, aprirlo e prendervi un pugno di polvere rosa che soffiò in faccia a ciascuno di loro in malo modo.
« Buon primo giorno, figli di Dio! » esclamò quindi allegro e con voce squillante, porgendo loro tre noci di cocco scoperchiate, tracimanti di latte. « Confusi? Non dovreste. Bevete, bevete! Il vecchio Fez è qui per spiegarvi tutto! »
Intorno a loro - dalle imbarcazioni e dalle sponde del lago salato - gli abitanti della cittadina applaudivano fragorosamente e fischiavano nella loro direzione, celebrando quell'avvenimento con tutto il loro entusiasmo.

« La seconda nascita è faticosa; dovete rimanere idratati! »
continuò felicissimo il loro interlocutore.
« Ben nati ad Impero! »



CITAZIONE

:whaat:


Sì, questa quest inizia ampiamente in medias res. I vostri personaggi si svegliano nell'ambientazione sopra descritta, con davanti il vecchio Fez, senza ricordare minimamente come ci sono arrivati, né perché. Il primo turno di quest'avventura (perlopiù investigativa) e molti dei seguenti saranno da svolgersi in confronto. Spiego brevemente in cosa consiste la modalità di confronto:
nel topic apposito nella sezione "confronto", intitolato come la quest stessa, dovrete indicare i comportamenti dei vostri personaggi, come se fosse una sessione di gioco di ruolo da tavolo. A quel punto io vi risponderò il prima possibile, descrivendovi come reagisce l'ambiente circostante alle vostre azioni. Voi potrete proseguire fino a che non vi darò lo stop, e a quel punto dovrete riportare le azioni fatte all'interno del post nella quest.

Esempio (A: giocatore; B: QM)

A: "chiedo al vecchio Fez come siamo arrivati qui"
B: "ti risponde che..."
A: "visito la spiaggia dell'isola"
B: "Ok, stop. Posta segnando tutto ciò che hai fatto e terminando con il tuo personaggio si dirige lì."

La quest in questo senso è completamente libera. Potete comportarvi come volete nell'ambientazione proposta e fare quello che preferite. Per rendere la sezione in confronto più fluida e meno impegnativa, vi consiglio di indicare genericamente le azioni compiute dai vostri personaggi, descrivendole nel dettaglio solo poi, nel post finale.

6 giorni di tempo comprensivi della fase in confronto. Enjoy! :v:

 
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Ashel
view post Posted on 24/6/2015, 16:24






Dorhamat




Erano molte le cose che, di quella città, Cassandra non capiva.
Animata a ogni ora del giorno e della notte, seppur in maniera diversa, sembrava non dormire mai. Le giornate erano lunghe e calde e una forte brezza marina le sferzava costantemente il viso martoriato dalla salsedine, mentre le notti erano umide e scomode.
Dormiva dove poteva, spesso dove capitava, fosse un angolo qualsiasi della strada o una bettola di legno marcio consumato dall'incuria e dal tempo, senza curarsi troppo di trovarsi una sistemazione che fosse adeguata al suo rango e alla sua disponibilità economica; del resto aveva messo in conto che durante la sua permanenza a Theras le sarebbero spesso mancati ogni genere di comodità e pulizia, ragion per cui si era sempre limitata a mettere da parte le sue preferenze e i suoi bisogni dando la priorità allo scopo principale del suo viaggio.
Ciò che maggiormente l'aveva colpita di quella città erano l'immensa povertà e la disparità sociale che esisteva tra gli individui, e ancora di più la totale indifferenza con la quale tutti parevano considerare questa condizione. Aveva inoltre temuto, in principio, di ritrovarsi in un ambiente ostile accecato dal disprezzo e dalla xenofobia, mentre Dorhamat si presentava come una sorta di porto franco in cui una moltitudine di razze e genti diverse coabitavano tra loro in un vero e proprio calderone di lingue e culture. Abbandonò quindi i suoi timori circa il suo aspetto e il suo strano accento per muoversi in assoluta libertà e agevolezza.
Anche se all'inizio la paura e l'incertezza avevano superato la nostalgia di casa, la sofferenza per la mancanza di un mare pulito, che a Dorhamat era verde e inquinato, rese la sua permanenza in città particolarmente penosa; le fogne e i canali di scolo dei sobborghi sfociavano nelle acque marine in modo da trasformare certi tratti del litorale in vere e proprie cloache a cielo aperto.
Dorhamat non diceva nulla di sé stessa; tutto era scritto nelle sue calli maleodoranti, nei vicoli stretti tramutati in immondezzai di cose e persone, nei bordelli e nelle case in cui si consumavano amplessi senza attenzione né sentimento. Dorhamat di se stessa raccontava solo quello che Cassandra non aveva mai visto né conosciuto, perché in essa ritrovava tutto ciò che non credeva di essere o non voleva diventare, ma anche, talvolta, qualcosa che in segreto aveva sempre desiderato avere: la libertà di non essere nessuno, di dimenticarsi di essere quel qualcuno che era sempre stata, la seduzione di una vita diversa, di un passato rovesciato.
Perché di Dorhamat non si potevano conoscere tutti gli angoli o tutti i segreti, ma solo quella sua superficie inesauribile di notizie e sensazioni che conducevano Cassandra sempre a nuove scoperte, confondendola. Non c'era da meravigliarsi se, qualche volta, finiva per sentirsi un'estranea a se stessa.
Un costante viavai di arrivi e partenze faceva sì che merci, persone e notizie viaggiassero tutte con la medesima rapidità, anche se talvolta in forme non proprio affidabili. Perciò Cassandra di quella città visitava luoghi diversi in svariati momenti della giornata, in particolare gran parte delle bettole del porto frequentate da contrabbandieri, diseredati e ogni genere di tagliagole che si scambiavano informazioni e gestivano là i loro traffici; si tramutava spesso in una vagabonda che tirava a campare vendendo perle di scarso valore lungo la strada e sentiva di dimenticarsi sempre di più di ciò che aveva lasciato. Anche la nostalgia che provava assumeva un aspetto nuovo, incomprensibile.
Ripensava a sua madre, che l'aveva sempre amata e che aveva avuto paura per lei, e a sua sorella, che le aveva augurato di fare ritorno presto celando in quella frase tutto il risentimento che provava nei suoi confronti; perché tra loro non correva buon sangue e il fatto che fossero parenti contribuiva a peggiorare le cose, anziché porvi rimedio.
Capitava che pensasse a casa sua chiedendosi se l'avrebbe mai rivista, e a tutto ciò che aveva lasciato. Si domandava se fosse riuscita, alla fine, a trovare le risposte che cercava o se si sarebbe fatta travolgere dagli eventi, senza poter fare nulla per la sua specie.

Pensava a tutte quelle cose, ma freddamente, senza emozione.


~

- Dimmi di più, vecchio.

La guardò in silenzio mentre rimescolava le carte con gesti secchi e precisi. Quelle mani decrepite dalle dita lunghe e sottili erano sorprendentemente agili e Cassandra provava una strana specie di apprensione nell'osservare la rapidità con la quale riponevano ciascuna carta sulla superficie liscia del legno lucido.
Avrebbe potuto avere qualsiasi età, il tempo aveva cancellato ogni segno di umanità sul suo volto ma i suoi occhi brillavano di una luce intensa e malvagia.

- Non ti ho pagato per raccontarmi cose che già so, disse seccamente, ma con tono rassegnato.

- Oh, mia cara, replicò lui, untuoso, Oh, oh!

Fece una lunga pausa durante la quale la giovane pensò più volte di alzarsi ed andarsene.

- Spesso ciò che siamo realmente ci aspetta al varco di ricordi che non rammentavamo di possedere, mentre ciò che crediamo di essere ci confonde con le sue menzogne.

Aveva pagato quel vecchio per farsi dire l'oroscopo ma fin dall'inizio aveva capito di essersi imbattuta in una truffa.
Cassandra era una donna istruita e se aveva accettato di concedersi, per una volta, quella distrazione era stato per dare sfogo ad un'infantile desiderio di ingenuità e non tanto per reale convinzione; e quel tratto del suo carattere che la portava spesso ad accondiscendere alle più stupide e vacue richieste del suo inconscio la irritava profondamente.
Non permetteva mai nulla a se stessa, mai nessuna deviazione da quel percorso lastricato di oggettività e di senso del dovere. Avevano chiamato lei per quella missione e non sua sorella, la più anziana, perché l'avevano considerata la più adatta, la più degna tra le due, tra le tante sue compagne che forse avrebbero voluto, più di ogni altra cosa, partire.
Avevano chiamato lei per la sua rettitudine, per la sua incrollabile fede nella missione e nello scopo, perché l'avevano conosciuta come Cassandra figlia di Calliope della stirpe più antica e nobile di quella tribù del mare; ma nessuno di loro l'aveva conosciuta veramente, in profondità. Nessuno di loro aveva scorto quel suo intimo desiderio di curvare, di deviare, di fuggire dalla norma e dal precetto, dalla rigidità che ella imponeva prima di tutto a se stessa.
E se la sua condizione presso la sua gente aveva sempre tenuto a freno queste necessità, a Dorhamat nulla aveva potuto allontanare da lei la tentazione di permettersi, di tanto in tanto, di essere qualcos'altro. Di togliersi quegli abiti che suo malgrado portava da sempre, di dimenticarsi, semplicemente, del suo ruolo e della sua posizione.
Ma quella dolce ubriacatura durava poco, spesso pochi istanti in cui prendeva decisioni delle quali si pentiva subito dopo.
Ed era quello il caso.

- Me ne vado. riprese, accennando ad alzarsi.

- Ciascuna cosa è anche il suo contrario.

Gli lanciò un'occhiata gelida ma lui rimase impassibile, al suo posto, fingendo di non averla udita.
Serrò allora la mano in un pugno e rimase a fissarla senza dire altro. Poi il suo sguardo assunse un'espressione indecifrabile e, aprendo le dita, soffiò verso di lei una polvere rossa che penetrò nelle sue narici e le offuscò la vista.

- Ciascuna cosa è anche il suo contrario.

La testa di Cassandra si fece pesante e presto sentì le gambe crollare sotto la mole del suo corpo. Provò un immediato senso di debolezza, come se qualcuno l'avesse colpita alle spalle.

- Cosa...

I colori e i suoni lentamente sbiadirono per lasciare il posto all'oscurità e al silenzio; e quando perse conoscenza l'ultima immagine che si stampò nella sua mente fu quella di un viaggio per mare, anche se non riuscì a capire se si trattasse di un ricordo o di un'illusione.

~

Sognò il mare e il cielo azzurro, e lunghe spiagge dorate senza inizio e senza fine.
Sognò di nuotare, libera, di immergersi in profondità e di rimanervi a lungo, avvolta nel silenzio degli abissi in cui ogni suono sembrava ovattato e distante. Non giungeva il clamore delle onde che si infrangevano sulla banchina, né il tuonare del cielo cupo, né le urla dei marinai in lontananza.
Un grande senso di pace la pervadeva.
A un tratto si sentì scuotere e per un attimo cercò di ignorare tutto il resto per rimanere, ancora per pochi istanti, in quel suo meraviglioso luogo privato; ma in breve il sogno cominciò a svanire fino a dissiparsi del tutto.
Aprì gli occhi con riluttanza. La testa le doleva e provava la sgradevole sensazione di trovarsi nel posto sbagliato, dopo svariate ore di viaggio; sentiva il corpo molle e i muscoli che non rispondevano ai suoi comandi, come se qualcuno l'avesse drogata.

- Aaaaaaaaah... Aaaaaaaaah...
Buon primo giorno, figli di Dio!


Provò ad alzarsi, la prima volta senza successo.
Sconvolta, si guardò attorno. A quanto pareva non era la sola ad essersi ritrovata laggiù, senza sapere come.

- Confusi? Non dovreste. Bevete, bevete! Il vecchio Fez è qui per spiegarvi tutto!

A parlare era stato un uomo anziano dalla pelle raggrinzita e bruciata dal sole, vestito di pelli e conchiglie e con delle strane bende sugli occhi. Afferrò una manciata di polvere e la soffiò su di loro e per un istante le parve di aver già vissuto di una scena simile, in passato.

- La seconda nascita è faticosa; dovete rimanere idratati! Ben nati ad Impero!

A quanto pareva si trovavano su un isola, niente di più di un ritaglio di terra sottratto al vasto oceano che li circondava, sulla quale gli abitanti avevano eretto palafitte e piccole case di pietra. Il cielo era talmente azzurro da ferire gli occhi.
Assieme a lei c'erano un nano e un altro umano dallo strano aspetto; quest'ultimo scrutava minaccioso il vecchio e passò la mano alla pesante ascia che si portava appresso. Tutta quell'apprensione si comunicò anche a Cassandra, che subito provò ad afferrare la sua arma sentendosi in pericolo.

- Che cosa... che cosa mi hai fatto? Dove siamo?

- Calma, calma! Non avete niente da temere! Capisco che siate confusi, ma siete stati benedetti! Lo squamoso dio del mare, delle correnti e delle maree vi ha salvato e vi ha permesso di rinascere a Impero. Io vi ho soltanto battezzati! Siete stati fortunati; sono in pochi ad avere la fortuna di nascere due volte, come voi; è passato molto tempo dall'ultima volta! Da adesso in poi dovreste fare più attenzione, ma non temete: noi siamo qui per aiutarvi e vi tratteremo come parte della famiglia!

Per nulla colpita, la giovane rimase impassibile di fronte alla balzana spiegazione che quello strano individuo aveva loro fornito. Anche ammettendo ch'ella avesse bisogno di credere in qualcosa che assomigliasse a un dio, certamente la sua fede non si sarebbe rivolta a una divinità così ingenua come quella; ma dal momento che non si trovavano in condizione di replicare si limitò a stare al gioco.

Ebbene... Chi è il grande Kai, se possiamo domandare?
E soprattutto... come siamo arrivati qui? Se fossi morta, beh, sono certa che me ne ricorderei.
aggiunse, sorniona.

- Oh, certo certo. Che sciocco! Voi non sapete nulla! Ma non siate così sicuri di ciò che dite! Il corpo non è forse solito dimenticare traumi particolarmente gravosi? Perché mai allora dovreste ricordarvi della vostra morte? Siete emersi questa mattina dall'Occhio del Dio, per benevolenza del Dio delle correnti, come tutti coloro che muoiono in alto mare e rinascono per la seconda volta a Impero. Siete stati fortunati!
Il grande Kai è il nostro capo. Sotto la sua guida Impero ha prosperato ed è cresciuta di anno in anno, proteggendosi dal mondo esterno e dalla Bestia Rabida che abita la foresta. Sarà senza dubbio emozionato e felice di accogliervi come nuovi abitanti, come lo siamo tutti!


Qualcuno tra la folla che li circondava le strinse una mano, altri cercarono il suo viso per salutarla con un bacio sulla guancia. Le venne dato del cibo e una noce di cocco ricolma di una bevanda simile al latte, ma l'istinto le suggerì di non bere.
Se il nano che era con loro aveva reagito con entusiasmo, lo stesso non si poteva dire dell'umano, che annusava l'aria sempre più nervoso. Cassandra, come lui, non aveva nessuna voglia di entrare a far parte di quella comunità di sciocchi sorridenti che trovava, invero, alquanto inquietanti, ma pensava anche che per il momento la soluzione migliore fosse quella di assecondarli.
A un tratto il giovane disse qualcosa a proposito di un odore di sangue che però lei non poteva sentire e pareva sul punto di azzannare Fez alla gola, che si tolse abilmente d'impiccio con quel suo modo di fare a metà tra l'entusiastico e il rassegnato.

- Beh, capisco che l'impatto possa averti stranito, ma ti abituerai. Vedi, non c'è modo di lasciare Impero. Proprio nessun modo. Volente o nolente, dovrai abituarti a restare qui, ma ti assicuro che non è così male! Avrai tutto il tempo di scoprire quello che vuoi, non abbiamo niente da nascondere.

- D'accordo, Fez. Il discorso non fa una piega. Ora però... vorrei incontrare il grande Kai, come hai detto tu. Ho delle domande da porgli.

- Naturalmente, naturalmente! Il grande Kai sarà felice di vederti! Raggiungilo pure nella sua capanna!

Quindi, tra discorsi di strane bestie rapide e bicchierini di rum, si avviò lungo la strada indicatole da Fez, sempre più incerta e spaventata; cercava di tenere la testa alta e di di sembrare sicura di sé, ma non poteva fare a meno di tormentare con le dita un lembo della veste.

Avanzando, cominciò a fare dei respiri profondi.
 
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0_42
view post Posted on 26/6/2015, 09:22




Era come essere dentro una bolla dentro l'oceano. Dentro il vorticare furioso delle correnti, la vista annebbiata dalla velocità del movimento. E l'Occhio. Un gigantesco occhio nelle acque che osservava fisso, immobile, dalle profondità dell'abisso. Ma come era finito là? L'unica cosa che ricordava dopo l'evasione era la grande massa di urla delle guardie, il suono degli allarmi, il crepitio delle mura della sua prigione che si infrangevano. La frenesia della corsa, i battiti accelerati, la pioggia.

Nero.
E il sangue. Ma c'era ancora odore di...sangue?

Buon primo giorno, figli di Dio!

______________



Spalancò la bocca istintivamente per buttare dentro quanta più aria possibile. L'umidità lo infastidiva parecchio e gli odori si confondevano. Troppi e troppo diversi fra loro. Solo l'odore del sangue restava in disparte, sopra gli altri. La cosa lo spaventava e lo eccitava allo stesso tempo: quell'odore, quell'odore di ferro come le armi non lo abbandonava mai.
Prima ancora di mettere a fuoco l'ambiente la mano iniziò a scivolare lungo il manico dell'ascia. Aveva una certa età Gehrman, e con la vecchiaia era arrivata anche la presenza costante di nervi a fior di pelle. Non era solo.
"Chi...SIETE?"
Dondolava insieme ad altri su una piccola zattera, circondati da una folla...bizzarra.
Sull'imbarcazione, un uomo dall'aspetto buffo si agitava e parlava animatamente.
« Calma, calma! Non avete niente da temere! Capisco che siate confusi, ma siete stati benedetti! Lo squamoso dio del mare, delle correnti e delle maree vi ha salvato e vi ha permesso di rinascere a Impero. Io vi ho soltanto battezzati! Siete stati fortunati; sono in pochi ad avere la fortuna di nascere due volte, come voi; è passato molto tempo dall'ultima volta! Da adesso in poi dovreste fare più attenzione, ma non temete: noi siamo qui per aiutarvi e vi tratteremo come parte della famiglia! »
« Avete fame? Sete? Volete un cambio d'abito? ...oh, il Grande Kai sarà felicissimo di incontrarvi! »
Perchè gli altri erano così pronti a rispondere all'uomo? Non capivano che potevano essere in pericolo?
Di una cosa era sicuro però, non era questo il suo posto e mai lo sarebbe stato.
Cerco di alzarsi lentamente cercando di perdere l'equilibrio prima di intervenire nuovamente in questo sermone senza senso.
"Ascoltami bene vecchio. Non ti conosco e non voglio farlo, non sono un abitante del tuo villaggio né voglio diventarlo. Inoltre..." - annusò ancora più profondamente l'aria, l'odore di sangue era ancora presente, lo insospettiva e non poco - " questa fogna che chiami villaggio puzza di sangue. Il tuo capo farà bene a darmi delle spiegazioni per tutto questo." - che suonava tanto come "se non lo fai ti taglio la testa" .
L'uomo rispose scrollando le spalle ma intimidito dal tono minaccioso del cacciatore.
« Beh, capisco che l'impatto possa averti stranito, ma ti abituerai. Vedi, non c'è modo di lasciare Impero. Proprio nessun modo. Volente o nolente, dovrai abituarti a restare qui, ma ti assicuro che non è così male! Avrai tutto il tempo di scoprire quello che vuoi, non abbiamo niente da nascondere. »
Nella fronte di Gehrman si disegnò di getto una vena pulsante. Non era famoso per la sua pazienza e i suoi nervi erano quasi al limite.
La folla lo circondava, interessata e intimidita allo stesso tempo. Per la prima volta in tanti anni si sentiva veramente lui la preda, l'animale solitario braccato da molti, solo che stavolta non c'erano armi, nessun rischio di morte. E questo, paradossalmente, lo metteva in difficoltà.
L'unica scelta che gli si pose davanti fu quella di assecondarli, far credere loro che avrebbe obbedito senza opporsi.
"Molto bene allora. Portami dal tuo capo...e in fretta. Anche voi" - disse rivolgendosi anche agli altri- "Muovetevi, non ho intenzione di restare in questa latrina più del necessario" . O giurò che taglierò la gola a questo folle e aggiungerò altro sangue in questo buco dimenticato dagli dei.
Adesso lo circondavano silenzio e timore ma l'uomo lo guidò comunque verso la casa del capovillaggio.
Gehrman lo seguì in silenzio, l'ascia in bella vista come un monito minaccioso.



CITAZIONE
note: non ho inserito lo specchietto perchè non necessario al momento.



Edited by 0_42 - 30/6/2015, 09:20
 
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view post Posted on 28/6/2015, 10:28

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L'occhio di Dio ~ Oceano di Zar



Gli occhi chiusi e la mente sveglia, Aruj era disteso e si crogiolava al sole caldo di mezzogiorno. Attorno a se il rumore dell'acqua e del legno che placidamente galleggiava, l'odore di salsedine si mescolava ad un'altro più aspro e ferroso. I pensieri galoppavano, producendo immagini sorprendenti e caleidoscopiche.
Era sicuro di esser sveglio e vigile, in quell'istante, anche se doveva ancora aprir gli occhi. Le palpebre si schiusero lentamente, gettando Aruj in un mondo sfocato e di un candore abbacinante. Mentre l'universo attorno a lui prendeva via, via forma, una figura nera si stagliava contro il sole: le fattezze umane, alto, magro e ricurvo sul nano.
Il pirata non ricordava nulla di ciò che lo aveva portato lì e, alzando la testa sentì l'acqua nelle orecchie e un fischio pulsante e insistente. La testa divenne ad un tratto pesante e la bocca secca si apriva e si chiudeva, come quella di un pesce che annaspa sulla riva.
Quanto aveva dormito? Si toccò la barba, misurandone la lunghezza. Non doveva esser passato molto, pensò, guardandosi attorno con le palpebre ancora troppo pesanti per esser completamente aperte.
Assieme a lui, su quel guscio di noce, c'erano tre uomini. Uno di questi era lo strano figuro che fin da subito aveva intravisto, gli altri due erano un vecchio e una ragazzina dall'aspetto strano.
"Buon primo giorno, figli di Dio!" Esordì lo spilungone a torso nudo, col petto adornato di conchiglie e il viso in parte coperto da bende colorate. "Confusi? Non dovreste. Bevete, bevete! Il vecchio Fez è qui per spiegarvi tutto!" Tre noci di cocco vennero porse ai compagni di disavventure, tutti confusi e stralunati. Gli altri due si mossero rapidi ad afferrare le armi, riempiendo Fez di domande.
Il capitano accetta di buon grado la bevanda, aggiungendovi immediatamente del Grog, versato direttamente dalla fiaschetta personale.
"Mi son svegliato in posti strani dopo una sbronza ..." Un grosso sorriso s'allarga, facendosi spazio nella fitta barba, prima che le labbra possano poggiarsi sul guscio stracolmo, prendendo un piccolo sorso, per evitare che il liquido si versi."Ma questo li batte tutti."
"Calma, calma! Non avete niente da temere! " S'agitò tutto il vecchio Fez, muovendo le braccia e le mani, come se ciò bastasse a riportare la calma.
"Capisco che siate confusi, ma siete stati benedetti!" Riprese calmo, mentre iniziava a remare, trascinando la piccola imbarcazione verso la riva. "Lo squamoso dio del mare, delle correnti e delle maree vi ha salvato e vi ha permesso di rinascere a Impero." A quelle parole, Aruj drizzò le orecchie, sentendovi qualcosa di sbagliato. Squamoso dio del mare? Il nano aveva visto di persona il dio delle profondità, l'Abisso, Volijund, e non ricordava squame ma solo tentacoli e uno sguardo che riflettev il vuoto e il profondo oceano. Qualunque cosa detta da quel vecchio, da lì in poi, il nano sapeva essere solo cazzate, bugie nate chissà dove.
Mentre Fez si sforzava di remare e spiegare la situazione, il capitano non poteva che sorseggiare e sorridere alle sue parole.
Non ci volle molto che la barchetta approdò sulle sponde di quello che sembrò essere un grosso lago. Appoggiati i piedi a terra, i tre si ritrovarono accerchiati da gente e mani che toccavano e stringevano.
"Ebbene... Chi è il grande Kai, se possiamo domandare?
E soprattutto... come siamo arrivati qui?"
La ragazzina strana sembrava aver tutte le domande e Fez sembrava aver meno della metà delle risposte che le sarebbero state sufficienti. "Se fossi morta, beh, sono certa che me ne ricorderei." Aggiunse con saccenza, prima che la repentina risposta di Fez ribaltasse quella convinzione. "Oh, certo certo. Che sciocco! Voi non sapete nulla! Ma non siate così sicuri di ciò che dite! Il corpo non è forse solito dimenticare traumi particolarmente gravosi? Perché mai allora dovreste ricordarvi della vostra morte?" Qualunque cosa dicesse quell'uomo, Aruj non poteva che trovarla ridicola a quel punto, senza contare che ci aggiunse anche una misteriosa Besita Rabida nel mezzo, uno strano animale che, secondo lui, abitava la foresta.
"Se fossi morto, sarei all'nferno e nessuno vorrebbe stringermi la mano ... Questo è certo!" Fece quasi eco alla giovane, tutto divertito nelle dimostrazioni d'affetto di quei selvaggi a cui non pensò neanche per un attimo di sottrarsi. C'era qualcosa di strano in quel posto, questo era certo, e il comportamento da setta che sembravano avere gli indigeni, innervosiva Aruj. La cosa, però, non sembrava pericolosa e li lasciò fare.
E Questa Bestia Rapida? Cos'è? Un cinghiale molto veloce? La confusione gli fece comprender male le parole, incomprensione aiutata anche dalla situazione che appariva sempre più ridicola.
Rabida! S'affrettò a correggerlo il vecchio. "La chiamiamo così perché produce delle spore che fanno impazzire le persone; tuttavia attacca raramente il villaggio e non dovreste rischiare nulla, se non vi allontanate." Come se ci fosse molto da vedere in quel villaggio di selvaggi. La faccenda della bestia, però, incuriosiva non poco il nano. Avrebbe curiosato poi, ora voleva solo conoscere questo Grande Kai.
L'altro vecchio, poi, sentì proprio il bisogno di essere cane "Molto bene allora. Portami dal tuo capo...e in fretta. Anche voi" Abbaiò, con rabbia. "Muovetevi, non ho intenzione di restare in questa latrina più del necessario" . O giurò che taglierò la gola a questo folle e aggiungerò altro sangue in questo buco dimenticato dagli dei." La folla s'azzittì in un attimo, le mani tese vennero ritratte e il clima di gioia venne subito spezzato. Coglione! Non sapeva cos'era la discrezione e, più importante, non sapeva come rivolgersi in modo civile. Fez fece un breve cenno, silenzioso, mentre il cuore di Aruj batteva di rabbia. Avrebbe scatenato l'inferno su quell'uomo se solo avesse alzato un dito.
Abbaiami un altro ordine, vcchio köpek, e giro che sarà la tua testa a diventare un buco dimenticato dagli dei!" Il pirata strinse i denti e i pugni, sperando d'esser il più chiaro possibile. Un'altra parola sbagliata e quel vecchio si sarebbe ritrovato la lingua mozzata e la testa impalata in un battito di ciglia.
S'affiancò, poi, alla guida, cercando di scacciare i pensieri rabbiosi. "Hey Fez, visto che dobbiamo restare qui ..." Il nano s'accigliò, rivolgendosi a Fez, come se stesse per chiedergli qualcosa che fosse d'estrema importanza, quasi una questione di stato. ""Avete del buon Rum, vero?"" Sorrise, cercando di alleggerire la tensione, ormai palpabile. Un sorriso che divenne subito una smorfia d'amarezza quando il vecchio gli rivolse uno sguardo confuso e le parole: "Rum? Cos'è?"
Lo sguardo d'Aruj si perse immediatamente nel vuoto e nella sua mente fu fatta subito chiarezza sul da farsi. Non avrebbe vissuto un solo giorno su un isola, per quanto paradisiaca, che non avesse del Rum.
Doveva fuggire il prima possibile ... Oppure insegnare a quei selvaggi come distillare lo zucchero di canna.








Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150%

Passive in Uso:

Attive in Uso:

Riassunto/Note: Mi scuso dello scarso Feedback e della lentezza nello rispondere. Cercherò di essere più rabido nei prossimi post.



 
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view post Posted on 28/6/2015, 13:33
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i α ν ό ς

« E poi, e poi? Poi cos'è successo?? »

Beh, poi... poi i nostri eroi - per nulla abbattuti o intimiditi dalla situazione! - si diressero alla capanna del Grande Kai.
Muovendosi per il villaggio - un'operazione che non avrebbe richiesto più di una ventina di minuti per circumnavigarlo tutto - finirono per notare diverse altre stranezze, come se tutto ciò a cui avevano assistito già non bastasse! Innanzitutto, sembrava che all'interno della comunità non vi fosse alcuna donna, né bambino! Anche il numero di anziani era molto ridotto: lo stesso "vecchio" Fez si muoveva in maniera scattante ed energica, dimostrando di non superare la mezz'età, ed era chiaramente l'individuo più in là con gli anni anni fra tutti quelli presenti (Gehrman escluso, forse, eheh). Insomma, Impero era abitata quasi solamente da giovani omaccioni muscolosi e atletici, ponendo diverse questioni su come facessero a... ehm... quello, no? ...su come... "procedessero a soddisfare le loro necessità", ecco.
Di seguito, le loro occupazioni e i loro costumi erano quantomai strani: tutti si rasavano completamente il capo e il viso (anche in maniera grossolana, lasciandosi tagli e cicatrici - almeno quelli il cui viso non era ricoperto da bende!), erano di etnie differenti tra loro (chi nero, chi bianco, chi meticcio) ed erano in tantissimi a lavorare il cuoio, nonostante il clima tropicale dell'isola. Come già detto, preparavano dei lunghi strascichi di pelle e se li legavano alla vita nuda, spazzolando il terreno dove passavano. Quello era senza dubbio l'aspetto più strano dei loro costumi, poiché questi strascichi arrivavano spesso ad essere lunghi più di un metro, risultando persino scomodi, caldi e pesanti per chi li indossasse! Erano poi talmente ingombranti da far passare come molto più "normali" le bende colorate con cui si mummificavano e le conchiglie che usavano come bigiotteria. A vederli tutti insieme, pareva di assistere a un "carnevale di fortuna" dove tutti cercavano di agghindarsi il più riccamente e stranamente possibile, senza i mezzi per farlo.
Le loro case, poi, non erano da meno! Costruite in legno e pietra arancione, per metà nell'acqua e per metà al di fuori, tutte protese verso l'alto e tutte storte, squadrate, coi piani di dimensione differente, parevano il progetto di un architetto allucinato. Ciascuno degli abitanti faceva poi in modo di arredarle in maniera ancora più strana, cospargendone i muri di alghe, ammassandovi conchiglie all'interno (mucchi e mucchi di conchiglie e sassolini! Ma che...), coltivandovi giganteschi banani e palme da cocco che fuoriuscivano dal soffitto, e altro ancora.
E mentre si avvicinavano alla casa del Grande Kai, il Vecchio Fez spiegava tutto questo con voce entusiasta:

« Ecco, loro sono i raccoglitori delle squame del Dio del mare, delle correnti e dei flutti! » diceva indicando un gruppo di persone che stavano ammassando conchiglie. « È un lavoro molto doloroso, il loro! Per non dire pericoloso! Vanno ammirati. »
Poi si girava verso un filatore di cuoio e lo salutava con un inchino.
« I tessitori ci permettono di elevarci a uno stato di comprensione dei messaggi del Dio e si sacrificano ogni giorno per noi. Con il loro impegno giornaliero tessono le nuvole del cielo e le onde del maree, dando ordine alla realtà che ci circonda. Senza di loro saremmo perduti! »
Quindi salutava con la mano alcuni giovani, diretti verso l'esterno del villaggio.
« E senza i cacciatori non potremmo mangiare, naturalmente! Loro sfidano la Bestia Rabida ogni giorno, rischiando di impazzire! »
Per non parlare degli osservatori, il cui compito era quello di assistere e giudicare il mestiere altrui; dei contemplatori, che ricevevano doni per lo "sforzo" di godersi le bellezze del villaggio senza lavorare; dei nuotatori, che apparentemente non avevano altro scopo se non quello di affinare le loro abilità agonistiche nell'Occhio del Dio.
Insomma, a Impero erano tutti un po' pazzi.

Ben presto i nostri eroi si trovarono davanti alla reggia del Grande Kai.
"Reggia"... insomma. Una palafitta un poco più grande delle altre, costruita su due piani quadrati, con quello basso sensibilmente più ampio di quello superiore. Le pareti erano interamente ricoperte da sabbia e conchiglie, mentre il tetto del primo piano era stato adibito a giardino pensile di... alghe. Bleah. Immaginate l'odore!
Vi entrarono senza tardare ulteriormente, e ciò che si trovarono innanzi non poté che stupirli:
...incatenate alle pareti con dei grossi ceppi al collo, vi erano decine e decine di persone che urlavano, saltavano, sbraitavano e si lamentavano in un linguaggio incomprensibile. Immaginate la scena: i nostri eroi si trovavano all'entrata di una selvaggia sala del trono (con tanto di tappeto rosso, decorazioni con conchiglie e seggio di bambù) contro le cui pareti erano ammassati... pazzi. E nudi. Ma soprattutto pazzi. Sembrava quasi di trovarsi in una delle peggiori corti di Baathos, tanto infernale era il rumore!
Gli uomini costretti alle mura erano privi di vestiti e, a differenza degli altri abitanti, avevano lunghi capelli e folte barbe. Niente del loro comportamento lasciava supporre una logica in ciò che stavano facendo: alcuni tiravano le catene al punto da ferirsi il collo, altri saltavano, altri si aggrappavano alla parete, molti urlavano e sbavavano contro i nuovi arrivati, guardandoli con odio ferino e lasciando pensare che - se non fossero stati trattenuti - si sarebbero scagliati su di loro per farli a pezzi a mani nude. In generale, sembravano tutti dominati da una rabbia e da un odio incontrollabili, che deformavano le loro voci e i loro comportamenti, rendendoli idrofobi.
« Non spaventatevi. » disse il Vecchio Fez con tono sorprendentemente serio. « Quelli che vedete sono i cacciatori rimasti vittima della Bestia Rabida. Non abbiamo avuto cuore di sopprimerli, ma se non vi avvicinate non possono farvi del male. »
E in fondo alla sala, col culo rachitico poggiato sullo scranno di bambù, c'era il capovillaggio. Fez li condusse fino a una distanza ragionevole, attraversando quella letterale gabbia di matti e senza lasciarsi intimidire dalle urla disumane, prima di inchinarsi ai piedi del trono.
« Grande Kai. » si annunciò con tono solenne. « Vi porto tre nuovi nati. »

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Il Grande Kai era senza dubbio l'abitante più anziano del villaggio, tra i cinquanta e i sessant'anni d'età. Aveva la faccia di un vecchio lupo di mare e petto e schiena tatuati con la figura di un grosso drago di colore nero. Portava i capelli e la barba lunghi, come i pazzi incatenati nella sua reggia, e anche lui era completamente nudo, non fosse per il lungo - lunghissimo, almeno due metri! - strascico di cuoio e pelle che aveva legato alla vita. Portava poi numerose collane, orecchini e accessori ricavati dalle zanne di animali e da piccole conchiglie, e come copricapo indossava il teschio di un grande animale serpentino, probabilmente una qualche specie di mostro marino. Dava l'idea di essere un vecchio guerriero, veterano di lunghe cacce e pericolose battaglie.
Il suo tratto più distintivo, però, erano gli occhi: due occhi completamente bianchi, con la pupilla e l'iride completamente annebbiate, del tutto incapaci di vedere. Il suo viso era solcato da due profonde cicatrici in corrispondenza dei bulbi oculari, che partivano dalla fronte e arrivavano fino alle guance, come il segno lasciato dagli artigli di una grande bestia. Probabilmente era stata quella ferita a renderlo cieco.

Nel sentire la voce di Fez, Kai sorrise e abbassò lo sguardo nella sua direzione, chiaramente orientandosi grazie all'udito.
« Ti ringrazio Vecchio Fez. » gli disse con tono severo e voce rauca. « Puoi andare. Sono certo che i nuovi nati abbiano molte domande. »
L'uomo bendato fece un altro inchino rispettoso e se ne andò, seppur non prima di dare qualche amichevole botta sulle spalle ai nostri eroi. A quel punto, il capovillaggio si rivolse direttamente a quest'ultimi.
« Vi do il benvenuto nell'Impero, la vostra nuova casa. » disse rigido. « Chiarirò ogni vostro dubbio, purché ragionevole. Sentitevi liberi di mischiarvi alla popolazione nel modo che più preferite. Qui nell'Impero potete comportarvi come meglio desideriate, purché non nuociate ai vostri simili. »



CITAZIONE
Secondo - e forse ultimo - turno in confronto, necessario per velocizzare un po' il dialogo. In questo post mi sono sbizzarrito un po' con le descrizioni e vi ho dato molto più materiale su cui ragionare, quindi... ragionate! In confronto gestiremo il colloquio con il Grande Kai, al termine del quale potrete fare qualsiasi cosa desideriate, purché non siate autoconclusivi. Il senso della quest è proprio questo: totale libertà. Volete scappare? Volete indagare nel villaggio? Volete cacciare nella foresta? Volete uccidere tutti? Potete provare qualsiasi cosa (non autoconclusivamente) e io, nel post seguente, vi dirò il risultato delle vostre azioni.

Quindi il vostro prossimo post dovrà essere composto da una prima fase determinata in confronto (il dialogo col Grande Kai) e una seconda fase a vostro piacere in cui il personaggio compie qualsiasi cosa esso voglia nei confronti dell'ambientazione, in maniera non autoconclusiva. Se avete dubbi su quest'ultima, potete sempre chiedere in confronto e vi confermerò io stesso le modalità in cui quest'azione possa essere compiuta e tutti i dettagli delle descrizioni.

5 giorni di tempo (speed up: vedo che siete puntuali e non voglio rischiare di mancare le ricompense aggiuntive di dall'abisso!).
 
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view post Posted on 5/7/2015, 13:55




i α ν ό ς



~ strada verso il palazzo del grande Kai

Il villaggio gli ricordò i tempi bui e oscuri dei racconti sulla creazione dei mondi. Aveva letto che allora gli uomini vivevano simili alle bestie, selvaggi e inselvatichiti come la natura che li circondava. Impero sembrava la riproduzione in scala reale di ciò che gli avevano raccontato da bambino. Gli abitanti raccoglievano e lavoravano ciò che il mare gli donava e i loro corpi sembravano abituati alle avversità ed alle fatiche di una vita simile. Tuttavia Gerhman non poté fare a meno di notare che non c'erano donne o bambini nel villaggio e questo lo insospettì parecchio. Ciononostante proseguì con i suoi compagni temporanei verso la reggia del grande Kai, l'ascia sempre in bella vista.

~ palazzo del grande Kai
All'ingresso del palazzo - rivelatosi essere soltanto una costruzione in legno parecchio più grande - la compagnia fu accolta da un tappeto rosso e uomini nudi rabbiosi e incatenati che il vecchio Fez indicò come cacciatori vittime della Bestia Rabida, persone che il villaggio non aveva avuto il coraggio di sopprimere.
Annunciati da Fez, i tre si trovarono davanti un vecchio rozzamente decorato col volto rugoso e cieco scavato da due cicatrici. Gerhman aveva sempre avuto poco rispetto per l'autorità, tanto più che stavolta l'autorità in questione era un vecchio dal culo rinsecchito a capo di una massa di gente che aveva quasi sicuramente perso il senno in seguito a chissà quali eventi. Tuttavia il cacciatore scelse, almeno per il momento, di reggere il gioco.
«Grande Kai! Siete al comando di un villaggio di tutto rispetto.» - esordì dopo un breve inchino. Allargò le braccia per dare ancora più enfasi alle sue parole nonostante esso non fosse palesemente la pantomima di un complimento, e neanche tanto ben riuscito.
«Nel vostro corpo posso vedere i segni di numerose battaglie, nei vostri abiti i ricordi di molte cacce. Vi parla un vecchio cacciatore come voi che desidera semplicemente tornare a casa, ai suoi terreni di caccia conosciuti.» - concluse con un ghigno malefico dai canini un po' troppo sporgenti.
Il vecchio non si scompose nemmeno, probabilmente non erano i primi ad avergli chiesto di tornare a casa.
« Purtroppo ciò non è possibile, nuovo nato. Impero è circondata dall'oceano e numerosi mostri ne abitano le acque, impedendo di solcarle a piacimento. Temo che dovrai abbandonare la tua speranza e adeguarti ai nostri terreni di caccia, come molti hanno fatto prima di te. Tuttavia le foreste dell'isola non mancano di sfide degne di qualsiasi cacciatore, te lo assicuro.»
In un'altra occasione l'offerta sarebbe potuta essere allettante, ma adesso l'intera faccenda stava diventando una deviazione obbligata piuttosto scocciante. In tutta risposta Gehrman lo guardò negli occhi con aria beffarda e divertita.
«Vede...eccellenza, da ciò che abbiamo potuto ascoltare e osservare, una bestia feroce rende folli i vostri e forse li divora. Mi chiedo se questo vostra...eccessiva abitudine alla prigionia non sia piuttosto rassegnazione ad un potere più grande. Non creda che non abbia notato i vostri occhi. Neanche voi siete riuscito a sopraffarla...o sbaglio?» - continuò - « Quanto alla mia speranza... non credo che voi ne abbiate da offrire, persino a un vecchio come me. Non abbiamo visto nessuna donna lungo il tragitto. Se il vostro villaggio è destinato alla morte allora aprirò io stesso la strada che conduce fuori da questo buco dimenticato dagli dei, con la forza se necessario. Tuttavia, se voi avete una risposta plausibile a tutto questo sono... siamo - guarda per un attimo gli altri - disposti ad ascoltarla.»
La domanda sembrava aver toccato un tasto dolente, ed il grande Kai ci mise un po' prima di rispondere.
« Non sbagli nel parlare di rassegnazione. La Bestia Rabida si è sempre dimostrata aldilà della nostra portata, per quanto abbiamo tentato di abbatterla. D'altra parte essa costituisce un pericolo saltuario, gestibile e non è una minaccia diretta per i cittadini dell'Impero se non provocata. Raramente si risolve a uccidere uno di noi, preferendo piuttosto ricorrere alle sue spore, che hanno impestato tutta la foresta. Per quanto riguarda le donne, non ne hai viste poiché esse sono un tesoro che va preservato, a disposizione del villaggio e delle sue necessità. Qualora tu ne senta il bisogno non ti basterà che chiedere, e la bella Mat ti assisterà. »
Concluse il discorso indicando l'esterno del palazzo - « Se nonostante le mie risposte persisti nel rifiutare la pace che ti offro, sei libero di cercare la tua strada da solo. Tuttavia, sappi che sei destinato a tornare deluso, se non folle, come tutti quelli che ci hanno provato prima di te. » - osserva i pazzi in catene - « Anche a quel punto, noi saremo pronti ad accoglierti a braccia aperte. »
L'eccessiva calma e la rassegnazione non fecero altro che premere nuovamente sui nervi del cacciatore, che per un attimo sembrò piuttosto desideroso di decorare con un po' di rosso l'intera stanza. Cercò tuttavia, a fatica, di trattenersi dal farlo.
«Vecchio...hai talento nello girare attorno alle mie domande. Forse l'unica differenza fra te e quei disperati sono le catene che li legano. Preghi un dio che vi condanna ad una prigionia controllata, schiavizzi le donne e incateni dei dissennati. Eppure parli di accoglienza. Se fossi ancora il giovane di un tempo probabilmente avrei già cercato di decapitarti, ma la mia Signora non approverebbe un omicidio ingiustificato. No, io invece sono qui a chiedere un accordo. Forniscimi i tuoi uomini migliori e cercheremo di organizzare una caccia alla Bestia Rabida. Morte o pazzia, al momento non riesco a vederne alcuna differenza.»
Ma stavolta aveva passato il segno.
« Tu non darai ordini a nessuno, né le tue minacce verranno tollerate. Guardie!»
Quattro guardie si pararono davanti tutto il gruppo, le armi grezze e rudimentali puntate contro il cacciatore.
« Vattene ora, medita sui tuoi insulti e placa i tuoi bollori, o sarò costretto a difendere me stesso e la mia comunità. »
«E ne saresti capace?» - rispose Gehrman con un sorriso stampato in faccia nonostante le lame puntate contro - « Ti stiamo offrendo un'opportunità vecchio, non essere sordo oltre che cieco.»
Se i suoi compagni di fortuna non fossero intervenuti probabilmente la situazione sarebbe precipitata più veloce delle lame che sarebbero calate sulle teste presenti in quella stanza. Dopo aver calmato - si fa per dire - il grande Kai, il gruppo si diresse fuori dal palazzo.
Il cacciatore fu salutato dalle ultime parole del capovilaggio: "Ora portate via il vostro compagno, prima che si metta a negare ciò che di buono avete fatto entrambi per lui. Su gente così, le spore della Bestia Rabida non possono che portare a un miglioramento. "
Divertito, Gehrman pensò che forse, se fosse mai tornato lì, magari l'avrebbe decapitato sul serio.

~ Impero, fuori dal palazzo
Facendo attenzione a non farsi udire dalla popolazione, i tre scelsero di dividersi. Aruj, il nano, sarebbe rimasto nel villaggio per cercare informazioni utili. Gehrman e Cassandra si sarebbero diretti nella foresta alla ricerca della fantomatica Bestia Rabida. Lì avrebbero dato finalmente risposta al dubbio che li attanagliava: essa era reale o semplicemente qualche potere misterioso aveva fatto impazzire gli abitanti spingendoli verso una paranoia senza precedenti?
Qualunque fosse stata la risposta, Gehrman imbracciò l'ascia e iniziò a camminare. Un'altra caccia stava iniziando.



CITAZIONE

Gerhman
c: 150% e: 75 % m: 75%



note: Ho avuto molta difficoltà nello scrivere questo post, principalmente per colpa della mia inesperienza sia come "giocatore" che come "scrittore". Mi sono trovato meglio nello scrivere un post senza dover ricorrere alla sezione "Confronto" e temevo di fare del semplice copia-incolla ricopiando i dialoghi altrui nel mio post, quindi ho cercato di attenermi a ciò che è stato detto al mio pg.
 
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view post Posted on 5/7/2015, 18:28

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Il Grande Kai ~ Impero, Oceano di Zar


Selvaggi.
Era tutto quello che Aruj riusciva a pensare degli abitanti di quell'isola.
Non che i nani fossero di indole benevola verso le altre razze ma Aruj era riuscito a superare i luoghi comuni ed aveva, tutto sommato, un buon rapporto con gli umani , riuscendo ad accettare persino dei pelleverde nella sua ciurma. Inutile dire che covava un certo astio nei confronti degli elfi: alti, arroganti, con la puzza sotto il naso; con quelli era un rapporto di odio reciproco.
In quel momento, però, si guardava attorno e vedeva solo selvaggi.
Per lo più erano vestiti con pelliccie e pezzi di pelle o cuoio malamente conciati; non sembravano capaci di affilare lame o radersi senza straziarsi il volto; gli unici gioielli a loro noti erano conchiglie o ossa, di cui si fregiavano pacchianamente. Per quanto riguarda la tecnologia, beh, non sembrava esserne traccia e i loro utensili erano rudimentali e primitivi.
In quanto a costruzioni, poi, non erano i migliori architetti. Vivevano in palafitte tutte storte, che sembravano reggersi in piedi per qualche strana legge divina, sconosciuta altrove, tutte adornate come i loro proprietari, con l'aggiunta di alghe. Da alcune spuntavano persino piante di vario genere, come se le coltivassero in casa.
Persino le loro professioni, se così si possono definire, non sembravano alcun senso: raccoglitori che ripescavano conghiglie, acconciatori di pelli che " tessono le nuvole del cielo e le onde del maree", come disse Fez, e infine c'erano gli osservatori, il cui unico compito era giudicare il lavoro altrui. Gli unici, forse, di alcuna utilità erano i cacciatori che, comunque, non sembravano per nulla esperti in quello che facevano e spesso non tornavano tutti interi o non tornavano affatto.
Se la questione dell Bestia Rabida e tutto ciò che c'era fuori da quel villaggio incuriosiva il nano, quello che c'era all'interno urlava follia a pieni polmoni e lo intrigava ancor di più: quel pazzo, pazzo agglomerato di superstiti doveva pur avere una logica, qualcosa che ad Aruj sfuggiva del tutto.
Il giro dell'isola, o almeno della parte abitata dell'isola, fu quanto mai rapido. Non ci vollero che pochi minuti perchè il "vecchio" Fez, che poi tanto vecchio non era, mostrasse al trio quello che era necessario vedessero, prima di condurli finalmente al cospetto del Grande Kai.
In quel lasso d tempo, però, non s'era vista neanche una donna o un anziano. Ma la cosa non colpi Aruj, finchè non entrò in quella palafitta un po' più grossa delle altre, notando quanto fosse più anziano il capo villaggio rispetto alla loro guida.
Nella reggia, se proprio la si vuol chiamare così, del capo la situazione non era tanto diversa che nel resto dell'isola. L'arredamento pacchiano a livelli stucchevoli era così comune che, ormai, il nano c'aveva fatto l'abitudine e, a pensarci, la cosa lo riempiva di disgusto e paura: che anche lui sarebbe diventato un selvaggio, un giorno? C'erano anche dei nani lì in mezzo e la cosa non era affatto rassicurante.
Ben presto fu chiaro, inoltre, che la Bestia Rabida non era una leggenda o, perlomeno, non lo erano gli effetti che aveva sulla gente. Persone nude e urlanti erano incatenati al muro, alcuni qui, alcuni lì, si dimenavano e strillavano frasi incomprensibili, scompigliandosi la barba e i capelli lunghi.
Di primo architto la scena divertì Aruj, finchè non si rese conto di quanti fossero e di come la pazzia li avesse ridotti. Facevano un casino infernale, come i marinai ridotti a gusci vuoti dalle sirene e legati all'albero maestro. Allungavano le braccia e cercavano di strappare, graffiare e afferrare qualunque cosa arrivasse a portata delle loro mani, armate di unghia sporche e spezzate irregolarmente ma, stranamente, affilate come rasioi.
Le rassicurazioni di Fez non furono sufficienti a placare l'immediata e innaturale inquietudine che venne a montarsi sullo stomaco del pirata.
Camminando in quel manicomio improvvisato, il villaggio apparve d'un tratto ancor più sinistro e angosciante. Non erano le stranezze alla luce del sole a turbare il pirata ma quelle tenute nascoste a insospettirlo.
Dov'erano tutti i vecchi dell'isola? E le donne?
Un vecchio lupo di mare, una volta, disse:

"Fidati sempre di un uomo che porta i pantaloni sulla testa o veste al contrario, perchè nella sua follia lui è sincero.
Non fidarti mai di un uomo che appare normale e senza segreti, perchè vuol dire che le sue stranezze le tiene nascoste ...
E non puoi mai sapere che razza di pensieri contoti può avere.
"


Nella loro follia, su quell'isola erano tutti "normali", tutti s'erano adattai a quei bizzarri costumi ma, fra tutte le etnie lì presenti, nessuno sembrava aver conservato nulla del proprio passato, nessuno fino a quel momento s'era avvicinato chiedendo loro di salvarlo da quella gabbia di matti, nessuno sembrava essere diverso dagli altri. Era come osservare una di quelle primitive tribù di pelleverde, di cui aveva sentito parlare da chi s'avventurava a nord, eppure, se tutti finivano ad Impero per caso, com'era possibile che non ci fossero tanti stili diversi e miscugli di culture provenienti da tutta Theras ma solo quell'unico, bizzarro e folle canone?
E, mentre questi pensieri affolavano la testolina del nano, il trio era ormai al cospetto di Kai. Un vecchio, nudo, se non per un lungo drappo di cuoio legato in vita, al collo svariate collane fatte di conchiglie e zanne, il tatuaggio di un drago ne copriva il petto e continuava fin dietro la schiena. Sedeva su un trono di bambù.
Il viso era cosparso di rughe, le stesse di chi ha passato una vita sotto il sole cocente, gli occhi con le iridi grige e le pupille bianche, scrutavano attorno, fissandosi nel vuoto, per poi riprendere il loro cieco vagare, due grosse cicatrici partivano dalla cima della testa e dividevano le guance in due facevano comprendere come il vecchio avesse perso la vista.
"Vi do il benvenuto nell'Impero, la vostra nuova casa." Esordì, con voce piatta e monotona. Chissà quante volte aveva detto quella frase. "Chiarirò ogni vostro dubbio, purché ragionevole. Sentitevi liberi di mischiarvi alla popolazione nel modo che più preferite. Qui nell'Impero potete comportarvi come meglio desideriate, purché non nuociate ai vostri simili" Concluse, dimostrandosi ben più aperto di quel che il pirata s'aspettava, non che la cosa fosse più di tanto rassicurante, giunti a quel punto.
Aruj si sedette, avvantaggiandosi della cecità dell'uomo per mettersi comodo, mentre la coppia si sprecava in riverenze ed inchini, superflui in quell'isola di selvaggi, ancor più al cospetto di un cieco. I suoi due compagni avrebbero riempito Kai di domande e non c'era nessuna ragione per continuare a stare in piedi. Il costante urlare dei pazzi, però, non giovava ai nervi scossi del povero marinaio, che dovette escludere quel rumore, quasi inconsciamente, per trovare una parvenza di calma.
La fiera delle domande, poi, ebbe inizio.
La ragazza era la più ragionevole, mentre il vecchio non riusciva proprio a non esternare il proprio sdegno, dovendo per forza mettere in mostra il proprio valore di cacciatore. Qualunque domanda gli fosse posta, però, le risposte del capo villaggio erano via, via meno rassicuranti: il mare attorno all'isola era abitato da mostri marini e le onde ne impedivano la navigazione; la foresta era anche peggio e la minaccia della Bestia Rabida non ne permetteva un'esplorazione accurata. A tutto questo, s'aggiunse presto l'ennesima inutile presa posizione del più anziano del gruppo che, nonostante l'età, appariva di gran lunga il meno saggio e, alla sua ultima impennata d'orgoglio, il paziente Kai sbottò.
"Tu non darai ordini a nessuno, né le tue minacce verranno tollerate" Si alzò dal trono, apparendo minaccioso nonostante la cecità, la voce snervata si riempì della austerità che il suo titolo gli permetteva. "Guardie!" E i cani arrivarono, con le loro armi smussate e rudimentali, mettendosi fra il gruppetto e il loro capo. "Vattene ora, medita sui tuoi insulti e placa i tuoi bollori, o sarò costretto a difendere me stesso e la mia comunità." Lo sguardo di Aruj passò un paio di volte sui due vecchi che, separati da un muro di carne, si guardavano in cagnesco.
Barbari, gli umani si dimostravano sempre dei barbari e persino i selvaggi erano più saggi e civilizzati.
Non si scompose il nano, vedendo la giovane al suo fianco intervenire per placare gli animi. Parlò a nome di tutti, infondendo uno strano senso di fiducia e pace persino nel cuore del marinaio. Quella ragazza aveva qualcosa di strano ma, in quel momento, non importava.
"Perdonateci per la nostra impudenza; capirete che il nostro... alquanto strano viaggio deve averci reso tutti nervosi e mal disposti rispetto a questa nostra condizione, alla quale evidentemente non possiamo porre rimedio in alcun modo." La veridicità di quelle parole spiazzò il nano. La ragazzina la sapeva lunga e non perse tempo per sfruttare la ritrovata calma e porre altre domande. La famigerata bestia sembrava essere al centro della curiosità di tutti i presenti e persino il capo villaggio non ne sapeva molto, se non che fosse enorme e avesse poteri sovrannaturali. Ciò che stupì il lupo di mare, però, fu l'interesse di lei nei confronti della propria sorte, in quanto donna. Il più vecchio dei tre era riuscito a mettere la pulce nell'orecchio della giovane e del nano, disinteressandosi, poi, della faccenda. Kai invece, nonostante l'incalzante mole di dubbi e invettive, si dimostrò calmo e sicuro di se, anche se le guardie non volevano proprio lasciare le proprie postazioni. Non era il muro umano a preoccupare il nano, però, ma quella sensazione di forzata permanenza sull'isola, la prospettiva di un ineluttabile destino. Le catene si chiamavano Impero.
"La Bstia e il Mare sono ostacoli insormontabili, a quanto pare ..." Si accarezzò la barba, con lo sguardo perso nel nulla e la testa piena di pensieri. Non s'era neanche sforzato d'alzarsi il nano, una gamba sotto il ginocchio piegato dell'altra, non si preoccupava nè del cieco, nè delle guardie che lo osservavano con sguardo truce. "Eppure mi chiedo quanti veri pirati o cacciatori siano approdati qui." Piantò un pugno a terra e, facendo forza, s'alzò deciso, con un unico scatto. "Non per offendere, ma non mi sembra che vi siano questi gran carpentieri qui, che possano costruire una nave, nè marinai abbastanza esperti per dirigerla ..." Passò lo sguardo sui compagni di sventura, soffermandosi di più sul vecchio. Quell'uomo non sarebbe sopravvissuto a lungo su quell'isola senza un piccolo aiuto. "Non ne capisco molto di caccia ma non direi neanche che siate ben preparati per quello..." Si voltò, poi, verso il capo villaggio, cercando di spiare qualche segno rivelatore, nei suoi bulbi bianchi e assenti. " Vi chiedo solo di non sottovalutarci e lasciarci provare da soli." La sicurezza nella voce era tradita solo da un'ombra nei suoi occhi. La prospettiva si una vita sulla terraferma non era quello che Aruj voleva. " Saper di non poter prendere mai più il mare, nè di assaporare di nuovo del buon Rum o vedere altre isole, per me equivale alla morte" Le mani si giunsero, d'istinto. L'ex-mercante non aveva perso l'abitudine a gesticolare animatamente per porre enfasi alle sue parole. "Ci permetta di far a modo nostro! Onde insormontabili e mostri marini sono il sogno di una vita, mi permetta di affrontarli ... -Inspirò, prendendo coraggio-E che il Mare mi prenda se fallisco!"
Un pensiero, infine, gli passò per la mente. La barba folta si scostò, mostrando le labbra che già accennavano un sorriso. "Oppure mi vedrò costretto a insegnarvi i piaceri dell'alcol, per evitare la noia!" E l'idea di quei selvaggi ubriachi, che barcollavano e cantavano vecchie canzoni marinaresche, fece scoppiar il pirata in una risata fragorosa, tale da coprire per un istante le urla dei matti incatenati.
Quello spirito d'allegria e strafottenza, che contraddistingueva il nano, era a modo suo contagiosa e Aruj poté vedere un Kai ben più mansueto e calmo. "Non vi impedirò di cacciare nella foresta, se è ciò che desiderate e fintanto vi comportiate con civiltà. Vi raccomando soltanto di agire con precauzione." Rispose pacato "Qualsiasi conoscenza, risorsa od opportunità possiate portare all'Impero sarà ben accetta."
La tensione s'allentò per un momento ma le parole del nano e della giovane ragazza non furono sufficienti a placare l'indole del loro compagno più anziano che sentì la necessità di concludere quell'incontro con un'altra delle sue perle di strafottenza.
Povero sciocco! Non riusciva proprio a comprendere l'antica arte della negoziazione.
Fu con tono severo che il capo villaggio congedò il bizzarro gruppetto, che si ritrovò ben presto all'esterno.
Le risposte avevano creato più domande dei dubbi che aveva chiarito ma il tempo di scoprire ciò che quell'isola nascondeva non sembrò essere un problema.
Fuori dalla capanna, ci fù il giro di presentazioni e riverenze varie.
Mi chiamo Cassandra. Mi trovavo a Dorhamat prima di perdere i sensi e risvegliarmi qui. Purtroppo, però, i miei ricordi sono alquanto confusi. Fece la ragazza, tenendo la voce bassa, cercando di non farsi udire dagli abitanti dell'isola. Gerhman, dei territori della Roesfalda. Suppongo che siamo tutti sulla stessa barca , neanche io riesco a ricordare del mio arrivo qui Gli fece eco il vecchio, sempre mentendo un tono sommesso, quasi come se i loro nomi fossero segreti da proteggere. "Mi chiamo Aruj e fatevi bastare questo!" Tagliò corto il nano, a cui ben poco interessava di far sapere la propria storia personale. Era ovvio che neanche lui ricordasse come c'era finito lì e non cercava neanche di raccogliere i pezzi di quella sua memoria confusa e strapazzata, anche dal alcol, per rimetterli in ordine.
La conversazione, privata fra i tre, vertì sull'unica questione: la Bestia che vagava nella foresta. Era chiaro che tutti fossero d'accordo sul da farsi e non ci volle molto a decidere quale fosse l'obiettivo comune. Eppure, un pensiero continuava ad affliggere la mente del pirata, la pulce era stata messa nell'orecchio. Dov'erano le donne dell'isola? L'idea che qualcuno, in quel villaggio di matti, potesse recludere un altro essere umano, portò nel cuore del capitano un sacro fervore, che si sentì in dovere di liberare quanti fossero incatenati ad un destino senza libertà.
Quanti restavano ad Impero di propria volontà, quanti avrebbero voluto fuggire?
Trovare le donne avrebbe portato di certo più chiarezza sulla faccenda.
Fu così che il gruppo si divise negli obiettivi. La giovane Cassandra avrebbe accompagnato il vecchio e scorbutico Gerhman in giro per i boschi, mentre Aruj sarebbe rimasto nel villaggio.
Quando la stanchezza finalmente colpì i nuovi nati, divenne immediatamente chiaro che prima di tutto era necessario rifocillarsi e riprendere le forze. E così il gruppetto s'avviò, allontanandosi dalla capanna del Grande Kai.








Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150%

Passive in Uso:

Attive in Uso:

Riassunto/Note: Come da confronto. Ho cercato di non riportare ogni singola parola, spero sia tutto chiaro e omogeneo.



 
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Ashel
view post Posted on 6/7/2015, 16:08






I tre avanzarono fino alla residenza del capovillaggio, che riservò loro un'accoglienza cordiale ma senza dilungarsi troppo sulle ragioni che li avevano visti approdare ad Impero; si trattava di un uomo che, rispetto agli altri abitanti dell'isola, appariva come il più vecchio. Vestiva solo con un lungo abito che copriva appena le sue nudità e tutto in lui dava l'idea che fosse stato, un tempo, un guerriero.
Tutti sembravano venerarlo e la sua persona emanava un grande rispetto. Quando accolse i tre nuovi nati al suo cospetto, per un istante Cassandra si sentì gelare il sangue, tanto era difficile per lei reggere quello sguardo che non poteva, in realtà, vederli, accecato forse da una vecchia ferita di caccia.

- Vi do il benvenuto nell'Impero, la vostra nuova casa. Chiarirò ogni vostro dubbio, purché ragionevole. Sentitevi liberi di mischiarvi alla popolazione nel modo che più preferite. Qui nell'Impero potete comportarvi come meglio desideriate, purché non nuociate ai vostri simili.

- Grande Kai... esordì, chinando la testa in segno di reverenza, vi ringraziamo per averci accolti fra di voi... Credo che ognuno, qui, abbia qualche difficoltà ad... ambientarsi, così su due piedi... E in effetti, sì, ho molte domande da farvi.
Dove si trova, precisamente, Impero? E inoltre... perché siamo stati chiamati qui?


Erano molte le cose che Cassandra avrebbe voluto sapere, ma molto poche furono le risposte che il capovillaggio avrebbe potuto fornirle. Eppure pareva che la sua fosse un'ignoranza sincera, come se in fondo non fosse davvero a conoscenza della posizione di Impero sulle cartine né di come fosse possibile rinascervi.
Che anche lui, un tempo, come tutti gli abitanti, si fosse ritrovato laggiù senza sapere come?

- Come tutta Theras, Impero galleggia in un punto isolato dell'oceano. Per quanto riguarda la tua seconda domanda, temo che tu abbia sbagliato a interpretare le circostanze. Impero non chiama nessuno. Capita che qualcuno vi rinasca, ma il vostro arrivo non era atteso in alcun modo.

Nel frattempo l'umano che poco prima aveva aggredito verbalmente il vecchio Fez non si risparmiava nemmeno con il grande Kai. I timori di Cassandra circa i pericoli dell'isola si materializzarono non appena sentì parlare di nuovo della Bestia Rabida, una creatura mostruosa che tutti descrivevano in maniera diversa ma che nessuno era mai riuscito ad abbattere; la sopravvivenza della popolazione di Impero sembrava dipendere proprio dalle aggressioni ch'essi periodicamente subivano dalla Bestia. I giovani guerrieri incatenati alla parete che si dibattevano in preda a deliri incomprensibili erano reduci degli assalti di quel mostro, che li aveva resi folli.
Cassandra li guardò solo allora con attenzione e non vide altro che disperati per i quali non c'era probabilmente niente da fare ma che era ingiusto condannare a una simile esistenza. Quel trattamento le parve sintomo di una società crudele e barbara, che non conosceva la scienza ma nemmeno sentimenti come la pietà e la solidarietà. Eppure, a sentire il capovillaggio, quella a cui assistevano era una prova di autentica compassione.
A quel punto il Kai, innervosito dal tono aggressivo dell'umano che non sembrava apprezzare l'accoglienza riservatagli, chiamò a sé le guardie e gli intimò di andarsene.

- Perdonateci per la nostra impudenza; capirete che il nostro... alquanto strano viaggio deve averci reso tutti nervosi e mal disposti rispetto a questa nostra condizione, alla quale evidentemente non possiamo porre rimedio in alcun modo. Ho ancora delle domande da porvi, se ci concederete qualche altro minuto.
Questa bestia... che dite abitare le foreste qui intorno... di che animale si tratta? Dove usa cacciare? Vorrei sapere che cosa dobbiamo aspettarci, precisamente, da una creatura del genere...


Cassandra si vide costretta a intervenire per cercare di placare, con la sua voce melliflua e i suoi modi accondiscendenti, il capovillaggio; non le sembrava affatto una buona idea inimicarselo e tentò di scusarsi per il comportamento del compagno.
Provò a convincerlo della loro buona fede parlando con tono rassegnato, quasi cercasse comprensione per tutto ciò che avevano dovuto subire, ma mostrandosi al contempo piuttosto turbata dalle circostanze.

- Inoltre... abbiate pazienza, grande Kai... Che genere di trattamento dovrò aspettarmi, qui ad Impero? Mi aspetta forse una vita... da reclusa? Sia chiaro, si affretta a precisare, rispetterò ogni legge che mi verrà imposta, del resto se questa è la nostra nuova casa, immagino che dovremo ambientarci tutti.
Però vorrei dare uno sguardo qui intorno, senza allontanarmi troppo. Qui, è tutto una novità, per me.


- La Bestia Rabida è astuta e si mostra raramente ai nostri occhi; dati i suoi poteri, è anche difficile credere alle parole di chi l'ha vista. Alcuni sostengono che sia una creatura di origine rettile, altri che si presenti in forme e colori diversi, altri ancora che sia di origine acquatica, con squame e pinne. Per certo sappiamo solo che è enorme - quasi tre metri d'altezza - e che non assomiglia ad alcun animale conosciuto. Non passa inosservata, ed è proprio per questo che cerca di nascondersi a noi.
Per quanto riguarda il tuo essere donna, non hai da temere. Non lasciarti influenzare dalle supposizioni frettolose del tuo compagno. Non siamo dei barbari e, come ho detto, facciamo tesoro delle nostre donne in ragione della loro scarsità. Esse hanno in carico l'amministrazione dell'Impero, scrivono le nostre leggi, distribuiscono le nostre risorse e amministrano le nostre necessità: è stata loro la scelta di occuparsi di tali compiti, e solamente la Bella Mat, tra tutte, ha deciso di mettere a disposizione il proprio corpo per gli uomini del villaggio. Godono di grande rispetto, privilegi, protezione, e lasciano raramente la loro casa, ma non lasciarti ingannare: non sono delle recluse. È stata una loro scelta. Qualora tu volessi condividere questi oneri, sono certo che saranno felici di accoglierti; altrimenti, nulla ti vieta di vivere come chiunque altro all'interno del villaggio.


Con un misto di meraviglia e scetticismo, la giovane ascoltò rapita le parole del Kai e comprese di trovarsi davvero presso una civiltà dagli strani costumi. Quella sorta di separatismo sessuale che esisteva ad Impero era per lei un'assoluta novità, dal momento che non ne aveva visto traccia nelle città costiere di Theras che aveva avuto modo di visitare; e visto che presso la sua comunità non esistevano individui di sesso maschile le risultò molto difficile prendere una posizione a riguardo. Si limitò a constatare con interesse esclusivamente etnologico come fosse affascinante una simile divisione sociale.
I tre nuovi nati furono infine costretti a congedarsi a causa del loro compagno che insisteva nei suoi modi sgarbati, così si ritirarono ed uscirono dopo un breve inchino.

- Mi chiamo Cassandra. Mi trovavo a Dorhamat prima di perdere i sensi e risvegliarmi qui. dice, una volta fuori e facendo attenzione a non farsi udire dagli altri abitanti, Purtroppo, però, i miei ricordi sono alquanto confusi. Quanto a questa... bestia, come la chiamano loro... Credete sia davvero pericolosa come dicono? Ammesso, beninteso, che esista veramente.
Mi è venuta una strana idea, poco fa. Forse, la Bestia è solo un'invenzione per tenere a bada gli abitanti dell'isola e impedire loro di addentrarsi in profondità nella foresta.
Ma può anche darsi che esista davvero. Del resto, nessuno ci ha vietato di muoverci all'esterno del villaggio, almeno non apertamente.
Se il mare dell'isola non è praticabile, come dicono, tanto vale esplorare la giungla qui intorno.


- Gerhman, dei territori della Roesfalda. Suppongo che siamo tutti sulla stessa barca, neanche io riesco a ricordare del mio arrivo qui. Dalle descrizioni sembra di certo un'animale inusuale, tuttavia la sua esistenza o meno non ci riguarda. Non ho intenzione di rimanere qui per il resto della mia esistenza e non penso che voi lo vogliate. Dobbiamo uscire fuori da qui. Se ci troveremo davanti questa fantomatica bestia la affronteremo, ma è possibile che la follia degli abitanti sia dovuta a semplice spore delle piante locali.

- Mi chiamo Aruj e fatevi bastare questo!

A quel punto era arrivato il momento di decidere il da farsi. Gehrman, l'umano che non conosceva le buone maniere, accettò di esplorare la foresta intorno come aveva suggerito Cassandra, mostrandosi invero alquanto impaziente di menare le mani; nessuno poteva sapere a cosa li avrebbe condotti una simile decisione, ma si trattava senz'altro della scelta più pericolosa.
A giudicare da quello che avevano visto durante la loro breve visita al villaggio, la popolazione di Impero era pacifica e ingenua, assolutamente poco avvezza al combattimento - fatta eccezione per i cacciatori - e dedita ad attività ludiche ch'essi consideravano vere e proprie occupazioni. Era vero che, forse in virtù di quella loro particolare condizione, non potevano essere in grado di sconfiggere una creatura selvaggia che faceva della caccia la sua ragione di sopravvivenza, ma nemmeno loro tre avrebbero dovuto mostrarsi troppo spavaldi circa la possibilità di abbatterla.
La giovane, in particolare, sembrava alquanto scettica circa le notizie che aveva appreso dal grande Kai sulla Bestia, eppure non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo di quei disgraziati lasciati in preda alla pazzia nella capanna del capovillaggio. Non era una guerriera, anche se era stata addestrata nel combattimento, ma sentiva che parte delle risposte che cercavano avrebbero potuto trovarsi nella fitta giungla tropicale che circondava Impero come in una morsa; si domandò anche se fosse una buona idea affidarsi a quell'umano così irruento e bellicoso in una situazione in cui, oltre alle maniere forti, sarebbe servita anche una buona dose di cautela.
Aruj, che dai modi di fare sembrava un marinaio di quelli che Cassandra aveva visto a decine nei porti di Dorhamat, decise invece di rimanere al villaggio e condurre un'indagine presso le donne di cui aveva parlato il Kai. Se come aveva detto loro erano depositarie del potere legislativo e della scienza giuridica, probabilmente avrebbero potuto aiutarli circa la loro condizione.
Non riuscì a carpire nient'altro del suo sfortunato compagno d'avventure, se non quello spirito avventuriero e canagliesco che accomunava gran parte degli individui della sua razza. A dispetto della sua somiglianza con gli umani, la giovane non li aveva mai trovati particolarmente belli: irsuti, bruschi, privi di qualsivoglia grazia; e sebbene i nani condividessero con loro questi difetti, potevano almeno vantare quella giovialità che Cassandra trovava invidiabile.
Nessuno dei tre, comunque, sembrava volersi rassegnare all'idea di rimanere ad Impero per sempre; nemmeno Aruj, che aveva tanto spasimato per il latte di cocco offertogli al suo arrivo. Si salutarono così senza dirsi nulla, ognuno diretto alla sua destinazione.

Dalla giungla, nel frattempo, Cassandra credette di udire rumori molto poco raccomandabili.



CITAZIONE
OFF: Scusate il ritardo.
 
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view post Posted on 7/7/2015, 13:09
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i α ν ό ς

« Davvero sono andati nella foresta?! »

Ahaha! Non tutti, non tutti! Aruj era rimasto nel villaggio, preoccupato del destino delle donne: era convinto di poter apprendere qualche altro segreto sulle sponde dell'Occhio del Dio... ma di lui parleremo dopo! Cassandra e Gerhman, invero, erano molto più interessati a svelare il mistero della Bestia Rabida, dunque si diressero verso l'esterno del villaggio. Quando arrivarono alla palizzata, le guardie li lasciarono passare affermando di essere state informate dal Grande Kai sulle loro intenzioni, così non ebbero alcuna difficoltà a lasciare il villaggio. « Mi raccomando, fate attenzione. » venne loro detto. « Se vedete la Bestia Rabida, scappate. Nessuno di noi vuole che Impero subisca altre perdite. » Insomma, volenti o nolenti i nostri eroi erano già diventati parte della grande famiglia dell'isola, o perlomeno erano considerati tali dagli altri selvaggi. Ciò non li dissuase dal loro intento, però, e senza attendere oltre si immersero nell'umida foresta intorno al villaggio...

...che non era per nulla grande, né fitta, né pericolosa. Davvero! Tanto tanto, sarà stato un tiro di schioppo fino alla spiaggia; gli alberi erano pochi, carichi di frutta e non impedivano per nulla il passaggio; in quanto alle bestie feroci... beh, al massimo si imbatterono in un paio di scimmie, qualche pappagallo e un piccolo serpentello. Gli alberi costituivano un anello preciso tutt'intorno al villaggio e non sembravano poter nascondere alcun segreto. Persino la spiaggia - dalla sabbia fine e dorata - si presentò ai loro occhi come una perfetta meta vacanziera. Non c'erano piante velenose, né mostri marini, né pericoli di alcun genere; solamente una forte corrente che spingeva le onde - placide e innocue - verso la spiaggia, e nessun segno di terra ferma all'orizzonte.

« e la Bestia Rabida?! »

Ci sto arrivando, ci sto arrivando! Dovete pensare che i nostri eroi fecero un lungo giro della foresta e della spiaggia prima di decidersi a tornare verso il villaggio... e fu in quel momento che la Bestia Rabida li attaccò! E lei sì, era reale! Reale e... spaventosissima! Immaginate... ehm... tentacoli! Decine di tentacoli viscidi e mostruosi, ciascuno grande come il tronco di un uomo, che la sorreggevano e che la conducevano fra gli alberi, facendola oscillare e scivolare lungo la terra, schiacciando gli alberi e le foglie... e sopra quei tentacoli un busto umano, a-aperto da una bocca mostruosa, dentata! I suoi occhi... i suoi occhi erano posizionati vicino alle spalle e la sua testa era come quella di uno squalo martello! La sua pelle era fatta di scaglie serpentine e le sue mani erano umane, ma artigliate come quelle di una bestia! Un mostro, vi dico; un abominio partorito dai vostri peggiori incubi, che avanzava stridendo e gracchiando come il suono delle unghie su di una lavagna! Uuuuah!

ZCPEHAr

La Bestia Rabida aveva seguito silenziosamente gli eroi e aveva aspettato a lungo, prima di attaccarli. Aveva lasciato che esaminassero l'isola in lungo e in largo, prima di rivelarsi. Quando lo fece, emise uno stridio insopportabile e si lanciò fuori dagli alberi, bloccando il loro percorso! Poi esalò un respiro mefitico, una nebbia mortale, dalla bocca che aveva al centro del petto per contaminare gli sconosciuti con le sue spore. L'ora degli eroi era giunta!
Intanto Aruj...

« Nooo! »

"No" che?

« Vogliamo sapere che cos'è successo con la Bestia Rabida! »

Abbiate pazienza, bambini, abbiate pazienza! Perché comprendiate tutta la storia, è importante anche il ruolo di Aruj, il coraggioso pirata nano! Lasciatemi concludere questa parte e torneremo subito al combattimento.
Dunque, Aruj aveva deciso di andare a visitare le donne del villaggio e scoprire se ciò che era stato affermato dal Grande Kai corrispondesse a verità. Niente e nessuno gli impedì di raggiungere la capanna... anzi! Tutti gli abitanti del villaggio si mostrarono disponibili a dargli indicazioni, ad accompagnarlo e a dargli tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Così, in breve, si trovo di fronte alla casa della Bella Mat.
La casa era piccola, paragonata alle altre del villaggio. Tutta coperta di paglia e alghe, decorata con fili di conchiglie che pendevano dal tetto e suonavano spinte dal venticello e cooompletamente chiusa. Aruj non si lasciò intimidire né dalla porta, né dalle finestre sbarrate e bussò, annunciandosi.
« Benvenuta, sorella. » gli rispose una voce gentile dall'interno. « Lascia che la bella Mat ti apra la porta. »
Inutile dirvi che la sorpresa della Bella Mat fu grande quando, aperta la porta, si trovò davanti non una donna (probabilmente Cassandra, nella sua idea), ma un nano basso e tarchiato! D'altra parte lo stupore di Aruj non fu da meno: la Bella Mat non era per niente bella (un po' come il Vecchio Fez non era vecchio e il Grande Kai non era grande, in fondo)! Aveva il naso adunco come quello di una strega, i capelli scarmigliati e untuosi, un fisico robusto e un grosso porro sulla fronte che era talmente importante da poter avere una personalità a sé stante!
Non ci fu il tempo di parlare, però, perché alle sue spalle Aruj notò una scena ancor più inquietante: al centro della casupola vi era un bacile di legno di due metri per due, tracimante di... serpenti! Serpenti, sì! Ve lo giuro! E mentre la Bella Mat cercava di capire che cosa ci facesse un nano alla sua soglia, una seconda donna (vestita solo con un drappo di seta e MOLTO più bella di Mat) stava chiaramente per entrarvi, con l'intento di immergervisi del tutto!

2gX61Gn

E Aruj...?



CITAZIONE
:8D:
Sì, so che questa quest sembra un mindfuck unico, casuale e senza senso, ma non preoccupatevi. È voluto.

Cooomunque. Gli avvenimenti corrispondono a quanto descritto; il vostro dovrà essere un post normale, in cui fate agire i vostri personaggi come preferite sulla base di ciò che succede. Non siate autoconclusivi con nulla, mi raccomando!
Per quanto riguarda Cassandra e Gehrman, la Bestia rapida vi attacca con due tecniche. La prima è un'offesa psionica di potenza Media che, se non difesa, provocherà un danno alla vostra mente di paura e terrore, provocato dal grido della Bestia. La seconda, invece, sono le spore: queste sono una tecnica fisica (possono essere bloccate con un muro, uno scudo o un gesto forte della mano, per scacciarle) di potenza Bassa che, in caso di successo, non vi provocherà danni ma vi priverà... della vista (per un turno soltanto, si intende).
Qualora i vostri personaggi vogliano fare qualche azione specifica e breve, nella foresta o nel villaggio, prima dell'incontro con la Bestia o con Mat, possiamo concordarla in confronto.

A voi la tastiera! 5 giorni di tempo!

 
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Ashel
view post Posted on 9/7/2015, 15:32







Già tutti sembravano accoglierli come fratelli, quasi dimenticandosi ch'erano arrivati sull'isola se non da poche ore e tutto ancora appariva loro estraneo e sospetto.
Gli usi e i costumi di quel popolo erano alquanto particolari, se non proprio balzani, ma nonostante le riserve iniziali Cassandra cominciava a convincersi sempre di più che quella fosse una popolazione pacifica, poco interessata alla guerra e alle faccende d'armi e dedita piuttosto a condurre un'esistenza all'insegna della tranquillità e dell'ozio.
Nessuno, vedendoli muoversi in direzione della foresta, tentò di fermarli. Qualcuno si limitò a rivolgere ai due qualche raccomandazione ma senza sbarrare loro la strada. Davvero, come aveva detto il Grande Kai, ciascuno era libero di fare quello che preferiva, in assoluta libertà.
Superate le palizzate che cingevano il piccolo villaggio di Impero, la giovane cominciò a riflettere sul da farsi e man mano che proseguiva accanto al suo sventurato compagno pensò sempre più chiaramente di aver preso la decisione sbagliata.
Chissà cosa si aspettavano di trovare, nella giungla. E chissà per quale ragione stavano ora mettendo a repentaglio la loro vita in maniera così... stupida.
La fermezza con la quale aveva parlato poco prima a Gehrman la stava ora abbandonando per lasciare spazio ai dubbi e ai ripensamenti; ma era tardi per tornare indietro.
Già la macchia si stava chiudendo su di loro mentre, avanzando, si lasciavano il villaggio alle spalle.

~

Chissà, appunto, che cosa si erano aspettati di trovare nella giungla.
Risposte, forse.
O magari, niente: così sarebbero stati liberi di godersi il loro soggiorno ad Impero senza preoccuparsi del resto.
E in effetti fu questo che trovarono: niente.
La giungla che tutti temevano e che descrivevano come fonte di innumerevoli pericoli altro non era che una cintura di banani e palme da cocco abitata da uccelli colorati e scimmie pacifiche che non degnavano i due nuovi nati di alcuna attenzione.
La vegetazione non era affatto fitta e non trovarono alcuna difficoltà nell'attraversarla; inoltre, all'approssimarsi della spiaggia gli alberi si diradavano sempre di più per lasciare il posto alla sabbia e ai ciottoli levigati dal mare e dal vento.
Cassandra avvertiva un forte senso di stanchezza e la brezza oceanica ne cullava i pensieri ricordandole altri luoghi e altre circostanze; nonostante il cielo limpido non le riuscì di scorgere all'orizzonte né nuove isole né promontori lontani, ma, in compenso, quel suono tanto familiare e quell'assoluto, atavico senso di pace la sconvolsero.
Era tutto così diverso da come se l'era immaginato; la bellezza di quella spiaggia selvaggia e la mansuetudine della foresta indifferente al loro passaggio confondevano i suoi desideri e le sue ambizioni.
Nell'addentrarsi nuovamente nella giungla assieme a Gehrman, deciso più che mai ad andare a fondo di quella storia, il rumore delle onde la accompagnò per un tratto; ma, proprio come le onde, si muoveva per inerzia, quasi spettatrice di se stessa, non avendo più la disposizione d'animo adeguata per una spedizione di caccia.
Per lei si trattava piuttosto di una passeggiata nel verde, circondata dalle cicale e dal rumore del vento tra le fronde.
Fu un brusco ritorno alla realtà, quello che seguì. Un boato spaventoso, o forse uno strillo, un urlo che non apparteneva a nessuna bestia conosciuta né creatura che Cassandra avesse avuto modo di vedere; un abominio composto da pezzi di animali, un corpo ricucito addosso ad un aborto senza un'identità.
La prima immagine che la colpì fu quella di fauci dentate che si aprivano su un abisso e due occhi simili a palle nere senza coscienza né intelligenza; poi, una miriade di tentacoli che si allungavano su di loro in uno sforzo osceno e unghie aguzze che si agitavano nell'aria senza trovare pace.
La terribilità di quella visione era attenuata solamente dalla percezione alquanto deviata della giovane, che trovava senz'altro angosciante quell'improvvisa apparizione della Bestia a lungo cercata... ma, allo stesso tempo, le pareva che fosse tutto fin troppo bizzarro per essere davvero spaventata.
Estrasse lo spadino più per abitudine che per necessità. Si sentì allora simile a quei pupi in calzamaglia che divertivano tanto i bambini delle borgate di Dorhamat con i loro teatrini improvvisati e comprese che cosa di preciso non andava in quella situazione così... tragicomica: lei.
Certamente aveva paura, e con altrettanta certezza avrebbe preferito voltarsi e darsi alla macchia; eppure qualcosa le diceva che tutto ciò a cui stava assistendo era troppo strano perché potesse provare una paura reale.
Reale fu senz'altro l'urlo che seguì e la netta sensazione di trovarsi in pericolo. Fu come un'onda che arrivò all'improvviso per travolgerla, un moto di risacca che provò a risucchiarla senza darle il tempo di capire cosa stesse succedendo. Con un'inaspettata prontezza di spirito, però, eresse un muro che la proteggesse dal terrore irrefrenabile che già cominciava ad affiorare nella sua mente; non era una guerriera, l'avevano abituata a risolvere le questioni più importanti con le parole e la diplomazia, ma non voleva farsi uccidere laggiù, lontanissima da casa e per di più in modo assolutamente stupido. Non voleva morire così giovane, ad appena novant'anni!
E l'onda si lasciò governare come un puledro imbizzarito ma troppo inesperto per costituire un reale problema, e lei la cavalcò, sicura. Sentì la paura che si allontanava da lei, con la stessa semplicità di quando, entrando in una casa, scuoteva la polvere dai suoi calzari.
Qualcosa, però, la raggiunse; e subito le parve di non riuscire più a riconoscere le forme del mondo, che era precipitato in un'oscurità senza fine e senza colori: era stata... accecata?!
Gehrman era accanto a lei, furibondo; non aspettava che questo momento da quando erano sbarcati sull'isola: tornare a cacciare come, aveva detto, faceva da tutta una vita; e per agevolarne il contrattacco Cassandra pensò di distrarre la Bestia distogliendone l'attenzione da loro.
Una dolcissima melodia si diffuse allora nell'aria, un canto che pareva non avere né una fine né un inizio, antico come solo poche cose a questo mondo possono esserlo; incessante, ripetitivo e inebriante, avrebbe avvolto la Bestia Rabida come una morbida veste di seta, ma che intendeva, invero, risultare letale.



Cassandra



Mente: 100 - 10 - 5 = 85
Corpo: 50
Energia: 150
Armi: Spadino (mano destra); Arco lungo [15/15]

Passive attive:
-

Attive utilizzate:

» Mente di Ferro: Grazie al suo addestramento ferreo Cassandra è in grado di schermare la propria mente in modo da prevenire o dissipare completamente i danni di una malia psionica nei primi momenti in cui cerca di indebolirne le volontà.
[Abilità personale 2/25, Difesa Pionisca, Consumo Medio, Mente, 2 pt]

» Canto delle sirene: L'avversario udirà per due turni un canto lontano e incessante che lo distrarrà continuamente e gli impedirà di mantenere attiva la concentrazione sullo scontro o suoi nemici. La malia deve essere intesa come un attacco psionico passivo.
[Abilità personale 7/25, Attacco psionico, Consumo Basso, Mente, 1 pt]

Riassunto: Cassandra si difende dalla psionica ma rimane accecata; successivamente contrattacca con una psionica con l'idea di distrarre la Bestia e permettere a Gehrman di attaccarla più agevolmente.

Note: -
 
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0_42
view post Posted on 10/7/2015, 09:52




i α ν ό ς



« Mi raccomando, fate attenzione. Se vedete la Bestia Rabida, scappate. Nessuno di noi vuole che Impero subisca altre perdite. »



Fu quello che venne detto a Cassandra e Gerhman prima di uscire dal villaggio. Nonostante tutto sembravano tenerci davvero a coloro che finivano nel villaggio. Lo considererò un ringraziamento per l'accoglienza - pensò il cacciatore - e offrirò la testa a quello stupido vecchio.
Tuttavia i toni preoccupati degli abitanti riguardo la foresta non sembravano corrispondessero alla realtà. Non vi erano animali feroci, gli alberi non erano numerosi e le onde battevano calme sulla spiaggia dorata.
La tranquillità durò per qualche minuto finchè il silenzio non fu spezzato da un urlo terrificante che fece persino tremare alcuni alberi.
La Bestia Rabida li aveva seguiti e osservati in silenzio, aspettando che i due avessero percorso per intero la foresta sfruttando la loro tranquillità per attaccarli di sorpresa.
Si lanciò fuori dagli alberi, mostruosa e deforme.
Al posto delle zampe aveva tentacoli spessi come una persona e braccia da uomo che al posto delle dita mostravano lunghi e affilati artigli. Ma ancor più mostruoso di questo era il busto. La forma era quella di un corpo da uomo ma un'enorme bocca dentata lo squarciava in due, stridendo e lasciando intravedere la bocca. Gli occhi della Bestia erano vicino le sue spalle, crudeli e fissi sui due.
Tutto accadde come in una rapida sequenza di immagini. L'urlo della bestia, il terrore che ne seguì e quell'enorme bocca che si spalancava e poi...nero.
Accanto a lui Cassandra si era armata, pronta al combattimento. La Bestia non sembrava averla scossa ma le spore nere avevano colpito il suo volto, accecandola.
Ma piuttosto che con la disperazione ella aveva reagito con un canto splendido, parole che sembravano antiche e potenti.
Ma per il cacciatore il canto soave aveva il ritmo della guerra e dei suoi tamburi dal ritmo incessante, frenetico; poiché l'unico canto che conosceva possedeva le note dei ruggiti degli animali e il calore del sangue che schizza. E ne sentì la mancanza.
Riprese la sua fermezza e con un singolo slancio si lanciò contro la Bestia, dissipando le spore con un gesto deciso del braccio sinistro.
La lama dell'ascia brillò sotto la luce accecante del sole prima di calare con forza sulla stomaco.
« Adesso...URLA! » Gehrman aveva gli occhi iniettati di sangue, la bocca spalancata in un sorriso malevolo. Gridava, rideva, si agitava, avvolto dalla ritrovata furia che per anni gli era stata negata dalla prigionia. Si aggrappò con forza allo stomaco della bestia con la mano libera e infierì nuovamente sullo stomaco dell'abominio con un altro fendente orizzontale cercando di tranciare lo stomaco tagliando da una mascella all'altra.
Se anche fosse morto lì avrebbe fatto in modo di lasciare il segno.



CITAZIONE

Gehrman


c: 150% - 40% = 110% e: 75 % - 20% = 55% m: 75% - 10% = 65 %



Stato Fisico: Illeso
Stato Mentale: Lievemente turbato, Eccitato

Tecniche:
cleaver
Lo stile di combattimento di Gehrman è feroce...e sanguinario. Spesso trova divertente giocare con le sue prede, osservandole mentre strisciano ferite e sanguinanti. In battaglia usa un'ascia d'acciaio non particolarmente elegante ma con la quale è capace di scagliare terribili colpi capaci di sembrare e ferire terribilmente i suoi nemici. E' anche in grado di rendere molto più potenti i suoi attacchi irrobustendo i muscoli. Così facendo però li rende più vulnerabili ai colpi avversari. [ Arma - Ascia d'acciaio, Attiva di potenza Immensa, natura fisica, consumo bipartito tra energia e corpo - Gerhman infligge un potente colpo che ferisce gravemente il nemico lasciandolo sanguinante per un danno pari a Critico per due turni, Passiva - le tecniche offensive contano di un livello superiore, quelle difensive di uno inferiore, durata 1 turno, 1 utilizzi ]


restless hunt
Quando minacciato, Gehrman è capace di rendere la sua pelle dura come l'acciaio, permettendogli di resistere a offensive sia magiche che fisiche. [ Attiva di potenza Media, natura fisica, risorsa corpo - difesa Bassa per 2 turni sfruttando l'irrobustimento della muscolatura ]


moon complex
Che cosa sia successo a Gehrman dopo la sua sparizione nessuno lo sa di preciso. Oltre ai cambiamenti "evidenti", il suo corpo sembra mutato anche all'interno, rendendolo estremamente forte e incredibilmente resistente alle ferite. Gli abitanti giurano di averlo visto devastare con facilità carri di trasporto, stalle, persino piccole case e di combattere anche quando ferito da armi da fuoco e forconi. Il suo metabolismo sembra inoltre essere cambiato, aumentando di molto la sua velocità e aiutando il corpo ad adattarsi con più facilità ai cambiamenti improvvisi. [ Talento Avanguardia I, Razziale Umana "Perizia" - Gehrman possiede una forza straordinaria che può usare per compiere azioni al di là delle normali possibilità di un essere umana, ignora il dolore fisico e quando utilizza una tecnica di Power-up aggiunge 1 CS extra dello stesso tipo di quelli fornito dalla tecnica utilizzata. 3 passive da 6 utilizzi ciascuna. Forza Straordinaria: utilizzi rimasti - 5 ]


note: alla fine è uscito un post veramente breve e conciso :v: . Detto questo, subisco la psionica di terrore ma mi difendo dalle spore. A causa della passiva che potenzia le tecniche offensive le mie difese perdono potenza ma è abbastanza per difendermi. Detto questo contrattacco utilizzando "cleaver" in pieno stomaco del mostro, tecnica potenziata dalla passiva, seguita poi da un taglio orizzontale con l'ascia che parte da una mascella del mostro e finisce all'altra, aggrappandomi alla Bestia usando la passiva di forza sovraumana del talento. Qui ho già riportato le tecniche con le potenze cambiate a a causa della passiva.
 
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view post Posted on 11/7/2015, 23:32

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La bella Mat ~ Impero, Oceano di Zar



La gentilezza di quei selvaggi spiazzava Aruj.
Ad ogni angolo c'era qualcuno che lo salutava, gli dava indicazioni e dritte, qualcuno s'offrì persino d'accompagnarlo fino alla sua destinazione. Come se un esperto capitano come lui avesse bisogno d'essere accompagnato per navigare quell'atollo. Non c'era verso, però, tutti volevano aiutarlo a raggiungere le donne del villaggio o, almeno, l'unica che sembrava fosse sempre disponibile, per chiunque: la bella Mat.
Era così che la chiamavano tutti, la bella Mat, e il nano pensò che la cosa dovesse essere vera. Oh, già riusciva ad immaginarla, un'umana dal fisico snello e la pelle del color del bronzo, lunghi capelli che le scendevano fino ai seni, nascondendoli, eppoi quel bizzarro abbigliamento che sembrava esser tradizionale dell'isola, fatto solo di alghe e conchiglie. Che splendida visione sarebbe stata, che magnifico incontro, forse il migliore da quando era approdato ad Impero.
E mentre la fantasia del pirata vagava per lidi proibiti, qualcuno s'univa al suo cammino, per poi abbandonarlo poco dopo e lasciarlo alle indicazioni di un altro. Perchè fossero tutti così ansiosi di fargli incontrare quella donna, Aruj ne poteva solo immaginare il motivo, a quel punto. Doveva esser una gran seduttrice, un'esperta nel campo.
Più camminava, avvicinandosi alla meta, più la curiosità si faceva grande. Non che avesse un poi così profondo interesse nelle doti di quella donna, nè tanto meno aveva voglia di giacere con una selvaggia, scambiandosi effusioni; ciò che lo spingeva a raggiungere la bella Mat era la paura che quella fosse una schiava, bella si ma pur sempre una schiava. Quell'idea, quel timore riusciva a scacciare qualunque altro pensiero dalla testolina del nano. Non ci riusciva proprio! Non sopportava l'idea che qualcuno potesse sottostare ai voleri di altri e, se solo quel timore si fosse rivelato fondato, sapeva già che si sarebbe catapultato alla capanna del Grande Kai, fucile spianato, e avrebbe fatto conoscere a quei selvaggi dalle armi smussate un po' di diplomazia nanica; certo, la cosa funziona molto meglio quando l'ambasciatore in questione usa un martello o un'ascia da battaglia ma Aruj era sicuro che gli indigeni sarebbero rimasti ugualmente colpiti dalla possanza dell'Affonda Navi.
Non ci volle molto e, fra un pensiero iracondo ed una fantasia più spinta, il nano raggiunse la catapecchia della bella Mat. Sulla struttura, non c'era granché da dire, alla fine dei conti s'assomigliavano tutte e quella non faceva eccezione alcuna, se non per le dimensioni, decisamente inferiori alle altre abitazioni. La cosa che immediatamente balzò all'occhio del pirata, però, non furono le conchiglie che dondolavano placide, appese al tetto, cozzando le une contro le altre con un tintinnio dissonante, bensì le finestre sbarrate e attraverso le quali non si poteva veder nulla.
Aruj accorse immediatamente alla porta, bussando con forza, preoccupato delle atrocità che potessero svolgersi in quella casupola. Da dentro qualcuno rispose con gentilezza. " Benvenuta, sorella. Doveva aver bussato meno forte di quanto non pensasse, se la donna dall'altro lato lo aveva scambiato per una donna. ""Lascia che la bella Mat ti apra la porta."
Una donna brutta quanto un demone di Baathos apparve sull'uscio: il naso ricurvo in avanti, ricordava il becco di un rapace, La stazza della donna era abbastanza imponente da spaventare il nano e poi quella cosa sulla fronte, una verruca gigantesca, abbastanza imponente da catalizzare lo sguardo del povero pirata, che si ritrovò difronte questo spettacolo.
Il nano e l'abominio si scambiarono uno sguardo incerto e carico di delusione.
Non appena la verruca ebbe cessato di distrarre Aruj, questi notò qualcosa di ancor più terrificante e macabro: serpenti. Decine e decine di serpenti, strisciavano e si attorcigliavano all'interno di una grossa tinozza o qualcosa come un calderone improvvisato. Il pirata spiò oltre la soglia, allungando il collo per vederci meglio, riuscendo a scorgere un'altra donna: una ragazza tanto bella che il nano per un attimo confuse per una sirena, coperta solo da un sottile velo di set.
"Se voi siete la bella, immagino che lei" Il dito tozzo s'alzò indicando la donna all'interno "sia la brutta ..."
Un sorriso s'allargò sul suo volto, tramutandosi immediatamente in un'espressione di sconcerto, quando vide che quella s'avvicinava alla tinozza stracolma di serpi, con l'intento d'immergersi, senza pensarci troppo.
Lo sguardo del nano si fece immediatamente torvo, e un'ombra apparve sui suoi occhi, ormai stretti ad una fessura. Che sta succedendo qui? Interrogò Mat, fissandola dritto nelle orbite. Nella voce, un tono minaccioso. I denti stretti e negli occhi una carica omicida, che si sarebbe abbattuta sulla più brutta delle due, se non avesse risposto. Che significa quello?! E l'indice si levò ancora una volta, puntando la vasca piena di rettili, mentre con lo sguardo continuava a scrutare la donna, in attesa di una replica.
Un piede già dentro la catapecchia, Aruj era pronto ad intervenire e fermare qualunque follia avvenisse lì dentro.








Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150%

Passive in Uso: Passiva Razziale del Nano: Contrattare ~ 6 -> 5 utilizzi

Attive in Uso: N/a

Riassunto/Note: Post scarno, ero senza idee. Uso una carica della passiva "Contrattare", minacciando Mat e cercando di farmi dire qualcosa in più.



 
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view post Posted on 14/7/2015, 11:52
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i α ν ό ς

È stato in quel momento che gli eroi hanno fatto un incontro che avrebbe cambiato le loro esistenze! La conoscenza di un uomo intelligente, bello e imprevedibile, che mai si sarebbero aspettati di vedere in quel luogo. Una cosa che proprio li stupì tantissimo; cioè, non potreste nemmeno immaginarlo! Come se il mondo fosse andato in pezzi, proprio! Quasi volevano inchinarsi e adorarlo, ma lui fu magnanimo e li trattò come un suo pari, perché era misericordioso come... come una madre, sì.
Quell'uomo, naturalmente, ero io.

« ihihih. »

Ehi! Non ridete! È andata proprio così!
Gehrman si era appena lanciato ferocemente contro la Bestia Rabida, brandendo la sua ascia con una furia disumana e inneggiando al combattimento, mentre Cassandra distraeva la creatura. Le chiese di urlare e lei... urlò. Urlò con un urlo fin troppo umano, in verità. Urlò dicendo « AHIAHIAHILIMORTACCIDELATUASCIA! » e cadendo scompostamente a terra, sgonfiandosi come un palloncino. Per un attimo parve dividersi in due creature, poi - con un po' d'ingegno - la verità si rivelò ai nostri protagonisti più chiara e limpida delle acque dell'Occhio del Dio.
Non esisteva alcuna Bestia Rabida! Quello era soltanto un costume di cuoio e tela, indossato da due persone, una sulle spalle dell'altra. Come avevano potuto non accorgersene prima?
E una di quelle due persone ero proprio io! Già! L'altra era Tlaloc, il mio amico pesce. Immaginatelo: quel giorno ero particolarmente bello, forte ed elegante, dunque riuscì ad alzarmi senza fallo e senza alcun impedimento; anzi, finsi di barcollare e incastrarmi nel costume soltanto per mettere i miei interlocutore a proprio agio! Già già! « Coff coff. » tossii, FINGENDO di aver respirato un po' di polvere, nella caduta. « Ohi ohi. » FINGENDO di tastarmi la ferita, che in fondo non era né larga come il portone di una chiesa, né profonda come un pozzo. Estrassi un fazzoletto di seta bianca, ricamato di pizzi, e FINSI con quello di tamponare il sangue, mentre Tlaloc - ergendosi a comandante dell'esercito dell'ovvio - mi sottolineava come i due eroi ci avessero scoperto. « Capitano... » mi diceva intimorito, con voce gutturale, agitando tutte le squame. « ...ci hanno scoperto. »
« Me ne sono accorto Tlaloc. Grazie. Prendi la trombetta. »
L'obeso uomo pesce di alzò con riottosità ed estrasse un piccolo strumento a fiato dalla cintola, dove l'aveva legato. Ci soffiò dentro con aria flemmatica e stanca, per nulla partecipativo di quel gioco. Fa sempre così, quel figlio di triglia che non è altro..

« Bentrovati, signori, bentrovati! Il mio nome è Vasco Alvares de Magalhães Fernão Pombo Cabral de la Cruz Pedro Cristòbal da Gama... »

18Ite1H


« ...ma voi potete chiamarmi semplicemente... l'Ammiraglio! Con la A maiuscola. »
e a quel punto dovetti girarmi per strizzare l'occhio a Tlaloc e complimentarmi per la sua perfetta esecuzione.
« Immagino di essere vostro prigioniero. Su! Eccovi i miei polsi! » continuai alzando entrambe le mani verso i due eroi. « Stringetevi dei ceppi e trascinatemi verso il mio crudele destino! Ohimé! Fate attenzione a stringere bene, però, poiché io ho i polsi come quelli di una ragazzina e potrei scivolare via dalla vostra presa senza che nemmeno ve ne rendiate conto. In effetti, forse vi converrebbe di più una corda... ma in quel caso sappiate che sono allergico alla canapa. Mi fa gonfiare come una botte di vino. Quindi a meno che non vogliate consegnare al Grande Kai un'otre chiacchierona, penso che dovrete trovare un altro materiale. Eh. Tlaloc, sii cortese, concedigli la tua cintura, quella andrà bene. » « La mia...? » « E che cosa vorresti che facessero altrimenti? Non possono certo impegnare gli wendersnaven perché tessano loro un ricco raggio di luna da usare come cappio! I ragni di qui sono troppo piccoli, quindi anche le loro ragnatele sono da cassare, e se solo avessero la metà di un guscio di nocciola del Matkara... ma no. Non c'è. La tua cintura sarà perfetta, fidati. Legatemela ai polsi facendola passare sotto questo gallo impagliato, ma state attenti al cappotto! L'ho scambiato anni fa per una storia e ci sono particolarmente affezionato: apparteneva a una ragazzina malata che sognava di poter vedere il mondo, ma i Daimon non le avevano concesso tale fortuna; così era costretta ogni giorno a osservare il mare dalla sua capanna di paglia, immaginandosi chissà quali avventure! Io capitai nella sua casetta dal soffitto, precipitando da diecimila metri di altitudine e stringendo un'oca per il collo... oche. Maledette. I miei più grandi nemici. Non sarete oche anche voi, che mi avete attaccato con tanta furia?! » e spaventato da quell'eventualità, alzai le mani alle orecchie e me le coprii per intero. Si sa che le oche sono solite beccarle dolorosamente, quando vogliono allontanare qualcuno. « Maledetti diavoli piumati... non mi avrete! Non mi lascerò ingannare dal vostro candore, come un bambino... avreste dovuto attaccarmi dove potevate nascondervi. Nella neve o, chessò, nel sale. Ma qui? Siete state delle sciocche! »
« Capitano? »
« Sì, buon Tlaloc? Dimmi. »
« Sta divagando. Di nuovo. »
« Giusto! Dove eravamo rimasti...? Ah, sì! » e tornai a sollevare le braccia in direzione dei miei aguzzini. « Catturatemi pure. I miei giorni di gloria come creatura degli abissi sono finiti. Sono troppo vecchio per queste cose! »

« ...e Aruj, invece? »

Ah, ADESSO volete sapere di Aruj? Adesso che il vero protagonista della storia è apparso?!
...Ingrati. Succhiapollici! Mangiabiscotti! Pezzi di dolcezza!

...Aruj, il vostro adorato pirata nano, aveva appena infranto una legge del villaggio, senza saperlo. Aveva visto una donna che non fosse la Bella Mat, perdipiù mentre stava compiendo una sacra cerimonia! La ragazza si immerse nella vasca davanti ai suoi occhi e, naturalmente, venne morsa dai serpenti che stavano al suo interno. Si afflosciò subito, e Aruj si mosse solo a quel punto, stranito da ciò che a cui stava assistendo; tuttavia la Bella Mat lo fermò con un gesto, impedendogli di intervenire e bloccandolo sulla soglia della capanna. « Fermati! » gli disse furente. « Non interferire con la cerimonia! Guardie! »
La donna che si era immersa nella vasca era in fin di vita, a malapena in grado di respirare. Il suo cuore si stava fermando e solamente un esperto guaritore avrebbe potuto salvarla.
« Virginia non era pronta a farsi riconoscere dai serpenti come una propria pari. » sentenziò Mat con sguardo severo, rivolto alla vittima. « Non sopravvivrà. »
Nel frattempo quattro uomini armati di lancia, a petto nudo, vestiti solamente con uno strascico di cuoio e collane di conchiglie, si avvicinarono di corsa e circondarono Aruj, puntando le loro armi contro il suo collo. La donna che tratteneva il nano lo lasciò andare, osservando le guardie duramente e gracchiando i suoi ordini con voce da strega. « Prendete il corpo di Virginia e lanciatelo nell'Occhio del Dio. ...la cerimonia non ha avuto fortuna. »
Poi rivolse lo sguardo al nano, con uno scintillio d'odio negli occhi.

« ...e fate lo stesso con questo trasgressore. »



CITAZIONE
Postato! Vogliate perdonarmi il ritardo, ma ieri mattina ho avuto una pessima notizia che mi ha privato della concentrazione per tutta la giornata. Ci stiamo avviando verso le fasi finali della quest, che è molto breve, come avevo preannunciato! Finalmente, ecco spuntare l'ammiraglio!

Dunque la Bestia Rabida erano semplicemente Tlaloc e l'Ammiraglio, il secondo sulle spalle del primo, con un gigantesco costume! Com'è possibile che non ve ne siate accorti? :8D: Per i dettagli su questo PnG, vi invito a leggere la sua scheda, a questo link: [link]
Detto questo, potete comportarvi ancora come preferite, con situazioni diverse a seconda delle vostre decisioni:

• Qualora decidiate di parlare con l'ammiraglio, potete porgli le domande in confronto.
• Qualora decidiate di attaccare l'ammiraglio, Tlaloc intercederà per difenderlo e dovrete fare un breve combattimento autoconclusivo contro di lui (vale a dirsi un combattimento in cui descrivete tutte le azioni, anche quelle del nemico, compreso l'esito). Tlaloc è una pericolosità A che combatte principalmente come un mago, piegando al suo volere gli agenti atmosferici, il vento, l'acqua e le piante della foresta.
• Qualora decidiate di portare l'ammiraglio al villaggio, siate pure autoconclusivi. Potete portarlo al cospetto del Grande Kai e lui ordinerà di gettarlo nell'Occhio del Dio.
• Potete anche combinare nel vostro post una o più di queste azioni; parlargli e attaccarlo, parlargli mentre lo conducete al villaggio, sconfiggere Tlaloc e dopo portarlo al villaggio, ecc. Naturalmente potete fare anche qualsiasi altra cosa vi venga in mente, a patto di non essere autoconclusivi.

Per quanto riguarda Jedi, invece, le scelte sono principalmente due: ribellarsi o accettare il proprio destino. Se ti ribelli, dovrai affrontare un combattimento autoconclusivo contro le Guardie, che puoi considerare come una pericolosità D complessivamente. Non hanno capacità particolari e possono attaccarti solamente con le lance che impugnano. La Bella Mat non parteciperà al combattimento e cercherà invece di chiudersi di nuovo nella capanna; qualora tu la costringessi a combattere, dovrai considerarla come una pericolosità C (e il suo modo di combattere sarebbe simile a quello di una strega: fatture, maledizioni, psioniche, depotenziamenti, ecc.).
Se invece ti arrenderai all'arresto, verrai condotto, opportunamente legato, sulle sponde dell'Occhio del Dio insieme al corpo senza vita di Virginia. Lei verrà gettata in acqua prima di te. Qualora ti facessi lanciare in acqua, verresti attaccato da una creatura le cui fattezze sarebbero indistinguibili nelle profondità, che ti travolgerà con un effetto di potenza Media, fisico, che danneggia il corpo. Inoltre, a meno che tu non possieda un modo per respirare sott'acqua, subiresti un danno del 10% alle energie.

Naturalmente queste linee guida stanno per le scelte "più ovvie" e ognuna apre un percorso differente all'interno della quest. Ciò non toglie che possiate comportarvi in qualsiasi modo non previsto, non preoccupatevi (ad esempio Aruj potrebbe tentare di salvare Virginia, che non è ancora del tutto morta)! Il mio compito sta proprio nel permettere qualsiasi tipo d'azione: l'importante è che non siate autoconclusivi.

5 giorni di tempo. A voi la tastiera!



Edited by Ray~ - 14/7/2015, 13:40
 
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Ashel
view post Posted on 17/7/2015, 15:52






Cassandra non vedeva più nulla e a guidarla nel combattimento ormai c'erano solo i rumori della foresta che la accerchiavano e la confondevano.
Poté sentire, questa volta distintamente, l'affanno di Gehrman che cercava la preda a lungo desiderata; provò a stropicciarsi gli occhi con le mani ma senza risultato: si limitò così ad ascoltare.

- Adesso...URLA!

Si aspettò di sentire di nuovo quei lamenti disumani che l'avevano ridestata poco prima, mentre camminava meditabonda per la giungla: un boato, un ringhio o qualsiasi altro spiacevole suono la Bestia fosse in grado di produrre.
E già si preparava ad essere spaventata a morte, a sentire la paura che strisciava lungo la schiena, a pentirsi di aver rischiato la vita per niente, a rimpiangere casa sua...

- AHIAHIAHILIMORTACCIDELATUASCIA!
Coff coff! Ohi ohi.


- Capitano... ci hanno scoperto.

- Me ne sono accorto Tlaloc. Grazie. Prendi la trombetta.

La giovane si agitò e, possibilmente, ebbe ancora più paura di prima. Strinse l'elsa dello spadino impugnandolo con entrambe le mani, con una forza e una convinzione tale da far credere che quella punta di spillo potesse fare davvero la differenza tra la vita e la morte, in una simile circostanza; e rimase così, in una posizione probabilmente piuttosto ridicola, mentre le sembrava che la trombetta stesse offrendo per sempre una prova inconfutabile della sua stupidità.
La vista stava a poco a poco tornando e il mondo, lentamente, ricominciava ad avere una forma riconoscibile; eppure provava ormai per se stessa un sentimento del tutto simile al biasimo.

- Bentrovati, signori, bentrovati! Il mio nome è Vasco Alvares de Magalhães Fernão Pombo Cabral de la Cruz Pedro Cristòbal da Gama... ma voi potete chiamarmi semplicemente... l'Ammiraglio! Con la A maiuscola.

Vide due individui, il primo dei quali un umano dall'aspetto stravagante. Aveva un accento irriconoscibile e vestiva in modo strano, ma si trattava di una stranezza assai differente da quella degli abitanti dell'isola. Addosso portava piume, pietre, gioielli e le più varie e strambe chincaglierie che mal si adattavano ai suoi abiti dai colori squillanti.
Poco distante da lui, una creatura che Cassandra ricordava di aver visto solo una volta durante uno dei suoi primi viaggi lontano dalla colonia; ne riconobbe le fattezze e si sentì meglio nel constatare che, laggiù, c'era ancora qualcosa in grado di ricordarle il mondo che conosceva: magra consolazione, a dire il vero, trattandosi di uno dei nemici giurati della sua razza.

- Immagino di essere vostro prigioniero. Su! Eccovi i miei polsi!
Stringetevi dei ceppi e trascinatemi verso il mio crudele destino! Ohimé! Fate attenzione a stringere bene, però, poiché io ho i polsi come quelli di una ragazzina e potrei scivolare via dalla vostra presa senza che nemmeno ve ne rendiate conto. In effetti, forse vi converrebbe di più una corda...


Quello che seguì fu quasi un lungo monologo in cui l'Ammiraglio non fece che vomitarle addosso una serie confusa di informazioni che la sua mente faticava a catalogare. Quella faccenda si stava complicando sempre di più e pareva impossibile venirne a capo; alla fine, egli semplicemente si offrì come prigioniero e chiese di essere riportato al villaggio.

- Non così in fretta, Ammiraglio.

Il fatto che quei due, travestiti, erano in realtà la Bestia Rabida, poteva significare solo due cose: la prima, che la fantomatica creatura a testa di pesce che aveva attaccato gli abitanti di Impero, in realtà, non esisteva; e poi che erano stati loro, e non la Bestia, a traumatizzare quei giovani guerrieri che avevano visto nella capanna del grande Kai.
Cassandra li scrutò torva per qualche istante. Quasi si fosse accorta solo in quel momento dell'uomo-pesce, lo osservò a lungo con uno sguardo ricolmo di stupore, ma anche di una strana forma di paura che a stento riusciva a nascondere.

- Da dove venite? domandò con durezza, E come sareste arrivati qui?

- Questa è un'ottima domanda, che richiede una complessa risposta! Vede, sarebbe molto più semplice spiegare da dove non veniamo: per esempio, di certo non vengo dal sedere di una Aylar, anche se ho una storia a riguardo piuttosto divertente. Eravamo nel Plaakar alla ricerca del misterioso tesoro della regina Mab e avevamo eretto il campo per la notte; peccato che un branco di quelle bestie ci avesse adocchiato e ci stesse seguendo già da settimane! Nella notte... si sono mangiate tutti i nostri fagioli! Può bene immaginare che dal loro sedere, quindi, ecco, insomma... Beh, da lì non ci vorrebbe provenire nessuno, si fidi di me! Tranne forse qualche strana categoria di odore. Io e i miei amici, invece, proveniamo soltanto da ogni posto da cui valga la pena provenire, e ci rechiamo in ogni luogo dove valga la pena andare. Riguardo al come, dipende: navi, carri, cavalli, aquile giganti, serpi marine, idee, vento, aspirazioni e gambe sono in grado di portare gli uomini ovunque, se provvisti di buona volontà!

Aveva capito il suo gioco. In quel fiume interminabile di parole, poche erano le informazioni ch'egli riusciva a fornirle. La confondeva con la sua rara quanto sgradevole capacità fabulatoria ma, invero, tutto ciò che voleva sapere era celato abilmente nei suoi discorsi.

- Theras, probabilmente, concluse infine, Ma tu, indicando l'uomo-pesce, Tu no. Tu non vieni dalla terraferma.

- Nemmeno tu.

Sorrise, ma freddamente, senza allegria.

- Come facciamo ad andarcene da qui? Se siete arrivati dal mare, potremmo anche trovare un modo per tornare indietro.

- Capitano, non siete l'unico troppo vecchio per questo genere di cose.

Era stato Gehrman, che fino a quel momento era stato in silenzio, a prendere parola.

- Parlo per me ovviamente, ma non sono interessato ad uno studio dei costumi locali. Voglio solo tornare per la mia strada.

- Indietro o sulla propria strada? Non è la stessa cosa: se volessi tornare indietro, l'ideale sarebbe camminare all'incontrario e ripercorrere le mie tracce fino alla pancia di mia madre, ma che gusto ci sarebbe nel rivedere qualcosa di già visto? E se la vostra strada fosse in realtà questa? Vi lascereste sfuggire la rara opportunità di cavalcare il furioso destriero del destino, solamente in ragione della vostra diffidenza? Comunque, andarsene da quest'isola è più difficile di quanto non appaia: il mare qui intorno è attraversato da una pericolosa corrente sottomarina che fa a pezzi la maggior parte delle imbarcazioni; il legno di questa foresta, poi, non è per nulla adatto a costruire una nave! Fortunatamente per voi, il buon Ammiraglio è qui per salvarvi tutti!
Ho intenzione di convocare i miei amici pesci e piegare le onde del mare in modo che tutti possano lasciare l'isola, prima che sia troppo tardi.


- Troppo tardi... per cosa?

Fece una pausa prima di riprendere. La vista di Tlaloc le provocava disagio, come se la sua sola presenza bastasse a metterla in allarme. Eppure, tra tutte le cose che aveva visto e sentito in quelle ultime ore, l'uomo-pesce era quanto di più vicino alla sua vecchia vita potesse sperare di incontrare laggiù.

- Se è vero che potete chiamare i vostri amici pesci... E' possibile che non vi siano alternative, se vogliamo andarcene da qui.
Ma prima di tornare indietro, Ammiraglio, volevo domandarvi il perché di questa vostra messinscena... Siete stati minacciati dagli abitanti del villaggio?


- Prima che impazziscano tutti, è ovvio! Io ho cercato di spiegare loro le cose come stanno, ma loro non hanno voluto ascoltarmi. Probabilmente è perché mi sono presentato alle loro porte senza offrire loro un dono pari al tradizionale capretto che mangiano durante le notti di luna piena nei villaggi della Roesfalda. Anzi, hanno preso ciò che dicevo come un insulto, neanche avessi detto che fossero tutti matti! Beh, forse m'è uscito, ma non è questo il punto!

- E avete pensato di spaventarli con il vostro travestimento?, domandò, senza aspettarsi una risposta. Se non è stata la Bestia Rabida, allora chi ha fatto impazzire quei giovani che abbiamo visto al Villaggio? Che cosa nasconde davvero quest'isola?
A noi, Ammiraglio, hanno detto di essere nuovi nati. Ma, a dire il vero, non ci crediamo neanche un po'.


- Questo è esattamente ciò che sono qui per scoprire! Come vi dicevo, c'è qualcosa di molto, molto, mooolto strano negli abitanti di quest'isola ed è... la totale mancanza di corruzione! Con tutto l'Akeran che si sta lentamente trasformando in demone, quest'isola fa sembrare città come Taanach le peggiori bettole dei Quattro Regni! E non è di certo per la mancanza di vizi dei nativi: macché! Questi sono tutti avidi, superbi e lussuriosi... se si allontanassero dall'isola si trasformerebbero in caduti all'istante. Nonononono, c'è qualcos'altro all'opera. Qualcosa che li difende dalla corruzione, ed è mia personale opinione che tale elemento è lo stesso che li sta anche facendo impazzire. Queste polveri... hanno proprio la funziona di rallentare il processo di pazzia... o curarlo, addirittura. Non che stiano funzionando, mi pare. In quanto alla ragione del travestimento... beh, siamo alla quarta luna dell'anno, no? È una storia divertente, che involve Voljund, la luna, tre scoiattoli e la conchiglia di una chiocciola. Vedete, ero perso nei mari poco a largo di Dorhamat e...
Oh, sì, scusate. Divagando.


Pensosa, Cassandra si limitò ad osservare alternativamente l'Ammiraglio e il suo compagno chiedendosi, dentro di sé, se essi non stessero mentendo.
La sua mente tornò ai guerrieri impazziti del villaggio rinchiusi come bestie selvagge e pensò che nessuno meritasse un simile trattamento; e se ciò che le avevano insegnato su quelli come Tlaloc e gli altri della sua razza era vero, era assolutamente probabile che fossero loro i colpevoli degli attacchi agli ingenui isolani.
Eppure le cose sembravano essere andate diversamente. Non era solita giudicare dalle apparenze, né farsi trasportare da preconcetti e luoghi comuni, o accettare la soluzione più semplice solo in quanto, appunto, la più ovvia. No, c'era dell'altro: qualcosa che il grande Kai aveva loro nascosto.
E se anche quell'Ammiraglio fosse davvero stato in grado di farsi aiutare da Tlaloc e dai suoi simili - cosa che, temeva e, allo stesso tempo, sperava - non avrebbero potuto abbandonare tutte quelle persone al loro destino.

- Torniamo al villaggio, allora, come avete detto voi. Sono certa che il grande Kai abbia molte cose da raccontarci.
Magari, durante il tragitto mi potrete spiegare meglio la faccenda dei vostri amici pesci...






Cassandra



Mente: 100 - 10 - 5 = 85
Corpo: 50
Energia: 150
Armi: Spadino (mano destra); Arco lungo [15/15]

Passive attive:
-

Attive utilizzate:

Riassunto: Come da confronto.

Note: -
 
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view post Posted on 18/7/2015, 01:17

Hear me Quack!
·····

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Cerimonia ~ Impero, Oceano di Zar




Un piede sulla soglia, Aruj osservò la ragazza immergersi nell'enorme tinozza traboccante di serpenti, striscianti e sibilanti. Una visione terrificante e ipnotica, le serpi le si attorcigliarono e stringevano le braccia e la vita, soffiando rabbiosi contro la giovane, prima di morderla. Subito, quella svenne e, quasi come fatta interamente d'acqua, si sciolse nella vasca, rilassando qualunque muscolo, dapprima teso.
Il nano non poté che tendere una mano in avanti, prima di essere fermato sul posto dalla corpulenta Mat, che gli impediva di entrare con la sua stazza. "Fermati!" Ruggì furente la donnona, piantandosi in mezzo alla porta e quasi schiacciando il nano contro lo stipite. "Non interferire con la cerimonia! Guardie!" Strepitò l'armadio, mentre il piccoletto cercava di farsi strada fra i rotoli di grasso e ciccia della possente Mat. La ragazza poteva ancora essere salvata, non era morta, anche se lo sarebbe stata presto. A nulla servì l'inveire in nanico e lo scalciare in piratesco, la megera impediva qualunque avanzata, tenendo stretto Aruj fra le sue grinfie.
"Virginia non era pronta a farsi riconoscere dai serpenti come una propria pari" Tagliò corto, rivolgendo uno sguardo duro e impassibile alla giovane. "Non sopravvivrà." La tranquillità con cui diceva tutto questo atterrì il nano, che subito s'arrese all'evidenza dei fatti. Indietreggiò Aruj, capo chino e i denti stretti per la rabbia, che non impedirono però all'ennesima maledizione di uscire dalla sua bocca. Il pirata voltò la test giusto in tempo per vedere quattro di quei selvaggi arrivare e accerchiarlo, rivolgendo le loro punte di freccia smussate contro il suo collo tozzo. Solo allora Mat lasciò la presa ferrea, consegnando il trasgressore alle guardie.
"Prendete il corpo di Virginia e lanciatelo nell'Occhio del Dio. ...la cerimonia non ha avuto fortuna." Il naso adunco e la voce gracchiante, la facevano sembrare una cornacchia grassa con tre occhi, troppo cresciuta per volare ma non troppo antropomorfa da sembrare del tutto umana. A quel punto, non era solo l'aspetto di quella donna a disgustare Aruj ma anche i suoi modi,più simili a quelli di una strega che a quelli di una donna di piacere.
"...e fate lo stesso con questo trasgressore." Sentenziò, puntando il suo dito grasso contro il pirata.
Il nano allungò il collo, vedendo le lance farsi sempre più vicine. Non sarebbe finito in quel maledetto lago che puzzava di sangue e morte, non se avesse potuto far qualcosa, nè tanto meno avrebbe sprecato le proprie energie e pallottole per combattere quei patetici selvaggi, per poi veder Mat intervenire con qualche magia strana. "Cerimonia? Quale cerimonia?" Lo sguardo di Aruj indugiò sulle guardie, che si fermarono sul posto, appena il nano aprì bocca. "Non volevo mettermi in mezzo a nessuna stregoneria o voodoo!" Continuò, protendendo le mani in avanti. La voce tremava e i suoi occhi mostrarono paura. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, non avrebbe dovuto neanche combattere. Mi è stato detto dal Grande Kai in persona che potevo vedere le donne del villaggio ... Aggiunse, in tono solenne e, al solo udir il nome del capovillaggio, i quattro iniziarono a scambiarsi sguardi confusi. Oh, si! Mettere in mezzo un'autorità più alta fa sempre il suo bell'effetto sui cani, e non importa se sono selvaggi o civilizzati, i cani restano cani e temono sempre il loro padrone. "... e praticamente tutta Impero mi diceva di venire qui! " Aruj sfilò lentamente la lama che portava al fianco, evidenziando quel movimento, prima di gettar l'arma tradizionale al suolo, in mezzo alla povere. "Che ne so io dei vostri rituali!? Nessuno mi ha detto niente!" Concluse, gettando uno sguardo stranito alla donna, che ricambiò disgustata.
Beh, credo che un cacciatore in più non faccia male... Intervenne uno, la lancia alzata e le dita a grattarsi il capo. L'aria dei selvaggi, dapprima minacciosa, fu convertita ad una più benevola. Non quella di Mat, però. "Sta mentendo!" Disse la donna, sollevando il naso da rapace, come se potesse sentire la puzza d'inganno o quella della paura. "No, no! È uno di quelli portati oggi dal Vecchio Fez e ..." La guardia non fece in tempo a finire che Mat lo interruppe con un gracidio squillante "È un trasgressore! Virginia è morta a causa sua." L'ultima frase, fu pronunciata lentamente, mentre la donna puntava ancora il dito sul nano, socchiudendo gli occhi, quasi volesse ammazzarlo con quell'unghia lunga che sporgeva dalla tozza appendice. Se non fosse stato per lui ... Mat ringhiò come una bestia furiosa, continuando a tenere le falangi ben puntate sul nano. Non ci servono altri cacciatori! Abbiamo bisogno di donne e a causa sua ne abbiamo persa una. Che subisca la punizione del Dio, per i suoi peccati! La donnona alzò le flaccide braccia al cielo, invocando quel loro cosiddetto dio, mentre i suoi seni e la sua pancia ballonzolavano al ritmo delle sue parole. Sembrava quasi di veder una strana danza del ventre, a cui il nano aveva avuto il piacere di assistere nelle isole del sud, eseguita malamente, tra l'altro, dalla più brutta danzatrice su cui umano o nano abbia posato gli occhi.
"A me sembra pentito ... Fece un altro, nascondendosi dietro la sottile lancia forse per paura, forse per semplice indole."... Potrebbe ottenere il perdono del Dio."
"Perdono? Quale perdono?" Gli occhi di Aruj passarono sulle guardie e su Mat che, nel frattempo, aveva assunto un'aria compiaciuta e meditabonda allo stesso tempo. "E sia! Nano, sarai tu a portare il corpo della giovane Virginia all'Occhio del Dio, ammettendo il vostro crimine. Così facendo il Dio vi perdonerà ..." Braccia conserte, sguardo di sufficienza, il pirata neanche stava considerando l'opzione. "Altrimenti?" Gli fece subito eco la megera. Altrimenti, farai la sua stessa fine, nano. La minaccia era chiara, lo era fin dall'inizio ma Aruj Shadak non si sarebbe sottomesso ad alcuna superstizione o credenza locale nè, tanto meno, ad un falso dio. "Finirei col bagnarmi comunque ..." Rispose con tono piatto e disinteressato, mentre si guardava le punta sporche delle dita, noncurante degli sguardi minacciosi che l'orribile Mat gli lanciava. "Fate del vostro peggio. vediamo questo dio di cos'è capace!" Concluse con tono di sfida, prima di rivolgere un sorriso sfacciato alla bisbetica, che non riusciva proprio a non guardarlo in cagnesco. "Portatelo lontano dalla mia vista!" Gracchiò, prima di sbattere la porta della catapecchia con forza tale da far tremare tutta la struttura, mentre dall'interno si sentivano provenire maledizioni e imprecazioni dirette al pirata.


Aruj fu legato e condotto fino al centro dell'Occhio del Dio, grossomodo lo stesso punto in cui poche ore prima era stato ripescato dal vecchio Fez. Peccato che in quel villaggio non si fossero rivelati tutti gentili come lui; non sarebbe stata una permanenza altrettanto interessante ma, di certo ben più piacevole. C'è da dire, però, che le comodità non si addicevano troppo al nano che, invece, preferiva star sul filo del rasoio, arrivando a sfidare il Dio di quell'isola sperduta nell'oceano di Zar. Durante tutto il viaggio, fu accompagnato da due guardie e quella ragazza, Virginia; ancora non era morta, anche se era pallida e la pelle era diventata giallastra, nei punti in cui era stata morsa le carni s'erano fatte violacee; doveva aver la febbre alta, stando a quello che diceva guardia che la portava in braccio. Non ci furono formule o preghiere per la giovane, nessun funerale o una tomba su cui piangerla, venne semplicemente gettata in acqua, come si fa con un sacco d'immondizia. Selvaggi, non avevano rispetto dei morti. Poi venne il turno del nano, le mani legate con nodi approssimativi, neanche lontanamente vicini ai veri nodi che qualunque marinaio stringe ogni giorno, osservava le guardie con apatia, aspettando di esser gettato in mare e quando quelli s'avvicinarono, il buon pirata ebbe qualche parolina per loro. "Fakir piçler, sentirete ancora parlare di Aruj Shadablarghb ...." Non ci fu il tempo di finire la frase che già era in acqua. Il nano aprì immediatamente gli occhi e, dopo aver capito qual'era il sotto e qual'era il sopra, riemerse, non abbastanza velocemente, però, da evitare che quei bastardi si distanziassero di qualche metro dal nano, remando a tutta forza.
Il corpo ormai esanime di Virginia galleggiava affianco al pirata, bocca e naso completamente immersi nell'acqua e non un segno di vita, neanche una bollicina; se non era stato il veleno, l'acqua l'aveva di certo uccisa. Abbandonare il cadavere lì, pregando Voljund di accoglierla, sembrava essere la cosa più umana da fare.
Il nano, poi, iniziò a nuotare verso riva ma non fece che due bracciate, che qualcosa gli toccò la gamba. Si voltò, di scatto e non vide nulla, se non il lago e il morto. Virginia non era l'unica compagnia che il pirata aveva, c'era qualcosa in quelle acque. Ora, era chiaro il comportamento delle guardie, erano spaventati. Non avrebbe dovuto essere così spavaldo, si ripeté, fra se e se.
Quando Aruj realizzò il pericolo effettivo, era ormai tardi. Qualunque cosa si nascondesse in quelle acque lo trascinò in fondo e, con lui, il cadavere di Virginia. Nelle profondità, riuscì a vedere il pallido corpo della ragazza venir trascinato nell'oscurità per non far più ritorno. A quanto pare, però, non erano i morti ad interessare quella cosa, bensì i vivi. Il mostro, infatti, tornò indietro, in cera di qualcosa di più fresco e gustoso. Povera bestia! Non doveva aver mai assaggiato un nano, altrimenti avrebbe saputo che questi hanno la pelle dura e la vendono a caro prezzo.
Il pirata vide il mostro davanti a se, le fauci spalancate sembravano provenire direttamente da un incubo, due fila di denti affilati e pronti a straziare le carni; la pelle squamosa che rifletteva, viscida, i flebili raggi che riuscivano a penetrare l'acqua non proprio limpida del lago; zampe, arti indefiniti che si muovevano veloci, tanti e troppo rapidi da non poterli contare a colpo d'occhio.
La bestia attaccò, feroce e fu solo grazie alla sua prontezza di riflessi, che Aruj riuscì a schivare la bestia marina. Solo allora, il nano si rese conto d'esser stato troppo tempo immerso: in genere riusciva a star sott'acqua più a lungo ma doversi muovere, nuotare, ed evitare il morso della bestia, gli aveva notevolmente accorciato il fiato. La vista iniziò ad appannarsi, la testa a girare, il petto gli sembrò quasi esplodere, quando buttò fuori l'aria dai polmoni. Annaspava, muovendosi in un tunnel ovattato, in fondo al quale c'era la superficie, l'aria fresca e pulita.
Ogni spinta verso l'alto, tutto diventava più buio.
Ogni movimento era come fatto nella melassa, densa e viscosa.
Annegare, non sembrava essere poi tanto la morte più dolce.
Annegare non era affatto come tornare a casa.











Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150% -> 120%

Passive in Uso: N/a

Attive in Uso:
Parlè ~
Ex mercante, vissuto sempre a contatto con la gente, Aruj ha sviluppato una parlantina che sembra avere poteri di persuasione superiori alla media. Grazie a ciò, gli bastano poche battute per risultare simpatico o minaccioso, a seconda dei casi, e ad essere abbastanza convincente da ottenere informazioni, anche da perfetti sconosciuti. Le capacità oratorie del nano, però, non si limitano a questo: nel caso volesse infatti, il pirata risulterebbe estremamente convincente sulle proprie opinioni, siano queste giuste o sbagliate, veritiere o menzognere. Si narra, addirittura, che sia riuscito a contrattare per la propria vita più di una volta, sfruttando unicamente il potere delle parole, riuscendo a sfuggire alla morte semplicemente discutendo, anche in situazioni in cui l'uso della forza sembrava l'unica via d'uscita. D'altronde, un pirata che non sa mentire, non è un vero pirata!
(Passiva Razziale del Nano: Contrattare ~ 6 utilizzi ~
Abilità Personale 1/25 "Natura Psionica, Danno Basso ad Area alla Mente"; Consumo: Medio; Energia)

Fuggiasco ~
Perennemente ricercato dalle autorità, Aruj ha sviluppato abilità elusive superiori alla media, riuscendo a liberarsi da qualunque vincolo fisico: siano essi corde, manette, catene, lucchetti; niente può tenere in gabbia il temibile corsaro. In Combattimento, la tecnica si rivela ben più utile, permettendo al nano di schivare qualunque attacco diretto alla sua persona: dal più banale fendente di spada alla più potente delle stregonerie, con l'impegno giusto, nessuno di questi ostacoli sarà d'intralcio al pirata.
(Abilità Personale 6/25: Natura Fisica, Difesa Fisica (Costo: Variabile; Energia ))

Riassunto/Note: Da post brevi a post lunghi. Spero che la scena subacquea e lo scambio di battute sia gradito.
Mi faccio gettare in acqua e affronto il mostro marino, evitando l'offensiva ma subendo l'assenza di ossigeno.



 
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