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Il Grande Kai ~ Impero, Oceano di Zar
Selvaggi. Era tutto quello che Aruj riusciva a pensare degli abitanti di quell'isola. Non che i nani fossero di indole benevola verso le altre razze ma Aruj era riuscito a superare i luoghi comuni ed aveva, tutto sommato, un buon rapporto con gli umani , riuscendo ad accettare persino dei pelleverde nella sua ciurma. Inutile dire che covava un certo astio nei confronti degli elfi: alti, arroganti, con la puzza sotto il naso; con quelli era un rapporto di odio reciproco. In quel momento, però, si guardava attorno e vedeva solo selvaggi. Per lo più erano vestiti con pelliccie e pezzi di pelle o cuoio malamente conciati; non sembravano capaci di affilare lame o radersi senza straziarsi il volto; gli unici gioielli a loro noti erano conchiglie o ossa, di cui si fregiavano pacchianamente. Per quanto riguarda la tecnologia, beh, non sembrava esserne traccia e i loro utensili erano rudimentali e primitivi. In quanto a costruzioni, poi, non erano i migliori architetti. Vivevano in palafitte tutte storte, che sembravano reggersi in piedi per qualche strana legge divina, sconosciuta altrove, tutte adornate come i loro proprietari, con l'aggiunta di alghe. Da alcune spuntavano persino piante di vario genere, come se le coltivassero in casa. Persino le loro professioni, se così si possono definire, non sembravano alcun senso: raccoglitori che ripescavano conghiglie, acconciatori di pelli che " tessono le nuvole del cielo e le onde del maree", come disse Fez, e infine c'erano gli osservatori, il cui unico compito era giudicare il lavoro altrui. Gli unici, forse, di alcuna utilità erano i cacciatori che, comunque, non sembravano per nulla esperti in quello che facevano e spesso non tornavano tutti interi o non tornavano affatto. Se la questione dell Bestia Rabida e tutto ciò che c'era fuori da quel villaggio incuriosiva il nano, quello che c'era all'interno urlava follia a pieni polmoni e lo intrigava ancor di più: quel pazzo, pazzo agglomerato di superstiti doveva pur avere una logica, qualcosa che ad Aruj sfuggiva del tutto. Il giro dell'isola, o almeno della parte abitata dell'isola, fu quanto mai rapido. Non ci vollero che pochi minuti perchè il "vecchio" Fez, che poi tanto vecchio non era, mostrasse al trio quello che era necessario vedessero, prima di condurli finalmente al cospetto del Grande Kai. In quel lasso d tempo, però, non s'era vista neanche una donna o un anziano. Ma la cosa non colpi Aruj, finchè non entrò in quella palafitta un po' più grossa delle altre, notando quanto fosse più anziano il capo villaggio rispetto alla loro guida. Nella reggia, se proprio la si vuol chiamare così, del capo la situazione non era tanto diversa che nel resto dell'isola. L'arredamento pacchiano a livelli stucchevoli era così comune che, ormai, il nano c'aveva fatto l'abitudine e, a pensarci, la cosa lo riempiva di disgusto e paura: che anche lui sarebbe diventato un selvaggio, un giorno? C'erano anche dei nani lì in mezzo e la cosa non era affatto rassicurante. Ben presto fu chiaro, inoltre, che la Bestia Rabida non era una leggenda o, perlomeno, non lo erano gli effetti che aveva sulla gente. Persone nude e urlanti erano incatenati al muro, alcuni qui, alcuni lì, si dimenavano e strillavano frasi incomprensibili, scompigliandosi la barba e i capelli lunghi. Di primo architto la scena divertì Aruj, finchè non si rese conto di quanti fossero e di come la pazzia li avesse ridotti. Facevano un casino infernale, come i marinai ridotti a gusci vuoti dalle sirene e legati all'albero maestro. Allungavano le braccia e cercavano di strappare, graffiare e afferrare qualunque cosa arrivasse a portata delle loro mani, armate di unghia sporche e spezzate irregolarmente ma, stranamente, affilate come rasioi. Le rassicurazioni di Fez non furono sufficienti a placare l'immediata e innaturale inquietudine che venne a montarsi sullo stomaco del pirata. Camminando in quel manicomio improvvisato, il villaggio apparve d'un tratto ancor più sinistro e angosciante. Non erano le stranezze alla luce del sole a turbare il pirata ma quelle tenute nascoste a insospettirlo. Dov'erano tutti i vecchi dell'isola? E le donne? Un vecchio lupo di mare, una volta, disse:
"Fidati sempre di un uomo che porta i pantaloni sulla testa o veste al contrario, perchè nella sua follia lui è sincero. Non fidarti mai di un uomo che appare normale e senza segreti, perchè vuol dire che le sue stranezze le tiene nascoste ... E non puoi mai sapere che razza di pensieri contoti può avere." Nella loro follia, su quell'isola erano tutti "normali", tutti s'erano adattai a quei bizzarri costumi ma, fra tutte le etnie lì presenti, nessuno sembrava aver conservato nulla del proprio passato, nessuno fino a quel momento s'era avvicinato chiedendo loro di salvarlo da quella gabbia di matti, nessuno sembrava essere diverso dagli altri. Era come osservare una di quelle primitive tribù di pelleverde, di cui aveva sentito parlare da chi s'avventurava a nord, eppure, se tutti finivano ad Impero per caso, com'era possibile che non ci fossero tanti stili diversi e miscugli di culture provenienti da tutta Theras ma solo quell'unico, bizzarro e folle canone? E, mentre questi pensieri affolavano la testolina del nano, il trio era ormai al cospetto di Kai. Un vecchio, nudo, se non per un lungo drappo di cuoio legato in vita, al collo svariate collane fatte di conchiglie e zanne, il tatuaggio di un drago ne copriva il petto e continuava fin dietro la schiena. Sedeva su un trono di bambù. Il viso era cosparso di rughe, le stesse di chi ha passato una vita sotto il sole cocente, gli occhi con le iridi grige e le pupille bianche, scrutavano attorno, fissandosi nel vuoto, per poi riprendere il loro cieco vagare, due grosse cicatrici partivano dalla cima della testa e dividevano le guance in due facevano comprendere come il vecchio avesse perso la vista. "Vi do il benvenuto nell'Impero, la vostra nuova casa." Esordì, con voce piatta e monotona. Chissà quante volte aveva detto quella frase. "Chiarirò ogni vostro dubbio, purché ragionevole. Sentitevi liberi di mischiarvi alla popolazione nel modo che più preferite. Qui nell'Impero potete comportarvi come meglio desideriate, purché non nuociate ai vostri simili" Concluse, dimostrandosi ben più aperto di quel che il pirata s'aspettava, non che la cosa fosse più di tanto rassicurante, giunti a quel punto. Aruj si sedette, avvantaggiandosi della cecità dell'uomo per mettersi comodo, mentre la coppia si sprecava in riverenze ed inchini, superflui in quell'isola di selvaggi, ancor più al cospetto di un cieco. I suoi due compagni avrebbero riempito Kai di domande e non c'era nessuna ragione per continuare a stare in piedi. Il costante urlare dei pazzi, però, non giovava ai nervi scossi del povero marinaio, che dovette escludere quel rumore, quasi inconsciamente, per trovare una parvenza di calma. La fiera delle domande, poi, ebbe inizio. La ragazza era la più ragionevole, mentre il vecchio non riusciva proprio a non esternare il proprio sdegno, dovendo per forza mettere in mostra il proprio valore di cacciatore. Qualunque domanda gli fosse posta, però, le risposte del capo villaggio erano via, via meno rassicuranti: il mare attorno all'isola era abitato da mostri marini e le onde ne impedivano la navigazione; la foresta era anche peggio e la minaccia della Bestia Rabida non ne permetteva un'esplorazione accurata. A tutto questo, s'aggiunse presto l'ennesima inutile presa posizione del più anziano del gruppo che, nonostante l'età, appariva di gran lunga il meno saggio e, alla sua ultima impennata d'orgoglio, il paziente Kai sbottò. "Tu non darai ordini a nessuno, né le tue minacce verranno tollerate" Si alzò dal trono, apparendo minaccioso nonostante la cecità, la voce snervata si riempì della austerità che il suo titolo gli permetteva. "Guardie!" E i cani arrivarono, con le loro armi smussate e rudimentali, mettendosi fra il gruppetto e il loro capo. "Vattene ora, medita sui tuoi insulti e placa i tuoi bollori, o sarò costretto a difendere me stesso e la mia comunità." Lo sguardo di Aruj passò un paio di volte sui due vecchi che, separati da un muro di carne, si guardavano in cagnesco. Barbari, gli umani si dimostravano sempre dei barbari e persino i selvaggi erano più saggi e civilizzati. Non si scompose il nano, vedendo la giovane al suo fianco intervenire per placare gli animi. Parlò a nome di tutti, infondendo uno strano senso di fiducia e pace persino nel cuore del marinaio. Quella ragazza aveva qualcosa di strano ma, in quel momento, non importava. "Perdonateci per la nostra impudenza; capirete che il nostro... alquanto strano viaggio deve averci reso tutti nervosi e mal disposti rispetto a questa nostra condizione, alla quale evidentemente non possiamo porre rimedio in alcun modo." La veridicità di quelle parole spiazzò il nano. La ragazzina la sapeva lunga e non perse tempo per sfruttare la ritrovata calma e porre altre domande. La famigerata bestia sembrava essere al centro della curiosità di tutti i presenti e persino il capo villaggio non ne sapeva molto, se non che fosse enorme e avesse poteri sovrannaturali. Ciò che stupì il lupo di mare, però, fu l'interesse di lei nei confronti della propria sorte, in quanto donna. Il più vecchio dei tre era riuscito a mettere la pulce nell'orecchio della giovane e del nano, disinteressandosi, poi, della faccenda. Kai invece, nonostante l'incalzante mole di dubbi e invettive, si dimostrò calmo e sicuro di se, anche se le guardie non volevano proprio lasciare le proprie postazioni. Non era il muro umano a preoccupare il nano, però, ma quella sensazione di forzata permanenza sull'isola, la prospettiva di un ineluttabile destino. Le catene si chiamavano Impero. "La Bstia e il Mare sono ostacoli insormontabili, a quanto pare ..." Si accarezzò la barba, con lo sguardo perso nel nulla e la testa piena di pensieri. Non s'era neanche sforzato d'alzarsi il nano, una gamba sotto il ginocchio piegato dell'altra, non si preoccupava nè del cieco, nè delle guardie che lo osservavano con sguardo truce. "Eppure mi chiedo quanti veri pirati o cacciatori siano approdati qui." Piantò un pugno a terra e, facendo forza, s'alzò deciso, con un unico scatto. "Non per offendere, ma non mi sembra che vi siano questi gran carpentieri qui, che possano costruire una nave, nè marinai abbastanza esperti per dirigerla ..." Passò lo sguardo sui compagni di sventura, soffermandosi di più sul vecchio. Quell'uomo non sarebbe sopravvissuto a lungo su quell'isola senza un piccolo aiuto. "Non ne capisco molto di caccia ma non direi neanche che siate ben preparati per quello..." Si voltò, poi, verso il capo villaggio, cercando di spiare qualche segno rivelatore, nei suoi bulbi bianchi e assenti. " Vi chiedo solo di non sottovalutarci e lasciarci provare da soli." La sicurezza nella voce era tradita solo da un'ombra nei suoi occhi. La prospettiva si una vita sulla terraferma non era quello che Aruj voleva. " Saper di non poter prendere mai più il mare, nè di assaporare di nuovo del buon Rum o vedere altre isole, per me equivale alla morte" Le mani si giunsero, d'istinto. L'ex-mercante non aveva perso l'abitudine a gesticolare animatamente per porre enfasi alle sue parole. "Ci permetta di far a modo nostro! Onde insormontabili e mostri marini sono il sogno di una vita, mi permetta di affrontarli ... -Inspirò, prendendo coraggio-E che il Mare mi prenda se fallisco!" Un pensiero, infine, gli passò per la mente. La barba folta si scostò, mostrando le labbra che già accennavano un sorriso. "Oppure mi vedrò costretto a insegnarvi i piaceri dell'alcol, per evitare la noia!" E l'idea di quei selvaggi ubriachi, che barcollavano e cantavano vecchie canzoni marinaresche, fece scoppiar il pirata in una risata fragorosa, tale da coprire per un istante le urla dei matti incatenati. Quello spirito d'allegria e strafottenza, che contraddistingueva il nano, era a modo suo contagiosa e Aruj poté vedere un Kai ben più mansueto e calmo. "Non vi impedirò di cacciare nella foresta, se è ciò che desiderate e fintanto vi comportiate con civiltà. Vi raccomando soltanto di agire con precauzione." Rispose pacato "Qualsiasi conoscenza, risorsa od opportunità possiate portare all'Impero sarà ben accetta." La tensione s'allentò per un momento ma le parole del nano e della giovane ragazza non furono sufficienti a placare l'indole del loro compagno più anziano che sentì la necessità di concludere quell'incontro con un'altra delle sue perle di strafottenza. Povero sciocco! Non riusciva proprio a comprendere l'antica arte della negoziazione. Fu con tono severo che il capo villaggio congedò il bizzarro gruppetto, che si ritrovò ben presto all'esterno. Le risposte avevano creato più domande dei dubbi che aveva chiarito ma il tempo di scoprire ciò che quell'isola nascondeva non sembrò essere un problema. Fuori dalla capanna, ci fù il giro di presentazioni e riverenze varie. Mi chiamo Cassandra. Mi trovavo a Dorhamat prima di perdere i sensi e risvegliarmi qui. Purtroppo, però, i miei ricordi sono alquanto confusi. Fece la ragazza, tenendo la voce bassa, cercando di non farsi udire dagli abitanti dell'isola. Gerhman, dei territori della Roesfalda. Suppongo che siamo tutti sulla stessa barca , neanche io riesco a ricordare del mio arrivo qui Gli fece eco il vecchio, sempre mentendo un tono sommesso, quasi come se i loro nomi fossero segreti da proteggere. "Mi chiamo Aruj e fatevi bastare questo!" Tagliò corto il nano, a cui ben poco interessava di far sapere la propria storia personale. Era ovvio che neanche lui ricordasse come c'era finito lì e non cercava neanche di raccogliere i pezzi di quella sua memoria confusa e strapazzata, anche dal alcol, per rimetterli in ordine. La conversazione, privata fra i tre, vertì sull'unica questione: la Bestia che vagava nella foresta. Era chiaro che tutti fossero d'accordo sul da farsi e non ci volle molto a decidere quale fosse l'obiettivo comune. Eppure, un pensiero continuava ad affliggere la mente del pirata, la pulce era stata messa nell'orecchio. Dov'erano le donne dell'isola? L'idea che qualcuno, in quel villaggio di matti, potesse recludere un altro essere umano, portò nel cuore del capitano un sacro fervore, che si sentì in dovere di liberare quanti fossero incatenati ad un destino senza libertà. Quanti restavano ad Impero di propria volontà, quanti avrebbero voluto fuggire? Trovare le donne avrebbe portato di certo più chiarezza sulla faccenda. Fu così che il gruppo si divise negli obiettivi. La giovane Cassandra avrebbe accompagnato il vecchio e scorbutico Gerhman in giro per i boschi, mentre Aruj sarebbe rimasto nel villaggio. Quando la stanchezza finalmente colpì i nuovi nati, divenne immediatamente chiaro che prima di tutto era necessario rifocillarsi e riprendere le forze. E così il gruppetto s'avviò, allontanandosi dalla capanna del Grande Kai.
Aruj Shadak
Status fisico: 75% Status mentale: 75% Energia: 150%
Passive in Uso:
Attive in Uso:
Riassunto/Note: Come da confronto. Ho cercato di non riportare ogni singola parola, spero sia tutto chiaro e omogeneo.
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