Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Arcana Imperi ~ Il mio cuore sulle tue labbra

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view post Posted on 1/7/2015, 12:53

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La notte scorreva come nel cielo come una cappa di velluto nero trapuntata di stelle, morbida e silenziosa.
Il mormorio del mare che accarezzava gli scogli della fortezza di Roccatempesta, portava con se odori intensi; la salsedine prevaleva su tutti, purificante, pervadente, capace di dominare persino le emozioni più intense. Erein si perdeva nell’inarrestabile moto del flutti, lasciando che la sua anima si immergesse in quella pace … Aveva paura.
« Domani ti dichiarerai a lei dunque …» – sete nere e occhi come schegge di ossidiana. Il tempo sembrava scorrere con estenuante lentezza su quel volto affilato incorniciato da barba e capelli corvini, perfettamente curati. Gwalch Glass sapeva con quel viso affascinare e gelare il sangue a seconda di come i suoi sentimenti si manifestavano su di esso. Spesso le sue emozioni non erano altro che una menzogna, una maschera utilizzata come uno strumento per manipolare le anime.
« Così pare. » – rispose asciutto.
Il padre sorrise, un lampeggiare di denti bianchi e regolari. - «Puzzi di paura a leghe di distanza. » – ridacchiò - «E’ normale, l’amore fa questo.» – lasciò che un sorriso furbo gli si dipingesse sulle labbra - «Per questa ragione cerco di tenermene a debita distanza.»
Erein non rispondeva - «La ami non è così? »
«Quella parole è troppo grande. Provo affetto per lei, più affetto di quanto ne abbia mai provato per qualche altra persona … » – gli occhi viola del Re Stregone si piantarono impietosamente nel volto del padre - «...eccezion fatta per la mia famiglia.»
Il suo sguardo tornò a posarsi sulle increspature inondante dal plenilunio. « Ed è una buona unione per la nostra casata. Il nostro matrimonio porterà buoni frutti per tutti.»
Il padre lo osservò perplesso. Era avvezzo alla menzogna, talmente esperto in materia da riconoscerla nelle parole altrui e non ve ne trovò traccia in quelle del figlio.
«E’ tempo che ti parli di una cosa …» – esordì con tono grave - «… riguarda il tuo cuore.»
«Quello che volevi strapparmi dal petto? So tutto ciò che devo sapere a riguardo, grazie tante … » – la tensione per l’importanza di quel giorno che stava per nascere o la sfiducia avevano reso quelle parole dure e crudeli come la lama di una spada. Per la prima volta Gwalch Glass parve in imbarazzo - «Un azione mostruosa da parte mia non è vero? Ma a volte non tutti quelli che consideriamo mostri lo sono davvero … »
«Non consideri mostruoso l’assassinio del proprio stesso figlio?»
Lo Sparviero tacque un istante, divorato dal dubbio. - «Nel mio caso lo considero un atto di misericordia … Se tu volessi ascoltarmi un istante …»
Il furore esplose in Erein come rare volte era accaduto. Un lampo esplose nel cielo, percorse l’aria ed andò a schiantarsi a pochi palmi da loro - «Basta così! Sono sufficientemente turbato dall’importanza della giornata ventura senza dovermi sorbire i tuoi patetici tentativi di farti perdonare l’imperdonabile! Se qui per uno scopo e quello scopo è … »
«Volevo liberati! Gli dei ci perdonino entrambi ci sbagliavamo! Credevamo di renderti l’essere perfetto, una divinità tra gli uomini e invece ti abbiamo reso solo schiavo del tuo destino … » – lo interruppe Gwalch Glass - «Ma ormai è tardi … Tu non puoi vederlo ma io si … Io so cosa significa … Lui me l’ha mostrato … »
Sembrava onesto, per la prima volta in tutta la sua vita. - «Di cosa stai parlando? »
«Lascia che ti spieghi … » – ripeté - «Comprenderai molte cose … »

Note:
Scena privata si prega di non intervenire.
P.s.: Si ringrazia Annina per averci fornito il maraviglioso titolo *_* <3



 
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K i t a *
view post Posted on 12/7/2015, 21:24




IL MIO CUORE SULLE TUE LABBRA
~

Sedeva nella sua stanza quando la cameriera la venne a chiamare. Il lieve bussare alla porta la risvegliò dai cupi pensieri in cui stava ottenebrando la sua mente, gli occhi cerulei volti verso lo spoglio panorama al di la della finestra.
Sobbalzò lievemente, voltandosi irrequieta, come se fosse stata colta in flagranza di qualche misfatto. Si guardò rapidamente attorno, controllando non ci fosse nessuno. Poteva solo immaginare cosa le avrebbe detto Azzurra se l’avesse vista in quel modo; in verità, era abbastanza sicura che la sua immaginazione coincidesse alla perfezione con la realtà, ma non aveva la minima voglia di scoprirlo. Non voleva farla preoccupare ulteriormente, perciò meno si lasciava cogliere in questi atteggiamenti, meglio era per tutti.
Dopo aver realizzato che il rumore che l’aveva destata proveniva dalla porta, trasse un profondo sospiro di sollievo, per poi rispondere: «Avanti».
Una donna minuta, vestita con gli abiti della servitù, comparve sull’uscio, entrando timidamente nella stanza. Teneva lo sguardo basso, come se temesse di indugiare troppo su un qualsiasi particolare della stanza. Ryellia non capiva se fosse a causa sua, o della presenza di Samael, acciambellato accanto ai suoi piedi, impegnato a sonnacchiare.
«Perdonate, Milady.» disse la ragazza. «Un giovane uomo chiede di lei. Si è presentato come lord Erein Dewin».
Sussultò appena, udendo quel nome. Sentì un leggero crampo all’altezza della bocca dello stomaco, come se una mano invisibile lo stringesse in una salda presa. Il cuore accelerò appena, in preda a un’emozione che lei stessa non sapeva spiegarsi. Cercò di rimettere alla svelta in ordine i pensieri, perché era chiaro che la cameriera aspettava più del suo silenzio attonito. «… sì. Puoi dire a lord Erein che lo raggiungerò immediatamente. Tu… tu chiedigli di aspettare qualche minuto.» snocciolò dopo alcuni secondi. La donna annuì, fece un piccolo inchino di congedo, e chiuse la porta.
Ryellia fece un profondo respiro, cercando di calmarsi. Si alzò dalla sedia talmente rapidamente da catturare l’attenzione di Samael, che schiuse un occhio, osservandola con interesse. La donna prese a percorrere la stanza con rapide falcate, la mente preda di un turbinio di pensieri. Cosa aveva condotto Erein fino a Terra Grigia? Certo, non era molto lontano da Deyrnas, ma perché ora?
Se fosse successo qualcosa, lo avrebbe saputo. Difficilmente qualcosa sfuggiva alle orecchie di Aedh, perciò dubitava che potesse essere qualche questione politica. Che fosse la per vedere… lei?
Il suo sguardo si posò distrattamente sul riflesso dello specchio, per poi soffermarcisi con più attenzione. Scrutò la sua figura fasciata in un lungo abito pervinca, di fattura pregiata, abbellito da alcuni ricami con fili argentei. La pelle che rimaneva scoperta pareva opalescente, in contrasto con quei colori. I lunghi capelli biondi le scendevano lungo la schiena, liberi da qualsiasi acconciatura. Finì per guardarsi negli occhi, corrugando la fronte. Poche volte nella sua vita si era vista e sentita tanto inadeguata, non era di certo con quell’aspetto che avrebbe voluto accogliere quell’ospite. Sapeva però che cambiarsi avrebbe richiesto tempo, sistemare i capelli anche di più, e lei fremeva per conoscere il motivo della sua visita. Con un ultimo, sconsolato sguardo al suo riflesso, si voltò, incamminandosi verso la porta.

Giunta a metà della scalinata lo vide, fermo nel salone, ritto in piedi, in sua attesa. Si bloccò un istante, improvvisamente intimidita dalla prospettiva di un incontro con solo Erein. Non aveva di certo paura di lui, sapeva bene che era un gentiluomo e che non le avrebbe mai fatto del male. Aveva paura di se stessa. Di quelle emozioni strane quanto travolgenti che la assalivano ora che vedeva il suo viso. Del rumore del suo cuore che pulsava contro lo sterno, come se cercasse di fuggire. Di rendersi ridicola ai suoi occhi, di fare qualcosa di sciocco, di dire la cosa sbagliata. E non capiva perché si sentisse così, lei che era sempre tanto misurata e attenta nei modi e nelle parole. Trasse un altro respiro, cercando di darsi coraggio, sperando con tutta l’anima che lui non avesse notato il suo tentennamento.
Quando non mancavano che pochi gradini alla stanza, si rivolse a lui: «Erein… Quale inaspettata sorpresa! È un piacere averti nella mia casa». Le labbra piene si curvarono in un sorriso, mentre lei gli andava incontro. «Cosa ti conduce in queste terre?» gli chiese allora, incapace di trattenere a lungo la curiosità.


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view post Posted on 13/7/2015, 09:10

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Candida di un candore che lo faceva sentire sporco e becero. Poteva sentire il suo cuore palpitare, danzando ad una musica che sapeva concedere estasi ed agonia, turbamento e pace, soddisfazione piena e vuoto incolmabile insieme; il cuore di Ryellia Lancaster amava. Probabilmente era uno di quegli amori ancora acerbi ma che per un mistero più insondabile delle profondità del cielo sapeva essere dolce come la più matura delle primizie. Erein di Deyrnas si sentì in colpa. Il suo cuore non era davvero suo, non sapeva emozionarsi con tanta, semplice, disarmante genuinità. Era come se ogni volta si sentisse tirato da più parti contemporaneamente. Le emozioni giungevano a sprazzi, violente ed estemporanee come temporali estivi.
In quei momenti era tutto un sommovimento di spirito, un tuonare di sentimenti, uno stillicidio di desideri poi la tempesta passava lasciandosi dietro una quiete pulita, rigenerata, vitale eppure incomprensibilmente vuota. Lucido e razionale, pieno di una calma atarassica, invasato da un’indolenza che quasi lo spaventava.
«Forse è così che sentono gli dei …» – riflettè - « … anche loro provano istinti, sentimenti, passioni solo immensamente più dilatati nella loro intensità …»
Ed in fondo non sarebbe stato poi male avere il cuore di un dio in petto a patto che quel dio fosse uno e non tre … Il suo cuore era invece terreno di caccia di tre Daimon, eternamente in competizione tra loro, differenti in tutto, costantemente bramosi di conquistarsi un pezzo della sua vita e chissà cos’altro.
Lo desideravano, lo tormentavano, lo blandivano, lo possedevano per poi abbandonarlo senza mai però lasciare davvero la presa. C’era stato un tempo in cui aveva attribuito tutto ciò al fatto di aver assorbito i cuori altrui suggendone insieme alla potenza e al sapere in essi contenuti anche una porzione di indole dei vecchi proprietari. Poi la brutale verità era giunta a scorticare quella solida certezza che gli dava l’illusione del controllo. Il cuore, il suo cuore era stato offerto a tre dei – Rhelia, Yffrie e Yon – dai suoi genitori affinchè il figlio ne condividesse, seppur in un infinitesimale parte, le conoscenze e i poteri.
Ma ciò che la magia concede con una mano toglie con due, questa era una lezione che il Mercante di Desideri gli aveva impartito tempo prima e che mai si era dimostrata vera come in quel caso.
Se è vero che dei tre daimon condivideva i poteri era altrettanto vero che doveva subirne l’influenza.
In quel preciso istante sentiva le viscere bruciargli di un fuoco celestiale che sapeva di incenso e rose, che divorava purificando e lo esaltava oltre i limiti dell’impensabile. Anche il suo cuore batteva, follemente.
La tentazione di prendere quella mano che delicatamente salutava con un baciamano e ricoprirla di lussuriosi baci era forte.
La Regina Rossa, la Madre dei Draghi mai gli era apparsa desiderabile come in quel momento.
I capelli sciolti erano una cascata d’oro in cui avrebbe desiderato annegare, sorbendone il profumo ad occhi chiusi, mentre le labbra apponevano sigilli di passione sul collo. Quella pelle nuda e splendente doveva avere il sapore del miele oltre che il colore. Erein non desiderava altro che accarezzarla, sentirne il contatto contro la sua di pelle, fondendosi in una madida unione. L’abito che Ryellia indossava lo indispettiva. Era come una nube giunta ad oscurare lo splendore di un sole che il Re Stregone avrebbe volentieri guardato senza curarsi di venirne accecato. Le gote gli si infiammarono a qui pensieri. Pensieri che espressi a voce sarebbero parsi inopportuni e di certo gli avrebbero fatto guadagnare ben altri rossori e assai meno gentili contatti … Come quello di una mano che percuote la faccia ad esempio.
Eppure mentre la sua mente li partoriva non c’era nulla di osceno. I suoi pensieri erano un intrecciarsi di nobili sentimenti, un rosario di sussurri devoti degni del miglior canto d’amor cortese. Era amore, amore casto quello che accendeva i suoi desideri ma bruciando quel puro sentire divampava in qualcosa di differente, qualcosa che alcuni avrebbero chiamato profano, ma che per lui era solo uno dei mille modi per rendere grazie alla creazione e insieme perpetrarla.
«Vieni con me mia dolce Lady …» – avrebbe detto se solo avesse avuto l’ardire di lasciar andare la lingua a briglia sciolta- « … vieni rendiamo grazie alla Madre nel modo che lei più ama… Non tremare, non turbarti mia dolce Lady non c’è nulla di sbagliato. Il Creatore ci ha dato le mani per plasmare il mondo, gli occhi per osservarlo, la passione per goderlo in tutta la sua sconfinata dolcezza. »
Non appena quelle parole rimbombarono nella sua mente l’incantesimo si ruppe. Non erano sue, lo sapeva.
Non era suo nemmeno quel sentimento che lo aveva portato ad indugiare qualche minuto di troppo con le labbra posate sulla mano di lei, gli occhi chiusi, la mente perduta nelle sue chimere d’amore.
Yffrie, la Madre esigeva il suo pedaggio per aver utilizzato una delle sue arti. Era sempre gentile la Madre, sempre dolci i suoi frutti, sempre amorevole la sua invasione … Eppure un’invasione rimaneva e come tale Erein la rifiutava, costringendosi a combatterla quando possibile.
Un’ improvvisa repulsione lo colse portandolo ad abbandonare bruscamente la mano di lei. Si allontanò di un passo, mise da parte il sorriso e sfoggiò un’ espressione corrucciata, più nera dei minacciosi nembi estivi che spesso tartassavano il Nord.
«In altre occasioni avrei detto lo stesso …» – rispose con insolita malagrazia - «… E credimi, mia dolce Lady, fino a pochi istanti fa’ ti avrei detto che ero giunto per comunicarti una lieta nuova.» – un’espressione dolente gli apparve sul volto - «Disgraziatamente gli Dei non sono generosi di questi tempi e alle buone notizie intrecciano spesso tragedie. Chissà se per esaltare le prima o per renderle talmente amare da non poter essere gustate. Ecco perchè ti dico: vengo per te ad annunciarti qualcosa che spero ti renderà felice » – abbassò lo sguardo, come se la vergogna lo schiacciasse «…e qualcos’altro che spero non ti allontani da me per sempre. »

Nota Ecco qui il mio secondo post. Credo che non si sia mai visto un Erein più nudo di così. Ho voluto utilizzare la passiva del mio artefatto Cuore di Cristallo, così da interpretarne il malus favoloso. Sono passaggi importanti per il BG del mio Re Stregone che sono felice di condividere con Kita che ringrazio per la pazienza.



 
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