IL MIO CUORE SULLE TUE LABBRA ~
Sedeva nella sua stanza quando la cameriera la venne a chiamare. Il lieve bussare alla porta la risvegliò dai cupi pensieri in cui stava ottenebrando la sua mente, gli occhi cerulei volti verso lo spoglio panorama al di la della finestra. Sobbalzò lievemente, voltandosi irrequieta, come se fosse stata colta in flagranza di qualche misfatto. Si guardò rapidamente attorno, controllando non ci fosse nessuno. Poteva solo immaginare cosa le avrebbe detto Azzurra se l’avesse vista in quel modo; in verità, era abbastanza sicura che la sua immaginazione coincidesse alla perfezione con la realtà, ma non aveva la minima voglia di scoprirlo. Non voleva farla preoccupare ulteriormente, perciò meno si lasciava cogliere in questi atteggiamenti, meglio era per tutti. Dopo aver realizzato che il rumore che l’aveva destata proveniva dalla porta, trasse un profondo sospiro di sollievo, per poi rispondere: «Avanti». Una donna minuta, vestita con gli abiti della servitù, comparve sull’uscio, entrando timidamente nella stanza. Teneva lo sguardo basso, come se temesse di indugiare troppo su un qualsiasi particolare della stanza. Ryellia non capiva se fosse a causa sua, o della presenza di Samael, acciambellato accanto ai suoi piedi, impegnato a sonnacchiare. «Perdonate, Milady.» disse la ragazza. «Un giovane uomo chiede di lei. Si è presentato come lord Erein Dewin». Sussultò appena, udendo quel nome. Sentì un leggero crampo all’altezza della bocca dello stomaco, come se una mano invisibile lo stringesse in una salda presa. Il cuore accelerò appena, in preda a un’emozione che lei stessa non sapeva spiegarsi. Cercò di rimettere alla svelta in ordine i pensieri, perché era chiaro che la cameriera aspettava più del suo silenzio attonito. «… sì. Puoi dire a lord Erein che lo raggiungerò immediatamente. Tu… tu chiedigli di aspettare qualche minuto.» snocciolò dopo alcuni secondi. La donna annuì, fece un piccolo inchino di congedo, e chiuse la porta. Ryellia fece un profondo respiro, cercando di calmarsi. Si alzò dalla sedia talmente rapidamente da catturare l’attenzione di Samael, che schiuse un occhio, osservandola con interesse. La donna prese a percorrere la stanza con rapide falcate, la mente preda di un turbinio di pensieri. Cosa aveva condotto Erein fino a Terra Grigia? Certo, non era molto lontano da Deyrnas, ma perché ora? Se fosse successo qualcosa, lo avrebbe saputo. Difficilmente qualcosa sfuggiva alle orecchie di Aedh, perciò dubitava che potesse essere qualche questione politica. Che fosse la per vedere… lei? Il suo sguardo si posò distrattamente sul riflesso dello specchio, per poi soffermarcisi con più attenzione. Scrutò la sua figura fasciata in un lungo abito pervinca, di fattura pregiata, abbellito da alcuni ricami con fili argentei. La pelle che rimaneva scoperta pareva opalescente, in contrasto con quei colori. I lunghi capelli biondi le scendevano lungo la schiena, liberi da qualsiasi acconciatura. Finì per guardarsi negli occhi, corrugando la fronte. Poche volte nella sua vita si era vista e sentita tanto inadeguata, non era di certo con quell’aspetto che avrebbe voluto accogliere quell’ospite. Sapeva però che cambiarsi avrebbe richiesto tempo, sistemare i capelli anche di più, e lei fremeva per conoscere il motivo della sua visita. Con un ultimo, sconsolato sguardo al suo riflesso, si voltò, incamminandosi verso la porta.
Giunta a metà della scalinata lo vide, fermo nel salone, ritto in piedi, in sua attesa. Si bloccò un istante, improvvisamente intimidita dalla prospettiva di un incontro con solo Erein. Non aveva di certo paura di lui, sapeva bene che era un gentiluomo e che non le avrebbe mai fatto del male. Aveva paura di se stessa. Di quelle emozioni strane quanto travolgenti che la assalivano ora che vedeva il suo viso. Del rumore del suo cuore che pulsava contro lo sterno, come se cercasse di fuggire. Di rendersi ridicola ai suoi occhi, di fare qualcosa di sciocco, di dire la cosa sbagliata. E non capiva perché si sentisse così, lei che era sempre tanto misurata e attenta nei modi e nelle parole. Trasse un altro respiro, cercando di darsi coraggio, sperando con tutta l’anima che lui non avesse notato il suo tentennamento. Quando non mancavano che pochi gradini alla stanza, si rivolse a lui: «Erein… Quale inaspettata sorpresa! È un piacere averti nella mia casa». Le labbra piene si curvarono in un sorriso, mentre lei gli andava incontro. «Cosa ti conduce in queste terre?» gli chiese allora, incapace di trattenere a lungo la curiosità.
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