Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fil Rouge ~ La strada verso casa., Scena Free

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view post Posted on 15/7/2015, 02:20
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Cavalier Fata
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Fil Rouge ~ La strada verso casa.
« Nessuna medicina
guarisce in fretta e bene,
quanto la propria casa. »

Nola sorrideva. Sorrideva ed era felice di camminare per le strade soleggiate che da Lithien portavano, ondeggiando tra piccoli boschi e meravigliosi paesaggi montani, sino a Biancocolle. Non parlava molto con gli altri, si vergognava di non riuscire ad articolare bene le frasi o le parole, eppure con quello sguardo trasmetteva una tale gioia che difficilmente, ance il più insensibile degli animi, avrebbe faticato a notare. Avevamo passato un paio di giorni a Lithien, provando a chiedere più volte a questo o quell'altro studioso indicazioni specifiche, ma era stata una lanterna a risolvere tutti i nostri problemi: ci aveva indicato un tale cartaio che, probabilmente, aveva le risposte che stavamo cercando.
Appena percorso il breve tratto che separava il villaggio dalla città a piedi, o per meglio dire io a piedi che tenevo Bayarde per le briglie, in modo che Nola potesse starci seduta sopra e non si lamentasse del troppo camminare. Per quanto affascinata dal paesaggio aveva già manifestato un paio di volte l'esigenza di fermarsi, adducendo strani mal di gambe che, diffidavo, un'elfa giovane in quel modo potesse mai avere. Le avevo persino comperato dei dolcetti prima di lasciare Lithien, in modo che stesse tranquilla e impegnata anche quando lo stupore per la natura si fosse affievolito. Non una scelta di prima classe, come sorella maggiore, ma pur sempre un ottimo palliativo indolore.

Biancocolle era in vista quando Nola, rigirandosi senza tregua sul dorso del cavallo, riuscì a prendere il sacchetto con i dolci.

« Uno solo. » le dissi, voltandomi a lanciargli uno sguardo serioso. « Troppi dolciumi fanno male... anche a te. »
Che hai un fisico perfetto nonostante tutto. Omisi questa piccolezza in quanto, temevo, non sarebbe riuscita a comprendere appieno ciò a cui mi stavo riferendo. Certo, era solamente uno scherzo, ma tra me e me pensai che non avevo idea nemmeno di quanti anni avesse. A prima vista, con quella pelle pallida e quei capelli argentati, gli avrei affibbiato si e no vent'anni... ma probabilmente sbagliavo di diverse decine. Se non di più.
« Buone! » disse, con la bocca piena. « Dolshe » sorrise.
« Non parlare con la bocca piena, è maleducazione. » la rimproverai, senza troppa cattiveria né convinzione invero.
« Nola non ha fatto niente di male, Azzurra sgrida senza motivo. » cacciò nervosamente metà ciambella dentro il sacco che poi, sgraziatamente, mi tirò in testa. Mi prese in pieno sulla fronte, completamente impreparata a quelle reazioni infantili e per niente prevedibili. Trattenni una sonora imprecazione solo perché non volevo che Nola iniziasse a ripetere strane ingiurie in presenza di sconosciuti. Raccolsi il sacchetto, riponendolo in una delle sacche sulla sella.
« Non sono cattiva... cerco solo di aiutarti. »
« Sto bene, daonna. »
« Azzurra. Ne abbiamo già parlato, chiamami Azzurra per favore. »
« No. Azzurra è stata gent... gentile , tu cattiva. »
Alzai gli occhi e le bracci al cielo, sconfortata.
« Per fortuna mi piacciono i bambini... »


Ripresi le ciambelle porgendogliele e lei, sorridendo, mi fece una carezza sulla mano inclinando teneramente la testa per fissarmi con i suoi occhi verdi. Sì, non ero stupida al punto da non capire quel semplice e banale meccanismo per cui fingeva di essere arrabbiata con me ed io, ogni volta, finivo per accontentarla, eppure sentivo che aveva bisogno di aiuto e che nessuno, al Dortan, l'avrebbe mai trattata con il rispetto e la gentilezza che avrebbe meritato. Le sorrisi, poggiandole la mano su un ginocchio mentre soffiavo, con forza, un ciuffo di capelli via dal viso.

Biancocolle e le nostre risposte erano a portata di sguardo.

[ ... ]

« ♪ ♫ Biancoccolle capitale, Bassileedra succursale... ♪ ♫ »
Canticchiò, mentre entravamo nel paesino sotto gli sguardi curiosi degli operosi abitanti.
« Posso sapere che cosa canticchi? È opera di Jeanne vero? »
« Sì, mi dice è famosa! » rispose, convintissima. « Qui è Biancoccolle? »
Mi lasciai sfuggire una risatina, sinceramente divertita dall'assoluta innocenza di quella domanda.
« Bianco-Colle. Hai migliorato molto il tuo modo di parlare, stai guarendo... »
Scese da cavallo, sgusciando velocemente alle mie spalle per poi abbracciarmi da dietro.
« Azzurra fa complimenti e Nola è contenta! »

Mi stampò un bacio sulla guancia, causandomi tra le altre cose un profondo e inarrestabile imbarazzo. Non ero abituata alle esternazioni affettive di quel tipo, le trovavo sconvenienti specialmente davanti a decine di sconosciuti, ma la situazione dell'elfa no nera certo la norma e sopportare quel gesto di sincero affetto non mi costava niente. Avvampai sulle gote, distogliendo lo sguardo alla ricerca della casa indicatami dalla Lanterna.
Nola, seguendo ogni mio passo, continuò a mangiucchiare i dolci.

Dopo una mezz'oretta abbondante di dialogo con i paesani, porte sbagliate e un paio di altre situazioni imbarazzanti con la mia compagna, finalmente giunsi davanti alla porta del Cartaio. Era una casa normale, niente di eccessivamente appariscente, tanto che in un primo momento temetti di fare l'ennesimo buco nell'acqua, ma uno dei vicini, vedendomi in palese difficoltà, mi confermò che ero sulla strada giusta. Allungai la mano bussando un paio di volte alla porta»

« È la casa del Cartaio? Mi chiamo Azzurra e ho urgente bisogno di vederla, se possibile! »
E l'elfa, dietro di me, addentò l'ultimo pezzo della sua colazione.

NOlarshad_zpsr6ar7bln

Nola, di cui niente sapevo e tutto volevo conoscere, mostrava stupore e passione per il mondo.
Tra tanti insegnanti, tanti maestri, la più grande era stata lei in quei pochi giorni,
obbligandomi a guardare il mondo con gli occhi di chi, oramai adulto, tornava fanciullo.
Nolarshad era un enigma.
Ed era anche Meraviglia.



Scena tra me e Grimmolino, eventualmente Neve se desidera!
Sì, ho voluto fare una bella citazione in questo post HEHE, Biancocolle.
 
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The Grim
view post Posted on 17/7/2015, 02:50




Jace stava seduto in veranda, a non far nulla, i pensieri rivolti a preoccupazioni tutte sue che non aveva certo intenzione di rivelare ai suoi compaesani, e che in tutta onestà a loro fregava ancor meno. Che gli uomini di città si perdessero col naso all'aria anziché rendersi utili con le faccende quotidiani era cosa logica e naturale, come la notte che segue il giorno o l'avvicendarsi della stagione. Così quando Ullec lo puntò, venendo avanti col suo passo ciondolante per via di chissà quale vecchio incidente, lo stregone - che era sempre vigile anche quando pensava agli affari suoi - si spolverò gli abiti, sistemò i capelli e si mise in piedi, perché dubitava che il falegname lo avrebbe disturbato per quattro chiacchiere sul tempo o simili sciocchezze. A Biancocolle avevano accettato l'uomo di Afrah, quello strano che fa portenti e chissà cos'altro, che si dice sia un guerriero strepitoso ma pare un ragazzino mingherlino che non ha visto troppo solo né lavoro, che c'ha un ombra come guardia del corpo ma una buona che non si fa né vedere né sentire, che con la signorina è tanto dolce ma di solito pare un tipo losco, che coi bambini non ci sa proprio fare e infatti guarda come si comporta ora che lei ne aspetta uno; insomma l'avevano accettato con lo stesso affetto che si da allo strambo del villaggio, non poi così tanto pericoloso ma che sicuramente non combinerà mai nulla di buono per il villaggio. Ullecl non si perse in formalità di nessun tipo, fece segno verso l'entrata del villaggio dove si trovavano dei forestieri appena giunti, notizia effettivamente straordinaria ma non così tanto da doverlo far presente al cartaio. I nuovi arrivati erano bardati a puntino, e questo era sacrosanto nell'Edhel già poco tranquillo, figurarsi mentre demoni e altre porcherie mettevano a ferro e fuoco l'intera regione, risparmiando giusto le oasi più meridionali. Non si trattava però di Lanterne né di apprendisti tali, a quanto riferiva l'uomo, seppure con loro ci fosse uno dei loro di cui Jace, probabilmente per disattenzione, non ricordava proprio la faccia; i nomi poi erano una pura formalità. L'uomo ringraziò il compaesano e si girò attorno alla ricerca di quella peste di Hani, prima che si avventasse sulle ospiti come era suo modo di fare, così, per gioco: finendole per spaventarle o peggio. Non voleva incidenti, non mentre gli animi erano sprofondati in un'atmosfera cupa ed elettrica, con le notizie meste che si accumulavano l'una sull'altra fino a farne cime immense pittate dei colori del sangue e della morte, sempre più vicine e tremende. Magari quelle erano cornacchie, posatesi lì per malaugurare qualche calamità, forse la fine del villaggio, ma in tal caso non sarebbero venute a chiedere di lui, del cartaio. C'erano possibilità brutte, altre tremende, ed altre orrende. Se fosse stato fortunato si sarebbe sentito raccontare di come si era avventurato là fra le ombre, di come si fosse inerpicato su quella stramaledetta torre ed aveva ammazzato una fanciulla inerme, ma di certo non innocente; e lì gli avrebbero parlato di come uccidere un qualche assurdo signore dei demoni che li comandava tutti quanti. Come se ammazzare il capo avrebbe fatto scomparire in un sol colpo migliaia e migliaia di demoni starnazzanti che si dimenavano qua e là a portare scompiglio, ci sarebbe stato soltanto più casino: piani che funzionavano solo nelle sciocchezze per ragazzini; l'unica maniera per sconfiggere un esercito, era un esercito più tremendo del primo. Possibilità ben peggiore sarebbe stata che quelli fossero demoni o sicari al loro soldo pronti a farlo fuori nella più becera della maniera, e spianarsi la strada a Biancocolle, cosa assurda ma di sicuro più tremenda e credibile della prima. Non pensava che fosse il caso, ma non sarebbe stato Jace se non avesse ritenuto la possibilità plausibile e contro la quale premurarsi; così salutò il carpentiere e s'infoscò in casa dove fare un paio di cosette. L'unica cosa buona era che Afrah non stava in casa per qualche motivo, così se fosse scoppiato una qualche battaglia non si sarebbe dovuto preoccupare, non tanto di fare del male a lei o al bimbo; ma di non ostacolarla mentre si sfogava.

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« È la casa del Cartaio?
Mi chiamo Azzurra e ho urgente bisogno di vederla, se possibile!
»

La voce non era quella di una donna, gli parse più di una ragazzina, magari una di quelle che ne aveva viste tante nella propria vite, ma a cui spettava ancora un mondo di esperienze prima di poter chiudere con giovinezza. La lancia stava poggiata accanto allo stipite, la cappa nonostante il caldo l'avvolgeva come durante le battaglie più difficili, frusta legata in vita, biglie e pozioni nelle tasche, incantesimi stampati bene in mente; si sentiva un po' patetico messo così in tiro. La mano scivolò sul pomello, lo fece ruotare, e infine aprì la porta senza che l'uomo dicesse una parola. Diede un lungo sguardo alla sua interlocutrice, senza giudicarla né fiatare, facendo attenzione a non venir scambiato per un maniaco, ma semplicemente per un'innervosito stregone poco propenso a perdere tempo; sebbene non avesse poi nulla da fare.
Lasciò che i secondi morissero fra loro, senza dir nulla né pensare niente, in attesa che qualcosa accadesse, che se tutto fosse una trappola, quella si serrasse su di lui, lì sull'uscio della casetta di Afrah; anzi sulla loro casetta, quella della sua nuova famiglia.

" Jace Beleren,
stregone, cartomante, marito scansafatiche e prossimamente padre indaffaratissimo.
Ma anche assassino od eroe, all'occorrenza.
"

Fece un passo avanti, assicurando di avere le braccia conserte per apparire più impressionante, poi finì la frase.

" Chi di tutti loro vi serve?
E per cosa?
"



CITAZIONE
Ed ecco a te la tua risposta.


 
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view post Posted on 19/7/2015, 23:08
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Fil Rouge ~ La strada verso casa.
« Nessuna medicina
guarisce in fretta e bene,
quanto la propria casa. »

« Ci serve quello che riesce a fare un miracolo. »

Esordii, guardando quel bizzarro individuo dal fare piuttosto eccentrico, ma abbastanza amichevole per averci aperto la porta ed essersi, a suo modo, presentato. Non sapevo quale di quelle tante qualità richiedere, per quello che ne sapevo Nola aveva semplicemente perduto la memoria per un trauma, ma nessuna guarigione magica sembrava aver attecchito nella sua psiche. Il problema era un qualcosa di molto più radicato, di interno, che i miei poteri non riuscivano nemmeno a scalfire superficialmente. Ma forse, quell'uomo, avrebbe fatto la differenza.

« Lei è Nola » dissi, indicando con la testa la giovane elfa che si stava giustappunto leccando poco signorilmente le punte delle dita, carpendo le ultime tracce di glassa zuccherina. « Halò! » salutò, perlomeno, con cortesia. « E come potete vedere non sta molto bene. »


Avrei voluto evitare di parlare sull'uscio di casa, ma dubitavo che mi avrebbe fatta entrare senza una valida motivazione. La verità era che non sapevo nemmeno da dove iniziare a spiegare i problemi che stavano affliggendo quella povera ragazza, andavano ben oltre la mia comprensione. Decisi che la cosa migliore fosse, semplicemente, dire la verità e iniziare quel racconto dall'inizio. Mi passai la mancina tra i capelli ravvivandoli un poco, quasi come un rituale obbligato prima di raccontare una lunga storia.

« L'ho trovata al confine meridionale dell'Erydlyss qualche giorno fa, vicino ad un lago montano ancora semi congelato. Era priva di sensi ed aveva i vestiti pregni di acqua gelida, ho pensato che fosse caduta nel lago e solo per miracolo non fosse annegata... » per tutto il racconto Nola rimase silenziosa ad ascoltare, non serbava memoria dell'incidente e non ricordava affatto come era finita in quel lago, né quale fosse la sua casa. Era sola al mondo. « ...quando è rinvenuta, però, era in stato confusionale e riusciva a stento a parlare la lingua comune. Adesso ha preso un poco a parlare ma fa ancora fatica e non ha alcun ricordo degli eventi precedenti al suo salvataggio. » mi grattai il collo con fare piuttosto nervoso. « So solamente che è una Arshaid e che, potendo, si nutrirebbe solo ed esclusivamente di cibi a base di zucchero. »
« Sì, a Nola piace lo zuccaro » annuì, con determinazione, come a voler sottolineare con decisione quella sua posizione. « ...e parla di se stessa in terza persona, non ho davvero idea del perché. »


A quel punto mi dovevo rimettere esclusivamente nelle mani del Cartaio. Sembrava essere una persona affidabile, o almeno in grado di svolgere egregiamente il proprio lavoro. Anche considerando lo stato pietoso in cui versava il settentrione dell'Edhel Biancocolle risultava essere un villaggio pacifico e tranquillo, ben lontano dall'atmosfera tesa e drammatica di Taanach. Il sangue freddo degli uomini del nord era impressionante, così come la loro abitudine ad affrontare elementi ignoti ed assolutamente estranei a chi, come me, aveva sempre vissuto nell'ottusa ingenuità delle terre umane.
Non v'era nessuno, in tutto il Dortan, in grado di aiutare quell'elfa, ma in un piccolo e trascurabile paese sperduto nel nord, forse, sì.

« Non vi mentirò: io vengo dai regni umani, non conosco quasi niente di queste regioni, ma venire qui è stato l'unico modo per aiutarla, dato che se l'avessi portata a casa mia probabilmente sarebbe finita a lavorare come serva o in qualche ghetto. »
Sospirai, abbassando lo sguardo sconfortata.
« Abbiamo fatto un lungo viaggio, da Terra Grigia, potete dunque aiutarci? »

 
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