Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

kırmızı ~ Rotte della scoperta

« Older   Newer »
  Share  
PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 15/7/2015, 21:35




Rotte della scoperta
di giungle e rovine

— kırmızı —

Primo%20post%20quest_zpsdfzqlnm0

Ammiraglio
giorno; İznik, Città del Sultanato



Ah, che bello l'Akeran! Bel tempo, bella gente e sopratutto tanta avventura!
È stato durante il periodo trascorso laggiù che entrai in possesso di una mappa, ma non come quelle dei tesori dei pirati! Non era proprio una mappa, visto che aveva più di una pagina, ecco, assomigliava molto più a un libro. Un libro pieno di avventura! Sto divagando però, fatemi riprendere i fili del discorso, sono più logorroico di un saggio di Lithien quando mi ci metto, lo ben so!
« Permettetemi di presentarmi! Pame, la trombetta! »
Pame è, per voi amici lettori avidi di conoscenza, uno dei miei due accompagnatori. Ci siamo conosciuti qualche tempo fa in un'isola sperduta nell'oceano di Zar su cui ho passato un bel po' di tempo. Pame è un gran chiacchierone, anche se la sua parlata in comune è strana quasi quanto quella degli abitanti del Plakaar: una parola giusta ogni tre che dice! Tlaloc invece è meno aperto con gli estranei, quasi quanto un granchio delle spiagge del Dorhamat. Guscio duro come la roccia, ma polpa morbida e succosa, se capite cosa intendo! Ma smettiamola di divagare! Pame, questa trombetta?
L'uomo pesce si affrettò a prendere il rozzo strumento, passandoselo da una mano all'altra (ne aveva quattro, gli ci volle un po') prima di suonarla con energia.

« Il mio nome è Vasco Alvares de Magalhães Fernão Pombo Cabral de la Cruz Pedro Cristòbal da Gama... »
Lasciò per un attimo cadere un silenzio carico di tensione, come se gli spettatori aspettassero quel momento da un'intera vita.
« ...ma voi potete chiamarmi semplicemente... l'Ammiraglio! »
Un altro squillo di trombetta e la presentazione è conclusa!
Ah, bellissimo! Eccezionale! Sublime!
Ma guardiamo meglio il nostro comune pubblico, volete, si?
Un guerriero alto e fiero come un toro squamato del Sürgün-zemat, di quelli forti e con le corna ben affilate. Se fosse anche forte la metà sarebbe un uomo da temere! Forse ora che lo guardo meglio però, probabilmente nasconde qualcosa...
Un nano tarchiato e massiccio come una botte di buon vino della Roesfalda, amaro e dolce allo stesso tempo. Se ci costasse quanto quella brodaglia però sarebbe proprio un bel problema!
Infine il mio preferito! Ah, che bella la vita quando ti permette di vedere certe meraviglie! Un pupazzo di peluche, talmente rovinato da sembrare preso da una delle foreste sperdute dell'Erynbaran, circondato dall'abbraccio affettuoso di un bambino che secondo me non sa nemmeno dove si trova!

L'Ammiraglio si schiarì la voce con fare teatrale, riprendendo a parlare e rivolgendosi ad ognuno di loro.
« Signore misterioso, Mastro Nano e bimbino! »
Pame provò a suonare ancora una volta la trombetta, ma si fermò con un broncio ad un'occhiataccia di Tlaloc.
« Probabilmente è stata la sete di conoscenza, di gloria o di ricchezza a portarvi qui! Ma vi dirò di più! Voi siete qui per aiutarmi a districare uno dei più grandi misteri di Theras! Uno di quelli talmente impervi, astrusi e perchè no, divertenti che mi sia mai capitato di vedere! »
Si sporse un po' di più dalla sedia su cui sedeva... ah, non vi ho parlato del posto in cui stiamo parlando? Poco male, cari amici, poco male! Immaginatelo come un posto a metà strada tra una palafitta sull'acqua del Dorhamat, una tenda dei girovaghi Rahm as Aid o una robusta capanna di legno dell'Ystfalda. Insomma, una catapecchia! Del resto a İznik non si poteva trovare di meglio senza destare sospetti, visto che i miei amici sono appariscenti come un Urnack in un ballo popolare! Ma torniamo a noi...

« Sono riuscito a trovare un libro incredibile che parla di un oggetto perduto da tempo, ma che per nostra e vostra fortuna può essere recuperato proprio ai giorni nostri! Certo, dovrete viaggiare per almeno una settimana in una giungla, circondati da zanzare grosse come cani e prenderlo, ma non è questo il problema! »
Pame suonò la trombetta, rendendo il discorso molto più epico. Tlaloc si limitò a ruotare gli occhi.
« Tuttavia non temete amici, perchè io non rimarrò a poltrire come una balena a tre occhi, ma cercherò la chiave necessaria ad aprire ciò che voi troverete! Niente di più facile quindi, se non che abbiamo due settimane di tempo prima che la nostra ricerca diventi inutile come un cappello di paglia sulla testa della Sfinge! »
L'Ammiraglio - che bell'uomo che è, nevvero? - tornò a sedersi compostamente, ma fece un cenno al suo amico dalle 4 braccia.
« Il mio amico Pame vi guiderà nelle giungle del Plakaar come solo un segugio saprebbe fare. Permettetegli di imparare moltissimo e lui vi ringrazierà moltissimo, ve l'assicuro! »
Tlaloc guardò il bellissimo Ammiraglio, dicendo qualcosa in una strana lingua gutturale.
« Ah, hai ragione Tlaloc, mio buon amico! Ecco prendete! »
Lanciò ad ognuno di loro un sacchetto di monete d'oro.
« Questi sono per comprare il necessario, mi raccomando, fatene buon uso! »


Pame
una settimana dopo; giorno; rovine di Eşrefoğlu, giungle del Plaakar


Era stato un viaggio molto duro, ma nonostante le difficoltà erano andati spediti come l'Ammiraglio aveva promesso. Pame si era rivelato un gran chiacchierone, nonostante si riuscisse a capire a stento quello che diceva. Per giorni i tre credettero di vederlo persino parlare da solo, ma scoprirono ben presto l'esistenza di un quinto compagno di viaggio! Una macrocheira dell'oceano di Zar, un granchio che normalmente cresce a dismisura fino a diventare gigantesco, era il miglior amico di quello strano essere. All'inizio si erano stupiti della sua camminata a quattro zampe, strana ma spedita, e della sua curiosità irrefrenabile. Tuttavia presto ci fecero l'abitudine, rendendo il viaggio un piacere solo per chi adorava girare il mondo in lungo e in largo (qualcuno ha detto Ammiraglio?). Per il resto di loro, una noia mortale: le foreste del Plakaar erano posti normalmente pericolosi, ma grazie alla guida di Pame erano riusciti ad evitare la maggior parte delle trappole che quei posti ostili riservavano ai poco esperti. Tranne le zanzare, ma quelle sono il peggior male del mondo, seguite soltanto dai demoni del Baathos e dall'alito cattivo dei pirati del Dorhamat.

Una settimana di fatiche dopo, i cinque iniziarono ad intravedere rovine spuntare come funghi tra le liane e gli alberi della giungla. Pame andava avanti, sempre più eccitato, ogni tanto arrampicandosi su un albero e ogni tanto fermandosi ad ascoltare il terreno. Non riusciva a stare fermo un secondo, cantando anche a mezza voce la parola "Strada" inframezzata da parole completamente sconosciute ai più. Tuttavia il gruppo ebbe poco da interrogarsi, perchè ben presto si trovarono al cospetto di una delle meraviglie più misteriose di Theras: le rovine di Eşrefoğlu!

Seguendo un sentiero appena accennato tra le liane, come se qualcuno fosse arrivato lì non troppo tempo prima, il gruppo girò una macchia particolarmente fitta di vegetazione per poi spuntare in quello che credevano uno spiazzo nella vegetazione, come ne avevano visti in quei giorni. Questo però era diverso: si trovavano al centro di quella che doveva essere stata la via principale di una città dell'antichità. Ai loro piedi, nascosti dal fogliame, la strada era coperta da pietre intagliate, sollevate dalle radici degli alberi o scheggiate dal tempo. Di fronte a loro l'antica città appariva esattamente come l'avevano immaginata in quei giorni di noia: strutture che un tempo dovevano essere di grandiosa bellezza erano ormai rovinate dall'avanzare della giungla e del tempo. Le colonne e le iscrizioni sui muri erano coperte dalle liane o appena visibili. Su tutto aleggiava un silenzio inquietante, rotto solo dal respiro del vento che ogni tanto si sentiva aleggiare tra le rovine, senza però raggiungere il gruppo per dargli il meritato refrigerio.
Pame lasciò andare il suo granchio a terra, saltando sul posto come farebbe un bambino di fronte ad una fiera piena di paese.
Ora che avevano raggiunto quel posto dovevano solo sbrigarsi o non avrebbero fatto in tempo.
Ce l'avrebbero fatta o si sarebbero fatti sviare da quelle meraviglie?
Siamo qui per scoprirlo, no?



QM point


Eccoci qui e benvenuti in kırmızı!
Il primo post è diviso in due parti: nella prima avrete una veloce chiacchierata con l'Ammiraglio, un png d'ambientazione (vi consiglio di leggere la sua scheda qui), mentre nella seconda parte arriverete alle rovine descritte. In realtà ho descritto molto poco, lasciando larga parte alla vostra fantasia: immaginate il posto come una El Dorado (senza oro però :v:) nascosta nella giungla.
Cosa dovete fare? Molto semplice.
- Scegliere come spendere il denaro che vi ha dato l'Ammiraglio. Esempio: funi, torce, razioni, eccetera. Non vi ho dato una cifra esatta, ma contate che è una quantità appena necessaria a prendere lo stretto indispensabile (nonostante tutto l'Ammiraglio non naviga nell'oro). Quindi usate il buonsenso.
- Descrivere l'incontro con l'Ammiraglio e il viaggio dal vostro punto di vista, fermando il post nel momento dell'arrivo alle rovine.

Se volete fare qualche domanda all'Ammiraglio o a Pame ci vediamo in confronto, altrimenti potete postare direttamente, premurandovi di scrivere in uno specchietto a fine post come avete speso il denaro. Avete 5 giorni di tempo, fino a giorno 20/07 alle 23:59.
Per qualsiasi domanda chiedete pure in confronto.



Edited by PARACCO TRAVESTITO ALOGENO - 16/7/2015, 15:03
 
Top
view post Posted on 20/7/2015, 18:55
Avatar

Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
·····

Group:
Member
Posts:
1,940
Location:
Roma

Status:


cysDWef





L'Ammiraglio. Ogni parola diventava inutile per descrivere Vasco Alvares de Magalhães Fernão Pombo Cabral de la Cruz Pedro Cristòbal da Gama. Bastava accennare al suo titolo per esser certi che chiunque su Theras capisse di chi si stava parlando. Mostrandosi poco più che ragazzo, l'Ammiraglio custodiva più segreti di quanti il suo abbigliamento sfarzoso e appariscente lasciasse immaginare: qualcuno lo voleva presente durante la costruzione della neo fondata Taanach, altri lo descrivevano come uno storico che però aveva descritto con fin troppi particolari la Battaglia del Crepuscolo, quasi fosse presente anche lì, e altri ancora lo volevano capace di educare gli Orchi delle Hooglans o di liberare gli uomini da Ombre e Demoni. Vere o false che fossero quelle voci le singolarità non mancavano certo, e Montu era quasi emozionato nello stare in piedi davanti a quell'uomo. Lo ascoltava mentre, con un'ipnotica e quasi melliflua parlantina, descriveva la loro missione, i pericoli che avrebbero affrontato, e i compagni che avrebbero avuto durante il viaggio.
Già... i suoi compagni. Probabilmente il nano poteva anche essere adatto per la loro missione, ma le buone notizie terminavano lì: l'ultimo assoldato dall'Ammiraglio era un bambino abbracciato ad un coniglio di peluche. Era decisamente qualcuno di cui l'Eterno non voleva occuparsi mentre cercava ciò che il loro mandante desiderava, sapeva già di rischiare con il nano, consapevole che probabilmente anche lui come molti della sua razza odiava i Demoni, non poteva mettersi anche a fare il badante per un ragazzino che, a dirla tutta, non sarebbe nemmeno dovuto essere lì.
Quasi si stava pentendo di aver seguito Pame, l'inumano con la faccia da pesce e quattro possenti braccia, quando appena messo piede ad Iznik gli aveva offerto lavoro. Accompagnando Montu dall'Ammiraglio non aveva smesso un secondo di saltellare e muoversi freneticamente studiando la città con occhi curiosi e avidi di sapere, andatura che lo rendeva ancor più... particolare.
Nonostante il sapiente gesticolare al discorso dell'Ammiraglio mancava però un dettaglio e Montu prese parola accennando un inchino:
-La vostra fama vi precede Ammiraglio. Avete parlato di un oggetto perduto da tempo, che dobbiamo recuperare nella giungla del Plaakar, ma "oggetto" è un indizio un po' vago per la riuscita della missione. Vista la necessità di una chiave presumo sia uno scrigno, ma cosa dobbiamo trovare e portarvi... precisamente?-
L'Ammiraglio quasi si illuminò, e rispose sorridente continuando a mimare le sue parole con le mani:
-Ah, ottima domanda! Sul libro c'è una sorta di schizzo. Ha la forma... di un cubo! Una sorta di cosa quadrata decorata con delle gemme. Pame ha visto l'illustrazione, saprà quando lo troverete.-
Un inumano con la faccia da pesce, un bambino, un Nano e un Demone. Sembrava dovesse succedere qualcosa di divertente come nelle storie raccontate dagli ubriachi nelle taverne, ma soppesando le reali monete d'oro date come anticipo Montu si convinse ad accettare, almeno per il momento, la compagnia.
-Spero che la giungla e il tempo siano i nostri unici nemici, ma neutralizzeremo chiunque si frapporrà tra noi e il nostro obiettivo. Faremo buon uso del tempo che ci resta. Avrà il suo cubo.-



23xoC




Una settimana nel Plaakar. Una settimana infernale.
Non tanto per la feroce fauna o per la velenosa flora, nè per il caldo asfissiante o i selvaggi che abitavano quelle terre, insidie che Pame aveva fatto evitare al gruppo, quanto per l'incessante chiacchiericcio incomprensibile del Guerriero Māk, che quando non parlava con loro si intratteneva con la piccola macrocheira che lo accompagnava, dimostrando di non aver bisogno di deglutire o respirare.
Quando si addentrarono nella giungla la parlantina lasciò spazio alla curiosità, allo studio sfrenato dell'ambiente, che la loro guida non lasciava da parte nemmeno un istante.
Si facevano strada tagliando rami e liane fin quando non entrarono in un sentiero che sembrava essere stato calpestato da non troppo tempo. Un segno che non poteva considerarsi del tutto positivo: l'Ammiraglio era stato chiaro riguardo il tempo a disposizione prima che l'oggetto si rendesse introvabile per qualche misteriosa ragione, un ciclo lunare, e visto che ormai mancava appena una settimana alla scadenza del termine era più che probabile che qualcuno avesse recuperato il cubo prima di loro. Altra ipotesi, che Montu non sapeva se considerare migliore o peggiore, vedeva il cubo ancora nella sua posizione, perchè chi aveva percorso il sentiero aveva saputo della loro spedizione e sperava di poter sorprendere l'Ammiraglio per ucciderlo. E invece c'erano loro quattro -più la macrocheira ovviamente-.
Giunti in quella che sembrava una radura la mente dell'Eterno fu però invasa da una sensazione che Theras non risparmiava mai agli avventurieri che calcavano le sue terre: meraviglia. Erano arrivati in quella che doveva essere stato un antico crocevia, strada maestra della città di cui rimanevano solo rovine consumate dalla natura e dal tempo. Un'antica civiltà la cui memoria era stata cancellata dagli agenti atmosferici che avevano sbiadito le scritte, gli affreschi, le decorazioni delle colonne e del mattonato sotto i loro piedi. Davanti a loro una colonna, sormontata da una strana creatura felina da cui partiva una piccola parte di arco, sembrava far la guardia alla sua metà, che giaceva a terra spaccata, e con cui secoli prima probabilmente aveva formato una porta.
Più avanti, lungo il sentiero iniziato da quella colonna, si intravedeva una costruzione a gradoni somigliante ad una piramide tronca, il cui marmo bianco era stato sporcato dalla terra e ricoperto dai rampicanti. Forse i fitti alberi nascondevano altre costruzioni, e probabilmente salire lì in cima per studiare l'ambiente sarebbe stata la mossa migliore, ma non espresse i suoi pensieri, lasciando che fosse ancora Pame a guidarli.
Guardandosi intorno alla ricerca di qualche indizio sulla presenza del cubo o di eventuali pericoli si rivolse al gruppo:
-E ora?-



Energia: 150%
Fisico: 75%
Mente: 75%

Equipaggiamento:
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta
Machete: Impugnato
Corda (5 metri)
Bende: 3
Torcia: 1
Acciarino: 1

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Note: Nulla da segnalare se non l'utilizzo delle monete dell'Ammiraglio (In totale 5 Monete d'Oro e 10 Monete d'Argento presenti nel sacchetto - il cambio è facilmente intuibile, in base 10):
-x1 Corda (circa 5 metri): 7 Monete d'Argento
-x3 Bende (per fasciare le ferite o ravvivare la torcia, imbevute in un liquido tanto lenitivo quanto infiammabile): 10 Monete di Bronzo (sarebbero 4 Monete a Benda, ma vista la spesa complessiva il Mercante ha pensato bene di farmi un piccolo sconto)
-x1 Torcia (già compresa di più strati di bende imbevute): 1 Moneta d'Oro
-x1 Acciarino: 3 Monete d'Argento
-x1 Machete: 3 Monete d'oro, 9 Monete d'Argento (un po' caro a dire il vero, ma per la fretta di partire non potevo trovare di meglio)
 
Top
Allea
view post Posted on 20/7/2015, 20:38







Il lavoro del contadino non è un lavoro facile, specialmente quando non si ha altro che terreni secchi e aridi, dove è difficile fare crescere qualcosa anche nei mesi più ricchi. Bisogna svegliarsi al mattino presto, sperando di evitare per qualche ora il calore torrido della giornata.
I momenti di pausa sono poveri e scarsi e i guadagni ancora meno.
Non è una vita facile quella del contadino e Varkar ricorda che suo padre non si è mai preso un singolo giorno di riposo in tutta la sua vita; le sue mani sono piene di calli, il suo viso scottato in più parti, macchie scure che sembrano quasi cicatrici.
Fare i contadini non è eccitante come fare il guerriero, non è eccitante come fare l’avventuriero, certamente, ma Varkar non ha mai conosciuto una vita diversa da questa. Ha sempre cercato di aiutare suo padre, da quando i suoi genitori lo hanno reputato abbastanza grande da poter prendere in mano una zappa.
Non ha ancora dei calli come quelli di suo padre, quindi si sveglia ogni giorno con nuove vesciche sulle mani e sui piedi, a volte gli fanno così male che non riesce a camminare, ma sa che è solo temporaneo.
Non è una vita facile, ma è una vita dignitosa. Stanno lontani dalla politica, dal casino che succede nel mondo intorno a loro.
Sta crescendo, Varkar, ma questo vuol dire anche che i suoi genitori stanno invecchiando. Alzarsi la mattina è un compito sempre più difficoltoso per suo padre, sua madre deve aiutarli sempre più spesso con la raccolta.
È per questo che decide, nonostante abbia undici anni e potrebbe ancora dormire per un po’ di più la mattina, di svegliarsi sempre più presto, di aiutare sempre di più.
Spesso è da solo a lavorare i campi, mentre i suoi genitori si godono un po’ di riposo.
Non è una vita gloriosa, non avrà mai vestiti di seta, non mangerà mai incredibili prelibatezze, non lascerà mai la sua fattoria, ma non gli dispiace.
È una vita dignitosa. Sposerà una ragazza del villaggio vicino, continueranno a lavorare la loro terra. Varkar sa già come sarà tutta la sua vita.
L’idea è allo stesso tempo rincuorante e soffocante.

Ironicamente, Varkar non ha mai pensato di allontanarsi dalla loro fattoria. Nonostante a volte si sia trovato ad immaginare come sarebbe stato partire per un’avventura non è mai stato altro che un pensiero passeggero, estirpato sempre velocemente come le ortiche del loro orto.
Ironicamente, Varkar non ha mai avuto alcun giocattolo, si è sempre dovuto accontentare di sassi o di giocare con gli insetti che trovava in giro (detiene ancora oggi il titolo per migliore ammaestratore di lumache), ma ha visto dei peluche in mano ad i bambini ricchi che passeggiavano a volte per il villaggio.
Ironicamente.

È una mattina fresca, quella, una di quelle che porteranno ad una buona e lunga giornata di lavoro. Varkar sta pensando alla faccia di sua madre quando scoprirà che è di nuovo sgattaiolato fuori di casa, e non sta prestando attenzione a quello che c’è davanti a lui. Gli piace la tranquillità della mattina, gli piace il silenzio che accompagna ogni suo passo.
Quando vede il bambino chino accanto al campo aggrotta le sopracciglia, sorpreso. Sono abbastanza lontani dal villaggio, possibile che si sia perso? O forse è scappato via.
Sa che dovrebbe tornare indietro e prendere suo padre, ma quel bambino sembra più piccolo di lui, e sicuramente meno robusto. Varkar è abituato al lavoro fisico e i suoi muscoli sono abbastanza sviluppati per questo, è abbastanza robusto per la sua età, l’altro è magrolino, sembra quasi malato.
«Questa è proprietà privata» dice quindi, stringendo la zappa. Non pensa ci sia pericolo, ma suo padre gli ha sempre insegnato ad essere previdente.
Il bambino si volta verso di lui a quel punto e Varkar fa un passo indietro. Comincia a pensare sempre di più che l’altro sia ammalato: il suo viso è pallido e ha lunghe occhiaie sotto gli occhi; i suoi vestiti sono rovinati, come se non se li cambiasse da giorni interi, e i suoi capelli rossicci sono luridi.
Ha uno sguardo vacuo e non sembra essere concentrato su nulla, sebbene lo stia guardando dritto negli occhi.
È come se fosse già morto.
Non vuole avvicinarsi, ha paura di prendersi qualsiasi cosa abbia l’altro. Potrebbe essere una malattia grave e lui non può permettersi di stare male. Non hanno i soldi per delle medicine. Una buona persona forse avrebbe offerto al bambino assistenza, ma Varkar non è ancora così maturo ed ha paura.
Alza la zappa quindi, brandendola come un’arma. «Stai lontano, okay? Non… non so che hai ma se vai via ti lascerò stare»
L’altro si ferma per un secondo, prima di portare le braccia in avanti. Ha un peluche tra di esse, ma nemmeno quello sembra essere in ottime condizioni.
«Sto morendo» dice il bambino, e Varkar fa un altro passo indietro. Qualcosa di così grave, dunque? è abbastanza distante? Non lo sa «Sto morendo, devi aiutarlo tu»
Varkar aggrotta le sopracciglia confuso, guardandolo. Di che sta parlando? Lui non deve fare proprio nulla se non lavorare il suo campo.
È a quel punto che sente quasi una compulsione e si ritrova, indipendentemente dalla sua volontà, a guardare il peluche. Non riesce a staccare lo sguardo, nemmeno mentre il bambino avanza. Nemmeno mentre il peluche inizia a muoversi e gli tocca, con una zampa, la testa.
Ironicamente a Varkar non è mai piaciuto il coniglio.


--



La stranezza degli umani è per lui costante fonte di sorpresa. Tutti i loro modi e le loro usanze gli sembrano particolarmente irritanti e confusionari. Si chiede che motivazione ci sia per questa loro particolarità, se non per renderli più strani ai suoi occhi.
Immagina, per lo sguardo che gli altri rivolgono a questo Ammiraglio che questo essere sia più strano degli altri, ma onestamente non riesce a comprendere la differenza. Le sue esternazioni e le sue espressioni facciali gli sembrano esagerate e inutili come quelle di tutti gli altri, ma non è certo lì per queste considerazioni.
Il suo portatore, lo può sentire vagamente, sembra disturbato da quello che hanno davanti, ma prova le stessa sensazione per ogni singola cosa che hanno incontrato da quando l’ha portato via da quel campo sporco pieno di erbacce.
«Probabilmente è stata la sete di conoscenza, di gloria o di ricchezza a portarvi qui! Ma vi dirò di più! Voi siete qui per aiutarmi a districare uno dei più grandi misteri di Theras! Uno di quelli talmente impervi, astrusi e perchè no, divertenti che mi sia mai capitato di vedere!»
L’Ammiraglio sembra… emozionato, crede che sia il termine giusto, e Berzenev ringrazia il fatto che non debba realmente fare finta di prestare attenzione. Sa perché è lì e non è certo per aiutare questo essere, né i due che lo accompagnano, per quanto possano essere strani.
Lui è lì solamente per se stesso. Quello che ha sentito nei mormorii della gente è stato abbastanza per convincerlo. Non si sa nulla di preciso, ma Berzenev è sempre stato bravo a spiare senza farsi vedere.
In tutte le sue ricerche non ha ancora trovato nulla che possa aiutarlo, che gli permetta di mantenere il controllo sui suoi portatori anche quando questi raggiungano l’età adulta, quando posseggono realmente il potere necessario a fargli conquistare il mondo. Se c’è una qualche possibilità che quest’oggetto, questo cubo, lo porti più vicino al suo obiettivo non può farsi scappare l’occasione.
Ammiraglio o non Ammiraglio.
Il suo portatore sembra ancora più spaventato, ma non è altro che un bisbiglio (Ho paura, ho paura) e Berzenev sa di avere ancora il controllo.

agpTFiY



Non è complicato tenere a freno la voce del suo portatore, sempre più stanca e sempre più spossata più si allontanano dalla sua casa e dal suo campo (non importa che Berzenev gli ha promesso che, una volta conquistato il mondo, sarà il portatore con il terreno più ampio), ma altrettanto non può dire del loro accompagnatore.
Berzenev non vuole avere nulla a che fare con le creature che viaggiano con lui e il Portatore. Sono un male inevitabile, ma non per questo deve interagirci. Non vuole destare sospetti sulla sua identità, non vuole che gli altri sappiano che non è il Portatore ad avere il controllo e nonostante tutto non è ancora diventato bravo a far mostrare dei sentimenti ai bambini.
Molto più facile stare in disparte, certamente, se non fosse per l’incessante parlottio della loro guida. Quando conquisterà il mondo Berzenev renderà schiava tutta la sua gente e li impiccherà per il suo intrattenimento.
Lui e l’animale che porta con se.
L’incessante parlottare, però, sembra avere messo a suo agio il suo Portatore, quasi come se avere un’altra voce nella sua testa oltre quella di Berzenev gli sia di conforto. Lo ha reso anche più mansueto, in un certo senso, probabilmente anche per colpa della fame.
La debolezza di questi esseri costretti a mangiare per sopravvivere lo confonde, ma ha imparato che senza la dovuta ricarica i suoi Portatori tendono a diventare inutili molto prima di quanto dovrebbero. Non hanno bisogno di mangiare tanto quanto credono, solo il minimo necessario per farli sopravvivere abbastanza.
Anche se sono stanchi o sono deboli, dopotutto, devono continuare ad obbedire, non hanno scelta.
È un sollievo quando, alla fine, riescono ad uscire dalla foresta. Il suo portatore è abbastanza piccolo da passare agilmente tra le foglie e abbastanza robusto da poterlo proteggere con il suo corpo, ma comincia a trovare il ronzio degli insetti fastidioso.
Il portatore si guarda intorno, spaventato e meravigliato al tempo stesso, e per un secondo Berzenev lo lascia scivolare via, cercando di studiare quali sono le emozioni giuste da provare. Lo stupore e una sensazione di terrore sono i sentimenti predominanti all’interno del portatore, uniti ad un misto di rabbia e voglia di tornare a casa.
Il suo Portatore ha voglia di andare a toccare le rocce della città abbandonata che hanno davanti, ma al contempo vuole scappare, tornare indietro a casa sua.
I Portatori sono esseri difficili da comprendere.
-E ora?-
Dice uno dei suoi compagni guardando davanti a loro, forse è spaventato esattamente come il suo Portatore. Berzenev riprende il controllo del bambino, guardando avanti.
Non hanno tempo da perdere a meravigliarsi di quello che hanno davanti, né ad essere spaventati.
Ora l’aiuteranno ad arrivare ancora più vicino alla conquista del mondo, ma questo loro non possono saperlo.
Moriremo, sembra quasi dire il terrore del suo Portatore. Una preoccupazione assurda, il suo Portatore forse sarebbe morto, ma Berzenev no.
Non c’è motivo per cui il bambino dovrebbe essere così spaventato.



EHskr1J
[B: 5%; M: 10%; A: 20%; C: 40%]
Corpo 75% Mente 125% Energia100%
CS: 0

Attive e Passive
//

Note:
1. Allora prima di tutto, descrizione veloce del bambino: questa volta ha posseduto un bambino abbastanza robusto, pelle molto abbronzata, capelli scuri. Già dopo una settimana di viaggio potete vedere che sembra essere più stanco e debole.
2. Berzenev ha speso i suoi soldini in ciò:
- Fune di 10 metri
- Zaino (vecchio, bucato)
- Torcia
- Liquido infiammabile
- Stracci tagliati male
- Fiammiferi
- Una borraccia rattoppata che può contenere più o meno mezzo litro d'acqua
- Quattro forme di pane
- Dei sacchetti di frutta secca
(Berzenev non comprende il concetto di mangiare. Plz non lasciategli mai avere un animale.)
3. Buona quest a tutti <3

 
Top
view post Posted on 20/7/2015, 21:04

Hear me Quack!
·····

Group:
Member
Posts:
1,946

Status:



Rotte della Scoperta ~ Le Rovine


"Permettetemi di presentarmi! Pame, la trombetta!"
Il bellimbusto dell'Ammiraglio si presentò in modo piuttosto teatrale, accompagnato da uno strano uomo-pesce. Pomposo e pacchiano anche nel parlare, questi decise che fosse una buona idea rendere i presenti a conoscenza del suo nome ... Quello lungo e completo.
"Il mio nome è Vasco Alvares de Magalhães Fernão Pombo Cabral de la Cruz Pedro Cristòbal da Gama..." Il nano non si sforzò troppo di ricordare quella sfilza di titoli e nomi, a stento ascoltò; Aruj, ricordando quell'uomo, si limitò a coprirsi il volto fra le mani, immaginando quali mirabolanti avventure c'erano in serbo per loro.
Loro, un trio alquanto bizzarro: un nano, un bestione e un bambino; non c'era da aspettarsi nulla di buono da un gruppetto del genere. Come gli altri avessero saputo della spedizione, il pirata non ne aveva idea; per quanto gli riguardava, invece, aveva sentito le voci dei viandanti e le storie dei mercanti, nei bassifondi qualcuno ne parlava come di "un'occasione in cui racimolare un bel bottino".
Stupido, stupido, stupido Aruj! Avrebbe almeno potuto informarsi un po', prima di imbarcarsi per quella spedizione nel Plaakar.
Poi, l'Ammiraglio arrivò al punto.
Sono riuscito a trovare un libro incredibile che parla di un oggetto perduto da tempo, ma che per nostra e vostra fortuna può essere recuperato proprio ai giorni nostri! Certo, dovrete viaggiare per almeno una settimana in una giungla, circondati da zanzare grosse come cani e prenderlo, ma non è questo il problema!
Problemi, ancor prima di iniziare, già c'erano problemi.
Il tempo stringeva e la giungla non sembrava essere troppo ospitale, popolata da insetti abbastanza grossi da essere animali da compagnia e chissà quali altre besti che il buon Ammiraglio aveva dimenticato di accennare. Oltre ai tre che avevano risposto alla chiamata dell'oro, ci sarebbe stato anche quell'uomo-pesce. Dove aveva già visto quell'uomo-pesce? Ricordava l'Ammiraglio, non ci si poteva dimenticare facilmente di una personalità così ingombrante.
Ah, per i demoni di Baathos, dove l'aveva visto?! Un giorno o l'altro il dolce, dolce Grog l'avrebbe portato all'oblio. Non importava, se fosse stato importante gli sarebbe venuto in mente.
L'ammiraglio, su suggerimento di un altro di quegli uomini-pesce, consegnò agli avventurieri un sacchetto d'oro per l'attrezzata. Il nano soppesò la borsetta di pelle, facendola saltare un paio di volte nel palmo della mano; dal tintinnio e dal peso, la sua esperienza gli diceva che non era una somma neanche lontanamente sufficiente da essere considerata una paga decente, né, tanto meno, sufficiente ad acquistare qualche bel pezzo d'artiglieria o qualche giocattolino utile. Pazienza. Si sarebbe fatto bastare uno zaino, qualche metro di corda e scorte sufficienti alla pancia di un nano.
"Perchè proprio due settimane? È alquanto precisa come tempistica ... E cos'è quel coso?" Il nano si grattava la barba meditabondo. I tempi erano stretti e considerando i tempi di marcia, la fretta si faceva sentire. L'Ammiraglio non si scompose più di tanto, iniziando ad enunciare i motivi del ritardo: "In realtà inizialmente il libro parlava di un ciclo lunare, giorno più e giorno meno. Considerato che... siamo dovuti tornare in città, partire per scoprire i posti dove andare, poi c'è stato quell'affare con quella mucca magica!" La naturalezza con cui l'Ammiraglio rispose, lasciò il pirata a bocca aperta. Ah, quante storie avrebbero potuto scambiarsi, peccato ne mancasse il tempo. Ecco, sono passati 15 giorni ed ecco che il tempo si è dimezzato. L'uomo concluse, annuendo deciso.
La risposta non era esaustiva come Aruj l'aveva immaginata ponendo la domanda m era qualcosa su cui lavorare. Non del tutto convincente, a dir il vero, almeno lui sembrava convinto di quel che diceva.
Nel frattempo, l'uomo-pesce iniziò a blaterare in un linguaggio incomprensibile. Ecco che il vecchio lupo di mare aveva offeso qualcun altro, non riuscendo a ricordare chi fosse.
No, ci doveva riuscire, doveva ricordare chi o cos'era quel maledettissimo uomo-pesce. Il nano si chiuse in se, concentrato sui suoi pensieri e ricordi, infranti. Pensa, pensa, pensa, Aruj!
E mentre il nano pensava, l'omone si fece avanti con le domande, peccato che il pirata fosse troppo concentrato per dar peso alle sue parole. Riuscì solo a sentire di sfuggita le parole dell'ammiraglio a proposito di un cubo da recuperare.
Poi, come dal nulla, arrivò l'illuminazione.
I pezzi di memoria infranti, andarono al loro posto.
Ma certo! Ecco dove aveva conosciuto quell'uomo-pesce.
Hey! Ma io mi ricordo di te! Il nano puntò il suo dito ruvido verso il povero uomo-pesce dimenticato. Tu sei di quello che m'ha quasi fatto annegare su quell'isola di pazzi! Gli occhi del pirata s'illuminarono di una nuova luce, al ricordo di quell'avventura. Aspetta ... Come ti chiamavi, di nuovo ..? Inizò a schioccare freneticamente le dita, quasi come se il rumore potesse aiutarlo a ricordarlo e l'altro, laconico, seppure felice, rispose "Pame".
Ah, che contentezza! Dopo tutte quelle sue disavventure, era bello rivedere le vecchie conoscenze fatte, in giro per Theras.

Il Plaakar si rivelò più divertente ed entusiasmate del previsto.
Aruj non era un amante della terraferma ma quella foresta non era di certo noiosa. Le piogge arrivavano e andavano velocemente, scrosciando sugli accaldati viaggiatori e rinfrescandoli. Il pericolo era dietro ogni angolo, dentro ogni arbusto: la fauna locale era particolarmente ostica ed era un buon modo per mettere alla prova la mira; le piante erano tante, come in qualunque foresta, ma lo erano ancor più in varietà; i grossi alberi e le radici si univano in dedali e labirintici corridoi di vegetazione.
Infine c'era Pame, era un chiacchierone e il pirata avrebbe passato giornate ad ascoltarlo, come in effetti fu. Parlava in continuazione a, volte, persino da solo o con un granchietto che si portava appresso: come facessero a vivere così bene quei due, con quel caldo, era un mistero. Il suo trotterellare per la giungla, curiosando tutto felice, non era proprio ben visto dagli altri due ma Aruj lo adorava e lo assecondava con piacere: quale fosse il più curiosone, fra il nano e l'uomo-pesce, era difficile a dirsi. C'è anche da dire che, solo grazie a quell'atteggiamento attento e singolare, Pame aveva evitato al gruppo un gran numero di trappole, e nessuno gliene riconosceva il merito, ad eccezione del pirata, ovviamente.
Migliaia e migliaia di passi e una settimana dopo, i quattro la trovarono, finalmente.
Eşrefoğlu! O meglio, quello che ne restava.
Le rovine erano imponenti e l'antico splendore di quel luogo era ben visibile ad un occhio attento. Prima di quello, solo indizi, un pezzo di colonna qua, una mezza statua quasi inglobata da un albero, qualche muro là. La felicità di Pame, sembrò arrivare alle stelle e Aruj si unì ai salti e alle urla di gioia: dopo una settimana nelle selve, la sua curiosità lo stava rodendo; come qualunque nano era voglioso di apprendere e scoprire cose nuove, tanto più quando queste non hanno visto alcun segno di vita da parecchi secoli, senza contare i tesori che quel posto conteneva.
Poggiare i piedi su quelle vecchie pietre intagliate, ammirare la natura che era diventata un tutt'uno con la città, sentire il silenzio e il rumore del vento fra le foglie... Il pirata non aveva mai assistito a nulla del genere, in nessuna delle sue avventure; quello si che sarebbe stata una bella cosa da raccontare alla ciurma.
"E ora?" Commentò l'omone, per nulla eccitato, come lo erano invece Aruj o Pame o quello strano bambino, curioso e spaventato allo stesso tempo. E ora? C'era bisogno di fare quella domanda? Un sorriso storto comparve sul viso del nano, un sorriso che prometteva guai a chiunque avesse avuto la sciagura di incrociarlo. Ora, facciamo gli sciacalli...








Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150%

Passive in Uso:

Attive in Uso:

Riassunto/Note:
Compro, come detto nel post: Cordame vario (30m da bravo pirata), cibo vario, zaino e aggiungo una torcia.



 
Top
PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 22/7/2015, 03:55




Rotte della scoperta
di fortune e sfortune

— kırmızı —

Serpente%20gigante_zpsftdyx9e8

Pame
giorno; rovine di Eşrefoğlu, giungle del Plaakar


Eşrefoğlu era stata meravigliosa, ai tempi in cui era abitata. Strade spaziose portavano i viaggiatori da un edificio all'altro, quasi cullandoli nel viaggio con le meraviglie che la città celava. Fiori, prati e alberi curati decoravano ogni cosa, rendendo ogni scorcio indimenticabile e una semplice passeggiata un'esperienza estatica. Piccoli canali d'acqua fresca passavano ai lati delle strade, dissetando i viaggiatori assetati e assicurando un fogliame rigoglioso alle piante. Nonostante fossero passati centinaia di anni, Eşrefoğlu era ancora bella. Piante ed erbe di vari colori avevano invaso la strada dove si trovava il gruppo, creando un meraviglioso mosaico che si piegava ai loro piedi come un tappeto pregiato. Le strutture in rovina avevano un fascino selvaggio che solo il trascorrere del tempo potrebbe dare, decorate da viticci e liane dai colori più disparati, antenati delle piante dei bei tempi in cui la città era ricca e fiorente. Alberi e piante spuntavano qua e là dalle crepe degli edifici, ammaliando i visitatori con il loro fogliame ricco e di un verde abbagliante.
Eşrefoğlu era davvero bella, ma per un esploratore la sua vista mozzava addirittura il fiato.
Pame, che per giorni non aveva fatto altro che parlare, con loro, con la sua macrocheira o persino da solo, fece finalmente silenzio di fronte a quella visione. La cresta sulla sua testa si tinse di un azzurro molto chiaro.
« E-esploriamo! »
Disse, mentre gli si illuminavano gli occhi. Le quattro braccia non riuscivano a stare ferme, tagliando l'aria come se volessero toccare tutto quello che la vista riusciva a vedere.
Esploriamo, aveva detto Pame. E così fecero!
Passando da un posto all'altro, batterono la zona palmo a palmo, osservando le decorazioni che, dentro le case, avevano resistito al passare delle ere. Pitture di rara bellezza e dai colori sgargianti spiccavano tra la vegetazione, descrivendo scene di vita quotidiana. Uomini e donne in lunghe tuniche che curavano le piante, che piegavano la foresta al loro volere e che festeggiavano ricorrenze misteriose.
Piccoli frammenti di oggetti di uso quotidiano erano sparsi per le stanze, lasciati all'inedia e al trascorrere impietoso del tempo.
Pame ogni tanto si chinava, prendendo un frammento e mettendolo nella borsa che portava con sè. Si guardava attorno con occhi attenti, la bocca aperta in un sorriso di godimento assoluto. Adorava esplorare posti nuovi, ed era tanto chiaro da poter essere compreso con una sola occhiata.

- - - - - - - - - - - - - - - -

Un'ora dopo il gruppo si prese una pausa.
Si erano addentrati a fondo nella città, scoprendo che era molto più grande di quanto potessero immaginare. All'interno le strutture diventavano più alte e complesse, decorate con fregi imponenti, come se fossero templi o qualcosa che gli abitanti del luogo avevano usato per pregare i loro dei. Si trovavano al centro di una grossa strada. In quella zona era subito saltato all'occhio che a terra non crescevano piante, come se qualcosa impedisse loro di attecchire. Anche la pietra che componeva la strada era tagliata in modo diverso, così come il suo colorito che sembrava appena più chiaro. Pame si sedette al centro della strada, aprendo la borsa e prendendo il cibo che conservava gelosamente. Prese con gelida precisione un pezzo di carne affumicata, lo fece a pezzi con le mani e ne diede un po' al suo granchio, guardandolo mentre mangiava. Annuì subito dopo, attaccando a mangiare anche lui: lo faceva usando quattro braccia alla volta, usando quelle libere per fare qualcos'altro contemporaneamente. Chiunque si sarebbe confuso al solo vederlo, ma lui era nato in quel modo e gli veniva perfettamente naturale.
La zona era tranquilla, con un vento che muoveva appena le fronde degli alberi più alti, in uno shhhh lontano che alcuni avrebbero trovato rilassante. Avrebbero continuato così per almeno una decina di minuti, se il granchio non si fosse messo a muoversi in maniera strana davanti a Pame. L'uomo pesce lo guardò distrattamente, mentre continuava a strafogarsi, ma a poco a poco rallentò fino a fermarsi del tutto. Deglutì tutto con un certo sforzo, mentre il suono del vento aumentava d'intensità. Si abbassò a terra, poggiando le piccole orecchie sulla pietra della strada.
Per la prima volta, nonostante fossero stati per un'intera settimana in una giungla del Plakaar, con le sue insidie e i suoi pericoli, videro Pame fare un'espressione preoccupata. Rapido come un fulmine, arraffò quello che aveva poggiato a terra, invitandoli a fare lo stesso con gesti concitati.
« V-via! A-arriva! »
Disse, indicando furiosamente in una direzione che sembrava completamente priva di pericoli. Si guardò attorno freneticamente, buttandosi poi di corsa in uno degli edifici che ancora non avevano esplorato, uscendo subito dopo.
Indicò loro di entrare muovendo due braccia, mentre le altre si reggevano ai lati dell'ingresso, una sorta di porta decorata con strani intarsi rossi.
Lì si nascosero e attesero.

- - - - - - - - - - - - - - - -

Passò un minuto, poi un altro.
Pame non accennava a calmarsi, come se si aspettasse di vedere qualcosa passare sulla strada da un momento all'altro. Il vento sembrò aumentare di intensità, mentre qualcosa di enorme, verde e scaglioso passò strisciando di fronte alla porta dove si erano nascosti. Per un attimo riuscirono a vedere una bocca enorme contornata da denti piccoli e seghettati, con una lunga lingua che setacciava il terreno alla ricerca di prede. Il resto del corpo era ricoperto da robuste scaglie di un verde brillante, che scorrendo rapidamente di fronte a loro crearono un gioco di luci che li lasciò per un attimo ammutoliti. In quel momento capirono due cose: perchè la strada in quel posto fosse priva di piante e l'origine del vento. Lo shhhhh che emise la bestia mentre passava di fronte a loro fu talmente forte che Pame accennò a portare due mani alle orecchie. La macrocheira si agitava sulla sua spalla come impazzita, ma si calmò quando la bestia misteriosa, qualunque cosa fosse, fu passata del tutto. Aspettarono altri cinque minuti, non troppo certi di voler uscire di nuovo nel luogo di caccia di quel gigante scaglioso.
Alle loro spalle, si apriva nella semi-oscurità una porta che sembrava condurre verso il basso. Si intravedevano piccoli gradini che sparivano nelle tenebre. Accanto alla porta c'era uno strano disegno, una sorta di ovale con al centro una gemma rossa incastonata nella pietra. Pame guardò i membri del suo gruppo con occhi interrogativi: avrebbero continuato l'esplorazione in strada con il rischio di incontrare il male conosciuto o si sarebbero lanciati nell'oscurità a caccia di avventure?



QM point


Eccoci con il secondo turno di quest!
Mi scuso innanzitutto per l'orario strambo, ma domani (oggi) ho un esame e quindi ho fatto un super-ripasso, sperando di fare bene. Ma tranquilli, non mi sono dimenticato di voi!
La prima parte del post riguarda la vostra esplorazione delle rovine, che impiega un'oretta di tempo. Potete descrivere tutto come desiderate, adeguandovi alle mie descrizioni. Ovviamente se volete potete raccogliere quello che vedete, come ricordo o per avidità. Se avete dubbi chiedete ovviamente nel topic in confronto!
Seconda parte del post: giunti nella parte più interna delle rovine, il vostro piccolo bivacco viene interrotto da Pame, che vi obbliga a nascondervi per sfuggire al mostro descritto nel post. Avete quindi due possibilità:
- Potete uscire di nuovo in strada e continuare l'esplorazione. Lo shhh continuo è praticamente sparito e non sembra esserci traccia del predatore che avete visto poco prima.
- Potete addentrarvi nell'edificio dove vi siete nascosti: l'unico passaggio è una scala che scende nell'oscurità, ma non sapete dove porta.
Comunicatemi la scelta in confronto e, se avete dubbi, non esitate a chiedere!
Per il vostro post avete 6 giorni di tempo, fino alle 23:59 del 28 Luglio.

 
Top
view post Posted on 28/7/2015, 17:53
Avatar

Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
·····

Group:
Member
Posts:
1,940
Location:
Roma

Status:


cysDWef






La risposta alla sua domanda era abbastanza ovvia: E-esploriamo quasi sussurrò Pame. Gli occhi gli brillavano, le braccia sembravano protendersi verso ogni statua, bassorilievo o colonna a cui il Mak passasse accanto, e per la prima volta dall'inizio del viaggio era rimasto in silenzio, ammutolito dallo spettacolo che la città, ormai fusa con la giungla, restituiva loro. Le rovine abbracciate da piante secolari e da rampicanti implacabili non impattavano fastidiosamente con la natura, anzi in quell'armonia sembrava quasi ci fosse un disegno premeditato.
Esplorare, certo. Divisero gli edifici che riuscivano a vedere in quattro zone, e ognuno si mise a caccia del misterioso cubo che tanto interessava all'Ammiraglio, o almeno di un indizio che potesse rivelarne la posizione. La piramide tronca vista in precedenza era toccata a Montu, che salì i gradoni cercando una via d'ingresso; in cima scoprì che la struttura principale era in realtà il piccolo tempietto, circondato da colonne alte circa tre metri, che da lì dominava la zona. La vista sul resto della città perduta era meravigliosa e il Demone si ricredette sia sull'ampiezza della città stessa che sulla centralità dell'edificio su cui si era arrampicato, visto che non era certo uno dei più grandi.
Attraversò le colonne ammirando per qualche secondo gli intarsi, che rappresentavano l'adorazione di una qualche divinità, e la raccolta che gli abitanti erano chiamati a fare per soddisfare il dio. Probabilmente stava cercando il cubo nel posto sbagliato, quello sembrava essere stato usato per la conserva del frumento non di certo per degli artefatti magici.
Davanti a lui l'unica stanza presente non versava in condizioni migliori dell'esterno, ma decise lo stesso di avvicinarsi al piccolo altarino prima di tornare verso la strada principale: probabilmente secoli prima aveva ospitato un focolare dove i sacerdoti avevano praticato le loro arti, ma ora rimaneva solo una pietra concava piena di muschio accanto a cui giaceva una piccola statuina cerimoniale raffigurante un uomo lucertola.
Montu afferrò l'oggetto ripensando alle parole dell'Ammiraglio, convinto che a Pame sarebbe potuto piacere.
-Permettetegli di imparare moltissimo e lui vi ringrazierà moltissimo, ve l'assicuro!-

Quando poco dopo decisero di prendersi una pausa e il Mak ricevette il suo regalo ne fu effettivamente molto felice. Con due mani stringeva quella del Demone, con un'altra soppesava la statuina gettandole occhiate curiose e con l'ultima si asciugava gli occhi, quasi commosso. Una sciocchezza forse, che però per qualche attimo aveva reso euforica la loro guida, che dopo aver riposto l'oggetto nella sua borsa si sistemò per mangiare.
Una leggera brezza accarezzò il gruppo, e lo stormire delle foglie accompagnò il loro pasto, fin quando Pame, allarmato dai segnali ricevuti dal suo granchio, raccolse il suo equipaggiamento ed incitò gli altri a fare altrettanto.
Si infilarono in uno degli edifici non ancora esplorati, più increduli che preoccupati a dire il vero, tranne Pame che attendeva quasi terrorizzato il passaggio di qualcosa lungo la strada.
Quando il vento aumentò videro comparire il mostro: un enorme rettile dai denti seghettati, le scaglie di un verde brillante e una lunga lingua con cui sembrava setacciare il terreno. E quello che avevano creduto essere il vento altro non era che il verso di quella creatura, che divenne quasi assordante quando passò davanti l'ingresso dell'edificio in cui erano nascosti, ma che dopo pochi minuti svanì completamente.
Si guardarono l'un l'atro con gli occhi sbarrati, la macrocheira aveva evitato loro un infelice incontro con quel bestione. Fino a quel momento erano state scelte le strade da percorrere, la divisione degli edifici da esplorare e poco altro, ma ora si trovavano di fronte ad un bivio che poteva costare loro la vita. Da una parte, all'esterno dell'edificio in cui si erano nascosti, sapevano cosa li aspettava: quel mostro poteva essere ancora nei paraggi, nell'attesa di una preda; dall'altra, verso l'interno della struttura, l'ignoto: dopo una piccola porta, unica via alle loro spalle, una scalinata si tuffava nell'oscurità. Forse fu lo strano disegno accanto alla porta, un ovale con incastonata al centro un gemma rossa, a convincere tutti a tentare quella scommessa con la sorte -o probabilmente il bestione visto poco prima era stato abbastanza convincente già di per sè-.

Ma c'era qualcosa ancora che non convinceva Montu, e non era tanto la scalinata, il disegno o la creatura, quanto il bambino. Non aveva detto una parola da quando erano arrivati, e soprattutto non aveva manifestato quei segnali di curiosità -o terrore- che da un bambino della sua età in un luogo del genere ci si sarebbe aspettati di vedere.
Il Demone poteva capire chi fosse veramente quel fanciullo, quali poteri poteva nascondere, ma quando studiò i suoi abiti, i segni sulla sua pelle, il suo aspetto, la verità lo sconvolse: era semplicemente un contadino, senza nessun talento particolare. Per quale motivo allora si era offerto all'Ammiraglio per quella missione? Perchè non si era spaventato vedendo l'essere che cacciava nella strada? Forse... la verità era più nascosta, era più eclatante. Forse... la verità quel bambino la stringeva in braccio.
Allora studiò le cuciture del coniglio di pezza, gli occhi che ora sembravano all'Eterno così vivi, e capì con chi aveva a che fare: un essere in grado di manipolare la mente e la volontà altrui, un essere così meschino da aver usato un infante per guadagnare qualche moneta d'oro, mettendo in pericolo il bambino stesso in una missione che -specie nel Plaakar- poteva rivelarsi mortale.
Scesero le scale, e l'Eterno non ebbe obiezioni quando si decise di mandare avanti il piccolo con una torcia -forse avrebbe potuto saggiare il potenziale del coniglio di pezza-, seguiva il nano, poi Pame e infine il Demone stesso.
Dopo qualche minuto, quando gli occhi si abituarono alla luce fioca della torcia, la scalinata voltò leggermente a destra e il gruppo iniziò a sentire un suono tutt'altro che rassicurante.
Il fuoco illuminò decine di serpenti dalle scaglie bianche che si attorcigliavano uno sull'altro infastiditi dalla luce, nonostante le pupille bianche rivelassero la loro cecità.
Dovevano agire in fretta se volevano superare l'ostacolo prima che grazie alle saettanti lingue biforcute i serpenti li individuassero, e Montu agì d'istinto prima che potessero ideare un qualche elaborato piano.
Chiuse gli occhi e dopo qualche secondo sentì il frusciare deciso di cinque paia di ali. Forse gli altri si sarebbero voltati increduli, ma il Demone sapeva ciò che stava per arrivare, perchè era stato lui stesso a generare quell'illusione: cinque rapaci di medie dimensioni, non potevano certo far danno -non esistevano sullo stesso piano della realtà dei serpenti- ma il loro odore e l'aria spostata dalle loro ali forse avrebbe messo in fuga i rettili, naturali prede di quei volatili.
-Avanziamo, e speriamo che i falchi ci liberino la strada!-



Energia: 150 -5 =145%
Fisico: 75%
Mente: 75%

Equipaggiamento:
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta
Machete: Riposto
Corda (5 metri)
Bende: 3
Torcia: 1
Acciarino: 1

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
Illusione Consumo Energetico: Basso (5%)
La tecnica base di ogni mentalista è quella di creare sul campo di battaglia un'immagine per ingannare tutti i cinque sensi dell'avversario, in grado di spostarsi ed emettere suoni. Tale illusione può rappresentare una persona, una creatura, un avvenimento o persino modificare l'aspetto del campo di battaglia stesso per intero. Influenza solamente un bersaglio, per un turno.

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Note: Tutto come da Confronto. Ho terminato il post con l'arrivo dei falchi, essendo la prima parte del piano in ordine temporale, così che gli altri ci si possano agganciare come concordato.
 
Top
Allea
view post Posted on 28/7/2015, 20:33






Nonostante la natura della missione, Berzenev non ha alcun interesse ad esplorare. Non gli interessano le rovine perdute che sono intorno a loro, e non può fare a meno di pensare che, vista la preoccupazione per il tempo che l’Ammiraglio aveva mostrato, dovrebbero muoversi.
I suoi compagni non sembrano essere d’accordo con lui, però, o semplicemente non sembrano avere le giuste priorità (o forse sono troppo stupidi per pensare a più cose contemporaneamente).
Il loro accompagnatore, Pame, sembra il peggiore tra tutti loro. È completamente distratto e sembra avere perso di vista l’obiettivo finale della spedizione, perdendosi a frugare in ogni angolo e cumulo di polvere.
Berzenev e il suo portatore girano sperando di trovare qualche indizio che possa aiutarli a trovare il cubo, senza soffermarsi su ogni singolo stupido cucchiaio che si trovi in giro, al contrario degli altri, ma non sembra esserci nulla intorno a loro che indichi loro la giusta direzione.
Il Portatore sembra essere stanco di tutto questo camminare, ma è una sensazione pacata, ovattata, e Berzenev lo ha scelto per la sua resistenza, per i suoi muscoli quindi non può fare a meno di essere soddisfatto.
Forse la sua potenza non gli permette ancora di prendere il controllo di un adulto, ma non ha bisogno di farlo per andare avanti. I suoi portatori sono piccoli e a volte inutili, ma Berzenev non deve per forza tenere conto dei loro limiti. Può spingerli più forte, più in là. Dopotutto ogni Portatore è solo un punto di passaggio, assolutamente sacrificabile.
Non in questa spedizione, però. Non può permettersi di rimanere senza Portatore con questa gente intorno. È certo che il loro accompagnatore, Pame, non avrebbe creato particolari problemi, ma non sa gli altri due esploratori.
Gli altri esseri tendono spesso ad essere prevenuti su di lui per il solo fatto che può entrare nella loro mente, anche prima di sapere che lui è nato per conquistare il mondo.
Senza che se ne sia reso conto il portatore si è piegato, guardando attentamente un oggetto a terra, un coltello ormai arrugginito e non molto tagliente.
Potrei tagliarti pensa il portatore, e Berzenev, se potesse, imiterebbe un’espressione che spesso vede fare agli esseri e arcuerebbe un sopracciglio. Visto che non può si limita a rimanere fermo, impassibile.
Il Portatore prende il coltello in mano, stringendolo con una forza esagerata.
Berzenev potrebbe lasciarglielo cadere, forzarlo ad aprire la presa, ma perché dovrebbe? Sanno entrambi che il Portatore non è in grado di liberarsi completamente del suo controllo, che può muoversi così solo perché è lui a permetterglielo. Che tenga il suo giocattolo.
Potrei aprirti a metà pensa il bambino e Berzenev gli fa muovere un braccio, in modo da farsi posizionare quasi sulla sua spalla e, bene attento a non farsi vedere, gli tocca una guancia.
La mente del portatore torna ad essere silenziosa.

Un’ora dopo si prendono una pausa, un’altra perdita di tempo che sarebbe facilmente evitabile se non fossero così fragili, ma Berzenev non pone obiezioni, conducendo il suo Portatore a sedersi goffamente da un lato. Deve sfamarlo, dopotutto.
Lascia che usi il suo nuovo coltello per tagliare il pane, ormai diventato sempre più duro. Dovrà iniziare presto a sfamarlo solo con l’altro cibo che ha comprato. Non sta prestando attenzione agli altri, quindi rimane sorpreso quando sente la voce allarmata di Padme.
« V-via! A-arriva! » dice il loro accompagnatore e Berzenev guarda incuriosito il granchio che sta segnalando il pericolo.
È solo allora che si accorge del costante rumore di sottofondo e, velocemente, ordina al Portatore di muoversi, raccoglierlo dalla roccia su cui l’aveva poggiato e prendere tutte le loro cose, sbrigandosi a seguire gli altri.
Si nascondono dentro un edificio stretto, abbastanza riparati da poter vedere la strada, ma ancora abbastanza protetti.
Ed è per questo che riescono a vedere quello che passa loro davanti, quello che li avrebbe attaccati se non fossero stati avvertiti. Il piccolo mostriciattolo ha salvato loro la vita, riuscendo a percepire il pericolo.
Lo ricompenserà, lui e la sua gente avranno un ruolo importante nel suo regno, per gratitudine.
Non può ignorare, allo stesso tempo, il terrore del suo Portatore. Il serpente che è passato davanti a loro, dopotutto, era enorme e i suoi Portatori non sono mai particolarmente coraggiosi.
È facile quindi, quando si trovano davanti alla scelta se tornare fuori o proseguire per il passaggio che hanno trovato, lasciare che sia il suo Portatore a parlare, senza alcun filtro.
«D-dentro» dice, piano, stringendosi Berzenev al petto «continuiamo dentro».
Lo accontentano, e il bambino sembra rilassarsi per un secondo. Bene, se il suo Portatore è rilassato è più facile convincerlo che andrà tutto bene, che Berzenev non lo lascerà morire.
Non ancora, almeno.

Scendono per primi, la torcia stretta in una delle mani del Portatore, mentre l’altra stringe Berzenev vicino al cuore, un gesto istintivo.
Il Portatore ha probabilmente capito che quello non sarà l’unico pericolo che incontreranno e che ora come ora Berzenev è l’unica possibilità che ha di uscirne vivo.
Immagina sia ironico, dopotutto.
Non ci vuole molto tempo a capire che non sono soli lì sotto. I rumori che accompagnano ogni loro passo sono un indizio sufficiente. Non crede che sia il mostro di prima, il rumore troppo lieve e interrotto, ma probabilmente qualcosa di simile.
Altri rettili sono intorno a loro, li possono chiaramente sentire, e l’idea non lo rassicura, ma nemmeno lo preoccupa particolarmente. Se rimangono nascosti, possibilmente spaventati dalla torcia che il Portatore tiene fermamente davanti a loro per fare un po’ di luce.
Presto si rendono purtroppo conto che non è così.
I sibili si fanno sempre più insistenti ogni passo che fanno e ad un certo costringe il Portatore a fermarsi ed illuminare un po’ più in là.
Sono circondati di serpenti bianchi, evidentemente infastiditi. Non sembrano concentrarsi sul fuoco, troppo intenti a muoversi in massa, agitati.
Gli occhi bianchi confermano la sua ipotesi: sono ciechi, sono infastiditi dal calore, forse dai loro passi, ma non possono sperare di spaventarli con la fiamma.
Il bambino fa un passo indietro, spaventato, e Berzenev lo lascia fare. Non sa se sono velenosi e i suoi Portatori sono fin troppo fragili per potere sopportare un morso di serpente. L’ultima volta che è successo il bambino è morto dopo poche ore, prima ancora di potere trovare un sostituto.
Cosa può fare?
È a quel punto che sente, da dietro di loro, dei rumori di ali. Piume che si muovono frenetiche nell’aria.
Uccelli? Qui?
Non ha un bel rapporto con gli uccelli, lui, troppo spesso lo hanno scambiato per un mero giocattolo e hanno cercato di beccarlo, giocare con lui. Non gli piacciono, non li ama, e pensava che almeno sotto terra fosse salvo. Si sbagliava.
Ma cosa ci fanno qui? Degli uccelli che vivono nel sottosuolo? Impossibile.
-Avanziamo, e speriamo che i falchi ci liberino la strada!- dice uno dei suoi compagni, e Berzenev lo guarda. I rapaci sono, certamente, i nemici naturali degli uccelli in superfice, ma funziona allo stesso modo lì? Questi serpenti hanno mai avuto a che fare con un simile animale?
Non hanno bisogno di caos, hanno bisogno che i serpenti se ne vadano e non basta qualcosa del genere, evidentemente il demone non è abbastanza sveglio da arrivarci.
Ma è facile, un piccolo sforzo quasi spontaneo, e gli uccelli diventano molto più spaventosi, superano le barriere dei sensi, entrando dentro la mente dei suoi avversari. Non importa che siano ciechi, ora i serpenti avranno paura, vorranno scappare.
Ma se il suo piano non funziona non può lasciare che il suo Portatore vada avanti per primo, no? Ed è facile, per una volta, aiutandosi con il terrore che prova il bambino, fargli esprimere la giusta emozione.
«Ho paura,» gli fa sospirare, «non voglio andare avanti»
.



EHskr1J
[B: 5%; M: 10%; A: 20%; C: 40%]
Corpo 75% Mente 125% Energia 100%
CS: 0

Attive e Passive
Meglio, però, essere temuto che odiato, per questo Berzenev è anche in grado di trasmettere ai suoi bambini, ma a qualsiasi cosa voglia, un'aura di pericolo che terrà tutti coloro che vorranno ribellarsi al suo piano a debita distanza [Maledire, 6u 5 utilizzi]

Note:
Ho dovuto fare 3000 cose questa settimana quindi scusate il post ancora una volta all'ultimo minuto.
Ho, come detto in confronto, utilizzato la mia passiva sull'illusione di Ramses per spaventare i serpenti e spingerli ad andarsene. In tutto questo il bambino cerca di rimanere indietro, spaventato, sperando di impietosire gli altri e spingerli ad andare avanti a lui.

 
Top
view post Posted on 28/7/2015, 22:18

Hear me Quack!
·····

Group:
Member
Posts:
1,946

Status:



Rotte della Scoperta ~ Rettili


"E-esploriamo!"
La voce eccitata e incerta di Pame, lasciava poco spazio a domande sul dafarsi, d'altronde, l'uomo-pesce non riusciva proprio a star fermo, muoveva le due paia braccia come un ossesso, non riusciva proprio a trattenere l'emozione per quell'idea. Aruj, invece, non riusciva a non pensare a quali tesori avrebbe potuto trafugare e riportare a casa e, nonostante le disavventure con certi tesori, era intenzionato ad arricchirsi il più possibile: che vantaggio c'era ad unirsi ad una spedizione del genere, rischiando anche la vita, se non poteva sciacallare ?
L'entusiasmo del nano e dell'uomo-pesce, però, non era condiviso dagli altri due che prendevano la faccenda molto seriamente, ovvero nella maniera meno divertente possibile. Non c'è storia! Quando si tratta di esplorare antiche rovina, non c'è di meglio che portarsi appresso un gruppetto di giramondo, ladri, truffatori e canaglie assortite. È vero, spesso le cose possono prendere una piega imprevista e diventare immediatamente pericolose, d'altronde cosa non è pericoloso? Eppoi, furfanti e mascalzoni sanno almeno come godere delle piccole gioie del saccheggio indiscriminato di qualunque manufatto o reperto storicamente interessante.
Quel gruppo, invece, era una noia! Pame escluso, ovviamente.
La città si rivelò molto più grande di quello che si poteva comprendere dall'esterno: le rovine si estendevano a perdita d'occhio, fondendosi con la vegetazione mista del Plaakar.
Date le dimensioni del posto, ci fu molto da camminare. Il gruppo esplorò la zona, trovando che le strutture s'alzavano sempre di più verso il cielo e si fondevano con un tetto di rami e foglie che rendevano difficile anche al sole di raggiungere il suolo: solo alcuni flebili barlumi cadevano in raggi più o meno spessi, creando una trama di luce ed ombre sul terreno e sui rivoli d'acqua. Laddove le fronde s'aprivano di più, in un innaturale corridoio, e la luce rischiarava la zona, si poteva ammirare la bellezza dell'antica città e scorgerne lo splendore perduto. Ah, il pirata ne aveva visti di luoghi belli ma posti del genere riuscivano sempre a strappargli un sorriso o a provocargli un brivido d'emozione, piccole gioie di una vita avventurosa.
Infine c'era il vento e le foglie sembravano cantare.
Oh si, l'incessante melodia del vento sembrava essere il sottofondo perfetto.
Dopo un'ora di cammino, intramezzato da piccole soste, qua e là, per ammirare le antiche strutture, il gruppetto si fermò. Il caldo e la stanchezza della lunga camminata iniziavano a farsi sentire anche se, sedere fra la polvere di quel posto, così, come se nulla fosse, nel bel mezzo di quella che doveva essere una grossa strada, dava uno strano senso di pace e calma. Gambe incrociate, schiena piegata all'indietro, le mani ben puntate a terra, Aruj si godeva la più che meritata pausa. Prese un sorso di grog dalla fiaschetta e un boccone dalle provviste che aveva con se, prima di accendersi un sigaro. Sbuffava i grossi cerchi di fumo, ascoltando il fruscio delle fogliame e tremava in un brivido, quando quel vento che sembrava soffiare alto e lontano, finalmente, raggiungeva la schiena sudaticcia del capitano e brevemente lo toccava, quasi come una carezza appena accennata. Forse era solo suggestione, forse era quel posto, eppure, per un momento, il pirata dimenticò il mare.
La pausa fu bruscamente interrotta quando il granchietto che accompagnava Pame, iniziò a contorcersi e muoversi freneticamente, e l'uomo-pesce raccolse tutto in fretta e furia, suggerendo ai suoi compari di fare lo stesso.
"V-via! A-arriva!" Disse e cosa aveva visto o sentito lo sapeva solo lui. Si gettò in un edificio poco lontano, facendo subito dopo capolino e indicando silenziosamente di seguirlo. Muoveva le quattro braccia concitatamente, sul suo viso decisamente non antropomorfo si poteva leggere una nota di paura. E così, accettando il suggerimento della loro guida, i tre si precipitarono, raggiungendo in quattro e quattr'otto la porta dalla quale sbucava il buon Pame. Lì dentro, nascosti come topi impauriti, non del tutto sicuri di cosa avesse spaventato l'inumano, i tre aspettarono svariati minuti, mentre la loro guida scrutava l'esterno con occhio sospetto. Poi, dal nulla, un'enorme bocca apparve, fauci spalancate che mostravano piccoli denti aguzzi, fatti per mordere e smembrare e tagliuzzare e straziare qualunque preda fosse capitata a tiro, che fosse un uomo-pesce, un bestione grosso quanto una casa, un bambino e il suo pupazzo di pezza o un nano barbuto. Un corpo coperto di scaglie, verdi come le fronde degli alberi, che producevano uno strano fruscio ad ogni movimento; Aruj aveva già visto qualcosa di simile, un qualcosa che era stato relegato nei suoi incubi peggiori, la vista bellissima e al contempo tremenda di una bestia di tali dimensioni da riuscire ad affollare, da sola, la mente del nano per giorni.
Che fosse un drago? C'erano draghi nel Plaakar?
Il sol pensiero riuscì a scuotere l'animo del nano, che non poteva far altro che assistere al passaggio del mastodonte inerme, silenzioso e a bocca aperta. Mai avrebbe pensato che, in una sola vita, ne avrebbe rivisto un altro, mai se lo sarebbe augurato. Gli occorse parecchia forza mentale per scacciare quell'idea, insinuatasi in lui alla sola vista delle scaglie, ma quando il fruscio si fece più tenue e svanì, il capitano riuscì a trovare la calma.

Una volta passata la tempesta, al gruppo non restavano che due scelte: continuare l'esplorazione all'esterno, con il rischio di affrontare quello che pareva, di fatto, essere un drago oppure scendere e proseguire in quell'edificio buio che, tutt'ad un tratto, appariva più rassicurante del resto della città.
Per Aruj, la scelta era scontata. Non sarebbe tornato là fuori, non senza una risposta di che cosa fosse quell'affare. Per quel che ne sapeva, Pame aveva nascosto loro qualcosa e, nonostante la simpatia che provasse per l'uomo-pesce, lo avrebbe torchiato e torturato, finchè non avesse sputato il rospo... O granchio ... O quel che è. Non era, però, quello il momento.
Difronte agli avventurieri c'era un'unica strada percorribile, una scalinata stretta con i gradini consumati dal tempo e dalle migliaia di passe che gente ormai morta, prima di loro, aveva fatto. La buona notizia era che il buio non era un problema, avevano le torce a portata di mano, e che un bestione ed un pirata armati fino ai denti accompagnavano il gruppo, sul bambino e sull'inumano non sembrava poter far affidamento, almeno non in caso di combattimento. Prima della scala, una porta con intricati disegni e un bottone rosso, una gemma rossa. La curiosità prese per un attimo il sopravvento del pirata che, mentre il gruppo ponderava inutilmente su quale fosse la scelta migliore, si sentì in dovere di investigare l'oggetto, cercando di capirne il funzionamento. Bastò uno sguardo per capire che non era collegata a nulla: non una trappola, non uno strano meccanismo per aprire le porte, nulla. Eppure, ciò che aveva visto lì fuori, pochi attimi prima, non rassicurava affatto il nano sull'utilizzo di quell'oggetto; poteva essere magico, per quel che ne sapeva, e nonostante lo scintillio cremisi di quel cristallo fosse una grande tentazione, Aruj fu costretto a lasciare quel ninnolo al suo posto ed evitare i guai, ancora per un altro po'.
Discesero la scalinata, impervia, malconcia, con i gradoni che sembravano quasi sgretolarsi sotto i loro piedi. Era di certo la via più facile, rispetto alla possibilità di incontrare faccia a faccia un dannatissimo drago, proveniente da chissà quale buco infernale. Illuminata dalla fioca luce della torcia, sorretta dal più piccolo dei quattro, la discesa portò nella testa del nano altri pensieri. Pame, subito dietro di lui, non aveva obiettato la scelta del gruppo e l'armadio infondo alla fila creava nel pirata uno strano senso di claustrofobia, vedendo quell'enorme sagoma bloccare qualsiasi via di fuga: forse, metterlo in fondo non era stata una buona idea.
Raggiunto l'ultimo scalino, il fuoco illuminò migliaia di scaglie che si muovevano le une sulle altre, corpi lunghi e affusolati, pallidi, che riflettevano il colore giallastro delle fiamme, corpi che si contorcevano e s'aggrovigliavano e sibilavano.
"Serpenti ... Proprio i serpenti dovevo trovarci?!"
Aruj ebbe un tuffo al cuore, al sol vedere quelle creature, anche se non fu l'unico. Il pavimento era ricoperto interamente da serpenti albini, completamente bianchi, anche le loro pupille lo erano. Un nido di serpi poteva essere una bella seccatura ma, a quanto pare, ogni membro della spedizione aveva la propria soluzione al problema, che fosse stordirli o confonderli o spaventarli. Il pirata la pensava diversamente: perchè lasciare in vita quelle creature? Ne aveva viste fin troppe per una giornata e disorientare quelle bestie avrebbe potuto significare un bel morso alla caviglia e, di certo, la cosa sarebbe stata una bella seccatura: va a spiegare all'Ammiraglio perchè quel simpaticone di Pame è morto con la bava alla bocca, oppure va a dire alla madre che suo figlio è stato morso da un serpente e, purtroppo, è morto. No, è fuori discussione! Troppe lacrime, troppi drammi, troppi problemi. Quei rettili striscianti meritavano di essere lavati col fuoco, un buon metodo piratesco che risolve molti problemi, e quando si hanno bombe incendiarie a portata di mano il tutto è molto più facile.









Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150%

Passive in Uso:
Curiosità Tecnologica ~
Gran lettore, Aruj è di sicuro il più acculturato fra le canaglie di Dorhamat, con una certa predilezione alla tecnologia. Smontare e rimontare armi da fuoco, costruirne di nuove, studiare le serrature e i lucchetti più complessi sono il pane quotidiano del pirata; a questo c'è da aggiungere il retaggio nanico, a detta dei nani la razza più intelligente di Theras, e la capacità da canaglia di imparare in fretta, l'abilità da mercante di far calcoli piuttosto complessi in un battito di ciglia, senza dimenticare il talento da capitano di dover pensare in fretta e quella da pirata di dover conoscere le basi della carpenteria.
Non c'è da stupirsi, quindi, se Aruj è capace di comprendere al volo il funzionamento di qualunque aggeggio o congegno gli passi fra le mani o di capire senza problemi le falle o i punti di forza di una struttura con un solo sguardo.
Ora, immaginate se non avesse preso tutti quei colpi in testa.
( Passiva Raziale del Nano: "Conoscenze tecnologiche " ~6 ->5 Utilizzi~/ Oggetto dell'Erboristeria: "Amuleto Raziale")

Attive in Uso: N/a

Oggetti in Uso:
Foco e Fiamme~
Seppur costruite con strumenti rudimentali e casalinghi, queste bombe racchiudono in loro conoscenze scientifiche e alchemiche avanzate. Costruite da Aruj stesso, il loro scopo è uno solo: creare scompiglio.
Il fuoco alchemico contenuto in esse, spaventa a morte i marinai, che molte volte hanno visto le proprie vele e navi bruciare a causa di questo. Di potenza molto contenuta, seppur incapace di mettere in vero pericolo un'imbarcazione o chiunque dovesse trovarsi a portata di tiro, è un'ottima distrazione nella concitazione della battaglia.
(Oggetti acquistati in Erboristeria: "Biglia Deflagrante"x2 -> x1)

Riassunto/Note: BLBL, come da confronto.



 
Top
PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 29/7/2015, 03:31




Rotte della scoperta
di saggezza perduta e risvegli

— kırmızı —

Occhi%20rossi_zpst0tfieip

???
giorno; profondità di Eşrefoğlu


So cosa sono.
Conosco il mio compito.
Sono sveglio. Non vivo, sveglio. La polvere mi ricopre come un pesante mantello. È soffice, non è richiesto. Nell'oscurità aspetto, come ho sempre fatto. Sono stato creato per questo. Loro non sono più, eppure mi muovo ancora quando loro ordinano.
Devo difendere, devo proteggere, questo è il mio ruolo. Quando il rosso chiede, io agisco. Quando il rosso mi ignora, io riposo. Non è ancora il momento di riposare. Devo agire, sento dei passi. Qualcuno è entrato, qualcuno sta arrivando.
So cosa fare, conosco il mio compito. Sento piccoli essere striscianti rivoltarsi, non è richiesto. Sento passi incerti nell'oscurità. Si avvicinano come previsto. È sempre previsto. Io sono sempre qui, ma loro non più.
A guardia della prova, al cospetto dei saggi io mi piego, al cospetto dei violenti io agisco.
Il rosso ordina, io eseguo.
Loro arrivano.

Sono pronto.


Pame
giorno; oscurità sconosciuta, rovine di Eşrefoğlu


La scala scendeva nell'oscurità più fitta, illuminata solo dalla fiamma della torcia.
Si sentivano stanchi, come avessero fatto un lungo tratto di corsa. Con il cuore in gola avevano attraversato i serpenti, sicuri che la maggior parte fosse morta per le bombe del nano e il resto spaventata a morte dall'illusione, ma non era così. C'erano buchi nelle pareti, in cui altri esseri striscianti si contorcevano, spaventati da quell'evento a cui non avevano mai assistito nella loro breve vita. Mai infatti avevano visto predatori, di nessun tipo, e mai la luce aveva toccato quei gradini che avevano reso la loro casa. Spaventati da quelle esperienze che non erano abituati ad affrontare, risposero come farebbe qualunque animale: attaccarono. Si avventarono sul piccolo gruppo, aprendo le bocche e azzannando polpacci e braccia, senza pietà nè rimorso.
Terrorizzati da quell'evento inaspettato, il gruppo corse oltre, macinando gradini su gradini, spaventati dal solo suono dei loro respiri rochi, addentrandosi nell'oscurità alla fievole luce di una torcia sempre più instabile, sempre più flebile. Finchè qualcuno non ordinò di fermarsi.
Lì, al centro dell'oscurità, Pame li fermò tutti, afferrandoli saldamente con le quattro braccia. L'uomo era straordinariamente forte per la sua stazza, e il suo tono non era quello allegro e spensierato che gli altri gli avevano visto usare in quei giorni.
Era basso, teso ed eccitato. Si assicurò che tutti si fossero fermati, poi prese qualcosa dallo zaino. Una foglia per ciascuno, di un verde così scuro da sembrare nero. Mise in bocca la sua e iniziò a masticarla velocemente, assicurandosi che tutti seguissero il suo esempio.
« Ammiraglio date me. » spiegò, masticando rumorosamente « Per veleno. »
Continuarono per altri dieci minuti nell'oscurità, e quando oramai avevano perso le speranze di trovare qualcosa lì sotto, ecco l'ultimo gradino.
Attraversarono un lungo corridoio che puzzava di polvere e aria stantia. Le pareti erano decorate con disegni antichi e gemme rosse, che rilucevano tenuemente al passaggio della torcia.
Infine sbucarono in una stanza che nell'oscurità sembrava perfettamente circolare.
Al centro una statua alta due metri, raffigurante un incrocio tra un uomo e un rettile, con le mani in direzione del corridoio che avevano appena attraversato, le dita chiuse a coppa come un mendicante che chiede l'elemosina. Gli occhi, due gemme rosse come quelle incontrate prima, rilucevano appena come se fossero dotate di vita propria, e sembravano seguire i movimenti del gruppo nella stanza. Una lapide in pietra copriva quasi interamente le gambe della statua, mentre ai piedi di questa tutti videro dei piccoli oggetti intagliati: un piccolo uccello, una spada, uno scudo, una piuma per scrivere, un sole stilizzato.
Erano tutti fatti dello stesso materiale della statua, e ognuno di essi aveva alcuni dettagli arricchiti dallo stesso gioiello rosso che avevano imparato a riconoscere.
Nell'uccello il becco.
Nella spada l'elsa.
Nello scudo i bordi.
Nella piuma la punta.
Nel sole i raggi.
Pame si accucciò sulle gambe, aguzzando la vista sulla lapide. Si rialzò lentamente, un'espressione confusa sul volto.
Con tono vergognoso si rivolse ai suoi compagni, indicando la lastra di pietra.
« N-non riesco leggere. »




QM point


Siamo al terzo turno!
Riuscite a superare i serpenti, ma non vi rendete conto che i vostri stratagemmi funzionano a metà. I serpenti rimasti e altri presenti nei muri vi assalgono e vi mordono. Superate di corsa il loro nido, subendo un danno Medio all'energia e spaventandovi, entrambi gli effetti causati dal veleno dei morsi (@Allea: se vuoi Berzenev può subire il danno come "contraccolpo mentale" del bambino, se non vuoi farlo mordere direttamente).
Quindi arrivate nella stanza descritta nel post. Avete via libera, decidete cosa fare e parliamone in confronto.
Considerate che è il turno più "libero" della quest, quindi chiedete, chiedete, chiedete. I dettagli sono importanti, mi raccomando.
Per il vostro post avete 7 giorni di tempo, fino alle 23:59 del 5 Agosto.

 
Top
view post Posted on 5/8/2015, 22:09

Hear me Quack!
·····

Group:
Member
Posts:
1,946

Status:



Rotte della Scoperta ~ Sole



E mentre le fiamme scoppiettavano e crepitavano, le bestie striscianti si contorcevano su se stesse e le une sulle altre, scappando, sibilando, morendo. L'odore di zolfo si mischiava a quello della carne bruciata, rendendo l'aria di quel corridoio fetida per chiunque non fosse abituato al sapore del sangue o la furia della battaglia. Ad Aruj, quell'odore piaceva, lo inebriava, gli ricordava gli arrembaggi e i colpi di cannone. E poi, quella vista: il fuoco giallo ocra che bruciava intenso, prima di spegnersi in uno sfrigolio, il rantolo di morte delle fiamme alchemiche, la luce abbacinante nell'oscurità, uno spettacolo pirotecnico degno della scienza nanica.
Quando le fiamme, il fumo e le illusioni si dissiparono, i quattro continuarono la propria discesa, solo per scoprire che il passaggio non era affatto sicuro e le serpi non erano tutte morte. Come in un incubo ofidiofobico, quegli esseri striscianti presero ad uscire dalle pareti. Esseri che non avevano mai visto la luce o percepito un nemico in chissà quanti secoli, sibilavano al vuoto e mordevano l'aria, si attorcigliavano alle gambe o alle braccia, e conficcavano i propri venefici denti nella pelle dei poveri sventurati che s'erano addentrati nel loro nido.
Il nano si scrollò di dosso le bestie che ancora penzolavano e iniziò a correre, così come fecero gli altri tre. Chi se lo sarebbe aspettato, chi poteva immaginare che quei bastardi avessero un nido tanto grande da aver colonizzato i muri? Nel buio, solo i passi svelti, respiri affannati e un borbottio in nanico. "Sümüksü hayvanlar" Una litania continua, sussurrata in tono grave e rauco, a metà fra la preghiera di un devoto fedele e le lamentele di un vecchio scorbutico: Aruj non era mai stato un grande amante dei rettili o di qualunque cosa strisciasse sulla terra ferma e, col tempo, aveva imparato a detestare i serpenti in particolare.
Quando i sibili furono ormai lontani dalle orecchie del gruppetto, Pame fermò tutti con voce bassa e grave. Sembrava aver perso ogni gioia o eccitazione- Poi, illuminato dalla flebile torcia, prese una strana erba, la masticò e la mise sui segni dei morsi, indicando agli altri di fare lo stesso. Era un bene che la loro guida fosse così ben preparata per la spedizione perchè quel veleno faceva un male cane e le ferite erano già gonfie.
Dopo la breve sosta, i quattro avventurieri arrancarono nell'oscurità per diversi minuti, prima di raggiungere l'ultimo gradino della scalinata. Alcuni pensano che i nani siano nati dalla roccia e siano abituati agli spazi stretti o addirittura che provino un ancestrale piacere nel ritrovarsi nel sottosuolo ma chiunque abbia messo in giro certe voci di certo non sa che la gente tozza è più abituata al limpido cielo akeraniano, dopo ben più di qualche generazione passata nel deserto, che agli spazi chiusi; tra l'altro, fa gli esponenti di questa razza, c'è chi ha deciso deliberatamente di lasciare la terraferma, per sentirsi ancora più libero, diventando un pirata. Immaginate, ora, di essere abituati ad aver il sole che vi scalda il viso e l'oceano e l'orizzonte come unico limite e di ritrovarvi a dover passare svariati minuti nella quasi più totale oscurità, in uno spazio ristretto e con poca aria: ecco cosa provava Auj, un senso di opprimente angoscia.
Quando la scalinata terminò, il pirata poté prendere un po' di respiro. Certo, l'aria non era buona come quella in superficie e sapeva di polvere e umidità ma, almeno, ora sentiva di avere un po' di spazio in più per muoversi.
Il corridoio in cui vennero a ritrovarsi aveva le pareti decorate con stupende opere d'arte, il tutto arricchito con grosse gemme rosse. Lo sporco che s'era accumulato e impregnava l'aria, dimostrava che occhio non era stato posato su quei meravigliosi rubini da molto, molto tempo e, a quel punto, a nessuno doveva importare poi molto se qualcuno avesse inavvertitamente fatto cadere una di quelle gemme nella propria borsa, per poi ritrovarle casualmente, una volta fuori da quel dedalo intricato. Almeno questo era il pensiero del nano, che si soffermò ad ammirare quei disegni più del dovuto, lasciando che i propri compagni lo precedessero di qualche passo, così da poter sgraffignare qualcosina e non dover ritornare a casa totalmente a mani vuote, nel caso quell'avventura non fosse andata come sperato. Di quelle gemme, d'altronde, ce n'erano in abbondanza, che male c'era a prenderne una o due o tre? Non sarebbero mai mancate a nessun serpente potesse abitare quel luogo. A chi importava se qualche rubino mancava? Fatta eccezione per Aruj che se ne usciva un po' più arricchito culturalmente, ovviamente.
Al termine dell'andito s'apriva una sala più grande, perfettamente circolare. Niente colonne o pilastri a reggere il soffitto, solo pareti decorate ed una statua, i piedi coperti da una lapide, alla protezione di quella che sembrava essere l'unica porta. Il tema, ricorrente: esseri antropomorfi, ricoperti di scaglie; le pareti raffigurava quella che sembrava una processione o, meglio, due che partivano dall'entrata e si concludevano difronte alla grossa lastra posta dietro la statua e, a condurre la marcia, figure incappucciate che reggevano un calice. Mentre il nano osservava attentamente le pareti e il pavimento, in cerca di trappole, i suoi compagni si mostrarono ben più interessati alla statua che si rivelò essere, di per sé, un mistero.
Pame per primo notò l'incisione, in capace però di leggerla, poi fu il turno del bestione che lesse ad alta voce.

- Se usata nel modo sbagliato può rovinare una vita, se usata nel modo giusto può salvarne una. -


Incuriosito, anche Aruj si chinò a leggere. Niente di nuovo. Eppure sembrava strano che qualcun altro, oltre lui, sapesse leggere il nanico o, forse, c'era qualcos'altro sotto?
L'omone si cimentò poi a comprendere il funzionamento della statua, abbastanza ovvio, c'è da aggiungere: cinque oggetti, raffiguranti una spada, uno scudo, una piuma, un uccello e un sole; uno di questi avrebbe aperto la grossa porta dietro la statua, gli altri avrebbero attivato una qualche trappola.
Eppure non c'erano trappole nella stanza, niente muri o pavimenti spinati, nessun congegno che potesse schiacciarli, cuocerli, affettarli, niente di niente. Nel suo guardarsi attorno, il nano aveva anche compreso che la statua in se potesse fungere da chiave: poni l'oggetto giusto sopra e quella si gira.
La questione, ora, era qual'è l'oggetto giusto?
"... La punta della piuma sostituita dalla gemma mi fa credere che sia questo il particolare da tenere in considerazione, quindi dovrebbe essere questo l'oggetto giusto. Almeno secondo me."
Fece l'omone, aggiungendo che gli oggetti, di forme e dimensioni diverse, avevano anche pesi diversi. Aruj purtroppo non ha la buona abitudine di ascoltare quello che gli si dice e si perse, sicuramente, qualche pezzo del discorso, qualcuno che considerava superfluo o estremamente ovvio e, mentre anche il bambino si univa alla discussione, soppesava gli oggetti di fronte a se, studiando la forma delle mani della statua.
"La spada!" Si mise in piedi, estraendo il fido kilij dal fodero, come in preda ad un'intuizione geniale. "Può parare e salvarti la vita!" Prese a combattere contro l'aria, immaginando di trovarsi faccia a faccia con un avversario e sfoderando le sue mosse migliori. "Ma ti può rovinare la vita ..." La voce s'abbassa e diventa rauca, la lama tocca la dura pietra sotto i suoi piedi. " ... Ricordo tutti quelli che ho ucciso." Conclude teatrale, ritornando in uno stato di totale immersione nei propri pensieri, gli occhi fissi sulla statua che si poggiano veloci sulla lapide e poi passano in rassegna gli oggetti. E mentre l'omone ritorna a ribadire il concetto de "la penna è più affilata della lama", il pirata si inginocchia di nuovo, tonando ad esaminare gli oggetti.
Strani simboli, in ognuno dei quali era evidenziato qualcosa. A pensarci bene, tutti avevano una loro ragion d'essere, tutti potevano salvare la vita o rovinarla. Forse non c'entrava nulla la scritta con l'oggetto da usare, forse c'entrava la forma e il peso, forse quella frase non era riferita ai cinque oggetti ma alla statua stessa o quello che celava.
Forse, forse ... Troppi forse.
E mentre Aruj ragionava sui forse, arrivò all'illuminazione.
Tutto in quel posto ricordava i rettili: la bestia squamosa all'entrata, i serpenti, gli ibridi dipinti sulle pareti. Cos'era, però, la cosa che ai rettili serve di più? Cos'è che ad un rettile, in quel posto mancava? I serpenti sembravano cavarsela bene senza spade o scudi o uccelli o penne, eppure erano totalmente bianchi, accecati dal buio più totale della pietra. Cos'è che cerca la lucertola, anche in mezzo al deserto?
"Sole ... "
La risposta, la soluzione, il sussurro del nano arrivarono tardi, quando quell'omone cocciuto aveva già posto la sua prediletta piuma sulla statua. Inutile dire che, il povero Aruj restò a bocca aperta davanti a quella scelta. In mano stringeva il sole, pronto ad esser poggiato in quello che sembrava essere il posto più adatto, le mani chiuse in una coppa della statua.
Non c'era modo di tornare indietro, la scelta era stata compiuta e il nano decise di riservare un "te l'avevo detto" appositamente per il suo compagno di viaggio. Almeno si sarebbe preso una soddisfazione e avrebbe potuto tenere per se quel sole dai raggi rossi come ennesimo reperto di quel luogo perduto nel tempo.









Aruj Shadak

Status fisico: 75%
Status mentale: 75%
Energia: 150%

Passive in Uso:
Curiosità Tecnologica ~
Gran lettore, Aruj è di sicuro il più acculturato fra le canaglie di Dorhamat, con una certa predilezione alla tecnologia. Smontare e rimontare armi da fuoco, costruirne di nuove, studiare le serrature e i lucchetti più complessi sono il pane quotidiano del pirata; a questo c'è da aggiungere il retaggio nanico, a detta dei nani la razza più intelligente di Theras, e la capacità da canaglia di imparare in fretta, l'abilità da mercante di far calcoli piuttosto complessi in un battito di ciglia, senza dimenticare il talento da capitano di dover pensare in fretta e quella da pirata di dover conoscere le basi della carpenteria.
Non c'è da stupirsi, quindi, se Aruj è capace di comprendere al volo il funzionamento di qualunque aggeggio o congegno gli passi fra le mani o di capire senza problemi le falle o i punti di forza di una struttura con un solo sguardo.
Ora, immaginate se non avesse preso tutti quei colpi in testa.
( Passiva Raziale del Nano: "Conoscenze tecnologiche " ~5 ->4 Utilizzi~/ Oggetto dell'Erboristeria: "Amuleto Raziale")

Attive in Uso: N/a


Riassunto/Note: Ramses era l'unico con le idee chiare, quindi abbiamo deciso, in privato, di accodarci alla sua scelta e porre la piuma sulla statua. Ho avuto un'ispirazione mattutina riguardo ai rettili e al sole, che ho voluto mantenere nel post, ma non sembrava comunque convincente.
Detto questo, da ora in avanti la responsabilità di cosa accade al gruppo e, ovviamente, dei miei furtarelli e le possibili conseguenza, ricade su di lui :v:
*ruba e si sente la coscienza a posto*

PS: prendo rubini(x3) dal muro e mi tengo il sole. :sisi:



 
Top
Allea
view post Posted on 5/8/2015, 22:19







Fa male.
È come un eco nella sua mente, un pensiero fisso che non riesce a respingere sebbene non provenga da lui. Fa male.
Il Portatore arranca, il morso alla caviglia lo rende meno agile, meno forte, meno quello di cui lui ha bisogno. Fa male.
Se lo avessero morso direttamente, pensa, probabilmente avrebbe fatto meno male. Può sentire il veleno che circola nelle vene del Portatore, inutile sacca di carne e ossa, fragile.
Odia che gli sia così indispensabile, che se ora morisse Berzenev sarebbe in guai seri.
Scendono le scale velocemente, ma i loro respiri sono affannati, spaventati. È una scala lunga e stretta che non sembra avere fine, non hanno dove altro scappare se non avanti.
Forse sarebbe stato meglio rimanere fuori, forse, ma anche lì non era sicuro.
Spera che questo cubo ne valga la pena, non gli importa che il Portatore muoia, non gli importa che i suoi accompagnatori muoiano. Ha bisogno di diventare più potente, ora come ora la sua intera esistenza non ha senso. Non può arrivare dove deve, non può essere quello per cui è nato, non può…
Si rende conto di essere… nervoso, forse anche spaventato. Non è abituato, non sono pensieri che gli appartengono. Berzenev non dovrebbe essere capace di provare emozioni, certamente non dovrebbe sentirsi così agitato.

Fa male.


Gli pulsa la testa, ma di nuovo è facile rendersi conto che non è dolore suo, che non è suo tutto quello che prova. Dovrebbe essere lui a possedere i suoi Portatori e non lasciarsi sopraffare dalle loro debolezze.
Vanno avanti per tanto tempo, tanto che sembra quasi che la scalinata non debba avere mai fine. Non sembrano esserci altri serpenti, però, il che probabilmente è un buon segno Fa male, camminano fino a che non è Pame a fermarli. Pame che non ha ancora pronunciato parola da quando sono stati attaccati.
Pame che, come il Portatore, come gli altri, sembra essere in balia delle sue emozioni. Fastidioso.
« Ammiraglio date me. » spiega, tirando fuori e cominciando a mangiare una foglia, invitandoli a fare lo stesso « Per veleno. »
Ancora prima che Berzenev gli dica qualcosa il portatore si porta in avanti, prende la foglia e la mette in bocca. La mastica velocemente, ma non basta a fargli passare la paura.
Probabilmente servirà per il morso, forse servirà a fargli riprendere un po’ di fiato, ma Berzenev continua ancora a sentire i riverberi del terrore. In ogni angolo potrebbe esserci qualcosa che cerca di ucciderli e lui è stato costretto a venire lì e vuole tornare a casa non ha voglia di perdere altro tempo.
Tutti sembrano sentirsi meglio dopo la foglia di Pame, ma il suo Portatore non sembra capace di calmarsi, continua a muovere le dita e Berzenev sta per bloccare completamente la sua coscienza, chiuderlo in una piccola gabbia dove non possa più dare fastidio, ma la mente del Portatore si ribella.
Sarebbe facile ignorarlo, non è nulla di più di una ribellione, una di quelle che ogni portatore ha all’inizio, prima di rassegnarsi, ma quello che sente lo blocca.
Il Portatore sembra deciso a collaborare con lui, forse ha compreso che Berzenev lo ricompenserà per il suo ruolo nella sua avanzata verso il potere.
Forse è solo stanco.
Non gli importa realmente, non fa alcuna differenza per lui. Può farlo andare a dormire con poco sforzo, ma questo potrebbe essere un cambiamento interessante.


Quando finalmente la scalinata ha fine si trovano in una stanza apparentemente circolare. Non è più illuminata della scalinata, ma la luce della torcia la illumina flebilmente.
Berzenev non ha mai avuto interesse in questo genere di cose e il suo Portatore è di origini troppo umili per potere apprezzare realmente quello che hanno intorno.
Quello che riescono a vedere, che coglie subito l’attenzione di tutti, è la statua in mezzo alla stanza. La statua ha la forma di un uomo rettile, un po’ come quella statuina che uno dei suoi accompagnatori ha regalato a Pame.
Le mani sono porte in avanti, a richiedere un’offerta, e non gli piace nulla di tutto questo. Sapeva che non sarebbe stato facile arrivare al tesoro, al cubo, ma non è abituato a queste genere di cose.
Brzenev è nato e cresciuto a corte, il giocattolo dei bambini più importanti e più viziati, riveriti e coccolati. Sa come ammaliare qualcuno, sa come usare i suoi poteri per farsi seguire, per rimanere invisibile davanti a tutti.
Qua non si tratta di questo, però. Non può ammaliare una statua e non può davvero ragionare con tali bestie, non sono al livello del suo intelletto. Non si pente della sua scelta, sa cosa deve fare, sa che non sarà sempre facile, ma non può fare a meno di sentirsi… irritato.
Non è solo la statua, però, ad attirare la sua attenzione. Ai piedi di essa ci sono degli oggetti, e mentre i suoi compagni si affrettano ad avvicinarsi lui rimane ad osservarli da lontano.
Un uccello con il becco rosso, una spada con l’elsa grondante di sangue, una piuma intinta in inchiostro rosso, uno scudo pitturato cremisi, un sole con i raggi scottanti.
Tutto sembra essere rosso qui in fondo. Il diamante alla porta, gli occhi della statua e ora questo. Che cosa sta succedendo?
-Credo che ci sia un meccanismo che fa spostare quella lastra di pietra. E a giudicare dalla posizione delle mani probabilmente la statua "aspetta" uno di questi oggetti. Se usata nel modo sbagliato può rovinare una vita, se usata nel modo giusto può salvarne una. La cosa potrebbe far pensare alla spada, ma la punta della piuma sostituita dalla gemma mi fa credere che sia questo il particolare da tenere in considerazione, quindi dovrebbe essere questo l'oggetto giusto. Almeno secondo me.- dice uno dei suoi compagni e Berzenev lo guarda per un secondo prima di portare il bambino a muoversi.
Sui muri è dipinta una scena, una processione forse, un’offerta probabilmente, dato il calice che i primi esseri portano tra le mani. Anche loro, come la statua, hanno fattezze simili a dei rettili.
Tutto sembra ricollegarsi sempre a dei serpenti.
I suoi compagni continuano a parlare, sembrano essere abbastanza sicuri, ma lui non sa che cosa pensare. Non è abituato alle strane usanze degli esseri che lo accompagnano e se questi rettili avevano al loro tempo usanze simili…
Il suo Portatore è stupido, non l’ha scelto certo per la sua intelligenza, e non può essere d’aiuto in una situazione simile, purtroppo.
Però… deve pur dire qualcosa. Il Portatore glielo permette, leggendo le parole nella sua mente e muovendo le labbra di conseguenza, ma è Berzenev a parlare, non fidandosi della capacità dell’altro di non piagnucolare.
«La piuma può forse rovinare la vita di una persona, ma salvarla?» il Portatore scuote la testa «Davvero non c'è altro indizio che quello?»
Deve esserci qualcosa. Se non sul muro almeno da qualche altra parte, come si può decidere con così poche informazioni?
L’altro suo compagno sembra convinto che non sia la piuma, ma la spada. Se non riescono a mettersi d’accordo tra di loro che possibilità hanno?
-Una piuma non può salvarti la vita figliolo? Pensa al giudice che sancisce che sei innocente di un crimine che effettivamente non hai compiuto, e ti evita la forca. Pensa ai Regni salvati da trattati di pace firmati da lungimiranti politici. Quante guerre sono state evitate grazie a qualche firma, quanti soldati sono potuti tornare dalle loro famiglie?- gli risponde l’altro, ma sembra essere stupido, una motivazione stupida.
Berzenev non conosce nulla di queste cose, non capisce perché potrebbe essere importante o rilevante ma, più di tutto, non sanno nulla delle tradizioni di questo popolo.
-Sono più che sicuro che una sorta di illusione ci impedisca di leggere il resto del messaggio. Un incantesimo abbastanza debole, ma non riesco a scioglierlo.- una seconda parte del messaggio?
Si avvicina a loro, ma sa che è inutile, Berzenev è bravo a creare illusioni, non romperle.
Non sa che fare, non sa che scegliere. Quindi non lo fa, lascia che siano gli altri, se sono così sicuri, a prendere la decisione. Fa alzare le spalle al portatore quindi, in disinteresse, ma si sposta il più lontano possibile dal corridoio da cui sono venuti, spostandosi verso il muro.
Pensa alla bestia che li ha quasi attaccati sopra, ai serpenti che hanno lasciato un marchio sulle loro pelli. Cosa li aspetterà ora?
Non gli importa. Lui deve conquistare il mondo.
Non ha alcun problema, però, a lasciar morire uno dei suoi compagni al posto suo.



EHskr1J
[B: 5%; M: 10%; A: 20%; C: 40%]
Corpo 75% Mente 125110% Energia 100%
CS: 0
Stato Mentale: Debilitato, non riesce sempre a separare i pensieri del bambino dai suoi.

Attive e Passive
◊ Ventriloquismo, Pergamena 1, permette al pupazzo di cambiare il suono/tono della sua voce a piacimento. Consumo B. Risorsa Mente

Note:
Scusate il post così così, ma ho dovuto fare tutto abbastanza di fretta. Queste due settimane si sono rivelate essere disastrose.

Beh non faccio nulla di particolarmente epocale e alla fine mi faccio da parte permettendo a Montu di posare la piuma.

 
Top
view post Posted on 5/8/2015, 22:51
Avatar

Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
·····

Group:
Member
Posts:
1,940
Location:
Roma

Status:


cysDWef






Pame bloccò la loro corsa nell'oscurità una volta assicuratosi di aver messo abbastanza metri tra il gruppo e i serpenti. Non ne erano usciti del tutto indenni, poichè nei muri del corridoio erano nascosti più rettili di quanti non ne immaginassero, e alcuni erano scattati verso gambe e braccia affondando i ricurvi canini velenosi nella loro carne.
E quelle foglie quasi nere, a detta di Pame, servivano proprio a combattere il veleno; il Demone sperò servissero veramente a qualcosa, visto lo sforzo per mandare giù l'amarissimo antidoto.
Proseguirono per circa una decina di minuti, sempre stretti in quel cunicolo immerso nell'oscurità, guidati solamente dalla flebile luce della torcia che andava spegnendosi.
Finita l'immensa scalinata il corridoio proseguiva ancora per qualche metro, aprendosi poi in una stanza circolare nel cui centro regnava una statua alta almeno due metri.
Metà uomo metà rettile, identico al monile che Montu aveva regalato alla loro guida, aveva incastonate al posto degli occhi due gemme rosse, identiche a quelle viste all'ingresso della scalinata e lungo il corridoio; una lapide copriva interamente le gambe dell'essere e tutt'intorno, sulle pareti, erano raffigurati degli uomini in processione, che sembravano confluire verso una porta alle spalle della statua.
La posizione delle mani, unite a coppa come se stesse aspettando qualcosa, e i cinque oggetti - un uccello, una spada, uno scudo, una piuma da scrittura e un sole- che la statua aveva davanti ai piedi lasciarono pensare ad un meccanismo per sbloccare la via d'uscita. Tutto stava nel capire come attivarlo.
Pame si era chinato sulla lapide ma evidentemente aveva trovato difficoltà a decifrare ciò che vi era scritto, e lo ammise in tono vergognoso.
-N-non riesco leggere.-
Il Demone gli mise allora una mano sulla spalla, quasi cercando di dirgli di non preoccuparsi, e si chinò anche lui.
Si sorprese nel vedere diventare sfocate, e poi trasformarsi in una lingua che conosceva fin troppo bene, ma che non si sarebbe mai aspettato di trovare lì.

اگر راه اشتباه استفاده می تواند یک زندگی را خراب کردن، اگر در راه حق استفاده می صرفه جویی
Se usata nel modo sbagliato può rovinare una vita, se usata nel modo giusto può salvarne una.

-Credo che ci sia un meccanismo che fa spostare quella lastra di pietra. E a giudicare dalla posizione delle mani probabilmente la statua "aspetta" uno di questi oggetti.-
Anche il nano si chinò sulla lapide, e sembrò riuscire a leggere. Però... Un nano che legge la lingua Antica dei Demoni? Impossibile.
-Da quello che c'è scritto sulla lapide probabilmente l'oggetto giusto è uno di questi due.-
Continuò, afferrando poi la spada e la piuma.
-Se usata nel modo sbagliato può rovinare una vita, se usata nel modo giusto può salvarne una. La cosa potrebbe far pensare alla spada, ma la punta della piuma sostituita dalla gemma mi fa credere che sia questo il particolare da tenere in considerazione, quindi dovrebbe essere questo l'oggetto giusto. Almeno secondo me.-
Si accorse soppesando i due oggetti che i pesi erano diversi, e questo rendeva praticamente certa la presenza di un qualche meccanismo nella statua.
-Hanno pesi differenti, quindi il meccanismo dovrebbe attivarsi posizionando l'oggetto con il giusto peso sulle mani della statua. Ho paura di scoprire cosa accade se sbagliamo però. Voi che ne pensate?-
Il primo a parlare fu il bambino. Curioso vedere fino a che punto il coniglio lo avesse soggiogato.
-La piuma può forse rovinare la vita di una persona, ma salvarla? Davvero non c'è altro indizio che quello?-
Montu non capì se cercava di impersonare al meglio un bambino o se veramente la mente del peluche fosse così infantile. Strano, visto il suo potenziale. Aruj anticipò una qualsiasi risposta del Demone provando a convincere il gruppo della sua scelta.
-La spada!- disse estraendo la sciabola -Può parare e salvarti la vita! Ma ti può rovinare la vita ... Ricordo tutti quelli che ho ucciso.-
Si, probabile, ma non era ancora del tutto convincente come teoria.
-Una piuma non può salvarti la vita figliolo? Pensa al giudice che sancisce che sei innocente di un crimine che effettivamente non hai compiuto, e ti evita la forca. Pensa ai Regni salvati da trattati di pace firmati da lungimiranti politici. Quante guerre sono state evitate grazie a qualche firma, quanti soldati sono potuti tornare dalle loro famiglie?-
Poi l'Eterno si rivolse al nano.
-Hai ragione, ma allora perchè sostituire l'elsa con la gemma, e non il filo della lama? Il fatto che qualcuno, secoli fa, abbia impreziosito la punta della piuma mi ha portato a considerarla come soluzione più probabile.-
E restava la questione del messaggio sulla lapide, sia perchè il Demone dubitava fortemente delle capacità di lettura del Nano in una lingua che ben pochi conoscevano, sia perchè sembrava mancare una parte del messaggio. Così Montu, passando le dita sulla lapide liscia, analizzò la pietra più attentamente.
-Sono più che sicuro che una sorta di illusione ci impedisca di leggere il resto del messaggio. Un incantesimo abbastanza debole, ma non riesco a scioglierlo.-

Ci furono attimi di silenzio, nessuno obiettava alla posizione del Demone, nessuno sembrava poter essere in grado di leggere il messaggio per intero, e Montu si rese conto di stringere ancora in mano sia la spada che la piuma.
Lì sotto, circondati dall'oscurità, con serpenti velenosi alle spalle e probabilmente molti altri pericoli davanti a loro -senza contare il rischio di scegliere l'oggetto sbagliato, che avrebbe provocato chissà quali conseguenze- era davvero giusto scegliere e rischiare di condannare tutti? Forse no, ma Montu era sicuro di quella scelta, ed era altrettanto sicuro di poter dare una sostanziosa mano qualora fossero serviti i muscoli per rimediare all'errore.
Forse non era pienamente giusto, ma andava fatto.
Montu si avvicinò alla statua, e prima che gli altri potessero fermarlo lasciò cadere la piuma tra le mani della statua.



Energia: 145 -10 =135%
Fisico: 75%
Mente: 75%

Equipaggiamento:
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta
Machete: Riposto
Corda (5 metri)
Bende: 3
Torcia: 1
Acciarino: 1

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Intuito: abituati da sempre a barcamenarsi tra i rischi del continente, i possessori di questo talento hanno sviluppato un intuito fuori dal comune che gli permette, con una semplice occhiata ad un interlocutore, di capire cosa sia in grado di fare, di fatto apprendendone la classe e il talento di appartenenza. (Numero di utilizzi: 4)

Scetticismo: una delle capacità che sviluppano i possessori di questo talento è l'intuito: essi avranno una comprensione del mondo che li circonda superiore al normale ed una capacità di deduzione ben maggiore di quella di qualsiasi altra persona. Per questa ragione nel caso in cui essi si dovessero trovare innanzi ad una illusione sarebbero sempre in grado di dubitare di essa, e con il consumo di un utilizzo. I possessori del talento semplicemente non si lasceranno ingannare dalle più banali illusioni, affidandosi alla loro esperienza per discernere il reale da ciò che non lo è. (Numero di utilizzi: 5)


Note: Sarà tutta colpa mia :bah:

P.S. Ho segnalato anche il doppio utilizzo della Passiva Intuito nel turno precedente
 
Top
PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 7/8/2015, 06:00




Rotte della scoperta
di stanze nascoste e antichi artefatti

— kırmızı —

Guardiano_zpsgw2dy5vf



Pame
giorno; oscurità sconosciuta, rovine di Eşrefoğlu


Nel momento stesso in cui il demone poggiò la piuma tra le mani della statua, sentirono qualcosa di tremendamente antico che entrava in funzione. All'orecchio esperto del nano ingranaggi e pulegge sembrarono musica mentre si muovevano, uno dopo l'altro, aprendo la porta su un corridoio che non vedeva visitatori da almeno un secolo. Il cunicolo era quasi completamente buio, se non per la luce che il gruppo portava con sè: stavolta era stato l'uomo pesce a prendere l'iniziativa e ad andare avanti, lasciando che gli altri lo seguissero a breve distanza. Proseguirono per appena qualche minuto, prima di sentire un rumore venire dall'oscurità di fronte a loro.
Un fruscio sottile, come quello di foglie che vengono calpestate, durava per un paio di secondi, poi si interrompeva. Il ritmo era quasi ipnotizzante, ma il gruppo era arrivato fin lì, affrontando prove di coraggio e intelligenza. Cosa sarebbe potuta essere la causa di quel rumore? L'ennesima trappola, un indovinello più complesso da risolvere, o magari l'ambito tesoro?
Non lo sapevano, eppure il piacere della scoperta o di un nuovo potere era abbastanza forte in tutto il gruppo per farli andare avanti senza fare domande. Dritto verso la loro fine.
Ebbero appena il tempo di sentire come uno scricchiolio leggero, poi un sibilo come quello dell'enorme bestia che avevano rischiato di affrontare in superficie. Montu vide Pame lasciare la torcia, che roteò per un attimo nell'aria prima di toccare terra. Tuttavia quello era il suo ultimo pensiero in quel momento: Pame ora reggeva tra le quattro braccia un'arma titanica, una mazza chiodata che aveva rischiato di falciarli come grano ben maturo. Il demone potè vedere distintamente i chiodi dell'arma a pochi centimetri dal suo viso, salvato da morte certa grazie ai riflessi e alla potenza dell'uomo pesce che li aveva guidati fin lì. La cresta sulla testa di Pame era ora di un rosso acceso e ogni traccia di giovialità era sparita dal viso alieno dell'essere. Si era lasciato andare al piacere della scoperta, ma ora che rischiava veramente di morire il suo istinto di sopravvivenza aveva preso il sopravvento su qualunque emozione. I tatuaggi sgargianti sulle braccia si mossero, seguendo il movimento di Pame, che abbassò l'arma fino a farle toccare il suolo, indicando con un dito verso l'oscurità di fronte a loro.
« P-pericolo in stanza avanti. »
Recuperata la torcia e fatto qualche altro metro, videro che il corridoio terminava effettivamente in una stanza a pianta quadrata, ben più larga e alta di quella dove avevano dovuto affrontare l'indovinello della statua. Le mura, a destra e sinistra erano decorate con le illustrazioni che erano abituati a vedere. Tuttavia non ebbero modo di soffermarsi sui disegni, perchè qualcosa li stava aspettando, qualcosa di ben più pericoloso di un mucchio di serpenti spaventati su una scala.

Un costrutto alto più di tre metri li guardava, immobile, le mani che poco prima avevano impugnato la mazza finalmente libere di muoversi. Il suo corpo era stato decorato minuziosamente con piccole scaglie verde smeraldo, come se non fosse un essere fatto di roccia e animato con la magia, ma solo un enorme uomo lucertola sopravvissuto chissà come allo scorrere dei secoli. Al posto degli occhi due familiari pietre rosse erano l'unica cosa di colore diverso sul suo corpo, illuminate da una tetra luce scarlatta. Guardò l'intero gruppo in silenzio per un paio di secondi, come se stesse ascoltando gli ordini di qualcuno prima di agire, poi scattò a una velocità inimmaginabile per quella stazza. L'enorme mano destra si mosse con un movimento largo, spazzando l'aria come una tempesta, con l'intento di colpire direttamente l'intero gruppo per schiantarlo contro il muro della stanza. L'altra mano rimase chiusa a pugno e puntata verso di loro, mentre alcune delle scaglie che lo ricoprivano si staccavano, volando come schegge impazzite verso gli intrusi.
Pame fece un balzo all'indietro, schivando l'enorme mano, prendendo in pieno il successivo attacco di scaglie, che rimbalzarono sul suo corpo muscoloso. Scosse la testa appena per riprendersi, ma si fermò subito dopo, il suo sguardo attirato da qualcosa di inaspettato. Alle spalle del colosso una piccola colonna ad altezza d'uomo reggeva un oggetto cubico, decorato da innumerevoli gemme rosse.
Visto la descrizione che avevano ricevuto direttamente dall'Ammiraglio non v'erano dubbi: era l'oggetto che stavano cercando!
Non rimaneva che superare in forza o in astuzia il guardiano e poi scappare via a gambe levate.
Ma ce l'avrebbero o sarebbero stati sconfitti da quell'ultima, difficile, prova?



QM point


Siamo vicini alla conclusione!
Quello che succede in questo post è diretta conseguenza di quello che avete fatto finora:
- rispondendo all'indovinello a quel modo aveva fatto reagire il guardiano con un lancio della propria arma.
- Pame si rende attivamente utile per il gruppo grazie al dono di Montu, e vi difende dal lancio inaspettato dell'arma nel corridoio.
- altri dettagli che non sto a spiegarvi. :v:

Quello che dovete fare è semplice: difendervi o subire i danni del guardiano e tentare di sconfiggerlo o di recuperare il cubo che sta difendendo.
Il primo attacco, la spazzata di mano, conta come un attacco Alto ad area, che se colpisce danneggia il corpo, mentre la pioggia di schegge che vi colpisce subito dopo è un attacco Medio ad area, che se colpisce danneggia il corpo.
Mettetevi d'accordo e portate avanti la vostra strategia in confronto. Vi dirò lì come procede lo scontro.
Al solito per qualsiasi domanda sono disponibile.
Per questo post vi chiedo un piccolo sacrificio e vi do 5 giorni di tempo, fino a giorno 12/08 alle 23:59, in modo da lasciarvi poi più tempo a cavallo di Ferragosto.

 
Top
view post Posted on 12/8/2015, 17:12
Avatar

Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
·····

Group:
Member
Posts:
1,940
Location:
Roma

Status:


cysDWef







Non appena la piuma scivolò tra le mani della statua il rumore di antichi ingranaggi in movimento riempì la stanza. Lentamente la porta si aprì rivelando un altro corridoio immerso nel buio, un corridoio che a giudicare dall'acre odore di stantio non vedeva luce da secoli. Pame, evidentemente eccitato all'idea che la loro mèta fosse sempre più vicina, prese una torcia e si incamminò, lasciando che il gruppo lo seguisse: subito dietro di lui Montu, poi Aruj insieme al coniglio con il suo bambino.
Dopo appena un minuto dal momento in cui avevano imboccato la nuova strada sentirono un rumore particolare provenire dall'oscurità davanti a loro: sembravano foglie calpestate, e sebbene a quella profondità e dopo ciò che avevano superato un rumore del genere fosse alquanto inquietante, il ritmo cadenzato sembrava quasi ipnotizzante. Proseguirono senza chiedersi cosa fosse quel suono finchè udirono un sibilo identico al verso della creatura squamata che avevano rischiato di affrontare in superficie; Montu vide la torcia retta da Pame cadere a terra quasi al rallentatore, il pericolo era vicinissimo, e portò la mano verso il suo machete, più adatto agli spazi angusti della katana, ma prima di riuscire a muoversi vide un'enorme mazza chiodata fermarsi a pochi centimetri dal suo viso. Pame stringeva con tutte e quattro le braccia l'impugnatura di quell'arma titanica, la cresta rosso acceso e i tatuaggi che sembravano correre lungo tutto il suo corpo. Il guerriero Mak, illuminato dal basso dalla torcia lasciata cadere, appariva temibile ed affascinante. Il Demone continuò ad osservare la mazza mentre l'uomo pesce la posava delicatamente a terra.
-G...grazie Pame. Mi hai salvato la vita.-
-P-pericolo in stanza avanti.-
Pericolo? Avevano rischiato di rimanere a decorare le pareti del corridoio, macellati dalla mazza, se non fosse stato per i riflessi di Pame.
Continuarono a camminare fino ad uscire su una stanza quadrata, grande almeno tre volte quella circolare che avevano appena lasciato. Non fecero caso alle decorazione sulle pareti, gettarono solo un rapido sguardo al cubo che aveva tutta l'aria di essere ciò che stavano cercando, perchè un gargantuesco uomo lucertola, alto più di tre metri e con gli occhi rossi come le gemme che si erano abituati a trovare ovunque, li fissava.
Lo stallo non durò che pochi secondi, poi, con un'inimmaginabile velocità, l'essere attaccò: una mano spazzò l'aria davanti a loro, e quando il Demone fu colpito venne scaraventato all'indietro contro la parete, l'impatto gli mozzò il respiro e non fece in tempo a reagire perchè vide arrivargli contro una pioggia delle scaglie che ricoprivano il mostro. Cercò di ruotare su sè stesso per coprire i punti vitali quando qualcuna di quelle schegge affilate gli si conficcarono nella pelle. La mano privata delle scaglie mostrava uno scheletro di roccia, forse animata da una qualche secolare magia.
Sanguinante e con probabilmente una costola rotta Montu alzò lo sguardo e rispose a quel devastante attacco: corse verso il costrutto lanciandogli contro il petto uno dei suoi esplosivi, saltò attraversando la nuvola di denso fumo nero che si stava sollevando verso il soffitto della stanza, e colpì con una spallata la creatura all'altezza dello sterno, o almeno nel punto in cui se fosse stato un essere umano si sarebbe trovato lo sterno.
Il golem di roccia venne sbilanciato all'indietro non più di qualche passo, mentre il Demone sentì immediatamente le conseguenze di quella corsa contro un muro.
Estrasse anche la katana e si avvicinò alle gambe del loro avversario, dimenando la spada insieme al corto machete ed affondando quanti più colpi possibili. Venne scaraventato via da una manata del costrutto, appena in tempo per permettere a Aruj di sparargli contro una pioggia di pallettoni.
Le gambe del golem si spezzarono, il guardiano si accasciò su sè stesso e la luce sinistra nei suoi occhi si spense. Il silenzio fece sembrare tutto troppo facile, ma Pame superò l'iniziale diffidenza ed afferrò il cubo. Roccia, come tutto ciò che avevano incontrato in quell'edificio, ma una faccia presentava circa trenta gemme rosse di cui solo la metà erano debolmente illuminate.
-T-torniamo.-
Non c'era altra strada che quella da cui provenivano, e alleggeriti dal pericolo di non trovare l'oggetto, tornarono ad imboccare il corridoio con più serenità.
Passarono di nuovo davanti alla statua, e risalirono le scale fino a ritrovarsi ancora davanti al nido di serpenti. Questa volta Pame si fece avanti, ed invitando tutti a portarsi le mani alle orecchie emise un potentissimo verso che mise in fuga i serpenti.
Tornati nella radura si accertarono che il rettile non stesse ancora cacciando in quella zona, poi si addentrarono nella giungla e ripresero il viaggio verso Iznik.
Fu solo alle porte della città del Sultanato che il Demone realizzò di aver veramente portato a termine la missione, nonostante avessero anche il tempo contro.
Stavano per incontrarare nuovamente l'Ammiraglio.



Energia: 135 -20 -20 =95%
Fisico: 75 -10 -5 =60%
Mente: 75%

Equipaggiamento:
Shokan: Riposta
Pistola: Riposta
Machete: Riposto
Corda (5 metri)
Bende: 3
Torcia: 1
Acciarino: 1

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
Personale 3/25 Consumo Energetico: Alto (20%)
il guerriero esegue un'offensiva diretta in grado di respingere violentemente il proprio avversario.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero può eseguire questa tecnica sia fronteggiando fisicamente con un impeto travolgente il proprio avversario, sia eseguendo una qualche forma di presa marziale che possa sortire il medesimo effetto: scagliare lontano, o respingere con violenza il nemico. Le dinamiche della tecnica sono liberamente personalizzabili a discrezione del giocatore, purché non autoconclusive. Va considerata come tecnica offensiva di potenza Alta che andrà a danneggiare il Fisico, e come tale è necessario fronteggiarla.

Personale 6/25 Consumo Energetico: Alto (20%)
il guerriero riesce a scagliare fino ad otto fendenti in successione con la propria arma.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero riesce a scagliare fino ad otto attacchi in rapida successione a mani nude, o con la propria arma. La posizione delle varie offensive cambierà in base al movimento compiuto dal guerriero. Questa tecnica può essere utilizzata anche con le armi da lancio. Non aumenta la velocità di movimento del guerriero, ma solo quella con cui compie gli attacchi. La tecnica va contrastata come un'unica offensiva di portata complessiva Alta che andrà a danneggiare il Fisico, avente natura fisica.

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Intuito: abituati da sempre a barcamenarsi tra i rischi del continente, i possessori di questo talento hanno sviluppato un intuito fuori dal comune che gli permette, con una semplice occhiata ad un interlocutore, di capire cosa sia in grado di fare, di fatto apprendendone la classe e il talento di appartenenza. (Numero di utilizzi: 4)

Scetticismo: una delle capacità che sviluppano i possessori di questo talento è l'intuito: essi avranno una comprensione del mondo che li circonda superiore al normale ed una capacità di deduzione ben maggiore di quella di qualsiasi altra persona. Per questa ragione nel caso in cui essi si dovessero trovare innanzi ad una illusione sarebbero sempre in grado di dubitare di essa, e con il consumo di un utilizzo. I possessori del talento semplicemente non si lasceranno ingannare dalle più banali illusioni, affidandosi alla loro esperienza per discernere il reale da ciò che non lo è. (Numero di utilizzi: 5)


Note: Nulla da dichiarare, tutto come in confronto
 
Top
view post Posted on 12/8/2015, 19:29

Hear me Quack!
·····

Group:
Member
Posts:
1,946

Status:



Rotte della Scoperta ~ Golem


Non appena la piuma ebbe toccato i palmi della statua, un rumore meccanico riempì l'androne. Pietra contro pietra, la pedana si giró su se stessa: era un magnifico congegno, quello, talmente magnifico da ipnotizzare per un istante Aruj. Se solo avesse potuto, avrebbe smontato quel meccanismo e ci avrebbe guardato dentro: com'era possibile che una civiltà tanto antica avesse tale tecnologia? Laggiù non c'erano solo pietre preziose o antichi reperti da rivendere al miglior offerente, quel posto doveva esser pieno zeppo di quegli antichi marchingegni e chissà che altro. La curiosità del nano, al solo pensiero, schizzò alle stelle e se qualcuno avesse potuto leggergli nella mente, avrebbe visto una reazione non molto diversa da quella di Pame, all'inizio di tutto, reazione che appariva all'esterno soltanto come un ghigno storto che s'allargava e faceva capolino dalla barba.
Quello che c'era oltre la porta, invece, riportò il nano alla dura realtà, ricordandogli che quei tunnel erano affascinanti ma terribilmente pericolosi. Quale modo migliore di una mazza chiodata, che appare dal nulla, per far cadere dalle nubi un certo pirata perso nei propri sogni tecnologici?
Se non fosse stato per la prontezza di Pame e l'incredibile e, c'è da dirlo, inaspettata forza dell'uomo-pesce, probabilmente il bel faccino dell'omone chiacchierone sarebbe stato ridotto in poltiglia, dal gigantesco nemico che sembrava non vedesse l'ora che la porta si spalancasse, per lanciare la propria arma contro chiunque si trovasse difronte.
Il tonfo del legno contro la mano palmata fu tale che Aruj dovette distogliere lo sguardo dalla statua girevole e reindirizzato su quell'affare oltre la lastra di pietra. Un mastodonte coperto di gemme verdi, s'ergeva una spanna sopra i presenti, facendo vibrare musicalmente quelle che parevano essere scaglie ad ogni movimento. Se ciò non fosse bastato a renderlo minaccioso, era sufficiente fissarlo nei suoi occhi vuoti e inespressivi, dello stesso materiale e colore delle gemme raccolte da Aruj, per comprendere che c'era qualcosa di sinistro nel mostro. Quello sguardo, quei movimenti meccanici e senz'anima, li aveva già visti prima. Quell'affare ricordava tanto quell'uomo metallico che Rainier si portava dietro, Chevalier il Golem.
Non ci fu tempo di osservare il gigante di cristallo, che il guardiano di quella cripta tornò ad attaccare, con l'unico intento di schiacciare gli intrusi, alle sue spalle un cubo luminescente che aveva tutta l'aria di essere il motivo di tute quelle fatiche.
La sensazione di trovarsi in una di quelle vecchie storie di eroi e avventurieri, marinai e scavezzacollo crebbe. Aruj dimenticò i tesori trovati lungo il tragitto, mentre si alzava in piedi, con fare solenne, e si preparava ad un altro scontro, degno delle canzoni di bardi. Nella sua immaginazione, già si vedeva vecchio e con la barba bianca a raccontare quella storia a banditi e tagliagole, mostrando cicatrici e vecchi tatuaggi, ispirando i più giovani a ripercorrere i suoi passi e a rivivere la sua leggenda.
Il golem scrutò il gruppo con i suoi occhi cremisi, per poi scattare in avanti. Quella mostruosità, nonostante la stazza, si muoveva veloce come una belva ed era preciso come uno di quei sangue freddo che strisciavano sopra le loro teste. Mosse il braccio, spazzando l'aria e travolgendo qualunque cosa si parasse sulla traiettoria e scaraventando il nano a terra.
Lì, in mezzo allo sporco e alla polvere, al pirata sembrò di esser stato atterrato da un di quelle spallate delle guardie di Qashra. Ancora ricordava la sensazione, il piccolo momento in cui la vista s'offusca e tutto sembra andare sottosopra, solo per scoprire che il mondo girava ancora come prima e la situazione non era poi tanto grave come sembrava. Aruj s'alzò, piantando un pugno in terra, mentre una fitta nel petto gli spezzò il respiro per un istante; non serviva un mago o un guaritore per capire cosa non andava, un'altro colpo del genere e si sarebbe ritrovato con una costola rotta.
Il pirata si ritrovò in piedi al momento giusto, solo per esser colpito da un altra mossa del golem. Una pioggia di frammenti verdi, travolse il nano che non fece in tempo a proteggersi, nè sarebbe stato in grado di schivare ogni singolo, piccolo pezzettino di smeraldo che gli volava incontro. Era come ritrovarsi nel bel mezzo di una rissa, dove volano vetri rotti da per tutto, qualcuno rimbalza addosso, qualcun'altro si conficca appena sotto la pell, altri ti sfiorano. Quando Aruj abbassò le braccia, alzate istintivamente a protezione della faccia e degli occhi, una miriade di minuscoli taglietti ricoprivano il petto e le braccia e le gambe.
Tutto sommato, il costrutto s'era rivelato essere meno pericoloso di quello che appariva, anche se erano chiare le sue intenzioni o quelle di chi lo manovrava da dietro le quinte. I quattro non sarebbero riusciti a passare, non senza qualche sforzo. Suo malgrado, il capitano avrebbe dovuto abbattere quella magnifica creatura che nascondeva i segreti di un'antica civiltà e, anche se non fosse stato lui, i suoi compagni lo avrebbero fatto al posto suo. Le ferite e la tenacia del mostro inanimato, infervorarono Aruj. Il cuore gli pulsava veloce nel petto e i muscoli si contrassero, invigoriti dal sapore della battaglia e dal fuoco che gli scorreva nelle vene.
Imbracciò l'Affonda Navi, carico e pronto a sparare, prima di gettarsi verso il golem. Tirò indietro il cane e, raggiunta la distanza alla quale non serve neanche mirare per essere sicuri di colpire, premette il grilletto. Fece fuoco a bruciapelo, la pietra focaia fece scaturire le scintille e l'odore di polvere da sparo bruciata già impregnava l'aria, la fiammata giallastra che ne seguì arroventò i pallettoni, scatenando sul costrutto una pioggia di piombo incandescente. Era quasi un peccato che quel coso non potesse provare dolore.
Si mosse rapido il nano, scivolando al lato del golem, strisciando l'enorme pistola sul pavimento ed estraendo la sciabola. Il costrutto era ancora in piedi dopo il primo colpo, forse c'era speranza di non ridurlo in mille piccoli pezzettini. Reggendo la lama con la sinistra, il pirata colpì, puntando alle gambe. Lo stridio del ferro contro le rocce preziose provocò un brivido lungo la schiena di Aruj, che per un istante temette che il ferro si potesse spezzare.
L'arto si spezzò e il golem crollò al suolo.
L'omone era stremato dallo sforzo, così come il nano, gli altri due, invece, si preoccuparono di raccogliere il cubo, che Pame s'affretto di riporre al sicuro nello zaino.
L'avventura finiva lì.
Erano così i viaggi dei grandi avventurieri? Che i bardi amassero ricamare su qualunque storia, non c'era dubbio ma, quella volta, tutto era stato così facile, così breve. Nel suo cuore, il pirata era alquanto deluso ma poteva riportare a casa qualche bella gemma e un sole intagliato nella pietra. Eppure c'era qualcosa che ancora lo incuriosiva: il costrutto. Si chinò sul nemico abbattuto e , come una belva che si ciba delle spoglie delle preda, Aruj avrebbe svelato i segreti del golem e sarebbe tornato a casa più ricco, più colto e a lui bastava quello.
Pame, fece segno a tutti di andar via e il nano s'affretto a raccogliere i reperti nello zaino, prima di riunirsi al gruppo.
Sulla strada del ritorno, non accadde nulla, tutti i pericoli erano stati sventati e, all'esterno, non c'era più traccia della bestia che avevano incontrato, prima di discendere nelle profondità. C'è qualcosa di bizzarro nel ripercorrere la stessa strada a ritroso, tutto sembra un po' più corto, tutto sembra un po' diverso, in qualche modo nuovo.
L'assenza di pericoli e i lunghi tempi di marcia, diedero al nano modo di riflettere su ciò che aveva visto fra le rovine, il golem sopra tutte lo incuriosiva e lo lasciava interdetto. In quell'affare non c'era solo la prova della più avanzata tecnologia che avesse mai visto, ma anche dell'importanza che la magia avrebbe potuto avere su di essa. E fu così che trascorse il viaggio di ritorno in silenzio, con il taccuino in mano, a ripercorrere quello che era riuscito ad appuntarsi di fretta e furia. Forse avrebbe trovato una qualche applicazione a quelle scoperte.








Aruj Shadak

Status fisico: 60%
Status mentale: 75%
Energia: 130%

Passive in Uso: Rissoso I ~
Non importa che sia una semplice scazzottata fra compagni di bevuta o un combattimento all'ultimo sangue, una volta lanciato il guanto della sfida, per Aruj diventa una questione personale. Il primo a lanciarsi nella mischia e l'ultimo ad arrendersi, il capitano sembra poter colpire con più cattiveria e forza ogni volta che viene ferito, quasi traesse potere dai colpi ricevuti. Come se ciò non bastasse, inoltre, forse per uno strano senso di competizione, tanto più è abile l'avversario, tanto più il pirata sembra infervorasi e rinvigorirsi.
Il capitano non sembra curarsi, inoltre, del protrarsi di queste azzuffate, così come di qualunque combattimento in cui sia coinvolto. Anche se ferito gravemente, infatti, il nano continua a combattere, ignorando il dolore con la stesa facilità con cui tracanna un bicchiere di rum. Tutto ciò, ovviamente, quando gli avversari non sono degli smidollati: in quel caso, Aruj non alzerà un dito e non ce ne sarà bisogno, dal momento che questi non porranno mai alcuna minaccia.
(Abilità personale 4/25: Passiva ~6 -> 4 utilizzi~ Power Up su danno a "Fisico" ricevuto, non autoinflitto, alle CS "Forza"
Passiva ~6 Utilizzi~ Avanguardia: Resistenza
Cristallo del Talento: Passiva ~6 -> 4 Utilizzi~ Avanguardia II: Competizione CS "Forza"
Passiva ~6 Utilizzi~ Avanguardia II: Corpo d'Acciaio)

Attive in Uso:
Pioggia di Piombo ~
La bravura e l'abilità di Aruj nel maneggiare la sua arma da fuoco è largamente apprezzata e riconosciuta fra coloro che hanno avuto l'onore, o meglio il coraggio e la sfortuna, di combattere al suo fianco. Spesso, però, l'abilità non è sempre tutto e una dimostrazione di forza è, a volte, necessaria per ottenere la vittoria. La filosofia alla base di questo attacco travolgente, infatti, è: "L'accuratezza non è un valore importante, ma lo è la letalità." D'altronde, nessuno ha mai avuto di che lamentarsi, dopo esser stato colpito da quel turbinio di pallettoni roventi che il pirata è capace di scatenare, dolore a parte.
(Abilità Personale 10/25: Natura Fisica, Danno Alto al fisico (Costo: Energia Media + Autodanno di 4 CS ))

Giocare Sporco~
Seppur Aruj sia un pirata non troppo celebre, visto il numero copioso di corsari che infestano Dorhamat, qualunque oste si ricorda di lui: coinvolto troppo spesso in zuffe, riesce a seminare il terrore nei cuori dei poveri locandieri che vedono la propria bettola cadere nel caos, quando il nano inizia a menare le mani. Rissoso, molto più dei suoi colleghi, in queste occasioni il capitano predilige l'uso delle mani, più che del ferro, arrivando a disprezzare chiunque usi un'arma; per questo motivo, il nano riserva a tali soggetti un trattamento speciale: li disarma e li colpisce laddove fa più male.
Seppure sia stata ideata per punire i disonesti, la tecnica di disarmo è versatile anche in un vero combattimento, dissuadendo gli incuti che provano a fronteggiare fisicamente Aruj; se ciò non dovesse bastare e qualcuno dovesse ancora avere il coraggio di combattere contro il nano, un colpo basso, subdolo e veloce, può far pentire anche il più duro dei combattenti.
(Abilità Personale 2/25: "Natura Fisica, Danno Basso all'Equipaggiamento" (Costo: Basso; Energia)
Abilità Personale 3/25 "Natura Fisica, Danno Medio al Fisico," (Costo: Medio; Energia))

Riassunto/Note: Come da confronto. Mi scuso per la bassa qualità del posto ma, per eventi imprevisti, mi sono ritrovato a doverlo scrivere di fretta. ^^



 
Top
17 replies since 15/7/2015, 21:35   490 views
  Share