Hear me Quack! ····· - Group:
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Rotte della Scoperta ~ Rettili
"E-esploriamo!" La voce eccitata e incerta di Pame, lasciava poco spazio a domande sul dafarsi, d'altronde, l'uomo-pesce non riusciva proprio a star fermo, muoveva le due paia braccia come un ossesso, non riusciva proprio a trattenere l'emozione per quell'idea. Aruj, invece, non riusciva a non pensare a quali tesori avrebbe potuto trafugare e riportare a casa e, nonostante le disavventure con certi tesori, era intenzionato ad arricchirsi il più possibile: che vantaggio c'era ad unirsi ad una spedizione del genere, rischiando anche la vita, se non poteva sciacallare ? L'entusiasmo del nano e dell'uomo-pesce, però, non era condiviso dagli altri due che prendevano la faccenda molto seriamente, ovvero nella maniera meno divertente possibile. Non c'è storia! Quando si tratta di esplorare antiche rovina, non c'è di meglio che portarsi appresso un gruppetto di giramondo, ladri, truffatori e canaglie assortite. È vero, spesso le cose possono prendere una piega imprevista e diventare immediatamente pericolose, d'altronde cosa non è pericoloso? Eppoi, furfanti e mascalzoni sanno almeno come godere delle piccole gioie del saccheggio indiscriminato di qualunque manufatto o reperto storicamente interessante. Quel gruppo, invece, era una noia! Pame escluso, ovviamente. La città si rivelò molto più grande di quello che si poteva comprendere dall'esterno: le rovine si estendevano a perdita d'occhio, fondendosi con la vegetazione mista del Plaakar. Date le dimensioni del posto, ci fu molto da camminare. Il gruppo esplorò la zona, trovando che le strutture s'alzavano sempre di più verso il cielo e si fondevano con un tetto di rami e foglie che rendevano difficile anche al sole di raggiungere il suolo: solo alcuni flebili barlumi cadevano in raggi più o meno spessi, creando una trama di luce ed ombre sul terreno e sui rivoli d'acqua. Laddove le fronde s'aprivano di più, in un innaturale corridoio, e la luce rischiarava la zona, si poteva ammirare la bellezza dell'antica città e scorgerne lo splendore perduto. Ah, il pirata ne aveva visti di luoghi belli ma posti del genere riuscivano sempre a strappargli un sorriso o a provocargli un brivido d'emozione, piccole gioie di una vita avventurosa. Infine c'era il vento e le foglie sembravano cantare. Oh si, l'incessante melodia del vento sembrava essere il sottofondo perfetto. Dopo un'ora di cammino, intramezzato da piccole soste, qua e là, per ammirare le antiche strutture, il gruppetto si fermò. Il caldo e la stanchezza della lunga camminata iniziavano a farsi sentire anche se, sedere fra la polvere di quel posto, così, come se nulla fosse, nel bel mezzo di quella che doveva essere una grossa strada, dava uno strano senso di pace e calma. Gambe incrociate, schiena piegata all'indietro, le mani ben puntate a terra, Aruj si godeva la più che meritata pausa. Prese un sorso di grog dalla fiaschetta e un boccone dalle provviste che aveva con se, prima di accendersi un sigaro. Sbuffava i grossi cerchi di fumo, ascoltando il fruscio delle fogliame e tremava in un brivido, quando quel vento che sembrava soffiare alto e lontano, finalmente, raggiungeva la schiena sudaticcia del capitano e brevemente lo toccava, quasi come una carezza appena accennata. Forse era solo suggestione, forse era quel posto, eppure, per un momento, il pirata dimenticò il mare. La pausa fu bruscamente interrotta quando il granchietto che accompagnava Pame, iniziò a contorcersi e muoversi freneticamente, e l'uomo-pesce raccolse tutto in fretta e furia, suggerendo ai suoi compari di fare lo stesso. "V-via! A-arriva!" Disse e cosa aveva visto o sentito lo sapeva solo lui. Si gettò in un edificio poco lontano, facendo subito dopo capolino e indicando silenziosamente di seguirlo. Muoveva le quattro braccia concitatamente, sul suo viso decisamente non antropomorfo si poteva leggere una nota di paura. E così, accettando il suggerimento della loro guida, i tre si precipitarono, raggiungendo in quattro e quattr'otto la porta dalla quale sbucava il buon Pame. Lì dentro, nascosti come topi impauriti, non del tutto sicuri di cosa avesse spaventato l'inumano, i tre aspettarono svariati minuti, mentre la loro guida scrutava l'esterno con occhio sospetto. Poi, dal nulla, un'enorme bocca apparve, fauci spalancate che mostravano piccoli denti aguzzi, fatti per mordere e smembrare e tagliuzzare e straziare qualunque preda fosse capitata a tiro, che fosse un uomo-pesce, un bestione grosso quanto una casa, un bambino e il suo pupazzo di pezza o un nano barbuto. Un corpo coperto di scaglie, verdi come le fronde degli alberi, che producevano uno strano fruscio ad ogni movimento; Aruj aveva già visto qualcosa di simile, un qualcosa che era stato relegato nei suoi incubi peggiori, la vista bellissima e al contempo tremenda di una bestia di tali dimensioni da riuscire ad affollare, da sola, la mente del nano per giorni. Che fosse un drago? C'erano draghi nel Plaakar? Il sol pensiero riuscì a scuotere l'animo del nano, che non poteva far altro che assistere al passaggio del mastodonte inerme, silenzioso e a bocca aperta. Mai avrebbe pensato che, in una sola vita, ne avrebbe rivisto un altro, mai se lo sarebbe augurato. Gli occorse parecchia forza mentale per scacciare quell'idea, insinuatasi in lui alla sola vista delle scaglie, ma quando il fruscio si fece più tenue e svanì, il capitano riuscì a trovare la calma.
Una volta passata la tempesta, al gruppo non restavano che due scelte: continuare l'esplorazione all'esterno, con il rischio di affrontare quello che pareva, di fatto, essere un drago oppure scendere e proseguire in quell'edificio buio che, tutt'ad un tratto, appariva più rassicurante del resto della città. Per Aruj, la scelta era scontata. Non sarebbe tornato là fuori, non senza una risposta di che cosa fosse quell'affare. Per quel che ne sapeva, Pame aveva nascosto loro qualcosa e, nonostante la simpatia che provasse per l'uomo-pesce, lo avrebbe torchiato e torturato, finchè non avesse sputato il rospo... O granchio ... O quel che è. Non era, però, quello il momento. Difronte agli avventurieri c'era un'unica strada percorribile, una scalinata stretta con i gradini consumati dal tempo e dalle migliaia di passe che gente ormai morta, prima di loro, aveva fatto. La buona notizia era che il buio non era un problema, avevano le torce a portata di mano, e che un bestione ed un pirata armati fino ai denti accompagnavano il gruppo, sul bambino e sull'inumano non sembrava poter far affidamento, almeno non in caso di combattimento. Prima della scala, una porta con intricati disegni e un bottone rosso, una gemma rossa. La curiosità prese per un attimo il sopravvento del pirata che, mentre il gruppo ponderava inutilmente su quale fosse la scelta migliore, si sentì in dovere di investigare l'oggetto, cercando di capirne il funzionamento. Bastò uno sguardo per capire che non era collegata a nulla: non una trappola, non uno strano meccanismo per aprire le porte, nulla. Eppure, ciò che aveva visto lì fuori, pochi attimi prima, non rassicurava affatto il nano sull'utilizzo di quell'oggetto; poteva essere magico, per quel che ne sapeva, e nonostante lo scintillio cremisi di quel cristallo fosse una grande tentazione, Aruj fu costretto a lasciare quel ninnolo al suo posto ed evitare i guai, ancora per un altro po'. Discesero la scalinata, impervia, malconcia, con i gradoni che sembravano quasi sgretolarsi sotto i loro piedi. Era di certo la via più facile, rispetto alla possibilità di incontrare faccia a faccia un dannatissimo drago, proveniente da chissà quale buco infernale. Illuminata dalla fioca luce della torcia, sorretta dal più piccolo dei quattro, la discesa portò nella testa del nano altri pensieri. Pame, subito dietro di lui, non aveva obiettato la scelta del gruppo e l'armadio infondo alla fila creava nel pirata uno strano senso di claustrofobia, vedendo quell'enorme sagoma bloccare qualsiasi via di fuga: forse, metterlo in fondo non era stata una buona idea. Raggiunto l'ultimo scalino, il fuoco illuminò migliaia di scaglie che si muovevano le une sulle altre, corpi lunghi e affusolati, pallidi, che riflettevano il colore giallastro delle fiamme, corpi che si contorcevano e s'aggrovigliavano e sibilavano. "Serpenti ... Proprio i serpenti dovevo trovarci?!" Aruj ebbe un tuffo al cuore, al sol vedere quelle creature, anche se non fu l'unico. Il pavimento era ricoperto interamente da serpenti albini, completamente bianchi, anche le loro pupille lo erano. Un nido di serpi poteva essere una bella seccatura ma, a quanto pare, ogni membro della spedizione aveva la propria soluzione al problema, che fosse stordirli o confonderli o spaventarli. Il pirata la pensava diversamente: perchè lasciare in vita quelle creature? Ne aveva viste fin troppe per una giornata e disorientare quelle bestie avrebbe potuto significare un bel morso alla caviglia e, di certo, la cosa sarebbe stata una bella seccatura: va a spiegare all'Ammiraglio perchè quel simpaticone di Pame è morto con la bava alla bocca, oppure va a dire alla madre che suo figlio è stato morso da un serpente e, purtroppo, è morto. No, è fuori discussione! Troppe lacrime, troppi drammi, troppi problemi. Quei rettili striscianti meritavano di essere lavati col fuoco, un buon metodo piratesco che risolve molti problemi, e quando si hanno bombe incendiarie a portata di mano il tutto è molto più facile.
Aruj Shadak
Status fisico: 75% Status mentale: 75% Energia: 150%
Passive in Uso: Curiosità Tecnologica ~ Gran lettore, Aruj è di sicuro il più acculturato fra le canaglie di Dorhamat, con una certa predilezione alla tecnologia. Smontare e rimontare armi da fuoco, costruirne di nuove, studiare le serrature e i lucchetti più complessi sono il pane quotidiano del pirata; a questo c'è da aggiungere il retaggio nanico, a detta dei nani la razza più intelligente di Theras, e la capacità da canaglia di imparare in fretta, l'abilità da mercante di far calcoli piuttosto complessi in un battito di ciglia, senza dimenticare il talento da capitano di dover pensare in fretta e quella da pirata di dover conoscere le basi della carpenteria. Non c'è da stupirsi, quindi, se Aruj è capace di comprendere al volo il funzionamento di qualunque aggeggio o congegno gli passi fra le mani o di capire senza problemi le falle o i punti di forza di una struttura con un solo sguardo. Ora, immaginate se non avesse preso tutti quei colpi in testa. ( Passiva Raziale del Nano: "Conoscenze tecnologiche " ~6 ->5 Utilizzi~/ Oggetto dell'Erboristeria: "Amuleto Raziale")
Attive in Uso: N/a
Oggetti in Uso: Foco e Fiamme~ Seppur costruite con strumenti rudimentali e casalinghi, queste bombe racchiudono in loro conoscenze scientifiche e alchemiche avanzate. Costruite da Aruj stesso, il loro scopo è uno solo: creare scompiglio. Il fuoco alchemico contenuto in esse, spaventa a morte i marinai, che molte volte hanno visto le proprie vele e navi bruciare a causa di questo. Di potenza molto contenuta, seppur incapace di mettere in vero pericolo un'imbarcazione o chiunque dovesse trovarsi a portata di tiro, è un'ottima distrazione nella concitazione della battaglia. (Oggetti acquistati in Erboristeria: "Biglia Deflagrante"x2 -> x1)
Riassunto/Note: BLBL, come da confronto.
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