Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Davanti allo Specchio. , Contest Mensile Agosto, Onestà.

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view post Posted on 6/8/2015, 20:04

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Davanti allo Specchio



Si guardò le mani e vide i segni di qualcosa che aveva ignorato.
La pelle era diventata diafana, trasparente, sottile come pergamena. Ciò che lo turbava di più era che non riusciva a vedere al di sotto di essa l’intrico delle vene, il capolavoro della natura rappresentato dalla struttura delle ossa. Al di sotto si agitava una sorta di evanescente oceano di fumo ed ombra. Lasciò che lo sguardo di spostasse sullo specchio. Il volto non tradiva quel morbo misterioso, innaturale ed ultraterreno che gli infestava gli arti superiori. Gli occhi però, avevano assunto una colorazione più intensa. Il violetto s’era fatto più brillante, le iridi ardevano di una luce innaturale così simile alla rutilante bellezza delle gemme da inspirare disagio. Qualcosa stava accadendo, qualcosa il cui principio non andava certo ricercato nel presente o nell’immediato passato. La causa era remota, di certo anteriore, alla fuga dall’Isola.
Forse era quella l’origine della consunzione che lo aggrediva. L’Isola.
Le sue conoscenze parlavano chiaro: il cuore di Malzhar Rahl aveva saziato la sete del Sortilegio, spezzato la maledizione e riportato le cose allo status quo ante. Ma il sapere sa essere infido ed Erein era sempre stato consapevole che non esiste maestro che abbia sondato tutti gli abissi di un determinato campo del sapere.
Poteva sbagliarsi, dunque. Forse la maledizione non si era mai interrotta, forse il Sortilegio delle Ombre era stato solo temporaneamente sopito dal sacrificio del Silenzioso Sussurro ed ora che s’era risvegliato pretendeva il suo tributo. Il dubbio iniziò a divorarlo.

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«Sta avanzando …» – disse Gwalch Glass con tono insipido. Dopotutto era solo questione di tempo prima che la faccenda venisse fuori. Il non averlo avvertito prima non gli procurava alcun senso di colpa. Se mai il rimorso doveva roderlo per ciò che era stato fatto in origine.
«E tu non hai intenzione di dirgli niente?» – il vecchio drago osservò il genero con severità.
«Se ne accorgerà da solo …» – lo rimbeccò lo Sparviero - « … A voler essere sinceri avrebbe già dovuto accorgersene da tempo. Lui non vuole vedere e non sarò di certo io ad aprirgli gli occhi.»
Aureus divenne rosso in volto - «Codardo! E’ colpa tua! Tu l’hai reso ciò che è … Tu l’hai trasformato in.. in .. in un …» – sapeva esattamente quale termine usare ma non aveva il cuore di farlo. Gwalch Glass si dimostrò meno ipocrita e lo fece per lui - «Mostro? » – chiese mentre un sorriso sardonico gli si dipingeva in faccia - «Hai mai visto un mostro mi chiedo? Sapresti davvero riconoscerlo se lo trovassi dinnanzi vecchio?»
Aureus gli sputò contro il suo rancore - «Ne ho uno qui dinnanzi a me!»
Lo stregone si portò una mano al petto fingendosi ferito - «Oh questo è crudele…» – fece con tono falsamente addolorato - «… ah ma che senso ha mentire. Insomma tra mostri ci si intende no? Non sapevi forse anche tu quello che succedeva a tuo nipote? Perché non l’hai illuminato con la tua pura e draconica saggezza? »
Il volto del vecchio si accartocciò sotto la pressione del senso di colpa - «Che razza di … Come potevo? Come potevo dire a mio nipote quello che gli avete fatto? Come potevo confessargli che io sapevo che sua madre e suo padre l’avevano trasformato in un ..»
«Dio … Almeno potenzialmente. » – Gwalch Glass si avvicinò al volto del vecchio - «E’ questo che abbiamo fatto vecchio. »
«Bugiardo! Bugiardo! Bugiardo!» – ripeté il drago - «Quello che avete fatto è peccare contro la sua natura. L’avete traviato, corrotto, mutato! Non è più drago, non è più umano, non è più elfo. E’ solo … »
«Un’ombra!» – concluse lo stregone. «E si da il caso che sia esattamente questa la natura degli Dei. » – detto questo gli voltò le spalle e fece motto di uscire - «Noi gli abbiamo regalato un’opportunità. Gli abbiamo donato l’occasione di diventare qualcosa che nessun mortale potrà mai essere … Deve solo allungare il braccio e coglierla. »
Mentiva anche se solo in parte, le cose non erano così semplici così come le aveva poste. Ma in fondo era quella la sua natura. Era un bugiardo.

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Lo Specchio, Specchio avrebbe rivelato la verità. Era sincero, inevitabilmente onesto. Per una virtù sua peculiare non mostrava, come tutti gli altri suoi simili, l’aspetto fisico di un individuo non solo …
Interrogato quel magico oggetto sapeva riflettere qualcosa di assai più raro da svelare: la reale natura di un individuo. Nessuno sfuggiva alla sua impietosa indagine, nessuna difesa poteva essere opposta alla sconcertante certezza fornita dal suo responso. Lo aveva nascosto, dimenticato, esiliato dopo la sua fuga.
Il Re Stregone raggiunse la stanza in cui l’artefatto giaceva coperto da un velo. Passo insicuro, cuore tremante, respiro mozzo, faccia tesa, mascelle contratte. Afferrò il lembo del lenzuolo e lo tirò con forza.
Polvere piovve, in piccole nubi. La superficie nera e lucente lo salutò con calore. Ombre danzavano al suo interno, lo salutavano con i loro incomprensibili sussurri. Erein sfiorò il cristallo e quelle si ritrassero come pesci in un acquario.
«Ben trovate amiche mie …» – disse quasi con dolcezza; le ombre risposero sussurrando qualcosa dal suono lamentoso - « … lo so, lo so questo mondo vi manca ma non è qui vostro posto. Così come quello in cui vi trovate ora non è il mio. »
Una delle ombre, la più audace, oltrepassò il velo di cristallo che la separava dal padrone. Erein la osservò muoversi con serpentina grazia e una nota di disappunto. Non le aveva ordinato di farlo, aveva oltrepassato quella barriera di sua iniziativa. La sua autorità su di loro iniziava a sgretolarsi …
La figura volteggiò intorno allo stregone emettendo sibili deliziati. «Torna indietro…» – le ordinò - « … non ho richiesto i tuoi servigi, torna indietro.»
L’ombra si fermò un istante guardandolo con i suoi occhi pallidi e luminosi. Emise un suono, una risata colorata dallo scherno. Poi, dopo ancora qualche attimo, fece come le era stato ordinato.
«Siete state disubbidienti! » – le redarguì agitando l’indice- «Ma ho altro di cui occuparmi, la vostra insolenza verrà punita un altro giorno! Ora andate via, allontanatevi, devo specchiarmi.» – alzò il tono della voce e quelle in un esplosione di sibili spaventati scapparono, come passeri colti dall’esplosione di uno sparo. Erein chiuse gli occhi, posò le mani sullo Specchio e recitò la silenziosa formula richiesta per il sortilegio che gli serviva. Sentì la superficie farsi più calda e tremare mentre l’epidermide delle mani trasmetteva la sua energia magica all’artefatto. Quando ritenne di averne trasferita abbastanza il Re Stregone allontanò i palmi e aprì gli occhi.
«Cosa ci fai ancora li? » – esclamò con il sopracciglio alzato e la faccia atteggiata in un’ espressione di genuino disappunto - «Via! Sciò! Vattene ho detto! »
Ma l’ombra non si muoveva di un millimetro. Rimase li a fissarlo con i suoi occhi di ametista animati da una fiamma interiore. Sul momento Erein si inquietò per la intollerabile indisponenza del suo servitore. Poi qualcosa lo turbò così profondamente da farlo tremare fino al midollo. Lentamente, con estenuante agio la forma fumosa iniziò ad assumere tratti umani. Pelle candida, orecchie a punta, capelli simili ad oro fuso.
«COME OSI?! » – strillò allora pieno di sdegno - «SMETTILA, SMETTILA SUBITO! RITORNA ALLA TUA FORMA, NON PERMETTERTI MAI PIU’ DI ASSUMERE LE MIE SPECIE! »
Ma l’ombra non accennò ad ubbidire. A quel punto, in bilico tra puro terrore e folle rabbia, il Re Stregone prese a comportarsi in maniera davvero sciocca. Picchiò con i pugni il vetro, strillando minacce e improperi, ordinando all’ombra di lasciarlo da solo. Non vedeva la verità o non voleva vederla.
«Non andrà via… » – disse una voce che lo fece sobbalzare.
Erein si voltò di scatto e vide il padre osservarlo con il volto privo di espressione.
«Cosa vuoi? Non è posto per te questo! »
Non voleva che lui lo vedesse perdere il controllo in quel modo, a dirla tutta nessuno avrebbe dovuto. Non lo riteneva dignitoso.
«E’ così difficile da accettare figlio mio? » – gli disse con voce compassionevole - «Eppure dovresti saperlo. Sei un uomo saggio, conosci la materia più approfonditamente di chiunque altro qui dentro … »
Il dubbio si fece dolorosa realtà e la paura lo sconvolse come mai prima d’ora.
«NO! » – piagnucolò - «NON ERA QUESTO IL PREZZO! »
Gwalch Glass coprì la distanza che li separava e lo strinse in abbraccio.
«Si, invece, lo è … Ma non per ciò che tu credi. » – gli sussurrò carezzandogli i capelli.
«C-cosa mi sta accadendo? Che diavolo mi succede? »
«Stai evolvendo.» – gli disse mescolando la verità con la menzogna cosicché il figlio non potesse saggiare il sapore ne dell’una nell’altra- «Stai migliorando. Stai compiendo il miracolo che abbiamo confezionato per te.»
Il laccio che aveva preparato si stringeva intorno alla sua gamba e lui, spaventato com’era, nemmeno se stava accorgendo.
« Presto, molto presto mio signore... Manca poco … »

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Era stato così sciocco, così miope, così debole.
Come poteva non aver visto? Eppure i segni erano chiari. Lui loro comprendeva e loro obbedivano. Condivideva con loro lo stesso modo di percepire le emozioni. Il potere di estrarre emozioni, di dominare i cuori, di realizzare le altrui preghiere. La facilità con cui maneggiava la magia delle Ombre, la sua intuitiva comprensione del mondo degli Dei … Tutti segni. Tutti inequivocabili indizi.
Non aveva voluto vedere, non aveva voluto essere onesto con se stesso. E perché poi? Cosa c’era di tanto tremendo in quello che era diventato, in quello che era sempre stato? Doveva esserne fiero, doveva esserne orgoglioso. Era un dio.
«Non esattamente un Dio.» – gli aveva spiegato il padre - «Gli Dei sono immensamente più potenti ma tu ne condividi la razza ed alcune peculiarità. Come loro sei un Mangiapreghiere ma dimentica gli orizzonti di potere a cui hanno accesso, per te sono preclusi … Perlomeno lo sono fin quando non avrai saziato adeguatamente la tua fame …»
Era entrato in un delirio di onnipotenza così intossicante e stordente da non chiedere nemmeno come mai gli avevano fatto quello o come ci erano riusciti. Non gli interessava il passato non con un futuro così ricco di prospettive.
«Purtroppo tutto ciò ha un prezzo.» – aggiunse - «Devi nutrirti e il tuo è un banchetto assai raro... Senza preghiere, senza devozione, senza influenza la tua essenza in questo mondo si consuma rapidamente. Devi nutrirti figliolo e subito …»
Erein allora aveva guardato alla Spada senza un Re, aveva ripensato alla corona che presto avrebbe indossato, al Nord che molto, molto presto si sarebbe prostrato al suo cospetto.
«Non temere, tutti si inchineranno … A suo tempo.»
Gwalch Glass sorrise. Sperava vivamente che le cose andassero per il verso sbagliato o Lui non l’avrebbe presa bene. No, non l’avrebbe presa bene per niente.
« Perdonami figlio mio ma non ho scelta. » – pensò - «Alla fine dei conti lo faccio per te … Spero che tu possa comprenderlo un giorno. Da solo non hai speranza, il tuo è un Mondo di mostri. E tu non hai il cuore di un mostro. Non l’hai mai avuto. »
Gwalch Glass sentì il sapore della verità e gli parve amaro.
Non era bello essere onesti.
Nemmeno con se stessi.
Non per lui.

 
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